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C'era una volta un ragazzino di nome Quentin Tarantino

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Premessa
Aspettavo C'era una volta a... Hollywood come un bambino aspetta l'arrivo di Babbo Natale. Il giorno dell'uscita del film nei cinema, un “genio” ha deciso di spoilerarmi il finale, in maniera del tutto ingiustificata e senza avvisare. È come se a quel bambino avessero detto che Babbo Natale non esiste, e per di più proprio il giorno di Natale. Mi è così persino passata la voglia di guardare la pellicola e mi è solo salita una gran rabbia. C'è voluto qualche giorno prima che mi passasse, ma poi ho deciso di guardare il film comunque. Grazie allo spoileratore folle, a cui spoilero che non lo perdonerò mai e lo odierò per sempre, il mio giudizio è però inevitabilmente compromesso. Non posso quindi dire in maniera obiettiva se C'era una volta a... Hollywood possa rientrare tra i migliori lavori di Quentin Tarantino. Di certo è quello che ho potuto godermi di meno ed è quello a cui è più mancato l'effetto sorpresa, altrettanto di certo non per colpa del regista.

Detto tutto questo, ecco finalmente il post di Pensieri Cannibali su C'era una volta a... Hollywood. Quando iniziano gli spoiler verrete avvisati prima. Sono mica un infame, io.


C'era una volta a... Hollywood
Titolo originale: Once Upon a Time in... Hollywood
Regia: Quentin Tarantino
Cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Margaret Qualley, Emile Hirsch, Al Pacino, Dakota Fanning, Bruce Dern, Luke Perry, Damon Herriman, Lena Dunham, Victoria Perdretti, Maya Hawke, Kurt Russell, Zoë Bell, Michael Madsen, Sydney Sweeney, Julia Butters

C'era una volta un ragazzino di nome Quentin Tarantino. Lavorava in una videoteca... Ok, facciamo un passo indietro per chi è troppo giovane da sapere cos'è un videoteca.
C'erano una volta le videoteche, quei posti in cui si potevano affittare o comprare i film e le serie in VHS o in DVD. In pratica, erano come una versione fisica di Netflix. Chiaro, adesso?
Comunque, stavo dicendo... C'era una volta Quentin ragazzino che lavorava in una videoteca e il suo sogno era quello di diventare un regista. Non un regista qualunque. Il più grande del mondo e il più grande di tutti i tempi.


Quentin viveva in un castello insieme alla madre e ai due perfidi fratellastri: James Cameron e Steven Spielberg. Avevano tutti cognomi differenti, poiché differenti erano i loro padri. Per chi se lo chiedesse sì, la loro madre si era data da fare parecchio in giro. James e Steven prendevano sempre in giro il povero Quentin, dicendogli: “Non avrai mai successo quanto noi, nessuno si filerà mai i tuoi B-movies pulp rivolti a un pubblico di adulti e senza effetti speciali”. Lui non replicava niente, ma in gran segreto meditava la sua vendetta. Fu in quel periodo che scrisse la prima bozza per la futura sceneggiatura di Kill Bill.


Un giorno a salvare Tarantino dal suo sfortunato destino giunse la principessa Shosanna. Arrivò dritta dal deserto a bordo di quella che sembrava una moto. Lei gli disse che era venuta per portarlo via di lì e lui le chiese: “Ma tu chi sei e questa motocicletta di chi è?”.
Shosanna gli rispose solo: “È un chopper, piccolo” e poi diede fuoco al castello in cui Quentin ragazzino viveva, con dentro James Cameron e Steven Spielberg, mentre la madre riuscì a scappare.


Shosanna portò il giovane Quentin a Los Angeles e lì, per tirare su qualche soldo, Tarantino decise di proporre a un network l'idea per un programma televisivo intitolato Le iene. Come conduttrice dello show avrebbe voluto Nadia Toffa, promettente giornalista che era appena guarita da un cancro. Peccato che la Toffa fosse già sotto contratto con Mediaset, e così Quentin decise di trasformare quel format televisivo in un film per il grande schermo. Fu così che nacque Le Iene e il resto è Storia. Tarantino girò poi Pulp Fiction e tutte le altre pellicole e diventò il più grande regista del mondo. Il suo sogno si era trasformato in realtà. Alla faccia dei fratellastri James Cameron e Steven Spielberg. Era il più grande del mondo tra i registi viventi, ma era anche il più grande di tutti i tempi in assoluto?

ATTENZIONE INIZIO SPOILER SU C'ERA UNA VOLTA A... HOLLYWOOD
Di quello non era certo e così per il suo nono, e nelle sue intenzioni penultimo, film aveva deciso di mettere dentro tutto se stesso. Letteralmente tutto se stesso. Se in passato aveva plagiat... pardon, omaggiato il cinema degli altri, negli ultimi tempi si era messo a rifare se stesso. Il suo precedente The Hateful Eight era in qualche modo una specie di rilettura western de Le iene. Dentro C'era una volta a... Hollywood ha frullato invece un pizzico di Pulp Fiction, una manciata di Grindhouse - A prova di morte, una spruzzata di Django Unchained e qualche evidente riferimento a Bastardi senza gloria, senza dimenticare Kill Bill, of course. In molti hanno definito la pellicola “una lettera d'amore al cinema”. Secondo me, parere personale, ha scritto più che altro una lettera d'amore a se stesso. Alle cose che gli piacciono. Al cinema che gli piace. Allo stile che gli piace. Ai piedi che gli piacciono. Qui più sporchi, ammaccati e pieni di calli che mai.


Quentin Tarantino ha composto un'ode alla musica che gli piace. La musica in questo film è forse ancora più presente e importante che nei suoi altri lavori. È un accompagnamento continuo, splendido, esaltante, stiloso, che durante gli spostamenti in auto dei protagonisti scorre sotto forma di una stazione radio in stile Grand Theft Auto e naturalmente accompagna anche i balletti di Margot Robbie/Sharon Tate. Se Margot Robbie già di suo è bella bella in modo assurdo, in versione Sharon Tate è qualcosa da far andare fuori di testa.


C'era una volta a... Hollywood è quindi Tarantino all'ennesima potenza. Si può comunque dire che per i primi 2/3 il film è meno violento e più comedy del suo solito. Alcune parti comedy funzionano alla grande. Io mi sono sbellicato in particolare con la breve demenziale apparizione di Bruce Dern in versione vecchio accecato e con lo scontro tra Bruce Lee e Brad Pitt. Una scena quest'ultima ben poco politically correct – e grazie a Dio – che ha fatto storcere il naso ai fan e ai familiari dell'attore e artista marziale. Però, suvvia, Tarantino è l'uomo che in Kill Bill ha vestito la Sposa come Lee, quindi la sua è una presa per i fondelli amichevole, no?


Per onor di cronaca, e per lasciare spazio a un minimo di imparzialità, c'è comunque da riconoscere che, nelle dueoremezzoepassa di durata, non tutto funziona alla perfezione. Alcune parti sono un po' pesanti, stiracchiate, inutili. Per quanto mi riguarda, si sarebbe potuta tagliare la parte con Al Pacino e pure quella molto metacinematografica, ma troppo dilungata, sul set tra Leonardo DiCaprio – che in questo film è stre-pi-to-so come e più del suo solito – e Timothy Olyphant. E personalmente anche evitato anche le scene di Brad Pitt – qui in gran spolvero – con il cane, che ho trovato una ruffianata pazzesca. Lo so che voi le avete adorate, ma io no. Andiamo, è pur sempre un film di Tarantino, non una robetta Disney per bambini, echeccazzo.


Fantastiche invece le scene con l'attrice bambina, Trudi Fraser interpretata da Julia Butters, in cui il film tocca i suoi momenti più profondi. Se vogliamo trovare un difetto a C'era una volta a... Hollywood è che spesso punta più sulla forma, sulla (splendida) superficie, fino a rasentare a tratti il puro esercizio di stile. Nella scena in cui Leonardo DiCaprio/Rick Dalton parla con la bimba del libro che sta leggendo, è lì che il film rivela di avere anche un cuore che batte. È lì che il personaggio principale esce dalla macchietta caricaturale e diventa una persona a tutto tondo. Ed è poi nella scena recitata al suo fianco che Rick Dalton diventa un attore a tutto tondo.


Ci sono poi parti della vicenda e personaggi che avrebbero meritato più spazio. Su tutti la hippie Pussycat interpretata da una scatenata e sempre più promettente Margaret Qualley, la figlia di Andie MacDowell lanciata dalla serie The Leftovers.


Al di là di un Luke Perry che ha un ruolo troppo minuscolo, in generale tutta la Manson Family avrebbe meritato più spazio. Solo che Tarantino non voleva fare un film su di loro e quindi appaiono più che altro come degli zombie che si aggirano qua e là nel corso della visione. Sono i villain che restano sullo sfondo, senza la possibilità di conquistare per davvero la scena. Un po' come – ironia della sorte – i personaggi che fanno interpretare nei western a Rick Dalton durante la fase calante della sua carriera. Dopo aver preso di mira i nazisti e il Ku Klux Klan, questa volta Tarantino scatena la sua violenza e la sua ironia contro i seguaci di Charles Manson. Il regista ci mostra di nuovo come quelli che sono stati considerati tra i più grandi cattivoni nella storia della cultura occidentale recente in realtà siano degli... idioti. Nella sua personale visione e versione della Storia, non possono essere considerati dei villain temibili. Sono solo dei villain ridicoli che meritano di essere ridicolizzati.


A questo punto c'è da chiedersi con chi se la prenderà Tarantino non più ragazzino nel suo decimo e probabilmente ultimo film. Smetterà di guardare al passato e volgerà lo sguardo al presente? A proposito di villain risibili, potrebbe allora prendere di mira Donald Trump, o magari anche Matteo Salvini, se sa chi è. Io però ho un altro suggerimento. Nel suo prossimo lavoro potrebbe scatenare la sua ironica cattiveria contro chi fa spoiler, e lo fa senza avvisare. Una categoria che lui stesso credo apprezzi poco visto che, prima della premiere mondiale del film al Festival di Cannes, aveva pregato i giornalisti e il pubblico di non rivelare il finale di C'era una volta a... Hollywood. Quel finale che, nel suo richiamare Bastardi senza gloria non sarà del tutto sorprendente, ma che è folle, poetico e geniale allo stesso tempo, che rappresenta quasi un film a parte rispetto al resto della pellicola, e che purtroppo non ho potuto gustare in pieno. Tutta colpa di chi fa spoiler, a cui dico solo un'altra cosa...



FINE DEGLI SPOILER SU C'ERA UNA VOLTA A... HOLLYWOOD

"Come mai tanto triste, Leo?"
"Mi hanno spoilerato il finale de Il sesto senso."
"A me è capitato lo stesso con I soliti sospetti. È una cosa terribile, lo so."

C'era una volta un ragazzino di nome Quentin Tarantino. Lavorava in una videoteca e il suo sogno era quello di diventare un regista. Non un regista qualunque. Il più grande del mondo e di tutti i tempi. Con C'era una volta a... Hollywood ha confermato di essere ancora il più grande regista del mondo oggi in circolazione, sebbene come sceneggiatore forse si sia fatto superare. Se non siete d'accordo con quest'ultima affermazione, andate a vedervi Parasite di Bong Joon-ho e poi ne riparliamo. Per scoprire se Tarantino può ambire anche al titolo di più grande regista di tutti i tempi invece, beh, di quello ne discuteremo dopo che avrà girato il suo prossimo film. L'ultimo capitolo di una delle più belle fiabe mai raccontate a... Hollywood.
(voto 8-/10)



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