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Channel: pensieri cannibali
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Scottish Pastoral

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American Pastoral
Regia: Ewan McGregor
Cast: Ewan McGregor, Dakota Fanning, Jennifer Connelly, David Strathairn, Valorie Curry, Uzo Aduba, Hannah Nordberg


Lui è il tipo che tutti ammirano. Quello che tutti i ragazzi sognano di essere e tutte le ragazze (e anche alcuni ragazzi) sognano di farsi. È quello che sai già avrà un futuro brillante davanti a sé, qualunque cosa farà nella vita.

Di chi sto parlando?
Di Seymour Levov, un ragazzo soprannominato “Lo svedese” che è l'atleta scolastico migliore del New Jersey, un campione sia nel football che nel baseball, ed è pure bello, brillante e persino gentile e simpatico. Un tipo perfetto che si sposa con la fregna perfetta, Jennifer Connelly.


Una così bella da aver incantato più e più generazioni di spettatori, fin dal suo indimenticabile esordio in C'era una volta in America, e raggiungendo il vertice della sua figosità nella commedia scritta da John Hughes Tutto può accadere, il film del 1991 in cui un povero fortunato si ritrova una sera tutto solo con lei all'interno di un supermercato.




Dall'unione tra un tipo così che si sposa con una tipa così non potrà che uscirne una creatura meravigliosa, giusto?

Ehm, non proprio.
Se pensate che la loro vita insieme sarebbe stata perfetta avevate ragione, ma solo fino a che non gli è nata una figlia. Da lì tutto è cambiato...



Lui è il tipo che tutti ammirano. Quello che tutti i ragazzi sognano di essere e tutte le ragazze (e anche alcuni ragazzi) sognano di farsi. È quello che sai già avrà un futuro brillante davanti a sé, qualunque cosa farà nella vita.

Di chi sto parlando?
Non solo di Seymour Levov, ma anche di Ewan McGregor, l'attore che lo interpreta in American Pastoral. Io l'ho sempre adorato, persino venerato, e ho sempre desiderato essere come lui. Persino (e forse soprattutto) in versione tossica alla Mark Renton. Dal folgorante Trainspotting in poi, Ewan non tutte le volte ha azzeccato i film giusti, però ha infilato una numerosa serie di filmoni come Moulin Rouge! e Big Fish, più alcuni miei cult personali come Velvet Goldmine, Una vita esagerata, Abbasso l'amore e Beginners.


Quando ho sentito che esordiva alla regia, ho subito immaginato che l'avrebbe fatto con un film che avrei adorato. Non importava che le prime critiche arrivate al suo American Pastoral non fossero proprio gentili. Io ci credevo ancora. Ewan McGregor è uno dei miei miti, uno dei miei modelli esistenziali, uno dei miei attori preferiti. Ha tutto il potenziale per diventare anche uno dei miei registi preferiti. Io ci volevo credere. Io ci ho voluto credere anche nei primi minuti di visione, quando sembra avere inizio una di quelle storione avvincenti un po' alla Big Fish...

L'illusione purtroppo dura appena una manciata di minuti. Dopodiché ci si aspetta che la pellicola entri nel vivo, che la storia esploda con tutto il suo coinvolgimento emotivo e invece... niente. Si resta all'asciutto. American Pastoral è un film freddo e impersonale. Da un'opera prima ci si aspetterebbe passione. Ci si aspetterebbe un'opera con dentro magari qualche perdonabile sbavatura, ma anche con un fuoco che arde. Questa pellicola girata in maniera molto classica e per carità impeccabile non sembra invece per niente un'opera prima. E lo dico in senso negativo.

Ewan McGregor sembra girare un piatto adattamento di un romanzo che gli è piaciuto, ma il fatto che gli sia piaciuto non emerge. L'attore pare dirigere una storia non sua, che non gli appartiene per niente e infatti è proprio così. Cosa c'entra uno scozzese cresciuto tra gli anni '70 e gli '80 con un romanzo americanissimo ambientato per lo più nei 60s e con protagonista un uomo ebreo del New Jersey soprannominato “Lo Svedese”?

Niente, ma proprio zero. E infatti il film è girato (ma pure recitato) senza il minimo trasporto, quindi figuriamoci il coinvolgimento che può provocare nello spettatore. Se a ciò aggiungiamo che il personaggio della figlia di Ewan McGregor, una ragazzina balbuziente malamente interpretata da Dakota Fanning, è un'attivista radicale in favore dei movimenti di protesta giovanili talmente insopportabile che renderebbe anti-hippie persino il più fervido tra gli hippie, il patatràc è bell'e che servito.


American Pastoral più che un film brutto è un film del tutto anonimo e questa è una cosa che da un tizio qualunque l'avrei anche più o meno accettata. Ma da uno dei miei idoli personali al suo esordio dietro la macchina da presa proprio no, non ci riesco. Ora non mi resta che sperare che, abbandonate le velleità registiche e tornato a indossare i panni di Mark Renton in atmosfere Scottish Pastoral a lui più familiari, Ewan McGregor ritrovi la passione di un tempo, quella in grado di fargli tirare fuori facce come questa...


L'unica faccia che invece ho fatto io dopo aver visto American Pastoral è stata questa...

(voto 5/10)


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