Favolacce
(Italia 2020)
Regia: Damiano e Fabio D'Innocenzo
Cast: Elio Germano, Barbara Chichiarelli, Tommaso Di Cola, Giulietta Rebeggiani, Gabriel Montesi, Max Malatesta, Ileana D'Ambra, Giulia Melillo, Lino Musella, Justin Korovkin, Barbara Ronchi, Max Tortora (narratore)
Ciao bambini, come va? Tutto bene a scuola?
No, scusate. Non volevo farvi piangere. M'ero scordato che non ci andate più. Però in fondo non andare a scuola è una cosa positiva, no?
Vi manca giocare con gli amichetti?
La scuola da casa non è una figata come poteva sembrare e vi danno ancora più compiti e roba da fare che in classe e i vostri genitori non vi sopportano più?
Ok, allora per tirarvi su il morale vi racconto una favola. Una favola allegra. Si chiama Favola della rana e dello scorprione. Non la conoscete?
Eppure la racconta sempre il mio blogger rivale Mr. James Ford su WhiteRussian, anche se capisco che non lo seguiate. Fate bene a non farlo. Oltre a essere menzionata in Drive, di recente però è stata raccontata pure in un altro film, il divertente survival horror The Hunt, e nella stupenda serie Little Fires Everywhere. Sicuri di non conoscerla? Come passate le vostre giornate? Cosa vi fanno vedere i vostri genitori, solo robette per bambini?
Ah già, voi siete bambini. Per colmare a questa ignoranz... ehm, a questa lacuna, ve la racconto io. Allora. Ci sono uno scorpione e una rana a bordo di un fiume. La rana è normale che sia lì. Cosa ci fa invece uno scorpione a bordo di un fiume? Di solito non vivono nei deserti? Fatto sta che questo scorpione è arrivato fino a lì e, visto che non credo che gli scorpioni di oggi sappiano nuotare nonostante in origine fossero animali acquatici [fonte Wikipedia], chiede alla rana di farlo salire sulla sua schiena e di trasportarlo dall'altra sponda del fiume. Fossi in lui prenderei un traghetto, visto che le rane sono viscide e quindi come fai a stare sulla loro schiena? Rischi di scivolare in acqua e quindi tanto vale.
A rifiutare è invece la rana, che gli dice: “Col cavolo che ti trasporto. Durante il viaggio tu mi pungeresti, maledetto stronzacchione di uno scorpione”.
Lo scorpione replica: “Innanzitutto ti chiedo gentilmente di utilizzare un linguaggio meno volgare, per favore, dato che siamo tra animali civili. Stronzacchione, se vuoi, lo puoi dire a un umano, non a me. Per seconda cosa, il tuo timore è del tutto infondato, cara la mia rana. Anche se ho visto tante puntate di Baywatch, io non so nuotare e quindi, se ti pungessi, finirei per morire anche io”.
La rana, convinta dalle doti oratorie del forbito scorpione, accetta di trasportarlo. Non l'avesse mai fatto. A metà del tragitto, lo scorpione la punge ed entrambi finiscono in punto di morte. Prima di spirare entrambi, la rana con un fil di voce chiede disperata allo scorpione: “Ma perché? Perché l'hai fatto?”.
E lo scorpione risponde: “Perché è la mia natura”.
Come ogni buona favola che si rispetti, anche questa ha una morale di fondo. Quale?
Che gli scorpioni sono non solo stronzi, ma pure scemi, ecco qual è.
Dopo avervi dato questa importante lezione di vita, vi consiglio di farvene dare qualcun'altra anche dai fratelli D'Innocenzo, i registi e sceneggiatori di Favolacce.
Un film premiato con l'Orso d'argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino di quest'anno, osannato dalla critica nazionale e internazionale, un'opera d'autore. A questo punto potreste pensare sia una visione molto impegnativa. Un po' in effetti lo è, perché ci sono vari personaggi e situazioni concatenate e non tutto è molto chiaro. In particolare i dialoghi, che spesso sono in romanesco e a volte pure sussurrati e quindi in alcuni passaggi ci vorrebbero i sottotitoli che però non mi risulta ci siano o se non altro io non li ho trovati, li mortacci loro!
Si tratta sì di un lavoro complesso, esteticamente molto curato e con riprese ricercate e autoriali, ma non preoccupatevi: non è che ci vada per forza una laurea al DAMS per apprezzare il lavoro fatto dai nostri artisti che ci fanno tanto divertire. Anche perché voi siete ancora alle elementari, quindi la laurea non è che sia proprio dietro l'angolo. E' però allo stesso tempo pure un lavoro molto nazional-popolare nei suoi personaggi e nelle situazioni raccontate. Come le scene di Amarcord di Federico Fellini con Alvaro Vitali, per darvi un riferimento. A tratti sembra anche di essere dentro a quei ritratti dei suburbi fatti da film come American Beauty e Il giardino delle vergini suicide, solo all'amatriciana.
All'interno di un cast corale in cui l'unica "star"è Elio Germano, emergono un sacco di volti nuovi e le vicende raccontate vedono come protagonisti per lo più dei bambini. Come voi. Un film sui bambini per bambini, or dunque?
No, beh. Questo forse no. Io il film vi consiglio di vederlo, ma è meglio che lo guardiate in compagnia dei vostri genitori. Perché possono spiegarvelo a dovere?
No, la pellicola è bella incasinata, quindi per spiegarvela per bene avreste bisogno dei fratelli D'Innocenzo, e poi ancora. Avete bisogno dei vostri genitori perché così vi possono coprire gli occhi nel corso delle scene più forti. Non che ci siano sequenze splatter o qualcosa del genere, ma qualche momento bello tosto c'è e in quel momento per voi piccini è meglio seguirlo con le mani coperte. Non vorrei che poi foste traumatizzati a vita o aveste dei problemi a prendere sonno. Queste Favolacce non sono infatti proprio delle storielle rassicuranti della buonanotte. Sono delle vicende dure, crude, brutte, cattive, che sembrano vere e invece sono finte, o forse sembrano finte e invece sono vere.
A fine visione ci si può chiedere da dove abbiano preso ispirazione i lanciatissimi fratelli D'Innocenzo per le loro Favolacce. Esopo? Fedro? Le pagine di cronaca nera sui giornali?
Può darsi. La fonte d'ispirazione principale comunque in realtà è... Paolo Meneguzzi.
Sì, il grande e notissimo cantautore svizzero che ha spopolato nei primi anni zero con quella cacchiata di canzone intitolata "Verofalso".
Cosa c'entra con il film?
In una scena chiave, la sua canzone Sara, che nonostante la mia passione per il pop trash non avevo mai sentito prima, gioca un ruolo centrale. E come si chiama l'album in cui è contenuto tale pezzo?
Favole. Sarà un caso?
Giunti al termine della lettura di questo post fin troppo lungo, lo ammetto, giustamente miei cari bambini vorrete una morale, come a conclusione di ogni buona favola che si rispetti. E qual è la morale in questo caso?
La morale è che anche la musicademmerda può ispirare un grande film.
(voto 8/10)