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I Don't Feel at Home in This Blog Anymore

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I Don't Feel at Home in This World Anymore
Regia: Macon Blair
Cast: Melanie Lynskey, Elijah Wood, Devon Graye, David Yow, Jane Levy, Christine Woods


Gente che in auto si crede chissà chi.
Gente che non rispetta le regole.
Gente che non ha educazione.
Che lascia sporcare il suo cane senza pulire, che inveisce contro gli altri, che spoilera libri.
Gente da odiare.
Le giornate di Ruth sono così, la vita di Ruth è così.
Ciliegina sulla torta: le entrano in casa i ladri, rubano le sue medicine, il suo computer e soprattutto il set di argenteria della nonna.
E qui, Ruth, scoppia.

Qui, e soprattutto dopo il disinteresse della polizia, che quasi quasi la accusa di non aver reso sicura e impenetrabile la sua casa.
E allora, Ruth, cambia.
Inizia a farsi coraggio, a dire e fare quello che pensa, inizia soprattutto una propria personale indagine alla ricerca dei suoi oggetti rubati e di chi glieli ha rubati, coinvolgendo l'appena conosciuto vicino di casa Tony.
Una coppia strana, Ruth e Tony, lei tanto goffa quanto risoluta, lui tanto timido quanto letale nei suoi combattimenti.
Con il loro incontro, I Don't Feel at Home in This World Anymore cambia tono, da commedia indie in cui pure un po' di romanticismo sembra fare capolino, diventa un thriller, un horror splatter, in cui abbonda il sangue, l'assurdo, la follia.
Facendo rimanere a bocca aperta.

L'ultimo vincitore del Sundance è così lontano da quei film indie molto più frizzanti e ritmati, molto più giovanili, pure che han vinto nelle scorse edizioni. Qui si è in un territorio strano, diverso, e difficile dire se migliore.
La storia di Ruth, della depressa Ruth che incontra il probabilmente altrettanto depresso Tony e si scontra con gli inquietanti e insoddisfatti ladri di turno, non è universale come la rincorsa di un sogno, come l'affrontare un lutto difficile, ma è comunque folle il giusto, assurda il giusto, per divertire ed intrattenere.
I meriti sono da dividere tra la coppia di protagonisti non particolarmente belli né empatici, tra la colonna sonora portante e spensierata - che passa senza problemi dal country al rock al pop - e ovviamente con la regia, di un'esordiente da tenere d'occhio come Macon Blair che si porta appresso l'intera famiglia e fa subito centro.
Il montaggio veloce, le geometrie, il contrappunto sono quelle tipicamente da Sundance, il contenuto, diverso, folle, strano a definirsi, dallo humour particolare, decisamente black, è quello che lo discosta dai soliti film da Sundance e forse, proprio per questo, da premiare.



Bella recensione, vero?
Non a caso non l'ho scritta io. L'ho “rubata”.



Proprio così. L'ho copia/incollata dall'ottimo blog In Central Perk.

Cosa si prova a essere derubati?
Chiedetelo a lei, Lisa Costa, l'autrice di In Central Perk. L'autrice della recensione che avete letto qui sopra. Oppure andate a vedervi il film di cui io parlo lei parla, I Don't Feel at Home in This World Anymore, il trionfatore dell'edizione di quest'anno del Sundance Film Festival, arrivato poi subito nelle case di tutto il mondo grazie a Netflix. O disponibile anche sui siti di streaming e download non troppo legali, giusto per rimanere in tema di furti, ma questa è un'altra storia...

I Don't Feel at Home in This World Anymore mostra e fa sentire molto bene come ci si sente quando viene derubati. A me è capitato di recente, anche se in maniera più lieve rispetto alla protagonista della pellicola, una grande Melanie Lynskey. All'inizio ci si sente impotenti, frustrati. Ci si sente violati nell'intimità. Non credo sia paragonabile a uno stupro, di sicuro, però ci si sente comunque privati della propria sicurezza. Per questo aspetto il film si fa metafora, più o meno voluta, del clima di insicurezza generalmente diffuso nel terroristico mondo in cui viviamo.


Dopo una prima fase di impotenza e di rassegnazione, cresce la rabbia. Sale la voglia di vendetta, o se non altro di riavere indietro ciò che è tuo. Sia per quanto riguarda gli oggetti fisici che ti sono stati portati via, che per ciò che concerne la tua sicurezza personale. Vuoi tornare a sentirti sicuro, almeno in casa tua. Almeno nei tuoi spazi privati.

Il modo in cui reagisce la protagonista del film alla rapina subita in casa sua, con l'aiuto di uno stralunato Elijah Wood (qui a metà strada tra il metallaro Hesher e il suo personaggio nella serie Wilfred) è particolare.


O se non altro è particolare il casino in cui si ritrova. Una situazione più grande di lei, un po' come capita in Fargo, film e serie tv, senza però i riferimenti biblici e le pesantezze dei Coen, ma con un più leggero e moderno tocco indie attuale. Il regista e sceneggiatore è Macon Blair, esordiente dietro la macchina da presa, che come attore vanta piccoli ruoli in numerosi film tra cui Green Room, thriller-horror che questo film in qualche modo ricorda. Sarà per la sua fotografia e le atmosfere simili, o sarà per il suo riuscire a mescolare i generi in maniera libera. La pellicola scivola via in maniera variegata, passando dai toni da black comedy a momenti quasi tarantiniani, senza farsi mancare qualche momento più sognante. Nella parte finale si fa magari prendere un po' troppo la mano ed esagera, però va bene così. I Don't Feel at Home in This World Anymore segue una strada sua, è imprevedibile e originale. Diverte e fa incazzare. Fa sentire insicuri e poi alla fine un po' più sicuri. Sicuri se non altro di aver visto un film diverso dal solito.
(voto 7+/10)


P.S. Scusami tanto Lisa per averti rubato la recensione. Avrei più volentieri saccheggiato White Russian del mio blogger rivale Mr. James Ford, ma quello guarda solo dei pessimi action o delle bambinate clamorose e i film davvero interessanti, come questo, se li perde.
Lisa, sentiti quindi pure libera di vendicarti nella maniera che preferisci.



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