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Choose or Die: scegli bene il film horror da vedere o muori (di noia)

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LIVELLO 1
Choose or Die

Choose or Die.
Scegli di vedere il film Choose or Die oppure morire?

Mah, non lo so. Che film è? Chi c'è nel cast? Di cosa parla? 

Quante domande!
Vuoi che ti uccida?

Prima voglio essere sicuro che non sia un film che mi fa morire di noia, se no tanto vale che mi ammazzi subito, così ti risparmio la fatica.

Uh, generoso da parte tua.
Per ricambiare ti dico che è un horror, la protagonista è l'emergente Iola Davis, nel cast ci sono anche Asa Butterfield di Sex Education e Robert Englund, alias lo storico interprete di Freddy Krueger, e la trama è incentrata su un vecchio videogame anni '80 che minaccia la vita delle persone che ci giocano.


Sembra figo!
Che mi dici della colonna sonora?

C'è la canzone cult "Are "Friends" Electric?" dei Tubeway Army che gioca un ruolo imporante e poi ci sono le musiche originali composte da Liam Howlett dei Prodigy, al suo debutto nel mondo delle colonne sonore.


Spettacolo!
Lo guardo subito!

Cioè, il rischio di morire non ti ha convinto, mentre il DJ dei Prodigy sì?
Certo che sei strano.
Va beh, comunque eccoti il film Choose or Die.

Bene.
La partenza non è niente male.
Sembra quasi The Ring, solo con un videogame anni '80 al posto di un filmino amatoriale scemo di una bambina capellona in un pozzo.

"Chissà se questo tizio uscirà dallo schermo come Samara?"

Non insultare The Ring, che altrimenti faccio venire qui Samara apposta per te.

No no, io adoro The Ring, stavo solo scherzando.
Certo che poi, dopo un inizio promettente, Choose or Die diventa una porcheruola banale, prevedibile, un trattato su come buttare nel cesso una buona idea iniziale. Inoltre, ti avviso: sto quasi morendo di noia.

"Questo film è talmente avvincente che ha fatto addormentare persino la sua stessa protagonista."

Va bene, capisco.
In ogni sei riuscito ad arrivare fino alla fine vivo, quindi: primo livello superato.


Evvai, ho vinto!

Aspetta a cantar vittoria.
Adesso ti propongo la visione di un altro horror: X.
Preferisci vederlo o morire?

Ma che titolo è X?
E che film è?

LIVELLO 2
X

X è il nuovo film di Ti West.

Uh, grande! Ho adorato The House of the Devil e The Innkeepers, sebbene poi si è un po' perso per strada. E il cast?

C'è Mia Goth, già vista in Nymphomaniac di Lars von Trier e Suspiria di Luca Guadagnino.


Ok, mi hai convinto.

C'è anche la nuova "Scream Queen" Jenna Ortega, già vista in La babysitter - Killer Queen, You, nel nuovo Scream e in Studio 666, oltre che nello splendido The Fallout.


Ok ok, mi hai straconvinto.

E ci sono pure Martin Henderson, Brittany Snow e il rapper Scott Mescudi meglio noto come Kid Cudi.


Perfetto, ho detto che lo guardo!
La smetti di rompere e me lo fai vedere?

Va bene, calmino.
A te la visione di X.

Oh, finalmente!
Il film parte bene. Ti West è tornato alle atmosfere retrò in cui è un maestro, con un'ambientazione da Non aprite quella porta, un tocco ironico che mi ricorda il Quentin Tarantino di Grindhouse - A prova di morte e c'è anche una discreta componente porno che, insomma, mica vogliamo fare i puritani moralisti bigotti e buttarla via, no?

No.
Le domande comunque qua le faccio io, non tu.
Quindi ti è piaciuto?

Sì, la pellicola prosegue in maniera decisamente valida, rivisitando in maniera personale il genere slasher e riuscendo a regalare qualche bella sorpresa.


Quale?

Non lo dico, altrimenti ad ammazzarmi al posto tuo ci pensano i miei lettori.

Ma quali lettori?

Quei due o tre che ancora seguono il mio blog, Pensieri Cannibali.
Leggetelo tutti, è bello!

Cosa stai facendo?
Autopromozione mentre ti sto minacciando?

Sì, signor maniaco.
Adesso abbiamo finito?
Vada pure a tormentare qualcun altro, che tanto io gli horror finisco per guardarmeli tutti comunque, minacce di morte o meno.


(voto a Choose or Die 5/10
voto a X 7+/10)





La musica favolosa (dico sul serio) di Maggio 2022

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Un mese in cui arrivano i nuovi dischi di Arcade Fire, Kendrick Lamar e Radiohead (va beh, un side-project dei Radiohead) non può essere un cattivo mese, almeno dal punto di vista musicale. E infatti non lo è affatto. In più per gli amanti del trash c'è stato pure l'Eurovision, che si è meritato uno spazio a parte.



Canzoni Top (Gun) del mese

#4 Lady Gaga "Hold My Hand"

Devo ammettere che a un primo ascolto così, da solo, il pezzo scritto da Lady Gaga per la colonna sonora di Top Gun: Maverick non è che mi avesse colpito particolarmente. Sentito nel video insieme alle immagini del film invece fa il suo dovere: gasa e dà pure i brividi, brividi, brividiii.
Più che una canzone Top, una canzone Top Gun.

 


#3 Måneskin "Supermodel"

I Måneskin oggi sono così cool che possono permettersi di farsi produrre il loro nuovo singolo, e a quanto pare anche una buona parte del loro prossimo album, da un certo Max Martin, che è tipo uno dei produttori/autori musicali di maggior successo di sempre. È quello che ha scritto e prodotto pezzi come "...Baby One More Time" di Britney Spears, "I Want It That Way" dei Backstreet Boys, "Blinding Lights" di The Weeknd e una marea di altre hit. Non credo che "Supermodel" avrà lo stesso successo dei pezzi citati, ma i Måneskin con questa chitarrina iniziale che ricorda "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana e un brano dal forte sapore 90s sanno come esaltare.

 


#2 My Chemical Romance "The Foundations of Decay"

I My Chemical Romance sono tornati con il loro primo pezzo inedito da 8 anni a questa parte. E il loro nuovo singolo "The Foundations of Decay"è valso la lunga attesa, visto che suona come l'apoteosi totale del genere emo. Adesso però non diventatemi troppo emotivi, per favore.

 


#1 Jamie T "The Old Style Raiders"

Un pezzo dal ritornello epico, che meriterebbe di essere cantato live da 120mila persone in coro. Altroché Vasco.




Album da ascoltare

#5 Harry Styles "Harry's House"

Si sta bene, a casa di Harry. È confortevole, accogliente. Lo vedi e pensi sia un fighetto che se la tira, invece è un tipo alla mano e come padrone di casa è molto ospitale. Ti offre da mangiare manco fosse un ristorante sushi, ti offre da bere, ti offre pure qualche droga, ti fa ballare sulle note del singolone "As It Was", ti fa fare un po' di "Late Night Talking", quattro chiacchiere a notte fonda, e poi ti dedica persino la canzone "Love of My Life".
Ok, Harry, va bene l'ospitalità, ma adesso non ti sembra di esagerare un po'?

 


#4 The Smile "A Light for Attracting Attention"

Senza nulla togliere a Colin, Ed e Philip, i The Smile sono formati dai due Radiohead che più contano: Thom e Jonny. Insieme a loro questa volta c'è Tom Skinner, il batterista dei Sons of Komet che contribuisce a rendere i ritmi più jazzati. Fondamentalmente comunque si scrive The Smile, ma si legge Radiohead.

Lo so che probabilmente Thom Yorke e Jonny Greenwood hanno voluto pubblicare un disco con un altro nome per non sentire il pesante peso del passato dei Testa di Radio sulle loro spalle, solo che non possono sfuggire ai paragoni. "A Light for Attracting Attention" può quasi essere considerato come un nuovo album dei Radiohead, un nuovo valido album dei Radiohead. L'unico problema è che per i fan di lunga data del gruppo inglese non ci sono sorprese clamorose, a parte il nome nuovo. Non c'è il pezzo mind-blowing tipo "Paranoid Android" o "Idioteque". In compenso c'è qualche chitarra alla "The Bends", una ballata come "Free in the Knowledge" che avrebbe tutte le carte in regola per finire in un ideale Greatest Hits dei Radiohead, e in generale si respira una freschezza da band esordiente.

E allora bravi The Smile. Se continuate così, potreste diventare grandi tipo... tipo... tipo i Radiohead.



#3 Arcade Fire "WE"

Possiamo stare a discutere per giorni se il nuovo album degli Arcade Fire sia riuscito o meno. Se rientri tra i loro migliori o tra i loro peggiori. Quando però arrivano i brividini sulla pelle, e ascoltando "WE" me ne sono arrivati diversi, per me ci siamo e tutto il resto sono solo chiacchiere da bar. Da bar della musica e non dello sport, ma pur sempre da bar.

 


#2 Toro y Moi "MAHAL"

Cercate della musica con cui rilassarvi, ma non reggete il reggae e non siete tipi da stronzate new age?
Ecco il disco perfetto per voi: "MAHAL" di Toro y Moi, cantante e musicista diventato nei primi anni 2010s uno dei padrini del genere chillwave. Il suo nuovo album è rilassato, rilassante, psichedelico, fuori dal tempo, caldo, estremamente variegato. Suona come i Tame Impala che fanno all'amore con gli Air e a loro ogni tanto si unisce Beck.

Mettetevi comodi, accendetevi quello che volete accendervi, bevetevi quello che volete bervi, e schiacciate play sul seguente video, che propone un Listening Party dell'album completo fatto da alcuni singolari personaggi immaginari, a metà strada tra Beavis and Butt-head e un video di Spike Jonze.

 


#1 Kendrick Lamar "Mr. Morale & the Big Steppers"

Non mi metterò a usare la parola che inizia con "capo" e finisce con "lavoro". Ormai la usano tutti per parlare di qualunque roba che nel giro di una settimana finisce nel dimenticatoio e, dopo che è stata utilizzata pure per definire alcuni cinecomics Marvel, ha perso del tutto il suo significato.

Dopo quattro ottimi dischi e una moltitudine di premi, tra cui il Pulitzer (primo artista di musica non jazz o classica a vincerlo), la pressione su Kendrick Lamar doveva essere leggermente alta. Era obbligato a sfornare una di quelle cose che iniziano con "capo" e finiscono con "lavoro". Lui se n'è fregato e se n'è uscito con un album molto personale, senza compromessi, senza singoli per le radio, con ospiti inconsueti come Beth Gibbons dei Portishead (nell'emozionante "Mother I Sober") e l'attrice Taylour Paige (in quel gran pezzo di recitazione e musica che risponde al nome di "We Cry Together"), che se ne sbatte dell'opinione altrui e in questo, nonostante i generi musicali differenti, mi ricorda Fiona Apple.

Kendrick Lamar non è un profeta, non è un salvatore, non è un eroe. È solo un uomo con i suoi difetti e le sue opinioni discutibili. È solo un artista in cerca della sua voce che con "Mr. Morale & the Big Steppers" ha pubblicato il classico lavoro divisivo, che per qualcuno sarà una delusione, mentre qualcun altro griderà a quella parola che inizia con "capo" e finisce con "lavoro", forse per una volta nemmeno troppo a torto. Il tempo ci dirà chi aveva ragione.

 



Guilty Pleasure
Elisa, Matilda De Angelis "Litoranea"

La caccia al tormentone estivo 2022 è iniziata, anche perché ci sono tipo 50 miliardi di gradi, quindi l'atmosfera è già parecchio caliente. Per ora, il candidato al titolo più carino è "Litoranea", proposto da Elisa con una guest star d'eccezione più che gradita: l'attrice, ma pure cantante, ma pure orgoglio nazionale, Matilda De Angelis.




Cotta del mese
Becky G

Quando vedo Becky G, riesco persino a dimenticare che la musica latinoamericana è il Male.

 



Diludendo Award
Florence + the Machine "Dance Fever"
e
Lykke Li "EYEYE"

Giudicare una serie TV non è mai facile. Un buon parametro, molto soggettivo, per farlo è la voglia che ti fa venire di proseguire nella visione degli episodi successivi. In maniera analoga, capisci che un disco ti piace non solo perché dici: "Cazzo, mi piace!", ma anche perché hai voglia di sentirlo ancora e ancora.

Florence + the Machine e Lykke Li, artiste che in passato ho venerato, hanno tirato fuori due nuovi album piuttosto ispirati, di buona qualità e con dentro qualche pezzo valido. Solo che nel complesso hanno un difetto, molto soggettivo: mi annoiano e non mi fanno venire tutta 'sta voglia di riascoltarli dall'inizio alla fine. Colpa mia, o colpa loro?

 




Il peggio

#3 Ligabue "Non cambierei questa vita con nessun'altra"

Sono una persona semplice. Esce una nuova canzone del Liga e mi fa schifo quanto (quasi) tutte le sue altre vecchie canzoni.

  


#2 Sfera Ebbasta, Rvssian "Italiano Anthem"

Sulle note de L'italiano, Sfera Ebbasta sferra tutti i peggio stereotipi sugli italiani. Il brutto è che lo fa senza un briciolo d'ironia e con un sacco di auto-tune. Toto Cutugno perdonalo, non sa quello che fa.

  


#1 Gazosa "L'italiano"

La nuova canzone dei Gazosa fa rimpiangere WWW.MiPiaciTu.
E ho detto tutto.

 




Ma dici sul serie? Le serie belle e quelle diversamente belle di Maggio 2022

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Tra comedy, romanzi criminali, storie d'amore gay, serial killer, guilty pleasure estivi, cult nuovi, cult vecchi e altro ancora, andiamo a dare un'occhiata alle serie passate nelle ultime settimane su Pensieri Cannibali TV (no, non è un canale reale, non cercatelo sul digitale terrestre, su SKY o in streaming, si faceva solo così per dire).


Da vedere

Stranger Things
(stagione 4, parte 1)

Demogorgoni e mostri vari in ascolto, ci risiamo. Era dal 2019 - o dovrei dire dal 1985? - che i ragazzini di Stranger Things non vi davano più la caccia. Da allora si sono separati. Alcuni di loro sono rimasti nella maledetta - letteralmente - Hawkins, altri si sono trasferiti al sole della California.


Adesso è il 2022 - o dovrei dire il 1986? - e i ragazzini di Stranger Things cresciuti a pane e ormone della crescita come Anna Tatangelo sono grandi e vaccinati, pure contro il Covid. Hanno superato diversi pericoli dal Sottosopra, dalla Russia e anche una pandemia, e tra varie difficoltà sono riusciti a ultimare le riprese di una quarta stagione talmente grande e talmente piena di roba che gli autori Duffer Brothers hanno deciso di splittarla in due parti. Com'è la prima parte?


Non è perfetta. Ci sono alcune cose che non mi hanno convinto. Ad esempio la vicenda russa, sarà che in questo periodo tutto ciò che ha a che fare con la Russia non è proprio il massimo della simpatia. O il fatto che avrebbero meritato un maggiore spazio nuovi personaggi ganzi come il ripetente Eddie (interpretato dal 29enne Joseph Quinn).


O come Argyle (Eduardo Franco).


E personalmente avrei dato più spazio pure a Robin (la sempre adorabile Maya Hawke).


Non tutto funziona al meglio, forse non è al livello delle prime due stagioni, siamo più che altro ai livelli della terza, è per forza di cose incompleta, visto che la seconda parte deve ancora arrivare, ma come fa venire voglia di farsi bingewatchare Stranger Things, non la fa venire nessun'altra serie in circolazione. Gli episodi, nonostante la durata monster, si fanno divorare uno dopo l'altro in men che non si dica, e quando li hai finiti non vedi l'ora che ne arrivino degli altri. Fortuna che per la seconda parte della quarta stagione non c'è da attendere molto: l'1 luglio è vicino.

"Datemi i nuovi episodi SUBITO!"


Heartstopper
(stagione 1)

Tutta la bellezza di Heartstopper sta in una parola di due lettere: "Hi".
In quel saluto timido e imbarazzato che si scambiano i due protagonisti si racchiude il segreto della riuscita della serie, già confermata da Netflix per una seconda e una terza stagione. Heartstopper riesce a raccontare una storia adolescenziale gay con semplicità, dolcezza, con qualche leggero tocco da graphic novel, senza strafare e senza esagerare nel drama, che pure non manca.

Giusto per non sbattermi a elaborare concetti miei, sia mai, faccio mie le parole di uno dei due attori protagonisti, l'esordiente totale Joe Locke: "Abbiamo bisogno di più storie come Heartstopper. La vicenda di Nick e Charlie l’abbiamo già vista mille volte, ma sempre con protagonisti etero. Finalmente qualcuno racconta la gioia, per due ragazzi, di innamorarsi e di vivere la propria normalità alla luce del sole".

"Hi"
"Hi"
"Mmm... credo dovremmo trovare qualche altra parola da dirci."
"Hello?"

E attenzione ai personaggi secondari, che nelle prossime stagioni potrebbero regalare sempre più soddisfazioni.



Life and Beth
(stagione 1)

La morte. Il tema più difficile da affrontare per chiunque, figuriamoci per un comico. C'ha provato, con risultati parecchio buoni, Ricky Gervais con la sua After Life, ci prova ora Amy Schumer, l'idola della serie Inside Amy Schumer e dei film Un disastro di ragazza e Come ti divento bella!, con Life and Beth.


Negli ultimi tempi Amy è un po' sparita dalle scene, si è sposata, è diventata mamma e temevo si fosse addolcita. Così non è. Life and Beth è una serie più amara che dolce, che fa ridere e allo stesso tempo fa venire pure un certo magone, si veda la scena del karaoke alla fine del primo episodio. Seppure più matura e riflessiva rispetto al passato, Amy Schumer resta ancora un'adorabile cazzara. Menomale.


Shining Girls
(stagione 1, episodi 1-6)

Leonardo DiCaprio è uno che di film ne gira pochi, anche perché chi glielo fa fare di sbattersi a girare una decina di lavori all'anno come Nicolas Cage? Tutti i suoi progetti li sceglie con grande cura e meritano quindi attenzione, anche quando, come in questo caso, figura solo nelle vesti di produttore.

Shining Girls è una serie thriller molto anni '90, ambientata principalmente in quel decennio, ma non solo, che parla di una serie di misteriosi omicidi commessi da un misterioso serial killer. E cosa c'è di più 90s dei serial killer?
Non si sa bene perché, ma in quella decade i pazzi assassini seriali andavano davvero forte. Adesso di meno. Cosa che non è necessariamente un male.

"Provate a indovinare che musica sto ascoltando con questa faccia allegra.
Spoiler: non il reggaeton."

Poco a poco, Shining Girls rivela però altri lati della sua personalità e dimostra di essere qualcosa di più e di diverso da una semplice serie crime. E se la ottima Elisabeth Moss non è più una sorpresa, a stupire oltre alla trama ci pensa pure un quasi irriconoscibile Wagner Moura, il Pablo Escobar della serie Narcos che qui sfoggia un taglio grunge.


Non so come andrà a finire e non so se tutte le sue svolte mi stanno convincendo in pieno o meno, ma intanto quando inizio un nuovo episodio di Shining Girls non so mai dove, e quando, mi porterà. E questo non è poco.


Da vedere, con riserva

Blocco 181
(stagione 1, episodi 1-4)

Spacciata come "la serie con Salmo", Blocco 181 non è solo e non è tanto quello. Anche perché il rapper sardo (che tra l'altro è uguale a James Marsters alias Spike di Buffy l'ammazzavampiri senza i capelli ossigenati) è sì presente e come attore se la cava pure discretamente, solo che ha un ruolo che, almeno nei primi episodi, risulta decisamente secondario.


I protagonisti principali sono invece un trio di giovani spacciatori interpretati da tre promettenti volti nuovi: Alessandro Piovani, Andrea Dodero e la colombiana Laura Osma. Siamo dalle parti di Gomorra, ambientato però in una Milano in cui il traffico della droga è spartito tra italiani e sudamericani. Non una serie fenomenale, niente di mai visto prima, per ora è più apparenza che sostanza, in compenso sa come catturare l'attenzione. E no, non è tanto "la serie con Salmo". Presto sarà conosciuta come "la serie che ha lanciato Laura Osma".



Conversations with Friends
(stagione 1, episodi 1-11)

Ciao amico. Da quanto tempo! Non ci vediamo da prima della pandemia.

Ciao coso. Sì, in effetti è da un po' che non ti vedo in giro. Cos'hai combinato in tutto questo tempo?

Più che altro ho guardato la TV. A te che sei patito di serie ce n'è una che mi sono sparato durante il lockdown e ti voglio proprio consigliare: Normal People.

Veramente l'ho già vista, solo che non è che mi abbia fatto impazzire.

Ma come?
È stupenda!

Oh, lo so. Lo dicono tutti. Sono uno dei pochi al mondo a cui non è piaciuta. Mi aveva infastidito. A dirla tutta, mi avevano infastidito più i suoi protagonisti, che la serie in sé.

E Conversations with Friends, la nuova serie tratta da un altro romanzo di Sally Rooney, la stai seguendo?

Sì, e devo ammettere che all'inizio mi è piaciucchiata abbastanza.

Ma come?
Non è malaccio, però Normal People era molto meglio.

Può darsi. Comunque, dopo una buona partenza, ho cominciato a soffrire anche questa serie. Pure qui i protagonisti non è che siano il massimo della simpatia e a una certa diventa davvero dura reggerli. Dev'essere un po' il marchio di fabbrica di Sally Rooney.

E allora consiglieresti questa Conversations with Friends, oppure no?

Oh, non lo so. Adesso sono stanco di parlarti, coso. Questa conversazione sta cominciando a irritarmi quanto un personaggio di Sally Rooney. Addio.


Le fate ignoranti - La serie
(stagione 1)

Ammetto la mia ignoranza: non ho mai visto il film Le fate ignoranti. Ho cominciato a "frequentare" Ferzan Özpetek soltanto dal suo lavoro successivo, La finestra di fronte, e da lì in poi devo dire che ho apprezzato quasi tutto quello che ha fatto. Persino il massacrato Allacciate le cinture con Kasia Smutniak e Francesco Arca, che a me non era sembrata la porcata descritta da molti. Ciò nonostante non ho mai recuperato Le fate ignoranti e a compensare questa mia lacuna ci pensa ora Le fate ignoranti - La serie, che a quanto pare è una versione diluita e allungata della pellicola originale, girata con un cast differente.

"Cannibal Kid ha finalmente ammesso la sua ignoranza?"
"Questa sì che è una giornata storica."

Senza potermi avventurare in confronti tra film e serie, mi limito a riportare che il risultato della serie lascia un po' così. Ci si affeziona, ma non si resta del tutto rapiti dai personaggi, mentre la rappresentazione del mondo LGBTQ+ sembra rimasta ferma a una ventina d'anni fa. Così come risultano fuori tempo massimo certi momenti da videoclip, accompagnati da una colonna sonora italo-turca-latinoamericana che personalmente non mi ha fatto impazzire.


Le fate ignoranti - La serie non è da buttare, solo che se recuperavo il film originale mi sa che facevo meglio e risparmiavo pure qualche ora.



Guilty Pleasure
Summertime
(stagione 3)

L'estate sta finendo, un anno se ne va e pure Summertime ha levato le tende. La terza e ultima stagione della serie adolescenzial-estiva-italiana ha chiuso in maniera tutto sommato soddisfacente le varie storyline. Senza enormi colpi di scena, ma senza nemmeno una conclusione troppo scontata. Senza picchi qualitativi particolari, ma senza nemmeno scivoloni clamorosi. Le tre stagioni di Summertime me le sono gustate proprio con piacere, come un ghiacciolo alla Coca-Cola in piena estate. O anche in pieno maggio, a questo punto.



Cotta del momento
Amaia Aberasturi e Ana Mena (Benvenuti a Eden)

Con Ana Mena non posso più nemmeno parlare di semplice cotta. Per lei provo un amore duraturo, che va avanti da tipo lo scorso Sanremo. Che dici, Ana, è presto per parlare di matrimonio?

Oltre a cantare, la spagnola vanta pure qualche apparizione cinematografica, come in La pelle che abito di un certo Pedro Almodóvar, e ora è pure in una serie Netflix: Benvenuti a Eden.

L'ambientazione di questa serie su una misteriosa isola non è delle più originali. Dopo Lost diciamo che un buon 20% delle serie TV e pure dei reality è ambientato su un'isola. Benvenuti a Eden comunque si lascia guardare senza problemi. Merito forse, oltre che di Ana Mena, pure del resto del cast, anch'esso piacevole alla vista. In particolare Amaia Aberasturi. Io però ci tengo a precisare che questa serie la guardo per la trama.

La trama:



Lacrima facile Award
This Is Us
(sesta e ultima stagione)

La recensione SENZA SPOILER dell'episodio finale di This Is Us: ho pianto per 45 minuti di fila.


Non posso dire che This Is Us sia la serie migliore di sempre, o la mia preferita in assoluto. In compenso può vantare un primato che non ha eguali: di sicuro è la serie che mi ha fatto versare più lacrime.

Nel corso delle sue 6 stagioni, discontinue ma con un livello di scrittura e recitazione sempre medio-alto, in quasi tutti i suoi 106 episodi c'è stato almeno un momento che mi ha commosso. Adesso che sono arrivato alla fine mi sento svuotato. Come direbbe Ariana Grande: "Ain't got no tears left to cry". E allora, grazie tante per tutte le lacrime, cara famiglia Pearson.


Non fatevi ingannare dalla foto in stile sitcom.
Questi maledetti vi faranno piangere come un vitello che guarda un vitello piangere.




Cip & Ciop agenti speciali è un film geniale, liberi di non crederci

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Cip & Ciop agenti speciali
titolo originale: Chip 'n Dale: Rescue Rangers

Vi sblocco un ricordo.


Non vi si è sbloccato un bel niente?
I casi sono 3:

🥜 Avete avuto un'infanzia davvero triste.

🥜 Siete troppo giovani, oppure troppo vecchi.

🥜 Avete una memoria peggiore della mia, e ciò è grave, visto che Cip & Ciop agenti speciali è una serie animata cult trasmessa in Italia nel 1991 che ricordo persino io, seppure vagamente. E ne ho un ricordo molto piacevole. Era uno show avventuroso un po' in stile DuckTales, di cui mi ero persino comprato il videogame per Nintendo, che non credo di essere mai riuscito a finire perché il mostro finale era impossibile da sconfiggere. Costava anche una bella cifra, quindi il fatto che avessi scelto di spendere i soldi dei miei genitori per questo videogioco è la prova che a questi due roditori da bambino volevo proprio bene.


Come spesso capita, crescendo ci si dimentica dei piccoli amici che ci hanno tenuto compagnia da bambini. Per anni, per decenni, non ho più sentito parlare di Cip & Ciop e sembravano spariti del tutto dalla circolazione. Al contrario dei "rivali" scoiattoli Alvin e i Chipmunks, che di tanto in tanto sono ricomparsi sia sul piccolo che sul grande schermo.


Cip & Ciop sembravano sprofondati nel dimenticatoio e sulla loro rinascita non avrebbe scommesso un soldo bucato manco un vecchio (ma non così vecchio) fan di lunga data come me. E invece...

Cip & Ciop sono tornati alla grande, in splendida forma.


Con un film ricco di trovate e personaggi geniali.


Un film che è una riflessione ironica, parecchio spassosa e a suo modo profonda sul mondo dell'animazione, ma non solo. Sull'industria cinematografica in generale, sulla mania di reboot, remake, sequel, prequel e compagnia varia, sul potere della nostalgia. Sulla vita e sul passare del tempo.

Ironia della sorte, pur evitando di essere la solita operazione retrò, finisce per far venire una gran malinconia. Mi ha fatto quasi venire voglia di recuperare la vecchia serie animata e pure il vecchio videogame. Da adulto, riuscirò finalmente a superare l'imbattibile mostro finale, o mi imbatterò in un nuovo mostro, quello della nostalgia canaglia?
(voto 7+/10)




Finale a sorpresa, di nome e di fatto

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Finale a sorpresa - Official Competition

Se Pensieri Cannibali fosse un film, sarebbe Finale a sorpresa - Official Competition. O almeno, è così che mi piace immaginare questo blog. Uno sguardo ironico al mondo del cinema. Una presa in giro amichevole, ma allo stesso tempo bella cattivella, della Settima Arte.


Il rapporto di amoreodio nei confronti del cinema messo in scena da questo Finale a sorpresa - Official Competition, così come spesso pure da questo blog, si riflette anche nel confronto tra i due protagonisti. Sia del film, che del film fittizio all'interno del film. Vi siete persi?
Anch'io!


La trama è incentrata sulla preparazione di una pellicola tratta da un romanzo di un autore premio Nobel, i cui diritti vengono acquistati per una vagonata di soldi dal produttore, senza che manco l'abbia letto. A dirigerla viene chiamata una regista eccentrica e dai metodi lavorativi diciamo singolari. Non so se Lars von Trier riuscirebbe a fare di meglio. O più che altro di peggio.

Nei suoi panni c'è una Penélope Cruz che la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla passata edizione della Mostra del Cinema di Venezia l'avrebbe meritata per questa interpretazione, più che per quella in Madres paralelas.


Al centro di tutto come dicevo c'è il contrasto tra i due attori protagonisti: una star hollywoodiana superficiale interpretata da un Antonio Banderas che come il vino con gli anni diventa sempre più convincente, e un interprete teatrale snob interpretato da Oscar Martínez. Il loro incontro-scontro è tutto da ridere, e non solo da ridere, in una pellicola divertente e imprevedibile che per certi versi sembra quasi una versione comedy e spagnola del giapponese Drive My Car.


Tutto bene, quindi. A parte una cosa: il titolo. Ma si può intitolare un film Finale a sorpresa - Official Competition?

No, non si può. Il titolo originale infatti è Competencia oficial. La distribuzione italiana ha invece avuto la brillante (?) idea di creare per questa pellicola spagnola un inspiegabile ibrido tra italiano e inglese, che per altro contiene uno spoiler: Finale a sorpresa. E infatti il finale è davvero sorprendente. Adesso però non aspettatevi qualcosa di totalmente mind-blowing sullo stile de I soliti sospetti o de Il sesto senso, altrimenti rischiate di restare delusi.


Per concludere questo post con una sorpresa, faccio che spoilerarvi il finale. Il film fittizio realizzato all'interno del film partecipa al Festival di Cannes, ma alla fine la Palma d'oro viene consegnata dal presidente di giuria Martin Scorsese a un cinecomic Marvel.

"Cosa?!?"

No, non è vero. Il finale a sorpresa di Finale a sorpresa è decisamente più sensato e convincente.
O forse finisce davvero come vi ho detto io?
(voto 8/10)




Un anno con Salinger e con il vecchio Holden

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Un anno con Salinger

Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.

"Questo incipit mi ricorda qualcosa..."

Vi parlo allora dell’ultimo film che ho visto, anche se se c’è una cosa che odio sono i film. Questo però mi è piaciuto. Sarà che parla del mio creatore, J.D. Salinger. Uno che non se n’è mai andato a Hollywood a sputtanarsi. Uno che non ha mai venduto i diritti per un adattamento cinematografico de Il giovane Holden, cioè la mia storia, nonostante le proposte negli anni non gli siano certo mancate.

"Veramente solo Zack Snyder mi ha contattato. E potevo mica dire di sì a Zack Snyder?"

Non è che sia proprio un film su di lui. Il vecchio Jerry Salinger si sente giusto in qualche telefonata e si intravede a malapena. La protagonista è invece una ragazza interpretata da Margaret Qualley, che è la bravissima protagonista di Maid e quella l’ho vista perché è una serie. Io in genere odio solo i film, le serie no.


Qui Margaret non ha la parte di una domestica, bensì di un’aspirante scrittrice che nel bel mezzo degli anni ‘90 trova lavoro in un’agenzia letteraria gestita da una Sigourney Weaver meno in versione Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada di quanto si potrebbe pensare dal trailer.

"Meryl chi?
Il diavolo veste cosa?"

Tra gli scrittori gestiti da quest’agenzia letteraria c’è anche il vecchio Salinger, nonostante da decenni non pubblichi più niente. Che ci volete fare? Anche gli scrittori in pensione hanno degli agenti e il loro lavoro è più importante di quanto possiate immaginare. Devono occuparsi di cose come rispondere a tutta la corrispondenza che il vecchio Jerry riceve. Quel pigrone misantropo non ha voglia di pubblicare un nuovo libro, o anche solo un nuovo racconto, figuriamoci se ha voglia di rispondere a tutte le lettere di voi groupie che gli scrivete quanto Il giovane Holden e Franny and Zooey hanno cambiato le vostre patetiche vite. Non gli interessa minimamente. E come dargli torto?

"Veramente se qualcuno me le girava, io le leggevo volentieri."

Fortuna che a fare questo sporco lavoro ci pensa Margaret Qualley, che a questo punto si potrebbe pensare avrebbe preferito fare la domestica come in Maid e invece no. Lei in queste lettere dei fan ci sguazza e, se questa è la sua massima soddisfazione, potete immaginare quanto la sua vita sia piena di gioie. Contrariamente a quanto potreste pensare arrivati a quest'altro punto, questa comunque è una commedia. È un coming of age. Un po’ come Il giovane Holden. Mi ha ricordato anche Wonder Boys e Scoprendo Forrester, due film che mi hanno costretto a vedere e che alla figura di Salinger in qualche modo nemmeno troppo velato sono ispirati.

"Il mio personaggio non era mica ispirato a Salinger."

"Nemmeno il mio."

Se c’è una cosa che odio sono i film. Non me li nominate nemmeno. Se però proprio volete perdere il vostro tempo a guardarne uno, vi consiglio di vedervi questo Un anno con Salinger. Poi fate un po’ come volete, vecchi miei.
(voto 7+/10)





Red Rocket e Pleasure: 2 film su 2 pornostar. E niente, siete già corsi a vederli?

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Red Rocket

Ci sono tanti film che parlano di attori. Meno che parlano di attori di film per adulti. Discriminazione?
Il cinema porno è storicamente considerato di serie B rispetto al cinema non porno. Eppure ha dato il via alla carriera di star come Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, Marilyn Monroe, Cameron Diaz, Channing Tatum, Sasha Grey e Jackie Chan. Per dirne alcuni.

Red Rocket racconta la storia di un pornodivo. Siete già corsi a vederlo?

"Io sì!"

Se siete rimasti ancora su questo blog, preciso che è la storia di un pornodivo sul viale del tramonto, Mikey "Saber" Davis. Un Rocco Siffredi che per qualche tempo ce l'ha fatta, ma ora non ce la fa più. Squattrinato, disoccupato e senzatetto, si ritrova costretto a lasciare Los Angeles per tornare nella città texana in cui è cresciuto. Sarà una storia di redenzione, di seconde possibilità, di facile moralismo?


No. Red Rocket dribbla tutti questi ostacoli e prende un'altra direzione. Riuscendo a stupire, anche per merito di un sorprendente protagonista, Simon Rex, sottovalutato attore e pure rapper, che ha mosso i suoi primi passi proprio nell'ambiente del porno e si è poi fatto conoscere soprattutto per la saga di Scary Movie. Questo film lo trasformerà in un nome richiesto dal cinema indie e d'autore?

"Ma quali film d'autore?
Io voglio fare i porno!"

E questo film trasformerà in una star la protagonista femminile, la folgorante Suzanna Son?


Comunque no, se per caso avevate il dubbio, specifico che Red Rocket non è un film porno. Parla di un pornodivo, al suo interno ha alcune scene di sesso, ma non è un film porno. Vi è passata la voglia di vederlo?

"Un po' sì."

No, dai. Tra un porno e l'altro, vedete di trovare del tempo per dargli un'occhiata. Dopo lavori promettenti ma non del tutto riusciti come Tangerine e Un sogno chiamato Florida, il regista e sceneggiatore Sean Baker questa volta ha fatto un film da orgasmo. Ma no, non è un porno.
(voto 8/10)


Pleasure

Se non siete diventati ciechi guardando Red Rocket, preparatevi a perdere la vista con Pleasure. Un altro film su una pornostar. In questo caso, un'aspirante pornostar.

Bella Cherry non sogna Hollywood. Bella Cherry si trasferisce dalla Svezia a Los Angeles con il sogno di diventare una grande stella del cinema per adulti. Ce la farà?


Per scoprirlo vi tocca - anche se non dovete per forza toccarvi - vedere Pleasure. Un film che è un piacere da vedere, anche se a tratti un po' hard. In tutti i sensi. Un viaggio all'interno del mondo del porno, visto da un punto di vista femminile. Quello della molto promettente regista svedese Ninja Thyberg, che già solo una che di nome fa Ninja per me nella vita ha vinto tutto. Di lei credo sentiremo parlare ancora.

Così come credo sentiremo parlare ancora della protagonista, l'esordiente Sofia Kappel. E nessuno osi fare battute sul suo cognome.


La sua performance è davvero impressionante, e potrebbe valerle un Oscar tanto quanto un Pornhub Award. Li meriterebbe entrambi.
(voto 7,5/10)




Hustle, l'ennesimo buon film di quel grande attore che è Adam Sandler

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Hustle

Fino a qualche tempo fa mi facevano tenerezza quelle persone che si stupivano quando vedevano Adam Sandler recitare in maniera decente in un film valido. Adesso mi fanno venire un certo nervoso. È da Ubriaco d'amore di Paul Thomas Anderson che mostra il suo valore da attore. Da allora sono passati 20 anni e il buon Sandler oltre a un sacco di commedie più o meno sceme ha girato anche diversi altri film più o meno seri in cui ha dimostrato di saper recitare meglio di tanti altri suoi più celebrati colleghi di cui non farò il nome. Anzi sì.


Entro in modalità Conte dei tempi migliori - o peggiori, visto che eravamo nel mezzo della pandemia di nostra vita - e faccio nomi e cognomi: Benedict Cumberbatch, Tom Hanks, Tom Hiddleston, Colin Firth, giusto che citare alcuni attori riempiti di premi e nomination in maniera a mio avviso inspiegabile, mentre il punteggio di Sandler sul tabellone sta ancora a zero candidature agli Oscar. Non l'hanno nominato manco per la sua acclamata interpretazione in Diamanti grezzi.

"Uno sguardo così intenso tu te lo puoi solo sognare, caro Cumbercoso"

Chissà se con Hustle sarà la volta buona. Qui Adam Sandler ha il ruolo di un talent scout sportivo. Una parte non troppo distante da quella che in Jerry Maguire è valsa a Tom Cruise una delle rare nomination della sua carriera. Giusto per menzionare un altro attore ancora ingiustamente a zero Oscar vinti in carriera. E non premiarlo per Magnolia è stata un'autentica bastardata fatta dall'Academy nei suoi confronti.


Hustle comunque è una pellicola sportiva che si muove più dalle parti di Rocky che da quelle di Jerry Maguire. Una bella storia che regala una forte ispirazione. Ha qualche momento un po' ruffianotto, certo, ma senza eccedere in smancerie. Il suo punto forte è quello di avere una certa dose di cattiveria e una buona dose di umorismo.


Un dramma sportivo serio, che sa emozionare e sa anche far ridere. Che poi è la specialità di Adam Sandler. Un attore a cui non posso far meno di voler bene, pure quando fa delle commedie demenziali tremende, così tremende da diventare quasi belle, come il tanto massacrato Hubie Halloween.

"Un giorno Hubie Halloween verrà riconosciuto per il capolavoro che è."
"HAHAHA, buona questa."
"Non era una battuta."

Adam Sandler non sarà un fenomeno della recitazione, però intanto zitto zitto, film dopo film si sta costruendo una carriera di tutto rispetto. Un po' come Will Smith, uno che la statuetta alla fine se l'è portata a casa proprio per un film sportivo. Succederà la stessa cosa anche ad Adam Sandler?
E soprattutto, c'è sul serio da augurargli che gli capiti la stessa cosa?
(voto 7/10)





La musica di Giugno 2022 con cui iniziare l'estate evitando i tormentoni

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L'estate sta iniziando e un pieno di tormentoni è arrivato, o sta arrivando. Di quelli però mi occuperò tra un po' con un post tutto per loro, che culo!

Per il momento lasciamoli quindi da parte e concentriamoci sulla musica non tormentosa. O non troppo tormentosa, se non altro.



Canzoni Top

#5 Madame "L'eccezione"

Ammetto che all'inizio questa canzone in stile anni '60 di Madame inserita nella colonna sonora di una serie ambientata negli anni '80 come Bang Bang Baby non l'avevo capita. Poi ho visto l'uso che ne hanno fatto nella serie, ed è il pezzo perfetto al momento perfetto con le parole perfette che racchiude lo show in maniera perfetta. Brava Madame.

 


#4 Marracash "Dubbi"

Questa è una delle canzoni migliori nella storia dell'hip hop italiano. Su questo non ho dubbi, dubbi, dubbi. Martellanti dubbi, dubbi, dubbi, dubbi.

 


#3 Phoenix "Alpha Zulu"

Gli anni passano, le mode cambiano, ma i Phoenix restano sempre i più fighi di tutti. Hallelujah!

 


#2 Beyoncé "Break My Soul"

Sembra un brano uscito dal Festivalbar 1993, invece è il nuovo singolo di Beyoncé. E mi piace.

 


#1 Gorillaz ft. Thundercat "Cracker Island"


 



Album da ascoltare

#4 Zola Jesus "Arkhon"

Non credo in Gesù, ma in Zola Jesus sì.

 


#3 Foals "Life Is Yours"

Un disco per l'estate. Il mio disco per l'estate. Fresco, leggero, funky. I Foals nel loro album da party "Life Is Yours" suonano più estivi e allegri che mai, eppure restano sempre i Foals. Bello sballo.

 


#2 Porridge Radio "Waterslide, Diving Board, Ladder to the Sky"

Confesso che c'ho messo un po' per farmi piacere questi Porridge Radio. Sarà che la cantante ha una voce ostica, poco immediata, "strana", e la loro musica ha un'intensità che non è sempre facile da reggere.

Leggendo dei Porridge Radio sul consigliatissimo sito musicale DLSO - Dance Like Shaquille O'Neal m'è però venuta voglia di dar loro un'altra possibilità. Una volta entrato nel loro mondo sonoro, non ne sono più uscito e non so se ne uscirò mai. I Porridge Radio insomma sono tipo il tunnel della droga. A voi la scelta se entrarci o meno.

 


#1 Soccer Mommy "Sometimes, Forever"

La mia venerazione per Soccer Mommy prosegue. Dopo aver firmato il mio album preferito dell'anno 2020, la cantautrice statunitense nata in Svizzera sforna un altro ottimo disco dalle sonorità alternative rock 90s e non solo. Non so se sarà il mio #1 del 2022, ma intanto è il mio #1 del mese.

 



Guilty Pleasure
Tate McRae

L'erede di Avril Lavigne e Olivia Rodrigo. Fa strano pensare che a 19 anni Olivia Rodrigo abbia già un'erede musicale, ma ascoltare per credere.

 



Cotta del mese
Halsey

"So Good", di nome e di fatto. La canzone, il video, lei.

 



Diludendo Award
Liam Gallagher "C'mon You Know"

Non c'è niente da fare. Quando sento i fratelli Gallagher da soli, ho sempre l'impressione che manchi qualcosa. Nei Noel Gallagher's High Flying Birds si sente l'assenza della voce e del carisma di Liam, e nei dischi da solista di Liam si sente l'assenza della penna e della stronzaggine arroganza di Noel.

Per quanto valido e con dentro qualche pezzo non male, il nuovo album di Liam Gallagher "C'mon You Know" m'ha fatto la stessa impressione e, più che di riascoltarlo, m'ha fatto venire voglia di riascoltarmi i primi insuperabili dischi degli Oasis. Tornate a collaborare fratelli Gallagher, c'mon, lo sapete anche voi che suonate meglio insieme!

 



Il peggio

#2 Eros Ramazzotti "Ama"

Eros Ramazzotti è tornato con la sua voce più fastidiosa che mai e con un pezzo che è un invito ad amare. Peccato sia una vera impresa non odiarlo.

 


#1 Biagio Antonacci "Seria"

Federica Pellegrini che si crede la più grande figa al mondo protagonista di un video di Biagio Antonacci che si crede il più grande cantante al mondo. Più o meno è così che immagino l'Inferno. Ma togliamo pure il più o meno.

 




Ma dici sul serie? Le serie di Giugno 2022 - Guilty Pleasure Edition

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Un mese di transizione. D'attesa. Passato aspettando gli ultimi episodi della quarta stagione di Stranger Things. Passato a vedere più che altro delle serie guilty pleasure, perfette per l'estate.



Da vedere

Ms. Marvel
(stagione 1, episodi 1-3)

Prendete quelle serie un po' adolescenziali e un po' etniche tipo Non ho mai... (Never Have I Ever), We Are Lady Parts, Bangla - La serie, ma anche un film animato recente come Red della Disney-Pixar, inseritele all'interno del Marvel Cinematic Universe e avrete ottenuto Ms. Marvel. Un prodotto che si va a infilare tra le serie Marvel che a sorpresa mi piacciono, insieme a WandaVision e Hawkeye, e che riesce a divertire e intrattenere molto più di roba come Spider-Man: No Way Home. Un giorno sarà menzionata nel libro "La Marvel ha fatto anche cose buone".

"Bello il tuo costume da galletto."
"Ma veramente io mi sono vestita da Captain Marvel..."


The Boys
(stagione 3, episodi 1-6)

Rimanendo in tema di supereroi, i The Boys si confermano gli anti-Avengers migliori in circolazione. Se le prime due stagioni mi erano sembrate valide, ma non prive di lungaggini e di momenti riempitivo, questa terza invece me la sto godendo in maniera totale.

È anche arrivato il tanto atteso episodio "Herogasm", che da una parte sinceramente mi ha un po' deluso. Da quanto si diceva mi aspettavo qualcosa di ben più estremo ed esplicito. Dall'altra è stato comunque uno dei migliori episodi della serie e credo si rivelerà cruciale in vista del finale di stagione.

Io quando ho scoperto che The Boys è stata rinnovata per una quarta stagione


L'estate nei tuoi occhi - The Summer I Turned Pretty
(stagione 1)

Questa serie non me la sono vista. Me la sono sparata direttamente in vena. Una cosa super adolescenziale, super estiva, scritta, creata e tratta da una sua stessa saga letteraria da Jenny Han, l'autrice della trilogia di Tutte le volte che ho scritto ti amo, ambientata a Wilmington, nella Carolina del Nord, la stessa location di serie cult come Dawson's Creek e One Tree Hill. Devo aggiungere altro?

"Mi stai forse dicendo che Capeside nella realtà non esiste?!?"

Tutto talmente teen che non posso fare a meno di adorarla. A parte una cosa, il titolo italiano. "The Summer I Turned Pretty" da noi è uscita come "L'estate nei tuoi occhi". Io avrei preferito "L'estate in cui so' diventata figa".

"So' diventata figa, ma non me la tiro mica. No no."


Surviving Summer
(stagione 1)

Sono sempre stato attirato dai surfisti. Non so bene perché. Quando ho saputo dell'arrivo su Netflix di una serie ambientata nel mondo del surf australiano mi sono quindi fiondato a vederla. Vorrei dire che mi sono surfato a vederla, ma io in realtà sopra una tavola non c'ho mai messo piede. Sono più un surfista da divano: il surf mi piace vederlo, non praticarlo.

Surviving Summer è una serie molto adolescenziale e anche molto sportiva. Buona parte delle puntate sono incentrate su qualche gara. Oltre a esserci tanto surf, la cosa più interessante di questa serie è lo spazio regalato a tutti i vari giovani protagonisti, anche a quelli che inizialmente sembrano solo personaggi minori.

C'è Summer, la skater ribelle di New York City che viene spedita in Australia perché sua mamma non c'ha tempo e soprattutto voglia di occuparsi di lei, e che tipo in 2 giorni diventa una surfista provetta.


C'è Ari, che è un po' l'equivalente australiano di Dawson Leery, un tizio lagnoso con la passione per il surf anziché quella per il cinema.

"Sto per mettermi a piangere e il mio regista preferito è Steven Spielberg, ma non sono assolutamente come Dawson."

C'è Marlon Sousa, il surfista brasileiro che crea scompiglio all'interno del gruppo.


C'è Bodhi, la surfista influencer barra modella che però non se la tira e si chiama come il personaggio di Patrick Swayze in Point Break.


E c'è la surfista fuoriclasse Poppy Tetanui, che però io mi diverto a chiamare Tananai. D'altra parte mi diverto con poco e a vedere gente che fa surf mi diverto sempre. Basta che non sia io a salire sopra una tavola a rischiare la vita.



Al lago con papà (The Lake)
(stagione 1, episodi 1-5)

Visto che non stavo già guardando abbastanza puttanate serie estive leggere leggere, ho deciso di iniziarne un'altra. Una che dal titolo italiano, Al lago con papà, sembra una roba molto infantile, mentre dal titolo originale, The Lake, sembra un horror.

In realtà non è nessuna delle due cose. È invece una serie comedy su una ragazza adottata che va a passare l'estate sul lago insieme al papà biologico gay. Essendo una produzione canadese, ha un umorismo più coraggioso e meno politically correct rispetto alle solite serie USA, quasi come se fosse uno show britannico. Nonostante questo di sicuro non cambierà la storia della televisione, ma d'estate è una visione bella fresca che ci sta.



Da evitare

Obi-Wan Kenobi
(stagione 1, episodi 1-4)

Obi-Wan Kenoia.
Più che science fiction, 'sta roba può essere considerata fanfiction. Si riciclano personaggi e situazioni della saga di Star Wars, spacciandoli per una miniserie tutta nuova. La Principessa Leia che viene rapita? Ancora?

"Se non vinco il premio di bambina più insopportabile del piccolo schermo faccio una strage."

E del ritorno di Hayden Christensen se ne sentiva davvero il bisogno?

"Se hanno riportato me nella saga, a questo punto ci sono speranze anche per Jar Jar Binks"

Ricordo ancora i brividi che mi metteva da bambino Darth Vader quando compariva nella saga originale. Qui invece sembra un cosplay inserito giusto per cercare di ravvivare la miniserie tra una scena sbadigliosa e l'altra, che al momento in cui scrivo non sono ancora riuscito a finire e non so se riuscirò mai a farlo, nonostante sia composta da appena 6 episodi (comunque troppi).


Lo Star Wars Cinematic Universe ormai sul piccolo schermo si sta espandendo in maniera più fastidiosa e ripetitiva dell'MCU, che almeno ogni tanto, si veda Ms. Marvel, qualcosa di simpatico lo tira fuori. La miniserie su Obi-Wan Kenobi invece non è salvata nemmeno dalla presenza di Ewan McGregor, che per me comunque rimarrà per sempre Mark Renton.

"Un po' di eroina sul set di questa serie mi farebbe proprio comodo."



Cotta del momento
Sarah Catherine Hook e Imani Lewis (First Kill)

La storia di amoreodio tra una cacciatrice di vampiri e una vampira. In altre parole, la versione lesbo di Buffy l'ammazzavampiri. First Kill in realtà non è la nuova Buffy, siamo più che altro dalle parti di The Vampire Diaries, però c'è da dire che anche la prima stagione di Buffy non è che sia stata fenomenale e la serie ha cominciato a diventare cult soltanto a partire dalla seconda.

First Kill avrà una seconda stagione?
Al momento non si sa ancora. In ogni caso per il momento la prima stagione, pur non eccezionale, me la sono bevuta in maniera vorace. Come un vampiro con una bottiglietta di Tru Blood. Merito anche e soprattutto di una tormentata coppia tutta da shippare, formata da Sarah Catherine Hook e Imani Lewis. Troooppo belle insieme. 🥰



I'll Be Missing You Award
Love, Victor

Love, Victor è una serie non fenomenale, tratta da un film non fenomenale, Tuo, Simon. Eppure una volta giunto ai titoli di coda della terza e conclusiva stagione devo ammettere che ne sento già la mancanza. Più che la serie in sé mi mancheranno i protagonisti, e più che i protagonisti principali, gli egocentrici Holly Victor e Benji e Fede, mi mancheranno i personaggi "secondari", da Pilar a Felix, da Mia e Lake a Rahim, che nella stagione 3 hanno guadagnato spazio. Ma che uno spin-off su qualcuno di loro non lo fate?

Io che aspetto invano uno spin-off di Love, Victor




Crimes of the Future, un film di David Cronenberg (e si vede)

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Crimes of the Future

Come immagini il futuro?

Difficile immaginare un mondo travolto da una pandemia, eppure è successo.
Difficile immaginare un paese teoricamente democratico in cui le donne non hanno il diritto all'aborto, eppure sta succedendo.
Difficile immaginare un paese teoricamente democratico che ne invade un altro, eppure sta continuando a succedere.
Difficile immaginare un gruppo rock italiano alla conquista del mondo, eppure sta succedendo pure questo.

"Ma di chi starà parlando?"
"Boh, penso dei Gazosa."

Viviamo quindi su un pianeta in cui ci si può lamentare di tante cose, ma non che manchino le sorprese. Impossibile allora poter immaginare cosa potrà succedere ancora in futuro, eppure David Cronenberg ci prova lo stesso. Il suo nuovo Crimes of the Future, che curiosamente ha lo stesso titolo di un suo vecchio film, è ambientato in futuro non ben precisato, in cui il dolore fisico e le malattie infettive sono sparite, e in cui si sta realizzando la fusione tra uomo e macchina, almeno in alcuni soggetti.


Un futuro in cui la chirurgia è il nuovo sesso e in cui la gente, invece di andare al cinema, ai concerti, o allo stadio, va a vedere altra gente che esegue delle allucinanti operazioni chirurgiche. Un futuro inquietante, anche se non molto più del presente, considerando ad esempio che ci sono persone che pagano per andare a rovinarsi i timpani sentendo i tre tenorini de Il Volo che cantano.

"Pensate a me che mi devo sorbire le canzoni de Il Volo con tutte queste orecchie!"

Il David Cronenberg che nel presente immagina il futuro somiglia tanto al David Cronenberg del passato. Crimes of the Future è un classico film alla Cronenberg che fa Cronenberg nel modo più cronenberghiano possibile. Il regista canadese si muove in bilico sul sottile confine che separa genio e ridicolo, visionarietà e follia. Come già in precedenza, solo senza raggiungere vertici di film cult come Videodrome, La mosca ed eXistenZ. Un body-horror dalle tinte fantascientifiche che a tratti affascina e intriga, ma non riesce mai a coinvolgere o sconvolgere del tutto. Nemmeno con la prima controversa scena, degna di Lars von Trier, quella che ha fatto scappare alcuni spettatori dalla sala durante la premiere al Festival di Cannes.


Crimes of the Future è un film concettuale, più teorico che emotivo. Pur lasciando freddi, non manca di far nascere qualche riflessione, in particolare sul concetto di arte e di rappresentazione. Sul concetto di performance, per dirla alla Marina Abramović in versione Virginia Raffaele.


E poi nel cast, accanto a Viggo Mortensen e Léa Seydoux, svetta una Kristen Stewart negli ultimi tempi in stato di grazia.


Fosse uscito 30 o 40 anni fa, Crimes of the Future sarebbe stato una visione devastante. Oggi invece qualcuno può bollarlo come una provocazione gratuita. Qualcuno può vederlo come un esercizio di stile. Qualcun altro può considerarlo come un ritorno al cinema che al regista riesce meglio. E per qualcun altro ancora può essere un Cronenberg che fa quasi una parodia di se stesso. Ognuno con le sue valide ragioni per sostenere la sua tesi.


Per quanto mi riguarda, non credo che in futuro Crimes of the Future sarà ricordato come uno dei lavori migliori di David Cronenberg, così come nemmeno uno dei suoi peggiori in assoluto tipo il terribile A Dangerous Method. Però chi può dire cosa succederà nel futuro, David Cronenberg a parte?
(voto 5,5/10)




Love & Gelato, perché Pizza & Mandolino era già stato preso

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Love & Gelato

Ciao Italia!
Come va? Ciuccio bene?

"Ragazza mia, ma cosa dici?"

No, che avete capito?
Volevo dire "Tutto bene?". Per noi ammeregani è difficile pronunciare scerte parole. Un po' come per voi italiani pronunciare ciuccie le parole in inglese. Ma l'avete sentito parlare in inglese Matthew Renzi?
Oh my God! Has he ever studied English?
Has he ever studied anything?


E a proposito di cose che mi fanno esclamare "Oh my God!", ma l'avete visto il film Love & Gelato?

Oh my God, so cute. I love it! 🍦💗

Sì, scerto, immagino che per voi italiani c'è qualche stereotaipo di troppo. Ma, I mean, l'Italia è così. Love & Gelato, Pizza & Mandolino, gente simpatica ma un po' crazy che per strada va a tutta velocità e ti urla dietro le peggio cose. We love you for this!

"Ma come cazzo guidate in Italia?"

La protagonista è Susanna Skaggs, che i più attendi di voi ricorderanno in Halt and Catch Fire.

"Si capisce che sono ammeregana?"

Don't you know this series?
Oh my God! What the fuck do you watch in Italia? Just Don Matteo and soccer matches?

Susanna Skaggs è una ragazza orfana in vacanza in Italia, dove si trova divisa tra due uomini... uomini, I mean, young adults. Uno è il classico bello e dananto, Saul Nanni, l'altro è più nerd, solo che in Italia i nerd sono patiti di cucina e non di computer. Or at least è così che vi immaginiamo noi ammeregani nelle nostre fantasie malate. Nei suoi panni c'è Tobia De Angelis, il fratellino di Matilda De Angelis, very good Italian actress.


La cosa più bella del film per noi ammeregani comunque è Roma. I would like to fuck with this city, sooo amazing, sooo beautiful. That's amore!
(voto 6/10)




Everything Everywhere All at Once: tutta la genialità del mondo in un film solo

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Everything Everywhere All at Once

Everything Everywhere All at Once è il film più folle e geniale che vedrete quest'anno. E probabilmente il prossimo. E quello dopo ancora.

È il nuovo Matrix. Ma ancora più incasinato.

"Conosci il kung fu?"

"Massì, ne ho già sentito parlare."

"Anch'io!"

È Michel Gondry che fa un film con Spike Jonze che viene riscritto da Mr. Oizo e rivisto da Flat Eric.

È Stanley Kubrick che rigira 2001: Odissea nello spazio con scimmie con le mani lunghe.


È Ratatouille rifatto con un procione al posto del topo.


È un Fatti, strafatti e strafighe che ce l'ha strafatta.

È Mia Wallace in Pulp Fiction che dice: “Ho detto cazzo che botta, che botta cazzo! Cazzo che botta!” per tutto il tempo. 

È In the Mood for Love che si dissolve in Kill Bill che si dissolve in mille altre cose.


È un film che merita di essere visto con tutti e due gli occhi ben spalancati, ma se hai a disposizione un terzo occhio meglio ancora.


È, o se non altro dovrebbe essere inserito nei dizionari per far capire cosa significa il termine “mind-blowing”. 🤯

È il film che ai prossimi Oscar meriterebbe di portare a casa tutti i premi esistenti, e quelli non ancora esistenti.

"Se non date almeno 11 Oscar a questo film vi prendo a schiaffoni di nuovo!"

È il fottuto multiverso della Marvel che finalmente ha un fottuto senso.

È tutte queste cose insieme e allo stesso tempo qualcosa di nuovo e unico.

È il motivo per cui noi esseri umani possiamo anche sentirci degli insignificanti pezzi di merda, ma quando vogliamo ci inventiamo delle figate assurde. Delle cose così assurde da essere bellissime. Delle cose così enormi da racchiudere al loro interno ogni cosa, ovunque, tutto in una volta. Tutto in un solo film.
(voto 9/10)


P.S. Everything Everywhere All at Once è una sorpresa continua e non smette di stupire anche a visione finita. Una volta scesi i titoli di coda, sono andato a googlare il cast e ho scoperto che l'interprete del marito della protagonista è Jonathan Ke Quan, l'attore che da bambino era stato Short Round in Indiana Jones e il tempio maledetto e Data ne I Goonies. E la mia testa è esplosa di nuovo. 🤯


"AAAH, sono diventato un vecchio!
E AAAH sono diventato uguale a Jackie Chan!"




I tormentoni peggiori dell'estate 2022, e quelli meno peggio

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Lo so che aspettavate l'arrivo dell'estate soltanto per questo post dedicato ai tormentoni estivi.
No?

E per cosa la stavate aspettando allora?

Non la stavate aspettando proprio?

Eccovi comunque un commento ai tantissimi tormentoni musicali estivi dell'estate italiana 2022. Che fatica ascoltarli tutti!




I peggiori tormentoni dell'estate 2022

#14 M¥SS KETA "Finimondo"

M¥SS KETA gioca a vincere facile, campionando un brano del campione delle estati italiane anni '60, Edoardo Vianello. Quest'anno andrà fortissimo nella Baby Dance, ma io la M¥SS la preferivo quando faceva l'alternativa trasgressiva.

 


#13 Takagi & Ketra feat. thasup, Salmo "Bubble"

Curiosa questa canzone, in che lingua incomprensibile è cantata?
Ah, è in cörsivœ?
Perchœœœ, adesso è diventata una linguä ufficiälœ?

 


#12 Rocco Hunt, Elettra Lamborghini, Lola Índigo "Caramello"

Reggaeton facile facile.
Facile che faccia schifo.

 


#11 Irama "PAMPAMPAMPAMPAMPAMPAMPAM"

"PAMPAMPAMPAMPAMPAMPAMPAM"è proprio l'effetto che fa: una martellata continua. Sulle parti basse.



#10 Rhove “Shakerando”

Ma una persona che sta shakerando di preciso cosa diavolo sta facendo?
E perché sua mamma deve stare tranquilla?
Fossi in lei, io mi preoccuperei.

 


#9 Baby K, Mika "Bolero"

Sulla carta doveva essere una delle grandi hit della stagione, invece al momento si sta rivelando uno dei grandi flop dell'estate 2022. Sospetto che il motivo del suo insuccesso sia la mancanza del grido "Baby K" a inizio brano, cosa che deve aver gettato il pubblico nella confusione più totale: "Oh mio Dio, e questa che sta cantando con Mika adesso chi minkia è?".

 


#8 Black Eyed Peas, Shakira, David Guetta "Don't You Worry"

Black Eyes Peas, Shakira e David Guetta hanno unito le forze. Il risultato?
Oltre che tamarrissimo, sembra un pezzo creato da un algoritmo che ha messo insieme il peggio di ognuno di loro.



#7 Alessandra Amoroso, DB Boulevard “Camera 209”

Quanto non mi era mancata, questa maledetta voce. Una voce così spaventosa che io avrei chiamato la canzone "Camera 237".
C'è però da notare che, grazie alla musichetta dei DB Boulevard, quest'anno il tormentone di Alessandra Amoroso è meno peggio del solito. Ah, se solo fosse stato un brano strumentale.

 


#6 Marco Mengoni "No stress"

Che stress Marco Mengoni che elenca una serie di riferimenti alla pop culture messi insieme a caso. Chi l'ha scritto il testo, Jovanotti?

 


#5 Kaleb Di Masi feat. Sfera Ebbasta, RVFV, Omar Varela "Hace Calor (Remix)"

I have dream. Sogno un'estate libera dalle latinate tamarrate porcate.

 


#4 Pinguini Tattici Nucleari "Giovani Wannabe"

Quando a Sanremo hanno cantato "Ringo Starr", i Pinguini Tattici Nucleari mi sembravano promettenti. Credo di non aver mai preso un abbaglio più colossale in vita mia. Il loro giovanilismo fuori tempo massimo fa imbarazzare persino un giovane wannabe come me.

 


#3 Jovanotti "I Love You Baby"

Era da tempo che Jovanotti non azzeccava una canzone di così ampio successo nazional-popolare.
Era da tempo che Jovanotti non faceva una canzone così brutta.
Coincidenze? Non credo proprio.

 


#2 Aka7Even feat. Guè Pequeno "Toca"

Oltre che il titolo di peggior tormentone dell'estate 2022, questa si gioca pure il titolo di canzone più scema di sempre. Ma che ce toca sentì?

 


#1 Fred De Palma "Extasi"

Il re della musica estiva de mierda è tornato a reclamare il suo regno.
Tranquillo Fred De Palma, il Trono di Cacca è tutto tuo.

 



I tormentoni meno peggiori dell'estate 2022

#14 Sangiovanni "Scossa"

La bimbominkiata dell'estate a firma Sangiovanni non poteva mancare. Se però mancava non è che ci lamentavamo troppo.

 


#13 Carl Brave, Noemi "Hula-Hoop"

Il remake/sequel di "Makumba". Non riuscito quanto l'originale, ma (quasi) carino.

 


#12 Tommaso Paradiso "Piove in discoteca"

Il comune di Napoli non ha ancora denunciato Tommaso Paradiso per il verso "Non prende il telefono / Davanti al golfo di Napoli"?
Mi sa allora che non prende per davvero.

 


#11 Blanco "Nostalgia"

Sesso, parolacce, generica disperazione esistenziale, cantato in cörsivœ. Nonostante un solo album all'attivo, Blanco ha già uno stile tutto suo, subito riconoscibile, che però rischia di diventare stereotipo. Per il momento comunque funziona ancora e non fa venire la nostalgia dei suoi esordi, nel lontano 2020.

 


#10 ANNA "Gasolina"

Favolosa ANNA che per il suo tormentone 2022 è andata a ripescare un pezzo super trash de Il mondo di Patty.
Sì, è tutto favolosamente vero.

 


#9 Boomdabash, Annalisa “Tropicana”

E maledetta l'estate, col suono delle sirene, delle cicale e... dei Boomdabash.
Meno male che Annalisa c'è. E mi piace.

 


#8 Ana Mena "Mezzanotte"

Il premio per il miglior product placement all'interno del testo di una canzone dell'anno va a...
Ana Mena per: "È un momento d'oro per noi, il nostro Golden Point".

 

Da non perdere il video della versione spagnola del pezzo, con Ana che Mena gli zombie.

 


#7 Fabri Fibra, Maurizio Carucci "Stelle"

Applausi per Fibra. E pure per Carucci. Con loro il tormentone estivo è tamarro il giusto, senza esagerare.



#6 Elisa, Matilda De Angelis “Litoranea”

Tutto può succedere e la carriera di Matilda De Angelis adesso prosegue veloce come il vento anche nella musica. Insieme a Elisa, l'attrice italiana che si sta facendo notare pure a Hollywood forma il duo più a sorpresa dell'estate 2022. Ora voglio un album da solista tutto suo, o magari il ritorno con il suo gruppo, i Rumba de Bodas.
                              


#5 Ditonellapiaga "Disco (I Love It)"

I love it!
La canzone, non chi mette il ditonellapiaga.

 


#4 Margherita Vicario "Onde"

Com'è possibile che Margherita Vicario non sia la più grande popstar italiana?
Io non l'ho mica capito. Ha la voce, le canzoni, il look, l'attitudine e pare che dal vivo spacchi di brutto. Un giorno, magari già il prossimo anno, parteciperà a Sanremo e tutta la Nazione si accorgerà di lei. Godiamocela allora per ora, intanto che è ancora un fenomeno relativamente indie.

 


#3 Fedez, Tananai, Mara Sattei "La dolce vita"

Squadra che vince... si cambia. Per il tormentone 2022 Fedez ha sostituito Achille Lauro e Orietta Berti e c'è da dire che i due rimpiazzi se la cavano bene. Mara Sattei a livello vocale surclassa l'Oriettona nazionale - sorry Berti lo sai anche tu che è così - e Tananai fa scordare Achille Lauro aggiungendo il suo tocco da genio del surrealismo: in un pezzo estivo italiano non si sa bene perché parla di Oktoberfest.
Grazie a loro il sequel di "Mille" con le sue sonorità ancora una volta 60s funziona quanto l'originale, e forse anche meglio.

 


#2 La Rappresentante di Lista "Diva"

I La Rappresentante di Lista sono sempre irresistibili, divini e ciao ciao a tutti gli altri.

 


#1 Elodie “Tribale”

"Tribale"è come una canzone di Paola & Chiara dei tempi migliori, solo cantata bene. Grazie Elodie.

 



Trash Award
Valeria Marini feat. Shainy El Brillante "Baci stellari"

Quest'estate Valeria Marini ci blessa con un video che fa girare la testa e una canzone che, nel suo trash, sa come rimanere in testa. In radio però non la passano, perché chiaramente c'è qualcosa che non ci dicono e da parte dei Poteri Forti c'è un Gomblotto nei confronti della Vera Musica.

 




Cha Cha Real Smooth non è il ballo dell'estate, è un film da non perdere

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Siete pronti per fare festa?

Boh, sì

Ho detto: Siete pronti per fare festa?

Sìììììììì!!!

Così vi voglio!

E siete pronti per guardare un bel film?

Boh, sì

Ho detto: Siete pronti per guardare un bel film?

Sì, cazzo, sììììììììì!!!

Eccovelo, porcoddue!!!

Cha Cha Real Smooth

Cha Cha Real Smooth è la storia di Andrew, un ragazzo che, dopo essersi laureato, torna a vivere con la mamma e non sa bene cosa fare del resto della sua vita. Fino a che una sera partecipa al Bar Mitzvah di un amico del suo fratellino e inizia a intrattenere la folla.


Siete caldi?

Volete ballare?

Fatemi vedere come muovete quelle chiappe!

Ecco, qualcosa del genere, tenendo presente che il pubblico cui si rivolge è quello di un gruppo di ragazzini sui 13 anni accompagnati dai loro genitori.

Andrew scopre così di avere un talento naturale come intrattenitore. Solo che lui è davvero divertente e simpatico, non come Fiorello o gli animatori nei villaggi vacanze. La sua vita a questo punto svolta e di più non vi dico, che vi ho già svelato troppo, se non che a un certo punto c'è anche Dakota Johnson, una che zitta zitta continua a infilare un bel film indie dopo l'altro. E pensare che c'è ancora gente che la considera soltanto la tipa che si faceva sculacciare nella saga di Cinquanta sfumature. O al massimo la fidanzata di Chris Martin dei Coldplay. Non so quale delle due cose sia peggiore, LOL.

"Non lo so nemmeno io."

Nei panni del protagonista Andrew c'è Cooper Raiff, che del film è anche regista e sceneggiatore ed è qui alla sua opera seconda dopo l'esordio nel 2020 con Shithouse.


Di lui finora non sapevo nulla, ma dopo aver riso, pianto ed essermi esaltato insieme a lui e al suo Cha Cha Real Smooth, adesso sono pronto a scommettere che diventerà la next big thing di Hollywood.

Chi sarà la next big thing di Hollywood?

Boh, forse Cooper Raiff

Ho detto: Chi sarà la next big thing di Hollywood?

Cooper Raiff!!!

(voto 7,5/10)





The Gray Man - Cinquanta sfumature di uomo grigio

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The Gray Man

Il film Netflix più costoso di sempre.
Un cast stellare ricco di sex symbol guidato da Ryan Gosling, Chris Evans, Ana de Armas e Regé-Jean Page.
Una produzione che vuole dare il via a una nuova saga action spionistica a metà strada tra James Bond e Mission: Impossible.
Un successo assicurato, che però funziona solo a metà.

"In questo momento stanno cercando di uccidermi, quindi no, non m'interessa cambiare gestore telefonico per risparmiare 0,99 euro al mese."

The Gray Man è un solido action moderatamente d'impatto, che farà felice il pubblico che cerca un intrattenimento leggero e senza troppe pretese e che tutto sommato fa il suo dovere. Peccato che non possieda manco un briciolo di originalità e, pur essendo più riuscito dell'ultimo Bond con nonno Daniel Craig, non si avvicina ai livelli di spettacolarità e spericolatezza di un Mission: Impossible con Tom Cruise a caso.

"Te lo sai fare questo, Ryan?"

Bruttarella la regia dei fratelli Russo, che confermano di essere i nuovi Michael Bay. Tutto fumo e niente arrosto. Con in più una serie di riprese fluttuanti in stile POV di una mosca che più che esaltare fanno venire la nausea. E il cast?

Ryan Gosling è fighissimo e di pochissime parole, come al solito.

"Ma se sono vestito d'arancione/marroncino, perché diavolo il film si chiama The Gray Man?"

Ana de Armas è fighissima e sprecatissima, come al solito.


Regé-Jean Page è fighissimo e odiosissimo, come al solito.

"Dici che ho fatto bene a lasciare Bridgerton?"
"No, secondo me hai fatto una cazzata pazzesca."

Chris Evans è fighissimo e inespressivissimo, come al solito. Il punto debole del cast è lui, che si rivela del tutto improbabile come villain di turno. Non c'è niente da fare. Ha troppo la faccia da bravo ragazzo per un ruolo del genere. Gli manca del tutto lo sguardo da pazzo alla Jack Nicholson o l'ambiguità di un Kevin Spacey. E il baffetto che sfoggia lo fa sembrare più un nazista gay che un cattivone psicopatico. O forse l'intenzione era proprio questa?


In mezzo a tante star, la migliore del cast risulta la giovane Julia Butters, già piccola idola in C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino. La comparsa del suo personaggio a un tratto sembra poter dirigere il film in una direzione più umana, più emotiva, più coinvolgente, tipo Natalie Portman in Léon.


Peccato sia solo un'illusione. Ben presto The Gray Man torna sui sentieri del tipico action thriller fracassone pieno di sparatorie, combattimenti, inseguimenti ed esplosioni. Lo spettacolo è garantito, se siete feticisti di questo genere di cose.
(voto 5/10)




Ma dici sul serie? Le serie TV di Luglio 2022

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Estate. La stagione ideale per uscire, godersi il sole, andare in spiaggia, vivere?

Giammai! Semmai è la stagione ideale per recuperare le serie che ci siamo persi, o abbiamo rimandato, nei mesi precedenti. Ecco qualche visione che mi sono gustato sotto l'ombrellone.



Da vedere

Le 7 vite di Léa
(stagione 1)

Le 7 vite di Léa è un Ritorno al futuro per le nuove generazioni, con dentro un pizzico di Freaky Friday. È una serie francese ambientata tra il presente e i primi anni '90 che, nonostante gli spunti fantascientifici e i temi dei viaggi nel tempo e dello scambio di corpi, è soprattutto una riflessione sul rapporto tra genitori e figli. Un incontro/scontro generazionale che poi è anche una storia d'amore molto particolare.


Le 7 vite di Léa è una serie da sogno che sembra uscita da uno dei miei sogni e invece è reale. Ed è bellissima.


In My Skin
(stagione 1)

Dopo che è stata premiata come miglior serie drama ai BAFTA 2022, mi sono chiesto: "Ma questa In My Skin sarà davvero una gran serie?".

Sì, lo è. Per farla breve, parla di una teenager gallese alle prese con una madre bipolare e posso definirla come un incrocio tra Skins e Qualcuno volò sul nido del cuculo, con una qualità di scrittura alla Fleabag. Se dicendo così non vi attira manco un po', non so più che dirvi, figlioli miei.


Pistol
(stagione 1)

Non saranno stati i musicisti tecnicamente migliori del mondo, ma chissenefrega?
I Sex Pistols hanno cambiato la storia della musica e della pop culture. O dovrei dire della punk culture?
Il confine tra pop e punk è sempre più sottile, si veda il recente revival a sorpresa della musica pop-punk. I Sex Pistols poi in fondo erano (quasi) una boy band costruita a tavolino, in cui il look, l'immagine e l'attitudine avevano la stessa importanza delle canzoni. E forse pure di più.

"Boy band 'sto cazzo!"

Qualunque cosa si pensi di loro, Pistol è una serie fighissima, girata da un Danny Boyle tornato in forma Trainspotting. Una visione consigliata anche ai non fan dei Pistols. Il primo episodio, per dire, è quasi una canzone d'amore dedicata a David Bowie.


E tra i personaggi della serie c'è anche Chrissie Hynde, la cantante dei Pretenders, interpretata da Sydney Chandler, la figlia di Kyle Chandler, il protagonista di Friday Night Lights.


Insomma, se non guardate Pistol siete proprio dei pistola, come si dice dalle mie parti. A settembre arriva su Disney+ (ma che davvero?), quindi tenetevi pronti.


Stranger Things
(stagione 4, seconda parte)
"Io al parrucchiere gli avevo chiesto un taglio all'ultima moda, e guardate come m'ha conciato."

Stranger Things non è una serie come le altre. Quando escono i nuovi episodi il mondo si ferma, Netflix va in down e in giro, o se non altro sul web, non si parla d'altro. Tutti corrono a guardarla. Un po' perché è una serie che crea un infoiamento come poche altre, e un po' perché bisogna vederla prima di incappare in qualche spoiler. A distanza di poche ore dall'arrivo in streaming, sui social è difficile non pestare uno spoilerone di Stranger Things quasi quanto non pestare un merdone in una cittadina ligure.

"Non sono messo troppo bene, ma sono comunque più sexy di Will con quei capelli."

Com'è il finale della quarta stagione?
Ormai lo sapete tutti. Personalmente l'ho trovato denso, intenso, emozionante, forse hanno messo dentro persino troppa roba. Qualcosa se lo sarebbero potuti tenere per la quinta stagione, annunciata come l'ultima della serie, ma evidentemente per il gran finale i fratelli Duffer hanno già altre idee. Meglio così. L'attesa può cominciare.

Intanto vi lascio con la classifica dei miei personaggi preferiti della quarta stagione.

#4 Argyle

Lo vedo bene in rampa di lancio per una (strafattissima) serie spin-off tutta su di lui.

#3 Robin
"Solo terza?"

La rivelazione della terza stagione continua a essere adorabile e ogni volta che apre bocca mi fa morir dal ridere. Avrebbe meritato più spazio.

#2 Max
"Non m'hanno nominata agli Emmy e Pensieri Cannibali mi mette soltanto al secondo posto?
La vita è proprio ingiusta."

Questa è stata la stagione di Max. Le scene in cui è protagonista sono diventate cult, così come la sua canzone preferita: "Running Up That Hill" di Kate Bush, il tormentone musicale più sorprendente dell'estate 2022, e pazienza se è un pezzo del 1985. Grandiosa l'interpretazione di Sadie Sink, ingiustamente snobbata dagli Emmys.

#1 Eddie

L'idolo della stagione. Il metallaro loser considerato da tutti come il nemico pubblico numero 1 che a sorpresa si trasforma in eroe. Ho ancora le lacrime agli occhi.



Da evitare

The Terminal List
(stagione 1, episodio 1)

L'americanata di cui non si sentiva alcun bisogno, o almeno io non sentivo alcun bisogno. La tipica serie action thriller da (finti) uomini duri con un Chris Pratt che purtroppo dimentica a casa l'umorismo dei suoi personaggi più celebri, quelli delle saghe di Guardiani della Galassia e Jurassic World, si prende troppo sul serio e finisce per fare una figura barbina.

"Mi sono dimenticato la mia battuta.
Non perché il mio personaggio soffre di amnesia, ma perché faceva troppo schifo."

Agli amanti dei gomblotti e del "non ce lo dicono" comunque piacerà. Così come al pubblico di Italia 1. Tutti gli altri invece possono pure terminare la visione ancora prima d'incominciarla.


La casa di carta: Corea
(stagione 1, episodio 1)
Sensazione di déjà vu ne abbiamo?

La casa di carta: Corea è un ottimo remake. E allora perché l'ho messa tra le serie da evitare? Sono psicopatico?
No. Cioè, magari sì, ma in questo momento non ha importanza. Questo adattamento s'inventa uno spunto notevole per trasportare l'azione dalla Spagna al contesto coreano, in più è ben girato e recitato. Solo che, al di là dell'idea iniziale, sia personaggi che situazioni sono troppo simili all'originale per giustificare il remake di una serie iniziata nel 2017 e terminata appena lo scorso anno, il cui ricordo è ancora ben impresso nella mente persino di chi ha una memoria de mierda come la mia.

La casa di carta: Corea quindi è un ottimo remake. Solo, è del tutto inutile.



Cotta del momento
Génesis Rodríguez (The Umbrella Academy)

Arrivata alla terza stagione, The Umbrella Academy gioca la carta del multiverso. Sì, lo so, che palle! Però lo fa meglio della Marvel, e va beh non è che ci vada molto, e io tutto sommato questa serie continuo a seguirla con grande piacere. D'estate si sta bene sotto l'ombrellone, e pure sotto l'Umbrella Academy. Merito anche, non lo nascondo, di una new entry più che gradita: Génesis Rodríguez, di cui si innamora uno dei protagonisti dello show e di cui, non lo nego, mi sono innamorato pure io. 



Guilty Pleasure
Boo, Bitch
(stagione 1)

Una ragazza viene investita da un'auto e muore. Solo che tutti la vedono ancora. Com'è possibile una roba del genere?

Lo scoprirete guardando Boo, Bitch, una serie comedy adolescenziale che è pure una ghost shory alla Ghost che no, non fa paura, ma per l'estate è spaventosamente perfetta.

"AAAH!"
"Sicuri che non faccia paura?"




La musica di Luglio 2022, dagli Slipknot a Beyoncé

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Qui nella redazione di Pensieri Cannibali si ascolta di tutto, dagli Slipknot a Beyoncé. Potete chiamarla versatilità, eclettismo, oppure schizofrenia.

Riflettendoci, credo che schizofrenia sia la parola più appropriata. Anche perché non esiste nessuna redazione di Pensieri Cannibali.



Canzoni Top

#4 Slipknot "The Dying Song (Time to Sing)"

Tremate tremate, gli Slipknot son tornati!
"The Dying Song (Time to Sing)"è un nuovo inno di brutale impatto, che non disdegna pure una discreta melodia, e anticipa in maniera efficace il loro prossimo album "The End, So Far", fuori il 30 settembre 2022. Boo!

 


#3 Lazza ft. Takagi & Ketra "Panico"

La trap ha fatto anche cose buone. Poche, ma ne ha fatte. Come questa canzone di Lazza, in cui il trapper nuovo re delle classifiche italiane flirta decisamente con il pop.
Il fascismo invece no, mai. Ricordatevelo il prossimo 25 settembre, quando nella cabina elettorale sarete presi dal panico perché non saprete chi votare.

 


#2 Billie Eilish "TV"

Preferisco quando Billie Eilish "gioca" con la musica elettronica insieme al suo fratello Finneas, ma anche in versione acustica è sempre un bel sentire. E con poco conferma ancora una volta di essere una fuoriclasse.



#1 The 1975 "Part of the Band"

I The 1975 possono piacere o non piacere, ma è difficile definirli una band prevedibile, o che suona sempre la stessa canzone. Il loro precedente album, per dire, conteneva pezzi jazz, dubstep, industrial metal alla Marilyn Manson e pure la voce di Greta Thunberg, tra le varie cose.

Come prima anticipazione del loro nuovo album "Being Funny in a Foreign Language", in uscita il 14 ottobre 2022, i The 1975 ci regalano invece un brano folkeggiante che sembra "Viva la Vida" dei Coldplay rifatta nello stile di Phoebe Bridgers. Suonando in maniera del tutto personale.

 


Album da ascoltare

#3 Working Men's Club "Fear Fear"

Se volete fare un salto negli anni '80, ma non avete una DeLorean sotto mano, ecco una valida alternativa. I Working Men's Club suonano così tanto Ottanta che potrebbero inserire una loro canzone nella quinta stagione di Stranger Things e nessuno si accorgerebbe che è un pezzo del 2022.

 


#2 Beyoncé "Renaissance"

Il nuovo album di Beyoncé non è un semplice disco, è una discoteca. Mentre noi durante il lockdown ce ne stavamo spaparanzati sul divano divisi tra la visione di una nuova serie Netflix e momenti di disperazione, Queen B si rifugiava in studio, dove concepiva un lavoro in tre atti. Il primo, appena uscito, si chiama "Renaissance" ed è come sentire Beyoncé che fa la DJ suonando la musica che più le piace ballare, soprattutto house anni '90 e disco anni '70, e si mette a cantarci e rapparci sopra. Il risultato è un album da ballo e da sballo, ricco di suoni e parole che sarà un divertimento sviscerare nelle prossime settimane. Mi sa che il mio lavoro quest'estate sarà proprio ascoltarmi per bene questo "Renaissance".

 


#1 Beabadoobee "Beatopia"

Dopo aver ascoltato il primo singolo "Talk", da Beabadoobee mi aspettavo un album tirato, molto alternative rock anni '90. Così non è. Al di là di una manciata di pezzi uptempo, "Beatopia"è un disco ricco di melodie delicate, atmosfere folkeggianti, pezzi per lo più acustici e sussurrati. Un album dolce, tenero, innocente, che forse non è quello che desideravo, ma è quello di cui avevo bisogno.

 



Guilty Pleasure
Mariottide feat. Fernandello "Sudo e basta"

La mia estate in una canzone: sudo e basta.

 



Cotta del mese
Maya Hawke "Thérèse"

Non è solo la figlia di Uma Thurman ed Ethan Hawke.
Non è solo una delle star di Stranger Things.
Non è solo una delle giovani attrici più promettenti in circolazione.
Maya Hawke è anche una delle giovani cantautrici più promettenti in circolazione. Il suo primo album "Blush", uscito nel 2020, è una piccola meraviglia e il secondo "MOSS", in arrivo il 23 settembre 2022, rischia di essere anche meglio. Basta ascoltare il primo incantevole singolo "Thérèse", accompagnato da un video sporcaccione e vietato ai minori diretto da Brady Corbet, per farsene un'idea.

 



Video del mese
Stromae with Camila Cabello "Mon amour"

Cosa succede se Stromae e Camila Cabello partecipano a un reality show stile Temptation Island/Love Island/Jersey Shore?
Ecco la risposta.

 



Diludendo Award
Interpol "The Other Side of Make-Believe"

Gli anni passano per tutti e gli Interpol ormai sembrano entrati in quella tipica fase che arriva nella carriera di molte band in cui realizzano dei dischi nemmeno brutti, solo mezzi noiosetti e belli lontani dai fasti degli esordi. Il loro nuovo "The Other Side of Make-Believe"è un lavoro più che dignitoso, a tratti affascinante e nel complesso privo di scivoloni, però anche privo di momenti davvero incisivi o capaci di rimanere impressi.
Oh, non è che per caso c'aveva ragione il Liga quando cantava che "Chi s'accontenta gode, così così"?

 


Il peggio

#2 Black Midi

Una parte della stampa specializzata (ma specializzata in cosa?) li esalta come dei fenomeni. Per me invece i Black Midi sono giusto dei fenomeni da baraccone pretenziosi e irritanti. Ma forse sono io troppo poco specializzato per loro.

 


#1 Imagine Dragons

Non avete idea di quanto mi facciano cacare gli Imagine Dragons. Beh, ora che ve l'ho detto ce l'avete.
Lo so che al mondo esistono gruppi peggiori, però tra gli artisti considerati non si sa bene perché "rock" e più o meno "indie", sono tra i pochi che puntualmente, e ingiustamente, passano in radio e in TV. Ogni volta con un pezzo più fastidioso del precedente.

 




Stardust - Polvere di Bowie

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Stardust

Si può fare un film su David Bowie senza la musica di David Bowie?

⭐ #1 Se c’è un’artista che ha dimostrato che niente è impossibile, beh, quello è proprio Bowie.

"A me sembra comunque una pessima idea."

⭐ #2 È già stato fatto e il risultato, almeno per quanto mi riguarda, è stato grandioso. Parlo di Velvet Goldmine, uno dei miei film musicali preferiti di sempre. “Eravamo partiti per cambiare il mondo... e abbiamo cambiato solo noi stessi”, si dice nella pellicola. Sarà che quando l’ho visto avevo 17 o 18 anni, ma il mio modo di vedere il mondo Velvet Goldmine sicuramente l’ha cambiato. In quel caso il protagonista era il fittizio David Slade, però i riferimenti a David Bowie erano chiari.


⭐ #3 L’hanno fatto di nuovo. Stardust non è assolutamente ai livelli di Velvet Goldmine, però non è nemmeno il disastro annunciato che si poteva immaginare dopo l’uscita del discusso trailer. Il protagonista Johnny Flynn propone un accento “leggermente” forzato, ma dopo un po’ non ci si fa più troppo caso e non appare poi così fuori ruolo. Anche se io personalmente nei panni di Bowie vedrei meglio Achille Lauro. Ecco, l’ho detto.


Il problema numero 1 di Stardust non è allora tanto il protagonista, quanto la colonna sonora, e per un film musicale non è un difetto da poco. La famiglia di Bowie non è stata coinvolta nella lavorazione della pellicola e non ha concesso i diritti per usare le sue canzoni. Come in Velvet Goldmine, dove però l’assenza delle canzoni dell’artista veniva colmata da una soundtrack spettacolare, con pezzi firmati dai Venus in Furs, band fittizia con Thom Yorke dei Radiohead alla voce, scusate se è poco, oltre a brani di Roxy Music, Lou Reed, Shudder to Think, Brian Eno, Pulp e i Placebo alle prese con un pezzo dei T. Rex.

 

In Stardust invece ci si è arrangiati alla buona con delle cover anonime eseguite dal protagonista Johnny Flynn, che se la cava così così, di pezzi realmente coverizzati in quel periodo dal futuro Duca Bianco.

Nonostante tutti i suoi limiti e difetti, non sono comunque dispiaciuto di aver affrontato la visione di Stardust. È un lavoro che fa riflettere su come fare, e soprattutto su come non fare, un biopic musicale. Inoltre, è anche una riflessione personale di quello che, dopo l’uscita del sottovalutato “The Man Who Sold the World”, è stato uno dei periodi più difficili nella carriera di “David prima di Bowie”, come recita il sottotitolo italiano. O anche di quando David si sentiva come un Bowie che non ce l'ha fatta. Non ancora.

"Io invece mi sento più come un Achille Lauro che non ce l'ha fatta."

Un ritratto, veritiero o meno che sia, lontano dalle solite mitizzazioni di un artista e di un uomo in crisi. Cosa più importante, fa venire una voglia matta di andarsi a risentire i dischi di David Bowie di quel periodo. Quelle canzoni che avresti voluto sentire partire all’interno del film e invece niente, come un orgasmo trattenuto che non arriva mai.
(voto 5,5/10)




Stroncature di una notte di mezza estate

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Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Sono esagerato se dico che film come questo sono la morte del cinema?
No. Sono solo sincero. Non credo a chi dice che è grazie a lavori come questo se poi possono essere finanziate delle pellicole indipendenti e coraggiose. Il successo dei titoli del Marvel Cinematic Universe contribuisce solo alla continuazione all'infinito di questo franchise e basta. Il successo di un film come Everything Everywhere All at Once contribuisce invece alla realizzazione di pellicole indipendenti e coraggiose e fa inoltre capire che con il concetto di Multiverso si possono realizzare dei prodotti ricchi di idee. E non solo delle boiate.

"Ho visitato tutti gli universi possibili, e in ognuno di essi questo film fa cagare"

Idee. Quelle che mancano al pasticciato Doctor Strange nel Multiverso della Follia, dove l'unica follia l'ha fatta Sam Raimi quando ha accettato di dirigerlo. Le scene migliori sono quelle in cui il regista de La casa gira nel suo stile, anche se sembrano più che altro una parodia del suo stile. Per il resto, ovvero per il 99% della sua eccessiva durata, questo film avrebbe potuto dirigerlo qualsiasi mestierante intercambiabile di Hollywood e nessuno avrebbe notato la differenza.

"Sam, perché hai accettato di fare questo film?"
"Per lo stesso motivo per cui hai accettato tu, Benedict."
"Ah, quindi per amore dell'arte!"

La colpa peggiore di questo film scempio?
Avere rovinato del tutto un personaggio come Wanda Maximoff / Scarlet Witch, interpretata da una sprecatissima Elizabeth Olsen. Quanto di buono visto nella serie WandaVision qui è stato buttato tutto nel cesso e la chiusura della sua storyline è banale e deludente.

"Interessante questo film... vi spiace se mi faccio un attimo un pisolino?"

Comunque non è nemmeno colpa del film. È solo colpa mia se mi aspetto che il Marvel Cinematic Universe possa buttare fuori ancora qualcosa di un briciolo originale e decente. WandaVision è stata un'eccezione e il finale di serie, che rientrava nei soliti binari standard dell'MCU, già doveva farmelo capire.
(voto 3/10)


The Northman
"Sì, sto indossando lo stesso abito di Dwayne Johnson in Hercules, e allora?"

Perché noi di The Northman ce l'abbiamo duro.
Negli USA l'estrema destra ha visto il nuovo film di Robert Eggers come un manifesto cinematografico della sua ideologia. Non so se sia davvero così. Si potrebbero aprire discussioni infinite al riguardo e sinceramente non c'ho voglia di aprirle. Anche perché il problema di questa pellicola, più che a livello ideologico, va ricercato nella scontatezza della sua vicenda da revenge movie, prevedibili plot twist compresi, e nell'incapacità di coinvolgimento del protagonista interpretato da un Alexander Skarsgård forse troppo vecchio in là con gli anni per il ruolo di un ragazzo in cerca di vendetta. Sembra un episodio scarso di Vikings, o un episodio noioso di Game of Thrones. Quindi un episodio medio di Game of Thrones.


I patiti di mitologia scandinava probabilmente impazziranno per questo film, così come qualche estremista di destra, che abbia o meno ragione di farlo. Io che invece sono patito soltanto di Anya Taylor-Joy non ho trovato una joy nemmeno nella sua interpretazione, per carità non malvagia ma parecchio al di sotto delle sue ultime pazzesche performance, complice un personaggio scarsino e che riesce a ritagliarsi poco spazio, come pure quelli di Björk, Willem Dafoe, Ethan Hawke e Nicole Kidman. Cast stellare, film molto meno.
(voto 5/10)

"Pensieri Cannibali che parla male di un mio film? Non ci credo, non voglio vedere."


Men

Una donna decide di andare a passare le sue vacanze non a Ibiza, non alle Hawaii, non in Salento bensì in un'inquietante villa in un paesino inglese sperduto in mezzo al nulla. In culo ai lupi o, come (forse) dicono gli inglesi, in the ass of the wolves. Il classico inizio per un classico horror?

"Un film intitolato Men che ha per protagonista una donna?
Che storia è mai questa?"

Per certi versi sì, per altri no. Men è un folk horror con una trama non particolarmente originale, con lampi deliranti che mi hanno lasciato a dir poco... basito. Non credo di aver mai usato questa parola prima, ma in questo caso credo sia perfetta. Men è una pellicola che sembra sempre sul punto di decollare, senza farlo, e poi nella parte finale svacca del tutto. Il nuovo film di Alex Garland, regista degli splendidi Ex Machina e Annientamento, interpretato dalla sempre valida Jessie Buckley e da un molteplice Rory Kinnear, sa stupire e sorprendere. Solo, non in positivo.
(voto 5/10)


The Princess

The Princess è stato salutato da alcuni come un film quasi rivoluzionario. Finalmente un action dove una donna mena. Ehm, scusate, ma non l'avete visto Kill Bill, uscito nel 2003/2004? E prima di allora ce ne sono stati altri, credo, e dopo ne sono arrivati sicuramente parecchi altri, quindi la novità 'ndo sta?

"Sono una principessa moderna: meno, rutto, scoreggio e adesso mi vado a vedere una partita di calcio amichevole tra due squadre di serie C!"

L'idea che una donna per farsi rispettare debba comportarsi come un uomo, un uomo violento, mi sembra poi una visione del femminismo alquanto distorta e discutibile. Non a caso The Princess è scritto e diretto da uomini, proprio come questa recensione. Quindi, di cosa stiamo parlando?

Certo, vedere il personaggio di una principessa lontano dalla solita principessa Disney del passato di per sé è una cosa positiva, ma anche su questo The Princess arriva con un paio di decenni di ritardo. Hello, nessuno ricorda la principessa Fiona di Shrek?!?
(voto 4/10)


Troppo cattivi

Troppo cattivi aveva l'aria di quel film d'animazione anti-Disneyano e perfido di quelli che piacciono a me. Sbagliavo. Dietro la pseudo-cattiveria dei personaggi in realtà si nasconde la solita morale buonista tipica della peggior Disney, o di robette tipo Cattivissimo me. È proprio vero: non ci sono più i cattivi di una volta. Almeno al cinema.
(voto 5/10)


America Latina

Li si ama o li si odia. I fratelli D'Innocenzo avevano diviso pubblico e critica con il loro precedente lavoro, Favolacce, che personalmente avevo trovato notevole, per quanto imperfetto. Le aspettative per il loro film successivo erano quindi alle stelle, specie dopo aver saputo che i Verdena si sarebbero occupati della colonna sonora. È quindi con un forte rammarico che devo ammettere che America Latina è un film... tremendo. E sono ancora buono.


I fratelli D'Innocenzo li si ama o li si odia e a questo giro li ho odiati. Gli ingredienti di partenza non sono poi nemmeno tanto distanti da quelli di Favolacce. Nonostante il titolo ingannevole, America Latina non è ambientato nell'America Latina, bensì nella provincia di Latina, con un'ambientazione laziale vicina e quella di Favolacce, così com'è simile la storia raccontata, che sembra presa da un articolo di cronaca nera. Solo che a questo giro niente funziona. La vicenda sa di già visto e non ha la minima presa. La regia "artistica" appare più fastidiosa che necessaria. Elio Germano viaggia al di sotto dei suoi standard. Il colpo di scena finale è tutto fuorché inaspettato. Persino la soundtrack dei Verdena, utilizzata poco e male, non riesce a spiccare particolarmente.

L'unica soddisfazione regalata da questo film: i Verdena ai David di Donatello.

Nonostante il titolo, America Latina non ha niente a che fare con la musica reggaeton. A parte che fa schifo uguale.
(voto 4/10)

"Ciao Cannibal, tranquillo. Le critiche noi le prendiamo bene, non stiamo assolutamente venendo a menarti, no no."




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