Quantcast
Channel: pensieri cannibali
Viewing all articles
Browse latest Browse all 1858

Arrival, un film (e una recensione) dell'altro mondo

$
0
0




Arrival
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Mark O'Brien, Tzi Ma


In esclusiva mondiale, anzi in esclusiva universale, vi propongo la recensione che gli alieni “eptapodi” hanno mandato a Pensieri Cannibali dopo aver visto il film Arrival di Denis Villeneuve. Eccola!



Non avete capito esattamente cosa vogliono dire?
È una cosa normale, a meno che non conosciate la lingua degli eptapodi, che si esprimono in tale singolare modo.
Per cercare di comprendere la loro recensione, Pensieri Cannibali ha riunito un team di esperti che comprende la linguista Amy Adams, il fisico teorico (ma che davvero?) Jeremy Renner e Scarlett Johansson.
Cosa c'entra Scarlett?

Niente, però ha girato il film Lost in Translation, quindi ho pensato che potesse dare una mano in qualche modo. E soprattutto è sempre un gran bel vedere.


Dopo giorni e giorni di studi e attente riflessioni, questa è la traduzione ufficiale di quello che potrebbero aver voluto dire.

Arrival è un film che getta le basi per un approccio nuovo alla fantascienza. Non che sia qualcosa di mai visto prima. Noi nei nostri viaggi interstellari ne abbiamo viste di tutti i colori, abbiamo studiato la vostra cultura (molto primitiva, se dobbiamo essere sinceri) e abbiamo guardato tutti i film che voi stupidi umani ignoranti e razzisti avete girato su di noi. Alcuni sono anche carini, come il simpatico E.T. l'extra-terrestre. Altri, come Mars Attacks! e La guerra dei mondi, li riteniamo così offensivi che abbiamo pensato di attaccarvi soltanto per farvela pagare di avere avuto una visione così pessimistica su di noi e sul nostro comportamento. Ci sono poi pellicole come Independence Day e ancor di più il sequel Independence Day: Rigenerazione che sono proprio delle aberrazioni non solo per come noi veniamo presentati, ma anche da un punto di vista cinematografico.
Arrival all'inizio a tratti può sembrare un film apocalittico di quelli appunto alla Roland Emmerich o anche alla Michael Bay, solo senza le stronzate tipiche dei film di Roland Emmerich o Michael Bay. Più in là c'è anche qualche vicinanza con Incontri ravvicinati del terzo tipo del solito Steven Spielberg (certo che quello nei nostri confronti ha una preoccupante ossessione tipo stalker), Contact di Robert Zemeckis e a livello visivo persino 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Allo stesso tempo va però oltre questi modelli, per proporre un concetto di tempo molto libero alla Christopher Nolan, riuscendo in qualche modo a non incasinare tutto come da lui fatto nel pur interessante Interstellar, e finendo per trovare il bandolo della matassa. Merito di una sceneggiatura capace di creare un puzzle molto articolato, che getta dentro varie tematiche culturali, sociali, relazionali, politiche e psicologiche, ma che alla fine va a comporre un disegno semplice, come quello di una bambina che sogna che i suoi genitori stiano ancora insieme. Tutto nella conclusione assume un senso, persino la presenza di Jeremy Renner che, fino a quel momento, era sembrato abbastanza inutile.




ATTENZIONE SPOILER

Il lavoro di comunicazione tra umani e alieni in pratica è fatto tutto dalla sola Amy Adams, mentre Renner sembra stare lì a fare la bella statuina. Come padre poi è sempre assente. Nell'ultima scena però tira fuori la frase più romantica che noi alieni abbiamo mai sentito nella nostra vita: “Sono stato con la testa rivolta alle stelle per tutto il tempo che ricordo e sai cosa mi ha sorpreso? Non è stato di incontrare loro, è stato di incontare te.” Ed è allora che abbiamo compreso che la presenza di Jeremy Renner è fondamentale. Anche se non fondamentale quanto la Adams, che con l'intelletto e una notevole dose di coraggio riesce a salvare le sorti dell'universo manco fosse Superman. Ironico, per una che nelle pellicole della DC Comics ha la parte di Lois Lane.

FINE SPOILER

"Hey Jeremy, dovevano proprio venire da un altro pianeta per comprendere la tua utilità in questo mondo, hahaha."
"Non lo trovo per nulla divertente, Amy."

Arrival nel finale ci ha fatto persino venire le lacrime agli occhi, e noi gli occhi manco ce li abbiamo, e raggiunge un livello di bellezza così alto, che non crediamo esistano parole umane per descriverlo. Almeno, non tra quelle che Amy Adams con tutta la pazienza del mondo, e della galassia, ha cercato di insegnarci. Nonostante i suoi sforzi, ancora non riusciamo a parlare bene la vostra lingua, un po' come il povero Michael Schumacher non è mai riuscito a fare con l'italiano, e così la recensione l'abbiamo affidata alla nostra forma di comunicazione, sperando che Amy Adams, con il prezioso (si fa per dire) aiuto di Jeremy Renner, riesca a comprendere quello che volevamo dire.

"Che fai, Jeremy, tocchi?"
"Beh, così almeno poi non dici più che sono del tutto inutile..."


Arrivando al succo del discorso, quello che vogliamo dire è che Arrival è un film splendidamente girato da Denis Villeneuve, uno talmente bravo che potrebbe darci soddisfazioni persino con il rischioso sequel di Blade Runner, ha delle musiche molto originali e aliene (e detto da noi non può che essere il migliore dei complimenti) composte dall'islandese Jóhann Jóhannsson e con l'aggiunta della magnifica “On the Nature of Daylight” di Max Richter suonata in apertura e chiusura, c'è una Amy Adams da Oscar, ma soprattutto c'è un cinema di fantascienza ai suoi massimi livelli da un punto di vista emotivo e... umano.
Sì, umano in questo unico caso prendetelo pure come un complimento, stupidi umani!
(voto 9/10)

"Amy, sei sicura che gli alieni con questo simbolo abbiano voluto dire tutte queste cose?"
"Veramente no, per niente, però vallo a trovare un linguista più autorevole di me in grado di smentirmi."

Viewing all articles
Browse latest Browse all 1858