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Se la sala cinematografica potesse parlare

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Nuova settimana di uscite, tra pellicole da Oscar, o se non altro da nomination agli Oscar, e altre da non nomination agli Oscar. Che poi le candidature di quest'anno sono abbastanza una pagliacciata, ma questo è un altro discorso...

Cosa esce nelle sale italiane codesta settimana?
Andiamo a scoprirlo insieme ai commenti preventivi del sottoscritto geniale grandioso mitico fenomenale meraviglioso Cannibal Kid (scusate l'egocentrismo megalomane, devo essere stato contagiato da Adrian), dal mio pessimo tremendo insopportabile fastidioso merdaviglioso rivale Mr. James Ford (scusate di nuovo... anzi no, questa volta non devo essere scusato di niente) e dall'ospite di turno, che questa settimana è Giulia Orsi, costume designer di cui potete ammirare i lavori sul suo sito personale che si chiama proprio Giulia Orsi (megalomane pure lei? LOL).


Creed II
Finalmente ho trovato qualcuno che guarda Stallone e Ford con più disprezzo di me.

Giulia: Come se tutta la saga di Rocky non fosse stata abbastanza, tra sequel, prequel e spin off, arriva Creed II. Sudore, sangue, manzi pompati con muscoli ad alta definizione, e incontri sul ring che rivedono nuove fiamme e vecchie glorie del pugilato. Viktor Drago, figlio del famoso Ivan “TI-SPIEZZO-IN-DUE”, lancia il guanto(ne) di sfida contro Adonis Creed, figlio di Apollo, ucciso dallo stesso Viktor anni prima, in modo abbastanza infame. Rocky, in una veste insolitamente umana e dal viso sempre più somigliante a Renato Pozzetto, cerca, con fare paterno, di proteggere il suo pupillo che, reduce dalle notti insonni del figlio appena nato, pensa solo a come saccagnare l’avversario. Si prospetta un incontro all’ultimo sangue ma la verità è che a tutti noi ne interessa solo uno: Rocky vs Ivan.
Cannibal: A dirla tutta, l'unico incontro che interessa a me è quello Cannibal Kid vs James Ford. Riuscirò finalmente a spiezzare in due il mio rivale?
In attesa di scoprirlo, ci possiamo sorbire questo sequel non richiesto del decente ma non fenomenale Creed. Sinceramente io ne avrei anche fatto a meno, alla faccia di Ford e del suo idolo, Sylvester Pozzetto.
Ford: pronti via, ed eccoci già con uno dei film più attesi dell'anno dal sottoscritto. Hype alle stelle, ovviamente, alla facciazza di chi, come Cannibal e l'Academy, continua a schierarsi contro Stallone senza pensare che il charachter di Rocky Balboa non solo è uno dei più amati e popolari della Storia del Cinema, ma ha trovato una sua ottima collocazione anche nel primo Creed e, scommetto, in questo sequel che vede il ritorno del mitico Drago - con figlio -.
Unica perplessità la regia, non più affidata a Ryan Coogler, ma penso di poter perdonare Sly: e come raramente accade, sarò ovviamente in prima fila in sala il giorno dell'uscita, onore che riservo solo ai titoli che considero grandi occasioni.

La favorita
"Adesso mi dedico al mio sport preferito. Il wrestling?
No, quello non è uno sport. Sto parlando del Tiro al Ford."

Giulia: Nel XVIIII in Inghilterra regna la regina Anna (Oliva Colman), donna tanto forte fisicamente quanto debole di mente, che si ritrova al centro di due guerre. Una all’esterno della corte, dispendiosa per i suoi sudditi, contro la Francia. L’altra all’interno della sua corte, tra due delle sue dame più vicine: Lady Sarah (Rachel Weiz) e Lady Abigail (Emma Stone), lontana parente e di rango inferiore della prima. Entrambe le donne cercano di accaparrarsi la benevolenza e il favore della sovrana, in una lotta al potere in una società prettamente maschilista, ancora tristemente attuale. Tra costumi in linea con l’epoca barocca, sebbene con qualche licenza poetica (ma alla meravigliosa Sandy Powell si perdona anche questo) la scelta tra le due rivali è veramente ardua. Una catfight all’ultimo corsetto e tirata di boccoli.
Cannibal: Il film con la mia favorita Emma Stone l'ho già visto e vi posso solo anticipare che il commento di Giulia è molto più profondo e interessante di quanto non sarà la mia recensione, sebbene credo che lei la pellicola non l'abbia ancora guardata. E vi posso inoltre dire che Ford non è di sicuro la mia favorita.
Ford: rischio di apparire sessista, ma l'idea di questa "catfight" - come l'ha definita Giulia -, fosse anche "di società", mi intriga parecchio, nonostante il film non rappresenti, forse, l'ideale fordiano della settimana - quello, ovviamente, è Creed II -.
Una possibilità, senza dubbio, spero di darla presto, in barba alla dama favorita dai radical chic, Katniss Kid.

Ricomincio da me
"Indosso un vestito da 3mila dollari, ma resto sempre l'umile Jenny from the block, cosa credete?"

Giulia: Jenny from the block è tornata e questa volta ricomincia con un “BUONGIORNISSIMO KAFFè1!1!” Ormai 40enne e insoddisfatta del suo lavoro, entra in crisi e i suoi amici, poco informati sulla dichiarazione di falso, per aiutarla decidono di creare profili social fake a suo nome, attribuendole meriti e titoli di studio che non ha. Ed è così che da commessa sottopagata in un grande magazzino, JLo diventa ministro della Repubbl…no, scusate. Quella è un’altra storia. Dicevamo, grazie alla bugie dei suoi amici, JLo viene finalmente notata e, nonostante l’età difficilmente spendibile nel mondo del lavoro, riuscirà a superare le avversità con le sue capacità dimostrando come spesso non servano dei titoli di studio (che strano senso di déjà vu). Eppure basta aspettare aprile per il RDC ed evitare di sbattersi così tanto. Nel cast troviamo un notevole Milo Ventimiglia che, dopo anni, ha finalmente capito il senso di “una mamma per amica” e la stellina Disney Vanessa Hudgens, che ha smesso di cantare canzoncine da liceo.
Cannibal: Jenny from the cock è tornata e, proprio come per Stallone, è una cosa di cui io non sentivo il bisogno. Anche perché il suo non è un ritorno vero e proprio, visto che non è mai scomparsa dalla scene. Continua a sfornare canzoni e partecipazioni sul piccolo schermo a ripetizione. Solo che non se le fila nessuno. Detto questo, questa è una romcom lavorativa scema di quelle che potrebbero piacermi. E poi c'è Vanessa Hudgens quindi fanculo le fordianate settimanali e vai di J.Lo!
Ford: tipica commediola che possono apprezzare giusto Cannibal e le casalinghe disperate, nonostante Vanessa Hudgens possa rappresentare una discreta tentazione rispetto alla visione, accanto all'ormai fordianissimo Milo Ventimiglia, che tra l'altro interpretò il figlio di Rocky in Rocky Balboa. Ogni scusa è buona, questa settimana, per tornare dalle parti dello Stallone Italiano.

L’uomo dal cuore di ferro
"Divertente questa parata della Leg... volevo dire del Partito Nazista."

Giulia: No, non si sta parlando del timido Omino di latta de “Il mago di Oz”, ma del più tristemente noto Reinhard Heydrich, generale nazista ideatore della “Soluzione Finale”. Forse, se avesse avuto un po’ più di umiltà, come il nostro caro Omino, avrebbe potuto richiedere un cervello anche lui, magari avrebbe tirato fuori qualcosa di meglio. Invece no, l’unica cosa che ha pensato è stato uno sterminio di massa.
Cannibal: E io che pensavo fosse il biopic su Tiziano Ferro...
Ford: un biopic abbastanza inquietante, considerato il soggetto. Io che non sono a favore di certe soluzioni preferisco pensare alla sana retorica popolare del sempre mitico Rocky.

Se la strada potesse parlare
"E fattelo uno smart phone!"

"Non finché non ce l'avrà anche Ford. Lui preferisce ancora il telefono a gettoni."

Giulia: Lei ama lui, l’amore della sua vita, dal quale aspetta un figlio, ma che, per colpa di un poliziotto cattivo che dice le bugie, adesso è finito in galera. E lei farà di tutto pur di riavere il suo uomo al suo fianco, crescere il loro pargolo e “vissero tutti felici e contenti”. Sembrerebbe una perfetta, per quanto banale, storia d’amore, peccato però che la nostra coppia sia di colore e viva ad Harlem, negli anni 70. E che il poliziotto cattivo sia un bianco e, soprattutto in quegli anni, i neri non gli vadano molto a genio. Certo, anche ai giorni nostri, il nero è sempre il capro espiatorio di turno, il nemico da temere e punire, ma ritrovare, oggi come allora, che “omnia vincit amor” ci dona speranza in un futuro migliore.
Cannibal: L'unico film in odore di Oscar che ancora non ho visto, mi incuriosisce molto e spero possa far riscattare un'annata tutt'altro che eccezionale per il cinema americano.
Se la strada potesse parlare comunque direbbe... stai zitto Ford, che di cinema non ne capisci niente!
Ford: quest'anno, come per la fine dello scorso, sono clamorosamente in ritardo con le visioni, dunque in vista degli Oscar mi ritrovo a dover pensare a come trovare il tempo e le energie per recuperare in vista dei pronostici e delle consuete schermaglie che coinvolgeranno me e Peppa una volta assegnate le statuette. Nel frattempo, se la strada potesse parlare, consiglierebbe al Cucciolo Eroico di stare chiuso in casa almeno finchè c'è un Ford in giro.

Compromessi sposi
"Brindiamo alla scelta di Ford come ambasciatore dell'UNESCO!
Ha già più senso di quella di Lino Banfi, o quasi..."

Giulia: Ecco finalmente il film pieno di cliché che stavamo aspettando, con battutine trite e ritrite che manco nei cinepanettoni anni ’80. Dunque, Chiara Ferragni del Sud e Fedez del Nord decidono di sposarsi in modo da avere più like sui profili social e fare i big money. Questi novelli Romeo & Giulietta in versione 2.0 dovranno però confrontarsi con due haters davvero tenaci: il padre della sposa, polentone ricco e con la puzza sotto il naso, e il padre dello sposo, sindaco terrone tutto d’un pezzo. Tra battute e gag campaniliste, i due genitori, così diversi tra loro, si ritroveranno uniti in un unico scopo: sabotare questo matrimonio. Sarebbe decisamente più divertente vedere Enzo Miccio gestire le esuberanze de Il Castello delle Cerimonie.
Cannibal: Su questo credo che siamo tutti d'accordo, senza manco scendere a compromessi: questo film non s'aveva da fare ma, visto che hanno proprio deciso di farlo, se non altro non s'ha da vedere.
Ford: e per una volta sono quasi felice di essere pienamente d'accordo con Cannibal. Quasi.



Serial Killer, il ritorno della rubrica sulle serie TV - Gennaio 2019

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Here we go again. Dopo le classifiche di fine anno, torna sui vostri schermi Serial Killer, ovvero la rubrica mensile di Pensieri Cannibali dedicata alle serie TV. Nella prima puntata del 2019 andremo a scoprire alcune interessanti novità, un ritorno gradito e qualche trashata, più o meno clamorosa. Il tutto senza farci mancare pure una manciata di rubrichette fighette.

3... 2... 1... Via!


Serie top del mese

Sex Education

Una serie teen made in Britain che parla di sex?
Ok. Senza manco vederla potevo già considerarla la mia nuova serie TV preferita. Dopo averla visto posso considerarla... la mia nuova serie TV preferita. Quello che non mi attendevo è che fosse applaudita anche dalla critica e apprezzata da un pubblico vasto. Mi attendevo un nuovo “Caso Everything Sucks!”, serie adolescenziale ambientata negli anni '90 a quanto pare piaciuta solo a me. E invece no, tutti amano Sex Education. Meglio così.

Questa serie ha il merito di affrontare la rischiosa “Tematica adolescenti e sesso” in maniera divertente e profonda allo stesso tempo, con uno stile attuale ed esplicito, e contemporaneamente con un retrogusto anni '80, che si manifesta qua e là nella colonna sonora e nelle atmosfere da film di John Hughes. Con in più l'aggiunta di un efficace humour britannico, di un cast di giovani promettenti e di una Gillian Anderson irresistibile nei panni della MILF mangiauomini terapista sessuale.

"Lo sai che sei messo peggio di Dawson Leery?"
"Grazie mamma. E tu lo sai che sei più zoccola di Gail Leery?"

Tutto molto bello, insomma, e per una volta il consiglio è quello di concedergli una possibilità anche se non siete strettamente appassionati di robe teen. Fidatevi, se non di me, di quello che dicono gli altri.


True Detective

Com'è la terza stagione di True Detective?
Diciamolo subito: non è ai livelli stellari della prima, però è molto meglio della seconda. Dopo la visione delle prime tre puntate, si può affermare con una relativa certezza che la serie è tornata a imbroccare il sentiero della season 01. Sia per la coppia di detective da buddy movie, questa volta poliziotto bianco + poliziotto nero come in Arma letale e simili ma meno action-trash, che per il misterioso caso crime, e pure per il “viaggiare nel tempo” tra i meandri della memoria, in questo caso attraverso ben 3 linee temporali differenti – 1980, 1995 e 2015 – giusto per alzare ulteriormente la posta in gioco a livello narrativo che Christopher Nolan levati!

Il cast è di ottimo livello, ma quello lo si poteva dire anche della stagione 2, solo che qui sono anche tutti più in parte. Mahershala Ali ha già vinto l'Oscar per Moonlight, potrebbe bissare quest'anno con Green Book e con questo ruolo si prenota inoltre a pigliare tutti i premi televisivi possibili, dall'Emmy Award al Golden Globe, fino ad arrivare al Telegatto e forse addirittura al Cannibal TVB Award.

"No, il Cannibal TVB Award non lo voglio. Mi rovina la bacheca dei premi!"

Stephen Dorff è uno dei miei idoli assoluti, la sua carriera sembra sempre lì lì sul punto di decollare, prima negli anni '90 con i ruoli da bello, grunge e dannato e poi nel 2010 con Somewhere di Sofia Coppola, e invece non è mai decollata. Ora spero sia la volta buona.


Da notare inoltre Carmen Ejogo, attrice lanciata da Selma dalla notevole classe recitativa e pure dal notevole fascino.


Menzione pure per il sempre efficace Scoot McNairy dritto dalla serie Halt and Catch Fire.


Tutto alla grande, quindi?
Non proprio. La colonna sonora ha un ruolo più marginale rispetto al passato, tendenza che spero cambi con le prossime puntate, e poi c'è una cosa che manca: Rust Cohle.


Quello interpretato da Matthew McConaughey nella stagione 1 di True Detective è uno dei personaggi più sfaccettati, complessi, fighi di sempre, che si parli di televisione, di cinema o di letteratura. Un personaggio così ti esce una volta nella vita, se sei fortunato, e all'autore della serie Nic Pizzolatto quel jolly è già uscito. Solo per quello bisogna essergliene eternamente grati e non si può pretendere ne crei di nuovo un altro allo stesso livello. Nella stagione 3 di True Detective non sembra esserci un nuovo Rust Cohle. Ma forse, se si desse più spazio al detective impersonato dal mitico Stephen Dorff...

E poi a dirla proprio tutta ci sono altre due cose importanti che mancano: le tette di Alexandra Daddario. Dove sono finite? Le ha rubate Celentano?



The Kominsky Method

Se una serie sugli adolescenti è praticamente ovvio che mi faccia battere il cuore come se avessi ancora 16 anni, è meno scontato che mi piaccia una serie su dei vecchini con un piede – ma diciamo anche uno e mezzo – nella fossa. Eppure la prima stagione di The Kominsky Method m'è garbata decisamente. In particolare la prima puntata è una bomba ed è uno dei migliori pilot di una comedy che mi sia mai capitato di vedere. Negli episodi successivi i livelli calano leggermente e le battute sulla vecchiaia diventano più ripetitive di quelle che faccio io al mio blogger rivale Ford, però in compenso ci si affeziona sempre di più al prof di recitazione Michael Douglas e al suo BFF agente delle star Alan Alda.


A livello anagrafico non è certo una serie teen, però anche qui la tematica sessuale è ben presente e questo The Kominsky Method finisce così per ricordare non solo Barry, per via della scuola di recitazione, ma anche per essere un po' un Sex Education della terza età. Bella lì, matusa!



Serie così così del mese

Roswell, New Mexico

Roswell, New Mexico è la nuova versione di Roswell, piccolo cult trasmesso negli Usa tra il 1999 e il 2002. In Italia era arrivato nel periodo in cui impazzava Dawson's Creek e si proponeva come il suo rivale sci-fi. Un po' teen drama e un po' X-Files. Questo Roswell 2.0 a sopresa non è una vaccata colossale, ma è anzi un omaggio piuttosto rispettoso nei confronti dell'originale, si senta la colonna sonora che propone brani 90s (es. i Counting Crows) o comunque cover di brani 90s. A tratti inoltre sembra quasi un sequel, visto che non è più ambientato al liceo, bensì una decina d'anni dopo, con i protagonisti non più teenager ma adulti. O se non altro young adult aliens. Perché sì, tre di loro sono alieni.

#1 Max Evans, interpretato da un attore ancora più inespressivo, e non era facile, di Jason Behr: Nathan Parsons.


#2 Michael, una volta Brendan Fehr e oggi Michael Vlamis, prima era etero e questa volta è gay, forse perché ha deciso di fare il contrario di ciò che dice Povia nelle sue canzoni.


#3 Isabel, un tempo interpretata dalla futura star di Grey's Anatomy e delle romcom Katherine Heigl, questa volta interpretata dalla sexy Lily Cowles, che già solo per quell'irresistibile neo vicino al naso non fa rimpiangere la più nota collega.


La protagonista “umana” invece è Liz, un tempo interpretata da Shiri Appleby e oggi da Jeanine Mason, che in pratica è la versione Camila Cabello di Shiri Appleby. O forse è proprio Camila Cabello, quella di Havana ooh gna-gna?


In più ci sono una Maria (Heather Hemmens nel posto che è stato di Majandra Delfino) per il momento un po' in ombra e un paio di recuperi da altre serie teen: Michael Trevino ex The Vampire Diaries e Tyler Blackburn, direttamente da quel bell'esempio di bella recitazione che era Pretty Little Liars.


Non tutto gira alla perfezione, la componente fantascientifica per il momento è soltanto abbozzata, manca una sigla memorabile come Here With Me di Dido, ma se non altro come reboot funziona meglio di quello di Charmed - Streghe. E in generale funziona come serie teen drama non troppo teen.


All American

Cominci a guardare All American e ti viene in mente un incrocio tra Willy, il principe di Bel-Air e Friday Night Lights. La serie è infatti incentrata su un ragazzo di colore che passa a vivere dal ghetto ai quartieri bene di Los Angeles, anche se in questo caso si tratta di Beverly Hills e non di Bel-Air. Il motivo? Non ha uno zio ricco come Willy, ma è un giovane campione di football e l'allenatore della squadra liceale di Beverly Hills decide così di ospitarlo a casa sua pur di poterlo allenare.

Guardandolo meglio, questo All American sembra invece più che altro un aggiornamento contemporaneo di Beverly Hills 90210. Più black, più gangsta, più hip-hop, più sportivo. Fondamentalmente però il protagonista Spencer James è un nuovo Brandon Walsh alla scoperta dei lati belli e di quelli meno della scintillante vita glamour in mezzo alle ville di L.A..

"Coraggio. Non prendertela perché sei stato paragonato a Brandon."
"E io che pensavo di essere il nuovo Dylan..."

Considerando che il vociferato nuovo Beverly Hills 90210 sembra che in realtà non sarà un teen drama, quanto una specie di mockumentary sugli attori che cercano di fare un reboot della serie, chi è in cerca di un vero nuovo Beverly Hills 90210 (IO! IO! IO!) farebbe meglio a cominciare a recuperare questo.


Fam

In genere non guardo le sitcom. Specie quelle con le risate registrate. Sarò razzista, ma nel 2019 bisogna essere proprio messi male per concepire ancora delle serie con le risate registrate. Fam è la classica sitcom famigliare (fin dal nome) con le risate registrate. Perché diavolo allora l'ho vista?
Perché c'è Nina Dobrev.


Sono giustificato? Direi di sì.
La bella bulgara di The Vampire Diaries è tornata in TV con una serie del tutto differente dal Buffy dei poveri, scusate dal Buffy di serie B. Qui veste i panni dell'ex bad girl che ormai è una persona “normale”, perfettamente integrata nella società, con un buon lavoro e un fidanzato che è tipo l'uomo perfetto: ricco, bello, gentile, premuroso, intelligente, sensibile, altruista e innamorato. Pura fantascienza, esatto.


Fino a che un giorno non ripiomba nella sua vita la sua disastrata sorellina teenager ribelle, che è un po' ciò che era lei quando aveva la sua età. Shannon, interpretata da un'indemoniata Odessa Adlon (figlia dell'attrice di Better Things, Louie e Bumblebee Pamela Adlon) è così fantastica che è il motivo per cui continuerò a guardare una maledetta sitcom famigliare con le risate registrate. Ancor più di Nina Dobrev.



Serie flop del mese

Adrian

C'è soltanto una cosa al mondo più fastidiosa della pubblicità di Adrian... Adrian stesso. Io spero comunque che dalla serie animata venga realizzato un fumetto. Pulirsi il culetto la mattina con quello come carta igienica sarebbe davvero un compito piacevole. Il motivo?
Nei confronti di Adrian l'espressione “cagata pazzesca” non è abbastanza. Bisogna andare oltre la vecchia comicità. Oltre la comicità dei Natalino Balasso, Giovanni Storti e Nino Frassica tirati fuori non si sa bene da quale mausoleo e non si sa bene perché nel non necessario programma Aspettando Adrian, e andare oltre persino Fantozzi. È necessario trovare un'espressione nuova. Per me... Adrian... è la cagata suprema.

Per chi non lo sapesse, Adrian è una serie animata ideata, scritta e diretta da Adriano Celentano, con protagonista la versione animata di Adriano Celentano, che contiene musiche di Nicola Piovani che sembra fare la parodia di se stesso più canzoni dello stesso Adriano Celentano. Per chi non sapesse nemmeno questo, Adriano Celentano è un megalomane e Adrian è il prodotto perfetto di un delirio di onnipotenza. O forse – a giudicare dalla gratuità delle (ridicole) scenone di sesso presenti – sarebbe meglio dire di impotenza?


Una serie animata dai contorni sci-fi ambientata nel 2068, in un'Italia post-apocalittica divisa tra la via Gluck dell'orologiaio di Milano e una Napoli capitale della Mafia International. Così. Tanto per giocare un po' con gli stereotipi.


E poi nei panni del villain di turno c'è Javier Bardem. Ma non credo lui lo sappia...


In mezzo a trame abbozzate, confuse e pasticciate che vorrebbero proporre importanti messaggi socio-politici nel classico stile profetico di Celentano, quelli che già avevano rotto ai tempi di Rockpolitik e forse anche prima, la cosa principale che emerge, oltre all'oscenità delle sue canzoni inserite spesso del tutto fuori contesto e alle tavole che Milo Manara ci tiene a firmare come se ci fosse da vantarsene, è l'ego gigantesco dell'autore. Un Adrian strafigo muscoloso e con il six-pack che, più che da una serie fantascientifica, sembra uscita da un sogno bagnato di Celentano. Quando poi si trasforma persino in un supereroe mascherato, volendo strizzare l'occhio al pubblico dei cinecomics – considerati gli ascolti flop una missione decisamente fallita – non si sa più bene cosa fare. Se continuare ad assistere ai deliri di questo assurdo personaggio che salva le donzelle dallo stupro ammonendole dicendo: “Se aveste bevuto qualche bicchierino in meno forse avreste evitato l’increscioso approccio con dei tipi così poco raccomandabili” e loro non lo mandano nemmeno a fanculo, giusto per vedere quanto in basso possa scendere. O se mollare la visione provando una notevole pena nei confronti del suo autore, che si autoconsidera un geniale profeta proiettato nel futuro, e invece è soltanto un uomo megalomane che ormai ha perso ogni contatto con la realtà e che come mentalità è rimasto fermo al Medioevo.

I want to know
I want to know
vorrei sapere
vorrei sapere
come fa la gente
a concepire
di poter considerare
Celentano un intellettuale d'oggi

La recensione migliore di Adrian comunque l'ha fatta Vittorio Sgarbi, che ha commentato: “Ha fatto flop su Mediaset? Mi era simpatico, ma è ancora vivo? No, non è vivo. Canta da morto, in playback. Non era lui, vi sbagliate, voi siete troppo giovani, ma Celentano è morto da un pezzo, è morto nel 1970, ora c'è un robot che va in giro a suo nome”.

"Ben detto, Vittorio!"


Guilty Pleasure del mese
La compagnia del cigno

Oops!... Rai did it again.
Chi mi conosce lo sa. Faccio tanto quello schizzinoso che schifa i reality show, i programmi commerciali di Maria de Filippi e in generale tutto ciò che passa il convento delle reti generaliste, ma quando si tratta di fiction della Rai ogni mia difesa crolla e mi ritrovo a guardarle imbambolato come Francesca Cipriani di fronte ai post di Matteo Salvini.

La compagnia del cigno è il Braccialetti rossi di quest'anno. I protagonisti non sono malati ricoverati in ospedale, bensì studenti del Conservatorio. Vi posso quindi assicurare che addosso c'hanno una dose di sfiga pari, o persino superiore a quella dei Braccialetti rossi. Potete inoltre vederla come una specie di rilettura molto Rai Fiction di Mozart in the Jungle. In questo caso il direttore dell'orchestra interpretato da un acidissimo Alessio Boni è però decisamente più feroce rispetto allo stralunato spirito libero Rodrigo (Gael García Bernal), non a caso è soprannominato “Il bastardo”. Avete presente l'allenatore di Mila nel cartone Mila & Shiro?


Ecco, al suo confronto quello era un agnellino.

"Allenatore di Mila, io ti spiezzo in due!"

La compagnia del cigno propone tutti i difetti classici delle fiction Rai, tra cui stereotipi a manetta, recitazione sossspirata e momenti drama eccessssivi. Allo stesso tempo comunque è una serie ben “orchestrata” (è proprio il caso di dirlo), non a caso è ideata da Ivan Cotroneo, già autore del guilty pleasure TV sommo del 2017 Sirene, di film carucci come La kryptonite nella borsa e Un bacio e sceneggiatore di Mine vaganti. La colonna sonora poi è decisamente interessante. In mezzo a tanta musica classica, in ogni puntata c'è un “momento videoclip” con uno dei giovani attori impegnato a rifare un pezzo celebre. Tra cui anche Creep dei Radiohead. Non avrei mai pensato di sentire i Radiohead in una Rai Fiction e invece La compagnia del cigno è riuscita a utilizzare la loro canzone in maniera parecchio azzeccata, in una scena sì delirante, ma anche piuttosto poetica.

Inoltre in questa serie c'è un personaggio idolo, o meglio idola: Sara, interpretata da Hildegard De Stefano, una tipa cieca anzi no, ipovedente, dotata di un senso dell'umorismo bastardo che fa il paio con la perfidia de Il bastardo. Riuscendo a rendere così sopportabili persino i momenti di buonismo e di volemose bene che inevitabilmente affiorano qua e là. E così il guilty pleasure TV sommo del 2019 è già qui.


Ciliegina sulla torta: c'è anche Rocco Tanica.



Cotta del mese
Emma Mackey (Sex Education)

Nei panni della ribelle, ma non troppo, Maeve Wiley di Sex Education troviamo Emma Mackey. Chi è costei?
Un'attrice 25enne francese di madre britannica che si candida al titolo di nuova Margot Robbie. Scusate se è poco per innamorarsi di lei.


Performer of the Month
Michael Douglas (The Kominsky Method)

Nei panni dell'insegnate di recitazione Sandy Kominsky nella serie Il metodo Kominsky, Michael Douglas si trova alle prese con il personaggio migliore della sua carriera. Gordon Gekko escluso. Il ruolo perfetto per un giovane 74enne che ha ancora tanta voglia di mettersi in gioco.


Spazio vintage
Gossip Girl

Oggi se non sei sui social network, non esisti come persona.
Oggi se non sei su Netflix, non esisti come serie TV.
Una serie come You è partita a settembre, negli Usa su Lifetime e sul web disponibile sui soliti siti più o meno illegali, e non se l'è filata nessuno. A fine dicembre è stata distribuita su Netflix, ha fatto registrare visualizzazioni da record e ora tutti drogati di You. Qualcosa del genere sta succedendo adesso anche a Gossip Girl, la serie che può essere considerata la madre biologica di You. O il padre, se preferite, qui non si fanno discriminazioni di gender. Gossip Girl è una serie che ai tempi della sua prima messa in onda ha avuto sì un buon successo, ma è anche stata sfanculata in lungo e in largo, per poi essere rivalutata come un cult assoluto oltre un decennio più tardi oggi che è riproposta da Netflix.

Per i Netflix junkies vergini di Gossip Girl che la scoprono solo ora, il consiglio è quello di guardarsi almeno le prime 3 stagioni, prima che la serie svacchi progressivamente sempre di più, e soprattutto quello di godersi la favolosità di Blair (Leighton Meester), la bellezza dell'altrimenti insopportabile Serena (la star Blake Lively), le sfighe del Dawson Leery meets Holden Caulfield Dan (Penn Badgley già giovane stalker), la figosità di Chuck (Ed Westwick) e poi Dorota. Perché Dorota è Dorota.



In chiusura, ritornano le opinioni dell'esimio collega Federico Vascotto, che già lo scorso dicembre era stato fondamentale, almeno per me, nel recupero last minute di quella che si è rivelata una delle migliori serie TV del 2018, Press.

Il consiglio e lo sconsiglio di Federico Vascotto

Un drama da vedere assolutamente
Counterpart

Non si parla mai abbastanza di questa serie anche perché, in effetti, se ne parla pochissimo. Vuoi perché negli Usa va su Starz e da noi ancora nemmeno l'ombra di dove potrebbe andare in onda, vuoi perché è di genere (sci-fi, thriller, spionistico che dir si voglia)... Se già la prima stagione fin dalla sigla aveva tutte le carte in regola per appassionare gli spettatori fedeli alla serialità più pura e orfani di Westworld e di Fringe, nella seconda stagione attualmente in onda è ancora più evidente il legame con quest'ultima e tutta la sua forza. Due mondi paralleli esistenti da un certo punto della Storia in poi, ogni città, ogni cosa e ogni persona ha la sua “controparte” che, ovviamente, non è mai uguale al suo “eco”. Una storia di spie, di doppigiochi, di colpi di scena e di plot twist. Ma anche una storia di relazioni, perché “la migliore fantascienza è quella che nasce da motivazioni poco fantascientifiche e molto umane”. J.K. Simmons in un doppio super ruolo e la nostra Sara Serraiocco nei panni di un sicario. Devo proprio continuare?

Una comedy da evitare
Fam

Cara Nina Dobrev, noi ti amiamo e ti vogliamo bene, però provare a passare alle sitcom potevi anche evitarlo. Non perché tu non sia simpatica o bravina, ma perché Fam appena arrivata su CBS negli Usa è una comedy multicamera vecchia quanto il canale che la trasmette. La quiete di una coppia di neo fidanzati (fra cui la cara Nina ex ragazza selvaggia ora accasata) viene scombussolata dall'arrivo nella loro vita – e nella loro casa – della sorellastra adolescente e fattona di lei. Proprio quando lei aveva la possibilità di entrare nella famiglia di lui – nera e quindi al passo coi tempi – dato che la sua originaria era un disastro – ha fatto credere a tutti che il padre fosse morto quando è in realtà una scapestrato poliziotto vivo e vegeto. Tutto già visto e soprattutto tutto il plot si esaurisce già nel pilot. Cosa si potrebbero mai inventare per molti episodi e stagioni a venire? E intanto la povera – e almeno un po' originale - Life in Pieces è stata tenuta per la midseason...


La musica di gennaio 2019 – Tutto il meglio e pure tutto il peggio

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Terminato il torpore natalizio che esalta giusto Bublé, gli artisti musicali cominciano a uscire dal letargo e a scaldare il motore per fare da colonna sonora al nostro 2019. Vediamo chi l'ha fatto con risultati buoni e chi con risultati meno buoni. Almeno secondo il mio giudizio.


Flop del mese

#5 Fedez

Fedez m'ha rotto anche Zara Larsson, la versione pop svedese di Chiara Ferragni, m'ha rotto.
E se i primi due singoli Prima di ogni cosa e Holding Out for You sono penosi, pure il resto dell'album Paranoia Airlines non viaggia certo ad alta quota. Anzi, il disastro aereo, e soprattutto musicale, sembra in ogni momento essere dietro l'angolo. Proprio come quando si vola con Ryanair.




#4 Ozuna

Domanda: ma che merda è, 'sta merdata merdosa?

Risposta corretta: mucha mierda.




#3 Eros Ramazzotti e Luis Fonsi

Esiste qualcosa di peggio di un tormentone estivo di Luis Fonsi?
Sì, un tormentone estivo di Luis Fonsi realizzato con la malefica collaborazione di Eros Ramazzotti fatto uscire in pieno inverno. L'ascolto è gradevole quanto quello di un pezzo natalizio cantato da Michael Bublé a Ferragosto.




#2 Ligabue

Brutta, la vecchia canzone di Ligabue.

Ah, è quella nuova?

Come non detto allora, mi rimangio tutto. A parte che Luci d'America sembra una a caso tra le sue vecchie canzoni ed è brutta uguale.




#1 Adriano Celentano

Tra i tanti innumerevoli difetti della serie porcheria animata Adrian c'è anche la sua colonna sonora, ricca di brani di... Adriano Celentano, come avete fatto a indovinare?
In particolare I Want to Know, per altro il riciclo di un suo brano anni '70, rischia già di essere il pezzo più odioso del 2019. Gli autori dei tormentoni estivi quest'anno avranno il loro bel da fare per riuscire a superarlo.





Top del mese

#5 Silva e Anitta

Deliziosa questa canzone brasileira.
Viva la Fica Tudo Bem!




#4 Ava Max

Il mondo ha bisogno di una nuova Lady Gaga?
Io direi di sì. L'amore della Germanotta per la musica è innegabile e lo si può notare benissimo anche in A Star Is Born. La sua carriera da rising star cinematografica rischia però di tenerla lontana per un po' dalla scena musicale e così c'è già chi ambisce al titolo di nuova Lady Gaga. Su tutte Ava Max, cantante statunitense di origini albanesi che la ricorda sia a livello canoro che fisico Gaga e che ha tirato fuori il pezzone pop più irresistibile degli ultimi tempi, a metà strada tra Poker Face e Bad Romance. Un brano capace di incollarsi in testa e farti uscire di testa, in maniera dolce. Sweet but Psycho.




#3 Tre allegri ragazzi morti

I tempi passano, le mode cambiano, il rock diventa un genere sempre più passato e defunto, ma c'è un gruppo rock italiano che continua sempre a parlare di me e a farmi sentire vivo: i Tre allegri ragazzi morti.




#2 James Blake

Con il suo R&B intimista ed elettronico post-Kid A dei Radiohead è riuscito a imporsi come una delle voci più singolari degli ultimi anni. Adesso per James Blake è arrivato il momento di fare il rischioso salto nel mainstream. Il nuovo Assume Form è il suo album più accessibile, più pop, più “commerciale”. Ed è pure il suo lavoro più hip-hop, seppure declinato alla sua personale maniera. Qualcuno come Pitchfork storce il naso, io invece alzo il volume e mi gaso.




#1 Vampire Weekend

I vampirelli sono tornati. Più in forma che mai. A 6 anni di distanza dall'ultimo Modern Vampires of the City, Ezra Koenig e soci sono pronti per rilasciare un doppio album composto da 18 tracce. Il primo singolo Harmony Hall è la bellezza fatta canzone. Uno di quei brani che ti fanno sentire in pace con il mondo e meglio con te stesso. I don't wanna live like this, but I don't wanna dieè il ritornello da appuntare sulla Smemo e da scolpire nella propria memoria. Non sono un che grida al “Capolavoro!” spesso (come no?), ma questo pezzo è il primo Capolavoro! del 2019. Grazie vampirelli.





Guilty pleasure del mese
Chadia Rodriguez

Chadia Rodriguez non va confusa con Belén Rodriguez. Chadia è la regina della trap, Belén è la regine delle tr...


Scherzo! Belen, te quiero mucho.

Altre cose da sapere di lei? Chadia è nata in Spagna da padre marocchino e madre spagnola e in giovane età si è trasferita con la famiglia a Torino. Lì ha mostrato un notevole talento calcistico ed è stata ingaggiata dalla Juventus femminile. Quando un infortunio ha messo fine alla sua carriera sportiva si è concentrata sempre più sulla musica e adesso ha tirato fuori il suo primo EP di musica rap-trap, Avere 20 anni, la risposta femminile a un genere considerato in genere maschilista e macho. Dentro ci sono pezzi più espliciti di qualunque gangta rapper, ma anche rivisitazioni dei Prozac + e confessioni intimiste. Poteva diventare la nuova CR7, con cui condivide le iniziali, e invece sta diventando la nuova Cardi B. Male per il calcio, bene per il rap.




Cotta del mese
Ariana Grande

Ariana Grande è in uno stato di grazia. Ogni canzone che tira fuori si trasforma in una hit mondiale. Così, senza il minimo sforzo. Non fa eccezione la nuova 7 Rings, un pezzo tanto semplice quanto efficace. E inoltre lei a ogni video diventa sempre più sexy, cosa che mica guasta.




Movie Soundtrack
Corpo e anima

Non sono mai stato un patito di musica folk, ma ho sempre avuto una passione per la musica di Laura Marling, cantautrice folk molto intimista e delicata. Dopo qualche tempo che non passavo più dalle parti dei suoi dischi, è stato un piacere ritrovare la sua voce in Corpo e anima, film ungherese tra le più piacevoli sorprese cinematografiche degli ultimi mesi. La scena accompagnata dalle note della sua What He Wrote è da brividi.




Serial Music
Sex Education

A rendere così figa la serie Sex Education, oltre alla sua componente sexy, c'è anche la sua colonna sonora. In mezzo a vari brani più o meno noti soprattutto dagli anni '80, spicca il contributo di Ezra Furman, cantante statunitense che si è occupato in prima persona di curare la soundtrack della serie teen, con suoi pezzi già editi e altri inediti. Così come per diversi attori di Sex Education, anche di lui può darsi che sentiremo ancora parlare...




Spazio vintage
Britney Spears

Gennaio 1999. 20 anni fa usciva ...Baby One More Time, l'album di debutto di Britney Spears. Feel old yet?


Facile ai tempi bollarlo come il dischetto commerciale di un'aspirante divetta, e probabilmente un po' lo era per davvero. Allo stesso tempo contiene brani pop clamorosi e ancora oggi contagiosi come la title-track, Born to Make You Happy e la ballata da sogno Sometimes. Il primo passo da recuperare e rivalutare di un'icona totale delle ultime due decadi, una parte fondamentale della mia formazione culturale e personale, la mia Madonna. Ave, o Britney, piena di grazia.




L'esorcismo di James Ford

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Se non lo sapete, per vostra ignoranza, per distrazione o perché giustamente nella vita avete delle cose più importanti di cui occuparvi, questa pagina su cui siete finiti si chiama Pensieri Cannibali. Ma per saperlo basta guardare l'indirizzo HTML o la header d'apertura. E questa è la rubrica sulle uscite cinematografiche settimanali, co-condotta come sempre dal gestore di questa pagina, il sottoscritto Cannibal Kid, insieme al mio rivale Mr. James Ford del bloggaccio White Russian. Se vi state chiedendo perché collaboro con il mio acerrimo nemico, il motivo è che sono masochista.

In ogni puntata di questa rubrica, per allietare la singolar tenzone tra me e Ford, c'è un ospite e a questo turno la sfiga la fortuna è toccata a Nico Donvito, blogger del sempre informato e tesissimo 50/50 Thriller, un sito specializzato in cinema e letteratura di genere... thriller, ma come cacchio avete fatto a indovinare?

Scopriamo qui di seguito i suoi, e i nostri, commenti ai film in arrivo nelle sale italiane questa settimana.


Dragon Trainer: Il mondo nascosto
Cannibal Kid con una finta barba e James Ford stranamente giovane...
Ah no, ha mandato il Fordino.

Nico: Film d'animazione della Dreamworks, terzo capitolo della saga di Dragon Trainer, dunque consigliatissimo a chi ha visto i primi due; per chi come me non ne ha visti neanche uno urge un recupero per capire se vale la pena spendere o meno dei soldini per questo film. Il modo in cui procurarvi i primi due film non ve lo dico, cercateli nel mondo nascosto del web; io nel frattempo mi sono un attimino nascosto nel mondo della blogosfera postando un po' meno, data la mia assenza e leggendo la trama di Dragon Trainer che ci racconta dell'amicizia tra Hiccup e Sdentato mi sono chiesto: ma Cannibal Kid e Mr Ford sono diventati finalmente amici? O sono sempre nemici? E chi fra loro è Hiccup e chi Sdentato?
Cannibal Kid: Finalmente ho trovato qualcuno che di bambinate d'animazione ne guarda ancora meno di me. Tra tutte le varie bambinate d'animazione, comunque, il primo Dragon Trainer m'era sembrata una delle migliori. Un filmino molto caruccio, che però non m'aveva fatto venire voglia di vedere il sequel. Non ho mica 8 anni come Ford. O ne ha 80? Mi confondo sempre...
Nico, per rispondere a tutte le tue domande in un colpo solo, ti dico che io e Sdentato non siamo diventati amici e ci odiamo sempre tantissimo.
Ford: i due Dragon Trainer sono tra i film più belli che l'animazione extra Pixar a grande diffusione abbia regalato al pubblico negli ultimi anni, dunque l'hype per questo capitolo tre è molto alto in casa Ford. Ovviamente consiglio a Nico un bel recupero e a Hiccup Kid di stare attento, perchè dovrebbe sapere che quando si ha un legame così forte con un bestione, si finisce per diventare ovviamente un po' bestioni.

Green Book

Nico: Ennesimo film sul tema razziale forse a parti invertite, in quanto il ricco in questo caso è un jazzista nero interpretato da Mahershala Ali, mentre il "sottomesso"è un'autista bianco. L'originalità del film sta forse in questo, ed in una settimana con poche uscite perché non dargli una chance?!
Tra l'altro secondo voi in un viaggio in auto chi condurrebbe chi tra Mr Ford e Cannibal Kid e soprattutto dove lo porterebbe?
Cannibal Kid: Green Book sarà l'ennesimo film sul tema razziale, o qualcosa di diverso e di più?
Lo scoprirete, o forse anche no, leggendo la mia recensione prossimamente in arrivo.
Quanto alla domanda, la risposta è semplice: Ford a guidare è negato quanto io lo sono a fare wrestling, quindi al volante ci sarei io. Dove lo porterei?
A una bella cinemaratona di film teen, naturalmente!
Ford: Nico, questa volta devo dare ragione al mio rivale. Detestando guidare, lascerei volentieri la conduzione a lui e mi accomoderei con un bel white russian sul sedile posteriore. Per quanto riguarda il film, non brillerà per originalità, ma penso possa rivelarsi una visione interessante, senza contare che i suoi protagonisti sono entrambi molto ben visti al Saloon. Dunque, altra visione che consiglierei!

"Guido e allo stesso tempo mi bevo pure un White Russian, alla faccia di Ford che non riesce a fare le due cose contemporaneamente."
"Spera solo che non ti fermino gli sbirri..."


Il primo re
"Li mortacci, pensavo che 'sta Antica Roma fosse più gajarda. Invece sta messa pejo de Lodi e de Casale messe insieme."

Nico: Un film storico fatto in Italia con un budget altissimo e con il grande Alessandro Borghi. Un film che parla di Romolo e Remo e di una lotta alla sopravvivenza. Strana coincidenza della settimana anche in questo caso siamo in presenza di un film che mette insieme due "amici"; non sarà per caso un segno del destino per Mr Ford e Cannibal Kid?
Ma soprattutto il prossimo film in uscita non è che parla proprio di loro?
Il Primo Re credo sia il primo film da vedere tra questi in uscita questa settimana...
Cannibal Kid: Prima grande sorpresa italiana del 2019, o disastro di proporzioni colossali?
Il primo re è un film rischiosissimo, considerando che il genere storico in genere non è che mi entusiasmi troppo e che le produzioni italiane che vogliono sembrare internazionali non sempre si rivelano vincenti. La Storia de Roma però me intriga, così come il rapporto tra Romolo e Remo, nemiciamici come me e Ford. Io e lui però non siamo fratelli gemelli. Grazie a Dio e grazie alla Lupa!
Ford: il trailer di questa superproduzione italiana non mi fa sperare in nulla di buono, se non che finisca a fare da apripista ad un ipotetico lungometraggio ispirato alla rivalità tra questo vecchio cowboy ed il finto giovane Peppa. Per il resto, potrei vederlo con le aspettative sotto lo zero sperando di poter essere sorpreso in positivo. Anche se, sinceramente, non penso accadrà. Nonostante Borghi.

L'esorcismo di Hannah Grace
"Aspetta il tuo turno, persona posseduta, non l'ho ancora fatta tutta! Ieri ho cenato dai Ford e hanno cucinato pesante..."

Nico: Mmm non mi sembra proprio un film che parla dei due blogger più attivi della blogosfera, a meno che uno non sia il diavolo e l'altro l'acqua santa. Sicuramente questo è il film più attinente ai miei gusti, nonostante il tema esorcismo ormai sia stato sfruttato all'infinito con una nuova pellicola ogni anno. Una visione, almeno il mercoledì a prezzo ridotto, gliela darei...
Cannibal Kid: E invece, caro Nico, pure questo film mi sa che parla in qualche modo di me e di Ford, visto che io quello lì lo esorcizzerei volentieri!
Ford: l'importante è che sia il Cucciolo Eroico l'acqua santa, perchè io e la Chiesa andiamo proprio in direzioni differenti. Per quanto riguarda il film, una visione ci può anche stare: peggio de Il primo re non rischierà di essere.

Velvet Buzzsaw: impara l'arte e temila a morte

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Velvet Buzzsaw
Regia: Dan Gilroy
Cast: Jake Gyllenhaal, Zawe Ashton, Rene Russo, Toni Collette, Natalia Dyer, Tom Sturridge, Daveed Diggs, John Malkovich, Billy Magnussen


Ragazzi, non vi dico cosa ho visto... e invece sì, ve lo dico che non sto più nella pelle. Ho visto una cosa sensazionale. Roba da strapparsi un orecchio! Senza offesa, Vincent caro.

Dev'essere ciò che hanno provato i matusa quando hanno ammirato per la prima volta un Cézanne. O, andando ancora più indietro nel vecchiume, ciò che hanno provato i Flintstones quando hanno visto per la prima volta una pittura dentro una grotta e all'inizio si saranno chiesti: “Che cazzo è 'sta roba?” se avevano già inventato le parolacce e le parole in generale, o emesso qualche grugnito di stupore se non l'avevano ancora fatto. Dopodiché probabilmente hanno cominciato a rimanerne affascinati, persino incantati.

Adesso forse ho esagerato un pochino e sottolineo il forse, visto che in genere non sono mica uno esagerato no no. Ho visto però anch'io una cosa che non si era mai vista prima: Netflix.


Netflix. Un servizio di streaming che manda in pensione la vecchia televisione così come la concepivamo un tempo e dove ti puoi guardare tutte (o quasi) le serie TV che vuoi quando vuoi, anche in un colpo solo, una stagione o un'intera serie alla volta. Lo conoscete già?

Ok ok. Solo che io dentro questa cosa chiamata Netflix non ho visto una semplice serie TV. Ho visto un film. Perché questo Netflix rischia di mandare in pensione pure il cinema. Il cinema, ho detto!
Sapevate già pure questo?

Va beh, comunque io ho visto questo film nuovissimo, si intitola Velvet Buzzsaw, è impossibile che l'abbiate già visto, visto che è uscito questo weekend e io ho fatto giusto in tempo a metabolizzarlo un attimo e ne ho subito scritto, quindi credo che questa sia la prima recensione in assoluto che compare sul World Wide Web.

No?
Dite che ne sono già 7.895... ora 7.896, contando solo quelle prese in considerazione da Rotten Tomatoes?

"Fanculo Rotten Tomatoes!!!"

Come siamo arrivati a questo punto? Maledetto Netflix! Maledetto Internet! Una volta uno i film un po' strani, un po' di nicchia, doveva sudarseli sette camicie. Roba che uno doveva chiedere al suo commesso del videonoleggio di fiducia, che già di suo era decisamente inculato rispetto al più commerciale Blockbuster, di procurarselo per vie traverse attraverso chissà quale mercato sotterraneo russo illegale. Roba che forse c'era gente che moriva per farti avere quel film. Adesso invece è tutto più semplice. Tutto è a disposizione subito. Non c'è più bisogno di faticarsele, le cose. Di bramarle con ansia. Si perde la magia dell'attesa, dell'ansia che avanza.

Si perde un po' anche la magia dei primi tempi dell'Internet. Quella del tuo blogger di fiducia che ti consiglia un film che solo lui ha visto e che poi tu cerchi per mesi e infine finalmente quando riesci a scaricarlo attraverso qualche oscuro sito pure questo ai limiti dell'illegalità in lingua originale turca con sottotitoli coreani lo guardi e ne resti clamorosamente deluso, però va bene così. Almeno l'avevi visto e dopo mesi potevi tornare a commentare dal tuo blogger (non più così tanto) di fiducia e dirgli che si sbagliava, che quel film non era un capolavoro come diceva lui no no.

Adesso tutti scrivono recensioni. Tutti dicono la loro su tutto. Tipo quel Pensieri Cannibali. Un conto è quando parla di film, e adesso invece si mette pure a stroncare Adrian. Ma lui che ne sa di Celentano? E che ne sa di serie animate?

Oggi tutti grazie all'Internet si improvvisano ingegneri, architetti, dottori, scienziati, e naturalmente pure critici, di musica, di cinema, d'arte. Non è più necessario manco avere un computer. Basta uno smart phone per sentirsi i nuovi Mario Luzzato Fegiz meets Paolo Mereghetti meets Vittorio Sgarbi. Non è importante scrivere chissà quale recensione elaborata, o motivata, o ben strutturata. Basta arrivare per primi. Basta scrivere la prima cosa che passa per la mente, senza manco rileggere i danni che ha fatto il correttore ortografico automatico. Del tipo che tu intendi scrivere Jake Gyllenhaal e sullo schermo invece ti esce fuori Jake Gillette il meglio di un uomo. E comunque l'ho già detto che Jake Gillette il meglio di un uomo Gyllenhaal (menomale che ho riletto) in Velvet Buzzsaw è FA-VO-LO-SA?
Volevo dire FA-VO-LO-SO!


Jake Gyllenhaal nella parte del critico d'arte un po' effeminato e un po' no e un po' tanto radical-chic offre l'ennesima interpretazione da Oscar della sua carriera. Di certo però questo film non sarà minimamente preso in considerazione dai prossimi Academy Awards, nonostante a mio avviso sia più interessante di tutti i titoli in corsa quest'anno per la statuetta dorata. Di sicuro più di Roma. Tutti sono capaci a scrivere che Roma è un capolavoro. Per forza. È un film autoriale messicano in bianco e nero lento fino allo sfinimento che parla della triste vita di una povera domestica. La recensione entusiastica si scrive da sola. Scommetto che in molti lo hanno definito un toccante capolavoro di rara poesia, e senza manco averlo visto. A me è sembrato tutto il contrario di emozionante. Il regista Alfonso Cuarón con la sua macchina da presa snob si mantiene sempre distante dalla sua protagonista, quasi avesse paura che questa possa contagiarlo con la sua povertà. A questo punto qualcuno dirà che anche Velvet Buzzsaw si mantiene distante dai suoi personaggi, quasi tutti esagerati, sopra le righe e macchiettistici, ed è vero.


Solo che il regista e sceneggiatore Dan Gilroy, già autore del folgorante Lo sciacallo - Nightcrawler, propone una galleria di personaggi tutti più o meno odiosi, che sembrano usciti da un romanzo di Bret Eason Ellis stile Glamorama. Dan Gilroy non vuole far provare empatia nei confronti. Sembra più che altro divertirsi a farli fuori uno dopo l'altro, proprio come in ogni buon slasher horror che si rispetti. Non tutti, comunque. Senza fare spoiler, vi anticipo solo che qualcuno che si salva c'è, ma tanto già lo sapete perché il film ormai è fuori su Netflix da più di 48 ore e quindi l'avrete già visto e probabilmente pure già recensito tutti.



Velvet Buzzsaw è un film imperfetto, è un film a tratti pure trash. Ha alcuni intrecci sentimentali e sessuali quasi da soap opera e ha numerosi momenti WTF?!?


Nel suo essere (volutamente) kitsch mi ha ricordato certi lavori di David Lynch e di David Cronenberg. Nelle sue componenti horror mi è invece sembrato un incrocio tra The Ring e Final Destination. In più è una bizzarra satira del mondo dell'arte contemporanea e del mestiere del critico. Quello che oggi tutti sembrano saper fare, sui blog, su Facebook, su Twitter.


Non so cosa scriveranno gli altri “critici” da bar da web che ci sono in giro su questo film. Magari lo spernacchieranno. Magari lo eleggeranno a scult dell'anno. Per ora non voglio saperlo. Non voglio che la mia visione ne venga condizionata. Li andrò a leggere soltanto quando avrò finito di scrivere questo post. Forse sarò l'unico a pensarla così, ma Velvet Buzzsaw mi è sembrato un film davvero riuscito in pratica sotto tutti i punti di vista. È un guilty pleasure che funziona alla grande, con tanti morti ma senza manco un momento morto. Funziona come horror. Funziona come commedia satirica. Funziona come riflessione sullo stato dell'arte, e più in generale sulla società, di oggi. Velvet Buzzsaw è essa stessa un'opera d'arte. Folle. Esagerata. Assurda. Destinata a dividere il pubblico e a essere massacrata da una parte della critica. Un giorno però credo avrà il merito che merita. In attesa di quel giorno, io lo dico fin da subito: Velvet Buzzsaw è una figata assurda!
(voto 8/10)


Tutti pazzi per Green Book

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Green Book
Regia: Peter Farrelly
Cast: Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini


Ci sono un tipo di colore e un italoamericano interpretato da un attore statunitense di origini danesi.
No, non è l'inizio di una barzelletta a sfondo razzista di quelle che facevano furore ai tempi d'oro dei Bunga Bunga party. È invece lo spunto di partenza del nuovo film dei Farrelly, ma di nuovo no, non è il loro classico film comico e goliardico. Anche perché c'è da specificare che a realizzarlo è stato uno solo dei due fratelli Farrelly, quelli che per semplificare possono essere considerati, o potevano essere considerati, i fratelli Vanzina d'Oltreoceano. Non so bene perché, ma questo nuovo film è firmato soltanto da Peter Farrelly e non vede la partecipazione né come regista, né come sceneggiatore e manco come produttore di suo fratello Bobby. Non so adesso se hanno litigato, se hanno voluto prendersi momentaneamente una pausa l'uno dall'altro, se Bobby aveva di meglio da fare che girare un film da Oscar una volta tanto che ne poteva realizzare uno o se è un semplice caso. A ogni modo posso confermare che Bobby Farrelly è vivo e vegeto.

Peter e Bobby Farrelly. Stabilite voi che chi è Peter e chi è Bobby.

Qualunque sia la ragione della loro “rottura”, diciamo che ha fatto un gran bene a Peter Farrelly, che erano anni che non realizzava un lavoro decente. Diciamo dal 2001 con quel guilty pleasure sublime che era Amore a prima svista. Quando li ho definiti i Vanzina d'Oltreoceano non intendevo comunque in senso dispregiativo. Così come loro avevano fatto pellicole parecchio divertenti come Sapore di mare, Vacanze di Natale e Vacanze in America, anche i Farrelly in passato sono stati autori di film esilaranti. Dei miei autentici cult comici personali. C'è gente che è cresciuta con Frankenstein Junior e Una poltrona per due, che a me non fanno ridere manco per sbaglio, io sono cresciuto con i sottovalutati Scemo & più scemo e Tutti pazzi per Mary.

Scemo & più scemo come anche il più scemo tra voi potrà intuire senza manco averlo visto è sì un film scemo & ancora più scemo di quanto potreste immaginare. Allo stesso tempo è però anche clamorosamente geniale. Una delle più geniali idiozie che il cinema comico ci abbia mai regalato. Un inno alla stupidità che a tratti rasenta il sublime.

Una scena dal film Scemo & più scemo.
E sopra Jim Carrey e Jeff Daniels.

Tutti pazzi per Mary era ancora meglio. Una commedia parecchio divertente, ricca di scene cult – non solo quella del “gel” per capelli di Cameron Diaz – e allo stesso tempo con una sceneggiatura strepitosa. Un film con un umorismo politicamente scorretto che oggi sarebbe inimmaginabile proporre senza denunce o senza gente che grida allo scandalo e che inoltre stravolgeva lo stereotipo che le romcom fossero prevalentemente rivolte a un pubblico femminile. Aprendo così la strada a tutto il cinema di Judd Apatow e Seth Rogen, per dire.


In apparenza, il nuovo Green Book è un lavoro del tutto differente dai lavori dei Farrelly passati. È sì una commedia, ma una commedia per una volta adorata dalla critica, capace di portarsi a casa il Golden Globe di miglior film comedy dell'anno e di correre addirittura agli Academy Awards. Un film dei Farrelly nominato agli Oscar? Per me è un sogno che si avvera, e poco importa che tecnicamente non sia un film dei Farrelly, ma un film di un Farrelly solo. Qualcuno potrà accusare Green Book di essere un lavoro ruffiano e studiato a tavolino per fare incetta di Oscar, magari a ragione, ma io non credo che a Peter Farrelly sia mai passato manco per l'anticamera del cervello di realizzare un film da Oscar.

A guardarlo meglio, Green Book in fondo è un classico film dei Farrelly. Soltanto questa volta un po' più impegnato, un po' più serio, un filo meno cazzone. Per fortuna però è anche un film che quando vuole sa essere cazzone e che regala numerose battute e situazioni favolose. La componente comica, seppure tenuta leggermente a freno, è quindi ben presente. Così come c'è anche un ribaltamento degli stereotipi, proprio come capitava in Tutti pazzi per Mary. All'inizio non si direbbe, visto che sembra di stare dentro a una commedia sugli italoamericani di quelle che una volta le facevano interpretare a Robert De Niro, e adesso invece hanno chiamato un attore americano di origini danesi come Viggo Mortensen. Non nego che dopo la prima mezz'ora mi stavo domandando: “E così questo sarebbe stato definito dalla critica uno dei migliori film degli ultimi anni? Ma che davvero?”.


Non va dimenticato però che Green Book è un “on the road movie” e inoltre è un diesel. Quando l'avventura si sposta sulla strada, la pellicola finalmente ingrana la quinta e diventa davvero splendida. A tratti esilarante, a tratti emozionante. Era dai tempi dell'accoppiata Arrival + La La Land che non mi commuovevo così per una pellicola. Ora, non sto dicendo che Green Book sia agli stessi livelli, sia da un punto di vista cinematografico - per quanto possa voler bene a Peter Farrelly questo film non è girato in maniera poi così stellare -, sia da un punto di vista emotivo. Però funziona.


Green Book è un buddy movie on the road giocato sull'amicizia tra due uomini e può quasi essere visto come una versione meno scema di Scemo & più scemo. Anche se il paragone più calzante credo sia quello con Quasi amici. In attesa che esca anche nei cinema italiani il rifacimento americano vero e proprio (The Upside con Kevin Hart e Bryan Cranston), Green Book può essere visto come un suo quasi remake. Questa volta con il tema razziale al posto di quello della disabilità. E con inoltre un'altra differenza fondamentale, in grado di ribaltare il solito cliché. Il personaggio simpa e cazzaro di turno in questo caso è il bianco, mentre il nero è quello più serioso e raffinato. Può sembrare una differenza da poco, ma così, a memoria, non mi vengono in mente altri casi del genere. Qualcuno potrà dire Danny Glover in Arma letale, però è pur sempre quello famoso per aver detto: “Sono troppo vecchio per queste stronzate!”, quindi non è che fosse proprio il re dei raffinati.


Il personaggio interpretato dall'ottimo Mahershala Ali è quello di un pianista di colore che si comporta come il più snob tra i bianchi e che come autista – perché se la tira talmente tanto da aver bisogno di un autista – ingaggia un italoamericano. All'inizio vedere Viggo Mortensen che fa l'italoamericano lascia piuttosto straniti, però anche se la sua pronuncia italiana non è esattamente quella da perfetto guaglione, minuto dopo minuto riesce a convincere sempre di più e si trasforma in un autentico idolo. Personalmente mi sono ritrovato di più nel personaggio di Mahershala Ali, con il suo atteggiamento altezzoso da radical-chic e con il suo sentirsi costantemente fuori posto, ma un pizzico di me l'ho trovato pure nella cazzoneria e nell'incazzo facile di Viggo Mortensen.

"Amico, pensavo facessi musica hip hop e invece sembri uscito da La compagnia del cigno. E che cazzo!"

Si può stare a disquisire di qualità cinematografica fin che si vuole, ma alla fine ci sono film che ti arrivano e altri che non ti arrivano. È tutta una questione di soggettività. Per questo mi fa strano che sull'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes ci siano lavori che totalizzano il 99%, o addirittura il 100%. E poi la chiamano libertà di pensiero... libertà sì, di pensarla tutti uguale. Mi chiedo come sia possibile che un film possa piacere a tutti. Molti dei più grandi capolavori nella storia del cinema all'epoca dell'uscita non è che abbiano fatto impazzire tutti. Basta prendere alcuni titoli della filmografia di Stanley Kubrick. Quando è arrivato nei cinema, 2001: Odissea nello spazio è stato definito geniale da alcuni, mentre altri lo hanno considerato una cagata pazzesca. Shining non parliamone. Per quel film Kubrick mica era stato nominato agli Oscar. L'avevano candidato ai Razzie Awards, vi rendete conto?


Quanti invece dei presunti capolavori oggi osannati universalmente dalla critica come Roma (che su Rotten Tomatoes ha il 96%) saranno considerati capolavori anche tra 30 anni, o anche solo tra 10? Ma soprattutto, chi nella vita se lo vorrà mai rivedere una seconda volta, un mattonazzo del genere in cui non succede un bel niente?


Tutto questo per dire che in una pellicola – non necessariamente un capolavoro a livello cinematografico – ci si può ritrovare o meno in un personaggio, e nel caso di Green Book mi sono ritrovato un po' in entrambi i protagonisti ed è forse per questo che alla fine mi è arrivato. Eccome, se mi è arrivato. E mi ha emozionato. Eccome se mi ha emozionato.
(voto 7,5/10)


Le nostre battaglie (cinematografiche)

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Settimana molto minimal. Molto veloce. Molto short.
L'ospite della rubrica sulle uscite cinematografiche, chiamato a commentare i film in arrivo nei cinema italiani insieme a me e al mio consueto arcinemico Mr. James Ford, è Fabrizio Panzella, anche noto come The Mad Scientist. Non solo appassionato di cinema, ma pure filmmaker e videomaker e anche autore del blog (ultimamente purtroppo un po' trascurato) Short Stories. Essendo specializzato in cortometraggi, videoclip e un po' in tutte le forme di linguaggio visivo brevi, anche i suoi commenti sono short e quindi pure noi cercheremo di adeguarci. Peccato che già solo in questa intro mi sia dilungato troppo...

Via allora a questa velocissima puntata!


Il corriere - The Mule
"E schiaccia un po' sull'acceleratore, Ford!
Chi t'ha insegnato a guidare, quella signorina di Cannibal Girl?"

Fabrizio: Dal trailer pare il solito vecchio Clint, con il suo inconfondibile neo-classicismo un po' decadente. Speriamo sia così.
L’accoppiata Eastwood/Cooper farà, nuovamente, “felice” Cannibal.
Cannibal Kid: Mi farà felice eccome. La nuova stroncatura dell'accoppiata che ci ha regalato l'increscioso American Sniper ce l'ho già in canna e penso che la farò portare da un mulo. Ford può andare bene.
Ford: ovviamente l'uscita di ogni nuovo film del Maestro Clint rappresenta un grande evento qui in casa Ford. Come se non bastasse, dal trailer questo pare proprio Clint al suo meglio al 100%. Non vedo l'ora di esaltarmi alla facciazza di Cannibal.


10 giorni senza mamma
"Adesso ti leggerò il libro preferito da Ford."
"Di quando era piccolo come me?"
"No, di adesso."

Fabrizio: Non so voi ma io queste commedie made in Italy, non riesco proprio a farmele piacere, oltre al fatto che sembrano, sempre, la versione sfigata di alcune sfigate commedie americane.
Cannibal Kid: Negli ultimi anni sono diventato più tollerante. Non nei confronti di Ford – ci mancherebbe – ma verso le commedie made in Italy. Considerando però che questo film ripropone l'accoppiata de La peggior settimana della mia vita (Alessandro Genovesi alla regia + Fabio De Luigi come protagonista), una delle peggiori commedie della mia vita, questo film mi fa paura più di qualunque horror.
Ford: solita commediaccia italiana che come giustamente scrive Fabrizio pare la bruttissima copia di qualche piacevole film americano. Salto senza pietà neanche l'avesse consigliata Peppa Kid.


Copperman
"Sono un grande supereroe... lo so, non ce la faccio a trattenere le risate nemmeno io."

Fabrizio: Copperman… Coppermannhhh… mmmh… la prima volta che ho visto il trailer il personaggio e l’interpretazione di Argentero mi hanno ricordato un’altro attore, che al momento non riuscivo a focalizzare, poi girando sulla rete eccolo, lui, Tugg Speedman (Ben Stiller in Tropic Thunder), che interpreta Simple Jack.
Cannibal Kid: Nuovo film su un supereroe “alternativo”, tema ormai abusato quasi quanto quello dei supereroi “tradizionali”. Più che Lo chiamavano Jeeg Robot, dal trailer mi ha ricordato Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores e Luca Argentero, che pure mi sta abbastanza simpatico, sembra poter puntare al “Gabriel Garko Award 2019”. Sempre che qualche action hero fordiano non gli rubi il titolo.
Ford: se c'è una cosa rispetto alla quale sono ben poco tollerante è il Cinema italiano travestito da Cinema ammeregano sempre nella speranza di portare qualcosa di "alternativo" in sala. Questo Copperman mi pare l'ennesimo tentativo da buttare. Un po' come i suggerimenti del Cucciolo Eroico.


Remi
"Dolce Remi, che ti sei messo in testa? Guarda che la scena del Titanic con te non la faccio."

Fabrizio: Il trailer trasuda melassa da tutti i pori ma si evince anche un certa cura che fa ben sperare.
Cannibal Kid: Dolce Remì, metti una mano qui...
Già odiavo il cartone, figuriamoci questo film che potrebbe risultare zuccheroso persino per un tizio che sembra uscito da Disneyland come Ford.
Ford: incredibilmente, sono d'accordo con Cannibal. Perfino con la sua citazione. Il mondo sta per finire.


Il professore cambia scuola
"Cannibal, esci subito da questa classe. Non sei più uno studente da un pezzo, quante volte te lo devo ripetere?"

Fabrizio: Questo comedy-drama di Olivier Ayache-Vidal sembra una versione aggiornata di Sister Act, speriamo ci sia qualcosa di più, sotto.
Cannibal Kid: Pellicola francese ambientata nel mondo della scuola, potrebbe essere La classe in versione comedy. Considerando la povertà delle altre proposte troppo fordiane settimanali, quasi quasi mi stuzzica.
Ford: se non avessi Clint ed un milione di recuperi di titoli in coda, considerata la povertà delle alternative italiane, potrei quasi quasi considerarlo.


Le nostre battaglie

Fabrizio: Terzo film francese in uscita, e secondo film in cui un uomo è costretto a badare, da solo, ai propri figli. Passato anche al Torino Film Festival, il film di Senez ha avuto recensioni più che positive un po' ovunque.
Cannibal Kid: Secondo film in cui qualcuno cerca di rubare a Ford il titolo di padre dell'anno. Questa settimana la concorrenza per lui è davvero agguerrita! Di sicuro promette meglio questo titolo con il solitamente valido Romain Duris (che mi ricorda una versione più espressiva di Luca Argentero) di quello con Fabio De Luigi.
Ford: fare il paragone tra questo film e quello con De Luigi è un po' come pensare di mettere a confronto le indicazioni cinematografiche di White Russian o di Pensieri Cannibali. Personalmente, non ci sono dubbi su quale fonte sia più affidabile.

"Romain, non essere giù. Il paragone con Luca Argentero non è così male. Sempre meglio che essere paragonati a Lino Banfi..."
"Lui almeno è nella commissione Unesco."
"Sul serio? Ma lui è quello che noi francesi chiamiamo les incompétents."


Sanremo 2019: Mahmood vince, Salvini rosica e io godo

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Che Festival di Sanremo sarebbe, senza le canzonette di musica leggera?
Un grande Festival, ecco cosa sarebbe!

E che Festival di Sanremo sarebbe, senza i commenti e i voti di Pensieri Cannibali?
Un Festival triste. Deprimente. Che infatti è ciò che è stato. Finora. A meno che non consideriate divertenti Pio e Amedeo e allora siete messi bene quanto questo individuo.



Dopo la serata finale, signore & signori, ecco a voi di ritorno i commenti cannibaleschi sanremesi!

Per prima cosa chiedo scusa a quei lettori che si attendevano delle opinioni quotidiane su tutte le varie puntate, però anche quest'anno per la seconda edizione consecutiva non ce l'ho fatta. Fisicamente e mentalmente non sono riuscito a seguire ogni serata. Ho guardato solo qualche sprazzo qua e là e poi mi sono sforzato di seguire buona parte della finale. Fino a che la palpebra è calata, se non altro.

Il motivo? Claudio Baglioni io non lo reggo. Sarà che l'innovatore è lui e quello della vecchia scuola sono io, però secondo me mettere un cantante di musica leggera italiana, follemente innamorato delle sue canzoni per altro, come conduttore del Festival per eccellenza della musica leggera italiana non è una ricetta da prescrivere. Tra una canzonetta e l'altra ci dev'essere spazio per rifiatare con qualcosa di differente. Con un po' d'intrattenimento. Se intemezzi le canzonette nuove con le canzonette vecchie del repertorio dell'egotomane Baglioni che duetta con chiunque, il rischio è di mandare il pubblico, o almeno me, in overdose da musica leggera italiana. Il troppo stroppia. Soprattutto se è qualcosa che già a piccole dosi si fatica a reggere.



In questo momento quindi sono ancora in hangover. Una notte a Sanremo può sul serio essere considerata una notte da leoni. Altroché Las Vegas!


Per arginare in qualche modo il dittatoriale baglionismo, quest'anno al suo fianco gli hanno piazzato due comici. Anche in questo caso: il troppo stroppia. Baglioni alla vigilia l'ha definito il “Festival dell'armonia” e invece l'armonia ironia della sorte è ciò che è mancata sul palco. Le passate edizioni quando partecipava come ospite tutti a dire: “Mettete Virginia Raffaele come conduttrice!” e purtroppo non si è rivelata 'sta mossa così azzeccata. Simpatica è sempre simpatica. Gnocca, pure. Solo che passando da ospite a conduttrice titolare si è inevitabilmente istituzionalizzata. Si è sanremizzata, detta in un altro modo. L'umorismo che poteva offrire in una decina di minuti si è per forza di cose diluito sulla distanza di 5 estenuanti serate e il suo momento top è stato quando è tornata a fare la cosa che gli riesce meglio, ovvero le imitazioni delle cantanti.



Con Claudio Bisio, come anticipato, è inoltre mancata l'armonia. Baglioni sembra odiarlo e non ha nemmeno nascosto la cosa. Lui e Virginia inoltre sono due “primedonne”, due “punte”. Al loro fianco hanno bisogno di una spalla che gli regali degli assist. Insieme si pestano i piedi a vicenda. Non a caso hanno funzionato meglio separati. E in generale sono risultati divertenti più in maniera involontaria, con le loro gaffe, che non con le loro battute e gag.



Un'idea per la conduzione del Festival di Sanremo 2020?
Io propongo di mettere Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Li abbiamo provati al Governo qualche mese, e questi sono stati i risultati.



Tra l'altro la cosa più inquietante è che secondo me la previsione di crescita dello 0.2% è persino ottimista, ma spero di sbagliarmi. A questo punto allora li proviamo anche all'Ariston e vedete che dopo il loro passaggio del Festival di Sanremo ci saremo liberati del tutto per sempre.

Adesso che questa premessa dai pretenziosi toni politici sta cominciando a diventare più fastidiosa di un duetto tra Baglioni e il suo ego, passiamo a vedere i top e i flop personali di questo Sanremo, ma prima i voti di Pensieri Cannibali alle canzoni in gara. Sono 24, perciò apprezzate lo sforzo che c'ho messo nell'averle ascoltate tutte almeno una volta. E alcune sinceramente spero di non sentirle mai più.

Le pagelle di Pensieri Cannibali delle canzoni di Sanremo 2019


Francesco Renga – Aspetto che torni (voto 2/10)

Sempre la solita mmmerda il solito Renga. Ha vinto il Festival di Sanremo nel 2005 con Angelo e da allora continua a riproporne una sua leggera variante, sperando gli vada bene di nuovo. Di sicuro a me non va bene, di nuovo.
Un velo pietoso poi sopra le sue esternazioni maschiliste (“Non è un caso che ci siano molti più cantanti maschili, è che la voce maschile ha una gradevolezza migliore”), che fanno ridere i polli, soprattutto tenendo conto della “gradevolezza” della sua insopportabile voce.





Arisa – Mi sento bene (voto 6+/10)

Arisa mi sta simpatica da sempre. La prima volta che l'ho sentita con il suo singolo d'esordio Sincerità a Sanremo Giovani, anzi a Sanremo Proposte, sono rimasto sinceramente colpito dalla sua freschezza. Il nuovo pezzo “Mi sento bene” mantiene fede al suo titolo, è un brano Disco anni '70/'80 di quelli “feel good”, che fanno prendere bene. Ha anche un testo non male. “Guardo una serie alla TV e mi sento bene” è il verso top di questo Festival.
Alla finale si è presentata sul palco con 39° di febbre, cosa che si è vista e si è sentita e che m'è l'ha fatta solo risultare ancora più simpatica. E tenera.







Ex-Otago – Solo una canzone (voto 7+/10)

Insieme a Motta e agli Zen Circus, gli altri esponenti della scena indie presenti al Festival. I genovesi Ex-Otago con il loro suono pop anni '80 si propongono come i nuovi Thegiornalisti e la vetrina sanremese spero possa far guadagnar loro la giusta visibilità che meritano.




Achille Lauro – Rolls Royce (voto 8+/10)

Ooh, finalmente qualcuno che non cerca di fare l'impegnato a tutti i costi. Rolls Royce è un pezzo rock'n'roll senza fronzoli, che cita tra gli altri Amy Winehouse e Paul Gascoigne, cantato e suonato con uno scazzo punk alla Sid Vicious. Quelli di Striscia la notizia hanno accusato Achille Lauro di aver scritto un inno all'ecstasy. Se così fosse, non ci sarebbe niente di male o di strano, visto che la storia del rock è piena di inni alle droghe. Quelli di Striscia poi che vedono la Rolls Royce come un sinonimo delle pasticche, certo che se ne intendono di stupefacenti. Non è che sono loro a fare un po' troppo uso di droga?
E comunque consegnare il tapiro d'oro a un cantante per aver scritto un pezzo sulle droghe è un po' come consegnarlo a un comico per aver fatto ridere. Cosa che a loro non riesce da un 20/30 anni.


Qualcun altro ha invece notato delle similitudini tra il pezzo di Achille Lauro e “1979” degli Smashing Pumpkins, e qualcuno pure con “Easy Easy” di King Krule. Personalmente in questa canzone qualcosa di familiare lo sento, ma non mi ricorda molto questi due pezzi, che adoro, quanto piuttosto “Disco 2000” dei Pulp e forse anche “Charmless Man” dei Blur. E comunque, anche se fosse, meglio avere a Sanremo qualcuno che si ispira a Smashing Pumpkins e King Krule, che gente che come riferimenti musicali pare avere giusto Laura Pausini, Andrea Bocelli o al massimo Ligabue.

Il fatto che Matteo Salvini abbia definito la canzone “penosa e pietosa come musica, testo, immagine, tutto. Ci sarà qualcuno a cui può piacere, io preferisco Ultimo, Il Volo” gli fa guadagnare ulteriori 1000 punti.
Piaccia o meno, è Achille Lauro l'unica cosa capitata a Sanremo 2019 in grado di tenere sveglia l'attenzione, e non solo quella.




Patty Pravo e Briga – Un po’ come la vita (voto 4/10)

Sono sbarcati, sono sbarcati. Non a Roswell. Gli alieni sono sbarcati a Sanremo. E Salvini in questo caso non fa niente?




Negrita – I ragazzi stanno bene (voto 5/10)

Nonostante l'arrangiamento vagamente in stile “Tonight, Tonight” degli Smashing Pumpkins (che quest'anno a Sanremo vanno di brutto), per i Negrita una canzone molto anonima. In particolare per il testo, questi ex ragazzi che non stanno troppo bene potevano sbattersi un po' di più. “Voglio un sogno da sognare” sembra una frase uscita dal protagonista di Scary Movie 3, quello che diceva: “Io ho un sogno: avere un sogno”.
Possono consolarsi con un piatto cucinato apposta per loro da Joe Bastianich, il loro fan numero 1.



Daniele Silvestri – Argentovivo (voto 6/10)

Un pezzo non malvagio che da una parte è apprezzabile. Dall'altra però che palle il voler per forza andare a Sanremo con un testo impegnato. Inoltre a livello musicale siamo dalle parti della copia spenta di Eminem.
Negli scorsi giorni, per lanciare il suo nuovo album Daniele Silvestri aveva tirato fuori un altro singolo, “Complimenti ignoranti”, un pezzo più leggero, ironico e autoironico. Avrei preferito avesse proposto quello al Festival, anziché fare il pesantone, ma va beh, alla fine ha avuto ragione lui, visto che si è portato a casa il premio della critica.




Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood (voto 4/10)
Marco Maccarini Enrico Nigiotti

Io non sono uno di quelli che chiedono: “E questo chi cazzo è?” in continuazione. Anche perché se uno non arriva un minimo preparato, allora Sanremo che lo guarda a fare? Questo Enrico Nigiotti però seriamente: chi cazzo è?


Federica Carta e Shade – Senza farlo apposta (voto 6,5/10)

Alla festa delle medie questa canzone spacca un casino.
Federica Carta e Shade hanno tirato fuori la bimbominkiata del Sanremo 2019. Con me hanno quindi vita facile. Onore inoltre per aver portato Cristina D'Avena con loro alla serata dei duetti.





Boomdabash – Per un milione (voto 6/10)

Pezzo buono più per la primavera/estate. Adesso non esalta in maniera particolare ma, a differenza di altri brani, non fa addormentare. È già qualcosa. Il ritornello però è un po' troppo bambinesco. Roba che al confronto Federica Carta & Shade sembrano pronti per dare l'esame per il patentino del motorino.



Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce (voto 0.2/10)

Ma che davvero c'è gente che ascolta 'sta roba?
Gli regalo uno zero virgola due come voto, giusto perché lo zero assoluto lo riservo per altri...


Mahmood – Soldi (voto 7+/10)

Non male le sonorità R&B in stile The Weeknd/Kanye West, grazie alla produzione stellare di Charlie Charles, collaboratore abituale di Ghali e Sfera Ebbasta. Voce particolare, un incrocio tra Marco Mengoni e Sam Smith. Testo che parla di come i soldi possano cambiare le cose all'interno di una famiglia. Il ritornello inoltre ha il potenziale del tormentone. Cosa che potrebbe fargli fare tanti $oldi $oldi. Va un casino in radio, quest'anno, Mahmood. E a quanto pare pure nella classifica sanremese finale...




Paola Turci – L’ultimo ostacolo (voto 6/10)

Non male, la scollatura di Paola Turci, e pure il suo cortissimo "jumpsuit" (qualunque cosa esso sia).
La canzone?
La classica paolaturcisata, il che non è nemmeno troppo male.



Simone Cristicchi – Abbi cura di me (voto 4/10)

Eccone un altro che spesso viene preso dalla sindrome da canzone con dentro il messaggio. Il suo è un inno alla vita apprezzabile e tutto, ma a me, sarò cattivo io, suona solo tanto buonista. Un campionario assortito del buonismo. L'equivalente musicale di un film con gli animali diretto da Steven Spielberg, prodotto dalla Disney e doppiato da Fabio Fazio. In particolare ritengo il verso “Tutto è un miracolo, tutto quello che vedi” una cacchiata totale. Se tutto è un miracolo, niente è un miracolo. Così come a Sanremo se tutti meritano una standing ovation, nessuno merita una standing ovation.
Vorrei che Cristicchi cantasse ancora simpatiche canzoncine senza troppe pretese come Vorrei cantare come Biagio.




Zen Circus – L’amore è una dittatura (voto 7/10)

Una delle canzoni migliori di Sanremo 2019. Tutto ok, or dunque?
Non esattamente. Non per fare per forza quello indie che se la tira dicendo: “Io gli Zen Circus li ascolto da 25 anni”. Io semmai dico: “Io gli Zen Circus li ascolto da 10 anni” e devo inoltre aggiungere che L'amore è una dittatura, per quanto molto valida, non è uno dei loro pezzi che preferisco in assoluto. Da loro mi aspettavo qualcosa di più, qualcosa di maggiore impatto, di più provocatorio ancora. Bene, ma non benissimo.




Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte (voto 5/10)

La muchacha ideale. Se solo non avesse 'sta storia tira e molla con Gigi D'Alessio e se solo non cantasse 'ste canzonette che fanno andare giù le mutande. Un peccato, perché la voce c'è tutta. E non solo quella.


Loredana Bertè – Cosa ti aspetti da me (voto 6,5/10)

Pezzo un po' troppo da stadio e da Stadio (non a caso tra gli autori c'è anche Gaetano Curreri) per i miei gusti, ma la Bertè spacca!




Irama – La ragazza col cuore di latta (voto 5/10)

Fare l'amore è così facile credo.
Scrivere una bella canzone meno.

Irma è bello ma (musicalmente) rovinato.


Ultimo – I tuoi particolari (voto 3/10)

La banalità e il fastidio di questa canzone ricca di retorica, che sembra scritta apposta per vincere Sanremo, e invece non c'è riuscita, tiè!
Se solamente Dio inventasse delle nuove parole, ascoltando questo brano credo inventerebbe dei bestemmioni niente male.






Nek – Mi farò trovare pronto (voto 6/10)

Pronto? Chi è? Nek?
No, grazie, non sono interessato. Sei sempre in formissima, eh, ma hai stufato più della TIM. Ma comunque molto meno di Baglioni.


Motta – Dov’è l’Italia (voto 8/10)

Se Achille Lauro lo conoscevo già, ma da lui non mi aspettavo un pezzo bomba del genere ed è quindi stata la mia rivelazione del Festival, Motta è invece stato la mia personale conferma. Ho adorato i suoi primi due album e questa nuova canzone Dov'è l'Italia non m'ha deluso affatto. Ho apprezzato il fatto che ha proposto un pezzo più immediato e comunicativo rispetto al resto del suo repertorio. Non significa per forza svendersi o sputtanarsi. Io lo chiamo adattamento. È una cosa che succede un po' in tutti i lavori. Un attore ad esempio deve saper recitare in maniera differente se sta girando un film d'autore, un cinecomics, uno spot, una soap opera o se è impegnato in un'opera teatrale. Vale pure per i giornalisti/blogger, a seconda che si scriva per il proprio blog personale o per un sito/una testata altrui, e che si scriva di spettacolo, di sport o di politica. Non vedo quindi perché non dovrebbe valere per i cantanti. Se vai a Sanremo, è bene che fai la tua cosa, però con un pizzico di sanremizzazione. Secondo me Motta in questo c'è riuscito, mentre ad esempio gli Zen Circus sono rimasti persino troppo loro stessi e si sono adattati poco allo spirito del Festival.
Purtroppo al pubblico generalista Motta non è arrivato comunque, ma almeno si è portato a casa il premio nella serata dei duetti in coppia con Nada, altra eterna sottovalutata della scena italiana.




Il Volo – Musica che resta (voto 0/10)

Per questi tre tenoretti spocchiosetti (“Siamo musica vera che resta” cantano con modestia) il mio voto non può che zero proprio. Manco 0.2. Sono più spietato della Commissione UE, io.




Einar – Parole nuove (voto 4/10)

Non l'avevo già commentato, Irama?
Ah no, scusate. Questo è Einar. Uno dei due vincitori, l'altro è Mahmood, di Sanremo Giovani. Cosa che ha permesso loro l'onore di essere in gara al Sanremo vero e proprio. Un premio, o piuttosto una punizione?
Fatto sta che, se Ultimo prega Dio di inventare delle parole nuove, Einar meno umilmente annuncia: “Riscriverò l’amore con parole nuove”. Com'è invece che la sua canzone di nuovo non ha niente ed è sempre la solita vecchia lagna?


Ghemon – Rose viola (voto 6,5/10)

Discutibili giacche a parte, è passato piuttosto inosservato. Peccato, perché il pezzo di Ghemon non è niente affatto malvagio. Con la sua base trip-hop alla Massive Attack, un tempo avrebbe fatto un figurone suonato in heavy-rotation da Alessio Bertallot (che tra l'altro dov'è finito? Qualcuno ha sue notizie?).







La classifica finale del Festival di Sanremo 2019


1) Mahmood
2) Ultimo
3) Il Volo

4) Loredana Bertè
5) Simone Cristicchi
6) Daniele Silvestri
7) Irama
8) Arisa
9) Achille Lauro
10) Enrico Nigiotti
11) Boomdabash
12) Ghemon
13) Ex Otago
14) Motta
15) Francesco Renga
16) Paola Turci
17) The Zen Circus
18) Federica Carta e Shade
19) Nek
20) Negrita
21) Patty Pravo e Briga
22) Anna Tatangelo
23) Einar
24) Nino D’Angelo e Livio Cori



I Top cannibali di Sanremo 2019

#5 Anna Tatangelo con il mute

Meno male che Anna c'è.



#4 Ex-Otago

La loro Solo una canzone è solo una canzone, appunto, senza la pretesa di cambiare il mondo. E va bene così.


#3 Mahmood

La musica pop italiana nel 2019. Alla faccia di tutti i Salvini.


#2 Motta

Non è riuscito a imporsi nell'immaginario collettivo nazionale come avrei sperato, ma forse è meglio così. Per adesso continua a restare un artista di nicchia e io in quella nicchia mi trovo bene.


#1 Achille Lauro

Il personaggione di Sanremo 2019. Di nuovo, alla faccia di tutti i Salvini.



I Flop cannibali di Sanremo 2019

#5 Le standing ovation a cani e porci

È proprio il caso di celebrare qualunque fondo di magazzino della musica italiana come fosse un genio assoluto, tributandogli una standing ovation come manco ai piloti che portano a termine senza incidenti un volo della Ryanair?




#4 I superospiti

Non per fare confronti impietosi, però un po' sì, ma come siamo passati dall'avere al Festival ospiti come Blur, Oasis, Smiths, Placebo, Duran Duran, David Bowie, Depeche Mode, Queen, etc. ad avere come superospite Alessandra “Annabelle” Amoroso?




#3 Il Volo

Il peggio in assoluto: Il Volo, what else?

E invece no. Sorpresa, sorpresa! Quest'anno i tre tenorini si devono accontentare del terzo posto. Sia nella classifica finale del Festival, che nella lista dei Flop dei Pensieri Cannibali.

Qualcuno parlando della loro canzone “Musica che resta” si è concentrato in particolare sulla parola "resta".





Io invece sono restato fermo alla parola “musica”. Tre pirla che urlano nel microfono credendosi la reincarnazione giovane e sexy di Carreras, Domingo e Pavarotti sarebbero musica?


#2 Ultimo

Da uno che si chiama Ultimo ci si aspetterebbe un po' di umiltà. Non una reazione isterica contro i giornalisti da diva cui è stata soffiata la fascia di Miss Italia da sotto il naso. Deve ancora essere grato di essere arrivato secondo. Io avrei tenuto fede al suo nome e l'avrei fatto finire ultimo.







#1 Matteo Salvini

Io non la vorrei buttare in politica, però se è lui a farlo...
Matteo Salvini il rosicone, e a quanto pare pure il critico musicale, non ha tardato a dire la sua sul verdetto sanremese. E non è tardata ad arrivare nemmeno l'opinione della sua ex Elisa Isoardi, che per una volta si è trasformata nella mia idola. Che goduria, questa sorprendente finale del Festival di Sanremo 2019, e chi se lo aspettava?






Queenofobia

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Queenofobia
(Libera rielaborazione di Cherofobia di Martina Attili a opera di Cannibal Kid)


Come te la spiego la paura della canzone dei Queen sulla bici?
Quando non l'hanno capita nemmeno Maria de Filippi e i suoi Amici
mi dicono di sentire A Night at the Opera ma a me non serve
mi portano a vedere la tribute band e suonan come delle merde
ed è proprio quando in coro stanno a cantare
che vorrei gridare: “We are the champions, but you're not my friends”
ma resto qui
a guardare un film sui Queen

Come te la spiego tutta la pazienza che ci metto?
Ho provato ad ascoltarli ma potevo vivere benissimo senza
la loro epicità mi opprime
non capisco il loro fine
perché ho un cervello che è strafatto e non di spine
ed il mio cuore è come un film dell'orrore
mentre la loro pellicola crede ancora nel bene
anche se si separano prima o poi torneranno a suonare tutti insieme
sarà in quel momento che vorrà scoppiare
mi griderà di gridare ai fan dei Queen di smetterla di cantare

Questa è la mia Queenofobia
no, non c'entra niente l'omosessualità
questa è la mia Queenofobia
fan paura i capelli di Brian May e i suoi assoli di elettrica
questa è la mia Queenofobia
ma tuuu Rhapsody

Come lo spiego che non mi piacciono i Queen quando nessuno ti capisce
quando nessuna delle loro canzoni ti colpisce?
L'indifferenza più totale
verso i loro inni da stadium rock che mi fan stare male
con loro non ho mai stretto un rapporto speciale
e provo a raccontarlo in ogni articolo
ma la gente pensa sempre parli degli Articolo
“Ma come tu così appassionato di musica
la ascolti fin da bambino, compravi i dischi quando ancora avevi il pannolino...”
Ma il bambino è cresciuto troppo in fretta
in CD spendeva tutti i soldi della sua paghetta
ma a quelli dei Queen non ne dava manco una fetta
e ogni volta che la gente con We Will Rock You il tempo riusciva a tenere
pensavo di non potercela fare
e cercavo ogni forma di dolore con la musica di Radiohead e Nirvana
mentre quella di Freddie la sentiva così lontana
E poi completo la visione del film candidato agli Oscar che mi manca
e sento la Queen mania che avanza
fatemi entrare in questa benedetta banda!

Questa era la mia Queenofobia
no, non mi piaceva Mercury con la sua potente vocalità
questa era la mia Queenofobia
faceva paura Freddie con la sua fissa per la lirica
questa era la mia Queenofobia
ma poooi ho visto Rhapsody

Dirti che ascolteremo i Queen insieme
dirti che di Bohemian Rhapsody parlerò bene
dirti che è così che andrà
dirti che ascolteremo i Queen insieme
dirti io per una volta ne parlerò bene
sembra un miracolo e invece sta per diventar realtà





Ebbene sì. Contro qualunque previsione, Bohemian Rhapsody mi è piaciuto. Superato lo scetticismo iniziale e una prima parte in cui tutto procede in maniera troppo veloce e senza approfondimento, con i Queen e Freddie Mercury che si trasformano in star mondiali da un giorno all'altro, così per magia, nella seconda parte la pellicola cresce e riesce a rendere la figura del leader – pardon, del solista – della band in maniera sfaccettata. Mi aspettavo che sarebbe stata una celebrazione della sua figura vista con toni leggendari e mitologici, e invece a tratti Freddie appare addirittura come il villain del film. Un personaggio di cui da babbano sapevo poco o nulla e che nella sua natura complessa e sfaccettata, più fragile e solitaria di quanto la sua facciata esuberante da animale da palcoscenico lasciasse immaginare, è riuscita ad affascinarmi ben più di quanto mi aspettassi.

Nel corso della mia vita, la musica dei Queen non mi è mai piaciuta, tranne che in una sola circostanza: quando nel 1996 la Juve in epoca pre-Moggi (meglio specificare) vinceva la sua seconda e a oggi ultima Champions League e tutto lo stadio Olimpico di Roma in cui si era tenuta la finale contro l'Ajax si è messo a cantare We Are the Champions. Per la prima volta dopo oltre 20 anni, la musica dei Queen è tornata a emozionarmi, nel finale di Bohemian Rhapsody, e per la prima volta in assoluto m'ha fatto venire voglia di andare a recuperare la loro intera discografia. Potere di un film. Potere di un buon film.



Se solo un paio di settimane fa mi avessero detto che avrei preferito la pellicola sui Queen al nuovo Suspiria di Luca Guadagnino, gli avrei non solo dato dei pazzi, ma avrei pure fatto partire delle denunce. E invece...


Un'ultima nota. Questo film è riuscito a farmi rivalutare i Queen, ma non il noioso Brian May. La mia antipatia nei suoi confronti è rimasta immutata. È confortevole sapere che almeno alcune cose non cambiano mai.



E adesso me ne torno a cantare di nuovo. Una canzone dei Queen?
No, Bohemian Like You dei Dandy Warhols, per l'occasione in una versione nuova.

Freddie I like you
yeah, I like you
and I'm feelin' so Bohemian Rhapsody like you
yeah, I like you
yeah, I like you
and I feel, whoa whoo!




Bohemian Rhapsody
Regia: Bryan Singer (più o meno)
Cast: Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Joseph Mazzello, Ben Hardy, Mike Myers
(voto 7/10)


La paranza dei filmini

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Settimana battagliera, nei cinema italiani. Per via dell'arrivo dell'atteso (forse) Alita – Angelo della battaglia, ma anche della solita rivale che si consuma tra le pagine virtuali dei nostri siti tra il sottoscritto Cannibal Kid e il mio nemicoblogger Mr. James Ford di WhiteRussian.

Questa settimana l'ospite di turno di questa rubrica sulle uscite cinematografiche c'è anche l'occasione per una mini reunion con Carlo Lanna, giornalista e collaboratore di numerosi siti e testate, tra cui anche Il Giornale, che se volete potete seguire su Twitter e su Instagram, e con cui avevo lavorato alla realizzazione della rivista online Ed è subito serial Magazine. Un grande appassionato di serie TV, di cinema e pure di... robe trash. Proprio come me. Anzi, ancora peggio! :)


Alita - Angelo della battaglia
"Perché piango? Perché so già che Pensieri Cannibali massacrerà il mio film solo perché è prodotto da James Cameron."

Carlo: Potrebbe essere un guilty pleasure o una boiata pazzesca. Non ci sono mezzi termini. C’è Rodriguez alla regia e Cameron alla produzione: insomma uno sa cosa significa dirigere un film -anche se a volte calca troppo la mano-, l’altro ha ottime idee ma non le sa portare a termine. Mi aspetto praticamente di tutto. Soprattutto sono consapevole che il film non sarà neanche lontanamente simile al fumetto che ho amato quasi più di me stesso. Si fumeranno il manga proprio come hanno fatto con Ghost in The Shell che in verità, come sonnifero, non è stato niente male. E poi, ok, c’è il cast di richiamo ma Christoph Walz interpreta lo stesso personaggio dai tempi di Bastardi Senza Gloria! Non voglio essere disfattista, ma c’è puzza di flop.
Cannibal Kid: Io sento puzza di boiata pazzesca di quelle capaci di venire massacrate da tutti. Una boiata così clamorosa da farmela risultare simpatica. Potrei ergermi a difenderla come Angelo della battaglia delle cause perse. Considerando però che alla produzione c'è James Cameron e che il film potrebbe puntare unicamente sull'aspetto visivo appariscente stile Avatar per far fessi i più facilmente impressionabili come Ford, potrei anche essere a capo della fazione che lo massacra. Sì, diciamo che è più probabile questa seconda opzione.
Ford: ho adorato, ai tempi, il fumetto, nella sua prima incarnazione - e non nell'inutile sequel - uno dei più bei manga mai pubblicati. Inutile dire che da questa trasposizione, nonostante la simpatia per Rodriguez e Tarantino, mi aspetto solo un gran disastro, anche perchè trovo sia impossibile condensare tutti i temi della saga di Alita in una produzione cinematografica "one shot".
Un peccato, quantomeno perchè il personaggio meriterebbe il meglio possibile e soprattutto perché detesto essere della stessa idea del mio rivale.

Un’avventura

Carlo: Lo devo ammettere appena ho visto il trailer ho detto: «Un film con Laura Chiatti? Lo devo vedere assolutamente.» Sì, ho una cotta per lei fin dai tempi di “Ho voglia di te” e non ho nessuna intenzione di perdere questo suo ultimo “capolavoro”. Qui si toccano picchi di trash assurdi. Frasi scollegate tra di loro, sguardi languidi, atmosfere da romanzetto rosa (che di solito le adoro ma qui proprio non funzionano). Un film che merita di essere visto solo per la colonna sonora, per il resto, si può evitare tranquillamente. Però, ecco, io lo guaderò lo stesso, solo per la gioia di criticare. È nella mia natura.
Cannibal Kid: Le canzoni di Battisti, uno dei pochi mostri sacri della musica italiana che apprezzo sinceramente, aggiunto a tanto kitsch da romanzetto rosa?
Non sarà, un'avventura, ma sarà una trashata da non perdere! Alla faccia di Ford che già immagino con una faccia disgustata.
Ford: io detesto Battisti e anche le trashate italiote. Effettivamente sono disgustato. Dunque eviterò senza neppure pentirmene.

"Ho trovato qualcuno che ama il trash ancora più di Cannibal: questo si che è un grande giorno!"


La vita in un attimo
"Oh mio Dio, hanno appena tirato sotto una persona!"
"Ma sì, è soltanto Ford. Non è una grossa perdita."

Carlo: Dico solo una parola. ABORRO. Sì, perché questo è proprio un film pessimo, così melenso che a confronto una tazza di latte e miele ha un retrogusto più amarognolo. E poi, sì, c’è Olivia Wilde che è figa ed è ancora nei miei sogni notturni dai tempi di The Oc, e sì, c’è pure Oscar Isaac che come attore non è male, ma non ce la posso proprio fare, è un film assolutamente terribile. Dopotutto alla regia c’è Dan Fogelman, il creatore di This Is Us. Non potevo certo aspettarmi un capolavoro della commedia sentimentale.
Cannibal Kid: Io dal creatore di This Is Us e da un ottimo cast del genere, che comprende anche Olivia Cooke, mi aspetterei grandi cose. Peccato ne stiano parlando male tutti. Carlo, così come la critica americana, che l'ha distrutto. Considerando che i miei gusti al momento sono abbastanza opposti non solo a Ford, ma un po' a tutto il mondo che spaccia robette come Roma per capolavori assoluti, mi sa che potrei finire per considerare questo film un sottovalutato gioiellino.
Ford: io adoro This is us, ma considerato che Cannibal come al solito spara pareri assurdi contro lavori memorabili come Roma, penso mi troverò felicemente dalla parte opposta alla sua, qualsiasi sarà l'opinione a proposito di questo film che, tra le altre cose, mi attrae ben poco.

Crucifixion - Il male è stato invocato
"Uccidetemi piuttosto, ma non fatemi più leggere WhiteRussian, vi pregooo!"

Carlo: Non vedo un horror da più di 5 anni. Tutti giocano sempre sullo stesso meccanismo, è un serpente che si mangia la coda. Se non ho visto The Nun, non credo che andrò a vedere la storia di una suora legata ad un esorcismo fallito. Non era meglio lo splatter degli anni ’90?
Cannibal Kid: Non vedi horror da più di 5 anni? Ok, Carlo, sono d'accordo che molti film del genere sono ripetitivi e si somigliano, però questa è una cosa che si può dire anche di altri generi. Vogliamo per caso parlare dei tuoi adorati cinecomics, tanto per fare un esempio a caso?
Se non li guardi, la verità allora è che probabilmente sei un fifone peggio di Ford, AHAHAH! :)
Scherzi a parte – ma Ford che fa tanto il duro e puro e invece se la fa sotto per qualunque horrorino è una storia vera – questo film a livello di trama fa temere il peggio, però va segnalato che alla regia c'è il francese Xavier Gans, quello dell'interessante The Divide, e la protagonista è Sophie Cookson, notevole rivelazione della sottovalutata serie Gypsy. Quindi preferisco crocifiggere Ford e invocare una visione di questa pellicola.
Ford: io invece cerco si spararmi più horror possibili sperando sempre di incontrare una qualche sorpresa davvero inquietante, anche se sono poche e ben selezionate. Dunque dovesse capitare un tentativo lo farò ben volentieri, anche se l'impressione è quella di trovarmi di fronte l'ennesimo esperimento fallito, un pò come quando affronto un nuovo post di Peppa Kid e spero di trovare un'opinione sensata.

La paranza dei bambini
"Ford, tu ci spari stronzate, e noi ti spariamo proiettili."

Carlo: Ecco, ora si può parlare di cose serie. Da napoletano adoro Gomorra, ne sono innamorato e questo nuovo film che parla delle bruttezze (vere) della mia terra non me lo lascio scappare. C’è tutto, in un mix esplosivo: le ship adolescenziali, le sparatorie, il profumo del Golfo, i vicoli più belli, le sparatorie e … le ship. Sì, scusate. Dovevo dirlo di nuovo. Cannibal Kid mi conosce e sa di cosa parlo.
Cannibal Kid: Pensavo fosse solo uno di quei film impegnati e intellettualmente apprezzabili, ma alla fine noiosi, e invece se Carlo dice che ci sono pure le ship adolescenziali, allora una visione senza temere di addormentarsi la si può dare. Ford, anche se non sa cosa vuol dire ship, già solo al termine adolescenziali credo sia scappato a gambe levate.
Ford: più che ai termini ship - che da vecchio non comprendo - e adolescenziali, il fatto che questo film sia legato al da me detestato Saviano alimenta una certa cautela, per quanto adori Gomorra - la serie - e parzialmente il film. Sicuramente ci andrò con i piedi di piombo, sperando che possa al contrario sorprendermi in positivo. Se così non fosse, sarò pronto a bersagliarlo almeno quanto un film adorato dal Cucciolo Eroico.

Rex - Un cucciolo a palazzo

Carlo: Ho una certa età per vedere i cartoni animati, anche se non è giusto chiamarli in questo modo. È un film carino, dolce e simpatico ma a quasi 34, alla seconda scena, ho già il bisogno di cambiare canale.
Cannibal Kid: Ha ragione Carlo. Non è giusto chiamare robe del genere cartoni animati. Bisogna chiamarle con il loro nome: bambinate buone giusto per quel cucciolo di Ford.
Ford: a proposito di Cuccioli ben poco eroici. Questo è il tipico film d'animazione che esaurisce le sue cartucce con il trailer. E forse anche prima della fine dello stesso.

"Chi diavolo è il Cucciolo Eroico e perché vuole prendere il mio posto?"


Io non sono Mia, ma vi parlo di Io sono Mia

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Io sono Mia
Regia: Riccardo Donna
Cast: Serena Rossi, Mauro Lastrico, Nina Torresi, Dajana Roncione, Antonio Gerardi, Edoardo Pesce


Sai, la gente è strana. E soprattutto, la gente è stronza. Conoscevo solo marginalmente le voci che circolavano intorno a Mia Martini. Sì, quelle che dicevano che portasse sfiga. Non immaginavo però fino a quali conseguenze avevano portato nella sua carriera. Negli ultimi tempi va di moda dire che “grazie” ai social network è tutto un proliferare di fake news. Un proliferare di malignità gratuite. Persino un intellettuale del livello di Umberto Eco, qualche anno fa, disse le famose, ma più che altro famigerate parole: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli”.

Falso. Gli imbecilli una volta non venivano subito messi a tacere. Quella messa in giro da Umberto Eco, pace all'anima sua, più che un'opinione personale suonava come una fake news. La Storia è ricca di esempi di imbecilli che non sono stati subito messi a tacere e nel suo piccolo lo è pure la vicenda della cantante di Almeno tu nell'universo. La triste e pure assurda storia di Mia Martini è la dimostrazione più lampante di come la voce degli imbecilli anche negli anni '70/'80 potesse danneggiare la collettività, una carriera e una vita intera. Vedendo il film/fiction Io sono Mia, a tratti sembra di assistere a una pellicola fantascientifica. Si fa fatica a credere che sia successo per davvero. Pensavo che sulla Martini, all'anagrafe Domenica Rita Adriana Bertè ma anche nota come Mimì, ai tempi facessero giusto qualche battutina scema. Non che fossero arrivati addirittura a un folle boicottaggio. Vedendo questo lavoro biografico viene da pensare che l'umanità un bel meteorite in testa se lo meriterebbe proprio. Non per portare sfiga, eh.

Passando a intonare note più positive, per qualcuno forse pure troppo, ancora una volta mi tocca parlare bene di una Rai Fiction. Nel film TV, che però prima di essere trasmesso su Rai Uno è passato pure nei cinema quindi forse andrebbe definito film e basta, c'è una scena molto bella in cui Mia e il suo futuro innamorato sono al loro primo appuntamento.


Per conoscersi meglio, decidono di confessare l'un l'altra le proprie debolezze, in modo da conoscere  da subito i reciproci difetti. Tra le mie debolezze, una sono sicuramente le Rai Fiction. Non ci posso fare niente. Sarò un sempliciotto io, però quasi ogni volta che le guardo cado vittima del loro fascino nazional popolare non con uno, ma con tutti e due i piedi. In modo particolare i lavori biografici, persino su personaggi come Oriana Fallaci che prima di vederli in versione Rai Fiction mi stavano sulle scatole e che poi ho rivalutato. In modo ancor più particolare i lavori biografici su artisti musicali. Grazie alle Rai Fiction ho avuto modo di approfondire la conoscenza di personaggi di cui, da non amante della musica italiana, conoscevo ben poco. Uno dei primi casi è stato Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu con Claudio Santamaria, che mi ha fatto esclamare: “Ah però, 'ste Rai Fiction non è che sono poi tutte delle porcate!”. Dopodiché è arrivato il turno ad esempio di Walter Chiari - Fino all'ultima risata con Alessio Boni, di Volare - La grande storia di Domenico Modugno con Beppe Fiorello (ebbene sì), e più di recente di Fabrizio De André - Principe libero con Luca Marinelli.

Non è che stiamo a parlà di capolavori cinematografici, certo. Nemmeno un titolone internazionale campione d'incassi e candidato agli Oscar come Bohemian Rhapsody lo è. Il merito di questi lavori però sta anche in questo. Nel farsi da parte da parte dei registi, nel caso di Bryan Singer fino a essere licenziato ma questa è un'altra storia, per lasciare la scena unicamente al personaggio raccontato. Alla sua vita. Alla sua musica. Io sono Mia è un biopic parecchio tradizionale. Usa un espediente narrativo classico: quello dell'intervista in un momento chiave della carriera dell'artista, per poi procedere a ritroso nelle altre tappe chiave, in modo che i flashback siano giustificati. 


Espediente narrativo classico, quanto usato in maniera efficace. Anche perché questa fiction, pardon questo film, ha il merito di non voler raccontare TUTTO. Alcuni episodi sono giusto citati, altri rimangono avvolti nel mistero. Al centro della narrazione, il cuore della pellicola resta comunque sempre lei, Mia, ed è giusto che sia così.


A offrire una notevole interpretazione della sfortunata (e ci tengo a precisare che ho detto sfortunata, non portasfortuna) Mia Martini c'è Serena Rossi. Nonostante a tratti mi abbia ricordato più Nina Dobrev e Ambra Angiolini che Mia Martini, ma questo credo sia dovuto più che altro a una mia distorsione mentale causata dalla visione prolungata di The Vampire Diaries e Non è la Rai, l'attrice e cantante partenopea non si limita a una semplice imitazione.

"Ma non è vero che somiglio a Nina Dobrev..."

"E di sicuro non sembro Ambra. Giusto?
Giusto???"

Serena Rossi entra del tutto nel personaggio. Fa rivivere Mimì, e non è solo un modo di dire. O un mio tentativo di corteggiamento nei suoi confronti, nel caso per caso navigando sul web finisca su questo post. Se però lo facesse, si senta libera di contattarmi in privato, che le lascio il mio numero di telefono.


In piccoli ruoli hanno inoltre modo di segnalarsi gli autori di successi della Martini e artisti che hanno lavorato con lei come Franco Califano, Charles Aznavour e Bruno Lauzi. E poi naturalmente la sorella Loredana Bertè, interpretata da un'attrice emergente da tenere d'occhio: Dajana Roncione, che gli esperti di gossip e i patiti dei Radiohead conosceranno anche come fidanzata di Thom Yorke.


Chissà cosa ne pensa Thom Yorke, di questa Rai Fiction che la sua girlfriend sicuramente l'avrà costretto a guardare?

"I haven't understood a word of this Rai Fiction, because I don't speak Italian, but it didn't totally suck."

In ogni caso, io a questo punto spero che venga realizzata anche una Rai Fiction tutta su Loredana Bertè, magari sempre interpretata dalla Roncione, visto che nelle poche scene in cui compare è un'idola totale.


Io comunque una Rai Fiction la vorrei su qualunque cantante. Se la facessero, riuscirei ad apprezzare persino Vasco Rossi. Forse. Mi guardarei pure il biopic su Gigi D'Alessio, soltanto per vedere a chi danno la parte di Anna Tatangelo. Magari alla stessa Tatangelo, che tanto anziché invecchiare ringiovanisce sempre di più. Una Rai Fiction su Kekko dei Modà però no, dai. Almeno lui nell'universo dei cantanti, no grazie. Sarebbe troppo persino per me.
(voto 7/10)


Chi sarà la mia favorita: Rachel, Olivia o Emma?

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La favorita
Regia: Yorgos Lanthimos
Cast: Olivia Colman, Rachel Weisz, Emma Stone, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, Mark Gatiss


Quando mi parlano film o di serie TV in costume, la prima cosa che mi viene in mente, nonché la mia favorita, è questa...


La seconda è questa...


La terza cosa che mi viene in mente è la noia. Quelle barbose produzioni, in genere britanniche, ambientate nelle corti reali dei secoli passati, che sanno di visione da tè delle cinque per carampane anziane signore.

"Hey, noi siamo pazzi, ma non siamo delle carampane."

La quarta cosa che mi viene in mente è l'originalità. L'originalità di alcuni lavori che riescono a staccarsi dai tradizionali pallosi titoli in costume, per proporre qualcosa di differente. Mi viene in mente Marie Antoinette di Sofia Coppola.


Mi viene in mente anche Reign, serie tv che rilegge il genere in chiave un po' adolescenziale e un po' soap opera, e un po' tanto trash. Non a caso l'avevo ribattezzato il Regno del Trash.


Adesso è arrivato pure La favorita, un film che potrebbe essere inserito tra i lavori in costume originali. Basti solo dire che il regista è il greco Yorgos Lanthimos, quello di Kynodontas, The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro. Di certo non può avere realizzato una pellicola in costume tradizionale... o forse sì?


No. La favorita non è il classico film in costume, lo si capisce fin dalle battute iniziali. È presente dall'inizio un'ironia feroca, cattiva, più bastarda del solito. Anche se negli ultimi tempi pure altre produzioni in costume, come la recente pregevole miniserie Vanity Fair, hanno saputo inserire una dose di umorismo dark e moderno, un po' in stile Lercio, tipico dei tempi social in cui viviamo, piuttosto che dei secoli passati.


È inoltre una pellicola più volgare, più sboccata delle tipiche robe in costume tutte precise e ordinate stile Downton “mi viene da sbadigliare al solo nominarlo” Abbey.

La visione del sesso qui presente è poi decisamente più esplicita e anticonvenzionale del solito, almeno per il genere. Al centro della vicenda c'è un triangolo tutto al femminile. Sì, un triangolo sessuale tutto al femminile.


Ok, quindi ci troviamo di fronte al cospetto di un capolavoro rivoluzionario del genere in costume?

No. La risposta è di nuovo no. È un film piuttosto singolare, strano. Rispetto al resto della produzione di Lanthimos è però molto meno strano. Sì, soprattutto all'inizio è presente qualche stramberia, però poi ci si aspetterebbe un crescendo psicologico delirante, magari anche violento e sessualmente estremo, e invece niente di tutto ciò. Basti prendere la tanto vociferata scena di “Emma Stone nuda a letto con una donna”, che era una roba da aspettarsi chissà cosa e io personalmente mi aspettavo tipo il porno lesbo del secolo, e invece ATTENZIONE SPOILER si risolve tutto con mezzo secondo di mezza tetta di Emmina e fine. Che scandalo, che shock! FINE SPOILER

"Cos'altro pretendevi di vedere, brutto porco?"

La favorita è una pellicola che non riesce a decollare. È un Lanthimos che va avanti con il freno a mano tirato. È un film strambo che non ce l'ha fatta. Anche perché a ben vedere, non è poi nemmeno così strambo. Dimenticate il tocco post-moderno fatto di Converse e musica new-wave di Marie Antoinette. Qui ad esempio i costumi, assolutamente meravigliosi per carità, non possiedono un tocco originale. Se non le Converse, almeno un paio di Vans potevano metterle...

Stesso discorso per la colonna sonora, tanto impeccabile quanto troppo solenne e tipica del più tipico tra i tipici film in costume tipici. A tratti, più che a un Lanthimos, sembra di assistere a una pellicola opprimente di Tom Hooper stile Il discorso del re o Les Misérables. E quando il tocco del regista greco si fa sentire, come nella sua fissazione per gli animali (questa volta i conigli), o come nel finale enigmatico, non è che convinca particolarmente. Anzi, il finale è una cagata pazzesca e se fate finta di averlo capito mentite soprattutto a voi stessi.

Non si riesce quindi a capire se questo film non riesce a convincere e appassionare del tutto perché c'è troppo poco Lanthimos, o perché ce n'è troppo, di Lanthimos.



Veniamo comunque alla cosa più importante. Quella che dà il titolo al film. La favorita. Chi è la mia favorita del cast tra Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz?



Olivia Colman

Olivia Colman è la bravissima interprete della serie thriller Broadchurch, che presto vedremo anche nella terza stagione di The Crown a raccogliere il testimone da Claire Foy nel ruolo di Regina Elisabetta II in versione più vecchia (ma non vecchia quanto oggi). In La favorita offre una performance recitativa in apparenza di ottimo livello, non lo metto in dubbio, ma a guardare più da vicino mi è sembrata un po' troppo teatrale, più che cinematografica. Troppo impostata. Troppo esagerata. In alcuni momenti troppo macchiettistica. Probabilmente era proprio l'intenzione della sceneggiatura improntata sul grottesco, ma il suo non riesce mai a diventare un personaggio a tutto tondo e resta sempre una figurina. Insomma, avrà anche vinto il Golden Globe, il BAFTA, la Coppa Volpi a Venezia ed è nominata pure agli Oscar, ma per quanto mi riguarda è bocciata. Credo comunque che la Colman se ne farà una ragione e non si metterà a frignare come un Ultimo qualunque.

E poi non ho capito perché lei ai premi sia considerata tra le attrici protagoniste, mentre Emma Stone e Rachel Weisz figurano tra le attrici non protagoniste, quando il minutaggio di presenza in scena non mi sembra molto a suo favore, e considerando anche il fatto che tutti e tre i personaggi hanno un'importanza eguale all'interno della storia. Immagino però che questi siano i soliti giochini delle nomination decisi a tavolino dagli studios cinematografici, che restano incomprensibili a noi comuni mortali. Un po' come le vicende dei reali.


Emma Stone

Emma Stone qui su Pensieri Cannibali non credo abbia bisogno di presentazioni. Emma Stone è semplicemente una delle migliori attrici degli ultimi anni e, insieme a Amy Adams, Natalie Portman, Saoirse Ronan e Jessica Chastain, è la migliore interprete oggi in circolazione. Punto. Non stiamo nemmeno a discuterne, che perdiamo solo tempo e poi non ho voglia di incazzarmi.
Emma Stone inoltre possiede quel potere magico, che condivide con Carey Mulligan, di rendere adorabile persino il più detestabile tra i suoi personaggi. Cosa che le riesce persino in un film di Yorgos Lanthimos. Un personaggio sopportabile in un fim di Lanthimos???
Ebbene sì, ma solo fino a un certo punto.

ATTENZIONE SPOILER
Nella seconda parte il personaggio di Emma Stone diventa improvvisamente freddo e calcolatore. La peggiore sovranista, come direbbe Heather Parisi. O forse lo era fin dall'inizio, solo che fingeva. Ok, ci sta. Peccato che il cambiamento nel suo comportamento non sia giustificato all'interno del film. Semplicemente, avviene di punto in bianco. Non c'è un'evoluzione nel suo personaggio, soltanto un'inversione a U senza senso. E così Lanthimos è riuscito a rendere odioso pure un personaggio di Emma Stone. Complimenti, Yorgos, questa è un'impresa che potrebbe risultare difficoltosa persino per Lars von Trier o Michael Haneke, gli altri due componenti della Sacra Triade del Cinema Bastardo. Un personaggio così alla fine per me non si addice particolarmente alla Stone, che comunque continuo ad adorare. Sia chiaro.
FINE SPOILER


Rachel Weisz

Rachel Weisz è un'attrice su cui ai tempi de La mummia, il primo film ad averla fatta notare dal grande pubblico, non avrei scommesso due lire. Perché sì, allora c'erano ancora le lire. Dopodiché non me la sono mai filata più di tanto e invece devo dire che ultimamente la sto rivalutando parecchio. O forse è lei è che è migliorata parecchio. In Disobedience riusciva a tenere testa a Rachel McAdams e qui in La favorita riesce a tenere testa e in diverse scene a rubare la scena a Olivia Colman e persino a Emma Stone. La vera fenomena tra le tre a sorpresa è quindi lei. Sarà anche perché il suo mi è sembrato l'unico personaggio davvero sfaccettato e reso in pieno in tutta la sua complessità. All'inizio è quello che appare più detestabile e invece alla fine risulta quello più umano. L'unico umano. L'unico personaggio vero in questa fiera dell'assurdo, inizialmente intrigante e poi via via snervante, che è La favorita.

And the winner is...
Sorpresa, sorpresa. Mi spiace Emmina cara, ma Rachel Weisz è la mia favorita!
(voto 6,5/10)


Modalità cinema

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Nuovo appuntamento con le uscite cinematografiche e nuovo ospite molto cannibale della settimana.
Dopo Carlo Lanna, in questa puntata è il turno di un altro amico, collega e mio ex collaboratore, Francesco Sciortino, appassionato di serie TV ma anche di cinema, autore del sito La voce dello schermo, e insieme a me in passato tra gli artefici della rivista online Ed è subito serial Magazine.
Ed è quindi con piacere che ci andiamo a leggere i suoi commenti, insieme ai miei e a quelli del mio solito blogger nemico guastafeste Mr. James Ford, ai film in arrivo in questi giorni nelle nostre sale.


Modalità aereo
"Ma tesoro, perché mi stai menando? Non stavo mica guardando un porno."
"Peggio ancora: eri su WhiteRussian, brutto schifoso!"

Francesco: Dopo le turbolenze giudiziarie che hanno coinvolto Fausto Brizzi, “Modalità aereo” segna il ritorno del regista sul grande schermo. Il film, però, non mi sembra un ritorno in grande stile e appare come la solita commedia commerciale senza tante pretese. A pelle dirotterei le mie attenzioni su altro e per dirla alla Stanis La Rochelle: “Mi sembra un po’ troppo italiano”.
Cannibal Kid: A quanto pare il tentativo di far passare Fausto Brizzi per l'Harvey Weinstein del cinema italiano da parte delle Iene si è rivelato fallimentare. Un programma, proprio come Striscia la notizia, che ormai non sa più cosa inventarsi pur di costruire della malainformazione. Manco io arrivo a tanto pur di diffamare la mia nemesi James Ford.
Quanto al film, mi sembra che l'analisi fatta da Francesco sia corretta. Una solita commedia commerciale un po' troppo italiana, ma a cui darei una possibilità giusto come segno di solidarietà nei confronti del regista. Non fosse funestata dalle presenze degli insopportabili Paolo Ruffini e Lillo, che lo rendono uno schianto assicurato. E non uno schianto di quelli che dici: “Che schianto di ragazza!”. Anche perché poi rischi che arrivino le Iene ad accusarti di molestie sessuali.
Ford: mai apprezzato Brizzi, e mai apprezzati i titoli "troppo italiani", come giustamente affermano Stanis e Francesco. Lascio dunque a questo poco esaltante volo la mia nemesi Cannibal Kid e parto per altri lidi cinematografici.


The Lego Movie 2

Francesco: Da piccolo ero un grande amante delle costruzioni lego. Poi, crescendo, molti pezzi si sono persi per strada, altri sotto l’armadio di casa. Sinceramente non ho mai capito il senso di realizzare un film sulle lego. Ancora più dubbi mi sorgono sull’utilità di realizzarne un sequel. In questo magari Cannibal e Ford possono darmi una mano a comprenderlo.
Cannibal Kid: Di sicuro io non posso aiutarti a comprenderlo, caro Francesco. Da bimbetto con i Lego c'ho anche giocato, ma non sono mai stati tra i miei passatempi preferiti. Troppo manuali. Troppo da muratori ahahah
Il primo film l'ho patito tantissimo e sono stato tra i pochi a bocciarlo, in mezzo a un mondo omologato che lo considerava meraviglioso. Questo sequel negli Usa si sta rivelando un mezzo flop quindi il lavaggio del cervello fatto dalla Lega... volevo dire dalla Lego sembra finalmente stia per terminare. Nel caso di Ford comunque non ci giurereri. Quello in mezzo a sequel inutili e a bambinate spacciate per film per adulti ci sguazza sempre alla grande.
Ford: io, da buon muratore, adoravo i Lego e attendo al varco i Fordini per poterci rimettere le mani. Il primo Lego Movie era un vero spasso, ed appartiene al filone dal sapore metacinematografico di un altro mito per il Saloon, Spongebob. Avendo poi bissato il successo con il convincente Lego Batman, in barba ai risultati USA sono curioso di questo sequel, sperando possa rivelarsi meraviglioso e di essere in completo disaccordo con Peppa Kid.

"Tutti a dire che questo film è meraviglioso... ma meraviglioso un cazzo!"


Copia originale
"Ho provato a copiare lo stile di Pensieri Cannibali e sono venute fuori solo delle idiozie...
Hey, ma questo vuol dire che sono davvero brava a copiare!"

Francesco: Devo ammetterlo, quando ho visto per la prima volta il trailer e ho sentito il rumore della macchina da scrivere ho pensato si trattasse di una copia originale de La signora in giallo. Tuttavia, non vedrete Jessica Fletcher portare sfiga a destra e a manca stavolta, ma un film interessante con Melissa McCarthy e Richard E. Grant. Le 3 candidature agli Oscar lo dimostrano. Non so se attirerà l’attenzione dei più sofisticati Cannibal e Ford, ma a me ispira.
Cannibal Kid: La mia attenzione l'ha attirata, infatti me lo sono già visto e ho gradito parecchio la cattiveria della sua protagonista e dell'eccentrico Richard E. Grant. Una delle poche visioni originali e davvero interessanti tra i titoli candidati quest'anno alle peggiori nomination nella storia degli Oscar che ricordi. Una selezione degna dei Ford Awards.
Ford: non ho visto il trailer, ma considerato che gli ultimi mesi non sono stati i più esaltanti della Storia del Cinema e che le nomination 2019 sono tra le peggiori che ricordi potrebbe anche rivelarsi, in barba all'opinione favorevole del Cucciolo Eroico, un titolo interessante e originale, per l'appunto.

The Front Runner
"Cosa volete tutti da me? Non avete nessun Salvini che mangia cose da seguire, oggi?"

Francesco: Ormai la politica è dappertutto. Basta pensare al casino scatenatosi dopo la vittoria di Mahmood al Festival di Sanremo che ha coinvolto anche Salvini. Un buon motivo per tenerla lontana dal cinema salvo rare eccezioni. The Front Man non sembra una di queste, nonostante la presenza di Hugh Jackman. Voto no.
Cannibal Kid: Io voto no proprio per la presenza di Hugh Jackman, attore troppo fordiano che non mi ha mai entusiasmato molto. Il fatto però che alla regia ci sia il sempre ottimo Jason Reitman, quello di Juno e Tully, e che sembri il classico film da Oscar che dagli Oscar di quest'anno è stato escluso e ciò è solo una cosa positiva, lo rendono a sorpresa interessante. Copia originale a parte, che tanto ho già visto, potrebbe rappresentare il Front Runner delle visioni da affrontare 'sta settimana.
Ford: pur non essendo stato considerato per le nomination già citate, per The front runner vale lo stesso discorso fatto per Copia originale. Nonostante mi scocci poi essere d'accordo con Cannibal, Reitman mi piace, dunque una possibilità la merita senza dubbio.

Quello che veramente importa
"Quello che veramente importa è che il nostro film non sprizza buonismo da tutti i pori."
"No, no."
"Bau, bau."

Francesco: Arrivato in Italia con più ritardo delle partite in onda su DAZN, potrebbe essere una bella scommessa, considerando il successo che ha avuto in Spagna. Un viaggio tra fede e guaritori che vanta anche la presenza del buon vecchio Hurley di “Lost”. Cannibal e Ford, voi scommettereste su di lui?
Cannibal Kid: Questo sembra essere un “feel good movie”. Genere che nei casi più riusciti, come il recente Green Book, fa davvero stare bene. Nei casi meno riusciti invece ti fa sentire male e ti fa pure venire un gran nervoso. Un po' come la maggior parte delle recensioni che si possono trovare su White Russian. Considerando che i protagonisti sono quella gnoccolona di Camilla Luddington e il potenziale nuovo Jake Gyllenhaal Oliver Jackson-Cohen, da valutare per come si muove all'infuori della casa infestata di Hill House, io un'occhiata gliela darei. Augurandomi che il tocco spagnolo riesca a renderlo qualcosa di distante dalle solite fastidiose robine buoniste hollywoodiane.
Ford: potenziale sorpresa della settimana ma anche potenziale calamita da bottigliate, Quello che veramente importa viaggia sul filo, e solo una visione potrà fare chiarezza a proposito della sua effettiva qualità. Ad ogni modo, quello che veramente importa è rinnovare la rivalità con Cannibal e non trovarsi, come spesso accaduto di recente, purtroppo d'accordo.

Un uomo tranquillo

Francesco: Il titolo italiano ce l’ha messa tutta per togliere l’interesse del pubblico da questo film. Tuttavia, è un thriller con Liam Neeson e sembrerebbe una sorta di The Punisher e Neeson non è nuovo a ruoli del genere. Ford e Cannibal siate buoni con questo film, altrimenti Liam vi cercherà, vi troverà e…
Cannibal Kid: Liam Neeson non l'ho mai sopportato. Da quando poi si è trasformato in un action hero della terza età ancora meno. Se non ricordo male, a sorpresa nemmeno Ford lo ama troppo. Strano, visto che il suo blog è in pratica un monumento dedicato agli action heroes della terza età.
Che Liam mi cerchi e mi trovi pure, io sono un uomo tranquillo. Anche perché sono pronto ad accoglierlo con una bella munizione di pellicole radical-chic e filmetti teen da sparargli contro.
Ford: una cosa che mi innervosisce parecchio è trovarmi d'accordo con Peppa rispetto ad un action hero. Non ho mai amato particolarmente Liam Neeson - anche se per certi ruoli funziona -, in particolare nella sua versione spaccaculi - anche se un paio di eccezioni ci sono, va ammesso -: è legnoso più dell'attuale Steven Seagal, corre peggio di Dolph Lundgren e ha mani così brutte da rivaleggiare con Megan Fox. Una vera ecatombe. Ho visto il trailer di quest'ennesimo revenge movie in sala, e non ho avuto neppure il più debole degli istinti di visione. Preferisco starmene tranquillo a casa ed immaginare un nuovo Taken in cui il cattivo preso di mira da Neeson sia il buon vecchio Marco Goi.

" Io non so chi siete e non so che cosa volete. So solo che vi cercherò e vi troverò, cari i miei blogger da strapazzo!


Oscar 2019: chi vincerà, chi merita di vincere e chi merita un Razzie

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Questo post di un'utilità sociale incredibile proverà a rispondere ad alcune domande che stanno tormentando in questi giorni tutte le persone. O almeno tutte le persone poco normali, ovvero quelle appassionate di cinema. Se sei appassionato di calcio, ti guardi almeno una partita al giorno tutti i giorni, visto che in qualche parte del mondo si gioca sempre, passi il resto del tempo a preparare la tua squadra di fantacalcio e vai allo stadio a fare del casino, ecco in questi casi sei considerato dalla società una persona normale. Se invece ogni tanto ti piace guardare qualche film di nicchia e fai i pronostici sui premi Oscar, allora sei considerato uno strambo. Un geek. Un potenziale sovversivo. È così che va.

Per tutti gli strambi amanti di cinema, ecco il post che fa per voi. I pronostici degli Academy Awards 2019 assegnati domenica 24 febbraio a cura di Pensieri Cannibali, che ha visionato quasi ogni titolo candidato (tranne alcuni nelle categorie dei film animati e dei film stranieri, tutti i documentari e i cortometraggi e insomma alla fine non ha visionato un sacco di candidati), e che risponderà alle seguenti domande:

  • Chi vincerà (o più che altro chi forse vincerà)?
  • Chi merita di vincere (o più che altro per chi fa il tifo Pensieri Cannibali?)
  • Chi manco dovrebbe essere in nomination agli Oscar e semmai avrebbe meritato di stare ai Razzie Awards (sempre secondo Pensieri Cannibali)?



Miglior film

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Green Book
Probabilmente vincerà: Roma
Basta che non vincano: Roma o Black Panther

Premessa: nessuno degli 8 film in gara quest'anno sarebbe davvero davvero da Oscar. Non c'è alcun titolo tra quelli candidati che può essere considerato un capolavoro o veramente straordinario. Tra gli 8, comunque, quello che ho preferito è forse BlacKkKlansman, però quello che mi ha emozionato di più, nonché quello che ha una minima possibilità di battere il super favorito e super sopravvalutato Roma, è Green Book e quindi il mio tifo sarà principalmente per lui.



Miglior regia
Alfonso Cuarón – Roma
Spike Lee – Blackkklasman
Paweł Pawlikowski – Cold War
Yorgos Lanthimos – La Favorita
Adam McKay – Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Spike Lee
Probabilmente vincerà: Alfonso Cuarón
Basta che non vinca: Alfonso Cuarón

La vittoria di Alfonso Cuarón qui è pressoché certa. Sbadigli.

Miglior attore protagonista
Christian Bale – Vice
Bradley Cooper – A Star is Born
Willem Dafoe – Van Gogh
Rami Malek – Bohemian Rhapsody
Viggo Mortensen – Green Book

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Rami Malek
Probabilmente vincerà: Rami Malek
Basta che non vinca: Willem Dafoe

Sorpresa. Non pensavo che avrei tenuto per l'interprete di Freddie Mercury, e invece sì...
Tanto il mio preferito Christian Bale l'Oscar l'ha già vinto e poi la sua trasformazione in Dick Cheney è notevole sì, ma non una delle migliori della sua straordinaria carriera. Dovesse vincere in ogni caso non mi dispiacerebbe affatto, soprattutto considerando che, se come ai Golden Globe dovesse ringraziare Satana, a gente come Salvini verrebbe un colpo. A pensarci bene però poi il Vicepremier, dopo aver commentato Sanremo, si metterebbe a rompere le palle pure sugli Oscar e quindi non sarebbe una cosa proprio positiva.

Fa riflettere l'esclusione di attori come Marcello Fonte, notevole in Dogman, o di Matt Dillon, attore che non mi ha mai fatto impazzire, ma che in La casa di Jack è pazzesco. Però figuriamoci se l'Academy sempre più all'insegna del politically correct ha il coraggio di candidare qualcuno che ha lavorato in un film del troppo controverso Lars von Trier.

Miglior attrice protagonista
Glenn Close – The Wife
Yalitza Aparicio – Roma
Olivia Colman – La Favorita
Lady Gaga – A Star is Born
Melissa McCarthy – Copia Originale

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Lady Gaga
Probabilmente vincerà: Glenn Close
Basta che non vinca: Yalitza Aparicio

Tralasciando la nomination che sa tanto di carità fatta dai divi ricconi di Hollywood alla povera non-attrice Yalitza Aparicio per la sua non-interpretazione in Roma, devo dire che Glenn Close in The Wife NON è assolutamente da Oscar. Il film non m'è nemmeno dispiaciuto, però la Close in varie scene è così inespressiva che sembra sia stata colta da paralisi e l'interprete del suo personaggio da giovane (la sconosciuta Annie Starke) mi ha convinto più di lei. Premiarla solo per un riconoscimento alla carriera, visto che questa è la sua 7 nomina e non ha mai vinto prima, sarebbe un'ingiustizia. Specie per Melissa McCarthy, da applausi in Copia originale, e soprattutto per la folgorante Lady Gaga, per cui farò un tifo da stadio. Anche perché pure io, come Simona Ventura, la seguo da tempo.


Migliore attore non protagonista
Mahershala Ali – Green Book
Adam Driver – Blackkklansman
Sam Elliott – A Star is Born
Richard E. Grant – Copia Originale
Sam Rockwell – Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Richard E. Grant
Probabilmente vincerà: Mahershala Ali
Basta che non vinca: Sam Elliott

Con un imprevedibile sorpasso all'ultimo minuto su Mahershala Ali, che alla fine probabilmente si porterà a casa la statuetta, il mio preferito in questa categoria è lo spumeggiante Richard E. Grant, attore 61enne che non mi ero mai filato manco di striscio prima. In Copia originale è fa-vo-lo-so!


Migliore attrice non protagonista
Amy Adams – Vice
Marina de Tavira – Roma
Regina King – Se la Strada Potesse Parlare
Emma Stone – La Favorita
Rachel Weisz – La Favorita

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Rachel Weisz
Probabilmente vincerà: Regina King
Basta che non vinca: Marina de Tavira

In questa categoria c'è la sorpresa più grande.
Non tiferò per Amy Adams, nonostante sia alla sua sesta nomination e una gioia se la meriterebbe. Solo che sarebbe sbagliato premiarla per quella che, per quanto valida, in mezzo a quelle grandiose in Arrival, Sharp Objects e Animali notturni, non è certo la sua performance migliore degli ultimi tempi.
Non tiferò nemmeno per la mia adorata Emmina Stone, che tanto ha già vinto 2 anni fa con La La Land e in La favorita non mi è sembrata troppo in parte.


La mia favorita è incredibilmente Rachel Weisz, attrice che fino a qualche tempo fa non mi esaltava troppo e che invece negli ultimi tempi sto rivalutando un sacco. A mio avviso è lei la migliore del cast de La favorita e di questa cinquina. Il premio potrebbe però alla fine andare a Regina King, che in Se la strada potesse parlare si vede poco, ma ha una scena madre che da sola dovrebbe valerle la statuetta dorata.

Migliore sceneggiatura originale
Roma
La Favorita
First Reformed
Green Book
Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Vice
Probabilmente vincerà: La favorita
Basta che non vinca: Roma

Qui è presente una delle nomination più scandalose nella storia dell'Academy. Roma può piacere o meno, ma non si può candidare per la sua sceneggiatura. Tralasciando il fatto che è così esile che al massimo ci saranno voluti 10 minuti per scriverla, lo stesso Alfonso Cuarón ha dichiarato che gran parte del film è stato girato senza seguire un copione. Che senso ha quindi candidare un copione che manco è stato usato?
A questo punto viene il dubbio che all'Academy quest'anno abbiano visto una decina scarsa di titoli e abbiano deciso di dare tutte le nomination a quelli lì. Come si fa a considerare superiore la sceneggiatura inesistente di Roma a quella folgorante di Lazzaro felice, premiata all'ultimo Festival di Cannes?
I casi sono due:
#1 Lazzaro felice quelli dell'Academy manco l'anno visto.
#2 All'Academy di cinema ne capiscono ancora meno di me.

C'è inoltre da dire che la cinquina messa in piedi quest'anno dagli Oscar è proprio scarsa e le sceneggiature originali in tutti i sensi non sono manco state prese in considerazione (Sorry to Bother You, tanto per dirne un'altra). Alla fine tengo per Vice, ma senza troppa convinzione.

Migliore sceneggiatura non originale
Se la strada potesse parlare
BlacKkKlansman
La ballata di Buster Scruggs
Copia originale
A Star Is Born

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Copia originale
Probabilmente vincerà: BlacKkKlansman
Basta che non vinca: La ballata di Buster Scruggs

Altra cinquina piuttosto discutibile, visto che le sceneggiature di Se la strada potesse parlare e A Star Is Born rappresentano proprio i punti deboli di film altrimenti validi, mentre quella de La ballata di Buster Scruggs è giusto un'accozzaglia di idee scarse messe insieme a caso. Da queste parti si tiene per Copia originale, una delle poche sorprese piacevoli di questi spenti Academy Awards 2019.

Miglior film straniero
Roma
Capernaum
Cold War
Never Look Away
Shoplifters

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Cold War
Probabilmente vincerà: Roma
Basta che non vinca: Roma

Altra vittoria sicura per Roma. E io rosico come Matteo Salvini all'ultimo Sanremo. Ma non mi metterò a fare scenate stile Ultimo. Forse.

Miglior film d’animazione
Spider-Man: Un nuovo universo
Gli Incredibili 2
L’isola dei cani
Ralph Spacca Internet
Mirai

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Spider-Man: Un nuovo universo
Probabilmente vincerà: Spider-Man: Un nuovo universo
Basta che non vinca: Gli Incredibili 2

Il probabile trionfatore è Spider-Man: Un nuovo universo, e la cosa non mi dispiacerebbe. Certo, non mancano i soliti difetti dei cinecomics supereroistici ed è lontano dall'essere un Capolavoro da Oscar, ma se non altro è una visione caruccia, è un lavoro che contiene un sacco di creatività e poi a questi Academy Awards bisogna accontentarsi di quello che passa il convento.

Miglior Colonna Sonora
Black Panther
BlacKkKlansman
Se la strada potesse parlare
L’Isola dei cani
Mary Poppins Returns

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Se la strada potesse parlare
Probabilmente vincerà: Mary Poppins Returns
Basta che non vinca: Mary Poppins Returns

Miglior Canzone
All the Stars – Black Panther
I’ll fight – RBG
Shallow – A Star is Born
The Place Where Lost Things So – Mary Poppins Returns
When A Cowboy Trades His Spurs for Wings – La Ballata di Busters Scruggs

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Shallow – A Star is Born
Probabilmente vincerà: Shallow – A Star is Born
Basta che non vinca: When A Cowboy Trades His Spurs for Wings – La ballata di Busters Scruggs

Forza Lady Gaga!
Però anche un premio a Kendrick Lamar e SZA per l'ottima All the Stars non mi dispiacerebbe.

Migliori costumi
Black Panther
Mary Poppins Returns
La Favorita
Maria Regina di Scozia
La ballata di Buster Scruggs

Pensieri Cannibali fa il tifo per: La favorita
Probabilmente vincerà: La favorita
Basta che non vinca: Il ritorno di Mary Poppins

Una cinquina per cui provo lo stesso interesse che prova Baglioni nei confronti delle canzoni in cui non duetta.

Miglior Mixing Sonoro
Black Panther
Bohemian Rhapsody
First Man
Roma
A Star is Born

Pensieri Cannibali fa il tifo per: A Star is Born
Probabilmente vincerà: Bohemian Rhapsody
Basta che non vinca: Roma

Miglior Montaggio Sonoro
First Man
Black Panther
A Quiet Place - Un posto tranquillo
Roma
Bohemian Rhapsody

Pensieri Cannibali fa il tifo per: A Quiet Place - Un posto tranquillo
Probabilmente vincerà: Bohemian Rhapsody
Basta che non vinca: Roma

Miglior Montaggio
BlacKkKlansman
Bohemian Rhapsody
La Favorita
Green Book
Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: BlacKkKlansman
Probabilmente vincerà: Vice

Miglior Scenografia
La Favorita
First Man
Mary Poppins Returns
Black Panther
Roma

Pensieri Cannibali fa il tifo per: La favorita
Probabilmente vincerà: La favorita
Basta che non vinca: Roma

Miglior Fotografia
La Favorita
Cold War
Roma
Never Look Away
Roma

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Cold War
Probabilmente vincerà: Roma
Basta che non vinca: Roma

La vittoria di Roma è quasi assicurata, ma la statuetta meriterebbe di vincerla a mani basse la stupenda fotografia di Cold War.

Migliori Effetti Speciali
Avengers: Infinity War
Christopher Robin
First Man
Ready Player One
Solo: A Star Wars Story

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Solo: A Star Wars Story
Probabilmente vincerà: Ready Player One
Basta che non vinca: Avengers: Infinity War

Miglior Trucco e Parrucco
Border
Maria regina di Scozia
Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Vice
Probabilmente vincerà: Maria regina di Scozia
Basta che non vinca: Maria regina di Scozia

I truccatori di Maria regina di Scozia per essere riusciti a rendere brutta Margot Robbie possono essere considerati dei fenomeni. Per quanto mi riguarda, però, per un crimine del genere meriterebbero una condanna in tribunale, non un Oscar.

Miglior Documentario
Free Solo
Hale County This Morning, This Evening
Midnding the Gap
RBG
Of Father and Sons

Pensieri Cannibali fa il tifo per: nessuno
Probabilmente vincerà: non ne ho idea

Miglior Corto
Detainment
Fauve
Marguerite
Mother
Skin

Pensieri Cannibali fa il tifo per: nessuno
Probabilmente vincerà: boh

Miglior Corto Animato
Animal Behavior
Bao
Late Afternoon
One Small Step
Weekends

Pensieri Cannibali fa il tifo per: nessuno
Probabilmente vincerà: e che ne so?

Miglior Corto Documentario
End Game
Lifeboat
Black Sheep
A Night at the Garden
Period.

Pensieri Cannibali fa il tifo per: nessuno
Probabilmente vincerà: sinceramente, ma a chi importa? Forse manco agli stessi candidati

Buon weekend degli Oscar, sperando che, anche se non hanno nemmeno un conduttore e le nomination sono le più mosce di cui abbia memoria da quando ho cominciato a seguirli, si rivelino un bello spettacolo. O almeno ci regalino un gustoso red carpet, suvvia.


Oscar 2019: maggica Roma? No, maggico Green Book e maggico maggico Rami

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Ha vinto il cuore. Hanno vinto le emozioni. Hanno vinto le risate e le lacrime regalate da Green Book, contro il freddo sfoggio di tecnica cinematografica fine a se stesso esibito dal lavoro diretto da Alfonso Cuarón.
In altre parole: vattelo a pija' in quel posto Roma!


Considerando che a mio avviso molti dei film migliori degli ultimi mesi non sono manco stati presi in considerazione dall'Academy, tra quelli nominati è andata decisamente meglio di quanto mi potessi aspettare. Innanzitutto perché l'outsider Green Book come detto ha battuto il sopravvalutatissimo Roma. A questo punto qualcuno dirà che è la vittoria del televoto sulla critica, ma non è corretto. Ci fosse stato il televoto, agli Oscar avrebbe trionfato Black Panther.

Che bello comunque che abbia vinto un film di un fratello Farrelly. Da Scemo & più scemo al premio Oscar. Chi l'avrebbe detto?


Sono poi felice per Rami Malek, che nel corso della serata è apparso in uno stato euforico. Dopo aver ricevuto la statuetta dorata, è stato colto da un malore ed è caduto quasi in stile Jennifer Lawrence. Per lui sono stati necessari gli accertamenti medici e credo anche l'antidoping.


Bene inoltre la vittoria per la miglior sceneggiatura non originale di BlacKkKlansman, anche se pure Copia originale avrebbe meritato qualcosina. Peccato che Spike Lee abbia rovinato tutto, contestando la vittoria di Green Book con una scenata degna di Ultimo. E non è un complimento.

"Aò, per me doveva vince Roma, solo perché se chiama Roma."

Una delusione personale è invece arrivata dalla mancata vittoria di Lady Gaga come miglior attrice protagonista. Premio andato alla mia non favorita Olivia Colman de La favorita, che per la sua recitazione molto teatrale avrebbe meritato più un Tony Award, che un Oscar. Se non altro meglio lei che Glenn Close, piuttosto scandalosa in The Wife - Vivere nell'ombra. Non avrebbe meritato la statuetta per quella che non è certo una delle migliori interpretazioni della sua carriera.

Gaga si è comunque consolata con l'Oscar di miglior canzone per Shallow. E pure per essersi quasi fatta Bradley Cooper di fronte alla compagna di lui Irina Shayk. A star is born, ma anche a love is born?


Più che Shallow... Ship! 💘


Fatte queste discutibili considerazioni, passiamo a vedere l'elenco dei vincitori dei premi Oscar 2019, e poi soprattutto passiamo a vedere l'appetitoso red porchet dell'evento.
Quanto alle mie previsioni della vigilia, a chi potesse interessare, ne ho azzeccate 11 su 20. Risultato così così, ma in alcune categorie sono contento di essermi sbagliato.

I vincitori degli Oscar 2019

Miglior film
A Star is Born
Black Panther
Blackkklansman
Bohemian Rhapsody
Green Book
La Favorita
Roma
Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Green Book
Probabilmente vincerà: Roma
Basta che non vincano: Roma o Black Panther
Alla fine ha vinto: Green Book

Miglior regia
Alfonso Cuarón – Roma
Spike Lee – Blackkklasman
Paweł Pawlikowski – Cold War
Yorgos Lanthimos – La Favorita
Adam McKay – Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Spike Lee
Probabilmente vincerà: Alfonso Cuarón
Basta che non vinca: Alfonso Cuarón
Alla fine ha vinto: Alfonso Cuarón

Miglior attore protagonista
Christian Bale – Vice
Bradley Cooper – A Star is Born
Willem Dafoe – Van Gogh
Rami Malek – Bohemian Rhapsody
Viggo Mortensen – Green Book

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Rami Malek
Probabilmente vincerà: Rami Malek
Basta che non vinca: Willem Dafoe
Alla fine ha vinto: Rami Malek

Miglior attrice protagonista
Glenn Close – The Wife
Yalitza Aparicio – Roma
Olivia Colman – La Favorita
Lady Gaga – A Star is Born
Melissa McCarthy – Copia Originale

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Lady Gaga
Probabilmente vincerà: Glenn Close
Basta che non vinca: Yalitza Aparicio
Alla fine ha vinto: Olivia Colman

Migliore attore non protagonista
Mahershala Ali – Green Book
Adam Driver – Blackkklansman
Sam Elliott – A Star is Born
Richard E. Grant – Copia Originale
Sam Rockwell – Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Richard E. Grant
Probabilmente vincerà: Mahershala Ali
Basta che non vinca: Sam Elliott
Alla fine ha vinto: Mahershala Ali

Migliore attrice non protagonista
Amy Adams – Vice
Marina de Tavira – Roma
Regina King – Se la Strada Potesse Parlare
Emma Stone – La Favorita
Rachel Weisz – La Favorita

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Rachel Weisz
Probabilmente vincerà: Regina King
Basta che non vinca: Marina de Tavira
Alla fine ha vinto: Regina King

Migliore sceneggiatura originale
Roma
La Favorita
First Reformed
Green Book
Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Vice
Probabilmente vincerà: La favorita
Basta che non vinca: Roma
Alla fine ha vinto: Green Book

Migliore sceneggiatura non originale
Se la strada potesse parlare
BlacKkKlansman
La ballata di Buster Scruggs
Copia originale
A Star Is Born

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Copia originale
Probabilmente vincerà: BlacKkKlansman
Basta che non vinca: La ballata di Buster Scruggs
Alla fine ha vinto: BlacKkKlansman

Miglior film straniero
Roma
Capernaum
Cold War
Never Look Away
Shoplifters

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Cold War
Probabilmente vincerà: Roma
Basta che non vinca: Roma
Alla fine ha vinto: Roma

Miglior film d’animazione
Spider-Man: Un nuovo universo
Gli Incredibili 2
L’isola dei cani
Ralph Spacca Internet
Mirai

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Spider-Man: Un nuovo universo
Probabilmente vincerà: Spider-Man: Un nuovo universo
Basta che non vinca: Gli Incredibili 2
Alla fine ha vinto: Spider-Man: Un nuovo universo

Miglior Colonna Sonora
Black Panther
BlacKkKlansman
Se la strada potesse parlare
L’Isola dei Cani
Mary Poppins Returns

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Se la strada potesse parlare
Probabilmente vincerà: Mary Poppins Returns
Basta che non vinca: Mary Poppins Returns
Alla fine ha vinto: Black Panther

Miglior Canzone
All the Stars – Black Panther
I’ll fight – RBG
Shallow – A Star is Born
The Place Where Lost Things So – Mary Poppins Returns
When A Cowboy Trades His Spurs for Wings – La Ballata di Busters Scruggs

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Shallow – A Star is Born
Probabilmente vincerà: Shallow – A Star is Born
Basta che non vinca: When A Cowboy Trades His Spurs for Wings – La Ballata di Busters Scruggs
Alla fine ha vinto: Shallow – A Star is Born

Migliori Costumi
Black Panther
Mary Poppins Returns
La Favorita
Maria Regina di Scozia
La ballata di Buster Scruggs

Pensieri Cannibali fa il tifo per: La favorita
Probabilmente vincerà: La favorita
Basta che non vinca: Il ritorno di Mary Poppins
Alla fine ha vinto: Black Panther

Miglior Mixing Sonoro
Black Panther
Bohemian Rhapsody
First Man
Roma
A Star is Born

Pensieri Cannibali fa il tifo per: A Star is Born
Probabilmente vincerà: Bohemian Rhapsody
Basta che non vinca: Roma
Alla fine ha vinto: Bohemian Rhapsody

Miglior Montaggio Sonoro
First Man
Black Panther
A Quiet Place - Un posto tranquillo
Roma
Bohemian Rhapsody

Pensieri Cannibali fa il tifo per: A Quiet Place - Un posto tranquillo
Probabilmente vincerà: Bohemian Rhapsody
Basta che non vinca: Roma
Alla fine ha vinto: Bohemian Rhapsody

Miglior Montaggio
BlacKkKlansman
Bohemian Rhapsody
La Favorita
Green Book
Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: BlacKkKlansman
Probabilmente vincerà: Vice
Alla fine ha vinto: Bohemian Rhapsody

Miglior Scenografia
La Favorita
First Man
Mary Poppins Returns
Black Panther
Roma

Pensieri Cannibali fa il tifo per: La favorita
Probabilmente vincerà: La favorita
Basta che non vinca: Roma
Alla fine ha vinto: Black Panther

Miglior Fotografia
La Favorita
Cold War
Roma
Never Look Away
Roma

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Cold War
Probabilmente vincerà: Roma
Basta che non vinca: Roma
Alla fine ha vinto: Roma

Migliori Effetti Speciali
Avengers: Infinity War
Christopher Robin
First Man
Ready Player One
Solo: A Star Wars Story

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Solo: A Star Wars Story
Probabilmente vincerà: Ready Player One
Basta che non vinca: Avengers: Infinity War
Alla fine ha vinto: First Man

Miglior Trucco e Parrucco
Border
Maria regina di Scozia
Vice

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Vice
Probabilmente vincerà: Maria regina di Scozia
Basta che non vinca: Maria regina di Scozia
Alla fine ha vinto: Vice

Miglior Documentario
Free Solo
Hale County This Morning, This Evening
Midnding the Gap
RBG
Of Father and Sons

Pensieri Cannibali fa il tifo per: nessuno
Probabilmente vincerà: non ne ho idea
Alla fine ha vinto: Free Solo

Miglior Corto
Detainment
Fauve
Marguerite
Mother
Skin

Pensieri Cannibali fa il tifo per: nessuno
Probabilmente vincerà: boh
Alla fine ha vinto: Skin

Miglior Corto Animato
Animal Behavior
Bao
Late Afternoon
One Small Step
Weekends

Pensieri Cannibali fa il tifo per: nessuno
Probabilmente vincerà: e che ne so?
Alla fine ha vinto: Bao

Miglior Corto Documentario
End Game
Lifeboat
Black Sheep
A Night at the Garden
Period. End of Sentence.

Pensieri Cannibali fa il tifo per: nessuno
Probabilmente vincerà: sinceramente, ma a chi importa?
Alla fine ha vinto: Period. End of Sentence.


Il red porchet degli Oscar 2019

Oscar alla più futura MILF
Krysten Ritter


Oscar alla più stilosa
Elsie Fisher

Gucci?


Oscar speciale sorelle porcelle
Emily e Zooey Deschanel


Oscar alla miglior schiena
Charlize Theron


Oscar al miglior davanzale
Amandla Stenberg


Oscar per il più pronto ad arruolarsi in caso di guerra,
o in alternativa per andare a giocare ai giardinetti con gli amici
Pharrell Williams


Oscar per il miglior pacchetto da scartare
Linda Cardellini


Oscar al meglio vestito
(e avrebbe vinto un premio pure a un ball di Pose)
Billy Porter


Oscar ai più fighi
#5 Stephan James


#4 Rami Malek


#3 Bradley Cooper


#2 Nicholas Hoult & Joe Alwyn


#1 Jason Momoa


Razzie Award alle più deludenti

#3 Gemma Chan


#2 Emma Stone


#1 Rachel Weisz

Era la mia favorita de La favorita. Ora non più.
A vedere com'erano vestite le attrici del film, non lamentatevi se l'Oscar per i migliori costumi è finito a Black Panther.


Oscar alle più fighe

#9 Constance Wu


#8 Tessa Thompson

Con tanto di omaggio a Karl Lagerfeld.


#7 Lady Gaga

Lady Gaga, o Lady Hepburn?


#6 Lucy Boynton


#5 Julia Roberts

Pretty Woman in pink.
E vai di doppia citazione cinematografica in un colpo solo.


#4 Laura Harrier


#3 Emilia Clarke


#2 Amy Adams


#1 Brie Larson

Io non sto con il capitano.
Io sto con la Capitana.



Serial Killer: le serie di Febbraio 2019 commentate in modo spietato (ma nemmeno troppo)

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Nuovo appuntamento di Serial Killer, la rubrica di Pensieri Cannibali che si diverte a fare a pezzettini le serie TV. Questo mese a dirla tutta nemmeno troppo, visto che sono più i telefilm (a volte mi piace chiamarli ancora così) promossi di quelli bocciati. Ma scopriamo subito i protagonisti di questa puntata, tra top, flop e mini rubriche varie.


Serie top del mese

Deadly Class

Ci sono le serie fighe, e poi c'è Deadly Class, che appartiene a un livello, anzi a una classe superiore. Se Quentin Tarantino realizzasse una serie TV adolescenziale, credo ne uscirebbe qualcosa di simile. Che poi è sì una serie con protagonisti soprattutto degli adolescenti, però non è rivolta a un pubblico esclusivamente teen. Di cosa parla?

Deadly Class racconta di una scuola per... assassini. È l'Hogwarts per aspiranti sicari e serial killer. Capite quindi che all'interno di una rubrica che si chiama Serial Killer ha gioco facile.


Siamo inoltre più dalle parti di Battle Royale che non di Hunger Games. Anche se il termine di paragone più appropriato mi sa che è quello con il film cult Classe 1984. Non a caso Deadly Class è ambientata negli anni '80, ha una colonna sonora fichissima, atmosfere dark alla Donnie Darko, un piacevole tocco pulp e personaggi tutti da scoprire.


Quando sono arrivato al quinto episodio, un folle e strafatto trip psichedelico degno di Terry Gilliam, ho capito che questa è la serie più assurda, estrema e sorprendente attualmente in circolazione. Non perdetevela solo perché negli Usa è trasmessa da un network non certo sinonimo di enorme qualità come Syfy, mentre da noi non è arrivata (non ancora, almeno) su Netflix. In questa scuola non ci si annoia di certo e la sua promozione a pieni voti, almeno qui su Pensieri Cannibali, è assicurata.


The Umbrella Academy

Se con Deadly Class è stato amore al primo episodio, con The Umbrella ella, ella, eh, eh, eh Academy ci ho messo un po' più di tempo. Poco per volta in ogni caso mi sono affezionato sempre di più ai personaggi. Tra i miei idoli in particolare c'è Klaus, che all'inizio ricorda la cazzonaggine dell'altro tizio più celebre interpretato da Robert Sheehan, ovvero Nathan delle prime due leggendarie stagioni di Misfits, ma che poi si guadagna una personalità e pure un'inaspettata profondità tutta sua.


E poi c'è il nongiovane Numero 5, interpretato non da Paulo Dybala come si potrebbe erroneamente pensare, bensì dall'attore rivelazione Aidan Gallagher.



The Umbrella Academy è un telecomics, un telefumetto che prende ispirazione dalla graphic novel creata e scritta da Gerard Way. Se non sapete chi è Gerard Way mi sento offeso. Comunque, per chi non lo sapesse, è stato il cantante e leader dei My Chemical Romance, gruppo emo rock scioltosi nel 2013 ma che prima o poi tornerà, ne sono quasi sicuro.



Un post condiviso da Stereogum (@stereogum) in data:


Gerard Way figura anche tra gli executive producers della serie e il suo tocco si sente, oltre che nelle atmosfere dark e apocalittiche, pure nelle scelte musicali dell'ottima colonna sonora. Piena di pezzi in cui si può intravedere l'ispirazione per le canzoni dei My Chemical Romance.

The Umbrella Academy è un telefumetto che racconta di un gruppo di bambini strambi e dotati di poteri, degli X-Men adottati da un eccentrico miliardario, che una volta cresciuti saranno chiamati a salvare il mondo.


Ok, raccontata così sembra la solita vicenda supereroistica e che palle, e in effetti questa è la prima impressione che ho avuto. Con il passare delle puntate la serie, molto accattivante e ben scritta, grazie in particolare a un ottimo modo di trattare il tema del tempo e dei viaggi temporali sa comunque farsi volere bene e appare come qualcosa di distante dalle solite robe Marvel/DC. Sia lodato Gerard Way. Una volta salvato il mondo dall'Apocalisse, però, non è che potresti anche riformare i My Chemical Romance, please?


Russian Doll

Russian Doll parte dallo spunto, un tempo originale e ormai straabusato, della stessa giornata/situazione che si ripete in continuazione. Di un personaggio che vive incastrato dentro un loop temporale. Come succedeva a Bill Murray nell'innovativa commedia Ricomincio da capo, e come poi successo in vari altri film, da Io vengo ogni giorno a Auguri per la tua morte e Haunter, fino a Prima di domani, ma pure in serie TV come Tru Calling (vedi sotto) e ora in Russian Doll.

Russian Doll parte dallo spunto, un tempo originale e ormai straabusato, della stessa giornata/situazione che si ripete. È una serie creata da Natasha Lyonne, la rossa di American Pie e Orange Is the New Black, anche co-creatrice dello show insieme a Amy Poehler e Leslye Headland.


Russian Doll parte dallo spunto, un tempo originale e ormai straabusato, della stessa giornata/situazione che si ripete e per fortuna quello spunto riesce a trattarlo in una maniera che riserva ancora qualche sorpresa. Ogni volta che questa idea viene presa e ripresa come se ci trovassimo dentro a un loop temporale infinito, mi stupisco che si possa utilizzarlo in modo un minimo originale. Russian Doll all'inizio sembra ripetere lo schema già visto e rivisto e visto e rivisto e ancora visto e rivisto. Dalla fine della terza puntata le cose cominciano invece a evolversi in un'altra direzione e il modello Ricomincio da capo prende forma in una forma un pochino differente.

Russian Doll parte dallo spunto, un tempo originale e ormai straabusato, della stessa giornata/situazione che si ripete e, pur tra alti e bassi, tra qualche momento per forza di cose ripetitivo e qualche trovata interessante, alla fine ce la fa a dire qualcosa di suo, di personale. Questa volta è andata bene, però adesso basta con 'sti infernali loop temporali. Anche se già so che ci cascherò di nuovo con Ancora auguri per la tua morte, il seguito di Auguri per la tua morte, e poi di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo e di nuovo



Serie così così del mese

The Passage

The Passage propone una combinazione micidiale, in grado di infettare milioni di spettatori nel mondo. Da una parte racconta una vicenda apocalittica vicina a The Handmaid's Tale, a The Walking Dead e a un film catastrofico a caso di Roland Emmerich, con l'umanità vicina alla sua fine per colpa di un virus e come unica possibilità di salvezza una soluzione estrema. Dall'altra parte ci sono pure... i vampiri!


Ok che non siamo più nel periodo della Twilight mania – perché ebbene sì è esistito un periodo in cui la Twilight mania ha minacciato il mondo manco fosse un virus mortale – però i vampiri tirano sempre un casino.


Apocalisse + vampiri = successo assicurato, e in effetti la serie è molto accattivante e si lascia guardare senza troppi problemi, con in più l'aggiunta di un piacevole tocco lostiano. Un po' per i flashback, un po' per i misteri e un po' per la presenza di Henry Ian Cusick.


Paradossalmente, queste due tematiche abusate sono il punto debole di un prodotto che invece ha un punto di forza inaspettato. L'amicizia tenera, ma anche ricca d'ironia, tra un uomo adulto (Mark-Paul Gosselaar che a 30 anni di distanza da Bayside School sembra ancora un eterno young adult o quasi) e una ragazzina, l'attrice rivelazione Saniyya Sidney, molto più espressiva e recitativamente matura di molte sue più stagionate colleghe. Sono loro due la salvezza, se non per l'umanità, almeno per il destino di questa serie.




Serie flop del mese

La porta rossa

Attualmente su Rai 2 sta andando la seconda stagione di La porta rossa. Una Rai Fiction che parla di un commissario morto che è visto da una sola persona, una liceale. In più il protagonista è Lino Guanciale, già idolo de L'allieva al fianco di Alessandra Mastronardi. Com'è possibile che ancora non seguissi una roba del genere e che addirittura non fossi a conoscenza della sua esistenza?
Per rimediare a questa mia terribile lacuna, sono corso a recuperare il primo episodio della prima stagione e... non mi è piaciuto. Una Rai Fiction con uno spunto assurdo del genere che non mi piace?


Mi aspettavo di trovare un guilty pleasure divertente e invece, nonostante al personaggio di Lino Guanciale una punta d'ironia non manchi, la serie si prende eccessivamente sul serio, l'aspetto fantasy ricorda un Ghost arrivato con 30 anni di ritardo, e nel complesso ha toni troppo crime per i miei gusti. Non a caso è co-ideata da Carlo Lucarelli.


Per il momento per me è no ma, dovessi continuarla, potrei anche cambiare idea. Mai sottovalutare il potere diabolico delle Rai Fiction.



Cotta del mese
Brianne Howey (The Passage)

Nei panni dell'inquietante, ma più che altro affascinante, vampira bionda di The Passage c'è Brianne Howey. Un'attrice per cui non posso parlare di colpo di fulmine, bensì di ritorno di fiamma. 🔥 L'avevo infatti già notata nella prima stagione di The Exorcist, ed è con piacere che l'ho ritrovata in questa nuova serie.
Buffy l'ammazzavampiri, per favore lei risparmiala.

Performer of the Month
Stephen Dorff (True Detective)

Se nelle prime puntate di True Detective 3 a segnalarsi è soprattutto il premio Oscar Mahershala Ali, zitto zitto in quelli successivi riesce a ritagliarsi un ruolo via via più centrale pure Stephen Dorff. Attore da me sempre adorato che questa volta – chissà? – potrebbe aver azzeccato il ruolo in grado di imporlo anche alla critica e al grande pubblico. Qui su Pensieri Cannibali intanto si becca il titolo di migliore attore TV del mese, per quanto come riconoscimento valga all'incirca quanto una Coppa del Nonno o un Trofeo Birra Moretti.


Episodio da non perdere del mese
You're the Worst, s05e01, The Intransigence of Love

Era forse dai tempi di Friends che non seguivo una serie comedy così a lungo. You're the Worst è giunta quest'anno alla sua quinta e conclusiva stagione e il fatto che, nonostante vari alti e bassi, la stia ancora guardando significa che le sono particolarmente affezionato. La stagione 5 c'è da dire che non è che sia parecchio entusiasmante, però il primo episodio di stagione è stato davvero una bomba, se non altro per tutti i nostalgici degli anni '90 come il sottoscritto. Si è trattato di un tuffo in quel decennio fantastico e decisamente indipendente dal resto della trama. Vorrei un'intera stagione così...


Spazio vintage
Tru Calling

Russian Doll prende spunto da Ricomincio da capo, ok, questo lo sappiamo e l'abbiamo già detto. Un sacco di film prendono spunto da Ricomincio da capo, forse il film più scopiazzato nella storia del cinema, sappiamo e abbiamo già detto anche questo. C'era però già stata anche un'altra serie TV per proponeva i loop temporali prima di Russian Doll. Si chiamava Tru Calling, l'ho già detto sopra, e come protagonista vantava la splendida Eliza Dushku, nota per il ruolo di Faith in Buffy l'ammazzavampiri e in seguito protagonista della sottovalutata Dollhouse. Tru Calling era una serie non fenomenale ma carina, che nel cast proponeva anche l'ex Brandon di Beverly Hills 90210 Jason Priestley e la futura star di Una notte da leoni Zach Galifianakis.


Eliza Dushku aveva qui la parte di Tru, una giovane donna che lavora in un obitorio e che ha il potere di rivivere la giornata in cui i cadaveri in attesa di autopsia sono morti. Un Six Feet Under meets Ricomincio da capo che in qualche modo ha anticipato Ghost Whisperer - Presenze, in pratica. Se vi siete presi bene con Russian Doll e i loop temporali non vi bastano mai non vi bastano mai non vi bastano mai non vi bastano mai non vi bastano mai, potete andare a cercarvela.


Anche questo mese, come ormai di consueto, spazio al prezioso contributo telefilmico dell'amico e collega Federico Vascotto.

Il doppio consiglio di Federico Vascotto

Il consiglio drama – A Million Little Things

Se vi piacciono i drama ABC, un mix riuscito di dramma, commedia, sentimenti e mistero, questa è la nuova serie che fa per voi. Recuperata durante le vacanze di Natale per arrivare pronto al ritorno di midseason, è stata davvero una piacevole scoperta e una piacevole attesa settimanale (alla faccia del binge watching). Il suicidio dell'uomo “collante” di un gruppo affiatato di amici getta scompiglio nell'equilibrio già precario delle loro vite. C'è chi deve affrontare un cancro, chi la depressione, chi vecchi problemi di alcolismo, chi di recente tradimento. Un clima familiare, come se dopo pochi episodi conoscessimo Delilah, Gary, Rome, Regina e gli altri già da una vita. Fil rouge della serie non solo il mistero sul perché chi aveva apparentemente la vita migliore se la sia tolta o sui vari segreti dei protagonisti, ma l'amicizia solida nonostante le disavventure del gruppo e il tema della morte visto sotto molteplici aspetti: despressione, malattie terminali, suicidio e molti altri. Potrei elencarvi un milione di piccole ragioni per vederla, perché non si tratta di un solo motivo, ma vi basti sapere che i personaggi diventeranno subito i vostri amici più cari.

"Lo sai che i Pearl Jam non approverebbero questo balletto, vero?"
"Facciamo che non glielo diciamo?"

Il consiglio medical – The Resident
"Cosa ci sta scritto, lì sopra?"
"Che Federico ne capisce di serie più di Cannibal."
"Ok, ma qualcosa che già non sapevamo?"

Non è esattamente una novità, ma dato che con la seconda stagione ha dimostrato di avere i contro**** mi sento di citarla come altro consiglio seriale del mese. Non solo un buon cast capitanato da due attori molto amati – Matt dal cognome impronunciabile e Emily VanCamp – ma soprattutto uno sguardo davvero inedito sul sistema sanitario americano, ovvero il marcio che c'è dietro, fra dottori strapagati, accordi torbidi e poco chiari, medici che non vogliono lasciare il bisturi nonostante non dovrebbero più operare, compagnie farmaceutiche dalle azioni poco limpide, la depressione degli specializzandi in medicina, e molto altro ancora. Una serie che ha soprattutto il merito di essere cambiata in corso d'opera – dal pilot agli episodi successivi fino al consolidamento della prima stagione – in meglio e non in peggio, costruendosi un'identità ben distinta dagli altri medical che hanno ripopolato il poccolo schermo nell'ultimo anno. Ha continuato su questa strada nel secondo ciclo, tanto da ottenere buoni ascolti e la stagione completa, con noi spettatori pronti a scoprire quale sarà il prossimo marcio da svelare, senza voltarsi dall'altra parte ma piuttosto affrontandolo di petto.


La musica di febbraio 2019: cose da sentire e cose da sentire solo con i tappi alle orecchie

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L'annata musicale è entrata nel vivo, grazie a Sanremo...
Ok, come non detto. Va però riconosciuto che quest'anno il Festival ha proposto cose meno peggio del solito e qualche pezzo decente è venuto fuori. Febbraio comunque non è solo il mese di Sanremo e ci sono anche varie altre robette da segnalare. Quali? Scopritele nello spazio mensile di Pensieri Cannibali dedicato alla musica, tra flop, top e mini rubriche varie ed eventuali.


Flop del mese

#3 Avril Lavigne

C'è gente che con la musica di Avril Lavigne c'è cresciuto. Male, ma c'è cresciuto. Gente come me. Dopo la sua lunga assenza dalle scene a causa della malattia di Lyme che l'ha colpita e che quasi ce la portava via da questo mondo, Avril per fortuna è tornata. In seguito a un'esperienza del genere era lecito aspettarsi un ritorno forte, d'impatto, e invece purtroppo la Lavigne se n'è tornata con Head Above Water, un album spento e confuso. I pezzi più esistenzialisti, come la title track e la finale Warrior, sono banali. Da chi ha vissuto un'esperienza di pre-morte ci si poteva attendere qualcosa di più elaborato. I brani in cui cerca di suonare come la Avril de 'na vorta come Dumb Blonde e Love Me Insane suonano come la parodia di se stessa. Le canzoni in cui cerca altre strade, come il pop rétro quasi alla Amy Winehouse di Tell Me It's Over, non le si addicono per niente. Fa piacere il suo ritorno alla vita, per quello alla musica che conta invece ci sarà da attendere ancora.




#2 Thirty Seconds to Mars feat. Emma Marrone

Chi l'avrebbe detto che una collaborazione tra i Thirty Seconds to Mars e la nostra Emma Marrone avrebbe funzionato?
Nessuno, forse giusto Jared Leto ai tempi delle riprese di Requiem for a Dream, e infatti... non funziona.




#1 Ultimo

Nella vita ci sono poche certezze. Una di queste è che in questo momento Ultimo, ovunque si trovi, sta ancora frignando per aver perso il Festival.
Non è finita qui. Dopo che a Sanremo ci ha regalato quella lagna infinita de I tuoi particolari, Ultimo è riuscito a tirare fuori qualcosa di ancora peggiore, Fateme cantà. Io adoro il romanesco. Mi fa subito simpatia. Se ne ho l'occasione, pure a me piace utilizzarlo. Questa canzone di Ultimo però è un'autentica poracciata.

Fateme cantà
io che quasi me ce ne sento in colpa
de ave’ avuto sto sporco successo

Sporco successo? Questo chi se crede di essere diventato?
Ah Maicol Jecson de' povery, ma vattelo a pija''nder...





Top del mese

#7 Lil Peep & ILoveMakonnen feat. Fall Out Boy

Lil Peep un rapper-trapper morto nel 2017. Nonostante questo piccolo particolare, è appena uscito il suo nuovo singolo, che rischia di essere il suo più grande successo, almeno dalle nostre parti. I've Been Waiting è una canzone malinconica, di quelle che a me fanno pensare all'estate, alla fine dell'estate. Un pezzo un po' hip hop e un po' rock, grazie alla partecipazione dei Fall Out Boy, ma soprattutto una gran bella canzone pop. Scommettiamo che da qui fino alla fine dell'estate la sentiremo parecchio ovunque?




#6 Clavdio

Il pezzo di Clavdio, nuovo cantautore messo sotto contratto dall'etichetta indipendente Bomba Dischi, è uscito alla fine del 2018, ma a me ha cominciato a far battere il cuore, rigorosamente marrone, soltanto in questo inizio 2019. Un brano che all'inizio lo senti e ci rimani un po' spiazzato, con quel piano che fa molto Adele che poi si trasforma in un electro-pop in italiano, però dopo qualche ascolto il suo testo scritto in maniera molto intelligente fa colpo. Cominciate a segnarvi il suo nome, Clavdio con la V, che questo o diventa il nvovo Calcvtta, o vince vno dei prossimi Sanremi, o tutt'e dve le cose.




#5 Chemical Brothers

Il nuovo singolo dei Chemical Brothers è accompagnato da un video diretto da Michel Gondry insieme al fratello Olivier Gondry. Un paio di decadi fa sarebbe finito in heavy rotation su MTV e nei club non avrebbero suonato altro. Adesso i tempi sono cambiati, i Chemicals sono sempre un'istituzione della musica elettronica, ma intorno a loro non c'è più l'hype di un tempo. Un peccato, perché questo pezzo è fregno e lascia sperare un gran bene circa il loro prossimo album No Geography, in arrivo ad aprile.




#4 Mahmood

Che gli vuoi dire, a Mahmood?
Ha vinto a Sanremo contro ogni pronostico e in mezzo alle scenate da drama queen di Ultimo. Il suo pezzo Soldi è così contagioso da essere diventato il brano italiano più ascoltato di tutti i tempi su Spotify. S'è pure preso la (geniale) copertina di Rolling Stone.


Adesso per giunta è uscito anche l'album d'esordio Gioventù bruciata che mostra un talento, sì acerbo e con notevoli margini di miglioramento, ma comunque mostra un talento. E poi 'sta Soldi a me non ha ancora stufato.




#3 Billie Eilish

Non ha ancora compiuto 18 anni e il suo è il disco d'esordio più atteso dell'anno. Dopo essere diventata virale su Soundcloud, YouTube e Spotify, c'è una “leggera” pressione intorno alla giovine Billie Eilish. Lei però non sembra averne paura e anzi, in attesa dell'album di debutto in arrivo a fine marzo, ha tirato fuori un singolo e un video da paura, in senso positivo. Bury a Friend.




#2 Foals

Insieme agli Arctic Monkeys e ai The 1975, i Foals sono oggi probabilmente il gruppo più creativo e interessante in giro per il Regno Unito. Quest'anno hanno in uscita non uno, bensì due album: Everything Not Saved Will Be Lost - Part 1 e Everything Not Saved Will Be Lost - Part 2. Il primo assaggio del primo, Exits, è un pezzo che come dice il buon Nikki a Tropical Pizza su Radio Deejay, è così anni '80 che sembra uscito dritto da Deejay Television. Bombissima.




#1 Achille Lauro

Idolo.
Potete amarlo, potete schifarlo, ma difficilmente vi lascerà indifferenti. E di personaggi così l'anestetizzata musica italiana ha solo un gran bisogno.





Cotta del mese
St. Vincent & Dua Lipa

Se a Sanremo ci siamo dovuti accontentare dell'incontro tra Patty Pravo e Ornella Vanoni, i Grammys questo mese hanno proposto un duo un filo più sexy: St. Vincent + Dua Lipa.




Guilty pleasure del mese
Federica Carta

Federica Carta is the new Francesca Michielin?
E perché lo sto scrivendo in inglese, quando si tratta di due artiste italiane?
Ma soprattutto, who cares?
In ogni caso, Federica sembra seguire le orme di Francesca. Oltre alle collaborazioni pop-rap commerciali, la prima con Shade la seconda con Fedez, la cantante lanciata da – miodio! – Amici di Maria De Filippi nel suo nuovo piacevole dischetto Popcorn flirta con l'elettronica proprio come la Michielin in certe sue canzoni. Se il prossimo passo fosse qualche collaborazione con il mondo dell'indie, Federica Carta rischia di essere davvero the new Francesca Michielin.




Video del mese
Weezer "Take on Me"

Take on Me è una storica hit degli A-ha, che tra l'altro fa da colonna sonora alla consigliata commedia italiana con Sarah Felberbaum e Alessandro Preziosi Nessuno come noi, ambientata negli anni '80. Così come negli 80s è ambientato il nuovo video dei Weezer che coverizzano proprio Take on Me. Protagonista, chi meglio di Finn Wolfhard, una delle star della serie omaggio per eccellenza a quel decennio, ovvero Stranger Things?
Se volete andare in overdose di anni '80, questo è il videoclip giusto per voi.




Movie Soundtrack
Mid90s

Dagli anni '80, passiamo agli anni '90. A omaggiarli è il fichissimo film di debutto dietro la macchina da presa di Jonah Hill. La sua colonna sonora è qualcosa di esagerato e, oltre a pezzi alternative rock di Pixies e Nirvana, contiene un sacco di stilosissimo hip hop old school. Godetevi la Mid90s soundtrack su Spotify, sbarbini, e fatevi le orecchie buone.




Serial Music
Russian Doll

Questo mese i tormentoni non sono arrivati soltanto da Sanremo. Chi ha visto la serie Netflix Russian Doll, per esempio, difficilmente si toglierà dalla testa il leitmotiv musicale Gotta Get Up dello storico cantautore Harry Nilsson. Da ascoltare in loop.




Spazio vintage
Mia Martini

Rai sottovalutare le Rai Fiction... volevo dire, mai sottovalutare le Rai Fiction. Grazie a una di esse, Io sono Mia, ho finalmente potuto scoprire di più su un'artista come Mia Martini, di cui finora conoscevo Almeno tu nell'universo e... basta. Meglio tardi che Rai... che mai, intendevo.




La casa dei film

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Nuovo fine settimana, che ormai inizia sempre prima, e nuovo appuntamento con la rubrica che potete leggere sia su Pensieri Cannibali che sul WhiteRussian del mio rivale Mr. James Ford. Anche se da lui in genere la trovate in ritardo. Molto in ritardo.
L'ospite della puntata di oggi è Carlo Cerofolini, autore del blog I cinemaniaci. Si rivelerà più cinemaniaco di Me e di Ford?
Più maniaco di lui, non credo. Scopriamo comunque subito i commenti ai film in arrivo nelle sale.


La casa di Jack
"Sta zitta! Non è vero che me la prendo solo con le donne. Anche a quel Ford ad esempio farei volentieri del male."

Carlo: Dopo le malaugurate dichiarazioni al festival di Cannes Lars von Trier si è scavato la fossa, nel senso che la riabilitazione nell’olimpo del cinema voluta a furor di popolo da artisti e colleghi non lo ha riportato agli antichi consensi. Così se prima era un genio, oggi è solo un regista bollito e depresso, Per me resta comunque il film della settimana e che Dio ce la mandi buona…
Cannibal Kid: Lars von Trier regista bollito e depresso? Portatemi dei sali, che mi sento male.
Depresso sicuramente sì, e non fa nulla per nasconderlo, ma bollito proprio no. Forse solo Ford potrebbe pronunciare una bestemmia cinematografica del genere. In ogni caso, dopo lavori clamorosi come Melancholia e Nymphomaniac, il danese avrà realizzato l'ennesimo capolavoro della sua stratosferica carriera?
A breve il mio verdetto, che sarà quasi certamente opposto a quello di Ford. E a questo punto, credo anche a quello di Carlo.
Ford: una volta Von Trier mi piaceva. E parecchio. Poi ha finito per montarsi la testa come un Cannibal qualsiasi e ha cominciato a girare e sparare cose a caso e provocatorie solo per far parlare di sé. Che sia anche questo film una di queste? Spero di sì, perchè mi piacerebbe proprio bottigliarlo ancora una volta alla facciazza di Peppa Kid.


Domani è un altro giorno
"Marco, lo sai che domani è un altro giorno?"
"Ah Valerio O'Hara, comincia ad andare via veloce come il vento, che se te piglio t'ammazzo."

Carlo: Al suo secondo film Simone Spada gira già un remake: mancanza di idee o film su commissione che sia, il film ha due attori che sembrano recitare nella parte di se stessi. Senza dimenticare che la coppia Giallini/Mastandrea era quella de L’odore della notte, film culto diretto dal compianto Claudio Caligari…
Cannibal Kid: Io un film, o anche una serie TV, brutti con Valerio Mastandrea non li ho mai visti. Non sarà il migliore attore del mondo, ma tutti i progetti che lo vedono coinvolto mi piacciono sempre tra l'abbastanza e il moltissimo. In questo Domani è un altro giorno c'è pure il pure lui sempre valido Marco Giallini, quindi direi che è un'accoppiata vincente quanto quella formata da me e da Ford. Anzi, spero anche meglio.
Ford: il trailer non mi ispira, ma la coppia Mastandrea/Giallini sì, neanche fosse una rivisitazione di quella ben più esplosiva Cannibal Kid/MrFord. Spero solo che non mi deluda troppo, perchè considerato il recente riavvicinamento ad una certa commedia italiana, potrei anche recuperarlo.


Ancora auguri per la tua morte
"Il nostro film esce proprio la settimana del compleanno di Marco Goi. Coincidenze?"
"Non credo proprio."

Carlo: Seguito di Auguri per la tua morte, prevedo un film fotocopia dell’originale: se date un’occhiata al primo capitolo il vero orrore è il pensiero che la sua trama si presti a infinite reiterazioni.
Cannibal Kid: Ho adorato il primo Auguri per la tua morte. Uno degli horror più divertenti degli ultimi tempi. Certo, l'idea del loop temporale in stile Ricomincio da capo ormai è stata sfruttata in qualunque modo, ma la recente serie TV Russian Doll è la dimostrazione che si può utilizzare ancora in un modo un pochino originale. Spero riesca a farlo anche questo Ancora auguri per la tua morte. Mentre a Ford auguro tanto di trovarsi bloccato all'interno di infinite visioni di teen horror come questi.
Ford: ho evitato come la peste il primo, eviterò ancora come la peste il secondo. Roba da Cannibal Teen.


The Vanishing - Il mistero del faro
"Matt Dillon ha fatto fuori James Ford e a me, per riportare l'equilibrio nell'Universo, è toccato eliminare Cannibal Kid.
Ammetto però che è stato divertente farlo."

Carlo: Qui invece c’è proprio odore di sola. Mi domando perché un attore bravo come Peter Mullan continui a sprecare il proprio talento in film del genere.
Cannibal Kid: Oltre a Peter Mullan, c'è un altro attore fordianissimo, Gerard Butler, autentico sinonimo di ciofeca. Non ne faccio quindi mistero: io da 'sto faro girerò al largo.
Ford: non mi ispira per nulla, ma per Mullan e Butler posso fare tranquillamente un sacrificio. Anche perchè il faro, come concetto, mi da l'idea di tranquillità e grandi sbronze in solitaria.


Croce e delizia
"Dì ancora che ti piace leggere WhiteRussian, e ti faccio fare la fine di Ford e Cannibal."
"Scusa, scusa. Non lo dirò mai più."

Carlo: Nei film di Godano l’identità sessuale è sempre fonte di problemi. Moglie e Marito, suo film d’esordio, me lo ricordo come una delle commedie italiane più interessanti e riuscite. Sapete della maledizione dell’opera seconda vero? Se non siete superstiziosi andate a vederlo, altrimenti andate a vedere von Trier.
Cannibal Kid: La mia croce è Mr. Ford. Questo film sarà invece la mia delizia?
Difficile, ma non impossibile, visto che le commedie italiane negli ultimi tempi ogni tanto sanno regalare delle sorprese in positivo. Anche se io Alessandro Gassmann, almeno per ora, lo considero un sopravvalutato figlio di papà.
Ford: le commedie italiane di questo tipo ultimamente sanno regalare qualcosa di positivo, ma questa mi lascia perplesso. Sarà che manca Giallini accanto a Gassman. Comunque, una possibilità potrei anche darla. Mentre alla mia croce, Cannibal, continuerò a non dare neppure il beneficio del dubbio.

Jack lo squartattore, ma soprattutto lo squartattrici

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Vi racconto il mio rapporto con Lars Von Trier attraverso 5 incidenti scelti a caso.
Perché?
Perché è ciò che fa il protagonista del suo ultimo film, La casa di Jack - The House That Jack Built, parlando delle sue vittime. Non che consideri voi le mie vittime ma, insomma dai, ci siamo capiti, no?



INCIDENTE 1

La prima volta non si scorda mai. Soprattutto la prima volta con il cinema di Lars von Trier. Se non l'hai amato subito, difficilmente dopo cambierai idea. Per me è stato amore a prima vista. Sono stato letteralmente travolto da Le onde del destino. Lo consideravo uno dei film più devastanti che avessi mai visto, e ancora oggi la penso allo stesso modo. Ho adorato quel (capo)lavoro, e allora perché lo considero un incidente?

C'è un retroscena particolare. All'epoca, era la seconda metà degli anni '90, alcune pubblicazioni come Panorama vendevano i film in VHS insieme alla rivista e quindi l'edicola aveva anche la funzione di una specie di seconda videoteca. Si da il caso che mio papà ai tempi, prima di andare in pensione, aveva un'edicola e quindi io mi guardavo un sacco di film a sbafo. Tra questi c'è stato anche Le onde del destino. Mio padre mi ha portato a casa, dietro mia richiesta, la videocassetta di questo presunto capolavoro danese di cui tutti negli ambienti radical-chic parlavano e che ero molto curioso di guardare. Ho così messo su la VHS e mi sono goduto questo splendido film in bianco e nero...


Soltanto diversi mesi più tardi ho scoperto che il film in realtà non era stato affatto girato in bianco e nero. Mi ero beccato una videocassetta fallata. Quando poi l'ho riguardato a colori mi è comunque piaciuto, però devo dire che in b/n possedeva un fascino ulteriore, che il “buon” Lars non aveva messo in preventivo.



INCIDENTE 2

Il mio secondo impatto/incidente con il cinema di Lars von Trier non è stato con il suo cinema, ma con una miniserie TV da lui creata, scritta e diretta: The Kingdom - Il regno. Una specie di Twin Peaks vontrieriano ambientato in un ospedale.


Ai tempi, eravamo sempre negli anni '90, ci tengo a precisare che non era così figo o comune come oggi per un regista cinematografico avventurarsi in una produzione TV. Ai tempi, inoltre, il termine binge-watching non esisteva ed era lungi dall'essere creato, eppure io ebbi un'esperienza di binge-watching ante litteram. Approfittando del fatto che ero a casa da scuola con la febbre, decisi di guardarmi l'intera miniserie, composta da 8 episodi, per una durata totale di 280 minuti in un colpo solo. Pure questo lavoro di von Trier l'ho apprezzato, però ammetto che è stata un'esperienza fisicamente e mentalmente devastante. E, non so se più per la febbre o per la serie, si è rivelata anche un'esperienza delirante. È forse per questo che ancora oggi, in tempi in cui se non ti guardi una serie in binge-watching sei uno sfigato, resto sempre un po' refrattario a immergermi in una maratona televisiva all day o all night long.


INCIDENTE 3

L'incidente numero 3 riguarda Dogville. Dopo essere uscito molto provato dalla visione di The Kingdom - Il regno e pure da quella del non certo allegro musicarello con Björk Dancer in the Dark, decisi di prendermi una pausa da Lars von Trier. Non perché non lo amassi più, ma perché lo amavo troppo. Le sue opere mi sconvolgevano a livelli cui gli altri registi non si avvicinavano manco lontanamente. Per il bene della mia salute mentale, rimandai così la visione di Dogville. Prima di qualche mese, poi di qualche anno. Alla fine, credo con circa una decina d'anni di ritardo rispetto alla sua uscita originale nel 2003, l'ho guardato. Finalmente. E sì, l'ho adorato. Oops!... Lars did it again.

"E' stato divertente girare un film con Lars von Trier.
Non mi avvicinerò mai più a lui finché avrò vita, ma è stato divertente."


INCIDENTE 4

L'incidente numero 4 è il famoso, o meglio il famigerato episodio successo al Festival di Cannes 2011. Quella volta in cui, durante la conferenza stampa di presentazione di Melancholia, a Lars scappò di dire: “I understand Hitler”. Per la precisione dichiarò: “Cosa posso dire? Capisco Hitler. Ha fatto molte cose sbagliate, assolutamente, ma posso immaginarmelo seduto nel suo bunker, alla fine... mi immedesimo, sì, un po'”. Le sue discutibili parole lo portarono a un'espulsione dal Festival come “persona non grata”. In seguito quel simpaticone di danese chiarì che si trattava di uno scherzo fatto ai giornalisti e al Festival di Cannes 2018 è stato riabilitato, ma all'epoca eravamo stati in pochi a prendere le sue difese. D'altra parte, mi rendo conto che per le persone normali forse non è proprio facile capire un umorismo malato del genere.



INCIDENTE 5

Il quinto incidente riguarda il suo ultimo film, La casa di Jack - The House That Jack Built, quello annunciato come il film di Lars von Trier su Jack lo squartatore. Peccato che, a ben vedere, non è un film su Jack lo squartatore. Ok, il protagonista è un pazzo serial killer di nome Jack, però i punti di contatto con il misterioso assassino seriale attivo alla fine del 1800 finiscono qui. Un incidente, ma più che altro un misunderstanding, che comunque non ha compromesso la visione della pellicola...

La casa di Jack
Titolo originale: The House That Jack Built
Regia: Lars von Trier
Cast: Matt Dillon, Uma Thurman, Riley Keough, Siobhan Fallon Hogan, Sofie Gråbøl, Jeremy Davies, Bruno Ganz (R.I.P.)


Il Jack di von Trier è interpretato da un Matt Dillon strepitoso e degno di una nomination agli Oscar, e lo dico pur non essendo mai stato un suo enorme fan. Riesce a essere inquietante e allo stesso tempo quasi divertente, come soltanto a Christian Bale in American Psycho riusciva. Capisco che un regista controverso come Lars von Trier sia boicottato dall'Academy e da tutti i premi cinematografici di questo mondo, però non prendere in considerazione la pazzesca performance di Dillon in questo film è stato un vero crimine. Considerando che non hanno nominato manco l'altrove premiatissimo Marcello Fonte di Dogman, non c'è comunque nemmeno da stupirsi troppo.


Questo Jack, più che una versione di Jack lo squartatore aggiornata agli anni '70, periodo in cui è ambientato il film, è un collage di serial killer e psicopatici assortiti. Credo che Lars ci abbia messo dentro anche un pizzico di se stesso. Forse anche qualcosa in più di un pizzico. The House That Jack Built potrebbe persino essere il film più autobiografico girato dal regista danese. Potrebbe magari essere una confessione. Un'auto denuncia. Tanto chi ci crede? Tanto a chi importa?
Come la scena con protagonista un'urlante Riley Keough in versione Scream Queen mette bene in mostra, alla gente non frega niente di niente e di nessuno.


Autobiografico o (più probabilmente) non autobiografico che sia, in La casa di Jack c'è dentro molto di von Trier. C'è dentro tutto von Trier. Il suo cinema. La sua cattiveria. La sua (presunta) misoginia. La sua (probabile) misantropia. Il suo senso dell'umorismo che da Il grande capo è emerso sempre più con prepotenza, anche se non sempre è facile da notare all'interno delle sue (in apparenza?) deprimenti pellicole e qualcuno potrebbe non trovarlo poi così divertente. C'è anche dell'autoironia. C'è anche un autocitazionismo estremo. Qualcuno potrebbe persino parlare di autentico segone fattosi da Lars per puro godimento personale. C'è un fregarsene di tutto e di tutti ancora più estremo che in passato. Eppure per almeno ¾ questo può essere considerato il suo film più “commerciale”. Un thriller-horror su uno psicopatico che può essere guardato e apprezzato tranquillamente dal pubblico di serie come Dexter e Manhunter, e forse pure di CSI e Criminal Minds. Peccato solo che in Italia stiano facendo di tutto per boicottarlo, con divieti ai minori e censure degni di un regime. E poi il nazista sarebbe lui.


Proprio quando cominci a pensare che Lars per una volta abbia realizzato un film sì perfido di quelli come solo lui e pochi altri (tipo Michael Haneke o Yorgos Lanthimos, per dire) si possono permettere, però molto in linea con il suo stile, ad esempio con la suddivisione in capitoli e con l'uso in colonna sonora di David Bowie e musica classica. Sembrano non esserci enormi sorprese, almeno per chi conosce la sua filmografia, quand'ecco che nella parte finale ti spiazza ancora e ancora e ancora. Prima con il citato autocitazionismo che fa raggiungere al suo cinema nuovi vertici comici – volontari, meglio specificare –. Quindi con un assaggio di violenza e perversione estrema da far apparire al confronto un film come The Human Centipede roba per educande. E infine con un'inaspettata chiusura epica e dalle atmosfere dantesche, capace di farti esclamare: “Anche questa volta sei riuscito di nuovo a farti amare e odiare allo stesso modo e allo stesso tempo, diavolo d'un von Trier!”.
(voto 8/10)



Mamma, voglio diventare un firestarter e un bello e dannato di Beverly Hills

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Ci sono persone che di persona non conosci nemmeno, e mai conoscerai, che però lasciano un segno nel tuo immaginario e nella tua vita. Ci sono momenti che in qualche modo la cambiano. Uno di questi per me è stata la prima volta che ho visto il video di Firestarter dei Prodigy.

MTV. Hitlist UK, o qualcosa del genere. Marzo 1996. Al primo posto c'è una new entry. I Prodigy. Un gruppo mai sentito prima. Video in bianco e nero. C'è un pazzo con una felpa a stelle e strisce e due creste sulla testa che si dimena nel tunnel di una metropolitana abbandonata. Dice cose assurde: “I'm a firestarter, twisted firestarter”, “Sono un incendiario, un incendiario svitato”. Oggi probabilmente lo censurerebbero. Non è un buon esempio per i giovani. Nei tempi politically correct in cui viviamo, c'è chi proporrebbe la galera per una frase del genere. Non che ai tempi le polemiche non fossero mancate, ma intanto il brano spopolava nelle classifiche di mezzo mondo e mi lasciava senza parole. Fanculo i benpensanti. Fanculo le canzonette d'amore. “I'm a firestarter, twisted firestarter”. Questo è quello che volevo sentire.

Pensate cosa potesse significare un videoclip del genere per un ragazzino appena 14enne di Casale Monferrato, Italy. Doveva essere ciò che hanno provato nel 1977 quelli che sentivano i Sex Pistols per la prima volta. Sono stato spazzato via da quel video, da quel pezzo. Oltre al testo, era incendiario anche a livello musicale. Una rivoluzione. Per me fino a quel momento la musica dance significa Albertino e il suo Deejay Time, Alexia al Festivalbar, le feste pomeridiane a suon di Robert Miles e Gigi D'Agostino. Un guilty pleasure divertente e tutto, ma in un certo senso una musica difficile da prendere sul serio. Poi sono arrivati i Prodigy ed è cambiato tutto. The Fat of the Land è stato il primo album di musica elettronica che ho comprato. Ho consumato quella musicassettina. Era un disco dalle sonorità techno-big beat, ma era anche la cosa più punk-rock in circolazione. Da allora la mia concezione della musica non è più stata la stessa. Tutto per merito, o per colpa, di quel pazzo con le due creste sulla testa. C'è chi da grande sognava di diventare un vigile del fuoco, io invece sognavo di diventare un firestarter, un twisted firestarter. Proprio come Keith Flint.



Non c'è un unico momento, ma sono diversi i momenti memorabili legati a Luke Perry. Dylan McKay di Beverly Hills 90210, la prima serie TV, il primo telefilm che ho seguito in maniera maniacale. Lui era il nostro James Dean e allo stesso tempo il nostro Fonzie. Il mio modello esistenziale personale era Brandon Walsh (Jason Priestley), l'aspirante giornalista che veniva dallo sfigato Minnesota e si immergeva nella patinata vita glamour di Los Angeles, ma restando sempre un outsider. Un modello esistenziale umanamente quasi raggiungibile, benché fosse pur sempre un milione di volte più cool di me. Dylan McKay invece era il sogno. Il mito. Il modello irraggiungibile. Il bello e dannato stramaledettamente figo in modo assurdo. Quello che, senza sforzarsi nemmeno, faceva impazzire tutte le ragazze, ma anche tutte le donne. Dovevate vedere come lo guardava di nascosto la signora Walsh. Brenda Walsh invece non si è mai più ripresa dalla rottura con lui e ancora adesso la immagino chiusa in cameretta a sentire Losing My Religion dei R.E.M. a ripetizione.



Luke Perry aveva quel fascino così esagerato che portava le tipe a scrivere sul diario frasi del tipo: “Dylan, mi ti farei e ad Aspen... mi ti farò”. Come una giovanissima Cristiana Capotondi in Vacanze di Natale '95.



Questo per quanto riguarda la sua parte da bello. Per quanto riguarda quella da dannato, ci sono un paio di momenti shock che non ho mai superato. Uno è la scena della morte del padre di Dylan. Sale in auto ed esplode. Quando qualche anno dopo ho preso la patente, ogni volta che accendevo la macchina avevo paura di saltare per aria pure io. Ed è ancora così.



Un altro trauma è stato quando Dylan fa un terribile incidente con la sua Porsche, una roba molto alla James Dean, e finisce in coma, ma poi si risveglia. A Luke Perry nella vita reale non è andata allo stesso modo. Ricoverato in seguito a un ictus la scorsa settimana, non ha più ripreso conoscenza ed è morto. La vita non è un telefilm americano, però i telefilm americani possono aiutare a vivere meglio. Alcuni personaggi delle serie, della musica e dello spettacolo in generale possono diventare nostri amici, nostri fratelli maggiori, e, quando se ne vanno, se ne va anche una parte di noi.


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