È stata la mano di Dio
Oh mama mama mama,
oh mama mama mama,
sai perché mi batte il corazon?
Ho visto È stata la mano di Dio,
ho visto È stata la mano di Dio,
oh mama, inamorato sono!
[coro da stadio]
Sorrentino è cresciuto con il culto della mano di Dio di Maradona, io con quello del divin codino di Baggio. Lui con la musica dei Talking Heads, io con quella dei Radiohead. Lui con le VHS del regista di C'era una volta in America, io con quelle del regista di C’era una volta a… Hollywood. Lui con le tette di zia Patrizia, io con quelle di zia Pamela Anderson.
Pur con le piccole differenze del caso, anche per una questione anagrafica, mi sono quindi immedesimato parecchio nella ricostruzione, in bilico tra realtà e finzione, della gioventù di Sorrentino fatta attraverso il suo alter ego Fabietto nella sua nuova pellicola.
Sarà per questo che È stata la mano di Dio è stato il primo film di Sorrentino che ho amato veramente. Tutti i suoi lavori precedenti li ho stimati moltissimo. Questo l'ho proprio sentito mio.
La meno piccola differenza tra me e Sorrentino è che poi io sono diventato un blogger cinematografico sull'orlo del fallimento, mentre lui poi è diventato il cineasta italiano più acclamato nel mondo dai tempi di Federico Fellini. Accostamento non casuale. Se La grande bellezza era la sua rilettura de La dolce vita nella decadente Roma contemporanea, È stata la mano di Dio è un po' il suo Amarcord personale. A questo punto gli manca solo di girare il suo 8½, e chissà che non abbia già iniziato ad immaginarselo.
"Cosa stiamo guardando?" |
"Beh, non avete mai visto una persona mangiare?" |
La realtà è scadente, menomale che c'è il cinema. Soprattutto quello di Fabietto... pardon, di Paoletto Sorrentino.
(voto 8½/10)