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Serie tv – I Top e i Flop di febbraio e marzo 2017

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Ta-dan!
La rubrica dedicata alle serie tv iniziata a gennaio prosegue. Non in maniera proprio regolare, visto che non sono riuscito a rispettare la scadenza del mese di febbraio, e così ho messo dentro anche un po' di roba di marzo.
Quali saranno le serie top e quelle flop delle ultime settimane, secondo il mio modesto ma non troppo modesto parere?

Top del mese

7. Star

Stufi di Empire?
Volete una serie ambientata nel mondo della musica hip-hop, solo che sia ancora più trash, goduriosa e fresca?
Dico solo una parola: Star.
Ne aggiungo un'altra: libidine.


6. The Arrangement

Volete un'altra serie guilty pleasure?
E io ve la concedo. Oltre a Star c'è The Arrangement, nuovo telefilm in onda negli Usa su E! che fa il paio con The Royals. Anche in questo caso i protagonisti sono belli belli in modo assurdo e hanno delle vite fantastiche. A cambiare è lo scenario: dalla monarchia britannica alla vita dei giovani divi di Hollywood. Tranquilli però che la quantità di splendido trash resta invariata.


5. C'era una volta Studio Uno

Pensieri Cannibali e le fiction Rai: la storia prosegue, tra alti e bassi.
Il mio rapporto con le produzioni televisive nostrane resta complicato, ma questa volta mi ritrovo a spendere delle parole positive per C'era una volta Studio Uno, miniserie di appena due puntate che ricostruisce la produzione di Studio Uno, uno dei programmi più celebri e innovativi nella storia della Rai.
La Rai che parla della Rai?
Poteva uscirne un vero e proprio atto di onanismo, invece sono presenti luci e ombre, personaggi positivi e altri negativi. Certo, non si può considerare un atto di accusa nei confronti di mamma Rai, però non si limita nemmeno a essere un'autocelebrazione assoluta.
Merito della riuscita di questa fiction, pur non priva dei soliti difetti da prodotto Rai, è quella di avere un tocco per lo più molto leggero, che soltanto nella parte finale scivola nel drama, senza per altro esagerare. Una leggerenza che fa molto da-da-un-pa, da-da-un-pa. Niente male anche la sua atmosfera retrò da The Hour (la serie BBC) de 'noantri. Ciliegina sulla torta, tre protagoniste niente male: Diana Del Bufalo, sciroccata nella vita reale, come dimostrato con la sua ospitata sanremese, ma più contenuta a livello recitativo, Giusy Buscemi, notevole bionda che può essere considerata la Margot Robbie di casa nostra, e poi soprattutto l'adorabile Alessandra Mastronardi, che una volta non sopportavo e di cui invece ora non riesco più fare a meno.


4. Legion

Il pilot di Legion è pazzesco. Letteralmente.
È una figata allucinante. In tutti i sensi possibili e immaginabili.
È una follia. Ma è una follia maggiore perderselo.

Se qualcuno mi avesse detto che il primo episodio di una serie della Marvel sarebbe stata una delle cose migliori viste sul piccolo schermo (e non solo) di quest'anno, gli avrei dato del matto. E invece la puntata pilota di Legion, scritta e diretta da Noah Hawley, già creatore della serie Fargo, è qualcosa di così incredibile che non vi resta far altro che guardarla a bocca aperta. Senza cercare per forza di capire tutto quello che sta succedendo, ma semplicemente restando ammaliati di fronte alla potenza visiva e poetica di un episodio molto lontano dalle solite vicende supereroistiche e fumettose cui siamo abituati, e più dalle parti di un Qualcuno volò sul nido del cuculo che incontra L'esercito delle 12 scimmie, con l'aggiunta di una storia d'amore “impossibile” tra il protagonista Dan Stevens (che in questi giorni nei cinema con La Bella e la Bestia ha a che fare con un'altra relazione tormentata) e la bionda Rachel Keller (rivelazione della seconda stagione di Fargo).

Ci troviamo quindi di fronte alla serie tv dell'anno?
Sembrerebbe di sì, però a calmare gli entusiasmi ci pensano le puntate successive. Non brutte, ma inferiori rispetto alla prima e a un certo punto ho cominciato a non capirci più nulla.
Legion rischia allora di essere una serie molto discontinua e di perdersi per strada, come successo a uno show per livelli di follia piuttosto simile come Mr. Robot, ma in ogni caso almeno il pilot è una delle esperienze telefilmiche da non farsi mancare quest'anno. Vi piaccia la Marvel o meno.


3. Imposters

La protagonista di Imposters è un'impostrice... si dice impostrice? Suona un po' male, però penso di sì. Oltre che un'impostrice, è anche un gran bel pezzo di f...emmina. L'affascinante Inbar Lavi in questa serie fa innamorare di sé tutti, uomini e donne in maniera indifferente. Li fa innamorare, li convince a sposarla in appena una manciata di settimane, dopodiché porta via loro tutti i soldi e sparisce, facendo così a pezzi la loro vita non solo da un punto di vista economico, ma pure sentimentale. Oltre che un'impostrice, è una stronza. Solo che è impossibile non innamorarsi di lei, anche per noi spettatori.


2. Z: The Beginning of Everything

Z non sta per Zorro. Per fortuna. È un personaggio che non sopporto e non mi guardarei mai una serie dedicata a lui.
Z in questo caso è una lei: Zelda Sayre, la donna che sposerà lo scrittore F. Scott Fitzgerald e sarà poi meglio conosciuta come Zelda Fitzgerald. Un personaggio molto ma molto intrigante e avanti con i tempi. Una ragazza cresciuta negli anni '20 del 1900, ma che appare mentalmente più aperta di molta gente di oggi, cento anni dopo.
Lei, interpretata da una Christina Ricci mia ex cotta adolescenziale in splendida forma fisica e recitativa, e lui, interpretato da David Hoflin, attore rivelazione svedese naturalizzato australiano che sembra un nuovo Michael Pitt, sono due idoli totali. Niente di più e niente di meno della storia dell'incontro tra uno scrittore, e che scrittore, e la sua musa, e che musa. Il tutto impreziosito dall'aggiunta di atmosfere glamour retrò in stile grande Gatsby.
Una grande serie?
Questo non lo so. Un gioiellino tutto da gustare, questo di certo sì.

1. Big Little Lies

Se definisco Big Little Liars la versione HBO di Pretty Little Liars qualcuno si offende?
La nuova serie creata da David E. Kelley, quello di Ally McBeal, e diretta dall'idolo Jean Marc Vallee, il regista di film uno più bello dell'altro come C.R.A.Z.Y., Dallas Buyers Club, Wild e Demolition, è un po' un thriller e un po' una serie che gratta sotto la superficie di (apparentemente) perfette vite borghesi.
I paragoni che sono venuti fuori più spesso tra chi ha parlato di questa serie sono stati con Desperate Housewives e The Affair, ma per me Reese Witherspoon, Nicole Kidman, la teen mom leggermente cresciuta Shailene Woodley e Laura Dern sono più che altro una versione più adulta delle Pretty Little Liars. Sarà mica un caso d'altra parte che i titoli delle due serie siano così simili?
Il pilot della serie è parecchio accattivante e, come tutti i riferimenti fatti possono lasciare intuire, non si tratta di un prodotto che spicca per originalità. Molto ben girato, interpretato e realizzato, ma manca di un pizzico di personalità in più. Quella arriva con gli episodi successivi, capaci di trasformarla in una big little series.


Flop del mese

5. Feud

Le serie in cui c'è lo zampino di Ryan Murphy io in genere le adoro incondizionatamente: Nip/Tuck, American Horror Story, Scream Queens e American Crime Story, pur tra alti e bassi, sono degli autentici gioielli della serialità tv moderna.
Questo nuovo Feud invece per ora non mi ha convinto. Tutto ben realizzato, con una grande sigla che omaggia lo stile di Saul Bass per i titoli di testa delle pellicole hitchcockiane, recitato splendidamente dalle due protagoniste Jessica Lange e Susan Sarandon, con una storia di rivalità potenzialmente esplosiva...
Eppure al momento la scintilla non è scattata e anzi mi sono abbastanza annoiato. Di solito le serie di Ryan Murphy partono alla grande per poi frenare. Questa farà l'opposto?


4. Santa Clarita Diet

Può una serie cannibale non piacere su Pensieri Cannibali?
Ebbene sì. Santa Clarita Diet vede Drew Barrymore nei panni di un'agente immobiliare qualunque che, da un giorno all'altro, si trasforma inspiegabilmente in una zombie affamata di carne umana. Non una zombie stile The Walking Dead. Il suo aspetto resta normale. A cambiare sono i suoi gusti in fatto di cibo. Come fare però per procurarsi della carne umana?
Lei e il marito cercheranno una soluzione Dexter-style a questo problema, attraverso una decina di episodi che ho iniziato con entusiasmo e divertimento, e poi proseguito con una certa stanchezza. La serie è anche carina e a tratti fa ridere, però ben presto mi ha stufato.
Sarà che io dai cannibali pretendo sempre di più.


3. 24: Legacy

24 può esistere senza Jack Bauer?
Diciamo che è un po' come un film di James Bond senza... James Bond.
Il reboot della storica serie che nei primi anni zero ha cambiato il concetto di action, così come il mondo delle serie tv in genere, non funziona. Sarà perché 24 senza Jack Bauer non ha granché senso di esistere, o sarà che un prodotto dallo stile così definito replicato oggi, a 16 anni di distanza dalla prima stagione, appare inevitabilmente vecchio. Ai tempi degli esordi 24 sembrava una rivoluzione assoluta per la serialità, un po' come il Grande Fratello lo è stato per i reality-show. Ora però basta.


2. Powerless

Un'altra serie sui supereroi?
No. Questa è una serie che parla di persone comuni che vivono in un mondo dove i supereroi sono all'ordine del giorno. Uno spunto più o meno simpatico, per una serie comedy che però purtroppo non è che faccia granché ridere. A renderla guardabile ci pensa la presenza di Vanessa Hudgens come protagonista, ma come suggerisce il titolo questa serie non ha il potere, il potere di stregare.


1. The Affair

Le prime due stagioni di The Affair erano belle. Belle davvero. Oltre alle ottime interpretazioni di tutti i componenti del cast, a colpire era soprattutto la qualità della scrittura. Bene, cos'è che non funziona nella terza stagione?
La scrittura. Proprio quello che era il punto di forza della serie. Con i nuovi episodi, è come se gli sceneggiatori fossero diventati improvvisamente degli incapaci. O come se avessero affidato la scrittura a dei ghostwriters. Dei ghostwriters incapaci. Gente che al confronto Federico Moccia è un fuoriclasse.
Tra risvolti thriller inverosimili, un Brendan Fraser nella parte del villain inquietante che inquieta più che altro per la sua limitatezza recitativa, l'aggiunta di un personaggio francese che pare la brutta copia di un personaggio uscito da un film con Isabelle Huppert, a discapito di alcuni volti storici della serie come Alison e Cole, più un season finale ambientato a Parigi del tutto inutile e senza senso, c'è davvero poco da salvare in questa stagione.
Una volta era un affare vedere The Affair, adesso forse sarebbe il caso di pensare di cambiare il nome della serie. The Disaster ad esempio sarebbe un titolo più azzeccato.


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