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GESÙ, GIUSEPPE E SILS MARIA, KRISTEN STEWART SA RECITARE!

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Sils Maria
(Francia, Svizzera, Germania, USA, Belgio 2014)
Titolo originale: Clouds of Sils Maria
Regia: Olivier Assayas
Sceneggiatura: Olivier Assayas
Cast: Juliette Binoche, Kristen Stewart, Chloe Grace Moretz, Johnny Flynn, Angela Winkler, Lars Eidinger, Hanns Zischler, Claire Tran, Brady Corbet
Genere: metacinematografico
Se ti piace guarda anche: Maps to the Stars, Birdman, Demonlover, Il mistero dell'acqua

Ci sono cose che uno non si immaginerebbe mai di dire in tutta la sua vita.
Cose tipo: “Maurizio Gasparri ha detto proprio una frase intelligente!”.
Oppure tipo: “Che bello l'ultimo film di Paolo Ruffini!”.
O ancora tipo: “Kristen Stewart è davvero un'ottima attrice!”.

Quanto alle prime due, niente è cambiato e credo non cambierà mai. La terza invece mi sono ritrovato con mia somma sorpresa a gridarla, al termine della visione di Sils Maria. Che poi è un'ingiustizia, giudicare un'attrice, o in generale un artista, soltanto per il suo lavoro più noto. Come se Kristen Stewart fosse Bella Swan. Come se il fatto che Twilight sia una cagata pazzesca implichi che la colpa sia della Stewart. Come se il fatto che in quella serie di film reciti sempre peggio, fino a raggiungere in Breaking Dawn - Parte 1 e 2 livelli agghiaccianti, significhi per forza che come attrice non valga niente. O come se il fatto di aver recitato in una saghetta vampiresca commerciale significhi che sia insignificante come il personaggio che ha portato sul grande schermo.

In esclusiva solo per Pensieri Cannibali, Kristen Stewart ride per la prima (e a oggi unica) volta in vita sua.

È anche su questo che riflette Sils Maria. Su questo e su un sacco di altre cose, visto che è uno dei film più densi e ricchi di significati che mi sia capitato di vedere da parecchio tempo a questa parte.
Sils Maria è una pellicola molto metacinematografica, incentrata sul mondo del cinema e del teatro e sulla recitazione in generale. Un film se vogliamo radical-chic e autoreferenziale, fatto apposta per piacere agli appassionati di cinema, meno magari ai fruitori occasionali. Un lavoro che in qualche modo si aggiunge alle riflessioni sul mondo attoriale fatte, in maniere molto differenti tra loro, dal film premio Oscar Birdman, o dal corrosivo Maps to the Stars di David Cronenberg, o anche dal simpatico thriller-horrorino Open Windows con Sasha Grey ed Elijah Wood. Anche qui si parla di vita di attori e del rapporto che hanno con i loro personaggi.

Nel caso di Sils Maria, a essere messa in scena è la vita di Maria Enders, un'attrice francese cresciuta con il teatro e con il cinema d'autore che però poi si è trovata ad avere a che fare anche con la macchina hollywoodiana. Un percorso un po' inverso rispetto a quello del Michael Keaton di Birdman, ma pure in questo caso possiamo vedere riflessi piuttosto evidenti della carriera dell'attrice che la impersona, ovvero Juliette Binoche. Va detto in ogni caso che la Binoche, rispetto al suo personaggio in Sils Maria, nonostante qualche film hollywoodiano o vagamente commerciale nel corso della sua carriera non ha mai ceduto del tutto ai blockbusteroni. Al punto da aver rifiutato il ruolo di protagonista femminile in Jurassic Park per girare Gli amanti del Pont-Neuf di Leos Carax e la trilogia dei colori di Krzysztof Kieślowski.


In Sils Maria, la sua Maria Enders è un'attrice di mezza età che si reca a Sils Maria, un paesino svizzero in cui si celebra il regista che l'ha lanciata e che tra l'altro, per una sfortunata coincidenza, muore proprio in quei giorni e quindi l'evento si trasforma in un omaggio postumo nei suoi confronti. La diva Maria Enders partecipa a questa trasferta svizzera che a tratti sembra quasi una gita scolastica insieme all'assistente, una Kristen Stewart ENORME. Ebbene sì, l'ho detto, e tra l'altro questa parte le è valsa il meritato premio di miglior attrice non protagonista ai César, gli Oscar del cinema francese. In mezzo agli affascinanti paesaggi alpini, Maria Enders si troverà a prendere in considerazione l'idea di riprendere il ruolo che l'aveva lanciata una ventina d'anni prima, in una nuova versione teatrale in cui però è chiamata a interpretare l'altra protagonista femminile della storia, ovviamente questa volta quella più anziana.

Il film a questo punto si gioca le sue numerose altre carte. Non solo quelle della vita di un'attrice, non solo quella del rapporto intimo con il personaggio che le ha regalato la popolarità, ma anche il confronto con il tempo che passa e con un personaggio differente, uno con cui non avrebbe mai pensato di potersi cimentare e invece...
Invece le cose cambiano. Gli attori cambiano. La percezione che abbiamo di loro cambia. Kristen Stewart può passare dall'essere qualcosa di inguardabile come negli episodi conclusivi della serie di Twilight all'essere un'attrice valida, come notato di recente in Still Alice, fino a poter essere considerata addirittura un'ottima attrice. Qui in Sils Maria Juliette Binoche è brava, ma la Stewart è bravissima, anche perché la prima è chiamata a impersonare una variante di quella che può essere la sua vera vita, mentre la Stewart si trova a interpretare quella che può essere la vita di una sua assistente. E tra l'altro in questo film esibisce un fondo schiena da paura. Pure questo non credevo l'avrei mai detto.


Il rapporto tra i loro due personaggi è davvero complesso e articolato. La si potrebbe definire una relazione di tipo lesbo, ma sarebbe limitativo e forse non del tutto corretto. Innanzitutto perché non assistiamo purtroppo a lesbicate epocali come quelle tra Natalie Portman e Mila Kunis ne Il cigno nero, e poi perché il loro rapporto è un po' uno specchiarsi della “vecchia” Binoche in una versione giovane di se stessa, senza dimenticare che a complicare ulteriormente il quadro ci sono i due personaggi della finzione teatrale, con Maria Enders/Juliette Binoche che prova le battute con la sua assistente Valentine/Kristen Stewart e quindi la loro relazione può essere considerata davvero un casino colossale.

Un casino bellissimo, per una delle pellicole recenti più stratificate e complesse in cui vi possa capitare di imbattervi. Il fatto che sia una pellicola parecchio incasinata non significa comunque che non sia fruibile. Merito del coinvolgimento emotivo che le due protagoniste riescono a creare e merito della regia parecchio efficace di Olivier Assayas, che ci regala scene di notevole bellezza come quella del viaggio in auto di Kristen Stewart sulle note di “Kowalski” dei Primal Scream, una delle canzoni più fighe di sempre, o quelle con protagoniste le nuvole serpentineggianti svizzere. Merito inoltre di uno sguardo ironico al dorato mondo di Hollywood che riesce ad alleggerire la pesantezza delle tematiche affrontate ed è qui che gioca un ruolo fondamentale il personaggio di Chloe Grace Moretz, terza grande interprete femminile di questo Sils Maria. Un film capace di scaraventare lo spettatore per due ore dentro la vita di un'attrice e in mezzo ai paesaggi svizzeri, ma capace di provocare inoltre una serie di riflessioni che possono far continuare il viaggio anche dopo i titoli di coda.


Tutto bene, tutto benissimo?
Non proprio. La pellicola è divisa in due capitoli più un epilogo e io personalmente l'epilogo l'avrei evitato. Non che sia terribile. È solo che il finale del secondo capitolo è così splendido ed evocativo e ricco di significati e perfetto che il film si sarebbe dovuto chiudere lì. Olivier Assayas ha invece voluto fare l'esagerato e metterci dentro un epilogo non del tutto necessario. Così come il mio post si poteva chiudere con: “Kristen Stewart è davvero un'ottima attrice!” e fine. Un'affermazione del genere poteva bastare e avanzare per incuriosire a vedere il film e forse non era necessario aggiungere altro.
(voto 8-/10)

"Pensieri Cannibali ha parlato bene di me!
Questa è una cosa che io non avrei mai creduto di dire."

CINERENTOLA

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La conoscete la fiaba di Forderentolo?
No? Allora ve la racconto io.
Forderentolo era un blogger che curava un sitarello che parlava di film e soprattutto di wrestling che un giorno decise di diventare il co-conduttore di una rubrica sulle uscite cinematografiche della settimana insieme all'affermatissimo Principe Cannibale. Il Principe Cannibale, dall'alto della sua enorme bontà, concesse al vecchio e sprovveduto blogger una possibilità e da allora i due curarono questa rubrica insieme. Cosa che diede una grande popolarità mondiale al Forderentolo, quasi pari a quella del Principe Cannibale.
E vissero per sempre infelici e rivali.

Da quella storia venne liberamente tratta la fiaba di Cenerentola, che questa settimana torna nei cinema in una nuova versione. Eccola qua, insieme a tutte le altre uscite della settimana.

Cenerentola
"Questo sì che è uno stallone!
Altroché Sylvester..."
Cannibal dice: Dopo avervi raccontato la fiaba di Forderentolo nella intro del post, passiamo a occuparci della nuova Cenerentola firmata Kenneth Branagh. Le premesse per una pellicola da detestare ci sono tutte: non mi piace Kenneth Branagh, ritengo parecchio sopravvalutata Cate Blanchett che qui interpreta la regina cattivona di turno e la tipa che fa Cenerentola, tale Lily James, non mi pare troppo entusiasmante. Inoltre tutto questo revival fiabesco che scopiazza Once Upon a Time ha stufato. Quasi quanto Ford e i filmacci di Clint Eastwood.
Ford dice: quel damerino di Branagh azzecca un film su cinque da regista, e sinceramente sono stufo delle favolette da pusillanimi in pieno stile Once upon a time che probabilmente Cannibal adora gli siano lette prima di dormire.
Salto a piè pari, e senza patemi.

Blackhat
"Fermo! Non si corre sulle scale mobili!"
"Ma io sto scappando da Ford!"
"Allora fai bene!"
Cannibal dice: Michael Mann è un regista apprezzato sia da me che da Ford e ciò non va bene. Il suo nuovo film potrebbe riaggiustare le cose e tornare a dividerci. Blackhat negli USA si è rivelato un floppone clamoroso a livello di pubblico ed è stato fatto a pezzi pure dalla critica. Ma, si sa, mai fidarsi troppo dei critici, soprattutto quelli che prendono sempre tutto troppo sul serio come Mr. Ford. Nonostante la scelta di Chris Hemsworth come protagonista non mi convinca troppo, questo Blackhat a me ispira parecchio. Magari non sarà il nuovo Collateral, però potrebbe rivelarsi un buon cyber-thrillerone.
Ford dice: Michael Mann è uno dei quasi intoccabili del Saloon, e stranamente, di norma, riesce a piacere addirittura a Peppa Kid. Questo Blackhat, sulla carta, non mi entusiasma particolarmente, ma non sia mai che neghi la fiducia ad uno dei registi statunitensi più tosti ed importanti per un qualche pregiudizio neanche fossi l'ultimo dei cannibali. Dunque, film da vedere a mani basse.

Foxcatcher
"La mossa di wrestling segreta per sconfiggere Ford è... tirargli i capelli.
Provaci e vedrai che quello finisce subito al tappeto."
Cannibal dice: Fordcatcher, una pellicola che parla di... wrestling. Naturalmente.
Nonostante sentissi puzza di fordianata da lontano mille miglia, l'ho guardato e...
A breve la mia recensione.
Ford dice: sono proprio felice.
Per prima cosa, perchè Bennett Miller è un regista con i controcazzi, e firmato da lui avevo già adorato Moneyball.
Per seconda, perchè gli argomenti principali di Foxcatcher sono il wrestling e il disagio sociale, una sorta di cocktail tra Win win e The wrestler.
Terza, e più importante, perchè probabilmente sarà fonte di litigio sicuro tra il sottoscritto ed il suo antagonista, senza dubbio su due fronti opposti rispetto alla valutazione del film.
Praticamente imperdibile.

Ma che bella sorpresa
"Claudio, ma hanno chiamato me perché Ford è stato considerato
troppo vecchio per interpretare tuo padre?"
Cannibal dice: Una bella sorpresa sarebbe vedere questa rubrica commentata unicamente dal saggio Cannibal Kid. Invece vi tocca sciropparvi pure Mr. Ford. Così come vi tocca sciropparvi un altro film con Claudio Bisio, un non-attore che qui fa coppia con un altro non-attore, Frank Matano lanciato dall'orripilante compagnia di Paolo Ruffini e della sua gang di non-comici di Colorado.
Ford dice: il Cinema italiano sta male. Molto male. Quasi peggio di Cannibal Kid. E probabilmente, non sta benissimo neppure chi sceglie di vedere un film come questo.

Suite francese
"Oddio, ma chi è che manda ancora le lettere? Sarà Ford...
Ah no, guarda chi si è rifatto vivo: è Dawson Leery!"
Cannibal dice: Ennesima pellicola ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Un genere inflazionato quasi quanto quello delle pellicole favolistiche. Però c'è quell'attrice da favola di Michelle Williams e quindi non mi sento di escludere una visione a priori. Al contrario di un film consigliato da Ford.
Ford dice: quest'anno, oltre ai biopic, anche i film legati alla Seconda Guerra Mondiale paiono farla da padroni. Sinceramente, Suite francese non è quello che metterei in cima alla lista in una settimana in cui escono Michael Mann e Bennett Miller.


Io sono Mateusz
"Forse non avrei dovuto dire a Ford che American Sniper è una cagata pazzesca..."
Cannibal dice: Pellicola polacca impegnata e melodrammatica. Una fordianata? Forse. O forse no. Il tema della disabilità potrebbe essere raccontato in maniera originale come in Quasi amici e quindi una quasi visione ci potrebbe stare. Sottolineo il quasi.
Ford dice: quando si parla di disabilità, sono sempre scettico. I Quasi amici non capitano tutti i giorni. Un po' come i commenti sensati del mio rivale.
Potrebbe essere interessante, questo Io sono Mateusz, ma con molte, molte riserve.

Cloro
"E mentre io sta andando al Sundance Film Festival,
Ford se ne va al prestigiosissimo Lodi Film Festival."
Cannibal dice: Cloro al clero. Cloro a Ford. E, già che ci siamo, pure a questo film?
No dai, questo film italiano passato persino dalle parti del Sundance non sembra affatto male. Cosa che però non significa nemmeno che correrò a vederlo.
Ford dice: come scrivevo poco sopra, il Cinema italiano sta male. Ma proprio male. E neppure una proposta da Sundance mi convincerà del contrario. O a correre in sala.
Un po' come neppure una rivalutazione di American Sniper potrebbe far rivalutare, ai miei occhi, l'operato critico di Peppa.

STORIE PAZZESCHE E NOMINATION AGLI OSCAR ANCORA PIÙ PAZZESCA

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Storie pazzesche
(Argentina, Spagna 2014)
Titolo originale: Relatos salvajes
Regia: Damián Szifrón
Sceneggiatura: Damián Szifrón
Cast: Ricardo Darín, Erica Rivas, Diego Gentile, Darío Grandinetti, María Marull
Genere: grottesco
Se ti piace guarda anche: Four Rooms, Gli infedeli, I soliti idioti


La volete sentire una storia pazzesca?

In Argentina hanno girato un film a episodi. Uno di quelli che in Italia andavano di moda qualche decennio fa. Come Fratelli d'Italia. Quello sì che era un bel film a episodi. Bello... bello magari non è la parola più esatta. Diciamo che era divertente. In genere io comunque i film a episodi non li sopporto. Mi sembra solo che siano, nella maggior parte dei casi, dei cortometraggi appiccicati insieme alla buona e spacciati per un lungometraggio vero e proprio.
Il regista argentino Damián Szifrón, aiutato dalla produzione di Pedro Almodòvar e del suo fratellino Agustin Almodòvar, ha deciso di mettere insieme una serie di storie pazzesche. Pazzesche? Diciamo 6 storielle curiose. 6 cortometraggi di lunghezza varia che uniti insieme vanno a formare una raccolta di assurdità assortite, poi nemmeno così assurde. Si tratta di una serie di crazy news, quelle di cui vanno pazzi Studio Aperto e molti siti di infotainment. Quelle che ti fermi a leggere e dici: “Certo che nel mondo succedono davvero delle robe incredibili” e poi due minuti dopo le hai già dimenticate. Un effetto simile lo fanno queste 6 rapide vicende che avranno anche in comune una certa dose di assurdità e cattiveria, ma a parte questo sembrano messe insieme un po' a casaccio.
Quali sono nello specifico?
Vediamolo in breve in queste cortorecensioni.

Pasternak
Una intro ambientata in aereo che ricorda un po'Gli amanti passeggeri, l'ultimo poco riuscito film del producer Almodovar. E non è un grosso complimento.
(voto 5/10)


I ratti
Dopo una storia di vendetta, eccone un'altra, questa volta ambientata in una tavola calda. Una robetta parecchio scontata, manco troppo crazy news.
(voto 4,5/10)


Il più forte
Cortometraggio in stile Duel di Steven Spielberg. Lo spunto non è proprio originalissimo, ma lo sviluppo è bello cattivo. La pellicola comincia finalmente a ingranare?
(voto 6+/10)


Bombetta
No, la pellicola non ingrana.
L'episodio che vanta l'attore migliore, Ricardo Darín de Il segreto dei suoi occhi, è anche il peggiore del lotto. Bombetta è una storiella populista che sembra un episodio de I soliti idioti. E pure uno dei peggiori.
(voto 4/10)


La proposta
In questo episodio si va a finire nella cronaca di tutti i giorni, con il caso di un pirata stradale. Più che a un film, sembra di assistere a un dietro le quinte di Quarto grado.
E a coloro che hanno definito questo film come “la commedia più divertente dell'anno”, io dico solo che sto ancora aspettando di ridere per la prima volta dall'inizio della visione. Avrei gradito farmi anche solo una risata amara, invece per ora manco quella.
(voto 4,5/10)


Fino a che morte non ci separi
Il meglio Damián Szifrón lo riserva alla fine. Era ora! In linea con le sue storie pazzesche, molto incentrate sul tema della vendetta, è come se il regista volesse vendicare le poco incisive vicende precedenti tirando fuori finalmente un capitolo degno di nota. Anche a livello registico, dopo una serie di episodi anonimi, Szifrón mostra delle buone cose, con almeno un paio di sequenze molto ben girate. Il corto conclusivo nel complesso è quello che funziona di più, quello maggiormente cinematografico laddove gli altri sembrano solo degli spunti per un articolo di cronaca. Il ricevimento nuziale di una coppia di giovani sposi si trasforma in tragedia ed è qui che il film diventa la commedia nera grottesca, divertente e pazzesca, questa volta per davvero, che vorrebbe essere fin dall'inizio. Peccato solo che il regista non abbia deciso di realizzare un intero lungometraggio costruito su questa storia e ci abbia rifilato prima una serie di antipasti ben poco gustosi.
(voto 7/10)


Qual è la storia pazzesca di cui vi accennavo all'inizio del post?
Il fatto che un filmetto recitato maluccio, a parte Ricardo Darín e la rivelazione dell'ultimo episodio Erica Rivas, e che alterna episodi che paiono degli spunti per un servizio di Studio Aperto o per una gag de I soliti idioti come questo Storie pazzesche vanta una media dell'8.2 su IMDb, è stato osannato in mezzo mondo, qualcuno ha scomodato paragoni con il grottesco di Luis Buñuel e con il pulp di Quentin Tarantino ed è stato persino nominato agli Oscar 2015 come miglior pellicola straniera. Un filmetto come Storie pazzesche nominato accanto allo splendido Ida?
Per fortuna alla fine ha vinto quest'ultimo. Anche perché se questo pastrocchio avesse soffiato la statuetta al film polacco, più che una storia pazzesca sarebbe stata una storia ladresca.
(voto al film nel complesso 5/10)

TIME LAPSE, FOTOGRAFIE (HIPSTER) DAL FUTURO

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Time Lapse
(USA 2014)
Regia: Bradley King
Sceneggiatura: Bradley King, Bp Cooper
Cast: Matt O'Leary, Danielle Panabaker, George Finn, Amin Joseph, John Rhys-Davies
Genere: fantascienza hipster
Se ti piace guarda anche: Timecrimes, Triangle, Primer, Predestination, Ritorno al futuro, Donnie Darko

Immaginate che figata sarebbe avere una macchina che fa fotografie del futuro.
Oddio, potendo scegliere sarebbe molto più figo possedere una macchina del tempo stile DeLorean di Ritorno al futuro, però oh, dovete accontentarvi.
Con una macchina fotografica che scatta scatti presi dritti per dritti da ciò che deve ancora succedere, vi potrebbe capitare di vedere una cosa del genere.

In esclusiva per Pensieri Cannibali, uno scatto dal 31 maggio 2015.

Contenti?
Ed è proprio ciò che capita ai protagonisti di Time Lapse, film indie fantascientifico che in realtà non è poi così fantascientifico, ma più che altro è un thriller. Specifico: ai protagonisti non è che capita di vincere uno scudetto. Ai protagonisti capita di imbattersi in una macchina fotografica che mostra loro immagini dal futuro. Più per la precisione, del giorno successivo. Non è quindi che gli faccia vedere il mondo tra 10, 20, 50, 100, o 1000 anni. Solo del giorno dopo. È un po' come vedere le previsioni del tempo, se una volta tanto ci azzeccassero. Non è un granché, me ne rendo conto, ma d'altra parte qui non siamo mica in Ritorno al futuro e questo è il problema di un po' tutti i film che giocano con la tematica temporale. Per quanto affascinanti possano essere, e questo Time Lapse la sua dose di fascino la possiede, non saranno mai al al livello di quel mitico film 80s, o di Donnie Darko, o de L'esercito delle 12 scimmie. Lo sarebbero solo se potessero effettivamente tornare indietro nel tempo e uscire prima dei sopra citati titoli.


Appurato ciò, Time Lapse ha comunque le sue carte da giocare, anche perché la tematica dei viaggi nel tempo è presente come spunto di partenza, però il resto dello sviluppo come detto è più dalle parti del thriller. Un thriller psicologico che gioca non solo con le menti degli spettatori ma anche con quelle dei tre protagonisti. Un ragazzo, la sua fidanzata e il loro migliore amico. Il classico triangolo alla Dawson, Joey & Pacey, o alla Katniss, Peeta & Gale, o alla Bella, Edward & lupetto mannaro perennemente a torso nudo di cui ho già scordato il nome.
I 3 protagonisti trovano per caso a casa del vicino di casa una macchina fotografica temporale. Non è che sia proprio portatile. È un aggeggio enorme e pesante, tipo i computer di 50 anni fa. In più, non fa fotografie in digitale ma stampa delle Polaroid. Ve lo ripeto: non si può avere tutto dalla vita. E comunque la Polaroid oggigiorno fa molto hipster e molto indie, così come un po' indie è questo film. Un po' indie di oggi stile Sundance Festival e allo stesso tempo possiede pure un gusto retrò da noir d'altri tempi, si vedano l'uso della dissolvenza nel montaggio e i suoi vaghi rimandi a La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock.

Il film è tutto giocato sul mistero. Il più grande non è, come si potrebbe pensare, quello che riguarda gli scatti provenienti dal futuro. Il mistero più grande di questo film è perché quella bella fighetta di Danielle Panabaker sta insieme a quello sfigato di boyfriend di Matt O' Leary che pensa solo ai suoi quadri, tra l'altro bruttarelli, anziché con l'amico decisamente più figo e simpatico (almeno all'inizio) George Finn.

"Scelgo lui, oppure lui?
Nessuno dei due, io sono #TeamGale!"

La tensione creata da questo inspiegabile enigma è palpabile. Magari non subito. Il film ci mette un pochino a carburare, nemmeno troppo, e poi diventa parecchio coinvolgente. La pellicola non è comunque esente da difetti. Il regista Bradley King è all'esordio e, con il suo stile acerbo, lo dimostra in pieno. Il film si prende troppo sul serio e qualche momento di maggiore ironia, considerato il tema, ci sarebbe stato dentro molto bene. La colonna sonora è un po' scarna per non dire anonima. I tre protagonisti se la cavano, però non sono certo dei fenomeni recitativi. Il lavoro inoltre è molto low-budget e si vede. La scelta di collocare quasi tutto il film in un ambiente solo sarà stata fatta anche per questioni economiche, ma allo stesso tempo contribuisce a dare un senso di claustrofobia niente male.

Questo, più che dal futuro, sembra uno scatto da Titanic del 1997.

Pur nella sua povertà di mezzi, Time Lapse è un film ricco di idee, di certo più di molti blockbusteroni ricchi solo di soldi e di effetti speciali. Magari idee non originalissime o mai viste prima, però considerando quanto il tema dei viaggi nel tempo sia abusato, soprattutto negli ultimi tempi, la sceneggiatura tiene benino dall'inizio alla fine, senza momenti particolarmente sconvolgenti ma senza nemmeno tonfi clamorosi, per giungere a un finale bello beffardo e bello bastardo.
Se prima di vedere Time Lapse ci avessi scommesso sopra, avrei previsto una mia stroncatura. Invece no. Sarebbe stata una fotografia sbagliata. Il futuro non si può mai prevedere, né tanto meno controllare. Tenetelo a mente, in futuro.
(voto 6,5/10)

OSCAR 2015: IL VOLO DI BIRDMAN

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Per la prima volta nella storia di questo blog, posso dire che l'Academy ha fatto delle scelte giuste!
Quest'anno agli Oscar ha davvero vinto il film dell'anno. O se non altro il mio preferito, cosa che non capitava dal lontano 2000 con American Beauty, solo che allora Pensieri Cannibali non esisteva ancora.
Birdman ha vinto 4 Oscar: miglior pellicola dell'anno, miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior fotografia. Quattro premi sacrosanti che non mi sarei mai aspettato. Per una volta non ha vinto il film evento o il caso mediatico o il lavoro di impegno politico, sociale o storico. Ha vinto una pellicola girata da Dio che non è solo un mero sfoggio di tecnica cinematografica sopraffina, ma anche un film pieno di cuore e con dentro tutta la magia del cinema. Basta vedere l'ultima scena.
Sono allora contento di aver sbagliato le mie predizioni riguardanti Birdman, mentre le altre bene o male le ho azzeccate abbastanza. Alla fine ho preso 13 pronostici su 21, un po' meno rispetto al mio solito. Io comunque ieri l'avevo detto che avrebbe vinto Il Volo e chi è che vola se non un uomo uccello?
Se il trionfo di Birdman è stato per me inaspettato quanto gradito, devo dire che anche gli altri premi sono stati piuttosto azzeccati, o comunque non ci sono state scelte troppo scandalose.
Quella robetta di American Sniper se n'è tornato a casuccia sua con le pive nel sacco e un solo Oscar vinto, quello per il montaggio sonoro, ovvero un premio minore persino all'interno dei premi minori, mentre Grand Budapest Hotel ha giustamente vinto nelle categorie tecniche, tra cui l'Oscar per i migliori costumi andato alla nostra fenomena Milena Canonero. Molto bene anche i tre premi finiti al film rivelazione dell'anno Whiplash, che conferma il dominio del cinema indie su quello mainstream, e quello per il miglior attore al sorprendente Eddie Redmayne di La teoria del tutto.
Qualcosina qua e là ovviamente l'avrei cambiata, ma va bene, va benissimo così.
Quest'anno non mi posso davvero lamentare. E nemmeno questo signore genio qui sotto, che ieri notte ha davvero uccellato tutti.


I vincitori degli Oscar 2015

MIGLIOR FILM
"American Sniper" (Clint Eastwood)
"Boyhood" (Richard Linklater)
"Birdman" (Alejandro González Iñárritu)
"The Grand Budapest Hotel" (Wes Anderson)
"The Imitation Game" (Morten Tyldum)
"Selma" (Ava DuVernay)
"The Theory of Everything" (James Marsh)
"Whiplash" (Damien Chazelle)

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Birdman
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: American Sniper
L'Oscar è andato a: Birdman

Ancora non ci posso credere. Ha vinto il film migliore. Troppo bello per essere vero.
Beccati questo, cecchino folle americano!

"Questa sera sono rimasto in mutande.
Proprio come Clint Eastwood."

vola più in alto di tutti. L'Academy quest'anno c'ha preso alla grande. IN-CRE-DI-BI-LE!

MIGLIOR REGISTA
Alejandro González Iñárritu, "Birdman"
Richard Linklater, "Boyhood"
Bennett Miller, "Foxcatcher"
Wes Anderson, "The Grand Budapest Hotel"
Morten Tydlum, "The Imitation Game"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Alejandro González Iñárritu
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Richard Linklater
L'Oscar è andato a: Alejandro González Iñárritu

Premiata la regia più pazzesca non solo del 2015, ma pure degli ultimi anni. Alejandro González Iñárritu vola 3 metri sopra il cielo e sopra su tutti gli altri registi. Credevo che il premio a Richard Linklater per il suo impegno di 12 anni sarebbe stato scontato, felice di essermi sbagliato.

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Steve Carell, "Foxcatcher"
Bradley Cooper, "American Sniper"
Benedict Cumberbatch, "The Imitation Game"
Michael Keaton, "Birdman"
Eddie Redmayne, "The Theory of Everything"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Eddie Redmayne
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Michael Keaton
L'Oscar è andato a: Eddie Redmayne

Eddie è un ragazzino inglese che è apparso molto emozionato e sinceramente toccato mentre riceveva l'Oscar. Oltre ad aver fornito una prova di recitazione grandiosa nel portare Stephen Hawking sul grande schermo, ha anche fornito una prova di genuinità che a Hollywood non si vede certo tutti i giorni.
Well done, boy.

"Miii, ora l'unico premio importante che mi manca è il Cannibal Award!"

Credo che in questo momento anche Stephen Hawking sia in piedi ad applaudire.

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Marion Cotillard, "Two Days, One Night"
Felicity Jones, "The Theory of Everything"
Julianne Moore, "Still Alice"
Rosamund Pike, "Gone Girl"
Reese Witherspoon, "Wild"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Rosamund Pike
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Julianne Moore
L'Oscar è andato a: Julianne Moore

L'Oscar più telefonato della serata. Julianne Moore è un'ottima attrice e con Still Alice mi ha fatto versare cascate di lacrime però, per quanto sia apparsa emozionata, mi aspettavo un discorso di ringraziamento più toccante. E comunque io l'Oscar l'avrei dato a Rosamund, o a Felicity, o anche a Marion.

"Sono ancora così calata nella parte che mi sono dimenticata il discorso di ringraziamento che avevo preparato."

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Robert Duvall, "The Judge"
Ethan Hawke, "Boyhood"
Edward Norton, "Birdman"
Mark Ruffalo, "Foxcatcher"
J.K. Simmons, "Whiplash"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: J.K. Simmons
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: J.K. Simmons
L'Oscar è andato a: J.K. Simmons

Non c'erano dubbi. Se J.K. Simmons non vinceva, sarebbero iniziate le marce come in Selma, quindi Hollywood non ha potuto fare altro che inchinarsi al cospetto di questo ottimo caratterista. Questa volta l'Academy ha tenuto il mio tempo.

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Patricia Arquette, "Boyhood"
Laura Dern, "Wild"
Keira Knightley, "The Imitation Game"
Emma Stone, "Birdman"
Meryl Streep, "Into the Woods"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Emma Stone
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Patricia Arquette
L'Oscar è andato a: Patricia Arquette

Per quanto mi riguarda, l'Oscar più ingiusto della serata perché Emma Stone in Birdman è qualcosa di clamoroso. Però il premio è andato a Patricia Arquette, attrice cui ho sempre voluto bene, quindi va bene anche così.

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
"Birdman," Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Jr. & Armando Bo
"Boyhood," Richard Linklater
"Foxcatcher," E. Max Frye and Dan Futterman
"The Grand Budapest Hotel," Wes Anderson; Story by Wes Anderson & Hugo Guinness
"Nightcrawler," Dan Gilroy

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Lo sciacallo - Nightcrawler
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Grand Budapest Hotel
L'Oscar è andato a: Birdman

Altro premio a Birdman, altro premio che non mi sarei aspettato, altro premio per cui sono assolutamente contento.

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
"American Sniper," Jason Hall
"The Imitation Game," Graham Moore
"Inherent Vice," Paul Thomas Anderson
"The Theory of Everything," Anthony McCarten
"Whiplash," Damien Chazelle

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Inherent Vice
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: The Imitation Game
L'Oscar è andato a: The Imitation Game

The Imitation Game non è tra i miei film preferiti tra quelli nominati quest'anno, però se c'è un premio che meritava era quello per la sua impeccabile sceneggiatura. Il giovane vincitore Graham Moore ha poi regalato il discorso di ringraziamento migliore della serata: “Siate strani, siate diversi”,
Il suo “Stay weird, stay different” è il nuovo “Stay hungry, stay foolish.”


MIGLIOR PELLICOLA D'ANIMAZIONE
"Big Hero 6"
"The Boxtrolls"
"How to Train Your Dragon 2"
"Song of the Sea"
"The Tale of the Princess Kaguya"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: The Tale of the Princess Kaguya
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Dragon Trainer 2
L'Oscar è andato a: Big Hero 6

Un'altra sorpresa in una serata che non ha rispettato del tutto i pronostici, o almeno i miei pronostici. La Disney si è confermata una corazzata sempre potente, ma l'Oscar andato al modesto Big Hero 6 conferma che questa è stata un'annata parecchio debole per il cinema d'animazione.

MIGLIOR FILM STRANIERO
"Ida"
"Leviathan"
"Tangerines"
"Timbuktu"
"Wild Tales"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Ida
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Ida
L'Oscar è andato a: Ida

Sarà che mi è piaciuto un sacco, sarà anche che è l'unico della cinquina che ho visto, ma sono parecchio contento della vittoria di Ida, piccolo grande film polacco.

MIGLIOR DOCUMENTARIO
"Citizenfour"
"Finding Vivian Maier"
"Last Days in Vietnam"
"Virunga"
"The Salt of the Earth"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Citizenfour
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Citizenfour
L'Oscar è andato a: Citizenfour

Il film docu su Edward Snowden ha battutto Il sale della terra di Wim Wenders e sale sempre più la curiosità di vederlo.

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
"Everything Is Awesome" from "The Lego Movie"; Music and Lyric by Shawn Patterson
"Glory" from "Selma"; Music and Lyric by John Stephens and Lonnie Lynn
"Grateful" from "Beyond the Lights"; Music and Lyric by Diane Warren
"I’m Not Gonna Miss You" from "Glen Campbell…I’ll Be Me"; Music and Lyric by Glen Campbell and Julian Raymond
"Lost Stars" from "Begin Again"; Music and Lyric by Gregg Alexander and Danielle Brisebois

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Lost Stars
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Glory
L'Oscar è andato a: Glory

Per quanto un premio a Lost Stars dal film Tutto può cambiare non mi sarebbe certo spiaciuta, sono felicissimo per la vittoria di “Glory” dalla pellicola Selma, portata sul palco da John Legend e Common in una versione live che ha fatto andare giù il Dolby Theatre di Los Angeles per gli applausi e per le lacrime.
Visto?
Non solo io piango. Lo fanno pure David Oyelowo e Chris Pine.

MIGLIOR COLONNA SONORA
"The Grand Budapest Hotel," Alexandre Desplat
"The Imitation Game," Alexandre Desplat
"Interstellar," Hans Zimmer
"Mr. Turner," Gary Yershon
"The Theory of Everything," Jóhann Jóhannsson

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: La teoria del tutto
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Grand Budapest Hotel
L'Oscar è andato a: Grand Budapest Hotel

Peccato per la colonna sonora davvero splendida de La teoria del tutto, ma la vittoria del francese Alexandre Desplat ci sta per la sua straordinaria carriera, sebbene quello di Grand Budapest Hotel non sia uno dei suoi lavori che preferisco.

MIGLIOR FOTOGRAFIA
"Birdman," Emmanuel Lubezki
"The Grand Budapest Hotel," Robert Yeoman
"Ida," Lukasz Zal and Ryszard Lenczewski
"Mr. Turner," Dick Pope
"Unbroken," Roger Deakins

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Ida
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Turner
L'Oscar è andato a: Birdman

Jessica Chastain sul palco chiama “Chivo” e tutti pensano che sia ubriaca e che quindi ai post-party ci sarà da divertirsi e invece...
Invece non era ubriaca, o almeno non ancora, e si riferiva al grande direttore della fotografia messicano Emmanuel Lubezki Morgenstern, per gli amici “Chivo”. Un premio che ci sta tutto.

MIGLIOR MONTAGGIO
"American Sniper"
"Boyhood"
"The Grand Budapest Hotel"
"The Imitation Game"
"Whiplash"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Whiplash
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Whiplash
L'Oscar è andato a: Whiplash

Il montaggio clamoroso di Whiplash non aveva rivali. Oscar giustissimo.

MIGLIOR SCENOGRAFIA
"The Grand Budapest Hotel"
"The Imitation Game"
"Interstellar"
"Into the Woods"
"Mr. Turner"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Grand Budapest Hotel
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Grand Budapest Hotel
L'Oscar è andato a: Grand Budapest Hotel

Oscar ovvio.

MIGLIORI COSTUMI
"The Grand Budapest Hotel"
"Inherent Vice"
"Into the Woods"
"Maleficent"
"Mr. Turner"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Grand Budapest Hotel
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Grand Budapest Hotel
L'Oscar è andato a: Grand Budapest Hotel

Milena Canonero tiene alto il nome dell'Italia. L'autrice degli abiti di Arancia Meccanica, Barry Lyndon, Shining e Marie Antoinette con Grand Budapest Hotel ha confermato ancora una volta di essere una fuoriclasse assoluta. Oscar strameritato.

OSCAR AL MIGLIOR TRUCCO E HAIRSTYLING
"Foxcatcher"
"The Grand Budapest Hotel"
"Guardians of the Galaxy"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Grand Budapest Hotel
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Foxcatcher
L'Oscar è andato a: Grand Budapest Hotel

Bella lì.

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
"Captain America: The Winter Soldier"
"Dawn of the Planet of the Apes"
"Guardians of the Galaxy"
"Interstellar"
"X-Men: Days of Future Past"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Interstellar
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Intersteller
L'Oscar è andato a: Interstellar

Ecco il premio contentino a Interstellar, che se non altro lascia il Dolby Theatre con qualcosa in mano.

MIGLIOR SONORO
"American Sniper"
"Birdman"
"Interstellar"
"Unbroken"
"Whiplash"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Whiplash
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: American Sniper
L'Oscar è andato a: Whiplash

Grande Whiplash!

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
"American Sniper"
"Birdman"
"The Hobbit: The Battle of the Five Armies"
"Interstellar"
"Unbroken"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Birdman
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: American Sniper
L'Oscar è andato a: American Sniper

Fosse stato per me, American Sniper non avrebbe avuto un Oscar e manco una nomination. Soltanto una valanga di Razzie Awards. Visto però che questo è stato l'unico premio che si è portato a casa, mentre temevo avrebbe vinto una statuetta ben più importante, e questo pare un award-pernacchia più che un contentino, posso farmene una ragione senza troppi problemi.

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO LIVE-ACTION
"Aya"
"Boogaloo and Graham"
"Butter Lamp"
"Parvaneh"
"The Phone Call"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: non ne ho idea
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: non ne ho idea
L'Oscar è andato a: The Phone Call

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO
"The Bigger Picture"
"The Dam Keeper"
"Feast"
"Me and My Moulton"
"A Single Life"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: non ne ho idea
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: non ne ho idea
L'Oscar è andato a: Feast

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
"Crisis Hotline: Veterans Press"
"Joanna"
"Our Curse"
"The Reaper"
"White Earth"

Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: non ne ho idea
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: non ne ho idea
L'Oscar è andato a: Crisis Hotline: Veterans Press

Visti tutti gli stranamente ottimi premi consegnati dall'Academy, passiamo ora a vedere gli awards assegnati da Pensieri Cannibali agli attori e soprattutto alle attrici presenti sul red carpet.


Red porchet degli Oscar 2015

Premio gattara
Patricia Arquette

La cosa bella di Patricia Arquette è che è unica delle poche lì in mezzo a non comportarsi da diva, o ad aver cominciato una dieta settimane prima dell'inizio della cerimonia. Lei se n'è fregata e ha magnato alla grande pure mentre arrivava sul red carpet probabilmente non in limousine ma in Panda.
(voto 6-/10)

Premio facciamoci del male
Marion Cotillard

Tanto è bella lei, quanto è brutto il suo abito.
Va però riconosciuto che come porta la carta da regali avanzata da Natale lei, nessuna mai.
(voto 5/10)

Bellissima vestita da Lines Seta Ultra tecnologia strati attivi con molecola N3 antiodore.

Premio prima comunione
Eddie Redmayne

Emozionato e impacciato come un bimbetto alla prima comunione.
Quanta tenerezza fa?
(voto 7+/10)

Premio Cresima
Ansel Elgort

Colpa delle stelle di Hollywood se sembra vestito più da Prom o da Cresima che da notte degli Oscar?
(voto 6/10)

Premio coppia più tenerosa
Neil Patrick Harris + David Burtka

Non per fare quello che appena vede una coppia gay esclama: "Che teeeeeeneri", però che teeeeeeneri!
(voto 8/10)

Premio coppia più tenerosa - Parte II
David Oyelowo + Michael Keaton

Che teeeeeeneri!
Hey, un momento, loro non sono una coppia. Oppure sì?
Michael Keaton tra l'altro si porta a casa anche il Coke Award per essersi presentato sul red carpet strafatto.
Di Coca-Cola, intendo naturalmente.
(voto 7/10)

Premio Runaway Bride
Felicity Jones

Sposa bagnata, sposa fortunata?
Non proprio. L'Oscar se l'è portato a casa comunque Julianne Moore, ma lei è apparsa una delle più eleganti della serata.
(voto 7,5/10)

Premio che classe, gente!
Emma Stone

Bella, brava & pure elegante.
Grande Big Eyes!
(voto 8/10)

A piacciono davvero tanto i gatti. S'è persino messa con Garfield.

Premio ciuff ciuff
will.i.am
"Prossima fermata: Hollywood.
Si scende, signori."

Non sapevo che il look da capostazione fosse tornato di moda.
Anzi, non sapevo fosse mai diventato di moda.
Bella anche la maglia rubata ai commessi di Foot Locker.
(voto 5/10)

Premio scazzo, raga
Josh Hutcherson

Josh Hutcherson sembrava più felice agli Hunger Games.
Ma d'altra parte lì, oltre a una serie di torture assortite, si faceva Jennifer Lawrence, quindi come dargli torto?
(voto 5/10)

Premio Gesù Cristo è risorto di nuovo
Jared Leto

Sei Gesù, fai smettere di piovere!
(voto 7+/10)

Ogni volta che vedo mi viene da farmi il segno della croce.

Premio ex CBCR
Chloe Grace Moretz

Chlor Grace Moretz lo scorso 10 febbraio ha compiuto 18 anni e quindi posso finalmente dire cosa ne penso di lei senza rischiare di essere arrestato: è proprio una bella porcellina maialina cresciuta a pane & Peppa Pig!
Hey, perché sento le sirene fuori da casa mia?
(voto 7+/10)

Premio Girlhood
Lorelei Linklater

Caro Richard Linklater, se invece di Boyhood con protagonista Ellar Coltrane giravi Girlhood con protagonista assoluta tua figlia Lorelei, a quest'ora l'Oscar te lo saresti portato a casa tu. Dai ascolto a un cretino.
(voto 7/10)

Premio #TeamJenniferForeva
Jennifer Aniston

Sempre fighissima. Alla faccia di Angelina Jolie.
(voto 7,5/10)

Premio burina foreva
Jennifer Lopez

Sono sempre felice di cambiare idea sulle persone. Su J.Lo attack the block però non ce la faccio. Per me burina cafona era, burina cafona rimane. A mandara, tornatene a casa!
(voto 4/10)

hai sbagliato serata. I erano ieri.

Premio Anna Tatangelo
Reese Witherspoon

38 anni e dimostrarne quasi il doppio.
Comunque come GILF ha il suo fascino.
(voto 5,5/10)

Premio della maniglia
Melanie Griffith + Dakota Johnson

50 sfumature di botox una, 50 sfumature di imbarazzo l'altra, perché manco sua mamma ha avuto il coraggio di ammettere di aver visto il suo film.
(voto 6,5/10)

Non ho ancora trovato una persona che ha ammesso di essere andata a vedere . Manco la madre della protagonista.

Premio maggiordomo of the year
Bradley Cooper

American Sniper, apparivi più a tuo agio se ti vestivi da American Apparel.
Agghindato così vorresti sembrare James Bond, ma sembri più che altro un maggiordomo.
Bocciato, come il tuo film.
(voto 5/10)

Premio tua moglie è una leggenda
John Legend + Chrissy Teigen

Glory a te, John Legend, e ancor di più alla tua mogliettina.
(voto 7+/10)

Trash award
Lady Gaga

Lady Gaga è passata dall'essere una popstar trasgressiva a cantantucola da musical buonista alla Tutti insieme appassionatamente. Che tristezza.
Il suo (pessimo) gusto nel vestire vedo però che è rimasto invariato.
Si sarebbe potuta risollevare soltanto cantando Ale-Alejandro in onore di Inarritu.
(voto 3/10)

Premio Breaking Bad
J.K. Simmons

Il cappello fa subito stile.
E poi, non so voi, ma io dopo aver visto Whiplash non oso dire niente di male contro quest'uomo.
(voto 7/10)

Premio red porca
Rosamund Pike
"Hey Ben, perché non mi saluti?
Ancora paura di me?"

Trovate da criticarla pure questa volta, se ci riuscite.
(voto 8/10)

Un rosso da infarto quello di , ci vuole ammazzare così stanotte.

Premio bonazza femme fatale
Margot Robbie

Questo sì che è un abito da bonazza femme fatale.
Non quella robina castigata con cui si è presentata al Festival di Sanremo.
(voto 8/10)

Premio Olivia Poppe
Kerry Washington

Sempre scandalosamente stilosa. Sempre scandalosamente figa. La lovvo troppo.
(voto 7,5/10)

Premio meringa secca
Gwyneth Paltrow

Cara Gwyneth, se vuoi far uscire Jennifer Lawrence dalla testa e dal letto di Chris Martin, mi sa che è meglio se cambi stylist.
(voto 4,5/10)

Premio murales
Keira Knightley

Keira, non so se te ne sei accorta, ma qualcuno ti ha scritto sul vestito sulle tende.
(voto 5,5/10)

Diludendo Award
Scarlett Johansson

Con un look ispirato un po' a Miley Cyrus, un po' a Irene Pivetti e un po' a Skrillex, Scarlett Johansson per me è il diludendo in negativo di una serata per il resto piena di sorprese positive.
(voto 6-/10)

Jessica Chastain Award
Jessica Chastain

Jessica Chastain è sempre splendida e fa categoria a parte. Però se proprio vogliamo fare i pignoli ai Golden Globe sì che aveva dato il suo meglio.
(voto 8/10)

Oscar del red porchet 2015 di Pensieri Cannibali
Anna Kendrick

Con Jennifer Lawrence a casa, con Jessica Chastain leggermente al di sotto delle sue possibilità e con una Scarlett Johansson diludente assai, a sorpresa l'Oscar di gnocca del red porchet degli Oscar 2015 se lo aggiudica una Anna Kendrick mai così sexy.
(voto 8+/10)

Vi lascio ricordandovi una cosa: "Stay weird, stay different" e vi consiglio, se ancora non l'avete fatto, di guardare Birdman.
E' un film che mette le aaali!

LA RABBIA E L'ORIANA

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L'Oriana
(film tv, Italia 2015)
Rete: Rai 1
Regia: Marco Turco
Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia
Cast: Vittoria Puccini, Francesca Agostini, Vinicio Marchioni, Stéphane Freiss, Adriano Chiaramida, Benedetta Buccellato, Maurizio Lombardi, Gabriele Marconi
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: Walter Chiari - Fino all’ultima risata, Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, Volare

Sono molto molto, molto arrabbiato. Arrabbiato d'una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Sono molto arrabbiato con me stesso. Per aver giudicato una donna, una intera esistenza, in base a una cosa. Una sola tra le mille, probabilmente più di mille, che ha scritto nel corso della sua carriera. Avevo giudicato Oriana Fallaci soltanto per il suo celebre articolo La rabbia e l'orgoglio, pubblicato sul Corriere della Sera il 29 settembre 2001, a una manciata di giorni di distanza dagli attentati alle Torri Gemelle. Un pezzo fin dal titolo rabbioso che aveva suscitato anche in me una profonda rabbia. Contro di lei, contro le sue parole, contro il suo modo di usarle. Una reazione che mai nessun altro articolo di giornale mi aveva suscitato. Segno che il suo pezzo colpiva nel segno. Nel bene o nel male.
Giudicare Oriana Fallaci soltanto in base a quello scritto si è rivelato del tutto sbagliato. Un grave errore. Un giudizio fallace. C'è voluta una fiction Rai per farmelo notare. È come giudicare la carriera di Lou Reed soltanto in base all'inascoltabile “Lulu”, il disco che ha inciso insieme ai Metallica, ignorando le cose splendide che ha realizzato con i Velvet Underground e da solista. Per me e per la mia generazione Oriana Fallaci è identificata soprattutto con quello scritto, con quello sfogo di rabbia e di orgoglio. Più di rabbia che di orgoglio, se vogliamo dirla tutta. Oriana Fallaci è però stata molto altro e molto di più e il film tv in due puntate L'Oriana lo mette bene in mostra.

Si tratta di una fiction Rai, quindi prima di vederla ci si può già preparare a ciò cui si andrà incontro, come un inviato di guerra sa cosa deve attendersi quando sceglie di andare in una zona a rischio. Fiction Rai vuol dire che non può mancare una robusta dose di retorica, di moralismo, di buoni sentimenti. Tutte cose che però cozzano con il personaggio di Oriana Fallaci. Una donna che non si è mai sposata, se non per un'eccezione in terra straniera come scoprirete se avrete la voglia e il coraggio di avventurarvi all'interno di un film tv prodotto dalla Rai. Una donna inoltre che non ha mai avuto figli, che ha sempre anteposto la sua carriera al resto, una donna molto uomo. Non il tipico materiale da fiction buonista Rai adatta al pubblico di tutta la famiglia, insomma, infatti gli ascolti non l'hanno premiata. Da questo contrasto ne è nata una pellicola tv che dentro ha del buono, così come del meno buono, proprio come Oriana Fallaci. La regia di Marco Turco è di stampo molto televisivo, d'altra parte questa è pur sempre una pellicola tv della Rai. Cosa che significa che non è la HBO. Cosa che significa che è tutto molto edulcorato, puritano e ogni scena di sesso è subito oscurata. Se volete vedere dei bigoli o dei capezzoli, sapete che dovete rivolgervi altrove. Questo è un classico biopic Rai, un filo meno riuscito di Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, ma più convincente di Walter Chiari - Fino all’ultima risata o di Volare sul Domenico Modugno imitato da Beppe Fiorello.
La realizzazione su un piano tecnico non è malvagia. Le musiche composte da Teho Teardo sono di ottimo livello e le ricostruzioni di periodi storici differenti e di numerose location, per quanto ovviamente non a un livello hollywoodiano, non sono nemmeno così terribili. Le sequenze ambientate in Vietnam sono troppo pulite e non fanno respire per niente un'aria da guerra, ma la scena con il gruppo femminile vietnamita che suona ad esempio è invece dotata di un suo fascino. Parecchio valida poi la trasformazione fisica e anche vocale di Vittoria Puccini. Emerge qua e là in alcuni momenti un tono da soap-opera e la sua formazione da Elisa di Rivombrosa, ché il passato si può dimenticare ma non si può cancellare del tutto, eppure la sua identificazione con la giornalista/scrittrice è totale e, per quanto mi riguarda, degna di lode.

"Cannibal, ma dici sul serio?"

L'aspetto che più mi ha convinto comunque è un altro: il modo di raccontare la vita della Fallaci. Per quanto il tutto venga esposto in maniera persino troppo lineare, trovano spazio vari momenti della sua esistenza in epoche e luoghi differenti. Nelle tre ore di durata del film tv diviso in due parti non si è scelto di raccontare troppi episodi frammentari, ma ci si è concentrati soltanto su una serie di filoni narrativi principali: una breve occhiata all'infanzia e al primo capitolo della sua carriera, quindi una efficace parte ambientata in Iran che ci mostra le posizioni femministe della Fallaci, seguite dal lungo capitolo del Vietnam che, per quanto riuscito solo a metà è comunque riuscito a metà, perciò non lamentiamoci troppo, e inoltre vi è un grande spazio per l'altro capitolo fondamentale della narrazione, quello dedicato al suo rapporto con l'attivista greco Alexandros Panagulis (interpretato da Vinicio Marchioni, Il Freddo della serie Romanzo criminale). Il tutto è rivissuto da un'Oriana ormai invecchiata e alle prese con una giovane aspirante giornalista. Una scelta narrativa questa certo non nuova e se vogliamo piuttosto scontata, eppure funziona.
All'indomani della messa in onda della fiction ho sentito molte polemiche riguardo al fatto che siano stati dedicati solo pochi minuti alla parte finale della sua vita, quella più controversa, quella del celebre articolo La rabbia e l'orgoglio. Le solite polemiche da Italietta in cui si cerca ancora di classificare tutto in base alla medioevale divisione Sinistra/Destra. Oriana Fallaci era cresciuta in un ambiente culturale di Sinistra e poi era passata a idee di Destra? Questa fiction L'Oriana è troppo orientata a Sinistra oppure no?
Domande inutili che nel 2015 non dovrebbe più nemmeno avere senso porsi.


Io trovo invece che la sceneggiatura, per quanto imperfetta e per quanto avrebbe potuto concentrarsi di più su altri aspetti della vita della scrittrice, abbia compiuto delle buone scelte. Ha deciso di concentrarsi solo su alcuni eventi principali, senza voler raccontare tutto tutto come molti biopic fanno, finendo per strafare e per non riuscire a raccontare nulla. Non mancano dei momenti eccessivamente enfatici e ruffiani, come la parte dedicata al lancio dell'Apollo 11, e altri che possono apparire superflui, ma in realtà compongono un discorso narrativo ben strutturato. La parte finale, quella più controversa, della Fallaci “rabbiosa e orgogliosa”, non mi è sembrata affrettata, quanto invece la degna chiusura di un discorso iniziato con la parte ambientata in Pakistan e proseguita poi in Iran, che ci mostra in maniera lineare come l'Oriana sia giunta a scrivere un articolo del genere. Un articolo che io continuo a non amare e a non condividere, ma se non altro questo film tv mi ha mostrato il punto di vista dell'autrice. Cosa che ad esempio una produzione hollywoodiana candidata all'Oscar come American Sniper non è riuscita a fare con la figura di Chris Kyle. Per quanto si possa dire che l'abbia fatto in maniera didascalica, L'Oriana spiega la posizione anti-Islam della Fallaci. Le motivazioni che spingono Chris Kyle a diventare uno dei più spietati cecchini nella storia dell'esercito degli Stati Uniti al termine della visione del film di American Sniper restano invece un mistero.
Per me un buon biopic deve far vedere il mondo attraverso gli occhi del personaggio che racconta, e questo L'Oriana in qualche modo ci riesce. Trovo tra l'altro curioso il fatto che, tra tutte le pellicole biografiche uscite nell'ultimo periodo, grazie al cinema abbia sentito vicino figure che fino ad ora avevo sempre allontanato/odiato come Oriana Fallaci, Stephen Hawking o Alan Turing.


Al di là dell'articolo La rabbia e l'orgoglio, per quanto riguarda il resto ho trovato una Oriana Fallaci in cui identificarmi quasi del tutto. Un personaggio piuttosto antipatico, che dice sempre ciò che gli passa per la testa e che non si tira indietro di fronte a nessuno, chiunque esso sia. Un personaggio che ama la scrittura più di ogni altra cosa, che crede nella verità come valore supremo, così come nella libertà e nell'indipendenza. Un personaggio a tratti sgradevole, con cui non è semplice avere a che fare, capace di infastidire come pochi ma che ha anche i suoi momenti positivi. Tutti aspetti in cui mi sono ritrovato parecchio, con la differenza che io col cavolo che farei l'inviato di guerra.

Ho passato allora anni a odiare Oriana Fallaci a causa dell'articolo La rabbia e l'orgoglio e adesso invece ho scoperto una delle persone più simili a me che abbia mai visto, sia su piccolo che su grande schermo che nella vita reale. Je suis Oriana, potrei dire con uno slogan che lei probabilmente odierebbe. O magari no. Proprio non lo so. Oriana Fallaci era tante cose, tante persone diverse, era una contraddizione vivente. Era imprevedibile ed era questo il suo bello. Non conoscendola di persona non posso dire se L'Oriana sia un film tv capace di cogliere davvero ciò che è stata. Non so se la Rai abbia addolcito la sua figura, che pure viene mostrata anche nei suoi lati negativi. So solo che, una volta messi da parte il mio orgoglio e soprattutto la mia rabbia, io questa Oriana l'ho amata.
(voto 7/10)

HUNGER GAMES: IL CANTO DE IL VOLO

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Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I
(USA 2014)
Titolo originale: The Hunger Games: Mockingjay - Part 1
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Peter Craig, Danny Strong
Tratto dal romanzo: Il canto della rivolta di Suzanne Collins
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Donald Sutherland, Woody Harrelson, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Sam Claflin, Natalie Dormer, Willow Shields, Paula Malcomson, Elizabeth Banks, Jena Malone, Stanley Tucci, Jeffrey Wright, Elden Henson, Sarita Choudhury, Stef Dawson
Genere: rivoluzionario
Se ti piace guarda anche: gli altri Hunger Games, le foto di Jennifer Lawrence nuda

Dunque, dove eravamo rimasti?
Proprio non me lo ricordo. Hunger Games fa così tanto... 2012. Prima di passare del tutto di moda, la saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins ha però ancora da sparare il suo gran finale, sdoppiato per l'occasione in due parti. Il classico espediente per raddoppiare gli incassi?
Nooo, ma perché pensate subito male?
A guardare questo capitolo 1 de Il canto della rivolta in effetti a tratti il dubbio viene. La prima parte della pellicola in particolare inizia con ritmi molto bassi, qua e là ci sono poi alcune scene che fanno tanto riempitivo e in più qualche sequenza sembra del tutto superflua. Eppure...
Eppure il film funziona, come d'altra parte già i due precedenti episodi Hunger Games e Hunger Games: La ragazza di fuoco. La sensazione di trovarsi di fronte a un antipasto anziché a una portata principale vera e propria non svanisce quasi mai nel corso della visione, però il tutto risulta piacevole come un aperitivo ben fatto. E neppure troppo bimbominkioso, ci crediate o meno.

"Un bell'applauso per il premio Oscar andato a Julianne Moore.
Anche se, a dirla tutta, il mio di un paio di anni fa era ben più meritato..."

Hunger Games sarà anche additata come una saghetta young adult, ma nonostante ciò di ammiccamenti al pubblico di teenagers non è che ce ne siano molti. Ci sono pochi effetti speciali, poche scene action, poche esplosioni, e tra l'altro quelle poche che ci sono risultano molto più efficaci di parecchi action in circolazione. Il triangolo sentimentale sì, quello è presente, è innegabile, però in questo terzo episodio della serie i risvolti sentimentali sono tenuti ancora di più sullo sfondo rispetto ai due precedenti. C'è a mala pena un bacetto uno, ma di parole sdolcinate o momenti romanticosi non ce ne sono.

"Non ti bacerò mai più, Katniss. Hai l'alito che puzza di carogna morta."
"Strano! Mi sono lavata i denti giusto il mese scorso."

Quello che c'è è invece un terzo capitolo molto parlato, molto politico, molto serioso, ma per fortuna illuminato anche da qualche momento ironico, regalato soprattutto dal mitico Woody Harrelson, il cui personaggio però meriterebbe molto ma molto più spazio. Alla faccia della pellicoletta young adult, Il canto della rivolta si occupa, in maniera nemmeno troppo superficiale, di parlare di rivoluzione. Di rivoluzione e di come si possa utilizzare una figura come quella di Katniss Everdeen come icona per un intero movimento (non 5 Stelle). Chiamatela Che Guevara dei bimbiminkia, se proprio volete, eppure l'(anti)eroina interpretata da una sempre immensa Jennifer Lawrence a me sembra un personaggio profondamente innovativo. Una rivoluzionaria sì, all'interno delle figure dei personaggi cinematografici femminili che infatti negli ultimi anni, a partire dal suo arrivo, stanno cambiando parecchio.

Anche questa volta è quindi lei, Katniss, la protagonista assoluta della storia. L'ex vincitrice degli Hunger Games nella seconda edizione a cui ha partecipato non è riuscita a bissare il successo precedente, d'altra parte le repliche non sono mai al livello degli originali. Ritroviamo così una Katniss Everdeen depressa, che passa le sue giornate a guardare il daytime dell'Isola dei Famosi e a ingozzarsi di cibo spazzatura, finendo per diventare così.


Per farla riprendere, i rivoluzionari  ribelli del fantomatico Distretto 13 (ma come? non erano solo 12?) capitanati dai premi Oscar Julianne Moore e Philip Seymour Hoffman decidono di sottoporla a uno shock: le fanno vedere come i cattivoni di Capitol City hanno ridotto il suo amato Distretto 12 e così Katniss smette di mangiare e torna in ottima forma fisica.
Dopo la tristezza iniziale, Katniss a sorpresa reagisce alla cosa con gioia. Il Distretto è del tutto deserto e lei può finalmente andarsene in giro nuda con solo un pitone addosso, senza che nessuno le rompa le scatole!


Una volta tornata in forma, Katniss Everdeen viene ingaggiata come testimonial da un sacco di brand di moda, tra cui Dolce & Gabbana e ¡Viva la Revolución!. La Katniss nostra diventa così il volto e soprattutto il corpo della rivoluzione contro il sistema oppressivo di Capitol City. Per documentare le sue imprese viene affiancata da una troupe di Mtv capitanata da quella sgnacchera di Game of Thrones, ovvero Natalie Dormer in versione cyberpunkabbestia. Le telecamere seguono così Katniss ovunque, anche mentre si fa la doccia, ma purtroppo queste scene sono state tagliate dalla versione cinematografica adatta a un pubblico di tutte le età e si spera verranno recuperate tra gli extra della versione Blu-Ray.

"Scarlett Johansson si è ispirata a me per il suo ultimo taglio di capelli...
Adesso sapete con chi prendervela."

Katniss però non è solo un'icona della rivoluzione. A sorpresa diventa anche cantante. Quando i membri della troupe televisiva le chiedono di cantar loro qualcosa, lei comincia a intonare un pezzo diventato molto celebre negli ultimi tempi:

Amore, solo amore è quello che sento
Dimmi perché quando penso, penso solo a teee
Dimmi perché quando vedo, vedo solo teeeeee
Dimmi perché quando credo, credo solo in teeeeee
grande amooooooooooreeeeeeeee

Dimmi che mai
Che non mi lascerai mai
Dimmi chi sei
Respiro dei giorni miei d'amooooreeeee
Dimmi che sai
Che solo me sceglierai
Ora lo saaai
Tu sei il mio unico grande amoooooooooooooooreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee



La sua prova vocale da aspirante tenorina viene spedita dritta a Capitol City sotto forma di videoclip musicale ed è talmente terrificante da mandare in tilt per qualche ora tutti i sistemi di sicurezza del cattivone Donald Sutherland e dei suoi amichetti. I rivouzionari ne approfittano così per prelevare Peeta, l'uomo più inutile del mondo che però è anche l'unico grande amoooreeeeeeee di Katniss.


La nostra eroina si disfa così del pitone che le ha tenuto compagnia in quei “giorni freddi e stupidi da ricordare” ed è pronta a passare insieme al suo Peeta “maledette notti perse a non dormire altre a far l'amore”. Ma ecco che arriva un colpo di scena clamoroso: Peeta è diventato...

GAY!

Capitol City ha sottoposto Peeta a un lavaggio del cervello attraverso iniezioni di veleno di aghi inseguitori... Ma che sono? Utilizzare la cara vecchia cura Ludovico sarebbe stato troppo semplice?
In ogni caso il lavaggio del cervello ha funzionato e così Capitol City ha convinto Peeta che Katniss Everdeen è un cesso intrombabile e che deve puntare a farsi Gale.
Ce la farà?
Lo scopriremo solo con l'arrivo di Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte II.
(voto 7/10)


"Dai ragazzi, smettetela di litigare per me!"
"Veramente Katniss non è che potresti levarti, così posso farmi Gale in santa pace?"

LE LEGGI DEL CINEMA

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Settimana di uscite potenzialmente parecchio interessanti. Alcune più in positivo, altre più in negativo, ma comunque la voglia di film è riesplosa, sarà per il trionfo assoluto del Bel Cinema agli ultimi Oscar con Birdman e Whiplash, o sarà per la disfatta totale del conservatorismo rappresentato dall'American Sniper tanto amato dal mio blogger rivale e co-conduttore di questa rubrica Mr. James Ford.
E allora, con una ritrovata fiducia nel mondo del cinema e nel mondo in generale, gustiamoci tutte le pellicole in arrivo nelle sale italiane questo weekend.

Vizio di forma
"Un bigliettino d'amore da parte di Ford?
AAAAARGH!!!"
Cannibal dice: Il nuovo film di Paul Thomas Anderson, per quanto mi riguarda uno dei più grandi registi viventi insieme a Tarantino, Malick, Lynch, Von Trier, Inarritu e Coppola, intendo Sofia, è uno di quelli che attendo con maggiore curiosità. Sono pronto per un bel trip, più che per una semplice pellicola, e spero che l'Anderson migliore del mondo (sì, meglio di Wes e pure di Pamela!) non mi deluda.
Ford dice: uno dei film più attesi dal sottoscritto per questa prima metà dell'anno. Tratto da un romanzo splendido e stracult, interpretato da Phoenix, diretto da Anderson - Paul Thomas, che tra gli Anderson è il migliore senza dubbio -, spero proprio non deluda e vada a spazzare via tutti i fantasmi di una notte degli Oscar da dimenticare. E anche Cannibale, già che ci siamo.

Le leggi del desiderio
"La prima regola per avere successo nella vita?
Mai seguire le orme di Ford."
Cannibal dice: Una settimana molto Paul Thomas Anderson, questa!
A vedere il trailer di Le leggi del desiderio, non è potuto che venirmi in mente il personaggio interpretato da Tom Cruise in Magnolia. Peccato che Silvio Muccino non sia Tom Cruise, di certo non è quel Tom Cruise che aveva tirato fuori la performance migliore della sua intera carriera, e questa pellicola da lui scritta, diretta e interpretata rischi di essere come i suoi due film precedenti Parlami d'amore e Un altro mondo, ovvero una porcata. Detto ciò, io al Muccino Jr. non ce la faccio a volergli male, quindi questo film prima o poi lo vedrò, con la speranza di trovarci dentro qualcosa di buono. Quella speranza che ormai ho perso quando vado a leggere WhiteRussian - Edizione 2015.
Ford dice: a me Silvio Muccino è sempre stato in qualche modo simpatico. Da Come te nessuno mai a Il mio miglior nemico.
Certo, ora questo non significa che correrò a vedere questo film, che probabilmente mostrerà più i suoi limiti che altro.
Quindi lascerò che se lo sciroppi Peppa, in modo da orientarmi a seconda di quella che sarà la sua opinione, per fare ovviamente tutto il contrario rispetto a quello che consiglierà.

Kingsman - Secret Service
"Non avrò i muscoli di Stallone, ma di certo ho più stile. Ah yeah!"
Cannibal dice: un action con Colin Firth? So già che Ford lo odierà più di me!
Dopo aver visto il trailer, devo ammettere però che mi aspetto una pellicola piuttosto divertente e accattivante. Per una visione disimpegnata mi sembra possa andare più che bene e so che alla fine conquisterà pure quel burbero di Ford. Sempre che riesca a sopportare l'idea di un action senza Sly o Schwarzy o un altro di quegli pseudo attori che la recitazione manco sanno cos'è.
Ford dice: Colin Firth? Dopo aver sdoganato Liam Neeson, Cannibal promuoverà anche lui!
Nonostante il regista sia il vivace Vaughn, ho come l'impressione che ci troveremo di fronte ad una delle schifezzone cosmiche più terrificanti della stagione, dunque penso che la terrò come riserva nel caso in cui mi trovassi in astinenza da bottigliate, anche se il Cucciolo quest'anno pare aver deciso di non permettere che io mi trovi nella suddetta condizione.

Automata
"Fidati se te lo dico io che con loro c'ho lavorato:
mio caro robot, sei più espressivo te di tutti gli Expendables messi insieme!"
Cannibal dice: Una pellicola sci-fi con protagonista Antonio Banderas mi attira all'incirca quanto una colazione insieme a Ford preparata dallo stesso Banderas, però questo film pare non sia troppo male, quindi una visioncina ci può scappare.
Ford dice: questa curiosa pellicola sci-fi giace nel mio hard-disk da tempo immemore, e a quanto pare per un motivo. Avrò finalmente modo di godermela e proporla come una delle anti-cannibalate della settimana e forse anche del mese.

Motel
"Ecco come mi hanno convinto a girare questo film."
Cannibal dice: Un thrilleraccio con i bolliti John Cusack e Robert De Niro? Sembra promettente quanto una notte in motel in compagnia di quello psycho di Ford.
Ford dice: John Cusack? Robert De Niro? Mancano Johnny Depp e Cannibal Kid e i quattro moschettieri del Cinema bollito saranno riuniti! Non lo guarderò neanche sotto tortura.

Spongebob - Fuori dall'acqua
"Pensieri Cannibali ❤"
Cannibal dice: Avevo visto il primo film di Spongebob una decina d'anni fa. Non so sotto l'effetto di quali sostanze, un mio amico mi aveva convinto a far chiodo all'università e andare al cinema a vedere il film di Spongebob. L'avevo trovata una visione parecchio allucinante, ma in senso più negativo che positivo, quindi questa nuova avventura della pur simpatica spugna marina la lascerò a quell'eterno bambinone di Ford.
Ford dice: non ho mai apprezzato molto Spongebob, anche se senza dubbio la simpatica spugna sarà sempre preferibile all'antipatico coniglione di Casale, e dunque penso che continuerò a vivere bene pur perdendomi la sua nuova avventura cinematografica. Anche se questo, purtroppo, non mi eviterà di dover affrontare quelle del mio rivale qui nella blogosfera, giorno dopo giorno.

The Repairman
"Prima di vedere un film consigliato da Ford è meglio vestirsi come si deve.
Non si sa mai..."
Cannibal dice: Da titolo, locandina e trailer sembra una pellicola indie americana pronta per il Sundance Festival. Invece si tratta di un film italiano. La possibilità di trovarci di fronte a un esordio intrigante c'è, così come allo stesso tempo c'è il rischio di avere a che fare con una semplice scimmiottatura del cinema indie a stelle e strisce, tanto quanto Ford è la scimmiottatura, oltre che di una scimmia, di un cowboy ammeregano.
Ford dice: finto film indie italiano che pare fatto apposta per il finto radical chic che mi ritrovo come antagonista. Da parte mia, lo ignorerò felicemente.

Patria
"Ford, scendi. Tanto l'Oscar ad American Sniper non lo danno
manco se rimane l'ultimo film sulla faccia della Terra."
Cannibal dice: Film di grande attualità su un gruppo di operai che per protesta salgono su una torre. Potenzialmente interessante, nella realtà dei fatti lo sarà probabilmente molto meno.
Ford dice: io, per protesta contro l'Academy, Cannibal e tutti i sostenitori di Birdman, salirò su una torre per colpire tutti loro meglio e dall'alto con una valanga di bottigliate.

Maraviglioso Boccaccio
"Ciao War Horse, ti sei ripreso da quel brutto filmaccio?"
"Vittoria, come ci si sente quando Cannibal Kid è l'unico al mondo a parlare bene di te?"
"Vorrei morire, ecco come ci si sente."
Cannibal dice: Il nuovo film dei fratelli Taviani, autori del sopravvalutato Cesare deve morire, questa volta alle prese con il Decamerone di Boccaccio?
Questa è una fordianata bella e buona, anzi brutta e cattiva!
Ford dice: alle spalle l'esperienza dello splendido Cesare deve morire, i Taviani hanno alzato l'asticella delle aspettative rispetto al loro nuovo lavoro. Sarà una conferma, o uno scivolone? Solo il futuro potrà dirlo.
Una certezza, però, c'è: peggio di quanto ha fatto l'Academy non potranno fare.

Un viaggio serio... ma non troppo
"Ma almeno tu sei andato a vederlo il nostro film?"
"Ehm no, mi ispirava di più 50 sfumature di grigio..."
Cannibal dice: Film amatoriale della settimana. Peggio ci sono solo (forse) i filmini di Ford.
Ford dice: film amatoriale della settimana. Peggio ci sono solo (forse) i filmini di Von Trier che riprende Peppa vestito da Coniglione nella campagna piemontese.

Zanetti Story
"Birdman ha vinto 4 Oscar...
Sìììììììì! Ancora meglio del triplete!"
Cannibal dice: Sul serio?
A questo punto la prossima settimana mi aspetto l'uscita di Ford Story.
Ford dice: uno dei giocatori simbolo dell'altra squadra di Milano che ho stimato davvero nella mia carriera di appassionato di calcio. Potrei, dunque, concedere una visione. Giusto per ricordare i tempi in cui su White Russian imperversavano i Mondiali.

SONG ONE, LA VERSIONE COVER DI TUTTO PUÒ CAMBIARE

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La ballata anti-folk dei cannibali
(Parole & Musica: Cannibal Kid, Kanye West & Paul McCartney)

Ho scritto una ballata folk
per dire che a me la musica folk
ha proprio rotto il cazzooo

Immaginatevela se vi va
suonata con una chitarra acustica
e dei bei violini, sì da strazioooo

Io preferisco Simon Le Bon
voi ascoltatevi i Mumford & Sons
e le vostri canzoni buone giusto per Fabio Faziooo

Se io sento un pezzo folk
no, per favore non suonate un altro pezzo folk
che scappo veloce come un razzooo

L'anno scorso c'erano un sacco di bei film sul folk
Alabama, Davis e un altro po'
ma quest'anno ormai hanno rotto il cazzooo

Quando ho visto il trailer di Song One
ho pensato fosse il sequel di Begin Again
invece è solo una sua cover da strapazzooo

Non c'è Keira bensì Anne Hathaway
ma chi te conosce, ma chi sei?
Fai come in Interstellar e tornatene nello spaziooo

Per me hai un look troppo da maschietto
forse dovresti metterti più ombretto
così ti può trovar sexy anche Marrazzooo

Il lui del film è Johnny Flynn
quello della serie Scrotal Recall troppo in
e nonostante il titolo non è da gettare dal terrazzo

Certo che a guardarlo 'sto Johnny Flynn
sembra la versione country-folk di Kurt Cobain
sì i miei paragoni sono fatti alla cazzooo

Tutto può cambiare non era la classica romcom
invece Song One è più la classica romcom
e a me le romcom fan venire un grande scazzooo

In più ci sono un fratello in coma
e dei ritmi che mandano pure te in coma
ti fanno diventare pazzooo

Questo testo è più da hip-hop
mi dite una cosa che già io so
ma ve l'ho detto io del folk son proprio sazio

Ritirate le vostre chitarrine
nelle custodie di Hello Kitty così carine
altrimenti vi faccio il mazzooo

Sì ho scritto una ballata folk
per dire che a me i film sul folk
hanno proprio rotto il cazzooo

"Hey Anne, che ascolti? Un pezzo folk?"
"Ma va, sentitelo te. Io c'ho i Daft Punk a manetta, pirletti!"

Song One
(USA 2014)
Regia: Kate Barker-Froyland
Sceneggiatura: Kate Barker-Froyland
Cast: Anne Hathaway, Johnny Flynn, Mary Steenburgen, Ben Rosenfield, Sharon Van Etten, Lola Kirke
Genere: folk
Se ti piace guarda anche: Tutto può cambiare, Once, A proposito di Davis
(voto 5,5/10)

FOXCATCHER, O ANCHE: IL WRESTLING TI FONDE IL CERVELLO

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Foxcatcher - Una storia americana
(USA 2014)
Titolo originale: Foxcatcher
Regia: Bennett Miller
Sceneggiatura: E. Max Frye, Dan Futterman
Cast: Channing Tatum, Steve Carell, Mark Ruffalo, Vanessa Redgrave, Sienna Miller, Anthony Michael Hall
Genere: deprimente
Se ti piace guarda anche: The Wrestler, The Fighter, Warrior, Mosse vincenti

Il wrestling è uno sport per malati di mente. Io lo sostengo da sempre ma, se non vi fidate di me, guardatevi il film Foxcatcher e ne avrete la più lampante delle dimostrazioni.
Voi tutti avete presente il wrestling?
No? In tal caso siete delle persone sagge. Sagge e fortunate. Se invece ce l'avete presente, probabilmente avrete l'idea di qualcosa di finto, di costruito, di uno show più che di uno sport vero e proprio. Avrete in mente quella pagliacciata della WWE, i vari “campioni” come Hulk Hogan, John Cena, The Rock e poi che ne so?
Ho avuto giusto un leggero interesse nei confronti del wrestling quando avevo circa 6/7 poi, come tutti una volta superata la soglia massima degli 8 anni, ho abbandonato 'sta baracconata e sono passato agli sport che invece non sono assolutamente combinati, come... il calcio.
Mmm, mi sa che forse non è proprio il miglior esempio possibile.

In ogni caso, cancellate dalla vostra mente tutto ciò che sapete sul wrestling e resettatelo. Il wrestling vero è una cosa diversa rispetto alla sua controparte più mediaticamente celebre. Il wrestling vero è... molto peggio!
Io adesso non vorrei generalizzare, visto che non è una cosa che mi piace fare, però insomma, atteniamoci ai fatti: Chris Benoit, celebre (si fa per dire) wrestler in un raptus di follia ha strangolato la moglie e il figlio, prima di impiccarsi; il protagonista di The Wrestler proprio tanto in quadro non mi sembra; l'Uomo Tigre non parliamone; il mio blogger rivale Mr. James Ford, noto appassionato nonché ex (o forse ancora attuale?) praticante di questa disciplina tutte le rotelle a posto non le ha di sicuro e poi guardatevi questo film. Io non vi voglio spoilerare troppo, però dei tre protagonisti non ce n'è uno che si salvi.

Il migliore del lotto è quello interpretato da Mark Ruffalo, uno che dice di non poter essere comprato per nessuna cifra al mondo e poi appena gli offrono una manciata di dollari cambia idea. Coerenza zero, ma comunque niente di troppo grave.
Quindi c'è Channing Tatum, che è perfetto nella parte del wrestler con il volto da troglodita, ma il suo personaggio è davvero poco empatico. Fondamentalmente perché è un... troglodita.
Poi c'è il miliardario fissato con il wrestling portato sullo schermo dallo spirito di Steve Carell nascosto dietro a quintali di trucco che, insomma, quello che combina ve lo potete “gustare” da soli guardando questa pellicola che io personalmente non vi consiglio, perché è una mazzata insostenibile. Non è una questione di essere appassionati di wrestling o meno, è proprio una palla allucinante.

"Oddio, dov'è il telecomando?
Non ce la faccio più a vedere 'sto film."

Si possono trovare delle similitudini tra Foxcatcher e il lavoro precedente del sopravvalutatissimo regista Bennett Miller, che per questo film si è beccato un'altra inspiegabile nomination agli Oscar. L'arte di vincere - Moneyball con Brad Pitt era un film che proprio come questo non mi era piaciuto, ma che non mi era piaciuto in una maniera diversa. Foxcatcher e Moneyball sono entrambe pellicole sportive, eppure per certi versi sono opposte. Moneyball poteva vantare dei dialoghi sparati a mille persino troppo logorroici scritti da Aaron Sorkin e per chi, come a me, del baseball non è mai fregata una cippa, potevano risultare pesantucci (sì, sto usando un eufemismo). In Foxcatcher i dialoghi sono invece molto ridotti e quei pochi inseriti sono sparati con una lentezza esasperante da uno Steve Carell che qui usa un tono di voce che farebbe addormentare pure chi si è appena sparato una Red Bull accompagnata da una coppa gigante di caffè.
Inoltre, se Moneyball era molto incentrato sul baseball e giusto un minimo sulle questioni personali, qui, nonostante il wrestling sia onnipresente, abbiamo una vicenda molto più umana. Peccato che, almeno per quanto mi riguarda, non sia riuscito a provare un anche solo vago cenno di moto empatico nei confronti di uno qualsiasi dei tre protagonisti della vicenda. A me piacciono anche i film freddi, questo però è davvero BRRRRR glaciale.

Ne sarebbe potuta uscire una pellicola divertente, se solo si fosse deciso di farne una commedia sportiva, di quelle con Will Ferrell stile Blades of Glory, Semi-Pro o Ricky Bobby. Con il sottotesto omoerotico qui in Foxcatcher più o meno volontariamente ben presente (il personaggio di Steve Carell è patito di uno sport in cui gli uomini si abbracciano mezzi nudi e in più come passatempo adora guardare gli uccelli), si sarebbe potuto realizzare un film comico esplosivo. Capisco che la fase conclusiva della vicenda tratta da una storia vera sia tragica, però in tutta la parte precedente qualche momento di alleggerimento ci sarebbe stato bene. Invece il serioso Bennett Miller ha deciso di girare una pellicola angosciante dall'inizio alla fine e di prendere non Will Ferrell bensì Steve Carell, dandogli per di più una parte drammatica. Discutibilissima scelta. Doppia discutibilissima scelta.

"Channing, abbracciami tutto con quelle tue belle braccia muscolose."
"Come hai detto, Steve?"
"No, niente..."

A un livello puramente cinematografico, Foxcatcher non si segnala in alcun modo. La regia di Bennett Miller è professionale, anche se più che professionale la definirei asettica, ma non c'è manco una singola scena che mi abbia fatto dire: “Ah però, questo è bravo a girare.” Il fatto che quest'uomo sia già alla seconda nomination agli Oscar (la prima era per l'altrettanto freddo, fin dal titolo, Truman Capote - A sangue freddo) è uno dei tanti misteri dell'Academy che non riuscirò mai a capire. Altri due misteri, sempre per rimanere all'edizione di quest'anno, sono le candidature agli attori: Steve Carell grazie al trucco ha un'espressione diversa dal solito, che rende il suo volto più duro e meno simpatico. Solo che tolto il trucco, svelato l'inganno e la sua performance recitativa non è certo così memorabile. Il fatto che sia stato candidato come miglior attore protagonista a scapito di Jake Gyllenhaal in Lo sciacallo, lui sì fenomenale anche senza bisogno di trucco, è una porcata. La nomination a Mark Ruffalo come miglior attore non protagonista non è invece una porcata, ma se anche non lo candidavano non me la sarei certo presa.
Il migliore e il più in parte dei tre a me è sembrato invece l'unico non nominato dagli Oscar: Channing Tatum. Grazie alla sua forte fisicità e alla sua altrettanto scarsa espressività, riesce a risultare un wrestler perfetto. Tra il ruolo da ballerino in Step Up, quello da spogliarellista in Magic Mike e quello da combattente in Foxcatcher, una parte da astrofisico a lui non l'hanno mai offerta, chissà perché?

"Non dare ascolto a Cannibal, Channing. Prima o poi daranno anche a te la parte del tipo intelligente."
"Ne sei davvero convinto?"
"Ma figuriamoci. Ti sto pigliando in giro, tontolone!"

Anche sforzandomi, davvero non saprei a chi consigliare questo film. Se non ve ne frega una mazza del wrestling, rischiate di buttare due ore e passa della vostra vita con una pellicola soporifera. Se invece siete patiti di wrestling beh, il vostro sport (spooort?) del cuore non è che ne esca così tanto bene da una visione del genere. Chiudendo un occhio su quest'ultimo aspetto, l'unica persona al mondo a cui mi sento di consigliarlo e che so già lo adorerà con tutto se stesso ancor prima di leggere la sua (prevedibile) recensione è il mio blogger rivale Mr. James Ford. Per quanto mi riguarda, Foxcatcher non ha fatto altro che confermare una teoria di cui ero già certo e non avevo bisogno di questa lagna di film per averne una conferma ufficiale: il wrestling ti fonde il cervello.
(voto 5/10)

VIZIO DI FORMA, FATTANZA E DELIRIO A L.A.

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Vizio di forma
(USA 2014)
Titolo originale: Inherent Vice
Regia: Paul Thomas Anderson
Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson
Tratto dal romanzo: Vizio di forma di Thomas Pynchon
Cast: Joaquin Phoenix, Katherine Waterston, Josh Brolin, Joanna Newsom, Owen Wilson, Jena Malone, Reese Witherspoon, Benicio Del Toro, Eric Roberts, Maya Rudolph, Jordan Christian Hearn, Hong Chau, Michael Kenneth Williams, Sam Jaeger, Timothy Simons, Belladonna, Elaine Tan, Sasha Pieterse, Martin Donovan, Martin Short
Genere: fattone
Se ti piace guarda anche: Paura e delirio a Las Vegas, Jackie Brown, The Rum Diary - Cronache di una passione, Fatti, strafatti e strafighe

Pochi giorni fa è venuta a mancare mia nonna. Aveva 90 anni. Si può dire che raggiunta quell'età la sua vita l'avesse vissuta, in molti l'hanno detto, ed è vero. Nei suoi confronti provo un unico rammarico. I suoi ultimi anni. Cinque anni passati quasi sempre in un letto di una casa di riposo, paralizzata per colpa di un dannato ictus. Lo so che potrà sembrare ingenuo da parte mia. Lo so che significa barare. Lo so che è come giocare a fare Dio, ma io quegli ultimi anni li voglio gettare via. Fare finta che non siano mai esistiti. Cancellare quel capitolo conclusivo dalla sua vita e dalla mia memoria. Anche se non c'è modo di evitare il tempo, il mare del tempo, il mare del ricordo e della dimenticanza, io voglio ricordare solo le cose belle. Voglio ricordare mia nonna come una persona sempre in giro, sempre in movimento, mai ferma in un solo posto, come quel beffardo destino bastardo l'aveva costretta alla fine.

Ricordo che mia nonna era una delle persone che più mi facevano ridere a questo mondo. Non importava tanto ciò che diceva, era il suo tono. Il suo modo di sdrammatizzare su tutto, di cercare sempre il lato positivo, di essere ottimista, di guardare avanti. Quando le chiedevi come stava, lei diceva sempre: “Tiruma avanti”, ovvero “Tiriamo avanti”. Ed era proprio ciò che faceva. Andava sempre avanti.
Ricordo di quando c'era ancora al mondo anche mio nonno e loro due battibeccavano e mi facevano morire dal ridere – lasciatemi usare quest'espressione per esorcizzare l'argomento – più di Raimondo e Sandra in qualunque episodio di Casa Vianello.
Ricordo che da piccolino ero contento quando mi veniva l'influenza, perché così potevo stare a casa da scuola e sapevo che sarebbe venuta mia nonna a guardarmi. Sapevo che invece di stare in un banco di scuola ad ascoltare qualche noiosa lezione avrei potuto giocare a carte con lei. A briscola. Giocavamo sempre a briscola. Lei poi mi avrebbe cantato qualche vecchia canzone, come Bandiera rossa. Sì, mia nonna era comunista. Era comunista, era una combattente ed era una persona che diceva sempre quello che pensava, chiunque si trovasse davanti. Questa è una cosa che credo, o almeno spero, di avere ereditato da lei. C'è un'altra cosa che credo di aver preso da lei. La capacità di cambiare tema quando si parla di argomenti tristi. Quando qualcuno tirava fuori una storia pesante o deprimente, lei era sempre la prima che cercava di discutere d'altro ed è così che piace fare anche a me.


Oggi allora non c'è spazio per la tristezza. Vi parlo di una commedia. Una commedia che forse non c'entra niente con mia nonna, o forse tutto, o forse è solo che è il primo film che ho guardato dopo la sua morte e quindi in qualche modo me l'ha ricordata. O sarà perché fuori dalla camera mortuaria in cui l'hanno sistemata c'era una pianta di Magnolia. Magnolia, già, come il primo film di Paul Thomas Anderson che mi è capitato di vedere. Non si tratta in realtà della sua prima pellicola in assoluto. C'era già stato Sydney, che avrei recuperato solo di recente, e c'era già stato Boogie Nights, che avrei guardato poco dopo. Prima di tutto per me c'era stata quella Magnolia ed era stata come “BOOM!” una bomba che mi è esplosa in faccia. In molti l'hanno paragonato ad America oggi, film che mi sono sempre rifiutato di guardare per evitare confronti, ma io non avevo mai visto niente del genere. Un modo di raccontare tante storie tutte insieme in una maniera tanto coinvolgente quanto sconvolgente. Una serie di personaggi favolosi, dal trainer motivazionale di “Seduci e distruggi” interpretato da un Tom Cruise mai così grande, al bimbetto che se la fa sotto durante un quiz show, il tutto accompagnato dalle canzoni da brivido di Aimee Mann e da una pioggia di rane. Mai visto niente del genere. Né prima, né dopo.

Tutte le altre sue pellicole per me sono dei PT Anderson minori. Non tanto per loro demeriti. È che per me quasi qualunque altro film è minore in confronto alla grandiosità di Magnolia. Vizio di forma non fa eccezione. D'altra parte un vizio intrinseco è per definizione tutto ciò che non si può evitare. Come dover fare i conti con Magnolia ed essere costretti a perdere, tutte le sante volte. E comunque meglio specificare che un PT Anderson minore è meglio di tanti film maggiori del 90% degli altri registi in circolazione. A Vizio di forma l'etichetta di film poi sta persino stretta. È più che un altro viaggio. Un lungo trip psichedelico, fattissimo, lisergico. Credo di non aver mai usato questo termine, ma se c'è un aggettivo perfetto per descrivere Vizio di forma è lisergico.


La storia raccontata da questo film, pardon da questo trip è incasinatissima. Non si capisce quasi niente. L'impressione, anche se non ne ho la certezza, è che in realtà si tratti di una storia semplicissima raccontata nella maniera più allucinata e incomprensibile possibile. Il motivo per cui amo tanto PT Anderson e allo stesso tempo per cui dentro di me un po' lo odio è proprio questo. Non è abbastanza comunicativo. I suoi lavori restano sempre avvolti da un alone di mistero. Ogni volta c'è qualcosa che sfugge. È per questa ragione che agli Oscar e agli altri grandi premi o è ignorato (Magnolia nel 2000 rimase fuori dalla cinquina!), oppure quando anche è candidato alla fine perde, si veda Il petroliere. Ed è per questa ragione che il grande pubblico lo ignora alla grande. Persino un altro Anderson, Wes, con Grand Budapest Hotel è riuscito di recente ad arrivare non dico ad avere una popolarità di massa, ma quasi. PT Anderson resta invece un autore di nicchia e con Vizio di forma le cose non cambiano. È un lavoro troppo lento, troppo dialogato, troppo poco... comunicativo. Qui sta il suo fascino, perché i suoi film possiedono un alone di mistero come pochi altri, qui sta il suo limite.


La storia tratta dall'omonimo romanzo di Thomas Pynchon e raccontata da Paul Thomas Anderson attraverso questo trip non è così fondamentale. Ci troviamo dentro a una vicenda thriller noir dal sapore criminale in stile Elmore Leonard ma condita da un ancora maggiore senso dell'umorismo e con un tocco delirante alla Hunter S. Thompson. Se in molti hanno accostato la pellicola a Il grande Lebowski, a me invece sono venuti più che altro alla mente Paura e delirio a Las Vegas, per la fattanza, e Jackie Brown, per il tipo di storia presentato. Solo che PT Anderson non è comunicativo quanto QT e quindi il suo film non riesce a essere altrettanto cool. Non arriva del tutto. Sembra sempre lì lì sul punto di spiccare il volo e invece è troppo strafatto per decollare sul serio. Per fortuna che ad accompagnare la visione c'è la voce fuori campo della cantante/attrice Joanna Newsom, secondo alcuni eccessivamente presente, secondo me invece fondamentale come bussola attraverso cui orientarsi dentro a questo delirio.


Vizio di forma al suo interno contiene di tutto e di più. 2 ore e mezza che magari sono troppe, ma d'altra parte questo film funziona come una canzone psichedelica. Non punta all'immediatezza, bensì al creare un avvolgente effetto ipnotico. È una visione molto sesso, droga & rock'n'roll... anzi, rock'n'roll non tanto. Nella bellissima colonna sonora del film, oltre alle musiche originali di un Jonny Greenwood dei Radiohead sempre più a suo agio come compositore per il cinema, sfilano i suoni alternative-jazz-krautrock dei Can con la stupenda “Vitamin C” e poi il folk di Neil Young, cui Joaquin Phoenix si è ispirato per il suo look da fattone, più il pop-soul di Sam Cooke, Chuck Jackson e Minnie Riperton. Se di rock'n'roll non ce n'è molto, il sesso invece non manca, grazie alla tipa orientale di un centro massaggi, alla comparsata della pornostar Belladonna e soprattutto alla rivelazione assoluta Katherine Waterston, promettente attrice che fisicamente mi ricorda Lana Del Rey.


Così come non manca la droga. Di droga ce n'è un sacco e ci sono varie scene che vanno oltre il delirante, come quella fantastica con Sasha Pieterse delle Pretty Little Liars e un ritrovato Martin Short, mitico attore di Salto nel buio, pellicola di Joe Dante del 1987 con cui sono cresciuto. Vizio di forma fa lo stesso effetto della cannabis. Soporifero per alcuni, da sballo per altri.


Nonostante qualche lungaggine, nonostante in fase di montaggio qualche scena superflua si sarebbe anche potuta tagliare, nonostante un ritmo (volutamente) basso, o forse proprio per tutti questi motivi, Vizio di forma è un ritratto perfetto dell'epoca a cavallo tra 60s e 70s e dello stile di vita hippie. In più, con il suo senso dell'umorismo stralunato e la sua follia mi ha divertito parecchio. In alcuni momenti, ad esempio nella breve apparizione di Jena Malone con denti finti da eroinomane o con le facce buffe di Joaquin Phoenix, mi ha fatto riderissimo. Come riusciva a fare mia nonna. Bastava una sua espressione o un suo sguardo per mettermi di buon umore. Inoltre, proprio come a mia nonna, al film non interessa arrivare da qualche parte. La cosa importante in un trip, quanto nella vita, non è la meta. L'importante è proseguire, sempre e comunque. E allora, tiruma avanti.
(voto 8/10)


LA RABBIA E L'ORIANA

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L'Oriana
(film tv, Italia 2015)
Rete: Rai 1
Regia: Marco Turco
Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia
Cast: Vittoria Puccini, Francesca Agostini, Vinicio Marchioni, Stéphane Freiss, Adriano Chiaramida, Benedetta Buccellato, Maurizio Lombardi, Gabriele Marconi
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: Walter Chiari - Fino all’ultima risata, Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, Volare

Sono molto molto, molto arrabbiato. Arrabbiato d'una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Sono molto arrabbiato con me stesso. Per aver giudicato una donna, una intera esistenza, in base a una cosa. Una sola tra le mille, probabilmente più di mille, che ha scritto nel corso della sua carriera. Avevo giudicato Oriana Fallaci soltanto per il suo celebre articolo La rabbia e l'orgoglio, pubblicato sul Corriere della Sera il 29 settembre 2001, a una manciata di giorni di distanza dagli attentati alle Torri Gemelle. Un pezzo fin dal titolo rabbioso che aveva suscitato anche in me una profonda rabbia. Contro di lei, contro le sue parole, contro il suo modo di usarle. Una reazione che mai nessun altro articolo di giornale mi aveva suscitato. Segno che il suo pezzo colpiva nel segno. Nel bene o nel male.
Giudicare Oriana Fallaci soltanto in base a quello scritto si è rivelato del tutto sbagliato. Un grave errore. Un giudizio fallace. C'è voluta una fiction Rai per farmelo notare. È come giudicare la carriera di Lou Reed soltanto in base all'inascoltabile “Lulu”, il disco che ha inciso insieme ai Metallica, ignorando le cose splendide che ha realizzato con i Velvet Underground e da solista. Per me e per la mia generazione Oriana Fallaci è identificata soprattutto con quello scritto, con quello sfogo di rabbia e di orgoglio. Più di rabbia che di orgoglio, se vogliamo dirla tutta. Oriana Fallaci è però stata molto altro e molto di più e il film tv in due puntate L'Oriana lo mette bene in mostra.

Si tratta di una fiction Rai, quindi prima di vederla ci si può già preparare a ciò cui si andrà incontro, come un inviato di guerra sa cosa deve attendersi quando sceglie di andare in una zona a rischio. Fiction Rai vuol dire che non può mancare una robusta dose di retorica, di moralismo, di buoni sentimenti. Tutte cose che però cozzano con il personaggio di Oriana Fallaci. Una donna che non si è mai sposata, se non per un'eccezione in terra straniera come scoprirete se avrete la voglia e il coraggio di avventurarvi all'interno di un film tv prodotto dalla Rai. Una donna inoltre che non ha mai avuto figli, che ha sempre anteposto la sua carriera al resto, una donna molto uomo. Non il tipico materiale da fiction buonista Rai adatta al pubblico di tutta la famiglia, insomma, infatti gli ascolti non l'hanno premiata. Da questo contrasto ne è nata una pellicola tv che dentro ha del buono, così come del meno buono, proprio come Oriana Fallaci. La regia di Marco Turco è di stampo molto televisivo, d'altra parte questa è pur sempre una pellicola tv della Rai. Cosa che significa che non è la HBO. Cosa che significa che è tutto molto edulcorato, puritano e ogni scena di sesso è subito oscurata. Se volete vedere dei bigoli o dei capezzoli, sapete che dovete rivolgervi altrove. Questo è un classico biopic Rai, un filo meno riuscito di Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, ma più convincente di Walter Chiari - Fino all’ultima risata o di Volare sul Domenico Modugno imitato da Beppe Fiorello.
La realizzazione su un piano tecnico non è malvagia. Le musiche composte da Teho Teardo sono di ottimo livello e le ricostruzioni di periodi storici differenti e di numerose location, per quanto ovviamente non a un livello hollywoodiano, non sono nemmeno così terribili. Le sequenze ambientate in Vietnam sono troppo pulite e non fanno respire per niente un'aria da guerra, ma la scena con il gruppo femminile vietnamita che suona ad esempio è invece dotata di un suo fascino. Parecchio valida poi la trasformazione fisica e anche vocale di Vittoria Puccini. Emerge qua e là in alcuni momenti un tono da soap-opera e la sua formazione da Elisa di Rivombrosa, ché il passato si può dimenticare ma non si può cancellare del tutto, eppure la sua identificazione con la giornalista/scrittrice è totale e, per quanto mi riguarda, degna di lode.

"Cannibal, ma dici sul serio?"

L'aspetto che più mi ha convinto comunque è un altro: il modo di raccontare la vita della Fallaci. Per quanto il tutto venga esposto in maniera persino troppo lineare, trovano spazio vari momenti della sua esistenza in epoche e luoghi differenti. Nelle tre ore di durata del film tv diviso in due parti non si è scelto di raccontare troppi episodi frammentari, ma ci si è concentrati soltanto su una serie di filoni narrativi principali: una breve occhiata all'infanzia e al primo capitolo della sua carriera, quindi una efficace parte ambientata in Iran che ci mostra le posizioni femministe della Fallaci, seguite dal lungo capitolo del Vietnam che, per quanto riuscito solo a metà è comunque riuscito a metà, perciò non lamentiamoci troppo, e inoltre vi è un grande spazio per l'altro capitolo fondamentale della narrazione, quello dedicato al suo rapporto con l'attivista greco Alexandros Panagulis (interpretato da Vinicio Marchioni, Il Freddo della serie Romanzo criminale). Il tutto è rivissuto da un'Oriana ormai invecchiata e alle prese con una giovane aspirante giornalista. Una scelta narrativa questa certo non nuova e se vogliamo piuttosto scontata, eppure funziona.
All'indomani della messa in onda della fiction ho sentito molte polemiche riguardo al fatto che siano stati dedicati solo pochi minuti alla parte finale della sua vita, quella più controversa, quella del celebre articolo La rabbia e l'orgoglio. Le solite polemiche da Italietta in cui si cerca ancora di classificare tutto in base alla medioevale divisione Sinistra/Destra. Oriana Fallaci era cresciuta in un ambiente culturale di Sinistra e poi era passata a idee di Destra? Questa fiction L'Oriana è troppo orientata a Sinistra oppure no?
Domande inutili che nel 2015 non dovrebbe più nemmeno avere senso porsi.


Io trovo invece che la sceneggiatura, per quanto imperfetta e per quanto avrebbe potuto concentrarsi di più su altri aspetti della vita della scrittrice, abbia compiuto delle buone scelte. Ha deciso di concentrarsi solo su alcuni eventi principali, senza voler raccontare tutto tutto come molti biopic fanno, finendo per strafare e per non riuscire a raccontare nulla. Non mancano dei momenti eccessivamente enfatici e ruffiani, come la parte dedicata al lancio dell'Apollo 11, e altri che possono apparire superflui, ma in realtà compongono un discorso narrativo ben strutturato. La parte finale, quella più controversa, della Fallaci “rabbiosa e orgogliosa”, non mi è sembrata affrettata, quanto invece la degna chiusura di un discorso iniziato con la parte ambientata in Pakistan e proseguita poi in Iran, che ci mostra in maniera lineare come l'Oriana sia giunta a scrivere un articolo del genere. Un articolo che io continuo a non amare e a non condividere, ma se non altro questo film tv mi ha mostrato il punto di vista dell'autrice. Cosa che ad esempio una produzione hollywoodiana candidata all'Oscar come American Sniper non è riuscita a fare con la figura di Chris Kyle. Per quanto si possa dire che l'abbia fatto in maniera didascalica, L'Oriana spiega la posizione anti-Islam della Fallaci. Le motivazioni che spingono Chris Kyle a diventare uno dei più spietati cecchini nella storia dell'esercito degli Stati Uniti al termine della visione del film di American Sniper restano invece un mistero.
Per me un buon biopic deve far vedere il mondo attraverso gli occhi del personaggio che racconta, e questo L'Oriana in qualche modo ci riesce. Trovo tra l'altro curioso il fatto che, tra tutte le pellicole biografiche uscite nell'ultimo periodo, grazie al cinema abbia sentito vicino figure che fino ad ora avevo sempre allontanato/odiato come Oriana Fallaci, Stephen Hawking o Alan Turing.


Al di là dell'articolo La rabbia e l'orgoglio, per quanto riguarda il resto ho trovato una Oriana Fallaci in cui identificarmi quasi del tutto. Un personaggio piuttosto antipatico, che dice sempre ciò che gli passa per la testa e che non si tira indietro di fronte a nessuno, chiunque esso sia. Un personaggio che ama la scrittura più di ogni altra cosa, che crede nella verità come valore supremo, così come nella libertà e nell'indipendenza. Un personaggio a tratti sgradevole, con cui non è semplice avere a che fare, capace di infastidire come pochi ma che ha anche i suoi momenti positivi. Tutti aspetti in cui mi sono ritrovato parecchio, con la differenza che io col cavolo che farei l'inviato di guerra.

Ho passato allora anni a odiare Oriana Fallaci a causa dell'articolo La rabbia e l'orgoglio e adesso invece ho scoperto una delle persone più simili a me che abbia mai visto, sia su piccolo che su grande schermo che nella vita reale. Je suis Oriana, potrei dire con uno slogan che lei probabilmente odierebbe. O magari no. Proprio non lo so. Oriana Fallaci era tante cose, tante persone diverse, era una contraddizione vivente. Era imprevedibile ed era questo il suo bello. Non conoscendola di persona non posso dire se L'Oriana sia un film tv capace di cogliere davvero ciò che è stata. Non so se la Rai abbia addolcito la sua figura, che pure viene mostrata anche nei suoi lati negativi. So solo che, una volta messi da parte il mio orgoglio e soprattutto la mia rabbia, io questa Oriana l'ho amata.
(voto 7/10)

HUNGER GAMES: IL CANTO DE IL VOLO

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Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I
(USA 2014)
Titolo originale: The Hunger Games: Mockingjay - Part 1
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Peter Craig, Danny Strong
Tratto dal romanzo: Il canto della rivolta di Suzanne Collins
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Donald Sutherland, Woody Harrelson, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Sam Claflin, Natalie Dormer, Willow Shields, Paula Malcomson, Elizabeth Banks, Jena Malone, Stanley Tucci, Jeffrey Wright, Elden Henson, Sarita Choudhury, Stef Dawson
Genere: rivoluzionario
Se ti piace guarda anche: gli altri Hunger Games, le foto di Jennifer Lawrence nuda

Dunque, dove eravamo rimasti?
Proprio non me lo ricordo. Hunger Games fa così tanto... 2012. Prima di passare del tutto di moda, la saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins ha però ancora da sparare il suo gran finale, sdoppiato per l'occasione in due parti. Il classico espediente per raddoppiare gli incassi?
Nooo, ma perché pensate subito male?
A guardare questo capitolo 1 de Il canto della rivolta in effetti a tratti il dubbio viene. La prima parte della pellicola in particolare inizia con ritmi molto bassi, qua e là ci sono poi alcune scene che fanno tanto riempitivo e in più qualche sequenza sembra del tutto superflua. Eppure...
Eppure il film funziona, come d'altra parte già i due precedenti episodi Hunger Games e Hunger Games: La ragazza di fuoco. La sensazione di trovarsi di fronte a un antipasto anziché a una portata principale vera e propria non svanisce quasi mai nel corso della visione, però il tutto risulta piacevole come un aperitivo ben fatto. E neppure troppo bimbominkioso, ci crediate o meno.

"Un bell'applauso per il premio Oscar andato a Julianne Moore.
Anche se, a dirla tutta, il mio di un paio di anni fa era ben più meritato..."

Hunger Games sarà anche additata come una saghetta young adult, ma nonostante ciò di ammiccamenti al pubblico di teenagers non è che ce ne siano molti. Ci sono pochi effetti speciali, poche scene action, poche esplosioni, e tra l'altro quelle poche che ci sono risultano molto più efficaci di parecchi action in circolazione. Il triangolo sentimentale sì, quello è presente, è innegabile, però in questo terzo episodio della serie i risvolti sentimentali sono tenuti ancora di più sullo sfondo rispetto ai due precedenti. C'è a mala pena un bacetto uno, ma di parole sdolcinate o momenti romanticosi non ce ne sono.

"Non ti bacerò mai più, Katniss. Hai l'alito che puzza di carogna morta."
"Strano! Mi sono lavata i denti giusto il mese scorso."

Quello che c'è è invece un terzo capitolo molto parlato, molto politico, molto serioso, ma per fortuna illuminato anche da qualche momento ironico, regalato soprattutto dal mitico Woody Harrelson, il cui personaggio però meriterebbe molto ma molto più spazio. Alla faccia della pellicoletta young adult, Il canto della rivolta si occupa, in maniera nemmeno troppo superficiale, di parlare di rivoluzione. Di rivoluzione e di come si possa utilizzare una figura come quella di Katniss Everdeen come icona per un intero movimento (non 5 Stelle). Chiamatela Che Guevara dei bimbiminkia, se proprio volete, eppure l'(anti)eroina interpretata da una sempre immensa Jennifer Lawrence a me sembra un personaggio profondamente innovativo. Una rivoluzionaria sì, all'interno delle figure dei personaggi cinematografici femminili che infatti negli ultimi anni, a partire dal suo arrivo, stanno cambiando parecchio.

Anche questa volta è quindi lei, Katniss, la protagonista assoluta della storia. L'ex vincitrice degli Hunger Games nella seconda edizione a cui ha partecipato non è riuscita a bissare il successo precedente, d'altra parte le repliche non sono mai al livello degli originali. Ritroviamo così una Katniss Everdeen depressa, che passa le sue giornate a guardare il daytime dell'Isola dei Famosi e a ingozzarsi di cibo spazzatura, finendo per diventare così.


Per farla riprendere, i rivoluzionari  ribelli del fantomatico Distretto 13 (ma come? non erano solo 12?) capitanati dai premi Oscar Julianne Moore e Philip Seymour Hoffman decidono di sottoporla a uno shock: le fanno vedere come i cattivoni di Capitol City hanno ridotto il suo amato Distretto 12 e così Katniss smette di mangiare e torna in ottima forma fisica.
Dopo la tristezza iniziale, Katniss a sorpresa reagisce alla cosa con gioia. Il Distretto è del tutto deserto e lei può finalmente andarsene in giro nuda con solo un pitone addosso, senza che nessuno le rompa le scatole!


Una volta tornata in forma, Katniss Everdeen viene ingaggiata come testimonial da un sacco di brand di moda, tra cui Dolce & Gabbana e ¡Viva la Revolución!. La Katniss nostra diventa così il volto e soprattutto il corpo della rivoluzione contro il sistema oppressivo di Capitol City. Per documentare le sue imprese viene affiancata da una troupe di Mtv capitanata da quella sgnacchera di Game of Thrones, ovvero Natalie Dormer in versione cyberpunkabbestia. Le telecamere seguono così Katniss ovunque, anche mentre si fa la doccia, ma purtroppo queste scene sono state tagliate dalla versione cinematografica adatta a un pubblico di tutte le età e si spera verranno recuperate tra gli extra della versione Blu-Ray.

"Scarlett Johansson si è ispirata a me per il suo ultimo taglio di capelli...
Adesso sapete con chi prendervela."

Katniss però non è solo un'icona della rivoluzione. A sorpresa diventa anche cantante. Quando i membri della troupe televisiva le chiedono di cantar loro qualcosa, lei comincia a intonare un pezzo diventato molto celebre negli ultimi tempi:

Amore, solo amore è quello che sento
Dimmi perché quando penso, penso solo a teee
Dimmi perché quando vedo, vedo solo teeeeee
Dimmi perché quando credo, credo solo in teeeeee
grande amooooooooooreeeeeeeee

Dimmi che mai
Che non mi lascerai mai
Dimmi chi sei
Respiro dei giorni miei d'amooooreeeee
Dimmi che sai
Che solo me sceglierai
Ora lo saaai
Tu sei il mio unico grande amoooooooooooooooreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee



La sua prova vocale da aspirante tenorina viene spedita dritta a Capitol City sotto forma di videoclip musicale ed è talmente terrificante da mandare in tilt per qualche ora tutti i sistemi di sicurezza del cattivone Donald Sutherland e dei suoi amichetti. I rivouzionari ne approfittano così per prelevare Peeta, l'uomo più inutile del mondo che però è anche l'unico grande amoooreeeeeeee di Katniss.


La nostra eroina si disfa così del pitone che le ha tenuto compagnia in quei “giorni freddi e stupidi da ricordare” ed è pronta a passare insieme al suo Peeta “maledette notti perse a non dormire altre a far l'amore”. Ma ecco che arriva un colpo di scena clamoroso: Peeta è diventato...

GAY!

Capitol City ha sottoposto Peeta a un lavaggio del cervello attraverso iniezioni di veleno di aghi inseguitori... Ma che sono? Utilizzare la cara vecchia cura Ludovico sarebbe stato troppo semplice?
In ogni caso il lavaggio del cervello ha funzionato e così Capitol City ha convinto Peeta che Katniss Everdeen è un cesso intrombabile e che deve puntare a farsi Gale.
Ce la farà?
Lo scopriremo solo con l'arrivo di Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte II.
(voto 7/10)


"Dai ragazzi, smettetela di litigare per me!"
"Veramente Katniss non è che potresti levarti, così posso farmi Gale in santa pace?"

LE LEGGI DEL CINEMA

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Settimana di uscite potenzialmente parecchio interessanti. Alcune più in positivo, altre più in negativo, ma comunque la voglia di film è riesplosa, sarà per il trionfo assoluto del Bel Cinema agli ultimi Oscar con Birdman e Whiplash, o sarà per la disfatta totale del conservatorismo rappresentato dall'American Sniper tanto amato dal mio blogger rivale e co-conduttore di questa rubrica Mr. James Ford.
E allora, con una ritrovata fiducia nel mondo del cinema e nel mondo in generale, gustiamoci tutte le pellicole in arrivo nelle sale italiane questo weekend.

Vizio di forma
"Un bigliettino d'amore da parte di Ford?
AAAAARGH!!!"
Cannibal dice: Il nuovo film di Paul Thomas Anderson, per quanto mi riguarda uno dei più grandi registi viventi insieme a Tarantino, Malick, Lynch, Von Trier, Inarritu e Coppola, intendo Sofia, è uno di quelli che attendo con maggiore curiosità. Sono pronto per un bel trip, più che per una semplice pellicola, e spero che l'Anderson migliore del mondo (sì, meglio di Wes e pure di Pamela!) non mi deluda.
Ford dice: uno dei film più attesi dal sottoscritto per questa prima metà dell'anno. Tratto da un romanzo splendido e stracult, interpretato da Phoenix, diretto da Anderson - Paul Thomas, che tra gli Anderson è il migliore senza dubbio -, spero proprio non deluda e vada a spazzare via tutti i fantasmi di una notte degli Oscar da dimenticare. E anche Cannibale, già che ci siamo.

Le leggi del desiderio
"La prima regola per avere successo nella vita?
Mai seguire le orme di Ford."
Cannibal dice: Una settimana molto Paul Thomas Anderson, questa!
A vedere il trailer di Le leggi del desiderio, non è potuto che venirmi in mente il personaggio interpretato da Tom Cruise in Magnolia. Peccato che Silvio Muccino non sia Tom Cruise, di certo non è quel Tom Cruise che aveva tirato fuori la performance migliore della sua intera carriera, e questa pellicola da lui scritta, diretta e interpretata rischi di essere come i suoi due film precedenti Parlami d'amore e Un altro mondo, ovvero una porcata. Detto ciò, io al Muccino Jr. non ce la faccio a volergli male, quindi questo film prima o poi lo vedrò, con la speranza di trovarci dentro qualcosa di buono. Quella speranza che ormai ho perso quando vado a leggere WhiteRussian - Edizione 2015.
Ford dice: a me Silvio Muccino è sempre stato in qualche modo simpatico. Da Come te nessuno mai a Il mio miglior nemico.
Certo, ora questo non significa che correrò a vedere questo film, che probabilmente mostrerà più i suoi limiti che altro.
Quindi lascerò che se lo sciroppi Peppa, in modo da orientarmi a seconda di quella che sarà la sua opinione, per fare ovviamente tutto il contrario rispetto a quello che consiglierà.

Kingsman - Secret Service
"Non avrò i muscoli di Stallone, ma di certo ho più stile. Ah yeah!"
Cannibal dice: un action con Colin Firth? So già che Ford lo odierà più di me!
Dopo aver visto il trailer, devo ammettere però che mi aspetto una pellicola piuttosto divertente e accattivante. Per una visione disimpegnata mi sembra possa andare più che bene e so che alla fine conquisterà pure quel burbero di Ford. Sempre che riesca a sopportare l'idea di un action senza Sly o Schwarzy o un altro di quegli pseudo attori che la recitazione manco sanno cos'è.
Ford dice: Colin Firth? Dopo aver sdoganato Liam Neeson, Cannibal promuoverà anche lui!
Nonostante il regista sia il vivace Vaughn, ho come l'impressione che ci troveremo di fronte ad una delle schifezzone cosmiche più terrificanti della stagione, dunque penso che la terrò come riserva nel caso in cui mi trovassi in astinenza da bottigliate, anche se il Cucciolo quest'anno pare aver deciso di non permettere che io mi trovi nella suddetta condizione.

Automata
"Fidati se te lo dico io che con loro c'ho lavorato:
mio caro robot, sei più espressivo te di tutti gli Expendables messi insieme!"
Cannibal dice: Una pellicola sci-fi con protagonista Antonio Banderas mi attira all'incirca quanto una colazione insieme a Ford preparata dallo stesso Banderas, però questo film pare non sia troppo male, quindi una visioncina ci può scappare.
Ford dice: questa curiosa pellicola sci-fi giace nel mio hard-disk da tempo immemore, e a quanto pare per un motivo. Avrò finalmente modo di godermela e proporla come una delle anti-cannibalate della settimana e forse anche del mese.

Motel
"Ecco come mi hanno convinto a girare questo film."
Cannibal dice: Un thrilleraccio con i bolliti John Cusack e Robert De Niro? Sembra promettente quanto una notte in motel in compagnia di quello psycho di Ford.
Ford dice: John Cusack? Robert De Niro? Mancano Johnny Depp e Cannibal Kid e i quattro moschettieri del Cinema bollito saranno riuniti! Non lo guarderò neanche sotto tortura.

Spongebob - Fuori dall'acqua
"Pensieri Cannibali ❤"
Cannibal dice: Avevo visto il primo film di Spongebob una decina d'anni fa. Non so sotto l'effetto di quali sostanze, un mio amico mi aveva convinto a far chiodo all'università e andare al cinema a vedere il film di Spongebob. L'avevo trovata una visione parecchio allucinante, ma in senso più negativo che positivo, quindi questa nuova avventura della pur simpatica spugna marina la lascerò a quell'eterno bambinone di Ford.
Ford dice: non ho mai apprezzato molto Spongebob, anche se senza dubbio la simpatica spugna sarà sempre preferibile all'antipatico coniglione di Casale, e dunque penso che continuerò a vivere bene pur perdendomi la sua nuova avventura cinematografica. Anche se questo, purtroppo, non mi eviterà di dover affrontare quelle del mio rivale qui nella blogosfera, giorno dopo giorno.

The Repairman
"Prima di vedere un film consigliato da Ford è meglio vestirsi come si deve.
Non si sa mai..."
Cannibal dice: Da titolo, locandina e trailer sembra una pellicola indie americana pronta per il Sundance Festival. Invece si tratta di un film italiano. La possibilità di trovarci di fronte a un esordio intrigante c'è, così come allo stesso tempo c'è il rischio di avere a che fare con una semplice scimmiottatura del cinema indie a stelle e strisce, tanto quanto Ford è la scimmiottatura, oltre che di una scimmia, di un cowboy ammeregano.
Ford dice: finto film indie italiano che pare fatto apposta per il finto radical chic che mi ritrovo come antagonista. Da parte mia, lo ignorerò felicemente.

Patria
"Ford, scendi. Tanto l'Oscar ad American Sniper non lo danno
manco se rimane l'ultimo film sulla faccia della Terra."
Cannibal dice: Film di grande attualità su un gruppo di operai che per protesta salgono su una torre. Potenzialmente interessante, nella realtà dei fatti lo sarà probabilmente molto meno.
Ford dice: io, per protesta contro l'Academy, Cannibal e tutti i sostenitori di Birdman, salirò su una torre per colpire tutti loro meglio e dall'alto con una valanga di bottigliate.

Maraviglioso Boccaccio
"Ciao War Horse, ti sei ripreso da quel brutto filmaccio?"
"Vittoria, come ci si sente quando Cannibal Kid è l'unico al mondo a parlare bene di te?"
"Vorrei morire, ecco come ci si sente."
Cannibal dice: Il nuovo film dei fratelli Taviani, autori del sopravvalutato Cesare deve morire, questa volta alle prese con il Decamerone di Boccaccio?
Questa è una fordianata bella e buona, anzi brutta e cattiva!
Ford dice: alle spalle l'esperienza dello splendido Cesare deve morire, i Taviani hanno alzato l'asticella delle aspettative rispetto al loro nuovo lavoro. Sarà una conferma, o uno scivolone? Solo il futuro potrà dirlo.
Una certezza, però, c'è: peggio di quanto ha fatto l'Academy non potranno fare.

Un viaggio serio... ma non troppo
"Ma almeno tu sei andato a vederlo il nostro film?"
"Ehm no, mi ispirava di più 50 sfumature di grigio..."
Cannibal dice: Film amatoriale della settimana. Peggio ci sono solo (forse) i filmini di Ford.
Ford dice: film amatoriale della settimana. Peggio ci sono solo (forse) i filmini di Von Trier che riprende Peppa vestito da Coniglione nella campagna piemontese.

Zanetti Story
"Birdman ha vinto 4 Oscar...
Sìììììììì! Ancora meglio del triplete!"
Cannibal dice: Sul serio?
A questo punto la prossima settimana mi aspetto l'uscita di Ford Story.
Ford dice: uno dei giocatori simbolo dell'altra squadra di Milano che ho stimato davvero nella mia carriera di appassionato di calcio. Potrei, dunque, concedere una visione. Giusto per ricordare i tempi in cui su White Russian imperversavano i Mondiali.

CANNIBAL MUSIC - I DISCHI DI FEBBRAIO 2015

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L'appuntamento con la rubrica dedicata alla musica del mese prosegue. Nonostante i miei problemi di memoria e di mente in generale, non me ne sono scordato ancora e quindi ecco che, dopo i dischetti ascoltati a gennaio, andiamo a scoprire alcuni degli album passati dalle parti di Pensieri Cannibali nelle ultime settimane.

Verdena “Endkadenz Vol. 1”

I Verdena hanno fatto un altro disco tipicamente verdeniano. Prendete la cosa sia in senso positivo che in senso negativo.
Positivo perché i tre bergamaschi restano sempre la realtà più forte (o forse dovrei dire l'unica?) della scena rock italiana attuale. Questo nuovo impronunciabile Endkadenz Vol. 1 ci conferma una rock band capace di una cura nel suono che non ha pari dalle nostre parti e conosce poca concorrenza pure a livello internazionale, se non altro tra i gruppi chitarristici. In più, nonostante manchi il pezzo bomba alla “Luna” o alla “Valvonauta”, ci sono alcuni highlights notevoli come l'esaltante “Un po' esageri” e la ballatona visionaria “Diluvio”.
Negativo perché, nonostante la maturità nel sound e nella capacità di scrittura raggiunta, questo disco non aggiunge niente di nuovo o di fondamentalmente differente rispetto a quanto già fatto dai tre in passato. Chi li odierà continuerà a odiarli. Chi li amerà continuerà ad amarli. In attesa di sentire anche il Vol. 2 in uscita nei prossimi mesi, questo Endkadenz Vol. 1 non cambia di una virgola ciò che già si sapeva della band. Piaccia o meno, i Verdena sono sempre gli stessi.
(voto 7-/10)




J-Ax “Il bello d'esser brutti”

Nella mia cittadina, Casale Monferrato, c'è un posto che si chiama NoNoia ed è il locale alternativo della mia zona. Quello in cui ci trovi i tipi rock e hip-hop con i tatuaggi. Un posto in cui vedrei benissimo uno come J-Ax. Il suo nuovo disco mi fa la stessa impressione di quando torno al NoNoia. Si può presentare con qualche differenza, ma in fondo in fondo resta sempre uguale. Il nuovo album di J-Ax frulla allora al suo interno il passato degli Articolo 31 con le sue ultime cose soliste, il tutto aggiungendo la solita dose di umorismo che mette di buon umore, nonostante non manchi pure un certo retrogusto malinconico, proprio come ogni volta in cui rimetto piede al NoNoia, il locale in cui mi sono preso le mie prime storiche ciucche. Un pezzo come “Ribelle e basta” ad esempio sembra la rilettura di “Latin Lover” degli Articolo combinata con i suoni pop-punk dei tempi di “Domani smetto”, così come “Maria Salvador” è la nuova “Ohi Maria”. È tutto leggermente differente, ma alla fine è sempre uguale. Uguale come la capacità di regalare versi esilaranti e pezzi accattivanti, in cui si segnalano l'inno anti-hipster “La tangenziale”, l'irresistibile “Hai rotto il catso” con una base alla “Still D.R.E.” di Dr. Dre e il mio nuovo inno personale “Bimbiminkia4life”. In alcuni brani come l'intensa “Intro” incontriamo un artista più serio e maturo del solito, ma alla fine il J-Ax che preferiamo, o almeno che io preferisco, è quello più cazzaro, proprio come me e gli eterni Peter Pan che ancora frequentano il NoNoia, noi bimbiminkia 4 life.
(voto 6+/10)




Colapesce “Egomostro”

Il primo disco di Colapesce “Un meraviglioso declino” l'avevo adorato, così come la prima anticipazione da questa sua seconda fatica, “Maledetti italiani”, accompagnata da un video grandioso. L'album “Egomostro” invece non mi piace un granché. Non so nemmeno spiegare bene il perché. Non è affatto un brutto disco, tutt'altro, però lo metto su e mi annoia.
Colapesce non ha alcun demerito. È tutta colpa mia. È che mi stufo in fretta delle cose e Colapesce a quanto pare mi ha già stufato. Sarà che sto diventando meno hipster di una volta? Oppure sono troppo hipster e per me il secondo disco di Colapesce, visto che non è più la novità del momento, è troooppo fuori moda proprio come lo era il secondo disco de I Cani?
(voto 6-/10)




Imagine Dragons “Smoke + Mirrors”
"Mi sento molto Whiplash!"

Dopo che i brani del loro album d'esordio Night Visions si sono sentiti ovunque, non solo in radio ma anche in qualunque film, serie tv e spot immaginabile, c'era un gran bisogno di un nuovo disco degli Imagine Dragons. O se non altro chi si occupa delle colonne sonore ne aveva un gran bisogno, giusto per non utilizzare sempre le stesse canzoni. Gli Imagine Dragons hanno così accontentato tutti facendo centro anche con il loro album numero 2, un disco pieno di pezzi accattivanti, tra la gaia “Shots”, la nuova “Demons” che risponde al nome della title track “Smoke and Mirrors”, il singolone alla OneRepublic “I Bet My Life” e una “Polaroid” che fa product placement fin dal titolo.
Se volete sapere da dove arriveranno un sacco di pezzi che sentirete in film/serie tv/pubblicità nei prossimi mesi, potete avere un'anteprima ascoltandovi “Smoke + Mirrors”, il nuovo degli Imagine Dragons, il gruppo preferito non solo dalla mother of dragons Daenerys Targaryen, ma pure da tutti i pubblicitari e selezionatori di playlist musicali del mondo.
(voto 6,5/10)




Marina & the Diamonds “FROOT”

Ci sono canzoni che parlano di te meglio di quanto tu possa riuscire a fare con le tue stesse parole. Il pezzo di apertura del nuovo disco di Marina & the Diamonds “Happy” per me è una di quelle canzoni. Al di là di questo brano straordinario che mi è arrivato SBEM come un treno in faccia, ancora una volta la cantautrice gallese di origini greche Marina Lambrini Diamandis è riuscita a conquistarmi totalmente. L'esordio “The Family Jewels” era folgorante e rappresentava una boccata d'aria freschissima all'interno del panorama musicale mondiale. Il secondo “Electra Heart” era una bomba pop di devastante figosità. Questo terzo “FROOT” suona invece più riflessivo, ma non per questo noioso. Le atmosfere si sono fatte più rarefatte, i ritmi sono rallentati, eppure anche qui non mancano le hit pop come la title track “Froot” che sembra uscita dritta dagli anni '80. Una serie di pezzi clamorosi come “I'm a Ruin”, “Gold” e “Can't Pin Me Down” che crescono sempre di più con gli ascolti e vanno a comporre un album pieno di gioiellini.
Suonerà scontato dirlo, ma la Diamandis ha tirato fuori un altro diamante preziosissimo.
(voto 8/10)






Noel Gallagher's High Flying Birds “Chasing Yesterday”

Gli anni '90 sono di nuovo tra noi! C'è poco da fare. Il 2015 è ormai ufficialmente l'anno del revival dei mitici 90s. In giro ci sono un sacco di serie tv ambientate in quel decennio come Hindsight, My Mad Fat Diary e Fresh Off the Boat, nei cinema sta per arrivare il docu-film prodotto dalla HBO Cobain: Montage of Heck sul leader dei Nirvana, Courtney Love spacca come guest-star della serie più forte negli USA ovvero Empire, un sacco di storiche band di quel periodo come le Sleater-Kinney, le Babes in Toyland etc. si stanno riformando e poi, soprattutto, i Blur hanno annunciato l'arrivo del loro nuovo attesissimo album, The Magic Whip, in uscita il prossimo 27 aprile. Per loro si tratta del primo disco con la formazione al completo con tanto di Graham Coxon dal 1999 e chissà che la loro decisione di tornare insieme non porti a far pace pure Liam e Noel Gallagher. In attesa che i due fratelli riuniscano le forze per combattere gli storici nemici dei tempi d'oro del Britpop, Noel ha tirato fuori la sua seconda fatica solista, o meglio della sua nuova band.
Io con Noel ho un rapporto conflittuale. Adoro il suo essere uno stronzo e adoro alcuni pezzi da lui cantati come “Don't Look Back in Anger” degli Oasis o “Setting Sun” dei Chemical Brothers. Nonostante queste due canzoni siano tra le mie preferite di tutti i tempi, non sempre mi piace la sua voce. Il disco d'esordio dei Noel Gallagher's High Flying Birds poi non è che mi avesse convinto molto. Questo secondo “Chasing Yesterday” invece mi sta piaciucchiando decisamente. I tempi della grazia compositiva di “Definitely Maybe” e “(What's the Story) Morning Glory?” sono lontani, è vero, però qui c'è un Noel Gallagher in piena forma, anche a livello vocale, e questo suona come il miglior disco che potrebbe tirare fuori oggi un vecchio burbero come lui.
(voto 7/10)




Canzone del mese
Blur “Go Out”

E a proposito di Blur... In attesa, anzi in attesissima del loro nuovo album “The Magic Whip”, ecco la prima anticipazione “Go Out”, che a me esalta già tantissimo.


IL RAGAZZO (MORTO) DELLA VIA GLUE

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Glue
(serie tv UK, stagione 1)
Rete britannica: E4
Rete italiana: non ancora arrivata
Ideatore: Jack Thorne
Cast: Charlotte Spencer, Yasmin Paige, Billy Howle, Jordan Stephens, Jessie Cave, Callum Turner, Tommy Knight, Faye Marsay, Tommy McDonnell, Christine Tremarco, Dean-Charles Chapman, Steve Oram
Genere: country thriller
Se ti piace guarda anche: Broadchurch, Southcliffe, Skins, This Is England, Utopia, The Fades, The Missing

Leggendo rapidamente le premesse della nuova serie tv Glue, mi aspettavo un telefilm adolescenziale britannico alla Skins in cui ci scappa il morto, come in Pretty Little Liars.
Così è, ma sopratutto così non è.
Con le serie teen americane in stile PLL Glue ha davvero ben poco a che fare e, a ben vedere, pure con Skins i legami sono piuttosto generici. I protagonisti sono dei ragazzini giovanissimi, certo, eppure la direzione intrapresa da questa nuova serie made in UK non sembra tanto quella del ritratto generazionale, quanto quella del ritratto sociale. Glue è ambientato all'interno di una piccola comunità di campagna composta da ragazzi rom e inglesi che vivono in cascine e roulotte, con genitori pressoché assenti o ben poco presenti. In più, c'è una affascinante componente thriller che riporta alla mente prodotti recenti del piccolo grande schermo britannico come Broadchurch, Southcliffe e The Missing.
Non sembra quindi la classica roba teen consigliata qui su Pensieri Cannibali. Fidatevi. Questa è una serie che può tranquillamente essere seguita anche da un pubblico adulto. Lo so che non ci credete, però eddai, fidatevi.
"Cannibal che consiglia una serie teen a un pubblico adulto?"
"AHAHAH, che risate!"

Perché questa serie si chiama Glue?
Subito subito non l'ho capito. Glue vuol dire colla. Che c'entra con un gruppo di ragazzini di campagna mezzi delinquentelli e mezzi drogati?
Ha a che fare per caso con la colla da sniffare?
Guardando l'episodio pilota ho compreso il senso del titolo. Glue è una serie che ti incolla allo schermo. Ha un certo fascino morboso. Non un morboso negativo come può essere l'interesse per i fatti di cronaca nera che riempiono Studio Aperto o Quarto Grado. Un morboso affascinante, che ti fa rimanere in attesa di un altro episodio per sapere cosa succederà, sebbene il coinvolgimento con le puntate successive diminuisca un po' rispetto al pilot.
Chi ha ucciso il 14enne Cal Bray e perché?
Un quesito che riecheggia il celebre “Chi ha ucciso Laura Palmer?” di Twin Peaks e il meno celebre “Chi ha ucciso Rosie Larsen?” di The Killing. Un classico espediente da serie “whodunit”, in cui però come detto entra in gioco una ambientazione particolare, quella della campagna inglese, molto poco glamour e molto lontana dalle località fighette di serie teen come Beverly Hills 90210 e The O.C., così come pure dalla tranquilla Capeside di Dawson's Creek.

"Voglio andare a vivere in campagna aaaah, aaaaah.
Hey, un momento... ci sto già in campagna e mi fa pure schifo!"

Anche i personaggi di Glue deviano un pochino dai soliti schemi teen. Il tipo figo di turno è un tossico di colore cui non frega un cazzo di niente e di nessuno che sembra avere come modello esistenziale Mario Balotelli. Un personaggio distante anni luce dai belloni alla Dylan di Beverly Hills che guardavano a James Dean come riferimento principale. La tipa fighetta di turno, interpretata da Charlotte Spencer (giovane attrice da tenere d'occhio), non è poi la classica tipa viziata che fa la ribelle come passatempo alla Marissa Cooper di The O.C., bensì una che sembra fuori di testa proprio.


Così come non del tutto a posto sembra pure James, il ragazzo che trova il cadavere dell'amico in un campo, e un po' tutti gli altri disadattati giovani protagonisti della serie. Il personaggio più singolare è comunque quello di Ruth, una giovanissima (ma a che età li fanno lavorare in Inghilterra?) poliziotta rom interpretata da Yasmin Paige, attrice rivelazione di Submarine. L'unico problema è che, per quanto singolari e piuttosto inediti, per questi personaggi non scatta un vero coinvolgimento emotivo.


Non sorprende trovare al timone di Glue il nome di Jack Thorne, già creatore di un'altra tra le più originali serie adolescenziali ma non troppo e pure fantasy ma non troppo degli ultimi anni, The Fades, purtroppo prematuramente cancellata dopo appena una folgorante stagione.
Questa singolare e anomala serie teen, adatta pure a un pubblico che di solito le serie teen le schifa, si avvale inoltre di una messa in scena nuda e cruda, con sequenze che la tv italiana non trasmetterebbe mai perché potrebbero rappresentare un cattivo esempio per i ggiovani d'oggi. Ad esempio, nell'episodio pilota di Glue ci sono un sacco di bigoli. Mai visti così tanti bigoli tutti insieme, a parte che in Lo sconosciuto del lago. Nudi femminili invece non ce ne sono, almeno nella prima puntata, ma forse arriveranno in seguito. Chissà?
Questo è un mistero che non vi spoilero ma che verrà svelato negli episodi successivi, insieme all'altro interrogativo principale della serie. Chi ha ucciso il ragazzo della via Glue?
(voto 6,5/10)

BRACCIALETTI ROTTI

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Braccialetti rossi
(serie tv, stagione 2)

Braccialetti rossi è una serie che funziona. Meno rispetto alla prima stagione, però funziona. È una visione diabolica ed è proprio questo il motivo del suo successo. Se dalle immagini dei protagonisti pelati vi immaginate che parli di un gruppo di giovani naziskin vi dico che no, parla invece di ragazzini malati, per lo più di cancro. A questo punto potrete immaginarvi una serie che punta sul patetico, sul melodrammatico ed è proprio così. Il suo bello è quello. L'altro pregio è il coinvolgimento che riesce a creare, pur con tutti i suoi limiti.

Non sono uno di quei fan che gridano "Oh mio Dio Braccialetti Rossi!!!". Mentre la guardo riesco a riconoscere tranquillamente i suoi difetti. Il più evidente, oltre agli attori adulti che fanno quasi tutti pena, è una colonna sonora terrificante che conferma quanto di pessimo sentito nel corso della season 1. Le canzoni di Niccolò Agliardi usate per la sigla e come accompagnamento di alcune scene sono una roba che al confronto Cristina D'Avena sembra Bob Dylan. E poi ci sono pezzi di Emma, Paola Turci, Francesco Facchinetti e c'è persino Vasco. Per fortuna Davide (Mirko Trovato), il ragazzino suo fan, ha lasciato le penne sotto i ferri durante la prima stagione. Per fortuna non che sia morto, poverino, ma che almeno non offra più spunti per far sentire i pezzi del Blasco, se non un accenno di “Ogni volta” che gli altri braccialetti rossi sopravvissuti gli dedicano durante un falò in spiaggia.

Se Davide è andato incontro a un tragico destino in maniera ingiusta, a qualche altro personaggio della serie invece la figura del Tristo mietitore la farei incontrare volentieri. Su tutti Rocco (Lorenzo Guidi), il bambino che era già insopportabile quand'era in coma, figuratevi adesso che si è svegliato. Dico solo che c'è una scena in cui balla la breakdance sulle note di Emis Killa che è uno dei punti più bassi mai raggiunti dalla televisione italiana e mondiale. Guardate il seguente video, ma solo a vostro rischio e pericolo. Se poi finite in coma pure voi, Pensieri Cannibali non se ne assume alcuna responsabilità.



Ancora vivi e in buona forma dopo questo video?
Watanka!

"Dai Bea, smettila di fingere di essere in coma soltanto per non vedermi mai più ballare la breakdance."

Oltre a Rocco, pure gli altri personaggi in questa seconda stagione ce la mettono tutta per rendersi odiosi. C'è Vale (Brando Pacitto) che nei primi episodi si è trasformato in uno stronzo colossale. Capisco che il fato ti sia stato avverso, caro ragazzo, però non te la devi prendere con noi spettatori incolpevoli. Intanto Cris (Aurora Ruffino) è sempre più figa di legno (almeno fino all'episodio finale), Toni (Pio Luigi Piscicelli) è sempre più inutile e la tipa che si fa nell'ultima puntata è agghiacciande. Sul fronte new-entries ci sono Flam (Cloe Romagnoli), un'allucinata bambina cieca che non si può davvero vedere (perdonate la battuta terribile), Bea (Angela Curri) una tipa in coma che se anche non ci fosse stata non avrebbe fatto alcuna differenza, e Nina che è stronzetta però figa e con i capelli rasati sembra Natalie Portman in V per vendetta e quindi è promossa a pieni voti.

"Ma perché nessuno mi crede quando dico che sono la gnoccolona della serie?"

E poi c'è il filippino che parla in romanesco (Daniel Alviar Tenorio) che è un po' l'unico che mi sta simpatico. L'unico insieme a Leo (Carmine Buschini), il leader nonché idolo incontrastato dei braccialetti rossi. Se la serie funziona è per merito dei personaggi insopportabili, che con sadismo si vorrebbe vedere eliminati un po' come quelli di The Walking Dead, e per merito di Leo. Impossibile non provare simpatia e pena per lui, un ragazzino con il cancro contro cui i perfidi autori della serie si accaniscono peggio di George R. R. Martin nei confronti dei personaggi di Game of Thrones.


Braccialetti rossi non sfugge ai difetti tipici della tipica fiction italiana, con sceneggiature che in questa seconda stagione cedono spesso al buonismo puro, si veda il finale di stagione che più ruffiano e scontato non si potrebbe. Il tutto è però condito qua e là da una sana dose di cattiveria e bastardaggine assolute che nulla hanno da invidiare alle serie ammeregane. Di certo Braccialetti rossi, a sua volta ispirato allo spagnolo Polseres vermelles, non ha nulla da invidiare alla sua versione a stelle e strisce Red Band Society, serie piatta, anonima e priva di personaggi con un minimo di carattere giustamente cancellata dalla faccia della Terra dopo appena una season.
La fiction di Raiuno, già confermata per una terza stagione, pur con le sue pecche sopra elencate e pur con la sua buona dose di bimbominkiosità continua invece a farsi vedere con piacere e un po' di vergogna. Perché non c'è niente di meno cool oggi come oggi di dire di guardare Braccialetti rossi. A meno che hai meno di 14 anni e allora la cosa non è così scandalosa. L'unica cosa meno cool è apprezzare il film Cinquanta sfumature di grigio. Io invece sbandiero ai quattro venti il mio apprezzamento per entrambi. Senza alcun imbarazzo.
Adesso però vado a nascondermi.
(voto 6,5/10)

IL SOLITO CINEMA D'INFERNO

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Questa settimana escono addirittura una dozzina di film! E non è manco arrivata ancora la Festa del Cinema.
Per orientarvi nella ricca (più quantitativamente che qualitativamente) proposta ci pensano i soliti idioti del blogging cinematografico: il divino Cannibal Kid e il satanico Mr. James Ford.
Senza indugiare oltre, andiamo a vedere tutte le pellicole in arrivo, che sono davvero tante.

La solita commedia - Inferno
"Cannibal, ti prego, almeno tu parla bene di me. Sei l'ultimo che mi è rimasto..."
Cannibal dice: Il Nongiovane mi è sempre stato simpatico, nonostante un soprannome che vedrei benissimo per Mr. Ford. Da qualche tempo a questa parte però ha stufato persino me. I soliti idioti hanno ormai fatto il loro tempo, così come probabilmente anche i due soliti idioti della blogosfera, Cannibal e Ford. Sarebbe ora che quei due lasciassero spazio a una nuova coppia di blogger cinematografici rivali più giovani e freschi!
Ford dice: non ho mai sopportato il Nongiovane, in qualsiasi sua incarnazione. Solo il pensiero di questo film mi fa inorridire neanche avessi letto l'ennesimo parere astruso espresso dal mio antagonista. Salto con grande piacere.

The Divergent Series - Insurgent
"Ford parla ancora una volta per pregiudizi?
Basta, io mi arrendo!"
Cannibal dice: Sììì! Nuovo capitolo della migliore saga young adult in circolazione, dopo quella mitica di Hunger Games, ovviamente. Confermatissima come protagonista la cotta adolescenziale di Pensieri Cannibali 2014, Shailene Woodley, per quella che si preannuncia come una bella cannibalata coi fiocchi. Ciliegina sulla torta: percepisco già il nervoso salire in Mr. Ford... Cosa chiedere di più a un film solo?
Ford dice: il primo Divergent, che prometteva di essere una merdina teen con i fiocchi degna del mio rivale, venne saltato senza rimorso alcuno.
Non credo che il destino di questo secondo capitolo sarà diverso.

Chi è senza colpa
"Povero cucciolo!
Ford ha sentito parlare di attore cane ed è subito diventato un tuo fan."
Cannibal dice: Chi è senza colpa? Di certo non Ford. Ma avete visto quest'anno che giudizi penosi sta dando su TUTTI i film?
Quanto a questo, di sicuro lo spaccerà come un Capolavoro imprescindibile quando in realtà è...
Lo scoprirete con la mia recensione.
Ford dice: ecco il primo - e forse unico - film interessante della settimana, nonostante i titolisti italiani abbiano davvero dato fondo al loro peggio per evitare che la gente possa sentirsi invogliata ad andarlo a vedere.
Ad ogni modo: crime, Tom Hardy e Gandolfini. Direi che gli ingredienti per una solida pellicola fordiana ci sono tutti.
E spero che, come al solito, Peppa spari il suo solito parere sconclusionato.

Una nuova amica
"Da quando Ford ha deciso di smettere di allattare,
al Fordino mi tocca dare il biberon."
Cannibal dice: Io ho una nuova nemica, si chiama Mrs. Ford. Dopo l'ottima doppietta Nella casa + Giovane e bella ho anche un nuovo amico, si chiama Francois Ozon e il suo nuovo film con protagonista Romain Duris dal tema trans un po' alla Almodovar promette bene.
Ford dice: Ozon mi è sempre piaciuto, almeno fino alla radical pippa Giovane e bella. Si riprenderà con questa sua nuova fatica, o mi toccherà aggiungerlo alla lista di ex grandi registi persi sulla via del cannibalesimo come Malick? Ai posteri l'ardua sentenza.

Bekas
"Ford, sei l'unico al mondo che crede ancora che il Milan
vincerà lo scudetto. Smettilaaaaaa!"

Cannibal dice: Film su due bambini iracheni fissati con i supereroi. In un sol colpo, la bambinata fordianata supereroica finto autoriale della settimana. E forse del secolo.
Ford dice: un tempo, probabilmente, sarei corso a recuperare questo film come prodotto di nicchia autoriale della settimana. Ma un tempo sarei stato forse anche più d'accordo con il mio antagonista, quindi è probabilmente un bene che le cose siano cambiate. Per il momento, dunque, lascio questo Bekas quasi in fondo alla lista.

Latin Lover
"Ford, basta con le letterine d'amore.
Passa almeno alle e-mail..."
Cannibal dice: Non ho mai visto film di Cristina Comencini. Sarà che il fatto di aver girato la pellicola tratta da quella fordianata di Va' dove ti porta il cuore mi ha sempre bloccato il cuore. E le cose non sono destinate a cambiare. Tra le numerose uscite di questa settimana, Latin Lover con il suo trailer agghiacciante è quella che mi attira di meno.
Ford dice: lo stato di salute del Cinema italiano si avvicina ormai pericolosamente a quello mentale di Cannibal. Passo oltre sperando, un giorno, di poter dimenticare l'agghiacciante trailer di questo film.

La prima volta di mia figlia
"Non posso leggere il diario di Ford...
Non vorrei mai trovarci dentro un'altra delle sue terribili recensioni!"
Cannibal dice: Esordio alla regia di Riccardo Rossi, caratterista del cinema e della tv italiani che non mi ha mai entusiasmato, ma nemmeno mai infastidito. Sembra una commedia abbastanza adolescenziale non troppo malviagia e, chissà, magari un giorno potrei anche conderle un'occhiata. Nel frattempo aspetto ancora la prima volta di una recensione sensata di Ford in questo 2015.
Ford dice: Riccardo Rossi mi è sempre stato discretamente simpatico, ma non abbastanza per correre a vedere quella che mi pare una commediola simpatica ma decisamente più adatta al mio antagonista.

Fino a qui tutto bene
"Evvai raga, stasera il film lo sceglie Ford.
Dai che ci facciamo una dormita come si deve!"
Cannibal dice: Commedia tardoadolescenziale italiana. Mi ispira di più il film di Riccardo Rossi. E ho detto tutto.
Ford dice: fino a qui tutto male. Per me e per il Cinema italiano. E ho detto tutto.

Vergine giurata
"Alba, non spararmi! Sono una radical-chic anch'io, lo giuro."
Cannibal dice: I film con Alba Rohrwacher sono troppo radical-chic persino per me, figuriamoci per Ford... Dopo la visione di Vergine giurata si dovrebbe guardare le intere saghe di Rocky e Rambo almeno 2 volte per riprendersi.
Ford dice: giuro che un film così radical chic non lo vedrei neppure se me lo chiedesse Jennifer Lawrence. In ginocchio.

N-Capace
"Un brindisi agli n-capaci degli n-capaci: Cannibal e Ford."
Cannibal dice: Questo film non lo vedrò probabilmente mai, però ringrazio l'autrice per avermi dato un nuovo insulto da usare contro il mio blogger nemico. Ford, sei proprio n-capace!
Ford dice: ed ecco finalmente il documentario che spiega il perchè degli strampalati giudizi cinematografici di Cannibal Kid. Era ora!

Il segreto
"Mi sa che Cannibal ha sbagliato immagine..."
"Taci, svergognata. Cannibal non sbaglia mai!"
Cannibal dice: Ambientato nei quartieri spagnoli di Napoli, potrebbe essere una specie di versione documentaristica e junior (visto che parla di bambini) di Gomorra - La serie. Potenzialmente interessante, solo che si preannuncia una visione troppo impegnata per me. E io sono un superficialone, questo non è un segreto. Così come non è un segreto che Ford è n-capace. :)
Ford dice: in mezzo ad una serie di proposte oscene, questo documentario potrebbe risultare abbastanza interessante, specie per darmi un tono rispetto al mio superficiale antagonista. Potrei dunque farci più di un pensiero.

SmoKings
Mi sa che Cannibal ha sbagliato di nuovo...
Cannibal dice: Documentario che parla di un sito di vendita online di sigarette. Ad averci pensato io...
Quello sì che è un business, altroché i blog cinematografici!
Ford dice: non ho mai fumato una sigaretta in vita mia, dunque, nonostante si tratti di un documentario, credo proprio passerò oltre. Che si intossichi pure Peppa.

FOCUS – NIENTE È COME SEMBRA E NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI

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Focus - Niente è come sembra
(USA 2015)
Titolo originale: Focus
Regia: Glenn Ficarra, John Requa
Sceneggiatura: Glenn Ficarra, John Requa
Cast: Will Smith, Margot Robbie, Adrian Martinez, Rodrigo Santoro, Gerald McRaney, BD Wong
Genere: truffaldino
Se ti piace guarda anche: Now You See Me, Ocean's Eleven, American Hustle, Hitch

Niente è come sembra. Spesso le cose sono peggio di ciò che sembra. Prendiamo Focus, l'ultimo film con Will Smith e con ultimo spero proprio che sia l'ultimo ultimo, visto che la sua carriera non va proprio più da nessuna parte. Se non a Sanremo, è non è una bella destinazione. È più un capolinea.
Will Smith con Focus ha fatto il classico film con Will Smith in cui Will Smith fa il figo e fa cose da Will Smith figo. Fino a 15/20 anni lo si poteva ancora accettare. Oggi arriva oltre il massimo del fuori tempo massimo. Non sto dicendo che debba per forza ritirarsi, è solo che dovrebbe reinventarsi in un altro ruolo. Come attore più maturo e badate bene che ho usato la parola maturo e non vecchio. Il 46enne Will Smith deve smetterla di fare le parti da Will Smith 20/30enne e provare qualcos'altro. Un qualcos'altro che possibilmente non corrisponda ad After Earth, che quel film non si poteva proprio vedere.

Focus per molti aspetti è proprio come lo si potrebbe immaginare dal trailer. Una di quelle pellicole brillanti di truffe tra Ocean's Eleven, American Hustle e soprattutto Now You See Me in cui i ladri vengono mostrati in maniera cool. Sembra di essere dentro a uno spot ultra patinato e la merce che viene pubblicizzata sono i lestofanti. Guardando Focus ti viene voglia anche a te di diventare un ladro... pardon, un truffatore. Il motivo? Principalmente, ma diciamo anche esclusivamente, è Margot Robbie. Margot Robbie che però qui ci viene presentata in una versione edulcorata, willsmittata potremmo dire, perché i film con Will Smith devono essere adatti a un pubblico di tutte le età e quindi scordatevi di vedere la patata della Robbie così come in The Wolf of Wall Street auuuuuuuuu.

Focus però non è esattamente come il trailer. È come il trailer, solo allungato di un'ora e quaranta. Da un lavoretto come questo ci si poteva attendere un intrattenimento solido, invece dopo mezz'ora il film ha già detto tutto quello che aveva da dire, ovvero niente. Il vuoto totale inserito dentro a una confezione scintillante che negli anni '90 avrebbe fatto faville e avrebbe conquistato milioni e milioni e milioni di dollari. Senza nemmeno il bisogno di fregare qualcuno, se non gli spettatori. Nel 2015, caro Will Smith, questo genere di pellicole invece ormai ha stufato.
(voto 4/10)



Niente è come sembra. A volte le cose sono meglio di ciò che sembra. Per fortuna, può capitare di sorprendersi in positivo. Prendiamo Focus, il film che rilancia Will Smith nell'Olimpo della stelle hollywoodiane che contano. Il nuovo lavoro diretto con mano sicura dall'accoppiata Glenn Ficarra + Picone... Ah no, Glenn Ficarra + John Requa, già autori di Babbo bastardo e Colpo di fulmine - Il mago della truffa ha un ritmo scatenato, presenta un mix azzeccato di avventura criminale + truffe + storia romantica e una coppia di attori affiatatissimi.
Will Smith è tornato il gallo degli anni '90/primi anni Zero. Un po' principe di Bel-Air e un po' Hitch, è il tipo sicuro di sé che tutto può fare. Nel caso specifico di Focus è un ladro, pardon truffatore professionista, capace di fregarti il portafoglio da sotto il naso. Un fenomeno negli Usa, ma secondo me a Napoli verrebbe considerato a malapena un dilettante.
Ad affiancare uno sfavillante Will Smith c'è una Margot Robbie ancora più bella che in The Wolf of Wall Street e che qui dimostra di essere un'attrice comedy niente male. Non è facile far ridere, per una bellona come lei, ma in qualche modo lei riesce a risultare simpatica e, nonostante il suo abominevole fascino, sembra anche una tipa che non se la tira troppo. Questo film sembra quindi spalancarle le porte per diventare la nuova Cameron Diaz. Cosa che ai tempi di Tutti pazzi per Mary andava presa per buona, ma dopo la terrificante annata in cui ha sfornato Sex Tape, Tutte contro lui e The Counselor - Il procuratore mi sa che non è più il migliore dei paragoni.

In Focus quindi c'è il figo, c'è la figa, ci sono location meravigliose tra cui una caliente Buenos Aires, una colonna sonora spumeggiante che alterna del buon vecchio soul insieme a del buon vecchio rock con i Rolling Stones e gli Stooges di Iggy Pop, più risate (fornite soprattutto dal simpatico attore messicano Adrian Martinez), azione, sentimenti...
Cosa chiedere di più a una pellicola di puro intrattenimento?
O, meglio ancora, cosa chiedere di più a una pellicola qualunque?
Focus: un Capolavoro dei nostri tempi.
(voto 8/10)

"Ma il film non è ancora finito?
E manco questa recensione?"


Niente è come sembra. Soprattutto le recensioni cannibali.
Un consiglio: mai prendere sul serio un post di Pensieri Cannibali. Potrebbe capitarvi di andare a vedere una pellicola straconsigliata su questo blog che poi si rivela una ciofeca colossale, e viceversa.
Focus non è come dice la prima recensione qui sopra. E non è nemmeno come dice la seconda recensione sempre presente qui sopra. È un po' di tutte e due e un po' di nessuna delle due. A dispetto del sottotitolo italiano, Focus è ESATTAMENTE quello che sembra. Ci sono dei film che dal trailer sembrano una cosa e invece poi ne sono un'altra e non è questo il caso. Se avete visto il trailer, avete visto l'intera pellicola.

Will Smith è ancora una volta ciò che sembra e fa sempre il Will Smith, giusto con una patina di malinconia in più data dal passare degli anni.


Margot Robbie è proprio ciò che sembra, ovvero... una figa spaziale.


Focus è il film che sembra. Una visione che scorre liscia, senza intoppi, con un buon ritmo che non cala mai, sebbene la seconda parte sia meno riuscita della prima, e a tratti annoia più che altro per la sua prevedibilità. I suoi colpi di scena sono del tutto telefonati, al punto che il vero colpo di scena sarebbe stata l'assenza di colpi di scena. Se cercate un briciolo di originalità o un minimo di profondità lasciate perdere. Se invece desiderate un semplice intrattenimento del tutto disimpegnato e del tutto dimenticabile, fatevi avanti. Ogni tanto niente è come sembra, ma il più delle volte le cose sono scontate proprio come appaiono. Oppure vi sto di nuovo truffando?
(voto 5,5/10)

"Meglio che non dica ciò che penso di questo post..."

SUNSHINE ON LEITH, UN FILM CHE FA VENIRE VOGLIA DI SCO... ZIA

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Sunshine on Leith
(UK 2013)
Regia: Dexter Fletcher
Sceneggiatura: Stephen Greenhorn
Cast: George MacKay, Kevin Guthrie, Antonia Thomas, Freya Mavor, Peter Mullan, Jane Horrocks, Jason Flemyng, Paul Brannigan, Emma Hartley-Miller
Genere: scozzese
Se ti piace guarda anche: Across the Universe, Mamma Mia!, Walking on Sunshine, La parte degli angeli

I'm singing in the rain, anche perché qui in 'sto posto di merda dove vivo io non smette più di venire giù, la rain.
Non mi resta allora che seguire il detto: canta che ti passa. Prima o poi anche la pioggia passerà.

I'm singing in the rain
just singing in the rain
what a glorious feelin'
I'm happy again...

"Un applauso per Cannibal...
Perché ha finalmente smesso di cantare!"

Hey, funziona! Cantare funziona, mi è tornato il buonumore ed è tornato pure un cielo primaverile. Magari saranno meno felici coloro che sono stati a sentirmi, visto che non sono proprio intonatissimo, però io mi sento meglio. Sarà per questo che nei film, o almeno in certi film, la gente all'improvviso si mette a cantare. Capita ad esempio in questo Sunshine on Leith, musical incentrato sulle canzoni di uno storico gruppo scozzese composto dai due gemelli Charlie e Craig Reid, i Proclaimers.

Così su due piedi questo nome non vi fa suonare nessun campanello?
Non li avete mai sentiti nominare prima?
Può darsi, ma sono sicuro che almeno una loro canzone la conoscete: “I'm Gonne Be (500 Miles)”, classico della musica britannica utilizzato in un sacco di pellicole, tra cui Shrek e La parte degli angeli, oltre che nella serie How I Met Your Mother.



Il film Sunshine on Leith è ambientato appunto a Leith, distretto a nord di Edimburgo, in cui i due gemelli Reid (che tra l'altro compaiono in un cameo in una delle prime scene del film) sono nati e tutti i pezzi presenti nella colonna sonora sono rielaborazioni cantate dagli attori di loro brani. Un'operazione che ricorda quella di Across the Universe, la pellicola costruita sulle canzoni dei Beatles, e Mamma Mia!, che si basava invece sui pezzi degli ABBA. Il risultato può essere considerato un incrocio tra questi due titoli, poiché possiede il piglio da commedia romantica del secondo, ma allo stesso tempo anche l'ambizione di creare un ritratto corale e sociale come il primo.
Se sul versante romcom si può dire un prodotto riuscito, visto che a livello di intrattenimento funziona e mette di buon umore, quando cerca di trattare tematiche un pochino più impegnative, come la guerra o il rapporto con una figlia ritrovata dopo anni, il film non riesce invece a fare il salto di qualità che avrebbe potuto renderlo qualcosa di memorabile.


Un limite della pellicola potrebbe (e sottolineo il condizionale) essere poi rintracciato nella musica. In patria i Proclaimers sono praticamente un'istituzione, quindi per il pubblico locale una parte del fascino della pellicola sta nel vedere come le loro canzoni sono state inserite all'interno di un contesto narrativo e cinematografico. Per noi pubblico non scozzese questi brani, “I'm Gonne Be (500 Miles)” a parte, risultano invece un filo meno noti rispetto a quelli di gruppi come Beatles e ABBA. Se l'approccio a livello musicale non è quindi così immediato come in un film alla Across the Universe, di contro Sunshine on Leith rappresenta una bella occasione per approcciarsi per la prima volta alla band dei gemelli Reid, che fino ad ora avevo ingiustamente sottovalutato e che invece nella loro carriera hanno scritto una manciata di canzoni davvero niente male.
La possibilità è gentilmente offerta dalle reinterpretazioni di un cast che se la cava benino sia da un punto di vista vocale che recitativo e in cui spiccano l'istituzione del cinema britannico Peter Mullan, la promettente bionda Freya Mavor già vista nella serie Skins nei panni della superficiale Mini, e la bomba sexy Antonia Thomas delle serie tv Misfits e Scrotal Recall.

"Antonia, mi stai proprio facendo venire una gran voglia di sco..."
"Scosa?"
"Di Scozia, naturalmente."

Il risultato finale non fa gridare al miracolo, però il film si lascia seguire con grande piacere e fa dimenticare del tutto un altro musical britannico recente incentrato su canzoni 80s, il pessimo Walking on Sunshine. Sulla lunga distanza, va detto, i meno patiti del genere musical come me il colpo un po' lo accuseranno. Con due o tre canzoni in meno la visione sarebbe risultata ancora più leggera e gradevole, ma tutto sommato Sunshine on Leith fa quello che promette fin dal titolo, che poi è anche il titolo di un album e di una canzone dei Proclaimers. È uno sguardo luminoso sulla vita e sulla cultura locale, con tanto di immancabili riferimenti ai pub, alla birra, al calcio, ai kilt e c'è persino una scena che cita Trainspotting, il film probabilmente più celebre ambientato in quel di Edimburgo. È insomma tutto così dannatamente scozzese, irresistibile accento compreso, da far venire una gran voglia di farci un salto, nel distretto di Leith. Magari senza mettersi a cantare come nel film, che se no l'accoglienza degli amichevoli scozzesi potrebbe essere data da una bella mano di botte.
(voto 6+/10)

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