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Serie d'estate dimenticate 2017 – Cosa vedere e cosa anche no

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Ci sono così tante serie che, anche se è estate e non c'avete una mazza da fare, non sapete quali vedere e quali no?
Non c'è problema. Seguite i consigli di Pensieri Cannibali su quali telefilm iniziare, quali evitare del tutto, e a quali forse dare una possibilità.


Cosa vedere👍

4. Fargo
(stagione 3)

Fargo è una serie che merita sempre di essere vista, diciamolo subito. Aggiungiamo però anche che la stagione 3 mi è piaciuta molto per alcuni aspetti, e parecchio meno per altri.

Cosa mi è piaciuto di Fargo 3

Mary Elizabeth Winstead

Oltre a diventare sempre più figa, questa qua diventa anche sempre più brava.


Carrie Coon

Se il personaggio di Mary Elizabeth Winstead è quello più appariscente, quello che finisce per restare di più sotto pelle è invece l'agente interpretata da Carrie Coon, che va a raccogliere il testimone da Marge Gunderson (Frances McDormand) del film dei Coen e dall'agente Molly Solverson (Allison Tolman) della prima stagione. C'è una scena, in particolare, che mi è rimasta impressa: quella in cui si va a lavare le mani e finalmente il rubinetto “riconosce” la sua presenza. Lei c'è. Lei vive. Lei esiste.



L'episodio 8

L'ottavo episodio ha lasciato intravedere ciò che sarebbe potuta essere l'intera stagione, e invece è stata solo in parte. Tra atmosfere da survival-horror e una scena lynchiana con Ray Wise, la creatività della serie ha raggiunto qui il suo picco.


Il robot

Un aspetto intrigante della serie Fargo è come riesce a inserire al suo interno elementi sci-fi che in apparenza (e forse non solo in apparenza) non c'entrano una mazza con il resto. In questa stagione c'è la storiella di un robot che è talmente bella da rubare la scena persino alla storia principale, che invece non è poi così eccezionale.




Cosa non mi è piaciuto di Fargo 3

La storia principale

Va bene che è il “format” della serie, però tutte queste storie di loser di provincia che finiscono, un po' per sfortuna e un po' per idiozia personale, invischiati all'interno di vicende criminali e omicide più grandi di loro cominciano a somigliarsi tutte. E, dopo un film e tre stagioni, iniziano anche a stufare. Almeno me.


Il doppio Crispy McGregor

Ewan McGregor nella doppia parte di due fratelli? Ero già pronto a gridare all'Emmy, anzi al doppio Emmy per lui, e invece per l'ennesima volta negli ultimi tempi lo scozzese mi ha deluso. Dopo l'anonimo debutto alla regia con American Pastoral, in cui se dietro la macchina da presa al suo posto ci fosse stato un robot nessuno se ne sarebbe accorto, e dopo essere stato il meno convincente nel cast di T2: Trainspotting, il mio (ormai ex?) idolo non è riuscito a convincermi né nella parte di un fratello, né dell'altro. Ewan, cosa ti sta succedendo?
O cosa sta succedendo a me?


Il cattivone

David Thewlis nei panni del villain disgustoso è perfetto. Persino troppo. La sua interpretazione è così efficace che ancora adesso non ho capito se ho odiato il personaggio, oppure l'attore.


Il finale

Il finale enigmatico, in perfetto stile Coen, mi ha lasciato parecchio insoddisfatto. È per cose come questa, insieme alle solite pallose citazioni bibliche, che non riesco e probabilmente non riuscirò mai ad amare fino in fondo un prodotto coeniano, nonostante l'autore della serie sia Noah Hawley. Un altro che, come dimostra pure la sua seconda creatura seriale Legion, è capace di spunti ottimi, così come di solenni e incomprensibili cantonate.



3. Gypsy

Sono uno spettatore semplice: esce una serie Netflix con Naomi Watts che prende una cotta per una tipa (una Sophie Cookson cui nessun uomo o donna o animale può resistere) e io me la binge-watcho subito. E, anche se al resto del mondo ha fatto schifo, a me ha esaltato e intrigato parecchio. Sarà che sono uno spettatore semplice, molto semplice.




2. GLOW

Glow è una serie sul wrestling femminile anni '80...
Che cosa?
Sul serio???
E chi è il creatore, il mio nemico Mr. James Ford, noto (si fa per dire) ex wrestler, oggi noto (si fa sempre per dire) blogger?


Per fortuna no e per fortuna GLOW è una FIGATA!!!
Anche perché non è che sia proprio una serie sul wrestling-wrestling. È una serie su un'attrice fallita che, non trovando di meglio, accetta di partecipare a un programma tv in cui le donne si picchiano, liberamente ispirato allo show trash americano esistito per davvero Gorgeous Ladies Of Wrestling. Raccontata così può sembrare comunque una cacchiata e invece no. L'argomento wrestling viene trattato in maniera ironica e non si potrebbe fare altrimenti. L'unico che riesce a restare serio mentre ne parla è il “sopraeccitato” James Ford.
Le risate sono garantite soprattutto dal regista dello show, interpretato da un esilarante, grandioso, epico Marc Maron, stand-up comedian americano con una lunga carriera, che avevo già visto comparire in un episodio della serie Roadies, ma che non conoscevo più di tanto e che ora invece è diventato il mio nuovo idolo.


Per quanto sia una comedy divertente e che si guarda con piacere e leggerezza, allo stesso tempo c'è una vena di nostalgia 80s e una certa tristezza esistenziale di fondo che emerge qua e là nella protagonista così come nelle comprimarie (tra cui c'è anche la cantante inglese Kate Nash), tutte a loro modo delle “losers” che sembrano una versione uscita di galera delle tipe di Orange Is the New Black. Non a caso tra i produttori di GLOW c'è anche Jenji Kohan, la creatrice proprio di OITNB.


Un mix di comedy e drama in grado di regalare un certo spessore, e anche una certa malinconia al prodotto. Menzione d'onore poi per la protagonista, una Alison Brie (già vista in Mad Men e Community) strepitosa, da Emmy e da Golden Globe immediati, fantastica soprattutto quando indossa i panni della wrestler sovietica Zoya la Destroya.


GLOW poteva essere solo un guilty pleasure scemo, e invece riesce a essere una serie bella e basta. Chi l'avrebbe detto?




1. Dear White People

Cara gente di colore, la nuova serie Netflix Dear White People mi è sembrata quasi una versione black de Le regole dell'attrazione. O più che altro un ribaltamento rispetto al film di Roger Avary tratto dal romanzo di Bret Easton Ellis. Laddovè lì i protagonisti erano dei bianchi ricconi viziati e privilegiati, qui i riflettori sono puntati su un gruppo di studenti di colore, degli outsider in cerca di riscatto. L'ambientazione invece è pressoché la stessa, un prestigioso college di cui ci viene proposta la vita scolastica tra i vari party che si susseguono e le vicende dei personaggi nelle loro stanze da letto, piuttosto che nelle aule. Tra storie di sesso etero, gay e bi, e relazioni di nemicamicizia, c'è però qui un maggiore risalto alla questione razziale.


Cara gente di colore, in questa serie troverete dei personaggi in cui potervi finalmente rispecchiare in pieno, ma in cui anche noi cara gente bianca può ritrovarsi. Perché il colore della pelle conta, e Dear White People non fa che confermarlo, ma ci sono di certo cose più importanti a cui guardare. Come i personaggi, le storie e il modo di raccontarle, e questa serie sa come raccontarle in una maniera molto efficace, grazie a delle ottime regie (un episodio è diretto alla grande da Barry Jenkins, il regista del film premio Oscar Moonlight), grazie alle valide interpretazioni di un cast ricco di giovani volti da tenere d'occhio (su tutti la deejay rivoluzionaria Logan Browning, l'incazzato Marque Richardson, il nerd DeRon Horton e la sexy Antoinette Robertson) e grazie a delle sceneggiature che in ogni episodio si concentrano su un personaggio in particolare, proprio come Lost e Skins, e che unite una all'altra riescono a creare un puzzle gigante sfaccettato e pieno di colori. Non solo black.
Cara gente di colore, complimenti, avete tirato fuori davvero un'ottima serie.



Cosa vedere, ma anche no 😕

3. Daytime Divas

Se siete in cerca di un guilty pleasure estivo leggero leggero, da visione col cervello staccato, ma proprio del tutto, Daytime Divas è la visione che fa per voi. In un'estate orfana di UnREAL, visto che la terza stagione non arriverà prima del 2018, questa serie arriva come un contentino. Anche qui l'attenzione è concentrata sul dietro le quinte di una produzione televisiva trash, in questo caso non un reality show, bensì un talk show al femminile da ora di pranzo, quelli tipo Oprah, o tipo una versione a stelle e strisce dei programmi di Barbara D'Urso. Non è certo al livello di UnREAL, ma per placare le crisi d'astinenza come metadone può funzionare. Per il momento.




2. Blood Drive

Blood Drive nasce come un incrocio a metà strada tra Grindhouse – A prova di morte e Mad Max, con dentro pure un pizzico di Wacky Races – Le corse pazze, il mitico cartone di Hanna-Barbera.


Questa serie racconta con spirito da B-movie d'altri tempi una folle corsa ambientata in un distopico futuristico 1999 in cui la benzina è merce davvero rara. Per far andare le auto, ci si arrangia allora come si può, anche utilizzando come gasolio il... sangue umano.
Gli “eroi” di turno sono il poliziotto bellone Arthur Bailey (Alan Ritchson), soprannominato Barbie, e la figona Grace D'Argento (Christina Ochoa), che corre per ottenere il premio finale della corsa e poter così aiutare l'adorata sorellina rinchiusa in un manicomio. I due ce la faranno a vincere la corsa Blood Drive?
La serie parte a mille, le prime due puntate divertono e gasano parecchio, con il loro stile kitsch e ironico che ricorda il primo Sharknado, ma già dalla terza si comincia a frenare, sia a livello di ritmo che di entusiasmo. Come visione estiva bella fresca in ogni caso è perfetta e può regalare ancora qualche soddisfazione. Allacciatevi le cinture e recuperate Blood Drive, il divertimento e il trash sono ai nastri di partenza!




1. Pretty Little Liars

Pretty Little Liars è finito, andate in pace.


Ora che, non so bene come o perché, sono arrivato al termine della visione di tutte e 7 le stagioni e di tutti i 160 episodi, non so neanche se consiglierei la visione di questa serie o meno a chi non l'ha mai iniziata. La stagione numero 1 è risultata un intrattenimento trash pop di altissimo livello. Una specie di Twin Peaks in salsa teen (esatto: un gustoso Teen Peaks) ricco di colpi di scena, intrighi, elementi thriller mixati a vicende da soap opera, per una visione che riusciva a tenere incollati allo schermo. E non solo per la figaggine delle protagoniste, o per scoprire quale assurdo nuovo vestitino leopardato avrebbe indossato l'icona sfashion Aria.


Con il passare del tempo, inevitabilmente e inesorabilmente, il piacevole odore di trash si è purtroppo tramutato in uno sgradevole olezzo di spazzatura e la qualità della serie è precipitata sempre più giù, come d'altronde è capitato anche a prodotti più celebrati come True Blood o Dexter. Le ultime stagioni le ho seguite più per forza d'abitudine che per altro, fino a un finale che ha lasciato parecchi fan insoddisfatti, ma che io invece ho apprezzato parecchio. Soprattutto il geniale cameo hitchockiano di quel diavolo di donna dell'autrice Marlene I. King.


Da applausi poi la parte dedicata a Mona, l'idola incontrastata della serie nonché la vera quinta pretty little liar, altroché Alison.


Se dovessi consigliare a chi non ha mai visto un episodio di iniziarla o meno, non saprei allora proprio cosa rispondere. È come domandare a un eroinomane se provare l'eroina oppure no.



Cosa proprio non vedere👎

2. Still Star-Crossed

Piuttosto che cercare di farsi venire un'idea nuova, a Hollywood così come negli studios televisivi le escogitano tutte. Quelli del network ABC si devono essere domandati: è possibile realizzare un sequel di Romeo & Giulietta?
Considerando che ATTENZIONE SPOILER alla fine del suo dramma quel birbone di Shakespeare, con una mossa più perfida di quelle future di George R. R. Martin e Shonda Rhimes, ha deciso di far fuori i due protagonisti, è dura, ma non impossibile... Basta solo cercare due nuovi protagonisti. FINE SPOILER
Hanno così deciso di fare una serie sui... cugini di Romeo & Giulietta.
Sul serio?!?
Il prossimo passo qual è? Fare uno spin-off dedicato ai loro animaletti domestici?

Aridatece loro!



1. The Mist

The Mist è come Under the Dome, solo con la nebbia al posto del cupolone.
Un'altra differenza è che all'inizio non è proprio come Under the Dome. Prima di trasformarsi in una schifezza apocalittica, quest'ultimo almeno nei primi episodi ce l'aveva pure qualche motivo d'interesse (leggi: Britt Robertson). The Mist parte invece già subito nella nebbia più fitta, tra attori pessimi, regia anonima, situazioni stereotipate, approfondimenti psicologici ridicoli e personaggi agghiaccianti. Va bene che la serie è ispirata a un racconto del re dell'horror, però qui di spaventoso c'è solo la qualità.
Persino la pseudo fighetta di turno, Gus Birney, è insopportabile e fastidiosa come poche.


E allora, se proprio devo vedere della nebbia, aspetto fino a questo autunno e so già che la mia Casale Monferrato in tal senso non mi deluderà. Al contrario delle serie tratte da Stephen King.

Caro Stephen, a quando un racconto inquietante ambientato nella Pianura Padana?
Si scrive da solo...


Le recensioni ai tempi di Twitter #ReceTweet

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Marco Goi@cannibal_kid
Ecco 1 serie di commenti di max 140 caratteri su film di cui non ho avuto tempo ispirazione e/o voglia di dedicare 1 post intero #ReceTweet



Selvaggia Lucarelli@stanza237selvaggia
Più che #ReceTweet, @cannibal_kid dovevi taggarlo come #ModiCreativiPerBattereLaFiacca




Marco Goi‏@cannibal_kid
O @stanza237selvaggia, non è che devi dire la tua su qualunque argomento del mondo, pure sulle mie recensioni. #ReceTweetPerBattereLaFiacca



Selvaggia Lucarelli@stanza237selvaggia
E invece sì @cannibal_kid, sono un'opinion leader. E poi mi pagano per farlo! #LivinLaVidaLoca




Marco Goi@cannibal_kid
Ma chittepaga @stanza237selvaggia? Chi??? #chemondoassurdo





Famiglia all'improvviso – Istruzioni non incluse
Regia: Hugo Gélin
Cast: Omar Sy, Gloria Colston, Clémence Poésy
Voto: 6,5/10



Marco Goi@cannibal_kid
Che déjà vu! Per forza, è il remake del messicano Instructions Not Included. Solo che questo è francese e l'ho apprezzato di + #ViveLaFrance



Eugenio Derbez@ChicoMexicano1961
@cannibal_kid sei peggio di @DonaldTrump! Che hai contro noi poveri messicani? Vuoi anche te costruire un muro? #CannibalRazzista



Marco Goi‏@cannibal_kid
Ma certo che no @ChicoMexicano1961! È solo che sono un radical-chic terminale e provo amour per tutto ciò che è francese #nientedipersonale



Matteo Renzi @BoyScout75
E comunque i film messicani dobbiamo aiutarli a casa loro. #ComprateIlLibroAvanti




Matteo Salvini@SegaNord
Per una volta sono d'accordo con te, caro Renzuccio @BoyScout75! P.S. #IsoardiZoccola




È solo la fine del mondo
Regia: Xavier Dolan
Cast: Gaspard Ulliel, Nathalie Baye, Vincent Cassell, Léa Seydoux, Marion Cotillard
Voto: 8+/10


Marco Goi@cannibal_kid
Quando dai i brividi (non di terrore) suonando Dragostea Din Tei, significa che 6 davvero il nuovo fenomeno del cinema mondiale @XavierDolan



Jon Snò@IKnowNothing
@XavierDolan è così bravo che nel suo prossimo film riuscirà a far recitare decentemente persino me. Almeno spero... #DolanIsComing




Power Rangers
Regia: Dean Israelite
Cast: Dacre Montgomery, Naomi Scott, Becky G, RJ Cyler, Ludi Lin, Elizabeth Banks, Bryan Cranston
Voto: 3,5/10


Marco Goi@cannibal_kid
La 1a parte che sembra un plagio di Chronicle e Breakfast Club non è neanche male. Il resto è male. Molto male. #ElizabethBanksinguardabile



Chuck Norris@WalkerTexasOriginal
Chi cazzo sono questi stronzetti effeminati vestiti come poveri coglioni?
L'unico Power Walker Texas Ranger sono io!#ViArrivaUnCalcioRotante




La scoperta – The Discovery
Regia: Charlie McDowell
Cast: Jason Segel, Rooney Mara, Robert Redford, Jesse Plemons, Riley Keough
Voto: 5,5/10


Marco Goi‏ @cannibal_kid
La #discovery del film @Netflix è che esiste vita dopo la morte. WOW! La scoperta + importante da quella dell'acqua calda. #ReceTweet



Rooney Mara @Rooney_non_il_calciatore
#TheDiscovery parte da uno spunto grandioso e poi si perde. Ah, se solo l'avesse diretto uno @SpikeJonze o un @MichelGondry...




Colossal
Regia: Nacho Vigalondo
Cast: Anne Hathaway, Jason Sudeikis, Dan Stevens, Austin Stowell, Tim Blake Nelson
Voto: 7-/10


Marco Goi @cannibal_kid
A Seoul c'è un mostro Kaijū stile Godzilla ed è colpa di @AnneHathaway?! Più che con l'alcol, #Colossal ha a che fare con le droghe pesanti.



Rooney Mara @Rooney_non_il_calciatore
Mi ripeto: ah, pure #Colossal se solo l'avesse diretto uno @SpikeJonze o un @MichelGondry. Però questo nel complesso è un film + che interessante.



Donald Trump @TheDonald
Risponderemo ai mostri coreani con i Power Rangers! #TerzaGuerraMondiale




Kim Jong-un @KingoftheNorth
No, i Powel Langels no, mi fan tloppa paula! E cmq Seoul è in Colea del Sud, non del Nold, @TheDonald 'gnulant! #TelzaGuellaMondiale




Bedevil – Non installarla
Regia: Abel e Burlee Vang
Cast: Saxon Sharbino, Victory Van Tuyl, Brandon Soo Hoo, Mitchell Edwards, Bonnie Morgan
Voto: 1/10


Marco Goi‏ @cannibal_kid
Poteva essere la versione horror di Lei – Her, o un update di Scream e Final Destination, invece... è una merdaccia. #Ammazzacheapp



"Il nostro film non sarà un granché, ma anche la recensione di Pensieri Cannibali non scherza mica..."



The Devil's Candy
Regia: Sean Byrne
Cast: Ethan Embry, Shiri Appleby, Kiara Glasco, Pruitt Taylor Vince
Voto: 6/10


Marco Goi@cannibal_kid
Il metallo! Satana! Le canne! L'orrore! #TheDevilsCandy #ReceTweet




Carlo Giovanardi@GiovanardiVsTheWorld
E poi dicono che musica metal e droghe non hanno a che fare con il satanismo. Guardare #TheDevilsCandy per credere! #PorcoSatana



Kirk Hammett@il_chitarrista_dei_metallica
A me #TheDevilsCandy è piaciuto un macello, persino più del satanismo! Sarà forse perché mi citano al suo interno? #MetalloForever






Codice criminale
Regia: Adam Smith
Cast: Michael Fassbender, Brendan Gleeson, Lyndsey Marshal, Sean Harris, Rory Kinnear
Voto: 5/10


Marco Goi‏ @cannibal_kid
Com'è che @Michael_Fassbenderone da quando s'è messo con @AliciaFikander non azzecca più un film manco per sbaglio?



Michael Fassbender@Michael_Fassbenderone
Sient'a mme @cannibal_kid, so' troppo impegnato a fare altro, per concentrarmi nella recitazione... #abuonintenditor



Goldie@Goldiesputtanatutti
Secondo me Robert Del Naja dei Massive Attack non solo è Banksy, ma è anche... @Michael_Fassbenderone! #Separatiallanascita



Foto allegata da Goldie @Goldiesputtanatutti


Nerve
Regia: Ariel Schulman, Henry Joost
Cast: Emma Roberts, Dave Franco, Emily Meade, Machine Gun Kelly, Miles Heizer, Kimiko Glenn, Juliette Lewis
Voto: 6,5/10


Marco Goi‏ @cannibal_kid
Con #Nerve finalmente anche la generazione del #BlueWhale ha il suo film manifesto.
Ehm... finalmente?



Le Iene@LeIeneVere
Il #BlueWhale l'abbiamo inventato noi! Produttori di @Nerve, dateci i soldi! #ladri




Quentin Tarantino@BadMotherFucker
E voi @LeIeneVere date i soldi a me, brutti copioni! #PeggiodiZuccheroSugarFornaciari




Omicidio all'italiana
Regia: Maccio Capatonda
Cast: Maccio Capatonda, Herbert Ballerina, Sabrina Ferilli
Voto: 6,5/10


Herbert Ballerina@LuigiLuciano
#Omicidioallitaliana sembra un film divertente di @MarcelloMacchia che ironizza sulla spettacolarizzazione della cronaca nera.



Maccio Capatonda@MarcelloMacchia
Ma questo è un film divertente di @me che ironizzo sulla spettacolarizzazione della cronaca nera, caprone! Cretein! @LuigiLuciano



Sabrina Ferilli@SabrinaPoltroneSofà
E tu @cannibal_kid non dici niente? Nemmeno sulla mia interpretazione magistrale? #OscarallaFerilli



Marco Goi@cannibal_kid
Ok @SabrinaPoltroneSofà, nei panni della Bruzzone/Sciarelli/D'Urso di turno te la cavi abbastanza bene, però adesso non t'allargare. ;)




Yoga Hosers – Guerriere per sbaglio
Regia: Kevin Smith
Cast: Harley Quinn Smith, Lily-Rose Depp, Johnny Depp, Justin Long, Adam Brody, Austin Butler, Tyler Posey, Haley Joel Osment, Génesis Rodriguez, Tony Hale, Natasha Lyonne, Vanessa Paradis, Kevin Smith
Voto: 5+/10


Marco Goi@cannibal_kid
Ci son film brutti che fanno il giro e diventan belli. Non è il caso di #YogaHosers, così 1 schifezza che xò non si può odiare #scapolavoro



Johnny Depp@JohnnySoTroppoFigoDepp
@kevinsmithquellodiclerks ammettilo che hai fatto #YogaHosers solo x far recitare la tua figlia raccomandata @HarleyQuinnSmith #nepotismo



Kevin Smith@kevinsmithquellodiclerks
Hai ragione @JohnnySoTroppoFigoDepp. Però se la cavano meglio lei e pure la tua figlioletta raccomandata @LilyRoseDepp di te. #ritirati



Johnny Depp@JohnnySoTroppoFigoDepp
Te credo, m'hai dato il personaggio peggiore nella Storia del Cinema: @GuyLapointe. Il film non parte manco male poi compare lui, cioè io...



Marco Goi‏@cannibal_kid
…e il film diventa 1 merda. Peccato, xké la 1a parte teen stile @Beavis&Butt-head/FattiStrafattieStrafighe al femminile prometteva bene.



Harley Quinn@RagazzaCattivona
@kevinsmithquellodiclerks sul serio hai chiamato tua figlia come me? 6 + fuori di me, ma 6 un grande! #LascioJokerPerTe




Cane mangia cane
Regia: Paul Schrader
Cast: Nicolas Cage, Willem Dafoe, Christopher Matthew Cook, Omar J. Dorsey, Paul Schrader
Voto: 7-/10


Marco Goi@cannibal_kid
Non vedevo un film decente con Nicolas Cage da... Forse quando aveva ancora i suoi veri capelli... #parrucchinatoforever



Nicolas Cage@CesareRagazzi_Iloveyou
Non ero protagonista di un film decente da... Manco mi ricordo più io da quando... #Comunqueimieicapellisonoveri



Paul Schrader@TheRealAmericanGigolo
Non giravo un film decente da... #AmericanGigolo del 1980, credo. Però anche #TheCanyons con @LindsayLohan non era poi così male, suvvia! ;)



Sette minuti dopo la mezzanotte
Regia: Juan Antonio Bayona
Cast: Lewis MacDougall, Felicity Jones, Toby Kebbell, Sigourney Weaver, Geraldine Chaplin, Liam Neeson
Voto: 5,5/10


Marco Goi@cannibal_kid
Lo so che #7minutietc è piaciuto a tutti. TUTTI. Io invece l'ho trovato ruffiano e fastidioso. Ora odiatemi pure. #opinionimpopolari



Barbalbero@TreeIsAMagicAlber
Peersiiiiiiinooo a meeeee queeel mooostrooooo diii aaalbeeeroo con laa voooceeeee di @LiamNeeson m'è sembraaaaatooo noioooosooooo



Heidi@LaMontanara
Il protagonista ha la mamma malata, odia papà e nonna, è vittima di bulli e come amico ha un albero: finalmente qualcuno + sfigato di me!




Insospettabili sospetti
Regia: Zach Braff
Cast: Michael Caine, Morgan Freeman, Alan Arkin, Joey King, Christopher Lloyd, Matt Dillon
Voto: 5/10
"Dici che di questo passo riusciamo a doppiare Cannibal Kid?"
"Certo che sì. Se non mi viene un infarto prima..."


Marco Goi‏@cannibal_kid
Non 1 film brutto, ma qualcosa peggio: 1 film inutile. Prevedibile dalla 1a all'ultima scena. @JDdiScrubs dov'è finito il tuo spirito indie?



Zach Braff@JDdiScrubs
Il mio spirito indie è scappato insieme a quello di @Thegiornalisti e @ArcadeFire. Cmq il mio film è inutile ma mai quanto le tue #ReceTweet




Le Ardenne – Oltre i confini dell'amore
Regia: Robin Pront
Cast: Kevin Janssens, Jeroen Perceval, Veerle Baetens, Jan Bijvoet
Voto: 6,5/10


IndieWire@IndieWhy
Tanto potente quanto Fargo, Trainspotting e i primi film di Quentin Tarantino. #LeArdenne



Marco Goi@cannibal_kid
Ecco i soliti siti che esaltano film medi come Capolavori assoluti. Per fortuna ste cose non capitano su Pensieri Cannibali.#cannibalthebest



PaoloMereghetti@GodofCinema
@cannibal_kid non 6 te che hai dato 8 a #ColpaDelleStelle scrivendo: Vorrei essere una 16enne solo x gridare al mondo: Amo questo film?



Marco Goi@cannibal_kid
@GodofCinema sì, ma #ColpaDelleStelle è davvero un gran film e ora vado in camera mia a piangere perché tu sei un vecchio cattivone! 😭



17 anni (e come uscirne vivi)
Regia: Kelly Fremon Craig
Cast: Hailee Steinfeld, Woody Harrelson, Haley Lu Richardson, Blake Jenner, Kyra Sedgwick
Voto: 7/10


Marco Goi‏ @cannibal_kid
Riciclo quanto detto sopra: Vorrei essere una 16enne 17enne solo x gridare al mondo: Amo sto film! Grazie x avermelo ricordato @GodofCinema😉



Passengers
Regia: Morten Tyldum
Cast: Chris Pratt, Jennifer Lawrence, Laurence Fishburne, Michael Sheen, Andy Garcia
Voto: 6,5/10


Chris Pratt@GuardianodellaGalassia
Sono finito da solo su un'astronave con @JenniferLawrence #chesfiga



Anna Faris@LaMogliedelGuardiano
@GuardianodellaGalassia brutto porco spaziale! Qui sulla Terra ho già richiesto il divorzio! #tornoaviveredasola



Jennifer Lawrence@JLawPremiOscar
Ma no, tranqi @LaMogliedelGuardiano, tra noi non è successo niente. Abbiamo solo giocato a basket 🏀 e parlato con un barista robot fulminato



Foto allegata da Jennifer Lawrence @JLawPremiOscar


Anna Faris@LaExMogliedelGuardiano
Non ha fatto niente con te??? Ma allora @GuardianodellaGalassia è gay e quindi lo lascio lo stesso! #divorziosubito



Chris Pratt@GuardianodellaGalassia
Va beh, pazienza! Mi consolerò con te, @JLawPremiOscar #NuovaCoppiadiHollywood




Jennifer Lawrence@JLawPremiOscar
Con me??? @GuardianodellaGalassia guarda che io ormai mi sono messa con @DarrenAronofsky



Chris Pratt@GuardianodellaGalassia
No dico, ma l'hai visto bene @DarrenAronofsky? Preferisci sul serio lui a me?




Foto allegata da Chris Pratt @GuardianodellaGalassia


Marco Goi@cannibal_kid
Pure io sono molto meglio di @DarrenAronofsky. @JLawPremiOscar #sceglime!




Jennifer Lawrence@JLawPremiOscar
L'aspetto fisico non è tutto, cari @GuardianodellaGalassia e tale @cannibal_kid. @DarrenAronofsky è un genio! 😍



Chris Pratt@GuardianodellaGalassia
Il regista di #Noah e #TheFountainL'alberodellavita un genio? Te @JLawPremiOscar sei più fuori di un barcone guidato da @Povia!



Barbalbero @TreeIsAMagicAlber
Maaa caaaroo @GuardianodellaGalassia aaaa meeeee L'albeeeeroooo deellaaaa viiiiitaaaaaa eeeraaaa piaciuuuuuuutooooo uuun saaaaaacccoooo!





Billy Lynn – Un giorno da eroe
Regia: Ang Lee
Cast: Joe Alwyn, Garrett Hedlund, Mackenzie Leigh, Kristen Stewart, Vin Diesel, Arturo Castro, Astro, Mason Lee, Beau Knapp, Chris Tucker, Steve Martin
Voto: 8/10


Marco Goi‏ @cannibal_kid
Ci sono film modesti che tutti esaltano e altri ottimi come #BillyLynn che non caga si fila nessuno. Io non capisco. #opinionimpopolari



Donald Trump@RealTrumpoforseno
Per forza, tu non capisci niente. #peggiodiJonSnow @cannibal_kid blogger cinematografico più sopravvalutato del mondo!



Marco Goi‏@cannibal_kid
24 ore nella vita d'un soldato Usa senza esaltazione di patria o eroismo ma anzi con 1 sguardo inquietante sulla vita militare. Così si fa!



Clint Eastwood@AncheilvecchioClintormaièsuTwitter
Un film su un soldato Usa senza esaltazione di patria o eroismo??? Deve proprio averlo girato un muso giallo comunista come @AngLee!




Lost in Florence – Il turista
Regia: Evan Oppenheimer
Cast: Brett Dalton, Alessandra Mastronardi, Alessandro Preziosi, Stana Katic, Emily Atack
Voto: 5-/10


Marco Goi‏@cannibal_kid
Per💗di @AlessandraMastronardi ho visto #LostinFlorence e, x quanto ricco di stereotipi sull'Italia, non m'è sembrato manco troppo terribile



Alessandra Mastronardi@AlessandraMastronardi
@cannibal_kid stalker, il tuo💓per me ha raggiunto livelli preoccupanti. #LostinFlorence (film sul calcio fiorentino) ha fatto pena pure a me




Il drago invisibile
Regia: David Lowery
Cast: Oakes Fegley, Bryce Dallas Howard, Robert Redford, Oona Laurence, Wes Bentley, Karl Urban
Voto: 4/10


Marco Goi@cannibal_kid
Insopportabile favoletta buonista Disney. Manco @BryceDallasHoward e un regista indie come @DavidLowery riescono a salvarla #Disneyhairotto



Daenerys Targaryen@TheRealKhaleesi
DRACARYS! #IlDragoInvisibile




GIF allegata da Daenerys Targaryen @TheRealKhaleesi

Gold: chi trova un amico, trova una miniera d'oro

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Gold – La grande truffa
Regia: Stephen Gaghan
Cast: Matthew McConaughey, Édgar Ramírez, Bryce Dallas Howard, Toby Kebbell, Corey Stoll, Bruce Greenwood, Rachael Taylor


Pensate che per fare un film interessante, ci sia per forza bisogno di parlare di un argomento interessante?



Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare subito subito, a pensarci bene no. Non è così.

Credete forse che io sia un appassionato di economia & finanze, solo perché mi hanno coinvolto ed entusiasmato pellicole come The Wolf of Wall Street e La grande scommessa?
Guardate che io sono proprio come voi: appena vedo le pagine ingiallite de Il Sole 24 Ore vengo preso da un'improvvisa voglia di scappare a gambe levate. O di usarle al massimo come carta igienica, che così sì diventano utili.


Credete forse che, solo perché sono nato a Casale Monferrato come il grande Roberto Bolle e ho amato il film Il cigno nero e la serie tv Flesh and Bone, me ne freghi qualcosa del balletto classico?
E invece rabbrividisco al solo pensiero di assistere a un'opera di balletto per intero e preferisco non immaginarmi nemmeno in tutù.


Credete che mi piaccia il jazz perché sono impazzito per La La Land e Whiplash?
A dirla tutta io e il jazz siamo sempre andati d'accordo quanto la Juve con le finali di Champions League.


Credete che i viaggi nel tempo mi affascinino, solo perché tra i miei film preferiti ci sono Donnie Darko, Ritorno al futuro e L'esercito delle 12 scimmie?
Beh, in effetti questo sì. Allo stesso tempo ci sono però pellicole sui viaggi nel tempo che ho trovato noiosissime, come Primer, e altre parecchio sopravvalutate, come Terminator, Predestination e Looper.


Cosa sto cercando di dire?
Che non è importante cosa si racconta, ma come lo si racconta.
Tutta questa lunga introduzione, per giungere a una simile banalità?

Esatto. Sarà pure una banalità, però è anche una grande verità. Ulteriore riflessione in merito arriva con la visione di Gold – La grande truffa, una pellicola che parla di caccia all'oro. Un argomento che a me interessa proprio zero. E anche meno. Le uniche cose che so sulla ricerca dell'oro le ho imparate dalla lettura delle origini di Zio Paperone e pure da bambino erano le parti delle sue vicende che ritenevo più pallose.

Del tema affrontato quindi non me ne importava un fico secco, eppure avevo notevoli aspettative nei confronti di questo film, che immaginavo come una specie di variante sull'oro di The Wolf of Wall Street. Così non è. I ritmi sono del tutto diversi. Gold procede in maniera più lenta rispetto al film di Scorsese e la prima parte, a metà strada tra avventura e discorsi tecnici sui metalli, m'è sembrata sfiancante.

Più in là le cose per fortuna procedono meglio. Si fa da parte il tema della caccia ossessiva all'oro da parte del protagonista, interpretato da un Matthew McConaughey come al solito da applausi, capace di diventare un tutt'uno con il suo personaggio, e non solo a livello di imbruttimento fisico.

"Imbruttimento fisico?
Ma se non sono mai stato più sexy di così!"

A sorpresa nella seconda parte del film entra in gioco una storia d'amicizia, quella che si crea tra Matthew McGoldaughey e il latinoamericano Édgar Ramírez, che danno vita a un'accoppiata di successo nel mondo delle miniere d'oro quanto Luis Fonsi con Daddy Yankee nel campo dei tormentoni musicali. Anche loro procedono despacito, pian pianino, e poquito a poquito si fanno i $oldi, quelli veri.

"Ho avuto un'idea per fare tanti, ma proprio tanti soldi!"
"Incidere una banale canzoncina latinoamericana capace di far bailare il mondo intero?"
"Pensavo più a trovare una miniera d'oro, però anche quella è un'idea che potrebbe funzionare."

A questo punto il film ci propone la classica parabola rock'n'roll di ascesa e declino al successo, tra soldoni che danno alla testa, una cotta per l'affascinante biondazza Rachael Taylor che emerge, una relazione pluriennale con la bella Bryce Dallas Howard che va in frantumi, e insomma: mo' money mo' problems.

"Bryce, smettila di ballare sensuale sulle note di Despacito. Tanto a me fa eccitare soltanto Édgar Ramírez.
E inoltre quella canzone mi fa cagare!"

È qui che la pellicola regala i suoi momenti migliori anche a livello di sceneggiatura, con un gigantesco McCoso che ci regala un paio di perle di saggezza da rubare e fare proprie:

L'ultima carta che giri è l'unica che ha importanza

Se vendi i tuoi sogni, cos'altro ti rimane?


Nella parte finale il film procede poi in un'altra direzione ancora, che non vi sto a spoilerare visto che l'ho già fatto fin troppo fino a qui, ma dico solo che mi è sembrata meno avvincente...
Ok, è un modo diplomatico per dire che mi ha quasi fatto finire tra le braccia di Morfeo.

Nel complesso Gold è quindi un lavoro molto discontinuo, che viaggia tra alti e bassi, tra successi esaltanti e tonfi clamorosi. In questo rispecchia alla perfezione la vita del protagonista Kenny Walsh, un personaggio liberamente ispirato all'uomo d'affari canadese David Walsh. Per essere un film su un argomento ben poco interessante, almeno per me, all'inizio conferma l'impressione che si tratta proprio di un argomento... ben poco interessante.


Una volta che ci si rassegna a una visione potenzialmente mortale, ecco che invece la pellicola sa come catturare l'attenzione e creare empatia nei confronti di un personaggio in parte intrigante e che in parte sembra invece giusto un viscido opportunista con la mania di trovare l'oro per farci il bagno dentro come Paperon de' Paperoni.


Alla fine del viaggio è difficile capire se prevale il senso di soddisfazione, per aver scongiurato due ore soporifere e aver trovato se non l'oro almeno qualche motivo d'interesse, oppure se a prevalere è la delusione, perché questo film poteva essere grande, grandissimo, un The Gold of Wall Street, e invece non riesce a esserlo. Tutta colpa della regia un po' troppo anonima e tradizionale di Stephen Gaghan (quello di Syriana e Abandon), di una sceneggiatura che butta dentro temi e personaggi intriganti per poi tenerli ai margini della narrazione, così come di una colonna sonora notevole ma sottoutilizzata.
Come dice il sottotitolo italiano, spoileroso quanto per una volta azzeccato, questo film è insomma per davvero una grande truffa.
(voto 6+/10 o 6-/10 a seconda dei punti di vista)

Cinema estivo: Il risveglio

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Dopo settimane – ma che dico? – mesi di magri incassi, il botteghino italiano tornerà a riempirsi la pancia e soprattutto le tasche?
Quei pedofili dei Minions si preparano a riconquistare i cuori dei nostri bambini (e con nostri, intendo del mio blogger rivale Mr. Daddy Ford), ma nei cinema arriva anche qualche altro film. Quali?
Vediamoli tutti qui sotto, con il primo appuntamento della nuova stagione della rubrica sulle uscite cinematografiche, che nelle prossime settimane, quando Ford tornerà dalle sue infinite vacanze spagnole, potrebbe regalare qualche stuzzicante sorpresa... Tenetevi pronti!


Cattivissimo me 3
"Ford, mi puoi baciare le chiappe...
Anzi, a pensarci bene NO! Che schifo!"


Cannibal dice: Basta Minions! Basta filmetti d'animazione che fingono di essere cattivissimi quando in realtà sono buonistimissimi! E basta Ford con le sue adorate bambinate!
Ford dice: i primi due Cattivissimo me, nonostante le premesse poco rassicuranti, si sono rivelati piacevoli e fordiani. Non posso che sperare, alla faccia di Cannibal, che si riveli simile anche il terzo.


Amityville: Il risveglio
"Posso sopravvivere a un padre come Frank Gallagher, ma a un altro film consigliato da Ford no, ve prego!"

Cannibal dice: Nuovo episodio di una saga horror di cui non credo di aver mai visto alcun film. Questa potrebbe essere la volta buona per cominciarla. O meglio la volta cattiva, visto che si preannuncia una schifezzuola non da poco. Protagonista è la teen star Bella Thorne, una che non ho ancora capito se mi piace o mi sta clamorosamente sulle palle. Riguardo a Mr. Ford e alla sua saga di White Russian, su di loro non ho invece dubbi: sono la più spaventosa serie horror mai creata.
Ford dice: tipico horrino estivo inutile buono giusto per pusillanimi come Cannibal, che snobberò come ho fatto con i film precedenti di questa "memorabile" serie.


Overdrive
"Ford vuole fare all'amore con me, visto che gli ricordo mio padre. Meglio scappare!"

Cannibal dice: Action con protagonista Scott Eastwood, l'inespressivo e raccomandatissimo figlio di Clint?
Non lo guarderò mai!
Hey, un momento... è una produzione francese sullo stile del Fast and Furious dei primi tempi e nel cast c'è anche la caliente Ana de Armas?
Ma allora me lo guardo subito!
Ford dice: Scott Eastwood mi sta simpatico, non fosse altro che si tratta del figlio di Clint che non sarà mai neppure per sbaglio come il padre. Il film non mi ispira granchè, ma potrei ripescarlo tornato dalle vacanze non fosse altro perchè so che potrebbe essere una tamarrata di quelle tanto osteggiate dal mio antagonista.

Un buon motivo per vedere questo film.
E poi... Poi basta, ne avete bisogno di altri?



7 giorni
"Ford vuole lasciare l'Italia per la Spagna."
"E allora? Cosa c'è da piangere?"
"C'è che io in Spagna ci abito e quello non lo voglio tra i piedi!"

Cannibal dice: 7 giorni? Cos'è, un nuovo film della saga di The Ring con Samara?
No, è qualcosa di ancora più spaventoso: un dramma italo-svizzero pseudo impegnato e molto fordiano. Du palle!
Ford dice: roba impegnata? Cinema italiano o pseudo tale? Lascio tutto ben volentieri al mio radical rivale!


Taranta on the Road
"Ford sta per lasciare l'Italia, forse per sempre."
"Ma vai, festeggiamo bailando toda la noche!"

Cannibal dice: On the road italiano da mandare a spasso. Insieme al mio blogger rivale.
Ford dice: solo il titolo mi ricorda quella merda fumante di Basilicata coast to coast. Che vada on the road senza di me.

Urge: il “Bradley Cooper movie”, solo senza Bradley Cooper

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Urge
Regia: Aaron Kaufman
Cast: Justin Chatwin, Ashley Greene, Pierce Brosnan, Danny Masterson, Alexis Knapp, Chris Geere, Bar Paly, Jeff Fahey


Urge racconta di un weekend da sballo fatto da un gruppo di amici, o quasi amici, che provano una droga nuova. In pratica si tratta di una specie di incrocio tra Una notte da leoni e Limitless. Ovvero un “Bradley Cooper movie” all'ennesima potenza. Solo che c'è da rilevare un piccolo dettaglio: questo è un Bradley Cooper movie, solo senza Bradley Cooper.


Se l'American Sniper non è presente, e la cosa non è poi nemmeno così negativa, ci sono comunque vari volti più o meno noti, a partire da Justin Chatwin, il figlio di Tom Cruise in La guerra dei mondi, nonché quello che si faceva Emmy Rossum in Shameless.


Con Emmy Rossum aveva girato anche la versione live-action di Dragon Ball, che però non sono mai riuscito a vedere per intero, visto che quando ci ho provato dopo pochi minuti mi sono diventati i capelli come Goku per lo spavento.



In Urge c'è poi Ashley Greene, la vampiranoressifiga della saga di Twilight.


C'è anche Danny Masterson, quello noto per That '70s Show e... basta.


C'è pure Alexis Knapp del gruppetto di fighette di Pitch Perfect.


Segnalazione meritata anche per la bionda Bar Paly che non so chi sia, ma voglio fare i miei migliori complimenti alla sua mamma per averla messa al mondo.


Non dimentichiamo inoltre il biondo di You're the Worst Chris Geere, qui alle prese con un ruolo davvero ridicolo.



Insieme a loro c'è inoltre l'ex 007 Pierce Brosnan che ha la parte vagamente in stile Morpheus di Matrix dello spacciatore della nuova rivoluzionaria droga. Una sostanza che toglie qualunque tipo di inibizione a chi la prende e che dà il titolo alla pellicola: Urge.


Non vi siete mai fatti di Urge? Ma in che mondo vivete?
È una droga che vi cambierà la vita. Qualcosa di più potente del NZT-48 del citato Limitless e persino della pillola che prendeva Maccio Capatonda in Italiano medio.


Lo spunto della pellicola non è quindi particolarmente nuovo e lo sviluppo nemmeno. Urge parte come una commedia goliardica scanzonata, mentre nella seconda parte si trasforma in un thriller dalle tinte horror con addirittura qualche momento splatter. E persino qualche momento al limite del kitsch. A voler dare un giudizio obiettivo, si tratta senza mezzi termini di una... porcatona.


Urge è girato come un lungo videoclip patinato, vorrebbe essere trasgressivo ed estremo senza riuscirci con troppo successo, e nella parte finale degenera in un delirio trash non da poco. Nonostante questo, o forse proprio per questo, non mi sento di sconsigliarlo del tutto. Se volete vedervi un film brutto, ma comunque un brutto divertente che si lascia gustare come un guilty pleasure, Urge è la droga, pardon la visione che fa per voi. Fa male, però manda in botta.
(voto 5,5/10)

Instarece, le recensioni ai tempi di Instagram – Emily Ratajkowski Edition

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Quest'oggi su Pensieri Cannibali c'è una guest blogger davvero d'eccezione: la supermodella e attrice Emily Ratajkowski. In esclusiva per il nostro sito ha commentato a modo suo, con poche parole e tante immagini, alcuni film, tra classici del passato e uscite degli ultimi tempi.
Buona lettura e, soprattutto, buona visione! #Instarece




La dolce vita
Voto: 9+/10

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Kick-Ass
Voto: 7+/10

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La cura del benessere
Voto: 6+/10

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Soul Kitchen
Voto: 5/10

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Io & Marley
Voto: 6/10

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Fino all'osso – To the Bone
Voto: 6,5/10

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Colazione da Tiffany
Voto: 8,5/10

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La sottile linea rossa
Voto: 9/10

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Mommy
Voto: 10/10

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Suffragette
Voto: 6-/10

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Closer
Voto: 9/10

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La rivincita delle bionde
Voto: 6,5/10

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La rivincita dei nerds
Voto: 7-/10

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La Bella e la Bestia
Voto: 4/10

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Il grande freddo
Voto: 7/10

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Ogni maledetta domenica
Voto: 6/10

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Sapore di mare
Voto: 7,5/10

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Vacanze di Natale
Voto: 7/10

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Gifted Hands - Il dono
Voto: 6/10

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Ghost
Voto: 8/10

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Pulp Fiction
Voto: 10/10

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La carica dei cento e uno
Voto: 6,5/10

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Jackie
Voto: 8+/10

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Hunger Games
Voto: 7,5/10

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Le amiche della sposa
Voto: 7+/10

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The Lobster
Voto: 7/10

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Un compleanno da ricordare
Voto: 8,5/10

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Dirty Dancing - Balli proibiti
Voto: 7,5/10

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Lords of Dogtown
Voto: 7,5/10

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L'estate addosso
Voto: 6,5/10

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Beautiful Creatures
Voto: 6-/10

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Donnie Darko
Voto: 10/10

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La grande bellezza
Voto: 8-/10

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Kick-Ass 2
Voto: 6/10

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La musica per dire addio all'estate – Top e Flop di agosto 2017

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L'estate non è ancora finita e la cosa si vede e si sente. Gli ultimi strascichi della bella stagione, che per la musica è spesso la brutta stagione, si fanno ascoltare in particolare nella sezione Flop di questo mese. Attenzione però perché c'è anche qualcosina di niente male. C'è anzi un sacco di roba interessante, tra pop, rock, hip-hop e persino jazz. Quindi non buttate le cuffiette dello Smart Phone a mare e provate a dare un ascolto.



Top

9. Mick Jagger

Non contento di essere bisnonno (o forse è già trisnonno?), di essere diventato da poco di nuovo papà, di aver prodotto la sottovalutata serie Vinyl e inciso un nuovo disco con i Rolling Stones, alla tenera età di 74 anni Mick Jagger ha deciso di mettersi ancora una volta in gioco, questa volta da solista. La pietra rotolante ha tirato fuori due nuove canzoni, che non si sa ancora se faranno parte di un album o meno. Due brani che non cambieranno le sorti della musica, ma sanno essere accattivanti e ipnotici e pure piuttosto moderni, almeno per essere stati realizzati da un ultrasettantenne, soprattutto "England Lost" con la partecipazione del rapper britannico Skepta. In più sono accompagnati da due video dal tiro cinematografico: "Gotta Get a Grip" ha per protagonista Jemima Kirke di Girls, mentre "England Lost" vanta come star Luke Evans, il cattivone (nonché la cosa migliore) dell'ultima bestiale versione de La Bella e la Bestia.






8. Vitalic ft. La Bien Querida

Chi legge questo blog potrebbe essersi fatto l'idea che io abbia qualcosa contro i latinoamericani, o la musica in spagnolo, o la lingua spagnola. Non è così. Non sono un grande sostenitore di reggaeton, bachata e altre latinate inascoltabili del genere, però se si va oltre le robe che radio e locali cercano di spacciarci per musica, ci sono anche delle sonorità ispaniche niente male. Come questa canzone perfetta per la fine dell'estate, “Tu conmigo”, da non confondere con “Yo Contigo, Tú Conmigo” dei Morat con Alvaro Soler, presente nella colonna sonora di Cattivissimo me 3 e pure nella sezione flop qui sotto. La “Tu conmigo” a cui mi riferisco io è un'altra collaborazione, ben più riuscita, realizzata dal dj francese Vitalic insieme alla cantante spagnola La Bien Querida. Una canción muy bonita.




7. Nina Zilli

Per la serie: pezzo del mese di Tommaso Paradiso, ecco a voi il nuovo di Nina Zilli. Dopo "Riccione" con i suoi Thegiornalai Thegiornalisti, dopo aver cantato "Pamplona" al fianco di Fabri Fibra, dopo aver scritto la carina "Partiti adesso", deturpata dalla voce di Giusy Ferreri, e il nuovo tormentone estivo "L'esercito del selfie", il Tommaso Kinder Paradiso ha colpito ancora. "Mi hai fatto fare tardi"è un pezzo reggae-pop che diventa sempre più contagioso, ascolto dopo ascolto. Piaccia o meno, è questo che fanno un po' tutti i brani di Tommy, il king of summer.




6. Stereophonics

I film ambientati “all in one night”, alla Collateral per intenderci, mi sono sempre piaciuti. Adesso mi piacciono pure le canzoni “all in one night”, come il nuovo singolo degli Stereophonics, che sembrano tornati in ottima forma. Bellino pure il video recitato dai giovani attori britannici Anders Hayward (visto nella serie estiva Gap Year) e Levi Heaton.



5. Thirty Seconds to Mars

Il nuovo singolo dei Thirty Seconds to Mars ha fatto storcere parecchi nasi rock. Le sue sonorità molto pop e radio-friendly viaggiano ad anni luce di distanza, altroché 30 secondi, dalle atmosfere progressive metal del loro album d'esordio omonimo, privo di ritornelli a facile presa, ma anche dal manifesto emo – nonché a oggi il loro capolavoro – A Beautiful Lie. Siamo più dalle parti dei cori da stadio della hit Kings and Queens, con l'aggiunta di un tocco electropop.
Il viaggio dei nuovi Thirty Seconds to Mars sembra avventurarsi in territori vicini a quelli dell'ultimo criticatissimo album dei Linkin Park, One More Light, che però con il passare del tempo appare sempre più come un lavoro coraggioso, sebbene non riuscito al 100%, e che potrebbe traghettare molte band rock fuori dalla scena chitarrosa tradizionale.
Questo può far storcere parecchi nasi, così come il nuovo pezzo del gruppo di Jared Leto, però con il passare degli ascolti personalmente io comincio ad apprezzare parecchio questi nuovi 30 Seconds to Coldplay.




4. Hannah Williams & The Affirmations

Hannah Williams è la nuova Adele?
Fa musica soul fuori dal tempo, ha una voce incredibile e sofferta e canta pezzi perfetti per i cuori spezzati, quindi può darsi di sì.
Fa uno strano effetto sentire la sua “Late Nights & Heartbreak” (un titolo, un programma) per la prima volta. È un pezzo nuovo, eppure lo conoscevo già bene. Non perché ricordi Adele, ma perché Jay-Z l'ha usato come base per “4:44”, la title track del suo ultimo album. Praticamente ha preso il brano di Hannah Williams e c'ha rappato sopra. Credevo si trattasse del campione di una vecchia canzone e invece no. È un pezzo del 2016 realizzato dalla cantante soul britannica insieme ai The Affirmations ed è un ascolto da brividi. Adele, comincia a tremare!




3. Kesha

Dov'era finita Kesha?
Dopo aver fatto boom nel 2009 con Tik Tok, uno dei singoli d'esordio di maggior successo nella storia della musica, ed essere diventata una specie di nuova Lady Gaga ancora più trash (e ce ne voleva...) grazie a un paio di album e a un EP intitolato Cannibal di genere electropop, Kesha era sparita nel nulla. È finita in rehab, ufficialmente per problemi alimentari, e ha fatto causa al suo (ex) produttore Dr. Luke per molestie sessuali e casini contrattuali.
Adesso finalmente Kesha è tornata a far parlare per la sua musica, che non ha un granché a che fare con il puttanpop plasticoso del passato. Il suo nuovo Rainbow è un fo**uto ottimo disco che contiene al suo interno una grandiosa ballad gospel (Praying), un funk-soul che suona come una versione allegra di Amy Winehouse nonché un inno femminista (Woman), un inno contro i bastardi (Bastards), un inno per tutti (Hymn), un paio di brani pop-punk alla Avril Lavigne realizzati in collaborazione con gli Eagles of Death Metal, pezzi dalle influenze classic-rock e country tra cui un duetto con Dolly Parton. Potrebbe suonare come un gran casino e invece a sorpresa tutto funziona alla grande. Alla facciazza dei problemi del passato e di tutti i bastards di questo mondo, Kesha è tornata più forte che mai, con un album ricco di coraggio, ispirazione e stile. Un disco della Madonna che Madonna e Lady Gaga oggi si sognano. Chi l'avrebbe detto?






2. King Krule

Mai piaciuto il jazz ma negli ultimi tempi, prima grazie a Whiplash e Birdman e poi soprattutto per merito di La La Land, le cose stanno cambiando.
Cosa c'entra il giovane cantastorie britannico King Krule con il jazz?
Niente, o forse tutto, visto che la sua musica, che contiene anche elementi indie, hip-hop e punk, alla fine suona in qualche modo come il jazz del futuro.




1. Kadebostany

La cosa migliore dell'estate, almeno a livello musicale, non sono i tormentoni. Ovvio. Sono invece quelle canzoni stile L'estate sta finendo. Quelle canzoni da fine stagione malinconiche ideali per salutare il sole e gridare al mondo “Winter is coming!”, o se non altro “Autumn is coming!”. L'anno scorso era toccato a Lost on You di LP, quest'anno tocca a Mind If I Stay dei Kadebostany, gruppo svizzero attivo dal 2008 ma che si sta facendo notare solo adesso, se non altro dalle nostre parti. L'estate sta finendo, ma questa canzone non se ne va più via dalle orecchie.





Flop

4. Taylor Swift

Taylor Swift sta cominciando a rompere le palle?
È un po' presto per dirlo, però siamo arrivati a un nuovo capitolo della mia relazione di amoreodio nei suoi confronti, che si preannuncia come non uno dei più positivi.
Ai tempi dell'omonimo esordio, nel 2006, la consideravo una verginella timorata di Dio che dalla sua cameretta infestava gli Usa e il mondo intero con le sue noiosette canzonette country. Poi ho capito che lei non era proprio così. O, se non altro, gli strateghi del marketing che abitano dentro di lei mi hanno convinto che non era così. A sorpresa ho consumato di ascolti il suo successivo Loveless, un cult generazionale che, pur non appartenendo alla mia generazione, riusciva a parlare anche alla mia generazione, o almeno a me. Con il successivo Speak Now e ancor di più con Red, la bionda si è quindi spostata dal country-pop al pop e basta, fino ad arrivare al classico moderno dei nostri tempi 1989.
Il suo nuovo singolo Look What You Made Me Do, il primo estratto dal prossimo album in uscita a novembre Reputation, prosegue nella stessa direzione e ha un ritornello contagioso che ricorda I'm Too Sexy dei Right Said Fred sopra a un ritmo alla Operate di Peaches (contenuta nella colonna sonora di Mean Girls). Solo che non possiede la stessa carica di brani irresistibili del suo passato come Shake It Off. Anche il testo non convince un granché: è la solita Swift lagnosa che se la prende con i suoi celebri nemici e la cosa più interessante è cercare di capire se ce l'ha con Katy Perry (che l'aveva paragonata alla Regina George del citato Mean Girls), o con la coppia Kanye West-Kim Kardashian, o magari con tutti e tre. È però difficile rimanerne più di tanto coinvolti. We Are Never Ever Getting Back Together ad esempio era un pezzo in cui un po' tutti potevano ritrovarsi, anche se lei parlava della fine della storia d'amore con Jake Gyllenhaal e il nostro pensiero invece andava al massimo alla relazione finita male con la figlia della panettiera sotto casa. Era comunque una canzone universale. Look What You Made Me Do sembra invece un brano di una VIP che parla della sua dura vita da VIP e delle dure faide con altri VIP in cui non tutti noi non-VIP ci possiamo riconoscere. Per non parlare del video della canzone, in cui è così egocentrica e autoreferenziale da massacrare da sola le vecchie Taylor Swift, prima che lo faccia qualcun altro.
Insomma, il dubbio a questo punto è legittimo: Taylor Swift sta davvero cominciando a rompere le palle?




3. Morat & Alvaro Soler

Non sarebbe una vera cattivissima estate cannibale, senza un pezzo di Alvaro Soler tra i flop. Quest'anno in compagnia dei Morat, un gruppo che ci mostra come in Colombia non producano soltanto coca, ma anche musica.

Oookay, se si limitavano alla coca mi sa che era meglio...




2. Jennifer Lopez ft. Gente de Mierda de Zona

J.Lo è un'autentica garanzia. Che faccia film, serie tv o musica, il risultato non cambia: fa sempre cagare. Persino più di Shakira con l'ausilio dell'Activia.




1. Povia

Immigrazia è la Imagine del razzismo. Una perfetta fotografia dell'ignoranzia. Una montagna di merda fumante che può essere apprezzata giusto da Matteo Salvini, che infatti ha rilanciato il pezzo attraverso i suoi social, scrivendo: "I buonisti si scandalizzano, per me Povia è uomo e artista coraggioso! #stopinvasione".



Il problema di questa canzone, così come delle altre di Povia, non è solo quello di avere un testo ridicolo e imbarazzante. Il problema è che anche a livello musicale fa pena.



Qualcosa da salvare comunque c'è. Nel post pubblicato su Facebook per lanciare il suo ultimo “capolavoro”, Povia ha lasciato anche il suo numero di telefonino. Scommettiamo che riceverà più insulti e scherzi, che non richieste di averlo in concerto come da lui sperato?

Per quanto riguarda il testo della canzone Immigrazia, ci sono un paio di passaggi interessanti che mi preme sottolineare. Il verso: “E mentre fissi il lampadario, ti fregano il salario” è già uno degli scult totali dell'anno.
E poi c'è da riconoscergli un gioco di parole azzeccato che infatti mi sento di riciclare: Povia chiacchierone, tu sei fuori come un barcone!



Revival Moment
Cranberries

Ci sono canzoni che profumano d'estate, e altre che profumano di fine estate, come si diceva sopra riguardo ai Kadebostany. Nel 1999 era il turno di Animal Instinct dei Cranberries. La prima volta che l'ho sentita è stato quando sono tornato da Brighton, England, nella mia prima vera vacanza all'estero, senza i genitori e lontano da casa. Ero ancora agitato dal viaggio, con il cuore infuocato e il cervello confuso per le tante esperienze fatte, per i tanti momenti memorabili vissuti, per lo più positivi, e forse anche per il tanto alcool buttato giù. Una volta a casa, mentre consumavo il mio primo piatto di spaghetti decenti dopo tanti hamburger e alimenti British schifosamente grassi ma fondamentalmente buoni, su MTV passava il video del gruppo di Dolores O'Riordan. Non ho per niente una gran memoria, ma quel momento non so perché lo ricordo bene. È più una sensazione, che un ricordo vero e proprio. So solo che da allora questa canzone per me sa di fine dell'estate ed è un sapore dolceamaro. È qualcosa di bello ormai finito e allo stesso tempo è come se tutte le emozioni vissute nel corso dell'intera stagione ti piovessero addosso in pochi istanti. È questo l'effetto che ha su di me Animal Instinct.




Guilty Pleasure del mese
Shade

Questo pezzo del rapper italiano Shade offre una descrizione piuttosto accurata della mia vita.
Lo so, conduco una vita abbastanza di merda. Ma non di merdissima.




Space Jam Award
Katy Perry

Katy Perry è tornata finalmente nella sua versione che preferisco: la simpatica cazzara. Il suo nuovo video Swish Swish è una specie di Space Jam sotto MDMA pieno di momenti trash divertenti e di guest star, da Gaten Matarazzo di Stranger Things a La Montagna di Game of Thrones, passando per le tipe di GLOW. La partita del mese la trovate non su Sky Sport o Mediaset Premium, bensì qui sotto.




Friends Award
Jay-Z

La storica sitcom Friends in versione black?
Jay-Z l'ha fatto. Yes, he can.
Il video della sua “Moonlight” è diretto da Alan Yang, il co-creatore della fenomenale serie Master of None, e al posto di Jennifer Aniston e compagni vede un cast composto dall'irresistibile Issa Rae di Insecure nei panni di Rachel, dalla splendida Tessa Thompson di Westworld, Creed e Thor in quelli di Monica, dall'idolo di Scappa – Get Out Lil Rel Howery come nuovo Joey, da Lakeith Stanfield (attore di Atlanta, del brutto film di Death Note e pure lui visto in Scappa – Get Out) nel ruolo di Chandler, mentre Jerrod Carmichael del The Carmichael Show è Ross e Tiffany Haddish (Girls Trip) fa Phoebe. In più c'è Hannibal Buress della serie comedy Broad City e del film di Baywatch nei panni di se stesso.
Il risultato?
Un Friends più dolceamaro di quanto ricordassi...




Samara Award
Zola Jesus

Per il video del suo nuovo apocalittico e scurissimo pezzo “Exhumed”, la cantante Usa di origini russe Nika Roza Danilova, meglio conosciuta come Zola Jesus, ha deciso di toccarla piano. Giocando con un incrocio da paura tra The Ring e The Blair Witch Project, in appena tre minuti è riuscita a realizzare uno degli horror dell'anno. Altroché semplice videoclip musicale.




It's not porn, it's teen pop Award
Selena Gomez

Da quando su YouTube è uscito il nuovo video di Selena Gomez “Fetish”, sono aumentati del 200% i casi di ragazzini diventati improvvisamente ciechi. Chissà perché?
Hey, anche io non vedo più niente... ma cosa sta succedendo?




Dreamers Award
Major Lazer feat. Travis Scott, Camila Cabello & Quavo

La canzone può piacere o no. Il nuovo video dei Major Lazer è però un gioiellino che tutti i sognatori a occhi aperti del mondo non potranno fare a meno di apprezzare e guardare con gli occhi così 😍.




Serial Music
Nina Simone

Nina Simone sarà anche morta nel 2003 ma la sua musica e la sua voce unica vivono più che mai al cinema e soprattutto in tv. Difficile trovare una serie recente che non ha usato una sua canzone in qualche episodio: The Handmaid's Tale, The Leftovers, BoJack Horseman, Scandal, Vinyl, American Crime Story, Legion, Good Girls Revolt, Roadies, Stalker, Parenthood, The Killing e persino Pretty Little Liars. Questo per limitarmi alle serie che seguo. L'ultima in ordine di tempo ad averla suonata in maniera splendida al suo interno con il pezzo “I Love My Baby” è stata Top of the Lake: China Girl, serie da non perdere anche se la prima stagione non l'avete vista, oppure vi aveva annoiato.




Movie Soundtrack
Gold - La grande truffa

Gold – La grande truffaè un film che si potrebbe definire senza infamia e senza lode, non fosse che un paio di lodi le merita: per la grande interpretazione di Matthew McConaughey e poi per la sua colonna sonora interessante, sebbene non sfruttata al massimo. Per un ascolto all'infuori della visione cinematografica, funziona ancora meglio. Tra un brano composto appositamente da Iggy Pop e chiamato senza troppa fantasia "Gold", e pezzi di Joy Division, New Order, Pixies, Television e Isley Brothers, a colpire è soprattutto la riscoperta di “Rip It Up”, irresistibile pezzo tipicamente anni '80 degli Orange Juice, band scozzese capitanata da Edwyn Collins, poi autore negli anni '90 della hit A Girl Like You, forse una delle canzoni più belle di sempre.




The Founder®, storia dello Zucchero Sugar Fornaciari degli imprenditori

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The Founder Menu®


Questo prodotto contiene
Michael Keaton
Nick Offerman
John Carroll Lynch
Laura Dern
B. J. Novak
Linda Cardellini
Patrick Wilson

Confezionato da
John Lee Hancock

Prodotto da
FilmNation Entertainment®
The Combine®
Faliro House Productions S.A.®

Distribuito nel mondo da
The Weinstein Company® & McDonald's®

E in esclusiva per l'Italia distribuito da
Videa® & McDonald's Italia - Solo Carni Italiane® (certo, certo, come no)


Assapora il gusto autentico di The Founder®, il nuovo film che puoi addentare in esclusiva solo nei ristoranti McDonald's®.
Gusto autentico... beh, magari non del tutto autentico. The Founder non racconta infatti la storia dei veri veri fondatori della nostra amata catena, i poveri fratelli Dick e Mac McDonald, bensì di Ray Kroc. Chi è Ray Kroc?


Ray Kroc è un venditore di frullatori dell'Illinois, la cui carriera stenta a decollare, fino a che un giorno incontra due ingenui polli McChicken® da spennare, Dick e Mac McDonald, appunto.


Il loro ristorantino drive-in di San Bernardino, in California, grazie alla velocità nel servizio e alla sua atmosfera famigliare è qualcosa di diverso e di innovativo per l'epoca.


Siamo a metà degli anni '50, lo stesso periodo in cui è stato inventato il 1955®, il panino che ti consigliamo di gustare durante la visione della pellicola The Founder®, nel menu insieme ai nuovi Pop-Corn Onion Extra® e a una dissetante ed eccitante McCoca-ina® maxi.

Immagine puramente dimostrativa

Il vero prodotto potrebbe invece anche risultare così


Se ordini un The Founder Happy Meal®, avrai inoltre in regalo un Michael Keaton in versione Batman®, Birdman® Avvoltoio® o Ray Kroc®. Collezionali tutti!



L'astuto Ray Kroc nel McDonald's® di Dick e Mac non vede soltanto un buon posto in cui mangiare, come tutti gli altri comuni mortali. Vede anche un'enorme possibilità di business. Propone così ai due fratelli di dare il via a un franchise, come capita a Hollywood al giorno d'oggi: utilizzare un'idea valida e sfruttarla il più possibile. A Hollywood ormai spremono all'infinito persino le idee poco valide, ma questa è un'altra storia...


I fratelli McDonald's avevano già cercato di dare il via a una catena, senza però avere successo. Ray Kroc decide così di cambiare la strategia: affidare i ristoranti in giro per gli USA non più a dei facoltosi e menefreghisti investitori ricconi, bensì a delle persone della classe media, che possano gestire il punto vendita come fosse loro al 100%. Come un'attività famigliare. Insieme alla scelta di tenere il marchio McDonald's®, un nome rassicurante e accattivante allo stesso tempo, è questa la mossa vincente di Ray Kroc, un uomo che ha cambiato per sempre il business della ristorazione, così come dei franchise tutti, e più in generale ha cambiato il nostro modo di vivere e l'intera società occidentale.
Ray Kroc è un genio. Un benefattore dell'umanità. Un Dio® che si può pregare e venerare non solo la domenica, ma ogni santo giorno, presso una delle sue innumerevoli sedi disseminate in giro per il mondo.


Non state ad ascoltare quello che dicono i suoi detrattori. I soliti haters invidiosi della fortuna altrui. In una maniera analoga a Mark Zuckerberg, Steve Jobs e Bill Gates, anche Ray Kroc ha dovuto fare scelte moralmente ed eticamente difficili e discutibili. Le buone idee nascono in un gran numero dappertutto. Quello che solo in pochi, soltanto gli uomini in grado di cambiare per davvero il mondo, riescono a fare è trasformare una buona idea in un'idea disponibile a tutti, in tutto il mondo e a un prezzo ragionevole (ok, a parte i prodotti Apple®), se non addirittura in maniera gratuita, come è il caso di Facebook®.

Qualcuno potrà sostenere che il merito della creazione di McDonald's® è tutto di Dick e Mac, i suoi effettivi "genitori biologici". Il vero “papà”, il vero The Founder® è però lui, Ray Kroc. Il Mc così come lo conosciamo e amiamo lo dobbiamo principalmente a lui. Senza Ray Kroc, sarebbe solo un piccolo segreto custodito in quel di San Bernardino.
La storia del McDonald's è un po' come quella dell'America. L'America esisterebbe anche senza Cristoforo Colombo, è vero. Senza di lui, però, chi la conoscerebbe?



INFORMAZIONI NUTRIZIONALI

  • Buona recitazione
    2616kJ
    31%
  • Buona regia
    49g
    19%
  • Verità
    1518kJ
    18%
  • Finzione
    2029kJ
    27%
  • Leggenda
    4316kJ
    55%
  • Voto di Pensieri Cannibali
    5501kJ
    65%


ALLERGENI
Faccia attenzione chi è allergico al cinema statunitense classico e ai biopic tradizionali.


Una domanda?
Consulta le nostre FAQ. Ti diffidiamo comunque di fare domande riguardo all'origine della carne contenuta nel nuovo delizioso McCannibal Human Supreme®.



Dunkirk e gli altri film bomba della settimana

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L'estate, la stagione della spensieratezza e delle visioni disimpegnate, è ormai alle nostre spalle. La conferma arriva dalle uscite di questa settimana, che si preannunciano più pesanti, impegnative e bellicose che mai.
Voglia di leggerezza?
Meglio evitare le sale cinematografiche.
Voglia di qualche film bomba?
Allora potete vedere se c'è qualcosa che fa al caso vostro, dando una sbirciata alle uscite settimanali presentate da me e dal mio blogger nemico Mr. James Ford, attualmente impegnato in tour nelle Canarie. Certo che, per quelli che stanno bene, le vacanze non finiscono mai...


Dunkirk
La nuova formazione degli One Direction.
Un paio di loro potrebbero non essere sopravvissuti a una maratona di film bellici organizzata da Ford.

Cannibal dice: Uno dei filmoni dell'anno? La pellicola bellica in grado di rileggere il genere bellico? Il grande favorito alla prossima notte degli Oscar? Il nuovo capolavoro di Christopher Nolan?
Su Dunkirk i pareri entusiastici arrivati da Oltreoceano, da Oltremanica e negli ultimi giorni anche dall'Italia non sono certo mancati. Su questo film si è già detto molto e ancora parecchio si dirà, specie quando a farlo saremo – e senza alcuna cognizione di causa né di cinema, né di guerra, né di scrittura – pure io e Mr. Ford.
Ford dice: Nolan è un regista che ha segnato indubbiamente l'immaginario collettivo di appassionati, bloggers e critici negli ultimi quindici anni. Da Memento in poi, è diventato una specie di versione inglese di Tarantino.
Dunkirk si rivelerà la bomba che tutti dicono essere?
Personalmente, ricordo quando, con Inception, io e Cannibal trovammo forse il nostro primo, vero, accordo cinematografico. Sarà così anche questa volta? Solo ai posteri l'ardua sentenza.

A ciambra
"Quando penso che Ford se n'è andato dall'Italia, forse per sempre, non riesco a smettere di ridere."

Cannibal dice: A ciambra è un film ambientato in una comunità rom della Calabria che sembra sia stato piuttosto apprezzato alla Quinzaine des Réalizateurs dell'ultimo Festival di Cannes. Sembra inoltre una visione a metà strada tra il radical-chicchismo cannibale e il neorealismo fordiano e, considerata l'ambientazione, sembra pure una di quelle pellicole che potrebbero fare incazzare parecchio gente come Salvini. Cosa che gioca solo a suo favore.
Ford dice: pellicola potenzialmente interessante che risulterà una scommessa principalmente per il fatto che verrà mal distribuita e sarà davvero difficile da reperire. Peccato, perchè per due paladini delle cause perse come me e il Cucciolo eroico poteva anche funzionare.

Un profilo per due
"Stai zitto Ford, che ogni volta che parli di cinema un regista nel mondo perde le ali."

Cannibal dice: Credo non ci sia niente di peggio di chi ha un profilo Facebook in due. Forse giusto chi non ne ha manco uno, come James Ford...
La pellicoletta comunque appare come una commediola franco-belga sull'amore ai tempi dell'Internet piuttosto gradevole. Non avessi già altri 2 mila film e serie tv più promettenti da vedere, potrei anche pensare di clickarci sopra.
Ford dice: solo il pensiero di un profilo Facebook condiviso mi spaventa. O anche di un profilo Facebook e basta. Se poi ne immagino uno da spartire con il buon, finto vecchio Marco Goi, ancora peggio.

Félicité
"Ford, se vuoi sentire le canzoni degli One Direction vai sul set di Dunkirk, va'!"

Cannibal dice: Altra produzione franco-belga. Questa volta però trattasi di un lavoro che pare decisamente più impegnato e impegnativo. Il dramma di una madre, una cantante del Congo, che deve trovare i soldi per poter far operare il figlio in fin di vita. Una visione che si preannuncia più pesante e genitoriale di un post fordiano ma che, a differenza di quest'ultimo, potrebbe valere lo sforzo.
Ford dice: film impegnatissimo che potrebbe risultare una sorpresa, ma che soffrirà come di consueto della distribuzione a cazzo made in Terra dei cachi. Dovesse capitarmi tra le mani, comunque, non me lo perderò.

La storia dell'amore
"Finalmente abbiamo trovato qualcuno più vecchio di noi. Grazie Ford!"

Cannibal dice: Non una semplice storia d'amore, bensì La storia dell'amore. Addirittura. A dirigerla è Radu Mihăileanu, il regista dell'acclamato e sopravvalutatissimo Il concerto, film osannato da tutti tranne da me. Considerando che quest'anno il mondo ha cominciato a girare al contrario e che la protagonista è Gemma Arterton, mi sa che questa volta tutti potrebbero invece schifarlo e io potrei essere l'unico a rimanerne estasiato.
Ford dice: Mihaileanu è uno di quei registi furbetti che fingono di fare roba d'autore ed invece cercano il premio facile. Senza dubbio, e nonostante Gemma Arterton, da queste parti un'eventuale promozione se la dovrà sudare come Cannibal la possibilità di fare lo sparring partner per un allenamento di wrestling.

Open Water 3 – Cage Dive
"Aiuto, sott'acqua c'è un James Ford!"
"Che paura, ridateci gli squali!"

Cannibal dice: Open Water 3 significa che sono già stati realizzati altri due Open Water???
Ora che ci penso, del primo ho un vago ricordo, anche se avevo navigato al largo, trattandosi del solito inutile survival marittimo. Del secondo invece ignoravo del tutto l'esistenza, così come continuerò a fare con questo terzo e, non appena si trasferirà all'estero, come comincerò a fare anche con l'ormai quasi ex cittadino italiano Señor James Ford.
Ford dice: purtroppo per me, nel caso di questo survival mi trovo quasi in accordo con il mio rivale, nonostante il primo mi avesse intrattenuto discretamente. Roba estiva che si dimentica senza problemi.

Easy – Un viaggio facile facile
Finalmente trovato qualcosa di più inquietante di un Ford al volante.

Cannibal dice: Film italo-ucraino on the road ambientato su... un carro funebre.
Va bene che l'estate sta finendo e un Ford se ne va, però questa settimana tra mattonazzi di cinema jamesfordiano, lavori bellici belli tosti e una pellicola deprimente e tutt'altro che facile facile come questa, non è che con la pesantezza si sta esagerando un pochino?
Ford dice: ma siamo già in autunno? Perché io, come gli Ex Presidenti di Point Break, voglio vivere “un'estate senza fine”.


Bella Zia of Thrones

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Game of Thrones
(stagione 7)


Ci risiamo. Ogni volta che una stagione di Game of Thrones finisce, il dubbio si ripresenta: GoT è una grande serie, o solamente una grande buffonata furbata?



Game of Thrones ha il merito di aver fatto diventare cool il genere fantasy. Impresa mica da tutti. È quello che hanno fatto i social network con Internet, un tempo terreno privilegiato solo di nerd, hacker, scaricatori musicali e segaioli. Facebook, Twitter, Instagram e compagnia hanno trasformato la rete nel media più fico, facendo apparire la televisione come obsoleta e i giornali come jurassici.



È quello che ha fatto Steve Jobs con computer, telefoni e aggeggi elettronici, trasformandoli da oggetti brutti per secchioni brutti a status symbol belli per gente Bella.



Qualcuno può accusare Game of Thrones di essere diventato il Beautiful del fantasy, e forse un pochino è davvero così, ma il modello di riferimento principale per George R. R. Martin credo rimanga Star Wars. Una saga di successo oggi d'altra parte non può che ispirarsi in qualche modo alla saga di maggior successo di sempre. Tra intrighi famigliari complicati e incesti pruriginosi, GoT ha il grande merito di saper come catturare l'attenzione e far parlare di sé sempre e comunque. Chi l'avrebbe detto, fino a pochi anni fa, che una serie con dei draghi sarebbe stata al centro delle discussioni del mondo intero, e non solo degli appassionati di nerdate?
Una volta eri considerato sfigato se giocavi a D&D. Ora sei sfigato se non guardi Il Trono di Spade.




La settima stagione di Game of Thrones non sarà stata la migliore della serie, però per quanto mi riguarda è quella che ho trovato più divertente. Quella che mi sono goduto di più. Quella che mi ha fatto annoiare di meno, sarà che è stata più veloce, ha dato poco spazio a personaggi di contorno inutili (sebbene qualcuno sia stato comunque presente) e si è concentrata su quelli più interessanti. Mi è piaciuta particolarmente forse perché sono tornati a dare un gran risalto alla figura di Daenerys Targaryen (Emilia Clarke), uno dei personaggi più iconici di questo secolo. Ha persino cominciato a starmi quasi simpatico Jon Snow (Kit Harington). Sarà che guarda Emilia Clarke con gli stessi occhi dell'ammore con cui la guardo io.



Non sono mancati i difetti, certo, e non sarò certo io a nasconderli. La gestione del tempo ad esempio è stata considerata discutibile pure dai fan più hardcore di Game of Thrones. Quelli che, se gli dici che secondo te GoT non è che sia proprio una delle serie migliori di tutti i tempi e la gran parte dei premi che ha vinto sono esagerati, ti danno in pasto ai cani come Sansa con Ramsay Bolton.



Persino Alan Taylor, il regista della puntata più criticata della stagione, e forse dell'intera serie, la s07e06 Oltre la Barriera (Beyond the Wall), ha messo in dubbio la riuscita della tempistica dell'espidio. Rifletterci prima no, eh?

Il fatto che nei nuovi episodi si sia finalmente dati una mossa per me comunque non è una cosa negativa. Non rimpiango certo i tempi in cui per fare 100km i personaggi ci mettevano 100 ore di trasmissione. Il viaggio è una componente essenziale del genere fantasy, si vedano i 3 interi film della saga de Il Signore degli Anelli che Frodo impiega per andare dalla Terra di Mezzo a Mordor, quando avrebbe anche potuto prendere un volo EasyJet e arrivarci in un paio d'orette. Oppure prendere un drago, come fa Daenerys.
Tra l'altro, quanto è tenera Daenerys che si fa portare al G7 dei Sette Regni dal suo draghetto?
E quanto è ancora più tenera quando viene sgridata dalla spietata Professoressa Cersei (Lena Headey) per essere arrivata in ritardo?

(immagine presa dal sito DANinSERIES)


Dicevo comunque che il viaggio è un elemento essenziale del fantasy, però io non sono un fan del fantasy, quindi se tutte le parti noiose on the road vengono tagliate non sto di sicuro a lamentarmi. Il passaggio dalla lentezza estrema delle prime stagioni alla folle frenesia di quest'ultima è repentino e si sarebbe potuto gestire in maniera più graduale, però non state a rompere tanto le palle. La prossima stagione, l'ottava, sarà anche l'ultima e per quanto mi riguarda va bene così. È giusto accelerare. Se no quante stagioni volevate? Cinquanta?

C'è poi pure che sostiene che la qualità di dialoghi e sceneggiature sia peggiorata rispetto ai primi tempi, ma quando l'idolo Bronne (Jerome Flynn) - voglio uno spin-off dedicato a lui - tira fuori perle di saggezza del tipo: "Forse alla fine gira davvero tutto attorno al cazzo" che sembrano uscite da una didascalia di Pensieri Cannibali, cosa vuoi di più dalla vita?



Anyways, cos'è successo in questa pasticciata ma intrigante stagione 7?

SPOILERS ARE COMING

⛄C'è stata una scena romanticissima e poeticissima di sesso tra Missandei e... Verme Grigio.
Sì, quello castrato. Sì, l'eunuco. Sì, proprio quello senza cazzo, porco cazzo!



E se quest'estate ha trombato persino il comandante degli Immacolati e voi no, la situazione è davvero dura, come evidenziato bene da Zerocalcare.

(immagine presa dal sito di Wired)


⛄C'è stato invece chi ancora non ha consumato il proprio amore, ma tranquilli che prima o poi succederà...



⛄C'è stata Ellaria (Indira Varma) che se l'è dovuta vedere con la vendetta di Cersei, una che deve avere imparato il profondo valore del perdono da Nelson Mandela.



⛄C'è stato un dragonicidio da parte del leader dei walking dead, con un colpo di giavellotto perfetto che manco...
Com'è che si chiama un giavellottista forte?

(Immagine presa dalla pagina Facebook Il Trono di Spade memes)


⛄C'è stata la versione cattiva di Pacey Witter uscita dalla Loggia Nera giusto per animare un po' le acque e per fare un mega crossover Dawson's Creek + Twin Peaks + Game of Thrones.



⛄C'è stato un attore (Ben Hawkey alias Frittella) che ha deciso di lasciare la recitazione per diventare panettiere/pasticciere.
Certo che anche qualcun altro del cast non farebbe male a seguire le sue orme...



⛄C'è stato... Ed Sheeran.
Cosa c'entra Ed Sheeran con Game of Thrones?
È un fan della serie ed è un amichetto personale di alcuni attori del cast, su tutti Arya Stark (Maisie Williams), e soprattutto è famoso e quindi gli hanno fatto cantare una canzoncina.



⛄C'è stata Arya Ammazzatutti che è tornata dopo anni a casa, a Grande Inverno, e ha ricevuto un'accoglienza trionfale da parte dell'amata e simpaticissima sorella Sansa (Sophie Turner).



Persino quel morto in piedi... ehm, non proprio in piedi, di Bran Stark (Isaac Hempstead Wright) era stato accolto meglio.



⛄Sansa ha intanto approfittato dell'assenza di Jon Snow, in altre faccende affaccendato, per diventare la regina suprema di Grande Inverno, prendendo il ruolo un po' troppo seriamente...



Queste due insieme sono più inquietanti delle gemelline di Shining e, unendo le forze, non c'hanno impiegato molto a far fuori Ditocorto, uno dei personaggi più odiati nell'intera Storia dei Sette Regni.



Mentre Sansa e Arya Stark si divertivano a uccidere gente e a fare Carpool Karaoke...






⛄Ecco, mentre quelle due facevano tutto questo, dove se n'è andato nel frattempo Jon Snow?
Da Daenerys, e dove se no? Tra tutti i modi in cui potete chiamarlo, d'ora in avanti non chiamatelo scemo.

La Khaleesi ormai è al centro dei destini del mondo e Jon Snow va a chiederle aiuto per sconfiggere gli Estranei e i Non-morti. La scusa del secolo. In realtà voleva solo conoscerla di persona. E intendo conoscerla in senso biblico, o ormai possiamo anche dire in senso gameofthronico.
Attraverso la mediazione di Tyrion Lannister (Peter Dinklage), Jon Snow riesce persino a convincerla a incontrare Cersei Lannister e a creare un'alleanza di tutti gli umani per sconfiggere tutti gli zombie.
Daenerys che si allea con Cersei in una specie di Patto del Nazareno – Parte seconda?
Il prossimo passo qual è?
Donald Trump e Kim Jong-un uniti per la pace nel mondo?

L'incontro per sancire la tregua in sintesi è andato all'incirca come un summit dei leader europei che si incontrano per parlare di immigrazione: uno scambio di promesse che nessuno manterrà e un sostanziale nulla di fatto.



Poco importa. Tanto delle questioni politiche non interessa niente a nessuno. Tutto ciò che vogliamo da Game of Thrones, e dalla vita in generale, è...



La scena tanto desiderata da tutti i fan di GoT è così finalmente arrivata. Jon Snow e Daenerys Targaryen che fanno all'amore. Dopo aver fatto nelle scorse stagioni morire all'improvviso alcuni dei personaggi più amati, George R. R. Martin ha deciso per una volta di far contenti gli spettatori e dar loro ciò che volevano... ehm, più o meno.



Khaleesi, un giudizio a caldo sulla prestazione di Jon Snow?



Diciamo che qualcun altra era rimasta un pochino più soddisfatta dal Jon Snow, sarà che non era abituata ai possenti standard di Khal Drogo...



Mentre Jon e Daenerys uniscono romanticamente i loro corpi ignudi, scopriamo che Jon Snow in realtà non è un bastardo e che invece George R.R. Martin è ancora più bastardo di quanto pensassimo. Ma da che famiglia è stato cresciuto quest'uomo per venire su così? Dai Lannister o dai Misseri?

In contemporanea allo scenone di sesso più atteso dall'invenzione della tv, Bran Stark rivela che Jon Snow non è Jon Snow, ma si chiama Aegon Targaryen, è figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark. Questo significa che Daenerys Targaryen, in quanto sorella minore di Rhaegar Targaryen, è la zia di Jon Snow/Aegon Targaryen. Tutto chiaro?



Certo, sempre che in futuro non si scopra che Daenerys in realtà altri non è che la principessa Elsa.



Oppure potrebbe venire fuori che è la popstar Katy Perry.



Allo stato attuale delle cose, Daenerys apre una nuova categoria di donne: dopo le MILF (Mother I'd Like to Fuck) e le GILF (Grandma I'd Like to Fuck), ecco a voi le AILF (Aunt I'd Like to Fuck).

Chi ama la zia.”
Rino Gaetano, che era troppo avanti, l'aveva già predetto nel 1975.




Bran Stark comunque farsi una manciata di cazzi suoi no, eh? Ormai è diventato l'Alfonso Signorini del fantasy.

Peccato abbia mancato di rivelare lo scoop vero: Jon Snow è il figlio segreto che Aldo Baglio ha avuto quando aveva ancora tutti i suoi biondi capelli sulla testa.



⛄Cosa succederà nella prossima stagione, l'ultimissima di Game of Thrones, in arrivo probabilmente non prima del 2019?
Cersei è (di nuovo) incinta del fratello.
Jon Snow non sa niente, figuriamoci se sa usare un preservativo, e in più c'ha una sfiga addosso non indifferente, quindi sua zia Daenerys molto probabilmente avrà presto un bebé.



Speriamo se non altro prenda da lei e non da lui, altrimenti sarà così.

Tutto suo nonno Aldo Baglio


I bambini nati da queste due unioni incestuose probabilmente non saranno tanto intelligenti e di certo saranno parecchio disturbati. Non solo. Bisogna tenere presente che, comunque vada tra Targaryen e Lannister, uno di loro è destinato a diventare il nuovo erede al Trono di Spade. Chi sarà il futuro leader dei Sette Regni?



L'unica possibilità di salvezza per l'umanità a questo punto resta in mano a loro e solo a loro: forza Estranei!

(voto alla stagione sette: 7+/10)


Serie tv golosa e leggera? Certo che sì, è...

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Master of None
(stagione 2)


(voto 8+/10)


Death Noteflix

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Death Note – Il quaderno della morte
Regia: Adam Wingard
Cast: Nat Wolff, Margaret Qualley, Lakeith Stanfield, Shea Whigham, Willem Dafoe, Masi Oka


Questa mattina mi è piovuto addosso un quaderno. Alle mamme rompiballe piovono addosso meteoriti, a me semplicemente quaderni. Sulla copertina di questo quaderno ci stava scritto: “Death Note”, ovvero “Il quaderno della morte”... Se il buon giorno si vede dal mattino, questa sarà davvero una lunga giornata.



Una volta aperto il quaderno della sfiga, ho cominciato a leggere.


Regola numero 1: L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.

Regola numero 2: Questo quaderno non avrà effetto a meno che chi scrive non abbia in mente il volto della persona mentre scrive il suo nome. Quindi eventuali omonimi non verranno colpiti.

Regola numero 3: Se la causa della morte viene scritta entro 40 secondi dopo aver scritto il nome della persona, questa si verificherà.


E poi ci stanno elencate un sacco di altre regole noiose che però non c'avevo voglia di leggere. Come quando ti trovi di fronte a un manuale d'istruzioni di un nuovo gingillo tecnologico e all'inizio fai finta di guardarle, poi dopo 10 secondi circa ti annoi e cominci a usarlo facendone a meno. Cosa che può comportare gravi danni. E così mi sono messo a provare il Death Note, una specie di variante omicida del Genio della lampada.

Allora, vediamo un po'... quale nome potrei scrivere?

Uh sì, ne ho un paio di belli!*


Povia. Causa della morte: viene ucciso da un branco di piccioni inferociti.


Secondo nome che scrivo sul quaderno:


Povia. Lo so, l'ho già scritto, però lo scrivo di nuovo che non si sa mai. Metti che i piccioni falliscano. O metti che ritorni in vita sotto forma di zombie. Nuova causa della morte: viene ucciso durante un corteo di tizi di nome Luca che erano gay e ora stanno insieme a una pistola.



Accendo la tv. Niente. Non sembra essere successo niente. Passano i minuti. Vado su Facebook e ci sono un sacco di post di gente in festa che esulta. Che è successo? Abbiamo vinto i Mondiali?
Sì, figuriamoci. Con Ventura in panchina è già tanto se ci qualifichiamo per il rotto della cuffia nei play-off contro San Marino.
No, non abbiamo vinto i Mondiali. È successa una cosa ancora più positiva: Povia è morto. Povia è davvero morto e l'ho ucciso io. È tutta colpa mia... Hey, è tutto MERITO mio!

Qualche minuto dopo, sul profilo Facebook di Povia viene pubblicato un video in cui Povia annuncia di essere ancora vivo. Racconta che era in giro per strada quando è stato assalito da un branco di piccioni inferociti, ma è riuscito a sopravvivere. Mentre parla, si sentono i rumori di un corteo in lontananza che si fanno via via sempre più forti. È una manifestazione di tizi di nome Luca che sostengono il libero uso delle armi nel nostro paese e uno di loro"accidentalmente" gli spara. Questa volta Povia è morto, definitivamente. Il primo è andato.

Okay, adesso cosa me ne faccio di questo quadernetto della morte?
Personalmente non mi viene in mente nessun altro da uccidere.
Vabbé, pensiamo più in grande. La morte di chi contribuirebbe a rendere il mondo un posto migliore?


Donald Trump e Kim Jong-un. Causa della morte: si bombardano a vicenda con dei razzi a distanza e sono le uniche vittime. Tutti gli altri intorno a loro si salvano. Sì, persino Melania Trump, che l'è 'na bella MILF.



Chi c'è poi che mi sta sulle palle?


Ditocorto di Game of Thrones... ah no, a lui c'ha già pensato Arya Stark, che quella è più letale di qualunque Death Note.



E a proposito di Death Note, ho visto il film tratto dall'omonimo manga che a sua volta ha ispirato l'omonimo anime, di cui avevo guardato giusto un episodio o due quando era stato trasmesso da MTV e mi era anche garbato alquanto. Per questioni di tempo non avevo poi proseguito la visione, però mi sembrava un cartone cattivissimo, altroché Gru, Minions e compagni, e molto ben fatto. Tutto il contrario della pellicola live-action statunitense prodotta da Netflix che di solito non sbaglia mai un colpo, proprio come il Death Note, però a volte può capitare, si veda sopra con il primo tentativo fallito nei confronti di Povia.

Gli artefici di un simile scempio meritano la morte?
Oddio, forse è una punizione un tantino esagerata, anche perché se no a questo punto gente come Mel Gibson o James Cameron sarebbe finita sottoterra da un pezzo, però loro se la sono proprio cercata. Già solo per la controversa questione del whitewashing, ovvero la brutta abitudine in vigore a Hollywood di dare ad attori bianchi le parti di personaggi appartenenti ad altre etnie. Anche se ci sarebbe da discutere del fatto che la pratica del whitewashing sia usata persino dagli stessi giapponesi, visto che il protagonista di Death Note, manga e anime, non mi pare sia proprio il tipico nipponico...


Fatto sta che per il film Netflix hanno passato l'azione dal Giappone a Seattle e come protagonista hanno preso Nat Wolff, promettente attore “johngreeniano” visto in Colpa delle stelle e Città di carta, che però qui, sarà per via delle meches bionde o di chissà cosa, è del tutto fuori parte nella parte dello studente secchione sfigatello che grazie al quaderno si trasforma in spietato giustiziere in stile Dexter versione anime.


La parte della protagonista femminile è stata cambiata parecchio. Misa Amane nel manga era una idol giapponese, mentre qui diventa una cheerleader di nome Mia Sutton. Entrambe figure a loro modo nazionalpopolari, quindi il passaggio da una cultura all'altra ci sta. Fisicamente il cambiamento è notevole, visto che si è passati dalla biondazza a fumetti vestita come una pornostar (pure lei dai tratti ben poco nipponici), alla mora dal look più sobrio Margaret Qualley, giovane attrice anche lei in passato notevole, si vedano The Leftovers, The Nice Guys e lo spot KENZO World diretto da Spike Jonze, e che qui invece appare parecchio spaesata nei panni della giustiziera della notte, e pure del giorno.


Nella parte di Elle c'è poi Lakeith Stanfield, attore afroamericano visto in Short Term 12, Selma – La strada per la libertà, Straight Outta Compton, Scappa – Get Out e nel video di Moonlight di Jay-Z, per cui vale lo stesso discorso degli altri due interpreti: tanto bravo nelle occasioni precedenti, quanto poco credibile qui. Nel suo caso però si può parlare più che altro di “blackwashing”, visto che nel manga il suo personaggio era bianco come il latte. O come uno che non ha mai visto la luce del sole in vita sua.


Più azzeccata la scelta di Willem Dafoe come doppiatore di Ryuk, lo shinigami (cioè la “divinità della morte”) che è il proprietario originario del fo**uto Death Note, che è la sua copia umana sputata. Peccato che io una volta tanto abbia visto la pellicola doppiata, e quindi la voce del cattivone Dafoe non ho manco potuto apprezzarla. #mainagioia


Tralasciando la questione whitewashing, sono proprio i giovani attori che non funzionano nei ruoli principali, però poveretti. Di solito sono bravi e non meritano la morte per un unico passo falso. Gli concedo quindi la possibilità di rifarsi in futuro.

E allora che nome scrivo su questo maledetto quadernetto?
Forse quello del regista Adam Wingard?

Adam Wingard è salito agli onori delle cronache horror grazie a You're Next, filmetto indie che io ho trovato parecchio bruttarello e sopravvalutato. Dopodiché l'ho rivalutato alla grande con The Guest, sorprendente thriller-action dalle atmosfere 80s che mi ha esaltato non poco. Peccato che dopo abbia diretto Blair Witch, uno dei sequel/remake più inutili nella storia del cinema recente, e ora ha girato questa porcheria di Death Note, che però a livello visivo e di riprese non è nemmeno troppo terribile. La scena d'apertura, che possiede uno stile a metà strada tra Donnie Darko e 13 Reasons Why, ad esempio non è male. Peccato che poi il film continui.


A chi allora dare la colpa, e pure la sentenza di morte, per una pellicola così poco riuscita?
Agli sceneggiatori, ma certo!

Charley Parlapanides, Vlas Parlapanides e Jeremy Slater. Hanno addirittura unito tre menti illuminate per scrivere una porcata del genere, in cui tutto sembra accadere per caso e ciò che capita non trova grandi spiegazioni. Sarà che, come dice una delle frasi più azzeccate dell'intera pellicola, nel Death Note “ci sono troppe regole del cazzo”. Regole che nei vari numeri di un manga o nei diversi episodi di un anime possono trovare un maggiore spazio, mentre nelle durata di un filmetto da 100 minuti non hanno alcun approfondimento. E così tutto procede alla cazzo, in maniera affrettata e buttata lì alla buona. Ci sono più che altro una serie di scene di morti ammazzati in stile Final Destination, degne dei peggiori episodi della saga e non dei migliori. Morti anche parecchio assurde, nonostante una delle regole sia: “Le condizioni della morte indicate sul Death Note non si verificheranno qualora queste non siano possibili da realizzare fisicamente per la persona indicata, o che non sia ragionevolmente presumibile che venga effettuato da tale umano”.

Piuttosto inspiegabili pure le scelte della colonna sonora, che non sarebbe nemmeno niente male. Solo che non si sa perché si parta da pezzi di musica electro-indie di oggi e poi nella parte finale si viri invece all'improvviso verso classici degli anni '80 di Chicago, Air Supply, INXS e persino “Take My Breath Away” dei Berlin, il tema romantico di Top Gun. Gran canzone, ma cosa diavolo c'entra con questo film e con un ballo studentesco di un liceo nell'anno 2017?

Non sapendo chi si è occupato della selezione della soundtrack, non posso inserire il suo nome. Tengo quindi quelli dei tre sceneggiatori, che non hanno scusanti:


Charley Parlapanides, Vlas Parlapanides e Jeremy Slater. Causa della morte: guardando il film da loro stessi sceneggiato si rendono conto che non ha alcun senso e le loro teste esplodono.

"Elle, perché non stai seduto come una persona normale?"
"Perché io non sono una persona normale. E poi perché mi scappa la popò."

Adesso che ci faccio con questo Death Note?
Ho ancora un sassolino da togliermi dalla scarpa. Questa volta però non riguarda un umano.


Voglio la morte del moscerino che ieri notte ha continuato a tormentarmi e a mangiarmi per ore, anche se non so il suo nome. Causa della morte: la mia ciabatta che si schianta contro di lui.



E poi ho un ultimissimo nome da scrivere.


Death Note. Causa della morte: il quaderno prende fuoco per autocombustione sulle note di Firestarter dei Prodigy. Spero che la sua distruzione basti per impedire la realizzazione di un vociferato sequel di questo atroce filmetto.


(voto 4/10)

*Questo sito declina ogni responsabilità nel caso di eventuali morti dei soggetti nominati. Ogni riferimento a persone realmente esistenti inoltre è puramente casuale.


Le fottute pellicole del weekend!

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Sogno o son desto?
Questa settimana arrivano in sala alcuni miei miti e modelli esistenziali come Jessica Chastain, 2Pac, Selena Gomez ed Amy Schumer, più un film come Baby Driver che si preannuncia come il La La Land degli heist movie.
Potrebbe quindi essere la settimana più cannibale dell'anno, e forse della Storia, ma attenzione perché le uscite nelle sale del weekend sono così variegate e promettenti che potrebbe esserci pane per i denti di chiunque, persino del mio blogger enemigo Mr. James Ford che, mentre noi abbiamo ricominciato a lavorare nella nebbia, ancora si gode le sue infinite vacanze in Spagna. Che lui sia per sempre maldito e pure despacito!


Baby Driver – Il genio della fuga
"Forse dovrei trovarmi un altro soprannome. Baby Driver fa troppo Cucciolo Eroico."


Cannibal dice: Edgar Wright è un regista stranamente amato sia da me che da Ford. Anche se da me più per il teen Scott Pilgrim vs. The World e da lui più per la Trilogia del Cornetto. Il suo nuovo film, già osannato da pubblico e critica negli Usa, sembra avere tutte le carte in regole per essere uno dei grandi cult cannibalfordiani dell'anno. Sarà davvero così?
Ford dice: Edgar Wright è uno dei registi della nuova generazione che amo di più, soprattutto grazie alla favolosa Trilogia del Cornetto, una delle cose più esilaranti che abbia mai visto in sala. Stranamente, inoltre, questo regista di norma riesce perfino a mettere d'accordo i due bloggers più rivali della blogosfera. Che sia l'ennesima conferma del suo talento, e delle prime recensioni ammeregane che l'hanno osannato?


Miss Sloane – Giochi di potere
"Se Cannibal nella sua recensione parlerà solo delle mie doti fisiche e non di quelle recitative, sono pronta a fargli causa."

Cannibal dice: Finalmente esce anche in Italia un film che era già stato annunciato negli scorsi mesi. Dico solo che c'è Jessica Chastain, che quindi io naturalmente l'ho già visto e che la mia rece è già pronta. Non sono mica uno sfaticato che vive in vacanza come il Señor Ford che, nel momento in cui state leggendo, dovrebbe trovarsi sulle ramblas di Barcellona...
Mmm... a pensarci bene non è che lo invidi poi così tanto.
Ford dice: film potenzialmente interessante con una delle attrici più interessanti - e non solo per il talento artistico - in circolazione, che potrebbe rivelarsi perfino una sorpresa. Senza dubbio, una volta tornato dalla mia ennesima vacanza, sarà tra i primi a finire nel mirino del vecchio cowboy.
Cannibal, invece, continuerà ad essere il mio bersaglio preferito.


Fottute!
"In questo locale non servite White Russian?"
"Certo che no!"

"Ottimo, è appena diventato il nostro bar ufficiale!"

Cannibal dice: Con un titolo italiano del genere, roba che non si vede manco dalle parti di Pensieri Cannibali nei suoi momenti più estremi, come si può perdere un film del genere? Per di più c'è Amy Schumer, l'idola comica di Un disastro di ragazza e Inside Amy Schumer e un regista indie come Jonathan Levine (50 e 50, Fa' la cosa sbagliata, All the Boys Love Mandy Lane e Sballati per le feste!). Per gli amanti come Ford delle tardone... volevo dire delle vecchie glorie c'è pure Goldie Hawn, quindi che sia fottuto e sfottuto chi non se lo vede.
Ford dice: il titolo è agghiacciante, il regista ed il cast interessanti, le opinioni oltreoceano non incoraggianti. Potrebbe rivelarsi una figata a sorpresa fordiana o la tipica robetta inutile cannibalesca. Io spero nella prima.


All Eyez on Me
East e West Coast per una volta unite.
Contro Ford.

Cannibal dice: Il biopic su uno dei miei rapper preferiti, il grande 2Pac Shakur, sebbene negli Usa non sia stato accolto alla grande è una visione imperdibile per me, ma credo che se lo dovrebbe vedere pure Ford, estimatore più di Notorious B.I.G.. Così potremmo far rivivere sui nostri blog la faida tra East e West Coast.
Ford dice: non ho mai amato particolarmente 2Pac, essendo un grande estimatore di Notorious, ma sono molto curioso di questo biopic, anche perchè potrebbe rinverdire i fasti delle Blog Wars musicali tra me e Cannibal che qualche anno fa scossero le fondamenta della blogosfera tutta.


The Devil's Candy
"Ford ora preferisce Despacito ai Metallica?
Ma che gli è successo da quando è diventato, più e più volte, padre?"

Cannibal dice: Horror metal satanico che ho già visto e ho trovato caruccio, anche se non mi ha esaltato del tutto. Qui c'è la mia breve, brevissima Twitter-recensione. Chissà se piacerà a un ex metallaro oggi fan del reggaeton come Ford...
Ford dice: horror metallico satanico che mi ispira non poco, e che spero, al rientro delle vacanze, possa spazzar via tutti gli horrorini per pusillanimi che la fanno fare sotto a gente come Peppa Kid.


In Dubious Battle – Il coraggio degli ultimi
"Tutti contro Ford!"
"Sìììììì!!!"
"Ma chi è?"
"Non lo so, ma dobbiamo scioperare contro di lui."

Cannibal dice: James Franco torna a lavorare con Selena Gomez dopo il capolavoro supremo Spring Breakers. Questa volta si preannuncia un film del tutto differente, con l'attore anche alla regia, un'ispirazione da John Steinbeck e un'ambientazione nell'America degli anni '30. La puzza di noiosa fordianata è quindi fortissima, però il profumo soave di Selena dovrebbe comunque sovrastarlo.

"Mi è appena venuto in mente il testo per la mia nuova canzone: La bella lavanderina che lava i fazzoletti per i poveretti della città. Sarà un successo!" 

Ford dice: film potenzialmente interessante se visto dalla prospettiva fordiana dell'ambientazione, ma che potrebbe assumere una deriva cannibalesca rischiosa per la sua riuscita. Ad ogni modo, una visione potrebbe starci, considerata la pochezza che è stata l'estate in sala.


Il colore nascosto delle cose
"Hai una cosa qui..."
"Che cosa?"
"Ah no, niente. E' la tua faccia."

Cannibal dice: Non ho mai visto un film diretto da Silvio Soldini. Un po' perché i suoi lavori non mi hanno mai attirato e un po' perché è dal 2012 che non girava più niente e io ho cominciato a rivalutare il cinema nostrano soltanto negli ultimissimi anni. Questa potrebbe allora essere la volta buona. A meno che Ford non dica che Soldini è il miglior regista italiano in circolazione e in tal caso mi risparmio pure questo.
Ford dice: il Cinema italiano negli ultimi anni è riuscito a sorprendermi molto in positivo e confermarsi, a tratti, come la spenta caricatura di quello che era nella stagione d'oro degli anni sessanta e settanta. Soldini non mi ha mai attratto più di tanto, e considerate le potenziali bombe delle ultime settimane, non penso correrò a recuperarlo al mio ritorno. Al contrario potrei sempre recuperare Cannibal e sparargli un paio di mosse di wrestling.


La fratellanza
"Signor giudice, mi dichiaro pentito: le giuro che non andrò mai più a visitare White Russian."

Cannibal dice: Thriller con Nikolaj Coster-Waldau di Game of Thrones che si preannuncia come una visione per duri e puri. Gente come Mr. Ford, insomma...
Ma dai, ma chi ci crede? Ormai è diventato un tenerone come manco il Gianfranco D'Angelo degli anni '80.
Ford dice: a parte la curiosità di vedere Jamie Lannister in versione brutto, sporco e cattivo e l'ambientazione action, non mi pare gran roba. Ma dato che so che infastidirà Cannibal, potrei preparare una bella recensione da amante delle botte e delle cose da duri.


The Teacher
"Cannibal Kid, esci subito da questa aula!
Contrariamente a quel che pensi, non sei più uno studente. E anche da parecchio tempo."

Cannibal dice: Commedia ambientata nella Cecoslovacchia degli anni '80. Sarà un palloso mattonazzo dell'Est Europa di quelli che fanno (o forse facevano) impazzire l'autore di White Russian o, complice l'ambientazione scolastica, un sorprendente divertissement cannibalesco?
Ford dice: chiude la settimana un'altra pellicola in bilico tra White Russian e Pensieri Cannibali, ed ovviamente tutti speriamo anche in questo caso che la bilancia penda dalla parte del vecchio cowboy.


Baywatch: uno per tutti, tette per uno

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Baywatch
Regia: Seth Gordon
Cast: Dwayne Johnson, Zac Efron, Alexandra Daddario, Priyanka Chopra, Kelly Rohrbach, Jon Bass, Ilfenesh Hadera, Hannibal Buress, David Hasselhoff, Pamela Anderson


Il 2017 si sta rivelando l'anno del revival degli anni '90. E soprattette delle sorprese. Aspettavo da una vita intera, e non è un modo di dire, una nuova stagione di Twin Peaks. Così come attendevo in maniera spasmodica il sequel di Trainspotting. Quando le aspettetive sono troppo alte, e in questo caso erano alte rispettivamente stile Everest e K2, è facile deluderle. Così infatti è stato per T2, mentre di Twin Peaks parlerò a breve. Chi invece a sorpresa le aspettetive è riuscito a superarle, sarà che di partenza non erano certo altrettanto elevate, è stato... Baywatch.




Eh sì, proprio la serie cazzatona degli anni '90 in cui un gruppo di bagnini si credeva di essere della polizia, anzi credeva di essere Dio e svolgeva mansioni che non si limitavano a quelle tipiche dei bagnini, tipo salvare poppanti. Era più un salvare poppe, e anche condurre indagini o farsi affari che a un comune guardaspiagge non dovrebbero interessare. A livello qualitativo non si trattava certo di una serie memorabile. Le sceneggiature erano perlopiù penose e ripetitive, i dialoghi (perché c'erano dialoghi?) del tette trascurabili, ogni tanto a metà di un episodio partiva un momento in stile videoclip assolutamente gratuito e per nulla funzionale alla trama, e le interpretazioni non erano proprio da Emmy o da Golden Globe.


Di globi però ce n'erano. Eccome se ce n'erano. Il pregio maggiore, e il motivo per cui Baywatch verrà sempre ricordato, erano... le tette. A salvare la serie dal naufragio erano le tette. Meglio se grandi, grandissime, capaci di vivere di vita propria rigorosamente in slow motion.
Ora però vi sto per fare una rivelazione shock, che potrebbe per sempre cambiare il modo in cui mi percepite: Pamela Anderson non mi ha mai fatto impazzire. Okay, l'ho detto.


La più famosa tra le bagnine tettone del mondo non mi piaceva, e non mi piace tett'ora. Le bagnine che più mi facevano impazzire erano invece le seguenti. Via alla classifica!


Top tette sette bagnine della serie Baywatch preferite da Pensieri Cannibali


7. Angelica Bridges (Taylor Walsh)


6. Traci Bingham (Jordan Tate)



5. Donna D'Errico (Donna Marco)


4. Erika Eleniak (Shauni McClain)



3. Carmen Electra (Lani McKenzie)


2. Yasmine Bleeth (Caroline Holden)


1. Nicole Eggert (Summer Quinn)


Cos'altro dire della serie di Baywatch?
Mi sembra di aver detto tett... ehm, tutto.

Cosa dire invece del film di Baywatch?
Che della serie hanno tenuto il meglio, ovvero le tette, e poco altro. Bene così, visto che del resto non c'era molto da salvare.
Applausi per il nuovo casting, con le nuove bagnine che riescono nella non facile impresa di non far rimpiangere le loro ormai “vecchie” colleghe, su tutte Alexandra Daddario e Kelly Rohrbach, che interpretano rispettivamente una Summer e una C.J. entrambe molto più ironiche rispetto alle loro precedenti controparti.

"Quanta ironia che abbiamo addosso, quanta!"

È proprio questo il pregio principale del nuovo Baywatch. Alexandra e Kelly, certo, ma anche l'elevato livello di ironia. Il film di Baywatch appare quasi come una parodia del telefilm e a tratti sembra anche come una versione ammeregana del vanziniano Sapore di mare. È una pellicola sboccatissima, volgarissima, trashissima, e proprio per questo divertentissima. Una visione perfetta per l'estate o per la finestate, che garantisce non solo tante tette, ma anche tante risate. E anche chi alle tette preferisce i maschioni muscolosi non resterà deluso. The Rock fisicamente non c'entra nulla con David Hasselhoff, il precedente Mitch Buchannon che non manca di fare un'apparizione cameo, a dire il vero piuttosto scontata, mentre il cameo “muto” di Pamela Anderson (per quanto lei continui a non piacermi) è già più inaspettato.


Nonostante le distanze dal primo storico Mitch, Dwayne Johnson riesce a essere comunque in parte e a regalare un sacco di momenti divertenti. Merito soprattette dei suoi continui sfottò e nomignoli affibbiati a Zac Efron, l'altro fustacchione di turno.


A controbilanciare questa overdose di muscoli pompati c'è il simpatico Jon Bass, che a livello sia fisico che umoristico sembra un incrocio tra Alvaro Vitali e Maurizio Micheli, con un tocco di Pistarino e di Renato Pozzetto.


Ciliegina sulla torta è una Priyanka Chopra di Quantico non in versione bagnina, bensì cattivona di turno. Volevate per caso che nel film di Baywatch non prendessero una sventolona pure come villain?


Tette, muscoli, risate, sole, spiagge, il valore dell'amicizia e dell'unione che fa la forza, una storia bromantica, ma soprattette tette. Cosa chiedere di più a un summer movie solo, tanto scemo quanto spassoso, da correre in slow motion a vedere prima che l'estate finisca?
A voler proprio fare i pignoli, si può dire che potevano anche mettere ancora un po' più di tette, ma tettesommato ci si può accontettare pure così.
(voto tette sette/dieci)

Venezia 74, il resoconto da chi la Laguna l'ha vista solo in cartolina

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La guida definitiva sulla 74a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, appena conclusasi, è qui. Poco importa che Pensieri Cannibali non sia stato presente in Laguna con manco mezzo inviato sottopagato. Ecco il riepilogone in breve di quanto si è visto al Festival di Venezia 2017, tra realtà e immaginazione.

Partiamo dai premi. Il Leone d'oro di miglior film in Concorso è andato a The Shape of Water di Guillermo del Toro. Non sono mai stato un grande fan del suo cinema, però questo suo nuovo lavoro già dal trailer mi ha fatto piangere come una ragazzina che ha appena scoperto che Justin Bieber non esiste, ma è solo un'invenzione di marketing.
Sono inoltre contento che il premio più importante sia andato a una pellicola “mainstream” che fa venire voglia di andare al cinema per sognare, anziché un mattonazzo in bianco e nero di 4 ore che il pubblico lo fa scappare o al massimo dormire, com'era successo l'anno scorso con il film di Lav Diaz.



A sorpresa, ma non troppo, come al solito il film più apprezzato dalla critica si è dovuto accontentare di un premio “minore”. All'osannato Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh è andato il riconoscimento per la migliore sceneggiatura, che comunque vallo a buttare...



Il cinema italiano può festeggiare la vittoria della coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile andata alla britannica Charlotte Rampling per Hannah del nostro Andrea Pallaoro, che è un po' come festeggiare la vittoria di un pilota straniero sulla Ferrari.
In compenso può festeggiare al 100% per il premio di miglior film della sezione Orizzonti, andato a Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli.



Niente da fare, ma era prevedibile, per i due film più contestati e discussi della manifestazione: madre! di Darren Aronofsky e Mektoub, My Love: Canto uno di Abdellatif Kechiche che però in futuro – chissà? – potrebbero rifarsi da altre parti. Tipo ai prestigiosi Cannibal Awards.

Dopo questa approfonditissima analisi di quanto successo, andiamo a vedere l'elencone con TUTTI i premi della 74a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.


Premi del Concorso ufficiale

Leone d’Oro per il Miglior Film: The Shape of Water di Guillermo del Toro
Leone d’Argento Gran Premio della Giuria: Foxtrot di Samuel Maoz
Leone d’Argento per la Migliore Regia: Xavier Legrand per Jusqu’à la garde
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile: Kamel El Basha per L’insulto di Ziad Doueiri
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile: Charlotte Rampling per Hannah di Andrea Pallaoro
Miglior Sceneggiatura: Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Charlie Plummer per Lean on Pete di Andrew Haigh
Premio Speciale della Giuria: Sweet Country di Warwick Thornton

Orizzonti

Premio Orizzonti per il Miglior Film: Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli
Premio Orizzonti per la Miglior Regia: Vahid Jalilvand per Bedoone Tarikh, Bedoone Emza
Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura: Los versos del olvido di Alireza Khatami
Premio Speciale della Giuria di Orizzonti: Caniba di Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor
Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio: Gros Chagrin di Céline Devaux
Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Maschile: Navid Mohammadzadeh per Bedoone Tarikh, Bedoone Emza di Vahid Jalilvand
Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Femminile: Lyna Khoudri per Les Bienheureux di Sofia Djama

Leone del futuro – Premio Venezia Opera prima "Luigi De Laurentiis"
Jusqu'à la gard di Xavier Legrand

Premi alla carriera
Leone d'oro alla carriera: Robert Redford e Jane Fonda
Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker: a Stephen Frears
Soundtrack Stars: Andrea Guerra

Venice Virtual Reality
Miglior Film VR: Arden’s Wake Expanded di Eugene Yk Chung
Migliore Esperienza VR (per contenuto interattivo): La Camera Insabbiata di Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang
Migliore Storia VR (per contenuto lineare): Bloodless di Gina Kim
La Giuria della sezione Venezia Classici presieduta da Giuseppe Piccioni assegna:
Premio Venezia Classici per il Miglior Film Restaurato: Idi i smotri di Elen Klimov
Premio Venezia Classici per il Miglior Documentario Sul Cinema: The Prince and the Dybbuk di Elwira Niewiera e Piotr Rosolowski

Venezia Classici
Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema: The Prince and the Dybbuk di Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski
Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato: Va' e vedi (Idi i smotri) di Elem Klimov

Premi collaterali

Premio Arca CinemaGiovani:
Miglior film italiano: Beautiful Things di Giorgio Ferrero
Miglior film in concorso: Foxtrot di Samuel Maoz
Premio del Pubblico BNL: Longing di Savi Gabizon
Premio Brian: Les Bienheureux di Sofia Djama
Premio Civitas Vitae: Silvio Soldini per Il colore nascosto delle cose
Premio del Pubblico - Circolo del Cinema di Verona – 31. Settimana internazionale della critica: Team Hurricane di Annika Berg
Premio Fair Play cinema: Ex Libris - The New York Public Library di Frederick Wiseman
Menzione speciale a Human Flow di Ai Weiwei
Premi FEDEORA:
Miglior film: Eye on Juliet di Kim Nguyen
Miglior regista esordiente: Sara Forestier per M
Miglior attrice: Redouanne Harjane per M
Premio FEDIC: La vita in comune di Edoardo Winspeare
Menzione Speciale FEDIC: Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli
Menzione FEDIC – Il giornale del cibo: Le visite di Elio Di Pace
Premio FIPRESCI:
Miglior film Venezia 72 a Ex Libris - The New York Public Library di Frederick Wiseman
Miglior film d'esordio: Los versos del olvido di Alireza Khatami
Premio Fondazione Mimmo Rotella: George Clooney, Michael Caine e Ai Weiwei
Premio Enrico Fulchignoni – CICT-UNESCO: Human Flow di Ai Weiwei
Premio Future Film Festival Digital Award: The Shape of Water di Guillermo Del Toro
Menzione Speciale: Gatta Cenerentola di Alessandro Rak
GdA Director's Award - Giornate degli Autori: Candelaria di Jhonny Hendrix Hinestroza
Premio Green Drop: First Reformed di Paul Schrader
Premio Human Rights Nights al Cinema dei Diritti Umani:
Premio Speciale Diritti Umani - HRNs Award: The Rape of Racy Taylor di Nancy Buirski
Menzione speciale: L'ordine delle cose di Andrea Segre
Menzione Speciale: Human Flow di Ai Weiwei
Premio Interfilm: Los versos del olvido di Alireza Khatami
Premio Label Europa Cinema: M di Sara Forestier
Premio Lanterna Magica (CGS): L'equilibrio di Vincenzo Marra
Premio La Pellicola d'Oro:
Migliore direttore di produzione film italiano in concorso: Daniele Spinozzi per Ammore e malavita
Migliore direttore di produzione film internazionale in concorso: Riccardo Marchegiani per Mektoub My Love: Canto Uno
Miglior macchinista: Roberto Di Pietro per Hannah
Premio Leoncino d'oro Agiscuola:
Leoncino d'oro: Ella & John (The Leisure Seeker) di Paolo Virzì
Segnalazione Cinema for UNICEF 2017: Human Flow di Ai Weiwei
Premio Mouse d'oro:
Mouse d'oro – Concorso: Mektoub My Love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche
Mouse d'argento – Fuori concorso: Gatta Cenerentola di Alessandro Rak
Premio NuovoImaie Talent Award: Federica Rosellini per Dove cadono le ombre e Mimmo Borrelli per L'equilibrio
Premio Open: Gatta Cenerentola di Alessandro Rak
Premio Francesco Pasinetti:
Miglior film a Ammore e malavita dei Manetti Bros.
Migliori attori: Il cast di Ammore e malavita
Premio speciale: Gatta Cenerentola di Alessandro Rak e Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli
Premio Gillo Pontecorvo - Arcobaleno Latino: Miao Xiaotian, Ceo di China Film Coproduction Corporation
Queer Lion: Marvin di Anne Fontaine
Premio Mario Serandrei - Hotel Saturnia & International per il Miglior contributo tecnico – 32. Settimana internazionale della critica: Les garçons sauvages di Bertrand Mandico
Premio Sfera 1932: La mélodie di Rachid Hami
Premio del Pubblico SIAE - 32. Settimana internazionale della critica: Temporada de caza di Natalia Garagiola
Premio SIGNIS: La villa di Robert Guédiguian
Menzione Speciale: Foxtrot di Samuel Maoz
Premio C. Smithers Foundation – CICT-UNESCO: The Shape of Water di Guillermo Del Toro
Premio Sorriso Diverso Venezia 2017 - Ass Ucl: Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini
Premio UNIMED: La villa di Robert Guédiguian
Menzione speciale a Brutti e cattivi di Cosimo Gomez
Premio Lina Mangiacapre: Les Bienheureux di Sofia Djama
Premio Soundtrack Stars: Alexandre Desplat per la colonna sonora di The Shape of Water
Menzione speciale alle musiche di Ammore e malavita dei Manetti Bros.
Premio SIAE: Paola Turci
Leone di Caffè assegnato dal sito In Central Perk: Mektoub, My Love: Canto uno



E ora i premi più ambiti, quelli assegnati da Pensieri Cannibali.

Le più fighe della Mostra

10 Maria Elena Boschi


9 Jasmine Trinca


8 Chiara Ferragni


7 Levante


6 Kirsten Dunst


5 Alessandra Mastronardi


4 Le ragazze di Mektoub, My Love: Canto uno


3 Matilda De Angelis


2 Jennifer Lawrence


1 Adèle Exarchopoulos 


I più fighi della Mostra

5 Jim Carrey


4 Woody Harrelson


3 Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti


2 Matthias Schoenaerts


1 Il “madrino” Alessandro Borghi


I film della Mostra che attendo di più

7 Suburbicon

Per trovare un po' di pace, George Clooney vende la casa di Laglio e si trasferisce insieme alla moglie Amal e ai gemellini Ella e Alexander nella città modello di Suburbicon. I paparazzi però li seguiranno anche lì e lui sclererà di brutto.



6 Downsizing

Per risolvere il problema della sovrappopolazione, un gruppo di scienziati ha l'idea geniale di rimpicciolire le persone alle dimensioni di un Brunetta. Poi però si rendono conto che non è un'idea così geniale...



5 Tre manifesti a Ebbing, Missouri

L'accanita lotta tra tre catene di supermercati per appiccicare il loro manifesto all'ingresso di Ebbing, in Missouri. A un certo punto capiranno che una campagna pubblicitaria nazionale “forse” è leggermente più efficace.



4 Ammore e malavita

La La Land in versione partenopea.
Già mi immaginavo Nino D'Angelo al posto di Ryan Gosling e Marisa Laurito nei panni di Emma Stone, ma a quanto pare i Manetti Bros. hanno fatto scelte di casting diverse...



3 The Shape of Water

L'emozionante storia poeticamente raccontata da Guillermo del Toro di una donna muta che si innamora di una creatura mostruosa. Alla fine si scopre che lei è cieca, non muta.



2 Mektoub, My Love: Canto uno

Pare che il film mostri tre ore di chiappe.
E chi se lo perde?


1 Madre!

Il nuovo fischiatissimo thriller-horror di Darren Aronofsky vede Jennifer Lawrence nella parte di Chiara Ferragni e ruota tutto intorno a due domande: la Ferragni è incinta di Fedez? E Jennifer Lawrence perché ca**o sta con Darren Aronofsky?




Twin Peaks è come le donne: non lo capisco, però mi piace

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Dentro questo post su Twin Peaks ci trovate traumi infantili, citazioni di Selena Gomez, Valerio Scanu e Vasco Rossi, riflessioni esistenziali su passato presente e futuro, classifiche delle canzoni del Bang Bang Bar e su personaggi top/flop della stagione, la spiegazione del vero significato del finale che David Lynch non avrà mai il coraggio di ammettere, e molto altro ancora...
Mi scuso in anticipo per la lunghezza del pezzo. Parlare di Twin Peaks è difficile, ma una volta aperto il vaso di Pandora di BOB non sono più riuscito a chiuderlo.
Chi lo legge tutto come premio si merita quindi un bel biglietto di sola andata per la Loggia Nera.


Io e Twin Peaks, una storia d'amore e d'odio
Directed by: David Lynch
Starring: Kyle MacLachlan, Marco Goi alias Cannibal Kid, Laura Palmer, Sarah Palmer, BOB, David Lynch, Laura Dern, Naomi Watts, Audrey Horne, Amanda Seyfried, Michael Cera, Monica Bellucci e tanti altri


PARTE 1 (senza spoiler)

Twin Peaks mi ha rovinato la vita. Non lo dico così, tanto per dire, o per fare il solito esagerato. Twin Peaks mi ha davvero distrutto la vita.
Io ero un bambino sereno e allegro. Spensierato come la gran parte degli infanti. Davanti a me avevo una vita felice. Poi è arrivato BOB. In Italia le prime due stagioni di Twin Peaks, qui ribattezzato I segreti di Twin Peaks, sono state trasmesse da Canale 5 tra il 9 gennaio 1991 e l'11 giugno 1991. Tra i numerosi spettatori di quello che era diventato un autentico cult della pop culture dell'epoca, accompagnato dalla domanda tormentone Chi ha ucciso Laura Palmer?, c'erano anche i miei genitori. C'ero anch'io. Avevo 9 anni e guardavo la tv insieme a loro. Allora soltanto i bimbi megamilionari avevano una tele in camera tutta per loro ed eravamo ancora ad anni – che oggi appaiono anni luce – dall'avvento di Internet, smart phone, iPad e Netflix vari. Toccava vedere la tv in compagnia dei genitori, anche per quei programmi che un bambino di 9 anni avrebbe fatto meglio a non guardare. Le scene in cui il malefico BOB compare in scena mi sono rimaste per sempre impresse. Pure questo non è un modo di dire. Sono rimasto traumatizzato da quella presenza malefica. Da quando l'ho visto per la prima volta, mi sono ritrovato il suo minaccioso volto in tutti i miei incubi e a volte lo vedevo anche quando ero sveglio. Mi bastava chiudere gli occhi per un istante e me lo ritrovavo lì davanti.


Non ricordo di preciso quanto la cosa andò avanti, mi pare parecchio. Diverse settimane, credo diversi mesi. Da allora non sono mai più stato lo stesso. Il Marco Goi bambino spensierato non esisteva più, sostituito da un Cannibal Kid doppelgänger uscito fuori dalla Loggia Nera. Non ne faccio una colpa ai miei genitori, però ci tengo ad avvertire tutti quelli che hanno dei figli: state molto attenti a cosa gli fate vedere da piccoli. A costo di passare per dei genitori rompicoglioni, certe pellicole e certe serie tv è meglio se gliele risparmiate, almeno fino a che non hanno 14/15 anni e riescono a gestirle meglio. A meno che non vogliate che crescendo diventino come me.

Dopo che BOB ha popolato i miei sogni, o meglio i miei incubi, e deturpato irreparabilmente la mia mente, mi sono avvicinato sempre di più ai film e alle serie tv più disturbanti, thriller, horror e a tutte quelle visioni che un bimbo farebbe meglio a evitare. È probabilmente da lì che è nata la mia passione per un certo tipo di cinema e di musica. Quale tipo di cinema e di musica?
Quello strano.

Da lì in poi sarebbero arrivate le visioni di Shining e Il silenzio degli innocenti a turbare i miei sonni e allo stesso tempo ad alimentare il mio amore, o forse sarebbe più corretto a questo punto dire amoreodio, nei confronti del cinema, sbocciato poi definitivamente con Pulp Fiction. Se però prima non ci fosse stato Twin Peaks, il Big Bang da cui è partito tutto, non so davvero come potrebbe essere la mia vita. Credo sarei più “normale”. Credo sarei più felice. Di sicuro sarei più spensierato e anche senza Pensieri Cannibali.


Il tempo poi è passato e io sono cresciuto con il ricordo di quella serie, onnipresente su di me come un'ombra e allo stesso tempo un mito. L'occasione per vederlo tutto, con occhi (relativamente) adulti arrivò soltanto oltre una decina d'anni più tardi. Come riporta il sito di Antonio Genna a confermare i miei ricordi difettosi, le repliche di Twin Peaks sono state trasmesse nell'estate del 2002 da Italia 7 Gold, addirittura! All'epoca avevo già Internet, però si viaggiava ancora a 56k, quindi potersi guardare delle serie in streaming era utopia e ci si doveva affidare alla trasmissione tv e al caro vecchio videoregistratore. Quando dico queste cose mi rendo conto di suonare davvero jurassico, ma sono contento di aver vissuto quel periodo. I giovani d'oggi danno per scontato di avere a disposizione tutto qui e subito. Everything now, come cantano gli Arcade Fire. Vogliono vedere un film o una serie? Se lo possono guardare in qualunque momento, in qualunque posto, magari anche mentre sono in treno o in metro, direttamente sul portatile, sul tablet o sullo smart phone. Con Google e Wikipedia possono avere qualsiasi informazione di qualunque tipo. Possono ascoltarsi tutta la musica di tutti i tempi gratis, mentre io risparmiavo tra enormi sofferenze i soldi della mia paghetta per potermi comprare 2 o 3 CD al mese e dovendo scegliere con enorme cura su quali gruppi “investire” il mio denaro. I giovani d'oggi possono avere anche tutto il porno che vogliono! Ma che ne sanno i 2000 di cosa voleva dire farsi le seghe con Baywatch o con i video di Britney Spears e Christina Aguilera? Ma che ne sanno di com'era aspettare che un film arrivasse da Blockbuster? Ma che ne sanno di com'era attendere fino al 2004 che una pellicola cult come Donnie Darko uscita negli Usa nel 2001 giungesse pure nei nostri cinema? Ma che ne sanno di com'era utilizzare un dizionario o un'enciclopedia? Ma che ne sanno i 2000 di che cos'è un'enciclopedia?

Intendiamoci, io non sono uno di quei vecchi nostalgici che rimpiangono il passato. Okay, forse giusto un pochino e soltanto in parte. Non rimpiango però certo un periodo in cui potevi ascoltare solo un numero limitato di dischi, in cui seguire una serie tv completa tra cambi d'orario e di programmazione era una vera e propria esperienza stile survival-horror, in cui se crescevi in una famiglia benestante ti potevi permettere di avere tra gli scaffali una costosa enciclopedia, altrimenti ti dovevi arrangiare e, quando i prof. ti chiedevano di fare una ricerca, o andavi in biblioteca oppure ti beccavi un bel 4. Credo che i tempi in cui viviamo adesso siano più democratici, almeno nei paesi in cui c'è una democrazia o presunta tale. Non posso disprezzare un'epoca in cui tutta la conoscenza del mondo è disponibile a tutti in maniera gratuita, o comunque al prezzo di un abbonamento Internet con TIM o Vodafone o Fastweb o rivali vari. Questo pur con tutti i rischi e gli effetti collaterali annessi che ciò comporta. La conoscenza è potere e ora quel potere è a portata di (quasi) tutti, e non solo di pochi fortunati.

Dicevo comunque che sono contento di aver conosciuto anche l'epoca pre-Internet. Dovesse esserci un blackout elettrico, tipo quello ipotizzato dalla pessima serie tv Revolution, forse io riuscirei a sopravvivere. La stessa cosa non posso dirla dei 2000 che senza uno smart phone tra le mani si troverebbero del tutto (s)perduti. L'aver vissuto un prima mi consente inoltre di apprezzare di più il dopo, ovvero quello che si può fare adesso con le nuove tecnologie.


Questo post comunque non doveva parlare di Twin Peaks?
Sì, certo. Se però David Lynch può fare una terza stagione di 18 episodi di Twin Peaks in cui per la maggior parte del tempo del vecchio Twin Peaks c'è giusto l'ombra, non posso fare anch'io un post su Twin Peaks che parla solo in parte di Twin Peaks?
Volete che parli della stagione 3 di Twin Peaks, su cui ancora non mi sono ancora mai espresso? Ho aspettato a farlo perché non volevo sbilanciarmi prima di vedere il progetto di Lynch al completo. Adesso però che la season è finita, quel momento tanto atteso e tanto temuto è arrivato. E quindi parliamone, finalmente, di Twin Peaks 3, nelle successive parti di questo delirante post.


PARTE 2 (senza spoiler)

Non avevo mai scritto di Twin Peaks fino ad ora, né su questo blog né altrove, se non molto brevemente. Incredibile, ma vero. Come mai?
Il primo motivo è il fatto che io preferisco scrivere di ciò che NON mi piace, rispetto a qualcosa che amo in una maniera così profonda. È questione di ansia da prestazione, proprio come per il sesso. Se lo fai con una persona a cui tieni, è più difficile, c'è una maggiore pressione psicologica. Se invece lo fai con una persona di cui non ti importa granché, se anche va male pazienza, ti rifarai alla prossima occasione. Lo stesso vale per i post, gli articoli e le recensioni. Ti esce un pezzo da schifo su un film che ti ha fatto schifo? Amen. Non sei riuscito a rendere la bellezza di una pellicola che hai adorato con tutto te stesso? In quel caso sì che ti rode il culo.

Il secondo motivo è che è un fottuto casino parlare di qualcosa di sfuggente, assurdo e spesso volentieri privo di un senso logico ben definito come Twin Peaks, o i lavori di David Lynch in generale. Alle altre due influenze culturali principali della mia vita, ovvero Quentin Tarantino e Bret Easton Ellis, ho dedicato le mie due tesi di laurea, quella della triennale al primo e quella della specialistica al secondo. Ciò la dice lunga sul mio livello culturale, ma questo è un altro discorso. Com'è che ho scelto loro e non il Lynch? Il fatto è che, pur amandoli e temendo quindi di non riuscire a essere alla loro altezza, li capisco abbastanza bene da poter decifrare le loro opere, o se non altro abbastanza da averci provato. Con David Lynch invece non ci provo nemmeno. Anche se, come raccontato nella Parte 1 di questo post, Twin Peaks ha fatto e fa tutt'ora parte della mia vita come forse nessun'altra opera di fiction, risulta comunque materia di difficile, di impossibile comprensione e analisi. Twin Peaks è follia pura e come fai a parlare di follia a della gente (presumibilmente) sana di mente?
È come cercare di spiegare la regola del fuorigioco a una donna...

Buuuh, sono caduto nello stereotipo sessista. Che autogol!

Mi correggo: è come cercare di spiegare la regola del fuorigioco a una persona a cui non frega un tubo secco del calcio. O come cercare di spiegare a me le regole del baseball. Non le conosco e non voglio neanche conoscerle. Se provate a spiegarmele, mi entreranno da un orecchio per uscire immediatamente dall'altro. Se siete fortunati. Se siete sfortunati, potrei prendere una mazza da baseball e utilizzarla contro di voi in una maniera che, ne sono sicuro pur non conoscendole, andrebbe contro tutte le regole di questo sport.



Twin Peaks è, o almeno era, la storia di Laura Palmer. Del ritrovamento del suo cadavere nella (apparentemente) normale cittadina montanara di Twin Peaks in uno degli inizi più raggelanti di una serie tv di ogni tempo. Delle successive indagini, sia più tradizionali che meno tradizionali, attraverso anche l'utilizzo di sogni e segni paranormali, da parte dell'agente dell'FBI Dale Cooper per cercare di fare luce sulla sua morte. Di tutte le persone della cittadina in qualche modo coinvolte nella sua scomparsa, tra cui i molti freak e personaggi strambi che la popolano. Chi di loro ha ucciso la misteriosa Laura Palmer?



La vera domanda però è: ma quand'è che Pensieri Cannibali comincia a parlare per davvero della terza stagione di Twin Peaks?

Okay, okay, adesso lo faccio. Promesso.


PARTE 3 (iniziano gli spoiler)

Della terza stagione di Twin Peaks c'è chi ha detto che si tratta di Arte, non di una semplice serie tv. Cosa dico io?
Io dico che, se volevo vedere dell'Arte, andavo al Louvre. Da spettatore semplice quale sono, dal ritorno di Twin Peaks mi sarei accontentato anche solamente di una serie tv. Visto però che a David Lynch le cose semplici non piacciono, questi nuovi episodi si sono rivelati qualcosa di imprevedibile e assurdo persino per i suoi standard. Questa è una cosa che ho molto apprezzato. Io amo le sorprese. Sono sempre un gran merito. Bravo David!
Solo perché un regista riesce ancora a stupire, e all'età di 70 anni suonati mica è una cosa facile, si vedano Autori come Terrence Malick e Woody Allen che continuano a replicare sempre lo stesso film, ciò non significa però automaticamente che abbia realizzato un nuovo Capolavoro. E solo perché una cosa è assurda e lontana da qualsiasi altra cosa si sia vista sul piccolo schermo, non significa per forza sia geniale. Il confine tra genio e follia è molto sottile, mai come in questo caso, e in più di un passaggio nel corso di questa season sono stato davvero preoccupato per la salute di Lynch. Le stramberie sono il suo marchio di fabbrica, è vero, ma qui in diverse occasioni mi è sembrato oltrepassare la soglia, quella che va dalla sua abituale genialità al disturbo mentale puro.


La stagione 3 di Twin Peaks mostra un David Lynch creativamente molto vitale, persino troppo. Pare quasi che abbia voluto mettere al suo interno ogni singola idea, ogni singolo sogno, ogni singolo incubo che gli è passato per la mente negli oltre 10 anni che sono passati dal suo ultimo film, Inland Empire del 2006. Una schizofrenia creativa cui manca un elemento fondamentale, quello in grado di trasformare la prima stagione di Twin Peaks in un autentico fenomeno della pop culture mondiale: la comunicazione. Anche allora la serie riusciva a essere qualcosa di mai visto prima, in grado di scardinare ogni regola della serialità televisiva per come era concepita fino a quel momento, come adesso, ma aveva l'ulteriore pregio di farlo dall'interno del sistema. Era un thriller condito da elementi di soap opera che raccontava una storia, per quanto in una maniera allucinata, con un mistero da risolvere che teneva incollati allo schermo puntata dopo puntata. Twin Peaks riusciva a coinvolgere e allo stesso tempo a inquietare in una maniera che non aveva precedenti. Pur avendo uno stile e dei personaggi surreali, rifletteva le angosce e i timori di ogni città, di ogni famiglia, di ogni comunità. Era surreale, ma la paura che trasmetteva era dannatamente reale.
Nonostante una scena costruita con un grande senso della tensione come quella più cronenberghiana che lynchiana posta nella prima parte del primo episodio e qualche momento di violenza estrema e splatter, i primi 16 episodi della stagione 3 di Twin Peaks non mi hanno fatto granché paura. Non mi hanno provato quell'angoscia strisciante che in passato era un elemento essenziale della visione.


Twin Peaks 3 fondamentalmente è una comedy. I siparietti comici erano presenti anche un tempo, ma Lynch non è mai stato così ironico come ora. Si vede che lui a scrivere, girare e pure recitare questi episodi si è divertito un mondo, e devo dire anch'io. Con molte sequenze ho riso, ho riso parecchio con questo Twin Peaks, come mai mi sarei aspettato di fare. Bene, benissimo.


Dove sono finiti però i brividi? Persino le scene più violente sono così esagerate da risultare comiche. Che fine hanno fatto poi le musiche di Angelo Badalamenti, quelle fondamentali per rendere l'atmosfera di Twin Peaks e ora utilizzate solo ogni tanto?
Soprattutto: che fine ha fatto Twin Peaks, intendo la città?


Gran parte del nuovo Twin Peaks è ambientato... fuori da Twin Peaks. A questo punto in molti hanno detto che i nuovi episodi sono destinati più ai fan del cinema di David Lynch che non della serie. Perché allora usare il “brand” Twin Peaks? Perché usare come apertura l'iconico tema di Badalamenti, con tanto di immagine/santino di Laura Palmer in bella mostra, se poi questa “cosa” non è davvero Twin Peaks?
Il problema del nuovo Twin Peaks può sembrare paradossale e quindi in questo è perfettamente in linea con quanto mostrato dagli episodi. Il problema del nuovo Twin Peaks è che c'è troppo David Lynch.


Un Lynch al limite, e forse oltre, dell'incomunicabilità. Un Lynch che ha fatto la sua cosa con una libertà totale e illimitata, ma che forse avrebbe avuto bisogno di una mediazione, di qualcuno che lo frenasse un minimo e che incanalasse la sua "deliranza" creativa all'interno di un prodotto in grado di parlare alla gente. Questo non avrebbe significato per forza svendersi o sputtanarsi. Avrebbe significato solo realizzare ancora una serie tv destinata al grande pubblico, com'era il primo Twin Peaks, quello capace di avere negli Usa 34,6 milioni di spettatori con il pilot e una media di 18,3 milioni di spettatori per tutta la prima memorabile stagione. Quello capace di conquistare il Telegatto 1991 di miglior telefilm straniero!

Monica Bellucci consegna il Telegatto a Sheryl Lee e Michael Ontkean.
Soltanto un caso?



Qualcosa di simile succedeva, quello stesso anno, quello in cui il mondo aveva cominciato per una volta a girare per il verso giusto, a un altro uomo in costante bilico tra genio e follia: Kurt Cobain. L'album Nevermind dei Nirvana è un Capolavoro per le sue composizioni e per il suo talento, certo, ma anche perché il produttore Butch Vig è riuscito a fargli registrare un disco pop, o comunque relativamente pop, con canzoni in grado di parlare a milioni di persone, in grado di riflettere il disagio esistenziale di un uomo e renderlo la voce di un'intera generazione. Tutta questione di comunicazione. Fosse stato solo per Kurt, lui magari avrebbe fatto un disco con un'ora di chitarre distorte, grida e rumori, e la sua Arte probabilmente sarebbe risultata più pura, ma allo stesso tempo sarebbe arrivata a un numero molto inferiore di persone. Non fosse stato per la produzione di Butch Vig, e per il missaggio di Andy Wallace, a questo ora può darsi che Cobain sarebbe mezzo sconosciuto e – chissà? – magari sarebbe ancora vivo e suonerebbe al The Bang Bang Bar, però non avremmo una pietra miliare del rock come Nevermind.


Twin Peaks 3 per gran parte è come sarebbe un disco di Kurt Cobain autoprodotto. È David Lynch allo stato brado. È un David Lynch che fa quel cazzo che gli pare e che sembra però dimenticare di fare una serie. Sembra dimenticare di cosa Twin Peaks era e pare ricordarsene solo ogni tanto. Come quando illude che Becky (Amanda Seyfried) possa essere la nuova Laura Palmer e il disturbato Richard Horne (Eamon Farren, giovane attore da tenere d'occhio) possa essere un incrocio tra Leo Johnson e Bobby Briggs. Le vicende delle new entry restano però abbozzate, sospese, e, proprio quando sembrano ingranare, spariscono nel nulla. Le loro scene paiono dei teaser trailer di un qualcosa che non vedremo mai.


Alcuni dei momenti più riusciti e toccanti delle nuove puntate sono quelli che richiamano quelle vecchie. L'effetto nostalgia non fallisce mai. Le scene di maggiore impatto emotivo sono quelle in cui finalmente Lynch ci fa rivedere i vecchi volti, quelli cui eravamo così tanto affezionati e dai quali eravamo così tanto spaventati, inevitabilmente invecchiati. Alcuni benino, altri molto meno.

Tra quelli invecchiati meglio metto Mädchen Amick (Shelly Briggs ex Shelly Johnson), diventata una MILF con i fiocchi, anche se a livello recitativo risulta piuttosto discutibile, soprattutto al fianco di una Amanda Seyfried in allucinato stato di grazia e che dimostra come, se diretta da un regista come si deve, possa essere un'attrice pazzesca.


Secondo molti è invecchiato in maniera atroce, ma secondo me invece è sempre un figo pazzesco James Marshall (James Hurley). “James is still cool. He's always been cool” dice Shelly nella scena (per me) più poetica della nuova stagione, sulle note della stupenda “Shadow” dei Chromatics.

"Ok, forse sono un filo meno cool di un tempo..."

Invecchiato fisicamente maluccio Dana Ashbrook (Bobby Briggs), però fa sempre piacere rivedere quella sua faccia da schiaffi, sebbene il suo caschetto moro sia sbiancato come succedeva a Leland Palmer dopo la morte della figlia. Niente male anche l'evoluzione del suo personaggio, un tempo rebel rebel latin lover della cittadina più inquietante del mondo e oggi ironicamente diventato un rassicurante sbirro, cornuto e mazziato da una Shelly che zoccola era e zoccola è rimasta.


Fa piacere, ma soprattutto fa terrore, rivedere Grace Zabriskie (Sarah Palmer). Come va la vita per una donna che ha vissuto una simile tragedia personale?


Io è semplicemente questo che volevo dal nuovo Twin Peaks. Avrei invece fatto anche a meno di molte seghe mentali di Lynch. Mentali, e non solo. Ad esempio l'apparizione di Berenice Marlohe, che pure ho trovato divertentissima, cosa ha a che fare con Twin Peaks?


Un bel niente, ecco cosa. È solo la rappresentazione di un sogno erotico di David Lynch. E tutto lo spazio regalato all'agente Tamara “Tammy” Preston è dovuto unicamente al fatto che il regista è innamorato perso di Chrysta Bell, sua nuova musa con cui ha pure inciso alcuni dischi. Né come attrice né come cantante mi sembra abbia un talento pazzesco, però al cuore non si comanda e Lynch per questa tipa ha chiaramente perso la testa. E quando perde la testa uno come Lynch, l'umanità può cominciare a tremare.


Interessante anche lo spazio ritagliatosi da Norma (Peggy Lipton), la proprietaria della leggendaria tavola calda RR Diner, che un imprenditore sta trasformando in una catena in franchise su tutto il territorio nazionale, con una sottotrama che ricorda la storia di The Founder e della diffusione del McDonald's. The times they are a-changin' anche a Twin Peaks. Stringe poi sempre il cuore vedere l'eterno amore di Ed Hurley (Everett McGill) nei suoi confronti.


La storia tra Nadine Hurley (Wendy Robie) e il Dr. Jacoby (Russ Tamblyn) sembra invece uscita da una versione di Uomini e donne della terza età... pardon Uomini e donne – Over. Diciamo anche che tutta la sottotrama legata al Dr. Jacoby in generale meriterebbe di essere seppellita con una delle sue pale spalamerda.


Invecchiata purtroppo malissimo Sherilyn Fenn, un tempo bomba sexy, ora bomba e basta.


Pessima poi l'evoluzione, o meglio l'involuzione del suo personaggio, l'adorabile Audrey Horne, la ragazza di cui negli anni '90 ci siamo tutti innamorati, Dale Cooper a rischio pedofilia compreso. Quella creatura incantevole che ballava sulle note della “Audrey's Dance” ora si è trasformata in una signora inacidita sposata con un nano che sembra Maurizio Costanzo. In pratica è diventata un incrocio tra Maria de Filippi e Tina Cipollari (si vedano in proposito le spassose pagelle di Twin Peaks create da Babol e Alessandra sul blog Il Bollalmanacco di Cinema). Il finale della sua story-line, sulle note della recuperata "Audrey's Dance", lascia però aperte molte possibilità. Peccato solo che Lynch si sia dimenticato, o abbia perfidamente fatto finta di dimenticarsi, di svilupparle.


Ci sono stati poi un sacco di personaggi, vecchi e soprattutto nuovi, inutili e messi lì dentro abbastanza a caso. Manca invece Donna Hayward (Lara Flynn Boyle), uno dei personaggi più importanti delle prime due stagioni, una che in tanti hanno odiato (a quanto pare lo stesso Lynch), ma di cui io invece ero follemente innamorato.
Cioè, è stata rispolverata persino Gersten Hayward (Alicia Witt), la sorella minore di Donna che suonava il piano per Leland, e non lei? David Lynch, are you fucking kidding me???


E quindi, dopo aver detto tutto questo, il nuovo Twin Peaks non mi è piaciuto?
Ehm. Non esattamente...


PARTE 4 (spoiler in dosi massicce)

Twin Peaks – Il ritorno non ha rispettato le mie aspettative. Mi ha fatto incazzare. È stato frustrante vedere alcuni episodi. A volte è stato pure noioso. A tratti ho odiato David Lynch. Però...
L'amore è una brutta bestia. Più una persona ti tratta male, più ti respinge, e più non puoi fare a meno di restarne attratto. L'amore per Lynch è sicuramente di tipo masochistico. "You got a fetish for my love, I push you out and you come right back", come canta Selena Gomez. È quello che più ti fa soffrire, ma “the heart wants what it wants”, come canta sempre Selena Gomez in un altro pezzo. In mezzo a tanta sofferenza, a tanti episodi incasinati, a tanti momenti incomprensibili persino per le logiche della cinematografia del regista, c'è stato spazio anche per tanta bellezza. C'è stato spazio per lampi di genio. Per personaggi fantastici. Per una creatività straripante, persino troppo senza freni. Per deliri visivi ricchi di fascino, sebbene magari non ricchi di senso. Sono scese pure alcune lacrime, soprattutto quando sono partite le musiche storiche composte da Angelo Badalamenti, usate da quel sadico di Lynch con troppa parsimonia. O durante la toccante scena della morte della Signora Ceppo.


Ci sono state anche risate, tante risate. Twin Peaks 3 a sorpresa come detto è stata perlopiù una clamorosa serie comedy, attraversata da un umorismo surreale, ma anche molto fisico, da cinema muto.


Senza dimenticare qualche scena degna dei Simpson (Dougie che si prende la palla da baseball in testa) e persino di un qualche film dei Vanzina. La scena di sesso di Dougie con Janey-E cos'altro è se non la versione lynchiana di una pellicola con De Sica? Christian, non Vittorio.


Per non parlare degli effetti speciali trash che fanno rimpiangere Sharknado, talmente assurdi da risultare anch'essi comici.


Il bello di Lynch è pure questo: saper unire il basso all'alto, i siparietti kitsch e comici con i riferimenti alla pittura di Francis Bacon, alla letteratura di Franz Kafka, alle opere surrealiste di Luis Buñuel e Salvador Dalí e al cinema fantastico delle origini di Georges Méliès. Una dote che ha in comune con Quentin Tarantino, altro riferimento evidente di questa stagione, si vedano la scena della sparatoria alla tavola calda e soprattutto i personaggi di Chantal e Gary “Hutch” Hutchens interpretati da Jennifer Jason Leigh e Tim Roth. Talmente taratiniani che sembrano usciti da un sogno di Tarantino.


E se fosse davvero così? Ogni personaggio, ogni situazione di questo nuovo Twin Peaks è il sogno fatto da qualcuno di diverso. Non è un sogno unico, è un sogno multiplo. Il finale del sedicesimo episodio ad esempio ci rivela che quello era il sogno di Audrey. La scena in cui Sarah Palmer in versione cannibale si magna letteralmente il tipo che ha cercato di rimorchiarla è chiaramente un suo sogno. Non tanto per la parte cannibale, ma perché a chi altri sano di mente verrebbe in mente di rimorchiarla?


O ancora la scena nella 17esima puntata del trionfo del Bene sul Male, in cui a sognare a occhi aperti sembra essere il redivivo Dale Cooper.


Come chiede Monica Bellucci con il suo stile di recitazione del tutto surreale, più che surrealista, nella frase forse chiave per interpretare l'intera serie: “Siamo come il sognatore che sogna e poi vive all'interno del sogno. Ma chi è il sognatore?”.


Un altro dei pregi principali di Twin Peaks – The Return è stato l'effetto sorpresa. Un Lynch in versione così comica non me lo aspettavo proprio. Un altro pregio sono stati gli ultimi due episodi, capaci di farmi rivalutare anche quanto successo in precedenza. Dopo una stagione che mi ha lasciato alquanto basito basito, suave suavecito, con il finale David Lynch è riuscito a dare un senso a tutto quello che abbiamo visto... Beh, non proprio a tutto. Anzi, quasi a niente.


PARTE QUINTA: IL FINALE (spoiler come se piovesse)

Nel penultimo episodio il Male è stato sconfitto. Lucy, l'esempio dell'ingenuità e dell'innocenza più totali, ha sparato al Cooper cattivo e non è finita qui. Attraverso un viaggio temporale degno di Donnie Darko, Dale Cooper riesce anche a salvare Laura Palmer. Tutto è bene quel che finisce bene. O almeno così sembra.


Con l'ultimo bastardissimo episodio della stagione, e chissà magari questa volta per davvero anche dell'intera serie, Lynch ha di nuovo ribaltato tutto. Cooper rintraccia Laura Palmer, che è viva, ormai è una signora di mezza età e di nome ora fa Carrie Page. La sua vita però non sembra esattamente perfetta. Nel suo salotto c'è un uomo morto, per dire. Coop la convince a tornare a casa, nella sua Twin Peaks, e a questo punto cosa succede?


Difficile dirlo. Ognuno può interpretare la conclusione di Twin Peaks 3 come vuole. Di certo è difficile anche vederlo come un happy ending, quell'happy ending che nella puntata precedente Lynch ci aveva illuso di aver trovato. David Lynch ci lascia con la sensazione di non averci capito niente e allo stesso tempo di essere vicinissimi ad aver compreso tutto. La sensazione che la spiegazione ce l'hai lì sulla punta della lingua, eppure non ti viene fuori. Ci lascia con la sensazione di essere dentro una canzone di Vasco che canta: “Voglio trovare un senso a tante cose, anche se tante cose un senso non ce l'ha”.

"Hai davvero citato una mia canzone parlando di Twin Peaks?
Cannibal, te stai più fuori di Lynch. E di me."

Nel finale, secondo alcuni Cooper e Laura Palmer sono finiti dentro un sogno. Secondo me è l'esatto contrario. Quello che abbiamo visto fino a quel punto è stato un sogno. Più che un sogno, una dimensione fiction della realtà, piena di spiriti, elementi soprannaturali, personaggi e situazioni esagerate e inverosimili. Un sogno multiplo. Un sogno collettivo. Che poi cos'altro è il cinema, se non proprio un sogno collettivo? E cosa c'è alla fine di ogni sogno, o di ogni incubo come sarebbe più consono definirlo in questo caso?
C'è il risveglio. C'è la realtà. C'è una casa in quel di Twin Peaks a cui Cooper e Laura Palmer vanno a bussare e ad aprire c'è la vera proprietaria. La signora che vive per davvero in quella casa, nel mondo reale intendo, nella vera Twin Peaks, una certa Mary Reber nei panni di Alice Tremond. David Lynch è uscito dal suo cinema, dalla sua serie, dalla sua arte ed è finito nella realtà, ha sfondato la quarta parete.

"Hello-ooo-ooo, c'è Sarah Palmer?"
"No."
"E la cremeria?"

Una realtà che non è proprio reale-reale, visto ad esempio che la vera padrona di casa Mary Reber interpreta comunque pur sempre una parte, quella di Alice Tremond. È una realtà in cui Laura Palmer è ancora viva, ma non si è certo liberata dei suoi demoni, come quell'agghiacciante grido finale testimonia. Non so cosa Lynch abbia voluto dirci con quella scena. Forse che persone come Laura Palmer non possono essere salvate in nessun caso. Il Male tornerà a fare comunque capolino nelle loro vite, ma ciò non toglie che persone come Dale Cooper ci proveranno sempre, in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi, in tutto il mondo, in tutte le dimensioni a salvarle. Perché Twin Peaks non è un posto preciso nel tempo e nello spazio. Twin Peaks è uno stato mentale.


Dopo una stagione più comedy che altro, con quella sequenza finale David Lynch è tornato a darmi i brividi, come 25 e passa anni fa. Dentro quel grido c'è tutta l'Arte di Lynch. Perché, anche se io mi sarei accontentato di una semplice serie tv, Twin Peaks 3 è Arte allo stato puro che si mescola alla vita e alla morte. Dentro questi 18 imperfetti strabordanti episodi, David Lynch ha messo dentro tutto sé stesso e pure di più. Ha persino riportato in vita i morti, come fatto con Frank Silva/BOB e David Bowie.


Alla fine resta però una domanda. A dire il vero ne restano almeno un migliaio, ma soprattutto una: nell'ultima scena, cos'avrà mai fatto lanciare alla scream queen Laura Palmer quell'urlo assurdo?
Si sarà forse resa conto, proprio come noi spettatori, che dovremo continuare a vivere le nostre vite chiedendoci per sempre, e senza mai avere una risposta, quale diavolo è il senso di tutto ciò che abbiamo visto?

La mia spiegazione personale e – lo ammetto – anche un filo maschilista, del finale di Twin Peaks tuttavia è un'altra, la seguente: con le donne puoi provarle di tutte, puoi persino salvare loro la vita, ma troveranno sempre e comunque un motivo per lamentarsi.


(voto alla stagione uno: 10/10
voto alla stagione due: 6,5/10
voto alla stagione tre: 8-/10
voto al finale: 10/10 e tutti a casa, a casa Palmer intendo)


APPENDICE: CLASSIFICHE CONCLUSIVE

Personaggi top della stagione

10. Gordon Cole (David Lynch)

Grande, ma alla lunga un po' logorroico.



9. Evil Cooper (Kyle MacLachlan)

Il Male supremo. Persino troppo cattivo per essere vero.
E infatti chi lo dice che in Twin Peaks ci sia qualcosa di vero?




8. Diane Evans (Laura Dern)

La regina dei colpi di scena e dell'imprevedibilità, e in questo è lo specchio perfetto dell'intera sorprendente stagione.



7. Wally "Brando" Brennan (Michael Cera)

In una stagione ricca di momenti WTF, uno dei più WTF e divertenti tra tutti è stata l'apparizione di Michael Cera in versione Brando.



6. Rebecca “Becky” Burnett (Amanda Seyfried)

La nuova Laura Palmer, in teoria.
In pratica il suo personaggio non è stato sviluppato granché, ma i pochi momenti in cui appare sono memorabili.



5. Sarah Palmer (Grace Zabriskie)

In mezzo a tanti siparietti comedy, le sue apparizioni sono state horror puro. Inquietante come un tempo, più di un tempo.



4. Dale Cooper (Kyle MacLachlan)

Esilarante Dougie, spaventoso Evil Cooper, però è stato un vero piacere ritrovare Kyle MacLachlan nella parte del caro vecchio Dale Cooper che conoscevamo.



3. Janey-E Jones (Naomi Watts)

Naomi Watts quando lavora con Lynch dà sempre il suo massimo, complice l'irresistibile ruolo della determinata moglie di Dougie.



2. La cameriera Candie (Ami Shiels)

Dico solo: fantastica!



1. Dougie (Kyle MacLachlan)

L'invenzione più incredibile della stagione. Lynch decide di mettere il protagonista della serie in panchina per quasi tutti gli episodi, per far giocare al suo posto una sua versione un po' più "lenta". E si è rivelata una mossa vincente.



Personaggi flop della stagione

5. Sceriffo Frank Truman (Robert Forster)

Niente di personale contro di lui, però aridate Harry Truman!
E' vero che Michael Ontkean si è ritirato dalla recitazione, però Lynch poteva anche sforzarsi un po' di più per convincerlo a ritornare.



4. Audrey Horne (Sherilyn Fenn)

Lynch ci ha fatto sospirare il ritorno di Audrey per 12 episodi e poi... diludendo totale.



3. Dr. Jacoby (Russ Tamblyn)

Con le sue pale spalamerda sa già cosa può farne...



2. Beverly Paige (Ashley Judd)

L'inutilità fatta personaggio.



1. Gersten Hayward (Alicia Witt) e Steven Burnett (Caleb Landry Jones)

Ma perché esistono?



Esibizioni musicali top al The Bang Bang Bar

7. Lissie




6. The Veils




5. Nine Inch Nails




4. Sharon Van Etten




3. Au Revoir Simone




2. James Marshall




1. Chromatics




Eddie Vedder no, non l'ho messo. Grande artista e tutto, ma la sua ballata acustica per voce e chitarra non mi è sembrata avere troppo a che fare con le sonorità retrò e dark tipiche di Twin Peaks.
Altri artisti che invece mi sarebbe piaciuto vedere sul palco e che avrebbero fatto un figurone al The Bang Bang Bar sono Zola Jesus, The National e Lykke Li. In particolare mi stupisce la mancata presenza di quest'ultima, che con David Lynch nel 2013 aveva realizzato il singolo “I'm Waiting Here”. Sarà per l'eventuale stagione 4, che a questo punto non so se desiderare o temere.


Di Miss Italia, del fallimento della democrazia e di altre cose

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Quando si trova a votare, l'italiano puntualmente sbaglia. Senza entrare dentro spinose questioni politiche nazionali, basta ricordare i recenti trionfi al televoto di Gabbani, Stadio e Il Volo alle ultime edizioni del Festival di Sanremo.

Non è solo l'italiano, è proprio l'essere umano in generale che quando deve votare, sbaglia. Si vedano la Brexit o l'elezione di Trump. L'ultima edizione di Miss Italia né è l'ulteriore conferma. Non ho visto l'intera serata, né tutte le concorrenti. Giusto le tre finaliste.


L'italiano a questo punto poteva scegliere con il pisello e votare la sexy tettona Laura Coden (numero 29). Oppure poteva scegliere con il cervello, e optare per Samira Lui (numero 28), l'affascinante Beyoncé de' noantri, che avrebbe potuto rappresentare un bel segnale di integrazione nonché la vittoria della diversità, come The Shape of Water al Festival di Venezia. L'italiano invece ha compiuto una scelta non con il pisello o con il cervello, ma nemmeno di cuore o di pancia. Ha scelto come al solito di scegliere con un'altra parte del corpo: il sedere, e ha deciso di incoronare la caruccia, ma tutto sommato piuttosto anonima, almeno per gli standard dei concorsi di bellezza e delle modelle/aspiranti star, Alice Rachele Arlanch (numero 07).
  

Uno a questo punto dice: va beh, ma chissenefrega di Miss Italia? Così è. Fa però riflettere vedere come ogni volta che c'è da fare una scelta, gli altri scelgano quasi sempre qualcosa che io non sceglierei. Sbagliano loro? Sbaglio io? Aveva ragione Damon Albarn (il cantante di Blur e Gorillaz) quando, all'indomani dei risultati sulla Brexit, ha dichiarato: “La democrazia ha fallito”?

Non penso. Non è nemmeno soltanto una questione di votazioni. È solo che l'essere umano, quando si trova di fronte a una scelta, va nel panico totale e il più delle volte sbaglia. Se c'è una caratteristica che caratterizza la nostra natura è l'errore.

Per confermare questa teoria, correte a votare Pensieri Cannibali come miglior sito cinematografico ai Macchianera Internet Awards 2017. Dai, che questa è l'ultima settimana di voto.
Fate la scelta sbagliata, votate Pensieri Cannibali!


Miss Chastain de Preposulo

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Miss Sloane – Giochi di potere
Regia: John Madden
Cast: Jessica Chastain, Gugu Mbatha-Raw, Alison Pill, Mark Strong, John Lithgow, Jake Lacy, Sam Waterston, Douglas Smith, Christine Baranski, Dylan Baker


Si può rendere interessante un argomento noioso, pesante e/o complesso?
Certo che si può, ma non è per niente una cosa facile, immediata e/o alla portata di tutti.
Prendiamo La grande scommessa. Un film sulla crisi economica del 2008. Cosa c'è di più noioso?
A parte un disco di Enya o la serie Boardwalk Empire, non mi vengono in mente molte altre cose. Forse giusto un film su una... lobbista.
Che cos'è una lobbista?


Anche dopo aver visto Miss Sloane, una pellicola che come protagonista ha proprio una lobbista, non ne ho la più pallida idea. E no, non è una persona che ha un sacco di hobby (scusate per il gioco di parole degno di una canzone di Francesco Gabbani).
Non basta. Miss Sloane è pure una lobbista sui generis, visto che accetta un lavoro contro la lobby più potente degli Stati Uniti, quella delle armi. Se già non sapevo cos'è una lobbista classica, figuriamoci una lobbista sui generis. Fino a qui le cose vi sembrano complicate?


Beh, non è che l'inizio. A ciò dobbiamo aggiungere una serie di dialoghi sparati a raffica che sembrano usciti da un film o da una serie di Aaron Sorkin. Non a caso nel cast di Miss Sloane figurano tra gli altri anche Sam Waterston e Alison Pill, due membri del gruppo di The Newsroom, una delle serie più sottovalutate degli ultimi anni. Dietro a questa pellicola a sorpresa non c'è però Aaron Sorkin, bensì la regia è firmata da un John Madden più in forma e ritmato del solito, e la sceneggiatura piena di dialoghi è stata scritta dall'esordiente Jonathan Perera.


Miss Sloane tratta di un tema non esattamente interessantissimo, già per gli americani, figuriamoci per noi, ovvero quello del controllo delle armi. Un argomento che in più è affrontato in chiave politica e cosa c'è di più noioso della politica?
Oddio, a me la politica diverte parecchio. Sia quella italiana che quella statunitense, però diciamo che a livello generale non è che sia tra i temi più simpatici del mondo.

I primi minuti della pellicola scorrono quindi non tanto in maniera lenta, quanto in maniera pesante, dato che è davvero difficile stare dietro ai dialoghi dei personaggi. Cosa fare a questo punto per attirare l'interesse del pubblico?
Miss Sloane non sceglie la via dell'ironia e dell'umorismo tanto quanto La grande scommessa, resta anzi perlopiù su territori piuttosto seriosi, però adotta una strategia simile. Cosa attira di più l'attenzione del pubblico di una bellezza femminile?

Due bellezze femminili, nel caso de La grande scommessa, che piazzava un paio di scene chiave con Margot Robbie e Selena Gomez per spiegare in modo accattivante i passaggi economici più ostici. Il film diretto da John Madden si gioca invece una donna sola - ma che donna! - calando la carta della regina di cuori, la rossa Jessica Chastain. Nei glaciali panni di Miss Sloane troviamo proprio l'irresistibile Miss Chastain. O meglio, l'ormai ex Miss Chastain, ora Duchessa Passi de Preposulo, visto che di recente ha sposato il duca italiano Gian Luca Passi de Preposulo. Che cos'è un Gian Luca Passi de Preposulo?
Non so nemmeno questo.


Grazie al suo fascino, la Chastain conquista l'attenzione del pubblico maschile. E pure il cuore. Sebbene il suo personaggio sia tutt'altro che facile da amare, Jessica è un po' come Carey Mulligan: in mano a loro, anche le più stronze pezzi di ghiaccio di turno riescono a essere in qualche modo adorabili, o quasi. Con la sua eleganza e raffinatezza, oltre alla sua classe recitativa, Mrs. Passi de Preposulo è inoltre una di quelle attrici affascinanti, non molte, che riescono a convincere senza riserve pure il pubblico femminile. Una Jennifer Lawrence ad esempio mi pare sia più odiata che ammirata dalle altre donne. Chissà perché? Jessica Chastain invece mette d'accordo tutti e tutte e qui per altro tira fuori una performance incredibile, forse la migliore della sua carriera insieme a quella in Zero Dark Thirty. E pensare che agli ultimi Oscar non è stata manco nominata, così come nemmeno la spaziale Amy Adams di Arrival. Al loro posto hanno invece candidato per la miliardesima volta l'insopportabile (oltre che inascoltabile) Meryl Streep di Florence Foster Jenkins. È successo sul serio?

In un mondo ideale no. In questo in cui viviamo purtroppo sì.

"Meglio berci su!"

Un'altra cosa che fa parte di questo mondo in cui viviamo, o meglio degli Usa in cui vivono gli statunitensi, è che chiunque si può procurare un'arma nel giro di pochi minuti, senza particolari controlli, limiti o vincoli. Potere del Secondo Emendamento della Costituzione americana, baby, così come pure del potere delle lobby delle armi. Come se già una Jessica Chastain non fosse abbastanza, l'utopica battaglia della lobbista sui generis da lei interpretata contro l'Impero del Male delle Armi risulta l'altra arma in più sparata dal film. Una storiona di quelle che dividono, che creano dibattito, che non lasciano indifferenti e fanno schierare lo spettatore da una parte o dall'altra. Un aspetto inaspettato è che, anche se lo può sembrare, in realtà non è una pellicola tratta da una storia vera. È girato come il classico lavoro tratto da fatti successi per davvero, date comprese, e invece no, è tutta fiction.


Così però non è abbastanza. Cos'altro fare per rendere il tutto ancora più interessante?
Ci mettiamo dentro pure una love story?
No, dai. Una love story non c'azzecca proprio con una protagonista che è una workaholic insensibile a livelli terminali come Miss Sloane. Una donna che, nonostante soffra d'insonnia, pur di stare sveglia per lavorare ed essere attiva ancora di più, prende dei farmaci stimolanti. Niente love story, quindi, però una sex story sì, dai. E allora vai di storia di sesso.
Avevo la vostra curiosità e ora ho la vostra attenzione, giusto?


Miss Sloane riesce così con furbizia e con mestiere a rendere entertaining un argomento in partenza poco entertaining. Con meno umorismo rispetto a La grande scommessa, ma con dalla sua parte una Jessica Chastain stratosferica in più. È per lei che si inizia la visione, però non è solo per lei che la si prosegue. Sarà anche un film ostico, pesantuccio, ma che alla fine è un infotainment che lascia in pieno soddisfatti e, nonostante la sua freddezza, riesce persino a emozionare. Potere di Miss Sloane, o potere di Miss Chastain?
(voto 7/10)


Appuntamento al cinema

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Si ritorna alle solite. Dopo un paio di settimane di uscite promettenti, i cinema italiani tornano a ripopolarsi di filmetti per bambini, di horror senza appeal, di blockbuster-wannabes destinati al flop e di pellicole italiane non troppo esaltanti.
Sarà davvero così, oppure ci aspetta qualche sorpresa?
Cerchiamo di scoprirlo insieme ai miei commenti.
E a quelli del mio blogger nemico Ford, a quanto pare tornato dalle sue infinite vacanze. Sempre che non decida di farci un favore e levarsi dalle palle partire di nuovo.

P.S. Tenetevi pronti, che dalla prossima settimana questa rubrica proporrà una sorprendente novità...


Cars 3
"Ma perché ho accettato di farmi guidare da Mr. Ford?"

Cannibal dice: La saga di Cars è la preferita di mio nipote, che però a 9 anni sta già diventando troppo grande per Saetta McQueen. Quando lo diventerà anche Ford, l'eterno esaltatore delle eterne disneyate?
Ford dice: il primo Cars è ancora oggi uno dei Pixar che amo di più, sarà per il suo sapore di Classico o per quell'atmosfera da film USA on the road, mentre il secondo è indubbiamente il peggior marchettone mai portato in sala dalla costola di Mamma Disney. Dal trailer - spettacolare - questo terzo capitolo parrebbe più simile al primo, dunque non vedo l'ora di poterlo esaltare alla facciazza di Cannibal Finto Giovane Kid.

Barry Seal – Una storia americana
"Ford adesso vuole mettersi pure a pilotare un aereo?
Ma che stiamo a scherzà?"

Cannibal dice: Il sempre criticato Tom Cruise ormai è difeso da sempre meno gente, tra cui a sorpresa ci siamo sia io che il mio blogger rivale. Considerando però che il suo ultimo La mummia manco io ce l'ho fatta a vederlo, mi sa che a difenderlo potrebbe restare il solo e unico Ford. Anche se questo film sembra abbastanza nelle mie corde. Più de La mummia, se non altro.
Ford dice: io ho sempre adorato quel pazzo scatenato di Tom Cruise. Anche nelle sue peggiori cagate. Non riesco davvero a non volergli bene. Ed è curioso che un altro che l'ha sempre difeso sia il mio rivale. Che sia lui il segreto di una davvero improbabile pace tra noi?

Leatherface
Leatherface si prepara al prossimo Halloween vestito da Ford

Cannibal dice: Prequel non richiesto di Non aprite quella porta, una saga che non mi ha mai esaltato. Nemmeno con il film originale di Tobe Hooper. E nemmeno con Non aprite quella porta 3D con Alexandra Daddario, e ciò è grave!
Ford dice: inutile prequel di un cult più che sacro che, dalla scomparsa recente di Tobe Hooper, dovrebbe essere considerato ancora più sacro, e dunque non vituperato da operazioni di questo tipo.

Gatta Cenerentola
"Ford l'abbiamo appena messo dentro per crimini contro il cinema.
Adesso andiamo a prendere Cannibal. Quello è accusato di crimini contro l'umanità."

Cannibal dice: Musical animato italiano che ha incantato Venezia. Io dubito che gli farò le fusa altrettanto volentieri, ma spero di restare sorpreso. Così come sarei sorpreso se Ford la smettesse di partire per una nuova vacanza ogni giorno...
Ford dice: sulla carta non avrei dato neppure una mezza lisca di pesce a questo film, e invece pare che potrebbe essere una delle sorprese della settimana. I gatti, del resto, sono un'altra delle poche cose al mondo che uniscono me e Cannibal.

Appuntamento al parco
"Diane, oggi ci sei al club del libro, vero?"
"Oggi no. Sono stata invita al tè delle cinque da Mrs. Ford e le sue amiche. Sono così eccitata!"

Cannibal dice: Ford, ti do appuntamento al parco. Sarò poi più che felice di darti buca, uahahah!
Così come darò buca a questo film, l'ennesima pellicola su vecchini destinata a un pubblico di soli gerontofili.
Ford dice: Cannibal, ti do appuntamento al parco per gonfiarti di cazzotti.
E poi ti costringo anche a vedere questa roba.


Veleno
"Belle queste campagne monferrine.
Adesso però posso ritornare alla civiltà?"

Cannibal dice: Film definito un “western campano” che passo volentieri a quel patito di western di Ford, insieme a una bella dose di veleno.
Ford dice:è vero che qui il Western è di casa, ma non vorrei esagerare. Per il momento passo, e mi bevo un bel whisky ammazza veleno. In fondo, per neautralizzare quello del Cucciolo Eroico non occorre neanche sbronzarsi.

Fuori c'è un mondo
"Come mai tutti qui riuniti davanti al pc?"
"Perché è l'ultimo appuntamento della rubrica sulle uscite cinematografiche per come la conosciamo."
"Già, dalla prossima settimana cambierà format!"
"Bene. Tanto peggio di così non potrà essere..."

Cannibal dice: Fuori c'è un mondo... di film che sembrano più interessanti di questo. E di sicuro c'è anche un mondo di blog più interessanti di White Russian.
Ford dice: fuori c'è un mondo, ma Peppa ha da sempre paura di vederlo. Perché sa che in giro c'è un Ford ad aspettarlo.

Non è un paese per Giovanni

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Non è un paese per giovani
Regia: Giovanni Veronesi
Cast: Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Nino Frassica, Sergio Rubini


Uno dei grandi problemi che affliggono l'Italia è la figa nei cervelli... scusate il lapsus. Intendevo dire la fuga dei cervelli. Il problema principale non è tanto che tanti italiani lasciano il nostro paese, tentando l'avventura in qualche paese estero. Il problema principale è che sono i migliori ad andarsene. Se ad esempio un Matteo Salvini si trasferisse in Belgio a fare il lavoro per cui per altro è profumatamente pagato, ovvero l'europarlamentare, non credo si rivelerebbe una perdita incolmabile per l'Italia. Se anche un Cannibal Kid lasciasse il paese, poi, non sarebbero in tanti a piangerne l'assenza.


Giovani italiani che protestano.
O un'astuta campagna marketing per il lancio del film di Veronesi, chi può dirlo?

Sono i migliori ad andarsene. Non è solo una frase fatta, è anche una triste verità. Alcuni dei miei migliori amici sono andati a cercare fortuna all'estero e, per loro fortuna, l'hanno anche trovata. Parlo di persone intelligenti e di talento, nonostante siano miei amici. Io non credo ce la farei a seguire le loro orme. Per mancanza di coraggio. Già soffro di vertigini quando guardo giù dal terrazzo di un secondo piano – okay, persino di un primo piano – figuriamoci la paura che posso avere di fare un salto nel vuoto del genere. Eppure l'idea di tanto in tanto mi stuzzica. Quando sono stato in vacanza all'estero, spesso mi sono sentito più a casa che in Italia. Almeno all'inizio. Come però capita nel film con Checco Zalone Quo Vado?, un lavoro più profondo di quanto possa superficialmente apparire alle persone superficiali, dopo un primo periodo in cui si apprezzano tutte le varie doti dei paesi stranieri, ecco che scatta la saudade tricolore, la nostalgia del nostro paese, tanto pieno di insopportabili difetti, quanto di irresistibili pregi.


A raccontare tutto questo è il film Non è un paese per giovani, un lavoro che – diciamolo subito – è ricco di stereotipi. Sia nei confronti dell'Italia e dei giovani italiani che di Cuba, il paese in cui i due protagonisti del film si dirigono per dare una svolta alle loro vite precarie. Fin da subito si ha l'impressione di trovarsi di fronte, più che a una pellicola, a un temino non dico da elementari ma da medie sull'argomento, o a un servizio del telegiornale. Non a caso la pellicola si apre con i filmati di alcuni veri giovani italiani che vivono e lavorano all'estero. La meglio gioventù espatriata. Dopo questa intro da Studio Aperto, entriamo in un filmino a metà strada tra Che ne sarà di noi e I laureati. Non a caso dietro la macchina da presa siede Giovanni Veronesi, regista del primo e co-sceneggiatore insieme a Leonardo Pieraccioni del secondo.


I due protagonisti, Filippo Scicchitano (già visto in Scialla! (Stai sereno), Bianca come il latte, rossa come il sangue e Allacciate le cinture) e Giovanni Anzaldo (mai visto prima) si trasferiscono da Roma a Cuba, con un'idea geniale: aprire un bar sulla spiaggia dotato di wi-fi, visto che lì è qualcosa di ancora raro...
Oddio, anche in Italia a livello di wi-fi disponibile in giro non è che siamo messi tanto bene, sulla spiaggia di Rapallo ad esempio si viaggia più lenti che col 56k de 'na vorta, quindi potrebbero anche farlo dalle nostre parti, ma vabbé.

Una scena di Fast & Furious 8 Non è un paese per giovani

Il film ci mostra come andando in un altro paese sia possibile trovare se stessi. Anche se non è detto che ciò che si trova sia necessariamente qualcosa di positivo. Il personaggio interpretato da Giovanni Anzaldo ad esempio si trasforma da figlio di papà cameriere in quel di Roma a inverosimile guerriero figlio di puttana di un fight club in giro per le strade di L'Avana, in quella che possiamo considerare una delle più ridicole evoluzioni di un personaggio mai raccontate in un film.


Cosa dire poi della colonna sonora? È stata composta da Giuliano Sangiorgi e, fino a che si limita ad orchestrazioni strumentali, le cose vanno ancora piuttosto bene. I problemi iniziano quando si sente la sua voce, che già di suo non è proprio il massimo della vita.



Soprattutto, però, cosa c'entra la voce di Giuliano dei Negramaro in un film ambientato a Cuba?
O in un film in generale???

Più piacevoli i brani latineggianti suonati all'interno della soundtrack. Io non sono certo un patito di musica latinoamericana, o di paesi latinoamericani in generale, però con Cuba ho un rapporto diverso. Quando sento le note e l'atmosfera cubana, esce subito fuori il comunista che è in me. Non me ne frega niente di andare in Brasile o in Argentina, nel Venezuela di oggi poi non parliamone, mentre invece farei più che volentieri una tappa a L'Avana. Nonostante i vari luoghi comuni messi in scena (i trans, la prostituzione, la gente che balla sui tavoli, l'italiano corrotto espatriato interpretato da Nino Frassica), il film mette anche in scena Cuba come un luogo non comune e muy guapo.


È proprio questo a rendere Non è un paese per giovani una visione consigliata soprattutto per il periodo estivo o anche finestivo, insieme alla folgorante interpretazione di Sara Serraiocco, attrice che nel valido La ragazza del mondo aveva la parte della giovane testimone di Geova e che qui ha cambiato non solo religione, ma proprio stile recitativo e fisico, eliminando la sua folta chioma in favore di un taglio rasato che la fa somigliare parecchio alla Natalie Portman di V per Vendetta.


Io che paragono una giovane attrice emergente alla divina Natalie?
Credo non esista a questo mondo un complimento migliore.
Notevole anche il suo personaggio, una ragazza uscita da un coma dopo un terribile incidente che si rivela l'anema e core dell'intera pellicola. Una tizia eccentrica e imprevedibile che traghetta fuori dagli stereotipi e dalle banalità un film che è come gli italiani. Pieno di difetti, confusionario, caciarone, ma a cui in fondo in fondo è difficile voler male.

Il fatto che un film come questo, che qualche anno fa sarebbe stato probabilmente un buon successo commerciale e allo stesso tempo sarebbe stato massacrato dalla critica, mentre oggi è passato inosservato sia agli occhi del grande pubblico che dei giornalisti col mirino puntato, dimostra che questo non solo non è un paese per giovani, ma non è nemmeno un paese per Giovanni Veronesi. Non più, almeno.


E ora me ne vado via, da questo post e forse anche da questo paese, canticchiando “Havana, ooh na-na, half of my heart is in Havana, ooh-na-na” della cubana Camila Cabello. Questo sì un gran bel pezzo di latin pop come si deve, altroché Despacito.

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