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Channel: pensieri cannibali
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The Sound of Silence

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Silence
Regia: Martin Scorsese
Cast: Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Ciarán Hinds, Yôsuke Kubozuka, Shin'ya Tsukamoto


Per la prima volta in assoluto, qui su Pensieri Cannibali fa il suo esordio una audio recensione, realizzata apposta per il nuovo film di Martin Scorsese.
Ecco tutto quello che c'è da sapere su Silence.





Beh, credo di essere stato abbastanza chiaro e mi sembra di aver detto tutto.


Ah no, ho giusto una manciata di cose da aggiungere che mi sono dimenticato. Come che in questo film spacciato da alcuni per un capolavoro di profondità l'unica cosa davvero profonda che ho trovato è la noia che mi ha provocato. Che ci posso fare? Sarà che sono una persona superficiale e troppo poco spirituale, o sarà che io a una pellicola quasi del tutto priva di colonna sonora proprio non riesco a emozionarmi, è una cosa più forte di me, e quindi non ce l'ho fatta a entrare minimamente in sintonia con questa visione. Inoltre, mi pare che sul tema della Fede e della religione di recente si siano espresse in maniera ben più originale e significativa serie come The Young Pope e The OA, mentre questo Silence resta radicato a una concezione antica, sia della rappresentazione cinematografica, che della tematica religiosa.
Più che la vicenda dei due tipi in missione per conto di Dio (ma no, non sono i Blues Brothers), le parti che ho trovato più interessanti sono state le riflessioni sul Giappone e sul confronto tra la cultura orientale e quella occidentale. Sebbene il ritratto che ne esce del paese del Sol Levante sia alquanto limitativo, visto che viene definito “una palude, e nella palude non cresce nulla”. Una frase che non stupirebbe se fosse uscita dalla bocca di Donald Trump, invece che da un film di Scorsese.



Per il resto, tanti discorsi religiosi (alla faccia del Silence) e anche tanti sbadigli. Due ore e quaranta di sbadigli. Avevo adorato The Wolf of Wall Street -  quello sì uno dei più grandi film del secolo - e amato pure la incomprensibilmente sottovalutata serie Vinyl, ma questa volta il buon vecchio Martin si è fatto prendere troppo da un eccesso di ambizione e di difesa della cristianità alla Mel Gibson e ha girato un film che, nonostante un paio di ottime sequenze (quella in cui Andrew gatto Garfield si guarda nello specchio d'acqua e va fuori di testa in stile Gollum e quella in cui osserva le torture da dietro le sbarre), e a parte una serie di momenti splatter stile La passione di Cristo, appare troppo timoroso. Timoroso e timorato di Dio e della Santa Chiesa, come se avesse voluto girare una pellicola apposta per compiacere il Papa e i gesuiti, cui non a caso ha mostrato la pellicola in anteprima. Quasi avesse voluto espiare i suoi peccati per il troppo sesso, droga & rock'n'roll dei suoi ultimi e ben più interessanti lavori.
Per me e per il grande pubblico, che l'ha (giustamente) reso uno dei flop più clamorosi della sua intera carriera, questa volta invece Martin ha toppato. Colpa sua, o anche dell'apparizione di un ridicolo Liam Neeson in versione jedi, o di due protagonisti troppo americani e hipster per risultare credibili nella parte dei padri gesuiti portoghesi, o di un finale che poteva giocare sull'ambiguità e sul mistero invece sceglie di non farlo. O è soltanto colpa di noi crudeli infedeli?
(voto 5,5/10)


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