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Ant-Man, l'omoformica

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Ant-Man
(USA 2015)
Regia: Peyton Reed
Sceneggiatura: Edgar Wright, Joe Cornish, Adam McKay, Paul Rudd
Cast: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Douglas, Corey Stoll, Judy Greer, Bobby Cannavale, Michael Peña, T.I., Abby Ryder Fortson, Martin Donovan, John Slattery, Anthony Mackie, Hayley Atwell, Stan Lee
Genere: piccolino
Se ti piace guarda anche: Salto nel buio, Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, Iron Man

La vita da formica proprio non ve la consiglio. Non è un granché essere ignorati, invisibili a tutti. Non invisibili invisibili come Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores, però quasi. Voi probabilmente non lo sapete come ci si sente, a meno che non abbiate provato un'esperienza come quella dei protagonisti di Radiazioni BX: distruzione uomo, Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, o quella figata di cult anni '80, il sottovalutato Salto nel buio di Joe Dante. Oppure il nuovo Ant-Man.


Voi l'avete visto?
Io sì, al cinema. È un'esperienza davvero allucinante, il cinema. Se a voi il grande schermo può sembrare grande, immaginate quanto lo possa essere per una formica come me. Nonostante qualche difficoltà nella visione, sono riuscito a seguire abbastanza la vicenda. Anche perché, diciamolo, non è che sia certo niente di nuovo o imprevedibile. Il protagonista è un loser, ma un loser fico, di quelli con cui è facile empatizzare. Di quelli per cui viene naturale fare il tifo. Certo, si tratta di un criminale, di un avanzo di galera, però è un ladro buono, una specie di Robin Hood che ha violato la legge, ma per una buona causa. In più ha il volto di Paul Rudd, uno di quegli attori che a Hollywood sembrava sempre lì lì sul punto di esplodere, e invece è rimasto nel limbo degli interpreti di notorietà medio-bassa. Cosa che rende il suo personaggio ancora più loser e ancora più simpatico.
Una volta tornato in libertà, il Paul Rudd/Robin Hood criminale con un'anima viene ingaggiato dallo scienziato Michael Douglas per diventare un supereroe.
Superman?
Batman?
Spider-Man?
Nah, tutti già presi. Lo fa diventare... Ant-Man, l'omoformica. Lo so che a voi umani sembrerà un supereroe stupido e “minore”, in tutti i sensi, rispetto ai suoi più famosi colleghi, però per noi formichine quaggiù è una vera divinità, o qualcosa del genere. Cioè, stiamo parlando del grande, si fa per dire, Ant-Man, respect!

"Forse è meglio se mi tolgo sta roba, prima di fare la doccia."

Paul Rudd/Robin Hood/Ant-Man viene chiamato ad abituarsi nel giro di pochi giorni alla vita di noi più piccoli. Che poi siamo piccoli, ma non tutto in noi è piccolo. Non so se ci siamo capiti, ragazze & signore in ascolto...
Dopo un duro addestramento, Paul Rudd diventa una perfetta formichina, anzi una formica leader e viene chiamato a salvare la figlioletta e più in generale il mondo intero, o se non altro gli Stati Uniti d'America. Non credete che un piccolo omoformica possa riuscire in un'impresa del genere?
Sbagliate. Innanzitutto perché noi formiche siamo più fiche e forti di quanto crediate, dannati razzisti, anzi dannati specisti! E poi perché questa è una co-produzione Marvel/Disney e quindi va tutto come si può prevedere e se pensate che ci sia qualche sorpresa e non ci sia un happy ending, beh, sbagliate di grosso.


Se la vicenda non è un granché, la regia è parecchio anonima, il tutto è un po' troppo zuccheroso e disneyano, le scene d'azione dopo un po' fanno perdere la pazienza, ed Evangeline Lilly con 'sti capelli strani (o forse è una parrucca?) è meno figa di quanto ricordassi in Lost (anche se sempre meglio che con le orecchie a punta  da elfo come nei film de Lo Hobbit), a tenere in piedi la pellicola c'è la buona dose di umorismo presente. Dopo tutto tra gli autori della sceneggiatura ci sono anche Edgar Wright, quello di L'alba dei morti dementi e Scott Pilgrim vs. the World, e Joe Cornish, quello di Attack the Block.
Ant-Man resta un film piccolo, ma comunque sempre meglio di quelle schifezze giganti dei lavori con gli Avengers!
(voto 6/10)

Mi spiace aver scritto in una maniera che a voi umani sembrerà minuscola, ma più grande di così proprio non riesco.
E ora, almeno per chi è in grado di vedere ciò che sto scrivendo, tutti a cantare I'm the ScAnt-man! Ba-da-ba-da-ba-be bop bop bodda bope, Bop ba bodda bope, Be bop ba bodda bope, Bop ba bodda!


Beasts of No Nation - Bambini, giochiamo a fare la guerra?

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Beasts of No Nation
(USA 2015)
Regia: Cary Joji Fukunaga
Sceneggiatura: Cary Joji Fukunaga
Tratto dal libro: Bestie senza una patria di Bestie senza una patria
Cast: Abraham Attah, Idris Elba, Kobina Amissah-Sam, Francis Weddey, Ama K. Abebrese, Grace Nortey, Emmanuel Nii Adom Quaye, Kurt Egyiawan
Genere: bestiale
Se ti piace guarda anche: Rebelle - War Witch, Re della terra selvaggia

Bambini, giochiamo a fare la guerra?
No, non vi sto proponendo un nuovo gioco disponibile per PlayStation o Nintendo 3DS. È qualcosa di più vero del 3D. Qualcosa di più realistico persino della realtà virtuale. È un'esperienza di gioco nuova e innovativa. Per provarla bisogna recarsi sul posto di persona.
Vi dico la location in cui potrete andare a giocare: Africa. Proprio come quella de Il re leone. Vi stuzzica l'idea, vero?
Rispetto a Il re leone però ci sono meno animali e più bestie. Bestie che non appartengono a nessuna nazione. Bestie senza una patria. Bestie umane. Non pensate ci siano solo adulti. Si sono anche e soprattutto dei bambini come voi. Un sacco di bambini. È quasi come se fosse Disneyland, solo in versione War Edition. In giro vedrete tutti questi piccoli guerrieri soldato, ognuno con il proprio fucile personale. Non vi sembra uno spunto fighissimo per un gioco? Non volete partire subito anche voi per l'Africa?
Negli ultimi tempi si parla un sacco della questione dei migranti dall'Africa verso l'Europa, ma volete sentirla una cosa? E se invece tra qualche anno il flusso migratorio non avvenisse al contrario, dall'Europa all'Africa?
Prevedo che un sacco di bambini come voi vorranno venire qui a giocare alla guerra. È un'esperienza molto intensa. Una vera e propria full immersion, che comprende armi, violenza e droga, più che in qualunque episodio di Grand Theft Auto. È anche un'esperienza dura, ve lo dico subito. Se non avete le palle per affrontarla, state a casa con mammina, che è meglio.


Bambini, giochiamo a fare la guerra?
Se siete ancora indecisi, vi potete gustare una demo del gioco. La trovate online o su Netflix. Si chiama Beasts of No Nation ed è girata, permettetemi di dire alla grande, da Cary Joji Fukunaga. Sì, proprio quello dei film Sin Nombre e Jane Eyre e soprattutto della prima meravigliosa stagione di True Detective. La regia della seconda stagione invece non l'ha più curata lui, e s'è visto...
Beasts of No Nation vi trascinerà dentro al gioco attraverso il punto di vista di Agu. Non vi sembra un nome perfetto per l'eroe di un gioco?

"Ma perché i tuoi genitori ti hanno chiamato Agu? Per caso tutti gli altri nomi erano finiti?"

Agu, interpretato dall'esordiente rivelazione Abraham Attah, è un bambino che a un certo punto rimane senza i genitori e senza i fratelli. Esatto: proprio come Kevin/Macaulay Culkin in Mamma ho perso l'aereo. Vedete? Non vi pare sempre più una cosa troppo forte?
L'ambientazione però è differente ed è ancora più fica. Non vi ritroverete a casa da soli, bensì in mezzo a una foresta. A contatto con la Natura. Come in Jurassic Park, anzi come in Jurassic World, visto che probabilmente, considerata la vostra età, avrete guardato solo quest'ultimo.
Come potrete vedere voi stessi nella demo del gioco, non sarete comunque in mezzo ai dinosauri. Ci saranno pure delle persone che vi daranno una mano. Un vero esercito in vostro soccorso, guidato da un Comandante, che nella demo ha il volto dell'attore Idris Elba, quello della serie Luther comparso anche in blockbusteroni come Thor, Prometheus e Pacific Rim, ottimamente calato nella parte. I suoi consigli all'inizio vi potrebbero sembrare duri, e pure parecchio, però dovete stare a sentire ciò che vi dice, perché un piccolo bravo soldato deve saper seguire gli ordini. E poi perché soltanto così supererete i vari livelli del gioco e arriverete alla fine.


Bambini, volete sapere dove arriverete alla fine?
Non ve lo dico. Non posso mica spoilerarvi tutto il gioco prima che lo abbiate acquistato. Per il momento vi consiglio di dare un'occhiata alla demo Beasts of No Nation e poi di pensarci su. Mi rendo conto che, ai vostri occhi innocenti, potrà apparire come una visione parecchio dura. A me ha impressionato, soprattutto in due o tre scene davvero potenti e con cui Cary Fukunaga si conferma uno dei registi migliori oggi in circolazione. Allo stesso tempo a tratti mi ha dato una leggera sensazione di déjà vu, essendomi sembrato un incrocio tra Re della terra selvaggia - Beasts of the Southern Wild, per il POV (Point Of View) ad altezza di bambino, e Rebelle - War Witch, che però era un gioco indirizzato più a un target femminile, visto che la storia era in pratica la stessa, ma la protagonista era una ragazzina.
Voi bambini volete per caso fare una roba da femminucce?
Eh no, dai. Guardatevi Beasts of No Nation così siete preparati, quindi venite in Africa e infine premete play. Il gioco della guerra è qui che vi aspetta.
(voto 7/10)

Il sapore del cinema

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Cosa succede nei cinema italiani questo fine settimana?
In apparenza niente di eccezionale, in realtà, andando a guardare più da vicino, qualcosina di interessante la si può anche trovare. Basta leggersi per bene i commenti cannibali e ignorare del tutto quelli del mio rivale e co-conduttore di questa rubrica Mr. James Ford, e poi sono sicuro che un film che può fare al caso vostro c'è.
E se non c'è, prendetevela con Ford e non con me!

The Visit
"Ma cos'è 'sta roba? Vai su Pensieri Cannibali che è meglio!"

Cannibal dice: Un nuovo film di M. Night Shyamalan qualche anno fa sarebbe stato accolto con grande eccitazione. Dopo gli orripilanti L'ultimo dominatore dell'aria e After Earth, ma anche la ridicola serie tv Wayward Pines, le aspettative nei confronti del regista de Il sesto senso, Unbreakable e The Village si sono però abbassate. E di parecchio. Come essere passati da Pensieri Cannibali a WhiteRussian con un click solo. Questo nuovo horror sembra comunque rappresentare un ritorno alle sue origini thriller-horror e, nonostante lo stile found footage faccia temere il peggio, potrebbe non essere troppo malvagio.
Ford dice: Shambalà è uno dei registi più massacrati al Saloon degli ultimi anni, neanche fosse un Von Trier qualsiasi, e nonostante i titoli aspiranti al primo posto nella classifica del peggio dell'anno siano già parecchi, potrebbe diventare una visione obbligatoria in quel senso. Staremo a vedere.

Il viaggio di Arlo
"Ford, smettila di parlare male di Von Trier, altrimenti ti mordo!"

Cannibal dice: Nuova produzione della Pixar che non pare aver niente a che vedere con i migliori prodotti della casa, come il recente Inside Out. Sembra giusto una robetta adatta ai bimbi in fasce. O ai vecchi dinosauri, come Mr. Ford.
Ford dice: essendo un vecchio dinosauro e data la passione del Fordino per i dinosauri stessi, penso che la visione di questo nuovo film targato Pixar non mancherà in casa Ford, nonostante le aspettative non siano certo le stesse di Inside out. A meno che non venga promosso da Peppa Kid: in quel caso potrebbero precipitare di molto sotto lo zero.

A Bigger Splash
"Dakota, il film è iniziato già da 5 minuti e sei ancora vestita... ti senti poco bene?"

Cannibal dice: Attenzione, questa potrebbe essere la cannibalata della settimana!
Luca Guadagnino mi aveva convinto parecchio con il suo precedente Io sono l'amore, nonostante la fastidiosa presenza di Alba Rohrwacher. Questo suo nuovo thriller noir erotico ha poi diviso parecchio all'ultimo Festival di Venezia, tra entusiasti e schifati, e sembra una visione tanto radical-chic quanto da non perdere, pronta a entusiasmare me e a schifare Ford.
Ford dice: non ho mai approcciato un film di Guadagnino, troppo radical e troppo alternativo per i miei gusti da buzzurro.
Penso che continuerò in questa direzione, lasciando che se lo sciroppi il re dei radical Cannibal Chic.

Il sapore del successo
"Basta, mollo la recitazione e conduco Cotto e mangiato al posto di Tessa Gelisio!"

Cannibal dice: Bradley Cooper da quando ha girato American Sniper sembra essersi bevuto del tutto il cervello. Di recente ha persino dichiarato che non andrebbe mai a letto con Jennifer Lawrence...
E adesso si mette pure a girare una commediola culinaria che lascio volentieri alla Antonella Clerici della blogosfera, Mrs. Ford.
Ford dice: Bradley Cooper mi sta simpatico, ed è da sempre uno dei preferiti - per motivi decisamente diversi dai miei - di Julez, alla quale potrei tranquillamente lasciare visione e recensione di questa commediola per una delle sue sessioni di stiro. A meno che la desperate housewife Katniss Kid non voglia correre a vederselo in anteprima.

Club Life
"Vuoi ordinare un WhiteRussian??? Ma sei proprio una fighetta!"

Cannibal dice: Puttanatina giovanile sulla vita notturna di New York che non promette niente di buono, ma che mi attira. Dopo tutto posso mica perdermela e sputtanarmi la mia reputazione da appassionato di puttanatine giovanili?
Ford dice: questa mi pare proprio la tipica stronzata da supergiovane che viene buona per il finto supergiovane per eccellenza, Cannibal non più tanto Kid.
E la lascio ben volentieri a lui.

Natale all'improvviso
"Questa sera a cena viene anche Ford."
"Cosa? Piuttosto che passare il Natale con lui, me ne torno in guerra!"

Cannibal dice: Dopo quello con Massimo Boldi di un paio di settimane fa, ecco un altro cinepanettone...
Hey, un momento, non c'è De Sica, bensì è una produzione statunitense?!? Gli americani non ci copiano quasi mai e, quando lo fanno, ci copiano i cinepanettoni?
Ma questi sono più stupids di Ford!
Ford dice: italiano, americano, di Casale Monferrato, qualsiasi cinepanettone mi risulta indigesto. Dunque giro ben bene al largo.

Babbo Natale non viene da nord
"Allora, figli di Ford, potete fare un attimo di silenzio?
E soprattutto: ma quanti siete?"

Cannibal dice: Manca ancora un mesetto, ma il Natale ha già rotto le scatole più dei soporiferi film che piacciono al mio blogger rivale.
E comunque quest'anno Babbo Natale non viene da Ford, perché ha fatto il cattivo!
Ford dice: altro giro, altro regalo, altro cinepanettone.
Spero se li schiaffi tutti il mio rivale, così da procurarsi una bella indigestione come si deve.

La felicità è un sistema complesso
"La felicità è... WhiteRussian che chiude i battenti.
E poi anche un bicchiere di vino con un panino."

Cannibal dice: La felicità per me è un mondo senza Ford. Vedete? Non è niente di complesso.
Ford dice: la felicità, per me, è arrivare al giorno in cui Cannibal si renderà finalmente conto di quanto abbia giovato la mia presenza alla sua cultura cinematografica. E magari anche quando finalmente gli avrò allungato un paio di cazzotti.

Uno per tutti
"Io che recito in un thriller noir tipicamente fordiano?
Si preannuncia proprio una visione da brividi."

Cannibal dice: Una possibilità la si concede a tutti. Ma a Ford e a Giorgio Panariello no. Proprio no.
Ford dice: uno per tutti, nessuno per Panariello. Specialmente io.

Dio esiste e vive a Bruxelles
"Adesso scrivo un commento bello bastardo su WhiteRussian, UAHAHAH!"

Cannibal dice: Un film ambientato a Bruxelles? E che parla pure di religione?
Io preferisco non commentare niente, visto che in questi giorni in giro per il mondo ci sono dei pazzi più pericolosi di Ford che potrebbero male interpretare le mie parole...
Ford dice: in questo periodo le questioni divine ed il Belgio paiono parecchio scottanti, e le lascio volentieri a chi sbrodola in tv stronzate in merito.
Mi tengo cose come Kreuzweg, e sono a posto così.

A testa di ca##o alta

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A testa alta
(Francia 2015)
Titolo originale: La tête haute
Regia: Emmanuelle Bercot
Sceneggiatura: Emmanuelle Bercot, Marcia Romano
Cast: Rod Paradot, Catherine Deneuve, Sara Forestier, Benoît Magimel, Diane Rouxel, Elisabeth Mazev
Genere: incazzato
Se ti piace guarda anche: Short Term 12, Fish Tank, L'odio

Quegli stronzi di educatori della comunità mi hanno obbligato a scrivere e quindi eccomi qua. Vi tocca sorbirvi le mie parole, perciò se non vi piacciono prendetevela con loro. E comunque se non vi piacciono mi sa che voi siete più stronzi ancora.
Visto che qua dentro rinchiusi non c'abbiamo un cazzo di meglio da fare, ogni tanto ci fanno scrivere. Che poi scrivere a cosa serve, nella vita di tutti i giorni? Cioè, le persone nella vita reale si parlano, mica si scrivono...

Ah beh, sì, cioé, ok, ci sono i messaggi SMS, è vero, però quelli li sa scrivere anke un babbo di minkia, non è che bisogna essere Shakira... volevo dire Shakespeare.
Stupiti perché l'ho scritto giusto?
Ma è perché l'ho googlato! Se siete babbi di minkia e le cose credete di saperle senza cercare su Google, peggio per voi.
Come faccio a sapere come si scrive Google?
Semplice: ho googlato pure quello!

Quegli stronzi della comunità comunque mi hanno detto di scrivere a proposito dell'ultimo film che ho visto. Secondo loro, una volta che risolvo i miei problemi personali e di mente, soprattutto di mente, potrei anche avere un futuro nell'ambito del blogging cinematografico. Secondo me sono scemi a pensare una cosa del genere, ma in ogni caso un tentativo lo faccio. Sempre meglio che pulire cessi.
E così, anche se non c'ho voglia, vi parlo o meglio vi scrivo dell'ultimo film che ho visto, che si chiama A testa alta ed è una pellicola francese, ma non è una di quelle menate super spocchiose da espertoni di cinema con la puzza sotto il naso. È una pellicola dura e cruda - o forse si dice nuda e cruda, o ancora dura e pura? - e senza troppi fronzoli e il protagonista è un ragazzino che si trova in una situazione simile alla mia. La madre è una teen mom mezza tossica e mezza scema che non riesce a occuparsi di lui e a farlo rigare dritto o andare a scuola e così lui va in giro tutto il giorno in auto, sebbene abbia solo 16 anni e quindi tecnicamente non abbia proprio l'età per avere la patente, perché in Francia è come in Italia che non è che si può guidare a 16 anni e guarda un po' quante cose si imparano da un film e non dalla scuola.


Siccome questo ragazzino è un po', anzi un po' tanto, un teppistello criminale, a un certo punto lo sbattono prima dritto in carcere minorile e poi in comunità. Perciò è un tipo un po' come me, a parte il fatto che lui ogni tanto prende ed esce fuori di testa e diventa violento e aggressivo e si mette a urlare e a dare i numeri, ma io non capisco proprio come CAZZO SI POSSA ESSERE COSÌ FUORI E INCAZZARSI DI PUNTO IN BIANCO PER NIENTE. QUESTO QUA È PROPRIO MALATO NEL CERVELLO, È DAVVERO DISTURBATO E A GENTE FATTA MALE COSÌ COSA PUOI DIRE? CHE COSA CAZZO GLI PUOI DIRE SE NON CHE È DA RINCHIUDERE IN UNA COMUNITÀ O MAGARI PERSINO IN UN MANICOMIO?


Quindi niente, il film mi è piaciuto abbastanza, a parte il finale un po' sbrigativo che non mi ha convinto un granché. Nel complesso in ogni caso mi ha coinvolto e mi sono immedesimato parecchio nel protagonista, sballottolato da un carcere a una comunità alla casa a un'altra comunità e così via da una giudice interpretata da Catherine Deneuve che è un'attriciona strafamosa, almeno tra il pubblico con l'età dei miei bisnonni, e da un educatore interpretato da Benoît Magimel che l'avevo già visto in quegli altri film francesi cazzuti che sono L'odio e Piccole bugie tra amici, mentre dietro la macchina da presa c'è Emmanuelle Bercot, che l'avevo già vista in Polisse, sempre rimanendo in tema di pellicole francesi cazzute, solo che questa volta non figura come attrice ma solo come regista e, anche se se la cava abbastanza, ha ancora ampi margini di miglioramento. Però in ogni caso possiede un buon potenziale. Basta solo offrirle un'altra occasione, come capita al protagonista del film, interpretato dal giovane Rod Paradot che pure lui possiede un buon potenziale. La migliore del cast per me però è Sara Forestier, che veste i panni della teen mom ormai non più tanto teen e quindi direi proprio che può rientrare nella categoria delle MILF in piena regola.

"Ma ueeeeé. Ho appena 29 anni, sono troppo giovane per essere considerata una MILF!"

E se sono stato a menzionarvi i nomi degli attori presenti, non credete che l'abbia fatto perché c'avevo voglia. È solo che così mi hanno detto di fare. A quanto pare i recensori cinematografici professionali professionisti professoroni lo fanno per allungare un po' la brodaglia quando non sanno più cosa dire e così adesso che l'ho fatto quegli stronzi di educatori della comunità saranno contenti.
Siete contenti?
Se non lo siete dopo tutto questo sbattone che mi sono fatto a scrivere per voi siete ancora più stronzi di quanto immaginavo e ora basta! Fanculo tutti. Ho finito questa cazzo di recensione e me ne vado. A testa alta.
(voto 6,5/10)


Cannibal Music - I dischi di novembre 2015

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Da Kurt Cobain a Papa Francesco, i (folli) dischi del mese. Per la serie: i discografici non sanno davvero più che inventarsi pur di fare qualche soldo.
Il Natale si avvicina e questo vuol dire che non solo nei cinema escono i filmoni commerciali, ma pure il mercato della musica si adegua e si prepara a spremere le tasche della gente, in qualunque modo possibile. Nelle ultime settimane sono allora tornati in campo alcuni dei nomi di maggior presa presso il grande pubblico. Oltre ad Adele che si è meritata un post a parte, a contendersi le vendite del periodo festivo e pre-festivo sono in tanti e tra loro spunta persino il nome di Papa Francesco, che cerca di rubare le fan a One Direction e Justin Bieber.
In attesa di scoprire chi vincerà la sfida delle vendite natalizie, Adele a parte che sta già superando qualsiasi record, ecco il mio giudizio su alcuni lavori usciti negli ultimi giorni. La collezione musicale più variegata dell'anno e, forse, di tutti i tempi.

Kurt Cobain “Montage of Heck: The Home Recordings”

Kurt Cobain non avrebbe mai voluto la pubblicazione di un lavoro del genere. Come si può vedere nel dokurtmentario Cobain: Montage of Heck, benché amante di rock alternativo e chitarre distorte, il leader dei Nirvana era un perfezionista. Voleva che i suoi brani suonassero al massimo delle loro possibilità. Non voleva fare brutte figure.
Queste Home Recordings, registrazioni domestiche appunto, che mai sarebbero dovute essere rese pubbliche. Questa è una violazione della privacy in piena norma, voluta paradossalmente proprio dall'autore di un documentario delicato e rispettoso della figura di Cobain come Montage of Heck.
L'unico aspetto interessante di questo lavoro, oltre a una bella cover di “And I Love Her” dei Beatles, è il poter andare a scoprire qualcosa in più riguardo a ciò che stava dietro al processo creativo di Kurt, a come alcuni pezzi tra cui “Something in the Way”, “Been a Son” e “Sappy” sono venuti fuori nella sua mente, ma per lo più si tratta di suoni, rumori, registrazioni a bassissima qualità, abbozzi di canzone e deliri personali privati. E che privati dovevano rimanere.
Più che un disco, una profanazione. Kurt, possa tu perdonare chi ha permesso la pubblicazione di un album del genere e, già che ci sei, perdona pure me per il voto.
(voto 4/10)

Ellie Goulding “Delirium”
“Delirium” è uno dei dischi di pop commerciale migliori dell'anno. Su questo, pochi dubbi. È ricco di hit e potenziali hit. Una ballatona come “Army” è pronta a replicare il successo di “Love Me Like You Do”, ma ci sono anche canzoni accattivanti più uptempo come “Something in the Way You Move”, “Keep on Dancin'”, “Codes” o il singolo “On My Mind”. Di pezzi vincenti insomma ce ne sono parecchi. A mancare è però una personalità maggiore, quella che emergeva nei suoi due album precedenti, caratterizzati da un suono più electro-folk che qui è andato smarrito, dietro a produzioni impeccabili quanto standard. Ellie Goulding sembrava diversa dalle solite popstar, mentre questo disco, per quanto suoni bene, suona proprio come quello di una popstar qualunque.
(voto 6,5/10)



Grimes “Art Angels”
L'artista electro canadese Grimes sta su un altro pianeta. Dopo un album grandioso come “Visions” ne ha tirato fuori un altro non da meno. “Art Angels” è un viaggio delirante, assurdo e godurioso in cui Grimes offre la sua particolare rilettura del genere surf-rock, come nel singolo “Flesh Without Blood”, o in cui sembra un incrocio tra i Chipmunks e i Crystal Castles, come nella fichissima “Kill V. Maim”, mentre in qualche altro brano suona come Avril Lavigne che si lascia alle spalle il matrimonio con quell'inguardabile pirla dei Nickelback sballandosi a un rave party.
Grimes sta su un altro pianeta. O forse sta solo nel futuro e la sua musica indie-psyco-electro un giorno verrà definita semplicemente con una parola sola: pop.
(voto 9/10)



EL VY “Return to the Moon”
Avete presente Matt Berninger, il cantante dei The National?
Sì, quello con la voce da baritono e che con la sua band principale canta pezzi bellissimi, ma per lo più sul deprimente andante?
Ecco, dimenticate quel tristone lì, perché Matt Berninger con il suo nuovo progetto parallelo (tranquilli che i The National non si sono sciolti), chiamato EL VY e messo in piedi insieme a Brent Knopf del gruppo indie Menomena, ha cambiato musica. Non che adesso gli EL VY siano il gruppo più allegro del mondo, però se non altro offrono una proposta musicale più funky, vicina al Beck più cazzaro, si senta l'ottima “I'm the Man to Be”. Non tutto funziona alla perfezione, ma l'album contiene una manciata di pezzi davvero notevoli, come la title-track “Return to the Moon”. Di motivi per sorridere quindi qui ce ne sono. Persino per i musoni come Matt Berninger.
(voto 6,5/10)



Enya “Dark Sky Island”
Enya farà anche musica new-age, ma a sembra sempre la solita old-lagna.
(voto 3/10)



Laura Pausini “Simili”
Per la gioia di grandi e piccini, ma anche no, Laura Pausini è tornata con un nuovo disco, “Simili”. E com'è?
Mi pare sia il suo solito tipico album, “simile” ai precedenti, ricco di ballatone da suicidio, fatta eccezione per la quasi danzereccia “Innamorata”, un pezzo scritto da Jovanotti - e si sente -, la latineggiante “Tornerò (con calma si vedrà)", e l'inquietante dance tamarra di “Io c'ero (+ amore x favore)”, tutti brani con cui la Pausini è a suo agio quanto un elefante in un negozio di cristalli.
Non sono comunque certo al 100% che sia un classico album pausiniano. Non avevo infatti mai ascoltato per intero un suo disco dall'inizio alla fine. Non senza una pistola puntata alla testa, almeno. Questa volta l'ho fatto per dovere di cronaca. Qualcuno si doveva immolare e ho deciso che quel qualcuno dovevo essere io. Sono tutti capaci a dire: “Il disco di Laura Pausini fa schifo” senza manco averlo sentito. Io invece l'ho sentito per intero e posso smentire questa ipotesi, perché non fa schifo.
Fa schifissimo!
Lo so che anche questa mini recensione fa schifissimo, però sfido chiunque, al termine dell'ascolto integrale di "Simili", a mettersi alla tastiera e scrivere. Anziché prenotare subito un volo sola andata per il Regno Unito, pensando che là hanno Adele, mentre qua abbiamo la Pausini.
(voto 0+/10 di incoraggiamento per aver provato a fare qualche pezzo diverso dal suo solito)



Justin Bieber “Purpose”
Il re dei bimbiminkia stupisce con un disco poco bimbominkioso. Justin Bieber è cresciuto, è maturato, non ha più la frangetta! Ora non è più un ragazzino, ma è un uomo, un uomo cambiato. Come Fabrizio Corona. Lasciati almeno per il momento alle spalle arresti e bravate varie, l'ex Bieberon si presenta anche con un suono nuovo. Nell'album “Purpose” ci sono numerosi brani rallentati, ma non tanti lentoni romantici, con testi più o meno riflessivi e malinconici, e una spruzzata di sonorità a tratti hip-hop (tra gli ospiti c'è persino Nas!) e a tratti più electro-dubstep, in particolare i pezzi realizzati con Skrillex.
Justin Bieber non ha fatto un disco bimbominkioso, non troppo almeno, ma questo non significa automaticamente che abbia fatto un capolavoro. Ha comunque realizzato un album dignitoso. O quasi. E questa è già una notizia sorprendente.
(voto 5,5/10)



Papa Francesco “Wake Up!”
Pur con tutta la Fede del mondo, non ce l'ho proprio fatta ad ascoltarlo per intero. Le musiche saranno anche suonate in maniera professionale e non metto in dubbio che dietro ci sia stato un lavoro della Madonna di selezione dei materiali. Ciò non toglie che i monologhi di Papa Francesco con i suoni non è che c'azzecchino molto e per sentirsi tutto un disco del genere, se non altro senza bestemmiare, ci va proprio una Santa Pazienza, che io non ho.
I boati e i cori da stadio a ogni parola di Bergoglio poi sono il colpo di grazia.
Amen.
(s.v.)

P.S. Papa Francesco, lo so che il tuo stile è più vicino al rap e allo spoken word, però almeno un brano potevi anche sforzarti a cantarlo...



One Direction “Made in the A.M.”
Dopo aver osato criticare il Papa, punto ancora più in alto, ai One Direction!
Il nuovo album della boy band oggi più celebre del mondo fa pena. Lo dico senza pregiudizi. Alcuni loro brani passati mi erano pure piaciuti. In particolare “Night Changes”, che secondo me è una grande canzone, non mi vergogno a dirlo...
Oddio, un po' sì.
In questo nuovo “Made in the A.M.” invece di pezzi pop decenti o di brani guilty pleasure da ascoltare di nascosto nelle cuffiette senza che nessuno ci senta non ce ne sono. Forse giusto “Olivia”, che suona come un curioso incrocio tra Michael Bublé e la colonna sonora di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.
Non so se l'uscita di Zayn Malik abbia comportato un grosso cambiamento nelle scelte artistiche del gruppo, non credo, ma ormai rimasti in 4 e con anche Harry Styles che medita di intraprendere una carriera solista, i One Direction suonano come un'avventura finita. E lo dico a mio rischio e pericolo, anche se so che le fan scalmanate dei 1D ora vorranno vedere la mia vita, come un'avventura finita.
(voto 4/10)



Canzone del mese
Missy Elliott ft. Pharrell Williams “WTF (Where They From)”
Levatevi dalla palle.
The queen of rap is back, bitches!

The Visit - L'alba dei nonni dementi

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The Visit
(USA 2015)
Regia: M. Night Shyamalan
Sceneggiatura: M. Night Shyamalan
Cast: Olivia DeJonge, Ed Oxenbould, Deanna Dunagan, Peter McRobbie, Kathryn Hahn, Celia Keenan-Bolger
Genere: sorprendente
Se ti piace guarda anche: Paranormal Activity, The Village, La madre

M. Night Shyamalan è un autore finito. Uno di quelli che ormai non sanno più che pesci pigliare. Con due disastri come l'inguardabile L'ultimo dominatore dell'aria e il catastrofico After Earth - Dopo la fine del mondo, tutta la credibilità che si era guadagnato con i suoi primi lavori l'ha buttata prima nel cesso, e poi ha tirato lo sciacquone.
Non contento, M. Goodnight Shyamalan s'è pure gettato nell'arena televisiva, non quella di Giletti ma quasi, con una serie pessima come Wayward Pines. A dirla tutta, questo gli va riconosciuto, il pilot da lui diretto non era nemmeno malvagio e, per quanto un po' troppo derivativo nei confronti di Twin Peaks, pareva anzi piuttosto promettente. Peccato che con gli episodi successivi il serial abbia svaccato sempre più.

Per resuscitare la sua carriera, cos'ha fatto a questo punto il regista statunitense di origini indiane?
Ha avuto la terrificante idea di girare un horror mocumentary, o se preferite found footage. Chiamatelo come volete, tanto la sostanza non cambia: si tratta di uno dei sottogeneri peggiori nella Storia del Cinema. Quello che, a partire dal precursore Cannibal Holocaust e poi sempre più sull'onda di successi commerciali come The Blair Witch Project e Paranormal Activity, ha convinto chiunque in possesso di una videocamera, e ormai anche di uno smart phone, di essere un potenziale grande autorone cinematografico. Se Shyamalan avesse deciso di farlo 10/15 anni fa sarebbe ancora andata bene, ma adesso che il genere è stato oramai sfruttato in tutte le sue varianti possibili, e pure impossibili, ha ancora senso cimentarsi con qualcosa di simile?

Da premesse di questo tipo non ci si poteva aspettare che un disastro annunciato, e The Visit conferma questa impressione. M. Night Shyamalan ha girato un classico horror mockumentary in cui lui sembra essere l'unico a divertirsi come un bambino. Non a caso il punto di vista è proprio quello di due bambini. Due fratelli armati di telecamere che decidono di documentare la loro settimana in visita ai nonni, che non hanno mai conosciuto prima perché la loro mamma se n'è andata di casa prima di averli e non ha mai più parlato né avuto contatti con i suoi genitori da allora. Mentre la madre se ne va in vacanza con Costa Crociere, loro vanno così dai nonnini. A questo punto ci si potrebbe attendere che l'incubo horror inizi per lei, alle prese con uno Schettino di turno, e invece no, tocca a loro.

Se lo spunto può anche apparire piuttosto intrigante, a non aiutare è la scarsa simpatia dei due protagonisti. Lei è pure caruccia, però con le sue aspirazioni da grande regista appare quasi come una Dawson Leery in gonnella.

"Nipotina cara, tra qualche anno sarai proprio uguale a me."
"AAAAAAAAAAH!"

Lui è troppo bimbominkia per essere vero. Un ragazzetto bianco che si crede di essere un fenomeno del rap...
Hey, un momento, chi è che intende paragonare i suoi tentativi con i miei?


Con i due nonni che si ritrovano le cose non vanno certo meglio. Se il giovane protagonista è il Re dei Bimbiminkia, questi due sono i Re dei Rimbambiti. Mai visti due tipi più scoppiati e fuori di testa di loro. Il nonno soffre di manie paranoiche e crede di essere perseguitato, quando in realtà nessuno al mondo se lo fila.

"Sia la CIA che l'FBI sono sulle mie tracce. Solo che ancora non lo sanno."

La nonna poi è un autentico freak show vivente. In piena notte vomita in mezzo alla cucina, si arrampica alle porte delle camere come una gatta in calore, si muove a quattro zampe come un mostro da horror giapponese alla The Ring o The Grudge. Più che inquietante, è ridicola e The Visit, più che spaventare, fa morir dal ridere. Sempre meglio rispetto a cose del tutto soporifere come The Gallows - L'esecuzione, ma M. Night Shymalan sembra comunque proprio finito. Non c'è più niente da fare. E poi...


M. Night Shyamalan is back, sorpresa!
Quando meno te lo aspetti, quando The Visit non sembra avere niente da offrire, se non qualche risata involontaria, ecco che M. Night Shyamalan tira fuori il suo più grande talento.


ATTENZIONE SPOILER
No, non parlo dell'uccello. Non è mica Rocco Siffredi. Il suo più grande talento è quello di inventarsi dei colpi di scena clamorosi, capaci di rivoltare un'intera pellicola come un calzino. Proprio come nei suoi lavori migliori: Il sesto senso, Unbreakable, quel sottovalutato capolavoro politico di The Village e pure, seppure in misura minore, anche Signs. Laddove quelle pellicole sono belle fin dall'inizio, e poi arriva il colpo di scena a renderle ancora migliori, va detto che questo The Visit è invece bruttarello, ma poi viene risollevato, alla grande, dal colpo di scena shyamalaniano. A questo punto ci si rende conto che la prima parte, per quanto piuttosto fastidiosa, aveva un suo senso. Tutti, o quasi, i pezzi del puzzle messi giù fino ad allora apparentemente a caso trovano una loro collocazione e si vede il quadro completo. Si vede inoltre come Shyamalan abbia ancora qualcosa da offrire. Benché a livello registico qui si sia sacrificato nel cercare di essere fedele a uno stile mockumentarioso, sono poche le scene girate con effetto mal di mare tipiche del genere e ci sono varie riprese fisse che rimandano dalle parti di The Village. È però soprattutto nel fucile da sceneggiatore che Shyamalan sembra conservare dei colpi in canna e qui è riuscito a spararne uno bello potente.
FINE SPOILER

"Macché Nonna Papera! Sono io la nonnina che tutti vorrebbero..."

The Visit poteva essere un fallimento totale e nel corso della prima ora sembra esserlo in pieno. Tutto però a un certo punto cambia e inizia una cavalcata finale davvero ottima, tesa al punto giusto, seppure non manchi pure in questo caso qualche altro momento sul ridicolo andante. Il film, più che piacere, sa sorprendere, e questa è una dote rara nel cinema di oggi.
M. Night Shyamalan dimostra così di non essere un autore finito, ma di saper ancora come si fa a giocare con i generi e con il cinema, senza prendersi troppo sul serio. Divertendosi, ma divertendo anche il pubblico. Dopo due porcatone come L'ultimo dominatore dell'aria e After Earth, questo sì che è un autentico colpo di scena.
(voto 7/10)

Love & Treno Mercy

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Love & Mercy
(USA 2014)
Regia: Bill Pohlad
Sceneggiatura: Oren Moverman, Michael A. Lerner
Cast: John Cusack, Paul Dano, Elizabeth Banks, Paul Giamatti, Graham Rogers, Jake Abel, Max Schneider
Genere: sentito
Se ti piace guarda anche: Quando l'amore brucia l'anima, Ray, Get On Up

Uno ascolta i Beach Boys e pensa all'estate, al sole, al mare e... alla spiaggia, naturalmente. Ci si immagina che dietro alla loro musica ci sia della gente allegra e festaiola e in parte era così, almeno agli inizi. La vicenda del leader della band, Brian Wilson, è però parecchio più complicata di quanto si potrebbe pensare. È una storia di follia e depressione...

Hey, aspettate, cosa?!?
L'autore di canzoni come “Surfin' USA”, "Wouldn't It Be Nice", “California Girls”, “I Get Around” e “Barbara Ann” un depresso cronico?
Stiamo scherzando?



Dopo tutto, se Adele nonostante le sue canzoni da Kleenex dev'essere una gran mattacchiona, o almeno così sembra dai video in cui fa la sosia di se stessa o in cui canta "Hello" accompagnata da strumenti giocattolo, può capitare anche il contrario. Per sfortuna di Brian Wilson è proprio così. E, allo stesso tempo, per fortuna di noi spettatori. Pensate come sarebbe stato un film in cui tutto nella vita gli va bene? Quella sì sarebbe stata una gran depressione da vedere. Love & Mercy ci racconta invece un'esistenza molto travagliata e lo fa con una pellicola biografica per certi versi tipica, e per altri atipica.

"Everybody's gone surfin'... ma io anche no."

Questo non è un film sui Beach Boys. La loro ascesa al successo ad esempio è raccontata nella clip iniziale e basta. Questo è un film che si concentra su Brian Wilson e sui suoi problemini mentali ed è raccontato attraverso due differenti piani temporali: gli anni '60, in particolare la complessa lavorazione dell'album capolavoro “Pet Sounds”, e gli anni '80, con la tenerissima storia d'amore con una biondazza interpretata da Elizabeth Banks.

"Adoro le tue canzoni! Soprattutto Ob-la-di Ob-la-da e Yellow Submarine."
"Ehm, quelle veramente sono dei Beatles..."

Love & Mercy è quindi un film che tiene il piede in due scarpe. Per una volta la cosa non va però intesa in un'accezione del tutto negativa. Da una parte è una pellicola molto musicale, che ci piazza all'interno del processo creativo che sta dietro alla registrazione di un disco come “Pet Sounds” o alla composizione di pezzi storici come “God Only Knows” e “Good Vibrations”. Dall'altra è una pellicola godibile pure dai meno appassionati di Beach Boys o di questioni strettamente musicali. La vicenda ambientata negli anni '80 è una storia d'amore, una storia d'amore e follia, con tanto di ostruzionismo da parte di cattivone che più odioso non si potrebbe e nella cui parte c'è uno dei prezzemolini del cinema contemporaneo, Paul Giamatti, negli ultimi tempi visto in una miriade di film di tutti i tipi, da San Andreas a Straight Outta Compton, da 12 anni schiavo a Saving Mr. Banks.

"Per quell'hamburger mi devi 6 euro e 90 centesimi."
"Ma non ci sono manco bibita & patatine. Sei proprio un cattivone!"

Vi piacciono i Beach Boys e volete sapere qualcosa in più riguardo al principale artefice della loro musica?
Guardate questo film.
Non ve ne frega niente dei Beach Boys?
Guardate questo film comunque. A parte che potrebbe cominciare a fregarvene qualcosa dei Beach Boys, Love & Mercy oltre a un biopic musicale propone una delle love story più dolci, ma non troppo sdolcinate, dell'anno, e una vicenda umana parecchio coinvolgente, resa non da un'ottima interpretazione, bensì da due in offerta straordinaria al prezzo di una: John Cusack è il Brian Wilson degli anni '80 e, per quanto sia un attore che continua a non convincermi al 100%, qui offre una delle migliori performance della sua carriera, mentre Paul Dano si conferma uno dei volti più promettenti del cinema di oggi ed è un grandioso Brian Wilson degli anni '60.


Magari a livello registico si poteva osare di più e il quasi esordiente Bill Pohlad avrebbe potuto sfruttare maggiormente il potenziale visionario della storia. E magari nel voler raccontare di musica, d'amore e di follia c'è troppa carne sul fuoco per una pellicola sola. A tratti si ha la sensazione che le due vicende vengano alternate in maniera un po' casuale, ma alla fine guardando al quadro completo ci si ritrova di fronte a un film capace di rendere al meglio la complessa figura di Brian Wilson. Un mix equilibrato e che suona bene, proprio come nelle migliori canzoni dei Beach Boys, dove più melodie e idee differenti convivono e lo fanno grazie a un ingrediente segreto: l'armonia.
(voto 7-/10)

My So-Called Post

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My So-Called Life
(serie tv, USA 1994-1995)
Rete americana: ABC
Rete italiana: mai arrivata
Creata da: Winnie Holzman
Cast: Claire Danes, Jared Leto, A.J. Langer, Wilson Cruz, Devon Gummersall, Tom Irwin, Bess Armstrong, Lisa Wilhoit, Devon Odessa, Lisa Waltz, Mary Kay Place, Johnny Green, Jeff Perry, Shannon Leto, Juliana Hatfield
Genere: so-called teen
Se ti piace guarda anche: Dawson's Creek, Party of Five, Felicity, Roswell, Friday Night Lights

Non avevo mai visto My So-Called Life. Rendetevi conto. Per un appassionato di robe teen come me era una lacuna davvero clamorosa. Come se il mio blogger rivale Mr. James Ford non avesse mai visto Rocky, o qualcosa del genere. Una lacuna in parte giustificata dal fatto che in Italia non è MAI stata trasmessa. Tra digitale terrestre, pay-tv e televisioni generaliste free ci sono tremila canali che mandano in onda migliaia di programmi di qualunque tipo per telerimbambiti 24 ore su 24 e mai nessuno ha pensato di dare questa serie adolescenziale, LA Serie adolescenziale per eccellenza?

My So-Called Life è la miglior serie teen di tutti i tempi?
Difficile stabilirlo con certezza. Non tanto per demeriti propri, quanto per il fatto che è stata cancellata dopo appena una stagione composta da 19 episodi e quindi si conclude così, in maniera molto aperta, con un non-finale. Da una parte forse è un bene. Il problema di molte serie in generale, e di molte serie adolescenziali in particolare, è che spesso e volentieri perdono idee e originalità per strada, anno dopo anno. My So-Called Life, serie troooppo anni '90, è invece proprio come un altro dei simboli supremi di quel decennio: Kurt Cobain. La sua fiamma è bruciata in fretta, si è interrotta proprio sul più bello, però se non altro non ha avuto modo di attraversare l'inevitabile fase del declino. O dello sputtanamento. My So-Called Life è un po' l'equivalente televisivo dei Nirvana, sebbene non abbia raggiunto lo stesso livello di popolarità e sia rimasto un prodotto più di nicchia.


Perché My So-Called Life è stata cancellata dopo appena un'unica, leggendaria stagione?
Difficile capirlo. Probabilmente si trattava di un prodotto troppo avanti per l'epoca. Per certi versi questo telefilm è una rappresentazione perfetta dei 90s, quel periodo storico fatto di musica grunge, camicioni sformati a quadretti e depressione adolescenziale a pacchi. Per altri versi è una serie che ancora oggi appare estremamente attuale e moderna. È stata tra le prime a proporre nella bigotta america un personaggio bisex, confuso sessualmente e con l'eyeliner sugli occhi. Ha trattato in maniera efficace tematiche come le armi a scuola, anni prima del massacro alla Columbine. È riuscita a partire da un brufolo comparso sul mento della protagonista per sviluppare un episodio su come tutti si sentano inadeguati e insicuri rispetto al proprio aspetto fisico, non solo i teenager ma anche gli adulti.


My So-Called Life ha rappresentato l'uscita da serie ancora legate a un mondo glamour e superficiale molto legato agli anni '80 come la pur mitica Beverly Hills 90210 e ha traghettato il mondo delle produzioni teen verso un'epoca nuova, con dei protagonisti più fragili, umani e “comuni”, non solo belloni e bellone da spiaggia californiana. Un passo importante nella direzione di Dawson's Creek, una serie che nei confronti di My-So Called Life ha più di un debito, si veda il personaggio di Brian Krakow (Devon Gummersall), un tipo un po' precisino con la passione per il cinema, soprattutto quello di Spielberg, e una cotta senza speranza per la vicina di casa Angela Chase (Claire Danes). In pratica, una specie di Dawson Leery ante litteram, ma l'influenza di My So-Called Life si può notare anche all'interno di nuove serie come Hindsight e Chasing Life.

"Hey, non paragonatemi a Dawson che mi metto a piangere come lui!"

L'autore di My So-Called Life WinnieHolzman e gli altri sceneggiatori, tra cui spicca Jason Katims che ha poi lavorato in altre serie splendide come Roswell, Friday Night Lights e Parenthood, a ogni episodio regalano un saggio di bravura, e affrontano ogni argomento in maniera magistrale: la difficoltà del crescere, il rapporto con genitori e insegnanti, la diversità e l'omosessualità, in particolare con i personaggi di Rickie (Wilson Cruz) e del prof Katimski (Jeff Perry, oggi il mitico Cyrus di Scandal), trattata forse per la prima volta in una serie americana in maniera naturale e senza forzature. Non come se dovesse essere un temino di impegno sociale, come capitava in Beverly Hills 90210 o Melrose Place.


E poi, poi naturalmente c'è anche l'amore. Nella prima puntata della serie tv My So-Called Life viene descritta la cotta adolescenziale nella maniera più accurata possibile. La protagonista Angela (Claire Danes) è innamorata di Jordan Catalano (Jared Leto). Perché?
È solo che mi piace come si appoggia alle cose. Si appoggia in modo stupendo.
Una definizione più bella dell'amore adolescenziale credo non possa esistere. L'amore vero sarà anche un'altra cosa, ma l'amore adolescenziale invece è proprio questo: invaghirsi di una persona soltanto per il modo in cui si appoggia alle cose.


"Jared, ti ricordavo un pochino diverso..."

È in piccole cose come questa che si racchiude l'enorme bellezza di My So-Called Life, serie tv andata in onda negli Stati Uniti per un'unica stagione a cavallo tra il 1994 e il 1995. Una serie che ormai ha vent'anni, ma che resta uno dei prodotti più epocali della televisione americana, capace di traghettare il teen drama verso un livello nuovo, più realistico e vero, che porterà poi come detto a Dawson's Creek. La fondamentale differenza tra i due prodotti è che qui abbiamo una protagonista meno lagnosa e meno verbosa del menzionato Dawson Leery.
Angela Chase è una protagonista strepitosa, una teen per certi versi tipica e per altri atipica, e la sua confusione tipicamente adolescenziale e tipicamente 90s è resa in maniera parecchio sfaccettata da un'attrice altrettanto strepitosa: Claire Danes, che grazie a questa parte ha ottenuto un (meritatissimo) Golden Globe, premio raramente (o forse mai) assegnato a un'attrice teen di una serie teen, e si è guadagnata la parte nel Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann. Dopo un periodo un pochino d'oblio, per lei il grande successo è di recente tornato grazie sempre al piccolo schermo, in Homeland.


Il suo ammore qui non è Leonardo DiCaprio in versione Romeo, bensì Jared Leto in versione Jordan Catalano. Un tipo lento di comprendonio, volevo dire con difficoltà di apprendimento, che però ha una grande passione per la musica e in alcune scene lo si vede anche intonare dei brani, in quelli che possiamo considerare i primi passi per i futuri 30 Seconds to Mars, visto che nella serie come suo compagno di band incontriamo in alcuni episodi anche suo fratello, il batterista Shannon Leto.


Nonostante il loro amore tormentato in stile Dylan + Brenda, più che Romeo + Juliet, rappresenti una parte fondamentale della stagione, in My-So Called Life c'è sempre spazio anche per tutti gli altri personaggi. Ad esempio i genitori di Angela, con il simpatico padre Graham Chase (Tom Irwin) e quella rompiscatole perfettina di sua madre Patty Chase (Betty Armstrong), che però nel penultimo episodio riesce a riscattarsi prendendosi una sbronza memorabile e inaspettata. Proprio in questa puntata, Weekend, c'è spazio persino per la sorellina di Angela, Danielle Chase (Lisa Wilhoit), che per una volta ruba la parola alla sorella e diventa lei la voce over dell'episodio. Uno dei grandi pregi di My So-Called Life è proprio quello di dare letteralmente voce a tutti.

Il mio personaggio preferito di questa serie piena di grandi personaggi è però un altro, che non ho ancora menzionato: Rayanne Graff.
Rayanne è un mito. Un'adolescente ribelle, ma non in una maniera stereotipata. Una giovane alcolizzata con la battuta sempre pronta e ancor più pronta a cacciarsi in qualche guaio. Una stronza casinista egoista, per certi versi, che rappresenta il bilanciamento ideale rispetto alla più matura e riflessiva Angela. Un peccato, e anche un mistero, che l'ottima attrice che la interpretava, A.J. Langer, sia poi scomparsa. Non intendo scomparsa-morta. Intendo che è quasi del tutto sparita dalla circolazione, a parte qualche non troppo significativa apparizione in una manciata di film/serie tv. Un mistero che un'interprete dal così grande potenziale e dal fascino tanto particolare non sia riuscita a costruirsi una carriera di successo come quella di Claire Danes. D'altra parte resta un mistero anche la così breve durata di questo telefilm cult.


My So-Called Life è la serie che avrei voluto come accompagnamento della mia adolescenza, ma purtroppo in Italia non è arrivata. Né all'epoca, né dopo. Alla faccia della tv nostrana, in rete comunque potete trovare QUI i sottotitoli italiani per potervi godere questo gioiellino assoluto e recuperare il tempo perduto. Meglio tardi che mai.
(voto 8,5/10)


Chiamatemi Cannibalesco - Il Blogger della gente

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Riguardo a quello che vi aspetta nei cinema questo weekend vi dico solo che è uno dei weekend più cannibali dell'anno. E forse di sempre.
Andando al di là delle due uscite commercialmente più forti dedicate a Mody Dick e al Papa, per il resto si preannuncia davvero una settimana cannibalesca da sogno. E quindi una settimana da incubo per il mio nemico, nonché co-conduttore di questa rubrica, ma soprattutto nemico Mr. James Ford.

Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente
"Pensieri Cannibali è il mio sito preferito... subito dopo Vatileaks e YouPorn."


Cannibal dice: Un film biografico non su Papà Ford, bensì su Papa Francesco. Il risultato temo sia comunque una ruffianata della peggior specie, sebbene il regista Daniele Luchetti abbia assicurato di aver voluto fare qualcosa di lontano dal film-santino. Ci sarà da credergli, oppure la sua parola vale quanto quella di Ford quando sostiene di aver visto una bella pellicola?
Ford dice: come più volte ho sottolineato, mi tengo ben lontano e a distanza di sicurezza dalla Chiesa e dalla religione.
Dunque, anche da questo film e dal cannibalismo. Che non è quello di The Green Inferno ma di Pensieri Cannibali.

Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick
"Una settimana di sole visioni fordiane ed ecco come mi sono ridotto."

Cannibal dice: Moby Dick? Chris Hemsworth? Avventura marina? Regia di Ron Howard?
Non c'è davvero niente che mi attiri manco da lontano in questa pellicola pronta a veleggiare tra le onde del cinema fordiano, e a essere fatta naufragare miseramente dai pirati cannibali!
Ford dice: senza ombra di dubbio il film della settimana.
Ispirazioni letterarie, ambiente marinaresco, avventura, richiami alla sfida Uomo/Natura.
Tutte cose che tengono alla larga Peppa Kid ed esaltano il Cinema fordiano. Dunque, grandi cose.

Quel fantastico peggior anno della mia vita
"Meglio mangiare e guardare qualche film consigliato da Pensieri Cannibali, se non vogliamo fare la fine di Chris Hemsworth."

Cannibal dice: Pellicola teen vincitrice dell'ultimo Sundace Film Festival già passata sugli schermi di Pensieri Cannibali. Promossa o bocciata?
Presto lo scoprirete su questo fantastico peggior blog della blogosfera.
Ford dice: incredibilmente, questa pellicola molto indie e molto alternativa è già passata sugli schermi di casa Ford, e a breve avrete il responso del sottoscritto.
Sarà l'inizio di una nuova lotta con il mio rivale, il Cucciolo Eroico, o per una volta ci troveremo d'accordo?

Regression
"Sono entrata a far parte della Chiesa Cannibale, lo confesso."

Cannibal dice: Alejandro Amenábar è un valido regista che, dopo il sottovalutato Agora, era un po' sparito nel nulla. Adesso torna con un thriller che sembra fatto su misura apposta per me, con tanto di ambientazione anni '80 e una Emma Watson che pare qui appaia senza veli...
In pratica sono già pronto a gridare al Capolavoro!
Ford dice: Amenabar è un regista che definire sopravvalutato è riduttivo. Classico prodotto del finto alternativismo a tutti i costi, già con Mare dentro e Agora aveva solleticato le mie bottigliate.
Non penso che in questo caso le cose andranno diversamente.

Mon Roi - Il mio re
"Chiama il nostro bimbo come vuoi, ma non Fordino, se no poi a scuola lo pigliano tutti per il culo."

Cannibal dice: In una settimana che, Moby Dick e Papa a parte, appare troppo bella e cannibale per essere vera, arriva anche una pellicolona super radical-chic francese girata da Maïwenn Le Besco, la promettentissima regista di Polisse. Una cosa che potrebbe rendere questa settimana ancora più speciale sarebbe Ford che mi chiama: “Il mio re”, ma adesso non vorrei esagerare.
Ford dice: qualche anno fa Maiwenn, con Polisse, mi aveva davvero colpito. Dunque, nonostante si parli di Cinema francese profondamente d'essai, sono molto, molto incuriosito da questo Mon Roi. E quasi spero, per dispetto, che possa piacermi più che al mio fastidioso e radical rivale.

La isla mínima

"Ma dove corri? Quando ti ho proposto di vedere tutti i film di Stallone stavo solo scherzando!"

Cannibal dice: Pellicola spagnola trionfatrice ai Premi Goya che ho adocchiato già da parecchio tempo e che presto passerà sui miei schermi. Il mio timore è però duplice: il primo è che possa trattarsi di uno di quei thriller esistenzialisti che su WhiteRussian si prendono inspiegabilmente 3 bicchieri e mezzo o anche 4. Il secondo è che possa rivelarsi una delusione clamorosa, come un altro recente trionfatore dei Goya, il sopravvalutato La vita è facile ad occhi chiusi.
Ford dice: i premi Goya sono una delle incertezze più grandi tra i grandi premi cinematografici stagionali, in grado di consacrare cose decisamente interessanti ed altre assolutamente disastrose.
Per quanto riguarda questo film, attenderò la recensione di Peppa per poter decidere se varrà la pena tentare di stroncarlo o esaltarlo alla facciazza sua.

11 donne a Parigi
10 ragazze per me posson bastare, ma 11 sono ancora meglio!

Cannibal dice: Belle donne francesi in una commedia radical-chic? Questa settimana continua a migliorare sempre di più. Alla facciazza di Ford, che preferirebbe 11 uomini (possibilmente muscolosi) a Lodi, uahahah!
Ford dice: di commedie transalpine inutili di recente ho già fatto il pieno. Lascio volentieri al mio antagonista la visione, e sentissi il bisogno di 11 donne, ho già un posto in prima fila per qualche porno sicuramente più interessante.

All Night Long
"Se Cannibal si mette a rappare, non vedo perché io non posso recitare."

Cannibal dice: Questo weekend esce pure il nuovo film di Sorrentino?
E va beh, ma che settimana è?
Ah, non è Paolo Sorrentino, bensì tale Gianluigi Sorrentino? Sarebbe stato davvero troppo. Considerando però che in questo poliziesco napoletano ci sono nel cast i rapper Guè Pequeno, Clementino e Ntò, si preannuncia una visione hip-hop cannibale al punto giusto.
Ford dice: già il fatto che gente come Clementino e Guè Pequeno incida dischi mi fa inorridire, figuriamoci Cinema.
Non lo guarderei neppure se me lo chiedesse Jennifer Lawrence in ginocchio.

Un posto sicuro
"Con tutti i bei posti del mondo, chi me l'ha fatto fare di girare un film a Casale Monferrato?"

Cannibal dice: La settimana più cannibalesca dell'anno, che sembra venuta fuori dritta dal peggior nightmare di Mr. James Ford, non poteva che chiudersi così, con un film ambientato a... Casale Monferrato. Ebbene sì! Una pellicola girata qua da me che però non parla di me - purtroppo - bensì dell'altro grande dramma cittadino: la merdosa fabbrica di amianto Eternit.
Ford dice: finalmente esce in sala un documentario sul pericolo maggiore di Casale Monferrato, Cannibal Kid, al secolo Marco Goi. Come dite!? Il film è incentrato sull'Eternit!?
Allora non vale davvero la pena: Cannibal è molto, molto più dannoso! Ahahahahah!

7 Days in Blog

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Questo è il vero resoconto di come è nato “7 Days in Blog”, il post dalla gestazione più lunga nella storia di internet: ben 7 giorni.

Giorno 1
Secondo quanto narra la Leggenda, Cannibal Kid si mise alla visione di 7 Days in Hell un lunedì sera. Trattandosi di un mediometraggio della durata di appena 40 minuti, pensava che avrebbe avuto il tempo di passare alla scrittura della recensione al termine della visione e realizzare un post molto velocemente, ma non ce la face. Rimase troppo sconvolto dal finale shock della pellicola. Le lacrime glielo avrebbero impedito. E poi si addormentò come un sasso e scrivere da addormentato è un po' difficile...

Giorno 2
Cannibal Kid venne svegliato alle prime luci dell'alba, la Leggenda dice testualmente da un “chicchirichì di un gallo”, anche se il “celebre” (sempre secondo la Leggenda) blogger non viveva in campagna e quindi non si capisce bene da dove potesse provenire un simile suono. Armato di una brocca di caffè, Cannibal Kid si mise al lavoro. Da dove partire, per parlare di un simile capolavoro, nonché di una pellicola di enorme complessità come 7 Days in Hell, un mockumentary dedicato alla (finta?) partita di tennis più lunga nella storia del tennis?
Da dove partiva di solito: dai dati tecnici del film.

7 Days in Hell
(film tv, USA 2015)
Rete americana: HBO
Regia: Jake Szymanski
Sceneggiatura: Murray Miller
Cast: Andy Samberg, Kit Harington, Will Forte, Michael Sheen, Fred Armisen, Mary Steenburgen, David Copperfield, Serena Williams, Lena Dunham, Karen Gillan, John Mcenroe, June Squibb, Dolph Lundgren
Genere: sportivo
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Immerso nel sudore per lo sforzo compiuto, Cannibal Kid spense soddisfatto il computer. Quella era stata una giornata di lavoro molto produttiva.

Giorno 3
Due giorni dopo la visione, Cannibal Kid non si era ancora ripreso del tutto. Non tanto dallo shockante finale, quanto da un'altra cosa, ancora più incredibile: Kit Harington in 7 Days in Hell non recitava male e reggeva alla grande il confronto con quel genio della comicità che risponde al nome di Andy Samberg. Kit Harington insomma non era terribile come al solito in Game of Thrones dove veste (o sarebbe meglio dire vestiva?) i panni dell'insopportabile Jon Snow. Secondo quanto riportano gli appunti lasciati su OpenOffice, con una punta di terrore Cannibal Kid scriveva:

Kit Harington recita... bene. Per quanto incredibile possa essere da credere, Kit Harington se la cava nella parte di Charles Poole, un giovane tennista dall'enorme talento sul campo, quanto poco sveglio e poco acculturato fuori. Un tipo che, proprio come Jon Snow, non sa niente.

Spaventato dalle sue stesse parole di apprezzamento nei confronti della prova attoriale di Kit Harington, Cannibal Kid appese la tastiera al chiodo e decise di ritirarsi dal mondo dei blog. Per sempre.

"Questo post è troppo lungo. Non ce la faccio più a leggere!"

Giorno 4
La Leggenda narra che Cannibal Kid vagò senza meta per un'intera giornata e realizzò il primo giro del mondo in appena 24 ore. Dopo aver visitato tutti i paesi dell'intero globo e provato vari mestieri, tra cui lo scommettitore di combattimenti tra galli in Vietnam e il pescatore a rischio di attacco di marò in India, capì però che la sua vera vocazione era quella di fare il blogger. Certo, anche il pappone in Thailandia e il domatore di leoni in Africa sono professioni dotate del loro fascino, ma non erano la sua cosa. Scrivere era la sua cosa. Anzi, come preferiva dire lui: “Scrivere male è la mia cosa”.

Giorno 5
Per niente provato dal giro del mondo in 24 ore appena compiuto, Cannibal Kid si rimise al computer pronto a mettersi a scrivere finalmente la recensione di 7 Days in Hell. Il film più breve dell'anno, Kung Fury a parte, che però gli stava portando via il più lungo periodo lungo di tempo per scrivere una recensione lunga.
Per rinfrescarsi la memoria, visto che ormai erano passati 4 giorni dalla visione, aprì il browser Firefox e digitò “7 Days in Hell” su Google, ma ciò che gli uscì fu “7 Days in Paris”, il nuovo sex tape finto amatoriale con Paris Hilton. Da lì finì in un sacco di altri siti porno e non riuscì più a uscirne. Forse perché non voleva uscirne. Chi può dirlo?
Ciò che è certo è che passo un'altra giornata senza riuscire a scrivere una sola parola sul film.


Giorno 6
Convinto che non sarebbe mai riuscito a portare a termine quella recensione, anzi, che forse non sarebbe mai riuscito nemmeno a iniziarla, Cannibal Kid fin dalla mattina cominciò a bere e si prese una sbronza allucinante. Allucinante in senso letterale, giacché i suoi appunti lasciati su OpenOffice parlano di un “Dolph Lundgren carcerato gay”, di un “Michael Sheen maniaco sessuale, altroché Masters of Sex”, di una “Lena Dunham fashion victim” e persino di un'apparizione di David Copperfield...
Non può essere vero. Non può succedere realmente qualcosa del genere in un film solo.


Giorno 7
Mentre Dio il settimo giorno si riposò, Cannibal Kid invece si mise finalmente al lavoro e, in pieno hangover, scrisse una recensione di 7 Days in Hell che Leggenda vuole fosse della lunghezza di 7 mila pagine. Un vero e proprio trattato filosofico in cui, attraverso la lotta senza fine dei due tennisti interpretati da Andy Samberg e Kit Harington, era possibile vedere una metafora dell'intera esistenza umana. Purtroppo però Cannibal Kid si dimenticò di salvare il file una volta terminato. Maledì il giorno in cui aveva deciso di disattivare il salvataggio automatico da OpenOffice e, per il dispiacere di aver perso il lavoro migliore che aveva mai scritto in vita sua, morì di crepacuore. Tutto ciò che ci rimane è la primissima bozza delle recensione, quella che si era ricordato di salvare, dalle cui poche righe possiamo soltanto immaginare la grandezza e la profondità shakespeariana del post completo:

7 Days in Hell è un film davvero divertente e a tratti geniale. Anche se, forse, definirlo un film non è propriamente esatto. Si tratta infatti di un mediometraggio di 40 minuti e quindi cosa fare in questi casi?
Dobbiamo considerarlo un cortometraggio o un lungometraggio?
I mediometraggi chi li guarda? Chi li considera?
Agli Oscar non c'è manco una categoria dedicata a loro... E allora, in che sezione dobbiamo metterli, questi poveri indifesi mediometraggi?
Cortometraggi o lungometraggi, questo è il dilemma.
(voto 7/10)


Scott Weiland era

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Scott Weiland era il cantante degli Stone Temple Pilots e dei Velvet Revolver.
Scott Weiland era una delle ultime rockstar in circolazione.
Scott Weiland era un animale da palcoscenico.
Scott Weiland era un figo della Madonna.
Scott Weiland era un'icona della musica grunge e degli anni '90.
Scott Weiland era uno dei miei idoli adolescenziali.
Scott Weiland era.

 Scott Weiland (1967 - 2015)

Ogni volta che ne parlo al passato è come si mi dessi una pugnalata al petto, ma così purtroppo è. Scott Weiland non c'è più. È stato trovato senza vita su un tour bus, prima di esibirsi con la sua ultima misconosciuta band, gli Scott Weiland & The Wildabouts. Il periodo del grande successo raggiunto negli anni '90 all'epoca del grunge d'altra parte era per lui ormai lontano. Persino gli ex compagni degli Stone Temple Pilots lo avevano scaricato, anzi proprio licenziato in tronco.
Certo però che la vita è davvero strana. Scott Weiland il difficile l'aveva già fatto: era riuscito a sopravvivere agli anni '90, al periodo d'oro del grunge e delle droghe pesanti, e se n'è andato adesso, a 48 anni, in circostanze ancora tutte da chiarire.

Scott Weiland era un grande.
Era. E quanto mi pesa dirlo al passato.
Per ricordarlo, o per farlo conoscere a quei giovincelli che magari non l'hanno mai sentito nominare, ecco i cinque pezzi degli Stone Temple Pilots che preferisco. Cinque canzoni non che erano, ma che sono, e sempre saranno, come lui: grandi.

5. Big Bang Baby


4. Interstate Love Song


3. Sour Girl


2. Lady Picture Show


1. Plush

Il Professor di Cinemarentolo

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Lunedì ed è già tempo di uscite cinematografiche?
Proprio così. Questa settimana il weekend inizia oggi, grazie al ponte dell'8 dicembre. E, per festeggiare a dovere, ecco una serie di pellicole entusiasmanti...
Ehm, oddio, forse.
Per l'appuntamento eccezionale - si fa per dire - di questo lunedì, a commentare tutti i film in arrivo ci sono due insegnanti d'eccezione: il Maestro del blogging, ovvero il sottoscritto Cannibal Kid, e poi l'aspirante docente di Cinema Russo, il ProfessFord Cenerentolo.

Il Professor Cenerentolo
(dal 7 dicembre)
"Lo sapevo che a forza di girare film pessimi sarebbe andata a finire così. Lo sapevo."

Cannibal dice: Di Pieraccioni ho visto i primi 3 lavori, con I Laureati che non era nemmeno malaccio, poi mi sono fermato. Adesso sarei quasi curioso di guardare una sua nuova fatica, giusto per vedere se 20 anni dopo gira ancora sempre lo stesso film. Così come Ford, il Pirlaccioni dei blogger, sono anni che scrive sempre lo stesso post.
Fosse almeno un post bello... ahahahah!
Ford dice: Pieraccioni l'ho sempre retto poco, e a parte qualche spezzone de I laureati non ho mai visto nulla, anche perchè, tra Ceccherini e stronzate sempre uguali, non mi pare degno di nota. Un pò come il mio rivale. Passo.

Belle & Sebastien - L'avventura continua
(dall'8 dicembre)
"Piuttosto mettetemi al canile, ma basta farmi fare 'sti filmetti, dannati umani!"

Cannibal dice: L'avventura continua? Perché, quand'era iniziata???
Ford dice: mi pareva un film già uscito, ma forse dietro la macchina da presa c'è Pieraccioni Kid. Chissà!?

Quel fantastico peggior anno della mia vita
(dal 10 dicembre)
"E' il 100esimo film che Ford ci costringe a vedere, e ancora non ne ha proposto uno decente!"

Cannibal dice: Doveva uscire settimana scorsa, dovrebbe (il condizionale a questo punto è d'obbligo) arrivare il prossimo weekend. Le vie della distribuzione italiana sono sempre più misteriose, pure più di quelle dell'oscura collaborazione tra me e Ford per questa rubrica.
Ford dice: il fatto che uno dei film più interessanti della scorsa settimana non sia uscito la dice lunga sulla qualità della distribuzione italiana.
Speriamo che questa sia la volta buona.

Perfect Day
(dal 10 dicembre)
"Non lamentatevi troppo, che se ci fosse Ford alla guida, altroché perfect day..."

Cannibal dice: La frase di lancio di questa pellicola spagnola recita: “Poteva essere un disastro, oppure un giorno perfetto”. Chissà se il film si rivelerà un disastro fordiano, oppure una visione perfetta, e quindi cannibale?
Ford dice: il perfect day della blogosfera avrà luogo quando Peppa ammetterà, dopo anni di cannibalate, di non capirne un tubo di Cinema. Avverrà mai?

Le ricette della Signora Toku
(dal 10 dicembre)
"Adesso ci sputo dentro e poi è pronto per essere servito in tavola a Ford."

Cannibal dice: Il cinema giapponese, quelle volte che me lo gusto almeno, mi gusta decisamente. Il cibo giapponese invece no. Io odio il pesce. Questo film che unisce i due ingredienti potrebbe quindi deliziarmi, oppure farmi vomitare. Mentre i post di Ford, chissà perché, mi provocano quasi sempre la seconda reazione.
Ford dice: io adoro il Cinema jappo, e anche la cucina jappo. Mangerei sushi a quintalate, e quando mi capita di assaltare un All you can eat, c'è sempre il rischio che mi sbattano fuori - o che Dembo rischi di vomitare -. Dunque, potrebbe essere la visione più interessante di questa strana settimana di uscite, specie considerando che potrebbe irritare al massimo il mio rivale.

Leone nel basilico
(dal 10 dicembre)
"No, ma dico: si può chiamare un bambino Leone? Dove andrà a finire questo mondo?"

Cannibal dice: Le disavventure di un bambino di nome Leone...
Hey, un attimo: ma il figlio di Ford non si chiama Leone? E non gli era già stato dedicato un altro film che, se non sbaglio, si intitolava Il Re Leone?
Ford dice: a parte il fatto che potrei chiedere un risarcimento agli autori del film e anche, per partito preso, al mio antagonista, sarei incuriosito da questo titolo solo per un caso di quasi omonimia. Ma il condizionale è d'obbligo, ovviamente.

La isla (poco) bonita

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La isla mínima
(Spagna 2014)
Regia: Alberto Rodríguez
Sceneggiatura: Rafael Cobos, Alberto Rodríguez
Cast: Raúl Arévalo, Javier Gutiérrez, Jesús Castro, Salva Reina, Nerea Barros, Jesús Ortiz, María Varod, Jesús Carroza, Antonio de la Torre, Perico Cervantes
Genere: amarillo
Se ti piace guarda anche: True Detective, Broadchurch, Il segreto dei suoi occhi, La vita è facile ad occhi chiusi

Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Così diceva Agatha Christie. O così almeno dice Google, visto che io devo ammettere di non aver mai letto niente di Agatha Christie. A parte questa frase.
Prima di guardare La isla mínima, ho allora cercato degli indizi. Degli indizi per capire se poteva essere un grande film, una specie di versione cinematografica di True Detective, o se non altro una visione degna di... visione. Il primo indizio che ho trovato pareva piuttosto confortante. La isla mínima ha trionfato ai Goya 2015, gli Oscar spagnoli, dove si è portato a casa ben 10 premi 10, tra cui quelli di miglior film, regia, sceneggiatura, miglior attore protagonista e persino miglior colonna sonora.
Hey, un momento. Poi ho pensato che una cosa del genere era successa pure l'anno precedente con La vita è facile ad occhi chiusi, una pellicola che, nonostante il clamore suscitato in patria, a me invece non era piaciuta particolarmente. Dei Goya io quindi non mi fido. Già mi fido a mala pena dei Goi.

Sono così andato a caccia di un altro indizio e ho trovato dei testimoni oculari che hanno visto tutto.


Ho trovato le opinioni entusiastiche di alcuni testimoni, nonché colleghi blogger, come Nancy del blog Volevo aprire un blog, che lo consigliava vivamente, o come il Bradipo, che chiamato a testimoniare in centrale ha dichiarato che "La isla minima è uno di quei thriller che ti stringe la gola in una morsa e che non si dimenticano tanto facilmente", e pure Lisa Kudrow Costa di In Central Perk, che di solito ha dei gusti vicini ai miei, sosteneva sotto giuramento che "La Isla mínima mantiene alte tutte le sue promesse di sbanca Goya in patria".

"Avanti! Ci dica tutto, signora Costa."

Due indizi però possono rappresentare una coincidenza, come diceva a quanto pare Agatha Christie, e allora per avere il terzo e ottenere una prova mi sono dovuto sporcare le mani in prima persona. Indagare sul campo. Come?
Nel solo modo possibile: guardare il film.

La parte iniziale di La isla mínima cerca di costruire l'atmosfera. Procede in maniera lenta. Qualcuno dirà avvolgente, io dico semplicemente noiosa. La vicenda è quella da thriller classico, che più classico non si potrebbe: due ragazze sono sparite nel nulla e intorno a loro sembrano esserci un sacco di misteri, che coinvolgono la famiglia, uomini più o meno potenti e ci sono pure dei risvolti sessuali. Come in un sacco di altri gialli degli ultimi anni, da Twin Peaks a Broadchurch, fino a True Detective. In particolare è quest'ultimo nome a essere venuto fuori spesso, anzi in pratica sempre, nelle varie recensioni dedicate alla pellicola. A indagare sul caso ci sono infatti due detective dai punti di vista investigativi ed esistenziali in pratica opposti. Come Rust Cohle e Marty Hart nella prima stagione della serie tv, “solo” senza due interpretazioni della Madocina come quelle di Matthew McConaughey e Woody Harrelson, o senza l'efficacia dei loro dialoghi. A mancare è poi anche quella componente mistica e misteriosa che rendeva la stagione 1 di True Detective tanto affascinante.

"Quando mi avevano parlato di isola spagnola mi immaginavo più qualcosa tipo Ibiza che questo..."

La vicenda thriller di La isla mínima non è particolarmente originale e si sviluppa in maniera sonnacchiosa, fino a un'accelerazione finale che appare piuttosto brusca. Un'ora e passa di film a costruire il caso in maniera lenta, e poi si sono bruciati tutto così, in fretta e furia?
Si può dire che anche in True Detective la componente gialla non è che fosse qualcosa di mai visto prima, e che la risoluzione non era la parte più convincente. Il bello della prima stagione della serie americana stava però anche e soprattutto in altro, come nel rapporto tra i due protagonisti e nella figura filosofico-esistenziale di Rust Cohle. Il film spagnolo invece non può vantare due personaggi del genere: uno è vagamente ambiguo, ma il premio a Javier Gutiérrez di miglior attore è parecchio inventato; l'altro invece, Raúl Arévalo, ha lo sguardo perennemente imbambolato per tutto il tempo ed è incapace di dar vita a un personaggio davvero interessante. Sembra un Bobo Vieri con i baffi, ma forse ancora meno espressivo.


Cosa c'è allora di così fenomenale, che ha entusiasmato tanto critica e blogger?
Sinceramente, dopo un'accurata investigazione, non l'ho mica capito. Sarà che come detective sono una schiappa. O sarà che questo film, rispetto a un altro thriller medio qualunque, in più offre giusto un vago sottotesto sociopolitico. Se La vita è facile ad occhi chiusi, il precedente trionfatore dei premi Goya, era ambientato negli anni '60 ancora franchisti, questo La isla mínima è invece collocato nel periodo post-franchista, nei primi anni '80 (ma non c'hanno messo dentro manco una canzone tipicamente 80s, scandalo!). Un tema che contribuisce a dare qualche sfumatura maggiore a questo lavoro, ma per quanto mi riguarda non abbastanza da distinguerlo in maniera così particolare, o almeno non da giustificare tutti i premi e le lodi ricevute. È vero che i premi contano fino a un certo punto. Andando a vedere i David di Donatello, ad esempio, Anime nere dovrebbe essere il miglior film italiano dell'anno e forse anche del secolo, e invece per quanto mi riguardo è a mala pena decente.
Fatto sta che questo film è stato applaudito da tutti, ma non da me. La cosa mi fa sentire un po' come Quentin Tarantino alle prese proprio con il citato True Detective.

"Bobo, devi puntarla così la pistola a Cannibal Kid quando te lo trovi davanti. Capito come?"
"Boh!"

La isla mínima è un gran film, l'equivalente cinematografico della prima stagione di True Detective?
Un paio di indizi li avevo, ma il terzo, che potevano essere un personaggio come Rust Cohle o magari le tette di Alexandra Daddario, non l'ho mica trovato. Per me quindi no, non lo è. Non è manco al livello della pur difettosa stagione 2 di True Detective.
Dichiaro il caso chiuso.
(voto 6/10)

Love NON è un film porno

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Love
(Francia, Belgio 2015)
Regia: Gaspar Noé
Sceneggiatura: Gaspar Noé
Cast: Karl Glusman, Aomi Muyok, Klara Kristin, Gaspar Noé
Genere: (non) porno
Se ti piace guarda anche: Enter the Void, Nymphomaniac, La vita di Adele

Love non è un film porno.

È vero che, senza le scene di sesso, la sua durata passerebbe da 2 ore e 15 minuti a un'oretta scarsa, forse anche meno, però non è un film porno.

È vero che in Love fanno delle robe che non si vedono manco su Brazzers, però lo ribadisco: non è un porno.

È anche vero che Love è il film per cui sono stati spesi meno soldi in vestiti nel corso del 2015, visto che gli attori recitano quasi sempre nudi, però questa è una scelta di tipo economico. Se Renzi adesso dice: “Per ogni euro che diamo alla sicurezza, diamo un euro anche alla cultura”, Hollande al momento è invece più per dare un euro a un cacciabombardiere per ogni euro dato a un cacciabombardiere, e niente alla cultura, o ai vestiti degli attori. E, purtroppo per il regista Gaspar Noé, Love è una produzione francese. Si potrà poi discutere del fatto che da noi i cinepanettoni vengano considerati beni culturali finanziati dallo Stato, o del fatto che Love più che un film sembra un porno, ma d'altra parte il porno non è cultura? Non è forse la più antica forma di cultura del mondo?

E comunque Love non è un film porno. Non sarà un capolavoro totale come il precedente lavoro tirato fuori dall'arca cinematografica di Gaspar Noé, Enter the Void, ma non è un porno.

È vero che la trama è così esile che diversi porno ne presentano di più elaborate.

È vero che poteva essere fatto un uso maggiore dei dialoghi e soprattutto dei monologhi interiori quasi terrencemalickiani in versione più bastarda del protagonista, presenti all'inizio e poi messi un po' da parte.

È vero che se il film l'avessero intitolato Sex, anziché Love, nessuno si sarebbe scandalizzato.

È vero che c'è una scena di sbor... pardon di eiaculazione che persino Rocco Siffredi quando l'ha vista ha fatto una telefonata alla commissione censura.

È vero che c'è la più epica scena di ménage à trois mai girata.


È vero che La vita di Adele e Nymphomaniac al confronto sembrano quasi pellicole per educande. Cinquanta sfumature di grigio poi non parliamone nemmeno.

È vero che questa è la visione più sconsigliata in assoluto da proporre dopo il pranzo di Natale con tutta la famiglia riunita.

È vero che molte riprese sono girate con macchina da presa fissa, com'è pratica assai comune nei porno. Non che ne abbia mai visti. Lo riporto solo per sentito dire.


È vero che il regista Gaspar Noé, quel bastardo geniale di Gaspar Noé, a un certo punto mette in bocca al protagonista, un regista o aspirante tale, l'intenzione di girare un film che mostri “il sesso mentre sei innamorato”, ed è vero che sembra proprio quello che Noé ha voluto fare con questo lavoro, però va anche detto che questo non è un film autobiografico. Non è un porno e non è nemmeno un film autobiografico, autoreferenziale sì ma autobiografico no, anche perché Noé è argentino e non statunitense come il protagonista e poi l'ha ribadito lui stesso in un'intervista.

È vero che qualcuno, a volerlo criticare, può definirlo un film del cazzo e - tecnicamente parlando - non avrebbe nemmeno tutti i torti.

Tutte queste cose sono vere, è vero, però Love non è un porno.

Love è meglio di un porno.
(voto 7,5/10)

The Walk, la camminkiata

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The Walk
(USA 2015)
Regia: Robert Zemeckis
Sceneggiatura: Robert Zemeckis, Christopher Browne
Tratto dal romanzo: Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo (To Reach the Clouds) di Philippe Petit
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Charlotte Le Bon, Ben Kingsley, Ben Schwartz, César Domboy, Benedict Samuel, James Badge Dale
Genere: sospeso
Se ti piace guarda anche: Everest, Forrest Gump

Certo che nel mondo c'è gente che proprio non sa come passare il suo tempo. Anziché - chessò? - giocare a calcio o al tiro delle freccette, mangiare, ubriacarsi, fare all'amore, ascoltare un disco, guardare un film o una serie tv, leggere un libro o magari drogarsi, Philippe Petit nel 1974 decise di camminare su un filo sospeso nel nulla tra le Torri Gemelle.
Mi rendo conto che nel 1974 ancora non c'era il World Wide Web, e di conseguenza non c'erano tutti i dischi, i film, le serie tv, i social network e i porno gratis del mondo a disposizione e quindi la gente doveva arrangiarsi come poteva per passare il tempo, anziché postare meme del Confused Travolta.


Anche senza Internet, in ogni caso, camminare su una corda sospesa nel vuoto mi sembra l'ultima tra le scelte possibili. E sì che pure ammiro la gente che si cimenta in imprese che io non mi sognerei mai nemmeno di iniziare. Tipo quelli che cercano un vaccino per qualche male incurabile. Io non potrei farlo non tanto perché sono una persona cattiva e non mi piace salvare la vita degli altri, ma più che altro perché di medicina non ne capisco un tubo e quindi non riuscirei a guarire una persona manco da un semplice raffreddore. Così come ammiro pure quelli che vanno nello spazio. In questo momento non riuscirei a spiegare perché andare nello spazio è una cosa importante per l'umanità, però sono certo che lo sia.
Camminare su una corda tra due palazzi invece a cosa serve, per l'umanità?
Sì, è un gesto coraggioso e ci vanno due palle così per farlo, la domanda però è: perché farlo???


Tutti glielo chiedono, ma lui mica risponde. Philippe Petit non è solo un funambolo sulla corda, ma anche nello sviare questo quesito. Quello che emerge comunque è che l'ha fatto perché quello è il suo sogno. C'è chi sogna di vincere l'Oscar (qualcuno ha detto Leonardo DiCaprio?), c'è chi sogna di farsi Jennifer Lawrence (qualcuno ha detto tutto il mondo?), e c'è invece chi sognava di farsi una traversata delle Torri Gemelle camminando su un cavo d'acciaio, almeno prima dell'11 settembre 2001 quando era ancora possibile farlo. Philippe Petit ci sarà riuscito?
Per scoprirlo potete fare in due modi:

1) Il modo più lungo è guardare The Walk, il film ruffianotto che Robert Zemeckis ha dedicato a questa curiosa, ma diciamo più che altro matta, vicenda. Il regista è tornato così dalle parti non della sua saga capolavoro Ritorno al futuro, bensì da quelle del suo lavoro più sopravvalutato, Forrest Gump. Petit come Gump è uno di quei personaggi cui il mondo finisce per amare parecchio. Il mondo, ma non io, pardon. Posso apprezzare il fatto di voler andare contro le regole, così come anche andare contro il ragionare comune di Petit, però, per quanto mi riguarda, l'idea di dedicare la propria vita alla traversata delle Torri Gemelle sospeso nel nulla continua a sembrare una follia e basta, più che un'impresa da ammirare.


Al di là del fatto che non sono riuscito a provare simpatia per un personaggio che di simpatico non ha un granché e persino Joseph Gordon-Levitt, attore che di solito adoro, con tutte quelle faccette e mossette da mimo non fa niente per renderlo meno odioso, o al di là del fatto che non sono riuscito a empatizzare per nulla con un tipo come Petit, magari perché io soffro di vertigini già solo a guardare giù da una casa al primo piano, la pellicola ha un altro grande problema. La prima oretta e mezza di film, ovvero ¾ di film, è dedicata alla preparazione della storica traversata ed è una palla pazzesca. Tra una Parigi da cartolina ritratta dagli ammeregani nel solito stereotipato modo, un maestro circense interpretato da un Ben Kingsley che è più fastidioso ancora di Philippe Petit, una storiella d'amore con la bona Charlotte Le Bon (già vista nel biopic Yves Saint Laurent) che non emoziona mai e sembra messa lì per obbligo - perché vuoi mica fare una pellicola commerciale americana senza una love story? -, più gli interventi di Petit/Gordon-Levitt che commenta e spiega in maniera didascalica tutto ciò che succede sullo schermo, e l'aggiunta di qualche immancabile riflessione nostalgica sulle Twin Towers, il film si trascina in maniera stanca, pesante e banale fino al momento che tutti attendono. La The Walk del titolo.
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Sebbene con un'ora e mezza di ritardo, The Walk riesce a coinvolgere e a offrire una tensione notevole. Le scene sulla corda a me personalmente hanno messo addosso una paura fottuta, superiore o quasi a qualunque horror visto quest'anno.
Basta la mezz'ora finale per risollevare un film per il resto ben poco convincente?
Nel caso di The Visit direi di sì, perché riesce a far rivalutare anche quanto visto in precedenza. Nel caso di The Walk invece direi di no, visto che non riesce a cancellare la noia provata e poi, non essendo un horror, far paura non era probabilmente nelle intenzioni degli autori. Inoltre, ci sono modi migliori per passare il proprio tempo del camminare su una corda, o del guardare una pellicola non eccezionale su un uomo che cammina su una corda. E, infine, se proprio siete curiosi di sapere se Philippe Petit ce l'ha fatta o meno a realizzare il suo sogno, c'è un altro modo...


2) Il modo più breve per scoprire se Philippe Petit è riuscito o meno nella sua impresa è risparmiarvi il film e
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(voto 5,5/10)


Quel fantastico peggior panno della mia vita

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Quel fantastico peggior anno della mia vita
(USA 2015)
Titolo originale: Me and Earl and the Dying Girl
Regia: Alfonso Gomez-Rejon
Sceneggiatura: Jesse Andrews
Tratto dal romanzo: Quel fantastico peggior anno della mia vita di Jesse Andrews
Cast: Thomas Mann, RJ Cyler, Olivia Cooke, Jon Bernthal, Connie Britton, Nick Offerman, Molly Shannon, Katherine Hughes
Genere: teen
Se ti piace guarda anche: Noi siamo infinito, Colpa delle stelle, Città di carta, Donnie Darko, Il giardino delle vergini suicide

Non so proprio come raccontare questa storia. Non so nemmeno come iniziare. Cioé, credo che potrei usare una frase d'apertura di un grande romanzo. Tipo: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.” Che poi la diritta via dev'essere per forza la strada migliore da imboccare? Le curve non sono forse la parte più divertente della vita?
Oppure potrei partire da un'altra frase celebre tipo: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
No, meglio non cominciare così. Giusto per l'uso della parola “seni” anziché “tette”, io una storia del genere l'abbandonerei subito e non vorrei conoscere il resto, se solo la maledetta scuola italiana non obbligasse a leggerlo tutto.

Non so allora assolutamente da dove partire per raccontarvi di questo fantastico film, quindi comincio e basta. L'ultimo anno di liceo per me non è stato poi così differente da quello del protagonista della pellicola Greg interpretato da Thomas Mann. A parte il fatto che io non ho conosciuto nessuna ragazza che stesse morendo di leucemia. Questo piccolo dettaglio a parte, mi sono ritrovato parecchio in Greg, un tizio che come me ha cercato semplicemente di sopravvivere alla high school, rimanendo fuori da tutti i gruppi, sia da quello dei ragazzi fighi (perché non mi volevano) così come dai nerd (perché io non volevo loro), e frequentando soprattutto il mio migliore amico, anzi il mio “collega” di avventure e fantasie, il mio Earl. O forse ero io il suo Earl?


Mi sono ritrovato anche nell'autosottovalutarsi di Greg, così come nel suo tipo di umorismo e nella sua voglia di sdrammatizzare su tutto. E anche nella mania di Greg & Earl di parodiare i film, a partire dai titoli. Come trasformerei ad esempio io Quel fantastico peggior anno della mia vita?
Così.


Il film racconta dell'amicizia “forzata” di Greg con la ragazza morente del titolo originale. Io non ho vissuto niente del genere, dicevo, però se mi fosse capitato qualcosa del genere, penso che non l'avrei affrontato in una maniera poi così differente da come ha fatto lui. E come ha fatto lui?
Greg, così come l'autore della sceneggiatura tratta dal suo stesso omonimo romanzo Jesse Andrews, tratta il tema della malattia con grande umorismo. Nella prima parte, Quel fantastico peggior anno della mia vita è uno dei film più divertenti della mia vita, o quasi. Ci sono un paio di scene che mi hanno fatto morir dal ridere. E attenzione perché guardando questo film potreste morire per davvero...


Quel fantastico peggior anno della mia vita è una visione divertentissima, ma allo stesso tempo pure tristissima. Se Inside Out ci insegna che non c'è gioia senza tristezza, questo film ci ricorda che non c'è tristezza senza gioia. Anche nei suoi momenti più drammatici e in teoria deprimenti, la pellicola sa far ridere. È questo il suo grande punto di forza.
Un altro enorme pregio è la sua inventiva, la sua capacità di prendere argomenti già ampiamente trattati, come la vita in un liceo americano, e rispolverarli come se mai nessuno ne avesse parlato prima. Stessa cosa per il tema della malattia, ultimamente diventato un vero e proprio filone letterario, il sick lit, come ho appreso leggendo il blog Diario di una dipendenza. Un genere che per popolarità negli ultimi tempi ha superato pure le vicende vampiresche alla Twilight e i fantasy young adult distopici alla Hunger Games. Questo film per certi versi ricorda il modo diretto e non troppo serioso di affrontare l'argomento della malattia di Colpa delle stelle, e per altri va in una direzione differente, meno romantica e ancor più ironica.


Un altro ulteriore merito del film sta nella sua libertà espressiva e qui il plauso va soprattutto ad Alfonso Gomez-Rejon, regista statunitense di chiare origini messicane che si è fatto le ossa in serie tv di Ryan Murphy come Glee ed American Horror Story, di cui ha diretto alcuni degli episodi migliori. Il suo debutto cinematografico è arrivato poi con The Town That Dreaded Sundown, horror ottimamente diretto ma che difettava di una sceneggiatura piuttosto carente. Ai tempi (ovvero giusto pochi mesi fa) già pregustavo quello che avrebbe potuto fare alle prese con uno script valido e Jesse Andrews con il suo romanzo d'esordio Me and Earl and the Dying Girl gliene ha fornito uno non solo valido, ma molto valido. Alfonso Gomez-Rejon non s'è lasciato sfuggire l'occasione con una regia più sobria del solito, priva degli elementi kitsch presenti nelle serie di Ryan Murphy, ma tutt'altro che priva di fantasia.


Non so se Quel fantastico peggior anno della mia vita sia un nuovo cult adolescenziale assoluto, da mettere a fianco di pietre miliari del genere come Donnie Darko, Il giardino delle vergini suicide, Mean Girls, Spring Breakers o Noi siamo infinito, però penso di sì.
Non so se Quel fantastico peggior anno della mia vita sia diventato, se non uno dei film migliori della mia vita, almeno di quest'anno, perché mi sono ritrovato così tanto nel protagonista.
Non so se Quel fantastico peggior anno della mia vita piacerà così tanto anche a voi, che magari non vi ritroverete così tanto nel protagonista.
Non so niente, in pratica, ma d'altra parte non sapevo nemmeno come iniziare questo post ed ecco che invece mi sono dilungato come e più del solito. Spero solo di avervi incuriosito abbastanza da avervi fatto venir voglia di guardare quel fantastico miglior film della mia vita. O se non altro dell'anno. O se non altro uno dei più fantastici migliori film dell'anno.
(voto 8/10)

Cotta adolescenziale 2015 - Gli “scarti”

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Con la fine dell'anno, giungono anche le classifiche di fine anno di qualunque sito e naturalmente pure di Pensieri Cannibali, che nelle liste ci sguazza.
Pensavate, o forse speravate, che me ne fossi dimenticato?
E invece no. Quest'anno saranno un po' più veloci del solito, anche perché se no rischiavano di durare persino più di 365 giorni, ma ci saranno.
Come da tradizione si comincia con la classifica delle fanciulle (e forse non solo) più amate qui su Pensieri Cannibali nel corso degli ultimi 12 mesi.
Prima di vedere la Top 10, ecco gli avanzi. Non di galera.
Attrice di Orange Is the New Black a parte...

Ana de Armas
(Cuba 1988)
Il suo 2015: Knock, Knock
e
Lorenza Izzo
(Cile 1989)
Il suo 2015: Knock, Knock e The Green Inferno


Non importa se sono due pazze psicopatiche stalker.
Se la bionda Ana de Armas e la mora Lorenza Izzo bussano alla tua porta (cosa probabile), tu apri. Non c'è altro da fare.
E se poi si rivelano due pazze psicopatiche stalker, meglio ancora!



Kerry Bishé
(USA 1984)
Il suo 2015: la serie tv Halt and Catch Fire

L'anno scorso tra le attrici dell'ottima serie Halt and Catch Fire rimasi affascinato soprattutto dal fascino punk-nerd di Mackenzie Davis. Quest'anno la “tradisco” con l'altra protagonista femminile, nella seconda stagione sempre più in evidenza, Kerry Bishé.

"Un brindisi a questi scarti!"


Carlson Young
(USA 1990)
Il suo 2015: la serie tv Scream

Uno dei grandi meriti del compianto Wes Craven, Dio lo benedica, era quello di saper lanciare delle affascinanti “scream queens”. Adesso non so se per la serie tv di Scream, in cui figurava nelle vesti di producer, avesse preso parte ai casting, ma chi ha selezionato le attrici ha fatto proprio un ottimo lavoro. Parlo più a livello estetico che recitativo, naturalmente, e, tra tutte, la mia preferita è Carlson Young.

"Dannato Pensieri Cannibali, io sarei uno scarto?"


Lola Kirke
(UK, USA 1990)
Il suo 2015: la serie tv Mozart in the Jungle

La sorellina di Jemima Kirke, una delle Girls dell'omonima serie tv di Lena Dunham, si chiama Lola ed è stata premiata come l'attrice più promettente dell'anno sia a Cannes che ai Gotham Awards. Merito del suo ruolo nel nuovo film di Noah Baumbach Mistress in America, in cui pare sia un'autentica rivelazione e che nel 2016 dovrebbe arrivare pure dalle nostre parti, ma anche della serie sulla musica classica che l'ha lanciata, Mozart in the Jungle.

"Applausi per me!"


Nathalie Emmanuel
(UK 1989)
Il suo 2015: Fast & Furious 7, Maze Runner - La fuga, la serie Game of Thrones

Nella parte di Missandei (chiiiii?) in Game of Thrones ogni tanto riesce a distogliere le mie attenzioni persino dalla Khaleesi Emilia Clarke. E non è impresa facile. In Fast & Furious 7 poi fa un'uscita dall'acqua degna di Ursula Andress e Halle Berry nella saga di 007. E pure questa non è mica un'impresa facile.

"Non osare mai più comparire in una classifica senza di me, capito Missonoscordatailtuonome?"

"Quanto la odio, quella Khaleesi. Lei e i suoi draghetti maledetti!"


Ruby Rose
(Australia 1989)
Il suo 2015: la serie tv Orange Is the New Black, la conduzione degli Mtv European Music Awards 2015

Qualcuno potrà dire che somiglia a Justin Bieber, ma io a questo preferisco non pensarci.
La modella e attrice australiana Ruby Rose ha un fascino androgino tutto suo e, nella scena di Orange Is the New Black in cui compare ignuda, non mi ha ricordato Justin Bieber. Proprio per niente.

"Justin, posso essere la tua Selena?"
"Piper, ma come te lo devo ripetere che io non sono Justin Bieber?"

Priyanka Chopra
(India 1982)
Il suo 2015: la serie tv Quantico

Nel 2000 è stata eletta Miss Mondo. Giusto per dire che è una brutta...
Il Mondo dei patiti di serie tv ha però imparato a conoscerla più che altro quest'anno, come protagonista dell'appassionante novità Quantico, in cui è una tipa sospettata di terrorismo. E se tutte le terroriste sono come lei...

"Hey, aspetta un momento: sei una terrorista?"
"E se anche fosse, non ti andrebbe più di farlo?"
"Certo che mi andrebbe! Era solo così, tanto per fare un po' di conversazione."


Krysten Ritter
(USA 1981)
Il suo 2015: Big Eyes, la serie tv Jessica Jones

Dopo essersi fatta notare nelle serie Veronica Mars, Breaking Bad e Non fidarti della str**** dell'interno 23, oltre che con un piccolo ruolo in Big Eyes di Tim Burton, quest'anno Krysten Ritter è esplosa definitivamente come protagonista della supereroistica-ma-non-troppo-supereroistica Jessica Jones, con una parte da antieroina antipatica e maledetta che le calza a pennello. E qui su Pensieri Cannibali le bella str**** piacciono più che a Masini.

"Stronza io?
Ma che stronzata!"


Katherine Waterston
(UK 1980)
Il suo 2015: Vizio di forma

In Vizio di forma di Paul Thomas Anderson Katherine Waterston è un'autentica folgorazione. Non solo perché ha il vizio di mettere a nudo le sue forme. Certo, anche per quello, ma pure perché ha un volto che buca lo schermo. Nei prossimi mesi sarà inoltre in Steve Jobs, nell'indie thriller Queen of Earth e nello spinoff di Harry Potter Animali fantastici e dove trovarli. E pure lei sarà fantastico ritrovarla sul grande schermo.



Jamie Clayton
(USA 1978)
Il suo 2015: Sense8

Per la prima volta nella storia delle Cotte adolescenziali di Pensieri Cannibali compare un uomo. Proprio così...
O, almeno, un ex uomo. Jamie Clayton è infatti un'attrice transessuale, però adesso è una donna a tutti gli effetti. Non ho verificato di persona, ma almeno così dovrebbe essere. Credo.

Jamie Clayton è quella a destra.
Giusto per fare chiarezza.

E con la comparsa a sorpresa dell'attrice trans della serie dei Wachowski Sense8, si chiude la lista degli “scarti” delle Cotte adolescenziali.
Per quest'anno già così potremmo anche averle viste tutte, e invece no. Le folli classifiche cannibali del 2015 sono appena iniziate!

Men of the Year 2015 - La Top 10

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Dopo l'anteprima di ieri, con gli “scarti” delle Cotte adolescenziali 2015, le classifiche di Pensieri Cannibali del meglio (e prossimamente anche del peggio) dell'anno entrano nel vivo. Ecco i personaggioni maschili del 2015.
Chi sono gli uomini che più hanno segnato gli ultimi 12 mesi, almeno per questo blog?
Eccoli qui, ma prima un breve riepilogone dei vincitori delle scorse edizioni di questo (diciamo) prestigioso riconoscimento:




10. Sono giapponese
(Giappone, anno?)
Il suo 2015: il video Sono giapponese (sebbene sia stato girato nel 2013)

Non so chi sia. Non so come si chiami. Non so nemmeno se sia ancora vivo, visto che questo video risale al 2013 ma è diventato virale soltanto nel corso di quest'anno. So solo che “Sono giapponese” è una delle cose più divertenti mai viste e io a quest'uomo voglio un gran bene. Anche se non so chi sia.



ex aequo
10. John Travolta
(USA 1954)
Il suo 2015: protagonista in rete con le gif “Confused Travolta”

John Travolta quest'anno non era fuori con nessun nuovo film. Nonostante questo, è stato uno dei grandi protagonisti del 2015. Il merito? Dei meme e delle gif più esilaranti e utilizzate in qualsiasi contesto immaginabile o non immaginabile dell'anno: Confused Travolta.
Insieme a Sono giapponese, l'altro fenomeno del web del 2015. Altroché Gianni Morandi e Giancarlo Magalli!


9. Will Forte
(USA 1970)
Il suo 2015: la serie tv The Last Man on Earth, i film Tutto può accadere a Broadway e The Ridiculous 6

Il protagonista nonché creatore di una delle serie comedy più divertenti e originali dell'anno, The Last Man of the Year on Earth (sebbene la seconda stagione sia un po' calata rispetto alla prima), è davvero un tipo forte. Anzi, Will Forte.


8. Charlie Cox
(UK 1982)
Il suo 2015: La serie tv Daredevil, il film La teoria del tutto
"Vorrei poter vedere, soltanto per leggere in che posizione della classifica sono."
"Ma chi prendo in giro?
Ormai lo sanno tutti che sono un falso invalido."

I supereroi di solito non mi piacciono. Preferisco i villain. Daredevil non fa eccezione, visto che ho adorato il cattivone Wilson Fisk interpretato da Vincent D'Onofrio. Se per una volta però non ho fatto troppo il tifo contro il buono di turno, è stato grazie all'interpretazione “molto umana” - sia letto con la voce di Fantozzi - di Daredevil resa da Charlie Cox. Quindi applausi per lui.


7. Eddie Redmayne
(UK 1982)
Il suo 2015: La teoria del tutto, la vittoria dell'Oscar per La teoria del tutto, il film Jupiter - Il destino dell'universo

Eddie Redmayne è uno dei migliori attori del mondo, o uno dei peggiori?
A guardare la sua pazzesca performance nei malandati panni dell'astrofisico Stephen Hawking ne La teoria del tutto, che gli ha fatto vincere un meritato Oscar, si direbbe la prima.
A vederlo invece nei ridicoli panni del cattivone di Jupiter - Il destino dell'universo dei fratelli Wachowski, viene da dire più la seconda.
Nel bene o nel male, comunque, un anno da grande protagonista.

"Macché Oscar...
Essere in questa classifica di Pensieri Cannibali sì che è un riconoscimento importante!"


6. Dave Grohl
(USA 1969)
Il suo 2015: l'EP “Saint Cecilia” con i Foo Fighters, alcune memorabili esibizioni live come quella con la gamba rotta in Svezia, quelle sul “trono di chitarre” e il concerto speciale a Cesena in onore dei Rockin'1000
"Tranquillo, Cannibal.
Anche con una gamba rotta, un calcio in culo riesco a tirartelo lo stesso!"

Dave Grohl è la rockstar dell'anno. Non perché abbia tirato fuori chissà quali fenomenali nuove canzoni, ma più che altro per il suo comportamento sul palco.
Durante un concerto in Svezia con i suoi Foo Fighters è caduto e si è rotto una gamba. Pensate che questo piccolo inconveniente possa averlo fermato?
Giammai. Come promesso al pubblico, l'ex batterista dei Nirvana poco dopo è tornato sul palco, trasportato in barella, e ha ripreso a cantare e a suonare più scatenato di prima.
Dave Grohl come Giulio Andreotti: inarrestabile.




5. Michael Keaton
(USA 1951)
Il suo 2015: Birdman

Chi l'avrebbe detto che la carriera dello storico Batman delle pellicole di Tim Burton sarebbe tornata a volare in alto parecchi anni dopo grazie a un altro supereroe?
Se con Birdman Michael Keaton non è però riuscito a portarsi a casa l'Oscar, ci riproverà il prossimo anno con Il caso Spotlight. Tanto ormai questo chi lo ferma più?
Forse giusto un cacciatore di uccelli...


4. Rami Malek
(USA 1981)
Il suo 2015: la serie tv Mr. Robot

Mr. Robotè una delle serie più folgoranti dell'anno. Una parte non da poco del merito della sua riuscita sta nello sguardo da pazzo di Rami Malek. Talmente convincente che non sembra nemmeno stia recitando. Per il momento però aspettate a rinchiuderlo in manicomio e fategli fare ancora qualche stagione di Mr. Robot, per favore.

"Sguardo da pazzo io???"


3. Kendrick Lamar
(USA 1987)
Il suo 2015: l'album “To Pimp a Butterfly”, il singolo “Bad Blood” con Taylor Swift

È l'artista che ha ottenuto più nomination ai prossimi Grammy Awards.
Il suo ultimo disco “To Pimp a Butterfly” è stato eletto album dell'anno da vari siti e riviste, tra cui Rolling Stone.
In attesa di scoprire se finirà pure tra i dischi dell'anno di Pensieri Cannibali, persino il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in persona ha scelto un suo pezzo, “How Much a Dollar Cost”, come miglior canzone del 2015.
È l'unico uomo beato tra le donne che compare nel video ricco di star femminili “Bad Blood” di Taylor Swift.
Nello spettacolare video della sua “Alright” è una specie di Birdman del ghetto e dimostra di possedere un buon potenziale futuro pure come attore.
Il 2015 è insomma stato un anno “leggermente” da ricordare per il rapper Kendrick Lamar.




2. Xavier Dolan
(Canada 1989)
Il suo 2015: la regia del film Mommy (anche se tecnicamente in Italia è uscito nel dicembre 2014, io però l'ho visto quest'anno), la regia del video di “Hello” di Adele, l'interpretazione come attore nel film Elephant Song

Xavier Dolan è destinato a diventare il regista più importante e famoso del mondo?
Considerando che ad appena 26 anni ha diretto 5 film, uno più acclamato dell'altro, fino ad arrivare al tripudio dello splendido Mommy, e che la cantante più popolare dell'universo (per chi non lo sapesse: Adele) l'ha chiamato a dirigere il video della sua hit  "Hello", e che ha in cantiere due nuove pellicole ricche di star - The Death and Life of John F. Donovan con Jessica Chastain, Taylor Kitsch, Susan Sarandon, Kit Harington e Bella Thorne, e Juste la fin du monde con Léa Seydoux, Marion Cotillard e Vincent Cassel - il mondo sembra già ai suoi piedi.


1. Jon Hamm
(USA 1971)
Il suo 2015: l'ultima stagione di Mad Men, guest-star nelle serie tv Unbreakable Kimmy Schmidt e Wet Hot American Summer: First Day of Camp

Jon Hamm è l'Uomo dell'anno di Pensieri Cannibali 2015. Perché?
Per due ragioni: la prima, più ovvia, è perché è stato ancora una volta, per un'ultima volta, immenso in Mad Men, giunta alla sua stagione conclusiva con un finale che più geniale non si poteva immaginare.
La seconda è che il serioso Don Draper di Mad Men ha dimostrato anche un notevole senso per la comicità, con la partecipazione straordinaria a due divertenti serie comedy: è stato uno spassoso super agente segreto ma non troppo in Wet Hot American Summer: First Day of Camp, e soprattutto un esilarante “santone” di una setta in Unbreakable Kimmy Schmidt.
Che lo si prenda sul serio o che lo si prenda per ridere, il Mad Man of the year è lui.

"Adesso che ho conquistato il titolo di Man of the Year di Pensieri Cannibali mi sento finalmente in pace con il mondo."

Cotta adolescenziale 2015 - La Top 10

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Quest'anno non si perde tempo. Niente countdown che dura per giorni e giorni. La classifica delle Cotte adolescenziali ve la beccate tutta in un colpo solo. Dopo aver visto gli “scarti”, ovvero i nomi che per poco non sono riusciti a entrare nella decina, ecco la Top 10 delle donne più belle, affascinanti, sexy del 2015 secondo questo blog.

Prima però, giusto per perdere un minimo di tempo altrimenti non sarebbe davvero Pensieri Cannibali, un ripasso con il palmares delle vincitrici degli anni passati:



10. Dakota Johnson
(USA 1989)
Il suo 2015: i film Cinquanta sfumature di grigio, A Bigger Splash, Black Mass - L'ultimo gangster, Chloe & Theo, Cymbeline

Cinquanta sfumature di grigio forse non è un capolavoro cinematografico. Forse, eh. Secondo me non è però nemmeno così male come si dice in giro. Piaccia o, soprattutto, non piaccia il film, Dakota Johnson offre in ogni caso un'interpretazione notevole. Un'interpretazione fisica davvero notevole. Attenzione però che la figlia di Don Johnson e Melanie Griffith, vista negli ultimi mesi anche in altre pellicole come A Bigger Splash e Black Mass, è pure un'attrice niente male. Lo so che adesso non ci credete, ma se Kristen “Bella di Twilight” Stewart in Sils Maria ha dimostrato di essere un'ottima interprete, volete che non ce la faccia anche lei?



9. Cara Delevingne
(UK 1992)
Il suo 2015: i film Città di carta, The Face of an Angel e Pan - Viaggio sull'isola che non c'è, il video di “Bad Blood” di Taylor Swift, l'addio al mondo delle passerelle

Non mi piacciono molto le “sopracciglione”. O meglio, non mi piacevano le “sopracciglione”. Negli ultimi tempi cominciano ad affascinarmi in un inquietante e misterioso modo, che non mi so spiegare io. Prima è successo con Lily Collins, adesso con Cara Delevingne, alla veneranda età di 23 anni ormai ex modella e sempre più lanciata sul grande schermo. Dopo Città di carta, The Face of an Angel e Pan - Viaggio sull'isola che non c'è, sono convinto che il prossimo anno con Suicide Squad lei e le sue sopracciglione ipnotiche incanteranno anche i più scettici. D'altra parte il suo personaggio nel film si chiamerà Enchantress.



8. Sasha Grey
(USA 1988)
Il suo 2015: il film (non porno) Open Windows

Fino ad ora, se dicevi che ti piaceva Sasha Grey venivi considerato un maniaco sessuale, un pervertito, un “pornomane”. Adesso che Sasha Grey non è più una star del cinema per adulti, ma è una scrittrice, dj, nonché un'attrice cinematografica a tutti gli effetti che recita in film "seri" come il thriller spagnolo Open Windows, se dici che ti piace Sasha Grey...

Resti sempre etichettato come un “pornomane”, non è cambiato niente.

"Evvai, mi hanno dato la parte in un film non porno!"
"Ma mi fanno spogliare pure qua...
La mia è proprio una maledizione!"


7. Miriam Leone
(Italia 1985)
Il suo 2015: le serie tv 1992 e Non uccidere, la fiction La dama velata

L'ex Miss Italia, dopo la conduzione di Uno Mattina e le fiction Rai, ha deciso di cambiare immagine e mostrarsi come mammà l'ha fatta nella serie di Sky 1992. Di chi è il merito?
Naturalmente tutto è partito da un'idea di Stefano Accorsi.

"Evvai, sono l'unica italiana in classifica.
Beccati questa, Monica Bellucci!"


6. Gigi Hadid
(USA 1995)
Il suo 2015: ha fatto i video “How Deep Is Your Love” di Calvin Harris e “Bad Blood” di Taylor Swift, ha fatto la modella per Sports Illustrated e Victoria'a Secret, e in generale ha fatto la figa in giro

La modella Gigi Hadid è un po' la nuova Kate Upton.
Lo so che Kate Upton ha appena 23 anni e quindi non avrebbe bisogno di un'erede, però che ci volete fare? Il mondo della moda gira velocissimo ma, finché continua a sfornare delle figliole del genere, non è che stiamo a lamentarci troppo.
Chi l'avrebbe detto comunque che qualcuno di nome Gigi poteva avere questo aspetto?





5. Maika Monroe
(USA 1993)
Il suo 2015: il film It Follows

Prima di vederla nel thriller The Guest e nell'horror It Follows, non conoscevo Maika Monroe. E adesso?
Adesso #maipiùsenza!



4. Emma Roberts
(USA 1991)
Il suo 2015: la serie tv Scream Queens, il film Ashby
"Non ci posso credere... soltanto quarta???"

L'idola dell'anno.
Emma Roberts nei panni della diabolica Chanel Oberlin nella serie Scream Queens raggiunge l'apice della sua figosità e della sua cattiveria.
Come fare a non adorarla odiosamente, o al limite odiarla adorabilmente?

"Cannibal, sei peggio di Chanel #5.
La pagherai cara!"


3. Sarah Hay
(USA 1987)
Il suo 2015: la serie tv Flesh and Bone

Sarah Hay è una ballerina affermata. Non seguendo il mondo del balletto classico, non la conoscevo.
Male, perché è una tipa davvero, ma davvero notevole.
Per fortuna però che adesso, dopo una piccola apparizione ne Il cigno nero, ha anche esordito da protagonista in una serie notevolissima, Flesh and Bone, che è un po' il Black Swan del piccolo schermo.
Ma che dico Flesh and Bone?
Lei è Flesh and Bona.



2. Rachel McAdams
(Canada 1978)
Il suo 2015: la seconda stagione di True Detective, i film Southpaw - L'ultima sfida, Sotto il cielo delle Hawaii, Ritorno alla vita

Rachel McAdams ha il superpotere, un po' come Carey Mulligan, di rendere amabile anche il personaggio più odioso. C'era riuscita con la perfida Queen Bee Regina in Mean Girls e c'è riuscita pure, e in scioltezza, con l'agente non proprio Miss Simpatia della stagione 2 di True Detective.
Insomma, Rachel McAdams: o la ami o... la ami.



1. Alicia Vikander
(Svezia 1988)
Il suo 2015: Ex Machina, Operazione U.N.C.L.E., Generazione perduta (Testament of Youth), Il sapore del successo, Son of a Gun, Il settimo figlio

Caro Babbo Natale,
quest'anno mi porti un robot?
Però non voglio un robot qualunque. Non osare portarmi un rompiscatole come quello di Humandroid. Io voglio un robot-Alicia Vikander, lo stesso modello che si vede nel film Ex Machina. A mio rischio e pericolo.
Spero di non chiederti troppo, altrimenti dimmelo che vado a comprarlo da Euronics.

Grazie tante in anticipo,
Cannibal Kid

"Un drink alla mia!
E anche a Pensieri Cannibali per avermi messo alla numero 1, massì."

Il risveglio dei film

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È arrivato il giorno che tutti i fan di Star Trek stavano aspettando...

Scherzo, lo so che oggi arriva il nuovo film della saga di Star Whores...

oops, ho sbagliato ancora.
Sì, vabbé, esce Star Wars: Il risveglio della Forza, ormai lo sanno anche i muri. Attenzione, però, perché ci sono motivi d'interesse anche per quei due o tre a cui non gliene frega una cippa di niente delle guerre stellari.
Perché sono in arrivo delle nuove guerre non stellari, bensì su questo pianeta?
Speriamo di no. In compenso sono in uscita pellicole capaci di far felici pure i fan di Spielberg, Allen e dei cinepanettoni. Se ne esistono ancora.
Scoprite quindi tutte le uscite nei cinema italiani delle festività, in quest'ultimo appuntamento dell'anno con la rubrica co-condotta da me e dal mio rivale Mr. James Ford.
Tranquilli però che la rubrica a inizio 2016 torna. Per mia, e per vostra, sfortuna.

Star Wars: Episodio VII - Il risveglio della Forza
(dal 16 dicembre)
James Ford insieme a Harrison Ford.

Cannibal dice: È finalmente arrivato il nuovo tanto atteso episodio di Star Wars. Tanto atteso, ma non da me che di questa saga me ne sbatto altamente. Nonostante questo, pure su Pensieri Cannibali ci sarà modo di parlare più approfonditamente delle vecchie puntate. Riguardo a questo nuovo capitolo, sono moderatamente curioso giusto di scoprire se potrà rappresentare davvero un risveglio per la serie, o se sarà una boiata stile La merdaccia fantasma. Di certo però non ci perderò il sonno a pensarci, come invece farà il superfan James Ford.
Ford dice: ho sempre amato la saga di Star Wars, e sono riuscito a perdonare a Lucas anche cose decisamente lontane dall'essere esaltanti come La minaccia fantasma, eppure di norma sono piuttosto cauto quando vengono attivate operazioni come quella de Il risveglio della forza, che pare più marketing che altro. Eppure, Abrams con Star Trek ha fatto un lavoro egregio, ed il fascino della Saga resta invariato: fiducioso, io mercoledì sarò in sala. Che la Forza sia con me.

Il ponte delle spie
(dal 16 dicembre)
"Quei due blogger spioni vanno fermati.
Subito."

Cannibal dice: Il nuovo di Steven Spielberg con Tom Hanks negli Usa ha ricevuto un'accoglienza da parte di pubblico e critica piuttosto tiepidina. Un modo gentile per dire che è passato parecchio inosservato. Considerando che Mr. Hanks mi sta simpatico quasi quanto Mr. Ford e che gli ultimi lavori di Spielberg mi hanno fatto pena quasi quanto un film medio consigliato sempre da Ford, di certo non sto certo a dispiacermi troppo per loro.
Ford dice: oltre a Star Wars, voglio bene anche a Spielberg, anche se, per dirla tutta, questo Il ponte delle spie già dal trailer mi sa di porcata distante un paio di miglia. Sarei lieto di essere smentito, ma purtroppo prevedo un massacro in stereo come fu ai tempi di War Horse, che mise d'accordo in negativo perfino me e quel cavallo goloso di Peppa.

Irrational Man
(dal 16 dicembre)
"Ford non è un irrational man come me. Lui è un deficient man."
"Ahahah, hai davvero ragione, Gioacchino!"

Cannibal dice: Woody Allen mi fa un po' lo stesso effetto di Star Wars. Non rientro tra quelli che impazziscono per lui, però un minimo di curiosità per vedere ciò che combina c'è lo stesso. Irrational Man vanta poi un super cast capitanato da Joaquin Phoenix, Emma Stone e dalla sempre sottovalutata e sottoutilizzata Parker Posey, quindi la curiosità è pure più alta del solito. Dubito comunque che questo Irrational Man riuscirà a trasformarmi in un fan di Allen, come dubito che mai diventerò un fan di Ford.
Ford dice: Allen è sempre una scommessa, considerato che riesce a sfornare grandi cose come schifezze subumane, al contrario del Cucciolo eroico che, nel novantanove per cento dei casi, è in grado di consigliare sempre schifezze.
Un tentativo, non fosse altro che per Joaquin Phoenix, si farà, ma con l'asticella dell'hype giustamente bassa.

Vacanze ai Caraibi - Il film di Natale
(dal 16 dicembre)
"Dobbiamo andare a nasconderci. Proprio come quei due blogger."

Cannibal dice: Insieme a Star Wars, torna pure il cinepanettone. Io avrei anche fatto volentieri a meno di entrambi, ma il richiamo del denaro è troppo forte e quindi, quando una cosa funziona, si tende a replicarla all'infinito. Unica cosa: siamo sicuri che il cinepanettone sia una ricetta che funziona ancora?
Ford dice: ho sempre evitato i Cinepanettoni quanto e più di Cannibal, e non comincerò certo ora ad invertire la tendenza.

Natale col boss
(dal 16 dicembre)
"Hey Ford, non provare a rubarmi il soprannome:
tu non sei un nongiovane, sei vecchio e basta!"

Cannibal dice: Attenzione perché questo potrebbe non essere il tipico cinepanettone. Potrebbe essere persino peggio! Anche perché al peggio - e ne ho conferma tutti i giorni quando vado a visitare WhiteRussian - non c'è mai fine.
Ford dice: come il Cinepanettone, peggio del Cinepanettone. Il trailer, oltretutto, fa davvero vomitare il culo. Basta con questa roba. Davvero.

Francofonia - Il Louvre sotto occupazione
(dal 17 dicembre)
"Aspettate! Questa scena non è venuta noiosa abbastanza...
Rifacciamola!"

Cannibal dice: Non sono fan di Star Wars, né di Spielberg, né di Allen, né dei cinepanettoni, né tanto meno di Aleksandr Sokurov, uno dei registi più noiosi del mondo. Non a caso è amato da Mr. James Boring. E il bello è che questo film si preannuncia ancora più soporifero del solito...
Le probabilità che lo guardi di mia spontanea volontà sono quindi le stesse che questo film ha di superare Star Wars nella classifica degli incassi.
Ford dice: tecnicamente e visivamente parlando, Sokurov è un genio come pochi ne esistono attualmente, al mondo, parlando di Cinema. Peccato che, di norma, risulti quantomeno ostico al grande pubblico ed ai finti intenditori di Cinema come Cannibal, che di fronte a proposte davvero con le palle di norma finiscono per fuggire come un branco di lepri davanti alla volpe.
Personalmente, spero garantisca come al solito meraviglia.

Alvin Superstar - Nessuno ci può fermare
(dal 23 dicembre)
"Ford, scendi dall'auto! Guidiamo meglio noi."

Cannibal dice: Per completare la serie di pellicole di cui non sono fan in arrivo in queste festività natalizie ci sono pure le bambinate d'animazione. Come Ford, purtroppo nessuno le può fermare.
Ford dice: di Alvin ricordo visioni da bambino del cartone animato, che pure non mi faceva impazzire, ed i primi esperimenti fatti con il fast forward per imitare le voci dei Chipmunks sullo stereo. Per il resto, ho sempre ignorato la loro presenza al Cinema quasi più di quella di Peppa Kid nella blogosfera. E mi sento bene a continuare così.

Masha e Orso - Amici per sempre
(dal 23 dicembre)
"Facciamo una letterina a Babbo Fordale con la macchina da scrivere,
che le e-mail quello non sa ancora cosa sono."

Cannibal dice: Per 'sta roba credo che ormai persino i miei nipotini siano troppo grandi. Il mio blogger rivale invece mi sa di no...
Io preferisco andare a vedere Cannibal e Ford - Nemici per sempre.
Ford dice: il Fordino adora Masha e Orso, ma per l'esperienza in sala preferisco aspettare primavera e Kung Fu Panda 3.
Per il momento, continueremo con la visione degli episodi in tv.

Franny
(dal 23 dicembre)
"Per quest'anno la rubrica curata da Ford e Cannibal è finita:
YAHOOOOO!

Cannibal dice: Pellicola con Richard Gere che puzza di buonismo natalizio lontano un miglio. Ma spero di sbagliarmi. Su Ford invece non mi sbaglio: lui ormai è più buono e buonista di Fabio Fazio e Babbo Natale messi insieme. Detto questo, buon Natale, dannato Ford!
Ford dice: le pellicole natalizie, di norma, finiscono per infastidirmi più di quanto non faccia nel resto dell'anno Cannibal.
Lascio dunque Richard Gere alla sua dorata pensione e mi preparo a combattere con il mio rivale anche per tutto il duemilasedici.
Nel frattempo mi tocca augurare Buon Natale e Buon Anno perfino a lui.
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