Un team di superblogger paladini del buon cinema capitanati da Iron Kid combatterà contro il nemico più pericoloso e soprattutto più schifoso di sempre: l'anticinema Fordon. A grandi linee dovrebbe essere questa la trama della pellicola più attesa della settimana nonché uno dei probabili campioni di incasso dell'intera annata, Avengers: Age of Ultron, in uscita in via eccezionale di
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AVENGERS: AGE OF FORDON
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PRIDE, ORGOGLIOSO DI NON ESSERE CINEOMOFOBO
Pride
(UK, Francia 2014)
Regia: Matthew Warchus
Sceneggiatura: Stephen Beresford
Cast: Ben Schnetzer, George MacKay, Joseph Gilgun, Faye Marsay, Andrew Scott, Dominic West, Paddy Considine, Jessica Gunning, Imelda Staunton, Bill Nighy, Kyle Rees, Jessie Cave, Karina Fernandez, Russell Tovey
Genere: battagliero
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LA SCOMPARSA DI JESSICA CHASTAIN
La scomparsa di Eleanor Rigby - Loro
(USA 2014)
Titolo originale: The Disappearance of Eleanor Rigby: Them
Regia: Ted Benson
Sceneggiatura: Ted Benson
Cast: Jessica Chastain, James McAvoy, Viola Davis, Bill Hader, Jess Weixler, Ciaran Hinds, Isabelle Huppert, William Hurt, Nina Arianda
Genere: desaparecido
Se ti piace guarda anche: The Affair, Blue Valentine, Alabama Monroe, La guerra
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LOST RIVER - RYAN GOSLING E LA MALEDIZIONE DI ESSERE FIGO
Lost River
(USA 2014)
Regia: Ryan Gosling
Sceneggiatura: Ryan Gosling
Cast: Iain De Caestecker, Christina Hendricks, Saoirse Ronan, Ben Mendelsohn, Matt Smith, Eva Mendes, Barbara Steele
Genere: delirante
Se ti piace guarda anche: Come un tuono, Strade perdute, Solo Dio perdona, Bully, Gummo
Ryan Gosling è bello bello in modo assurdo, ma questo non gli basta. No. Per lui è troppo
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CANNIBAL MUSIC - I DISCHI DI APRILE 2015
Ecco una serie di dischi passati nelle ultime settimane nel mio stereo...
Stereo?
Sì, va beh, chi lo usa più lo stereo?
Ecco una serie di dischi ascoltati, scaricati, streammati, torrentati nel corso di questo mese, dallo stato del rap nel mio paese (e pure non nel mio paese) al revival degli anni '90, passando per un paio di sorprendenti album folk.
Anche se del vero disco di aprile (e
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BELLA, BIONDA E DICE SEMPRE OUI: SARÀ IL MIO TIPO?
Sarà il mio tipo?
(Francia, Belgio 2014)
Titolo originale: Pas son genre
Regia: Lucas Belvaux
Sceneggiatura: Lucas Belvaux
Ispirato al romanzo: Non il suo tipo di Philippe Vilain
Cast: Émilie Dequenne, Loïc Corbery, Anne Coesens, Sandra Nkake, Charlotte Talpaert
Genere: spiazzante
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È carina.
Anzi, è bella.
O
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MAD MOVIES
Cosa esce nei cinema questa settimana?
Non lo so. Questo weekend arrivo impreparato, un po' come fa sempre il mio sprovveduto blogger rivale, nonché co-conduttore di questa rubrica, nonché cultore dei film più brutti e noiosi in circolazione Mr. James Ford.
Scopriamolo quindi insieme, pellicola dopo pellicola, doppio commento dopo doppio commento.
Mad Max: Fury Road
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"Così somiglio al solo e unico Cannibal: Hannibal, naturalmente." |
In vista dell'uscita del nuovo reboot di Mad Max mi ero ripromesso di andare a vedermi la trilogia originale con protagonista l'orrido eroe fordiano Mel Gibson, ma ancora non ce l'ho fatta. Troverò tempo, forza e coraggio nei prossimi giorni?
Ford dice: Mad Max è uno dei personaggi di culto della mia infanzia, che ancora oggi associo, per ambientazioni, a Ken il Guerriero, storico charachter seguitissimo in casa Ford nella seconda metà degli anni ottanta.
Inutile dire che le aspettative rispetto a questo reboot sono altissime, anche perchè il regista è sempre George Miller e al timone troviamo l'ottimo Tom Hardy, accompagnato per l'occasione da Charlize Theron. Mica roba da poco.
Personalmente, correrò a vederlo.
Il racconto dei racconti - Tale of Tales
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"Svegliatemi quando Ford ha finito di parlare, okay?" |
Ford dice: quando ho visto il trailer del nuovo lavoro di Garrone, lo ammetto, più di un brivido ha percorso la mia schiena, neanche avessi letto una qualsiasi sparata assurda di Cannibal. Sinceramente ho molta, molta paura di questo tentativo fiabesco/fantasy/internazionale dell'autore di Gomorra, cui ho sempre e comunque preferito Sorrentino.
Staremo a vedere.
Calvario
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"Kelly, stando vicino a te rimpiango di aver fatto voto di castità." "Tanto non te la davo lo stesso, vecchio bavoso!" |
Nonostante la tematica religiosa non mi attiri più di tanto, l'origine UK e la presenza di Kelly Reilly potrebbero spingermi a guardarlo. Non fosse che per arrivare preparato a quel calvario che di sicuro si rivelerà la recensione fordiana.
Ford dice: questo Calvary giace nei meandri di casa Ford da parecchio tempo, essendo stato distribuito in Italia con la consueta rapidità, eppure qualcosa mi ha sempre frenato. Chissà, forse temevo qualche pippone new age radical in pieno stile Peppa Kid.
Ad ogni modo, a questo punto sarò costretto alla visione per dovere di cronaca.
Nomi e cognomi
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"Qualcuno ha qualcosa da chiedermi, a parte il mio nome e cognome?" "Ehm, veramente no... Addio!" |
Fine della lista.
Ford dice: film italiano finto impegnato, o magari anche vero impegnato, che io però non ho voglia di impegnarmi a vedere.
Faccio quindi nomi e cognomi di coloro che dovrebbero visionarlo al mio posto: Cannibal Kid.
Fine della lista.
One More Day
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"Siamo quasi più pucciosi di quelli di Colpa delle stelle. Il Cucciolo Eroico ci adorerà." |
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HUNGRY HEARTS E IL SAVERIO COSTANZO SHOW

Bonasera a tutti e benvenuti a questa puntata speciale del Maurizio Costanzo Show. Questa sera parleremo di uno dei film italiani rivelazione dell'annata: Hungry Hearts di un certo Saverio Costanzo.
Boni, ho detto di stare boni. Non mi fischiate. Non lo faccio assolutamente perché è mio figlio, no no. È stata una scelta del tutto casuale.
Per commentare lo splendido film Hungry Hearts, ci saranno con noi qui sul palco del Teatro Parioli degli ospiti incredibili e assolutamente competenti in campo cinematografico: Belen Rodriguez, Martino De Stefano... scusate, volevo dire Stefano De Martino, Vittorio Sgarbi e in collegamento esclusivo dal suo gabinetto avremo anche Fiorello.
Partiamo con Belen. Allora, Belen, l'hai visto questo magnifico Hungry Hearts? Che ne pensi?
Ultimamente in tv non me chiama più nessuno e io sono così triste che quasi quasi me metto a piangere, così te faccio pure salire gli ascolti.
O se no posso fare un balletto.
Vuoi che te faccia un balletto, Maurissio?
Magari una lap dance?
Il balletto non lo voglio.
Le lap dance me le faccio fare solo da Maria De Filippi.
Raccontaci piuttosto le tue impressioni sul film.

Scusa, volevo dire Stefano, cosa ne pensi, se sei in grado di pensare con la tua testa?


Diciamo che ringrassio Alba perché così duri per 5 minuti anziché i soliti 2.
Grassie, Alba!
Non scadiamo nel pecoreccio.
Ma quindi, questo meraviglioso incredibile fantasmagorico Hungry Hearts vi è piaciuto, sì o no?
D'ora in avanti che nessuno passi più il microfono a questi due ciarlatani, per favore.
Diamo voce invece a Sgarbi.
Vittorio, tu cosa ne pensi di Hungry Hearts?

Una merda spacciata per opera autoriale, con questo registucolo che come tutti sappiamo essere un culattone raccomandato che in ogni scena fa di tutto per mettersi in mostra e farci vedere quanto è bravo bravissimo dietro la macchina da presa, finendo solo per apparire noioso e pesante!
Sarà anche un film d'autore, ma per me è più che altro una merda d'autore!
Ma come?
All'ultimo Festival di Venezia è stato presentato tra gli applausi e ha pure ricevuto un sacco di critiche positive.

Sono delle capre!
Prendi Cannibal Kid di Pensieri Cannibali, la capra suprema, giusto dopo quell'altro, James Ford di WhiteRussian!
Sono tutti delle capre capre capre!
Dopo queste critiche costruttive alla pellicola da parte di Sgarbi, passiamo a sentire un po' di musica, un po' di grande musica con il grande Fiorello, che ci canterà alla grande un grande pezzo dalla grande colonna sonora del grande film: “Tu si''na cosa grande” del grande Domenico Modugno.
Vai, Beppe!
Vai, Beppe!

Ah, già!
Dopo Volare in cui imita malamente Modugno, Beppe è impegnato nelle riprese della sua nuova fiction Rai, dove interpreterà la parte di Suor Germana, e non può quindi essere qui con noi.
Va beh, becchiamoci allora 'sto Rosario Fiorello che canta, manco si credesse di essere ancora al karaoke...
'na cosa ca me fa nnammura'
'na cosa ca si tu guard''a mme
je me ne moro accussi'
guardanno a tte
DRIN
DRIN
DRIN
Disturbi, cara?
No, nient'affatto! Sono solo qui in questo programma di merda pieno di imbecilli e c'è uno che cerca di imitare Domenico Modugno, un certo Fiorello. E non è manco Beppe!

Oh, meno male... volevo dire, che peccato, mi dispiace tantissimo, Fiorello!
Un'ultima cosa: ma almeno a te il film Hungry Hearts è piaciuto?
Un'ultima cosa: ma almeno a te il film Hungry Hearts è piaciuto?


Per una volta nella tua vita ne hai detta una giusta!
Alba Rohrwacher, ti aspetto...
così te la faccio passare io la voglia di recitare, capra!
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"Alba, certo che per far finta di essere innamorato di te mi devono dare minimo l'Oscar." |
Hungry Hearts
(Italia, USA 2014)
Regia: Saverio Costanzo
Sceneggiatura: Saverio Costanzo
Ispirato al romanzo: Il bambino indaco di Marco Franzoso
Cast: Alba Rohrwacher, Adam Driver, Roberta Maxwell, Jake Weber
Genere: italoamericano
Se ti piace guarda anche: La guerra è dichiarata, Alabama Monroe, Travolti dalla cicogna
(voto 5,5/10)
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"Boni, state boni. Ma tu Cannibal non sei mica stato tanto bono con il voto..." |
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EVENTYRLAND, LA SCOMMESSA PERSA
(Norvegia 2013)
Regia: Arild Østin Ommundsen
Sceneggiatura: Arild Østin Ommundsen
Cast: Silje Salomonsen, Tomas Alf Larsen, Vegar Hoel, Iben Østin Hjelle, Egil Birkeland
Genere: neorealista
Se ti piace guarda anche: Heart of a Lion, Due giorni, una notte
Ogni tanto capita che pure io prenda un abbaglio. Non capita spesso, devo molto modestamente ammettere, ma qualche volta, di rado, succede. Con Eventyrland purtroppo è andata così.
L'ho visto fondamentalmente perché sono rimasto colpito dalla locandina della pellicola.
Dopodiché mi sono visto il trailer e, non so bene perché, sono stato colto da un presentimento. Un presentimento positivo.
Non che sia un trailer così fenomenale o che presenti qualcosa di mai visto prima, eppure l'ho trovato accattivante abbastanza da farmi venire voglia di recuperare l'intera pellicola. Sentivo che sarebbe potuto essere un gioiellino di quelli sconosciuti che nessuno si è filato e che questo blog avrebbe potuto fieramente spacciare come una sua scoperta personale. “Dai, Cannibale,” mi sono ripetuto. “Dai che questa volta scopri un nuovo fenomeno del cinema mondiale e diventi famoso! Intendo, ancora più famoso di quanto sei già ora!”.
Ho deciso così di scommettere su Eventyrland. Un piccolo film norvegese, e io non è che sia poi un così grande cultore della scena cinematografica locale. Negli ultimi tempi sono però rimasto parecchio colpito da alcuni film provenienti dal Nord Europa, che si tratti di Svezia (Forza maggiore, We Are the Best!), Finlandia (Heart of a Lion) o Danimarca (Lars von Trier über alles, ma ad esempio anche Hotell). La Norvegia mancava ancora all'appello, quindi perché non colmare questa lacuna?
Per il resto ho puntato alla cieca, ignorando del tutto il cast, così come il regista, basandomi solamente su locandina & trailer, e soprattutto sul mio istinto e ho mancato il bersaglio. Provate voi a sparare bendati. Mica è facile. E poi sono mica un American Sniper, io.
Eventyrland comunque non fa schifo. Da come ne parlavo prima sembrava che mi fossi sorbito una porcheria totale. Questo no. Eppure mi ha lasciato un senso di profonda delusione e insoddisfazione. Avrei voluto scoprire un piccolo cult movie, o anche solo una perla di cinema lontano dai circuiti della distribuzione italiana, così come dalle grandi produzioni d'Oltreoceano. Eventyrland è invece un filmetto senza infamia e senza lode, che non fa pena ma nemmeno si segnala in alcun modo. A compromettere il risultato finale in particolare è la sua notevole pesantezza.
Anche io me le vado a cercare. Il film non tratta infatti certo temi leggeri o particolarmente allegri. A dispetto del titolo Eventyrland, che significa Il paese delle meraviglie, è la storia poco meravigliosa di una giovane donna incinta che un giorno perde tutto. Durante uno scambio di droga andato male, sparano a suo marito e lei finisce in galera per aver sparato a sua volta a un altro uomo e così sua figlia cresce con una madre adottiva. Quando esce dalla gattabuia, la tipa cercherà però di ristabilire un contatto con la bambina.
Questa a grandi linee è la trama del film, e questo è soltanto l'inizio. Le cose dopo si faranno ancora più deprimenti e il tutto viene affrontato in maniera appunto deprimente. Capisco che da uno spunto del genere non si poteva pretendere una commedia, però anche come melodramma Eventyrland non convince. Manca la cattiveria di un Lars von Trier. Manca un tocco registico che vada al di là di un vago stile a metà strada tra cinema indie e neorealismo. Manca una protagonista che ci faccia immergere davvero nella sua merdosa realtà, come ad esempio la immensa Marion Cotillard è riuscita a fare in Due giorni, una notte. L'indolente protagonista interpretata da tale Silje Salomonsen risulta anzi piuttosto odiosetta e non riesce a creare un coinvolgimento emotivo che in una pellicola di questo genere avrebbe potuto fare la differenza.
Eventyrland è un piccolo film norvegese dalle buone intenzioni che però non si concretizzano mai in momenti di grande cinema. Una scommessa persa da parte mia. Questa volta la cinematografia nordica non mi ha offerto una nuova chicca, ma io non perdo le speranze. Ho preso un abbaglio, però la ricerca di tesori sommersi nelle filmografie dei paesi lontani da Hollywood prosegue. Verso l'infinito e oltre.
(voto 5,5/10)
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G.B.F. - PRETTY LITTLE GAYS
G.B.F.
(USA 2013)
Regia: Darren Stein
Sceneggiatura: George Northy
Cast: Michael J. Willett, Paul Iacono, Sasha Pieterse, Andrea Bowen, Xosha Roquemore, Molly Tarlov, Derek Mio, Megan Mullally, Joanna “JoJo” Levesque, Natasha Lyonne, Evanna Lynch, Jonathan Silverman, Rebecca Gayheart, Anthony Garland
Genere: gay-friendly
Se ti piace guarda anche: Faking It - Più che amiche, In & Out, Glee, Mean Girls, Easy Girl
Voi ce l’avete un G.B.F., ovvero un Gay Best Friend, un miglior amico gay?
Nooo?
OH-MIO-DIO, ma siete troppo out! Cosa aspettate a trovarvene uno?
È proprio quanto fanno le tre reginette di popolarità protagoniste di G.B.F., una pellicola ca-ri-nis-si-mis-si-ma e molto gay-friendly che presenta un cast molto tv-series-friendly. Le tre queen bitches sono infatti: la bionda Sasha Pieterse, meglio nota come la morta/non morta Alison di Pretty Little Liars, la rossa Andrea Bowen che era la figlia di Susan in Desperate Housewives, e poi la nera Xosha Roquemore, che è comparsa in alcune puntate della sitcom The Mindy Project.
Non è finita qui, perché il cast di questa indie-pop-gay-comedy straripa di volti non troppo noti, ma che da qualche parte li abbiamo già visti, li abbiamo: ci sono Evanna Lynch, ovvero la biondina dark Luna Lovegood della saga di Harry Potter, la popstar JoJo, il nerd Paul Iacono ex protagonista di Hard Times - Tempi duri per RJ Berger, Molly Tarlov di Diario di una nerd superstar, Megan Mullally ex Karen di Will & Grace e poi, perfettamente a suo agio con la tematica omosessuale, Natasha Lyonne di Orange Is the New Black, in cui a livello di lesbicate se ne vedono di ogni tipo e ancora Rebecca Gayheart che, con il cognome che si ritrova, ma chi è più gay-friendly di lei?
Il protagonista principale è invece Michael J. Willett, che abbiamo visto in quella fucina di talenti che è stata la serie United States of Tara e nel lesbo-telefilm di Mtv Faking It, dove ha sempre la parte del ragazzo cui piacciono i ragazzi.
Una pellicola dunque imperdibile se siete gay, gay-friendly, patiti di serie tv americane, appassionati di commedie adolescenziali, oppure tutte queste cose messe insieme. La tematica omosessuale viene affrontata in maniera divertita e divertente e, per quanto sia una pellicola molto teen e a tratti piuttosto superficiale e pur non raggiungendo i livelli di un Pride, riesce a essere molto caruccio e ad evitare di cadere nel ridicolo, come ad esempio il terrificante prodotto della nostra cinematografia Outing - Fidanzati per sbaglio. Inoltre, offre l’occasione per riflettere su come la figura dei gay sia stata accettata dalla società. In questo film, i ragazzi “dell’altra sponda” vengono utilizzati dalle ragazze popolari come dei simpatici e curiosi cuccioli da sfoggiare con le amiche, perché fa figo, perché tutte le dive come Lady Gaga o Madonna o Paris Hilton sono gay-friendly. Questo ovviamente è un “pochino” degradante, ma se non altro è un passo in avanti per l’accettazione dell’omosessualità. Con il sorriso sulle labbra, si tratta pur sempre di una commedia, G.B.F. mostra come questo sia un percorso ancora in salita ma di come allo stesso tempo, oggi, sia possibile passare dalla visione dei gay come degli emarginati, dei reietti, a degli elementi cool e figosi, persino in un ambiente duro come quello del liceo.
La società sta cambiando e G.B.F., nel suo piccolo, contribuisce con il suo sguardo ironico a testimoniare l’evoluzione nei costumi. Niente male per un filmetto pieno di pretty little teens.
(voto 6+/10)
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IT FOLLOWS, C'È UNA ROBA CHE MI SEGUE
It Follows
(USA 2014)
Regia: David Robert Mitchell
Sceneggiatura: David Robert Mitchell
Cast: Maika Monroe, Keir Gilchrist, Jake Weary, Daniel Zovatto, Lili Sepe, Olivia Luccardi
Genere: fuori dal tempo
Se ti piace guarda anche: Halloween, Il giardino delle vergini suicide, The Guest, Nightmare, Donnie Darko
È spaventoso!
Oh mio Dio, mi sta per raggiungere.
È qui.
Non lo vedete?
Come fate a non vederlo?
Cosa siete, ciechi?
Miopi?
Siete semplicemente daltonici?
In tal caso dovreste riuscire a vederlo lo stesso.
Mette davvero i brividi.
Aiuto, mi sta per raggiungere!
Mi sta per toccare.
Sta arrivando da me ed è la cosa più terrificante che vedo da parecchio tempo.
Forse da Samara di The Ring.
Ed è la cosa spaventosa più coinvolgente e divertente che vedo forse da Scream, benché questa volta i livelli di umorismo siano più bassi.
O forse era da The House of the Devil che non sentivo dei brividi del genere. Brividi di paura, certo, ma anche brividi di eccitazione.
Mi sta seguendo!
Mi sta seguendo e ormai mi sta quasi per raggiungere!
Mi mette più paura di Michael Myers. Le atmosfere non a caso sembrano proprio quelle di Halloween, il primo, quello di John Carpenter. Sembra di essere lì, in mezzo a una pellicola dell'orrore degli anni '70/'80. Spaventose, splendide musiche composte da Disasterpeace comprese, che paiono un incrocio tra quelle di Pino Donaggio per gli horror di Brian De Palma e quelle dei Goblin per i film di Dario Argento, con un pizzico di Drive che non guasta mai.
Ho paura!
Ho paura, anche se più che in un incubo alla Nightmare, mi sembra di stare dentro a un bel sogno. Un sogno anni '70 in stile Il giardino delle vergini suicide. Ecco, ancora più che in Halloween, mi pare di essere finito in una versione horror de Il giardino delle vergini suicide. Merito di una fotografia meravigliosa che ricrea dei sobborghi da tipica provincia americana fuori dal tempo.
Sembra di vivere nello stesso periodo temporale de Le regole dell'attrazione. È come essere nel presente, lo si può evincere giusto dalla presenza di uno smart phone a forma di conchiglia, e allo stesso tempo essere nel passato. Tutto in questo film richiama agli scorsi decenni, dai vecchi film in b/n trasmessi alla tele agli abiti, alle auto e alla scarsa presenza di nuove tecnologie. È come essere dentro tutte le epoche e contemporaneamente in nessuna in particolare. Come in un sogno, appunto.
In mezzo a tutta questa bellezza, me la sto comunque facendo sotto.
Perché mi segue.
Ed è qui!
Chi è qui?
Come, ancora non lo vedete?
Eppure è qui, vi dico.
Esso è qui.
It è qui.
No, non quell'It, quello famoso, quel clown VIP uscito dalla mente malata di Stephen King.
È un altro It.
A dirla tutta, sono degli altri It. Sono un sacco di It e possono assumere qualunque sembianza vogliano.
Credo di aver capito perché non riuscite a vederlo. È perché non ve l'ho ancora passato. Per vedere It, anzi d'ora in poi lo chiamerò It Follows per non fare confusione con il clown It, bisogna passarlo. E come si fa a passarlo?
Bisogna chiavare...
Mi spiego meglio: ve lo devo passare su chiavetta USB. Altrimenti ve lo potete anche scaricare. È l'unico modo per vederlo. Se siete ancora rimasti all'epoca in cui i film per guardarli bisogna aspettare che escano nei cinema italiani, beh, in tal caso potreste aspettare a lungo. Che poi io capisco il fascino di andare al cinema, davvero. Una cosa che capisco di meno è invece come si possa aspettare di andare a vedere un film doppiato, spesso con tutti i personaggi che hanno delle vocine da cartone animato, e attendere settimane, mesi, magari anni, e dover pagare pure il prezzo del biglietto, quando una pellicola la puoi vedere subito, in lingua originale, senza gente che fa commenti cretini del tipo: “Ma questo film è noioso, non ci sono esplosioni e gente che fa a botte!”, e il tutto gratis.
L'alternativa è aspettare. Aspettare e pregare che qualcuno porti It Follows dalle nostre parti. Secondo me avverrà. Dopo tutto, anche Babadook uscirà in Italia, il prossimo 15 luglio. Con mesi e mesi di ritardo rispetto alla rete, comunque uscirà. E It Follows è anche meglio del Babadook. È una tensione costante dall'inizio alla fine, omaggia, rilegge e stravolge tutte le regole e i cliché del genere, riesce a parlare della perdita dell'innocenza, dell'AIDS e delle malattie sessualmente trasmissibili e allo stesso tempo della paura della morte in maniera spaventosamente efficace, sebbene la parte finale sia un po' una supercazzola. Una supercazzola volontaria, assurda e senza troppo senso, come ha spiegato il regista David Robert Mitchell.
Chi è David Robert Mitchell?
David Robert Mitchell è un promettente regista che finora aveva girato soltanto un altro film, The Myth of the American Sleepover.
Non avete visto neanche quello?
No, mi sa di no. Quello l'avevo guardato solo io. Questo perché voi aspettate ancora che i film li facciano uscire nei cinema italiani e The Myth of the American Sleepover ovviamente dalle nostre parti non è mai arrivato. Eppure era un film intrigante. Una pellicola adolescenziale molto acerba e non del tutto riuscita, ma ricca di fascino, cui sembrava mancare giusto qualcosa. Quel qualcosa che, forse anche per merito di una protagonista splendida e bravissima come Maika Monroe, già rivelazione di The Guest, il regista è riuscito a mettere dentro a It Follows.
E adesso sta cantando.
Mi canta: I, I follow
I follow you
deep sea baby
I follow you
Ora è proprio qui.
Davanti a me.
E fa paura, molta paura.
Non lo vedete?
Ancora non vedete It Follows?
Volete davvero aspettare che arrivi nei cinema, anziché poterlo guardare qui e ora e in lingua originale e gratis?
In tal caso voi mi fate ancora più paura di questo spaventoso, bellissimo film.
(voto 8+/10)
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#MIA15: AL VIA IL VOTO PER I MACCHIANERA ITALIAN AWARDS 2015
Chi pensa che solo i politici debbano fare campagna elettorale si sbaglia.
Pure chi ha un blogger si deve in qualche modo adeguare. Ogni anno ci sono i #MIA, ovvero i Macchianera Italian Awards, e quindi anche noi blogger dobbiamo autopromuoverci per farci votare. La differenza rispetto ai politici è che io mi sento un pochino a disagio a chiedere il vostro voto. Detto questo...
VOTATE PENSIERI CANNIBALI!
Con tutto quello che ho speso per avere Leonardo DiCaprio come testimonial, fate almeno che ne sia valsa la pena.
Cosa bisogna fare?
Il regolamento è sempre lo stesso, però lo ripeto a beneficio dei distratti e di chi nella vita ha cose più importanti cui pensare dei Macchianera Italian Awards, ad esempio i Macchianera World Awards.
Potete votare nella scheda qui a fondo post, oppure sul sito Macchianera.
Affinché il vostro voto sia valido, dovete votare in almeno 8 categorie. Lo stesso sito può essere votato in un massimo di 4 sezioni. Lo so che vorreste votare Pensieri Cannibali in tutte e 37 le categorie, però non fatelo. Non in più di 4, altrimenti la scheda viene annullata. Soprattutto, votate Pensieri Cannibali nella casella 17 come miglior sito cinematografico.
Un'ultima cosa: nella casella va indicato l'indirizzo completo del sito quindi, tanto per fare un esempio a caso: http://www.pensiericannibali.com/
Nel caso in cui in alcune categorie non abbiate idea di chi votare, ecco i miei disinteressatissimi consigli di voto che comprendono tra gli altri anche svariati blog amici e siti con cui collaboro.
1. Miglior sito
http://www.pensiericannibali.com/
2. Miglior personaggio
Luigi Toto
3. Miglior rivelazione
4. Miglior articolo
Il mio post dedicato ad Hungry Hearts
5. Miglior community
6. Miglior presenza social
Comeprincipe
9. Miglior personaggio video online
Valentina Ariete
10. Miglior sito televisivo
12. Miglior radio online
13. Miglior testata giornalistica
Tv Sorrisi e Canzoni
14. Miglior testata giornalistica online
15. Miglior sito di satira
17. Miglior sito cinematografico
http://www.pensiericannibali.com/
18. Miglior sito musicale
oppure http://wudoctor.blogspot.it/
19. Miglior sito letterario
oppure http://www.ciclofrenia.it/
20. Miglior sito fashion & beauty
21. Miglior sito food
22. Miglior foodblogger
Elisa Pavan
25. Miglior sito per genitori e bambini
27. Miglior sito tecnico-divulgativo
28. Miglior sito politico-d’opinione
29. Miglior sito LGBT
30. Miglior sito di viaggi
34. Miglior disegnatore-vignettista
36. Miglior hashtag
#ciaone
37. Peggior cattivo online
Mr. James Ford
E ora, vi chiedo con grande discrezione...
VOTATE PENSIERI CANNIBALI!
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YOUTH E GLI ALTRI FILM PIÙ GGIOVANI DELLA SETTIMANA
L'appuntamento con la rubrica delle uscite cinematografiche questa settimana è spostato al mercoledì. Perché io e quello sbadatone del co-conduttore della suddetta rubrica Mr. James Ford ci siamo sbagliati?
No, è tutto calcolato. Esce infatti quest'oggi Youth - La giovinezza, l'atteso nuovo film del premio Oscar Paolo Sorrentino. Da tomorrow, arriveranno anche una manciata di altre pellicole capitanate da Tomorrowland.
Ecco a voi le appena 4 uscite della settimana. E qualcuno poi un giorno magari mi spiegherà perché ci sono weekend in cui escono 15 mila film e altri in cui ne arrivano giusto 4...
Youth - La giovinezza
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"Hey, un momento: sono troppo giovane per interpretare la parte di Ford!" |
Cannibal dice: Fai un film intitolato Youth e parli di due amici sulla soglia degli 80 anni interpretati da Michael Caine e Harvey Keitel?
Ah Sorrentì, la tua concezione della giovinezza sarà mica simile a quella di Mr. Ford, secondo il quale Stallone è ancora la più brillante promessa del cinema mondiale?
Fatto sta che questo film si preannuncia non troppo distante dalle parti de La grande bellezza, film che aveva diviso l'Italia intera, ma che a sorpresa aveva unito nel giudizio positivo sia me che Ford che l'Academy. Il miracolo si ripeterà?
Ford dice: considerato che Paolo Sorrentino - al momento per me forse il miglior regista italiano - ha raccolto bottigliate da queste parti solo in occasione del suo unico - fino ad ora - lavoro internazionale, dovrei avere quasi paura di questo nuovo Youth.
Allo stesso modo, però, c'è da dire che il quasi fresco di Oscar Paolone Nazionale pare non essersi discostato troppo dalle tematiche de La grande bellezza, che aveva compiuto il miracolo non tanto di vincere l'ambita statuetta, ma di mettere d'accordo me e Peppa. Il quesito più grande è se si ripeterà.
Tomorrowland
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"Ma sono finita in un film della Disney o in uno di Terrence Malick?" |
Cannibal dice: Tomorrowland esce tomorrow, un giorno dopo il film di Sorrentino. Riuscirà a fargli le scarpe al box office?
Questa disneyata per bambini e per famiglie, quindi al 100% fordiana, potrebbe pure rivelarsi un prodotto di intrattenimento gradevole. Soprattutto per via della presenza di Britt Robertson, giovane attrice che io già da parecchio tempo sto cercando di promuovere come la nuova Jennifer Lawrence e chissà che con questo film non gli riesce finalmente di fare il grande salto nella Hollywood che conta. Io dico che la star del tomorrow è lei. Ford invece è solo una star del passato...
Ho detto star???
Intendevo Brodo Star!
Ford dice: Tomorrowland è uno dei titoli a maggior rischio di bottigliate da blockbuster selvaggio della stagione, eppure non riesco proprio a farmelo stare indigesto.
Tutto grazie a Brad Bird, regista de Gli incredibili e Mission Impossible: Protocollo Fantasma, nonchè del fantastico Il gigante di ferro, che nonostante le ovvie concessioni alla grande distribuzione, potrebbe perfino finire per stupire.
Staremo a vedere.
The Lazarus Effect
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"Ho visto un film straconsigliato da WhiteRussian e gli occhi mi sono diventati così... Sarà un caso?" |
Cannibal dice: Probabile che si tratti di un horrorino modesto modesto, però il trailer pur rispettando i soliti cliché del trailer horror, mi ha intrigato abbastanza. Sarà che una Olivia Wilde posseduta su di me fa un certo effect positivo. Così come una pellicola promossa da WhiteRussian mi fa subito un effect negativo.
Ford dice: horror da nulla di quelli che potrebbero far paura solo a quel pusillanime di Cannibal Kid. Lo vedrò giusto nel caso in cui sentissi il bisogno di una serata di svago.
Survivor
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"Milla, mi spiace, devo attaccare. Ho una chiamata dal mio BFF: Jamesino Ford." |
Cannibal dice: Thriller a tematica terroristica che ai tempi d'oro di 24 e Homeland mi avrebbe intrigato, ora invece mi ha stufato. Il cast poi è pieno di attori che non mi piacciono: Pierce Brosnan + Milla Jovovich + Emma Thompson. Nah, non ci siamo proprio. L'unico che mi sta simpatico è Dylan McDermott, ma solo perché è uno degli attori più odiati dal Ford.
Ford dice: la presenza di McDermott nel cast di un film è paragonabile ad una piena promozione del mio rivale in una recensione, e già basterebbe.
Eppure questo thriller di stampo terroristico tenta di fare ancora di più aggiungendo al cocktail un gruppo di attori terrificanti ed una tematica ormai fin troppo abusata.
Diciamo che, a meno di clamorose bocciature del mio rivale, me ne terrò bene alla larga.
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CLASS ENEMY - UNA CLASSE PIENA DI ANTI INVALSI
Class Enemy
(Slovenia 2013)
Titolo originale: Razredni sovraznik
Regia: Rok Bicek
Sceneggiatura: Nejc Gazvoda, Rok Bicek, Janez Lapajne
Cast: Igor Samobor, Dasa Cupevski, Natasa Barbara Gracner, Tjasa Zeleznik, Masa Derganc, Robert Prebil, Voranc Boh, Jan Zupanci
Genere: scolastico
Se ti piace guarda anche: La classe, L'onda, Confessions, Miss Violence
Willkommen!
Io essere vostro nuovo professoren di tedeschen, ja. Io venire da più granden und importanten nazionen del monden, Germania über alles. Per la nostra prima lezionen, io deciso di parlare di film recenten. Un film slovacchen che parlare di professoren di tedeschen, ja. Parlare malen di lui. Class Enemy essere film pienen di stereotipen. Solo perché lui essere tedeschen, secondo gli studenten lui essere nazista. Ma non essere vero. Non tutti noi tedeschen essere nazi. Purtroppo, io conoscere tanti tedeschen che non essere nazi. Io volere eliminare loro, ma io trattenere me, perché io essere nazi buono. Io essere anche a favore dell'Unione Europea. Io volere un'Unione Europea composta da Grande Germania, Austria und Svizzera. Fine. Vedete? Io essere a favore di tanti popolen und tante razzen.
Io amare anchen vostro piccolo stupido paesen. Io amare musica italianen. I Baustelle, ad esempio. Io amare soprattutto loro nomen. Io amare anche Ferrari. O meglio, io amare Ferrari prima con Schumacher und ora con Vettel. Quando stupiden spagnolen Alonso essere pilota Ferrari, io odiare Ferrari!
Anche alcuni studenten del film essere stereotipaten: la ragazza timiden suicida, il ragazzo orfano sensibilen, il figlio di puttanen... ehm di papà, il dj cool ah yeah, il secchionen leccaculen und così vien. Tutto film partire da suicidio di ragazza timiden. Poi succedere di tutten und studenten protestare come gli Anti Invalsi, solo non contro il führer Matthäus Renzen o la Buonen scuolen. Loro attaccare soprattutten il povero professoren di tedeschen nazi, che poi non essere nazi. Essere solo un minimo rigiden und severen. Questo significare essere nazi?
A parte stereotipen su povero simpatico professoren tedeschen, Class Enemy essere buon film slovacchen. Non essere grande film come L'onda o come film tedeschen a casen, però essere interessanten, una riflessionen non tanto sul suiciden quanto su personen che convivere con suiciden und nel film vedere una manciaten di scenen niente malen, come quella con le mascheren. Però ci sono troppen scenes parlate in italianen e non in tedeschen dove io non capire una seghen e poi troppen stereotipen, troppen. Adesso io andare a bere un litren di birra und mangiare un sacchen di wurstel con krauti und ascoltare Guano Apes, Scorpions und Tokio Hotel, auf wiedersehen!
(voto 6,5/10)
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"Solo 6 e mezzen? Ma questo Kannibalen è più severen di me!" |
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SPRING - È PRIMAVERA, SVEGLIATEVI IMMORTALINE
(USA 2014)
Regia: Justin Benson, Aaron Moorhead
Sceneggiatura: Justin Benson
Cast: Lou Taylor Pucci, Nadia Hilker, Francesco Carnelutti, Vanessa Bednar, Jeremy Gardner, Vinny Curran
Genere: mostruoso
Se ti piace guarda anche: Prima dell'alba, Starry Eyes, Aftershock, And Soon the Darkness
Tutti muoiono.
Tutti tranne... gli immortali. Ovvio.
Ci pensate, ad essere immortali?
Lì per lì dev'essere una figata. Dici: “Minchia, ora che siamo qui, noi siamo gli immortali,” come Jovanotti. Solo che poi ti rendi conto che non c'è nessun noi e sei solo tu l'unico immortale sulla faccia della Terra e realizzi che vedrai tutte le persone intorno a te, tutti quelli che conosci, tutti i tuoi cari morire. Uno dopo l'altro, li immortacci tua! È lì che capisci che essere immortale non è tutto rose & fiori, ma nel complesso resta comunque una discreta figata.
Perché sto parlando di immortali?
Boh, non lo so. Non voglio spoilerarvi nulla, ma visto che ormai un po' l'ho già fatto, vi dico solo che nel film Spring rientra in qualche modo la tematica dell'immortalità. Un argomento più che mai attuale. Oltre alla canzone di Jovanotti che straccia i maroni impazza in radio, Blake Lively in Adaline - L'eterna giovinezza interpreta una donna forever young e quando Blake Lively fa una cosa diventa subito di moda. Roba del tipo che se Blake Lively mettesse le Crocs ai piedi, tutti metterebbero le Crocs ai piedi.
Dite che c'è stato davvero un periodo in cui le Crocs sono state di moda, e senza manco che la bella - scusate, la strafiga - Blake le lanciasse?
Ma in che mondo di merda malato viviamo?
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"Le Crocs di moda? Oddio, portatemi subito dei sali che ho un mancamento." |
In Spring non c'è Blake Lively.
Vi è passata la voglia di vederlo?
Lo so, però aspettate, perché c'è un'altra bella sgnacchera. Comunque calmi, andiamo con calma. Visto che ormai questo film ho deciso di rovinarvelo, ve lo racconto almeno per bene.
Tutto inizia nella maniera più triste possibile. Un ragazzo sui 25 anni o giù di lì, dopo aver da poco perso il padre, si trova al capezzale della madre, malata terminale di cancro. Il ragazzo è interpretato da Lou Taylor Pucci, l'attore con il cognome più puccioso del mondo, uno che sembrava lanciatissimo una decina d'anni fa dopo essere stato il protagonista della stramba, ma nemmeno troppo, indie comedy Thumbsucker - Il succhiapollice, e poi la sua carriera non è mai decollata del tutto.
A decollare è invece il suo personaggio in Spring. Letteralmente. Una volta che anche sua madre è morta, dopo una sbronza colossale il ragazzo decide di prendere, cambiare del tutto aria, lasciare gli Stati Uniti e andare in Italia. È una cosa che farei anch'io, andare in Italia. Non fosse che ci sto già. E così ci mancava solo un immigrato clandestino americano che viene a toglierci pure lui il lavoro. Vengono da tutto il mondo a toglierci il lavoro gratis, questi maledetti!
Sì, gratis, perché in Italia pagare per un lavoro non è di moda. Forse lo diventerebbe se Blake Lively rilevasse un'azienda in Italia e cominciasse a pagare gli stipendi ai suoi impiegati. Magari tutti i mesi. Magari pure puntuale. Così non è e così il what's american boy si trova a dover fare il contadino presso una cascina gestita da uno stereotipato vecchietto italiano in cambio giusto di vitto & alloggio.
In compenso, il ragazzo americano conosce una ragazza italiana. In realtà, l'attrice che la interpreta è tedesca. WTF?!?
Non dico che in Italia siamo pieni di giovani attrici fenomenali, però una potevano riuscire a trovarla. Anche perché questa crucca, Nadia Hilker, è sì una bella sgnacchera, però di belle sgnacchere ce ne sono anche da noi, e poi come attrice se la cava, ma non è che sia così da Oscar. Bisogna comunque dare atto agli addetti del casting del film che questa Nadia Hilker ha davvero fascino, un fascino magnetico e poi un qualcosa dell'italiana, anzi della terrona (sia detto nel senso più positivo possibile), ce l'ha. Nadia Hilker sembra una Lana Del Rey mediterranea, quindi è promossa a pieni voti. Peccato solo che nelle (per fortuna poche) scene in cui parla italiano, parla italiano come Renzi parla inglese, quindi non è una cosa bella da sentire.
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"Dici che somiglio più a Belen che a Lana? Ma no, dai!" |
Fatto sta che il ragazzo americano comincia a frequentare questa figona e dopo tipo 5 giorni le dice che la ama e che vorrebbe passare il resto della sua vita insieme a lei. Forse un po' prematuro, però comprensibile, perché una Lana Del Rey italo-crucca non la si trova mica tutti i giorni. E poi lei ha un'altra cosa in più, che la distingue da tutte le altre ragazze...
Cosa?
Adesso vi ho già raccontato mezzo (e forse qualcosa in più) film, quindi vi tocca vedervelo. Anche perché sulla locandina viene descritto come “Un ibrido di Richard Linklater e H.P. Lovecraft” e in effetti non è la solita sparata casuale, ma lo è davvero. Il Richard Linklater non di Boyhood, ma quello prima, ovvero quello di Prima dell'alba. Spring è infatti quasi un Prima dell'alba gotico, una pellicola magnetica che nella seconda parte si trascina su territori un po' troppo assurdi, ma comunque senza scadere mai nel ridicolo. Qualcuno vi potrà dire che è un horror, o una pellicola soprannaturale. Secondo me invece è un film esistenziale, che parla di vita, di morte e di immortali, na na, na na, na na nananaaaa.
(voto 7/10)
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ASK ME ANYTHING, IL FILM SUL BLOGGING E SOPRATTUTTO SU BRITT ROBERTSON NUDA
(USA 2014)
Regia: Allison Burnett
Sceneggiatura: Allison Burnett
Tratto dal romanzo: Undiscovered Gyrl di Allison Burnett
Cast: Britt Robertson, Justin Long, Christian Slater, Martin Sheen, Max Carver, Robert Patrick, Andy Buckley, Zuleikha Robinson, Kimberly Williams-Paisley, Lorraine Toussaint
Genere: bloggaro
Se ti piace guarda anche: The First Time, The Net - Intrappolata nella rete
Ask Me Anything è il film che tutti i blogger dovrebbero vedere. Perché è una pellicola eccezzziunale veramente?
No, niente affatto. È anzi un filmetto di livello medio pieno di difetti e che non si fa ricordare in maniera particolare, però allo stesso tempo è anche una delle poche pellicole che affrontano la tematica dei blog e quindi la visione se la merita. Se poi andiamo a vedere bene, l'argomento blog viene affrontato in maniera molto lieve e per gran parte della pellicola viene accantonato del tutto, ma non lamentiamoci troppo. Non sono numerosi i film che parlano di blog e di blogger, quindi bisogna accontentarsi di ciò che passa il convento, o se non altro cineblog01.
A voler continuare a fare i pignoli e i precisetti, Ask Me Anything non è che parli proprio di una blogger vera e propria. La protagonista apre un blog soltanto perché in quel momento non ha niente di meglio da fare, posta una volta ogni tanto giusto proprio quando ha un secondo libero e appena può abbandona il suo sito a se stesso. Insomma, è la peggior blogger possibile e immaginabile.
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"Ho aperto il blog da un giorno e fa già più visite di Pensieri Cannibali. Beccati questa, Cannibal Kid!" |
Per fortuna che almeno è figa. Nella parte della protagonista c'è Britt Robertson, biondina che stalkero... ehm seguo da parecchio tempo, già dalla deliziosa serie Life Unexpected, purtroppo durata appena una stagione, e da quella trashata goduriosa di The Secret Circle, anch'essa cancellata dopo pochi episodi. Qualcuno sta insinuando che la Robertson porti sfiga?
Eppure c'è un'altra serie che la vede nel cast che è giunta alla terza stagione, in arrivo quest'estate: Under the Dome. Se l'avete vista, saprete però che è una sfiga che vada avanti, quindi sì, Britt Robertson forse un pochino di sfiga la porta.
Sfiga o non sfiga, oltre alla gradevolissima romcom The First Time e ad apparizioni in Scream 4, Questioni di famiglia (The Family Tree), Delivery Man e Cake, ora Britt Robertson ha appena fatto il grande salto con un ruolo da protagonista in una grossa produzione: la pellicola sci-fi Tomorrowland con regia di Brad Bird (Gli Incredibili) e sceneggiatura di Damon Lindelof (Lost), appena uscito nelle sale questo weekend, in cui la biondina capeggia un cast composto anche dai due ex medici George "E.R." Clooney e Hugh “Dr. House” Laurie. Grazie a questa pellicola, la Robertson potrebbe finalmente trasformarsi nella nuova giovane star di Hollywood più cool del momento, pronta a fare le scarpe a Shailene Woodley e a Jennifer Lawrence, cui assomiglia. Diciamo che Britt Robertson e un po' una versione più minuta e fisicamente meno prorompente di Jennifer Lawrence, però si difende comunque bene.
In attesa di vederla un tomorrow in Tomorrowland, Britt in Ask Me Anything si concede con tutta se stessa. E con ciò intendo che sì, è protagonista di alcune scene di sesso e sì, mostra pure brevemente le sue tettine. Questa ovviamente è la cosa più importante da sottolineare di un film che, protagonista a parte, non ha molte altre carte da giocare. O meglio, le avrebbe anche, visto che come detto parla di un mondo, quello del blogging, che al cinema è poco trattato per non dire maltrattato. Peccato che il blog appaia giusto come un contorno, un pretesto per raccontare la solita storiella di crisi esistenziale precoce.
Dopo aver terminato il liceo, la giovane protagonista è indecisa se andare all'università oppure no e così si prende un periodo di fancazzismo totale o quello che, per essere politically correct, si può chiamare “anno sabbatico”. È in questo periodo di nullafacenza totale che decide di aprire un blog, consigliata dalla sua strizzacervelli che le spiega che un blog “è un impegno giornaliero. Manterrà sveglie le tue capacità verbali e ti obbligherà a essere introspettiva.” Vedete? È utile bloggare. Lo dicono anche gli strizzarcervelli. E così la fanciulla apre un sito in cui parla delle sue esperienze esistenziali e sessuali, soprattutto sessuali, da teenager americana qualunque. Inutile dire che presto le visite si impennano. È così che si fa. Chi li legge i blog di cinema? Meglio aprire un blog sul sesso.
Da qui in poi non vi dico come la pellicola prosegue. Dico solo che di blog si parla sempre meno e la pellicola si sviluppa tra toni da romcom adolescenziale, qualche scena hot ma non troppo, e un finale che non vi spoilero, ma che lascia parecchio interdetti. Il classico finale che vorrebbe essere geniale e invece no, non lo è per niente.
A pensarci bene, questo allora forse non è il film che tutti i blogger dovrebbero vedere. In compenso è il film che tutti i fan di Britt Robertson dovrebbero vedere e, se non siete suoi fan, guardatevelo che potreste diventarlo. Anche perché ve l'ho già detto che Britt Robertson è la nuova Jennifer Lawrence?
(voto 6-/10)
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"Ancora convinto che io sia la nuova Jennifer Lawrence, Cannibal Kid?" |
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WEEKEND IN FAMIGLIA, UN WEEKEND DA INCUBO
(USA 2013)
Titolo originale: Family Weekend
Regia: Olesya Rulin, Matthew Modine, Kristin Chenoweth, Eddie Hassell, Joey King, Robbie Tucker, Shirley Jones, Chloe Bridges, Adam Saunders
Genere: famigliare
Se ti piace guarda anche: Mamma, ho perso l’aereo, Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, Mrs. Doubtfire
Quale teenager sogna di passare un intero weekend in famiglia?
Nessun teenager normale, esatto, ma la protagonista di questo film Emily non è una teenager normale. È una che come sport e divertimento principale nella vita… salta una corda.
REALLY?
La 16enne Emily è interpretata dalla promettente attrice russa Olesya Rulin, che adesso ha 29 anni e quando ha girato questo film ne aveva 27. Ci credete che questa tipa qua...
…è credibile nella parte della 16enne sfigata?
Eppure sì, quindi complimenti per la sua prova attoriale.
In ogni caso Emily è una ragazzina che frequenta il liceo, ma non le interessano i ragazzi. Non le interessano nemmeno le ragazze, che pensate? Non si esalta per Justin Bieber o per i One Direction, grazie a Dio. Emily non pensa ai trucchi, ai vestiti, alle borse, alle scarpe. Non guarda le serie della The CW, non è una fan scalmanata di Hunger Games, non si diverte a uscire, o a fare neknominate, la moda alcolica che impazza (o almeno impazzava fino a qualche tempo fa) sul web tra i ggiovani.
Lei preferisce saltare la corda e in questo è la campionessa della sua scuola.
E va beh, graziealcazzo, chi altri al liceo è così fuori da saltare la corda?
Emily però ha un problema. Oltre a quello di essere una pazza psicopatica che si diverte a saltare una corda. La sua famiglia non si interessa per niente alla sua attività “sportiva”. Chi può biasimarli?
Il padre Matthew Modine (sì, quello passato da Full Metal Jacket a queste bambinate) è un artistoide tutto preso dai suoi quadri, la madre Kristin Chenoweth (la bionda con la voce squillante delle serie Glee, Pushing Daisies e GCB) è una workaholic senza ritegno, il fratello Eddie Hassell (già visto... da nessuna parte) è un ragazzo etero che si finge gay pur di attirare l’attenzione, l’altro fratello Robbie Tucker è mezzo autistico e la sorellina minore Joey King, già vista nella serie Fargo e in Wish I Was Here di Zach Braff, è l’idola della pellicola, una bimbetta che sogna di fare l’attrice e imita Jodie Foster ai tempi in cui faceva la baby prostituta in Taxi Driver.
E si veste pure da drugo di Arancia Meccanica.
Con una famiglia del genere, non stupisce allora nemmeno più di tanto il particolare hobby di Emily, che però non accetta di essere ignorata e così decide di sequestrare i genitori per un weekend.
Uno spunto classico da commedia famigliare in cui in maniera altrettanto classica i vari membri della famiglia impareranno a conoscersi e si riavvicineranno. Sentite puzza di buoni sentimenti in arrivo?
Urca, la sentivo anch’io. Ovviamente quell’odore non se ne va via dall’inizio alla fine, eppure il film riesce a schivare in maniera piuttosto scaltra i pericoli del buonismo più buono, risultando a tratti anche cattivella, per lo meno per essere pur sempre una commedia ammeregana di quelle da gustare in casa tutti insieme sul divano vicini vicini. Il Weekend in famiglia evita quindi di essere troppo sdolcinato, ma allo stesso tempo resta un filmetto che si guarda e si dimentica in un istante.
Se ve lo state chiedendo: perché diavolo io ho guardato un film del genere?
Perché stavo male, avevo la febbre, e avevo bisogno di una visione disimpegnata di questo tipo, vi basta come spiegazione?
In tal senso, il filmetto funziona e fa il suo dovere. In più, si segnalano le promettenti novelline Olesya Rulin e Joey King, di cui probabilmente sentiremo parlare ancora in futuro. Magari impegnate in pellicole meno bambineske. Chi invece cerca una pellicola indimenticabile… va beh, ma da un film che si chiama Weekend in famiglia, chi si aspetta una pellicola indimenticabile?
Manco la gente che per divertirsi salta una corda.
(voto 5+/10)
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LAZZARONA, ALZATI E CAMMINA
(USA 2015)
Regia: David Gelb
Sceneggiatura: Luke Dawson, Jeremy Slater
Cast: Mark Duplass, Olivia Wilde, Sarah Bolger, Evan Peters, Donald Glover, Ray Wise
Genere: scientifico
Se ti piace guarda anche: L'uomo senza ombra, La mosca, Lucy
Oggi qui su Pensieri Cannibali tenteremo un esperimento senza precedenti: riportare in vita i morti. Una cosa che mai nessuno ha fatto, Gesù Cristo escluso.
Il soggetto del mio esperimento è il povero Mr. James Ford, il mio blogger rivale che, dopo aver giudicato Blackhat un capolavoro, è stato considerato cerebralmente morto da tutti i migliori ospedali del mondo. Siccome mi mancano i nostri scontri e le nostre divergenze, per quanto lo trovassi irritante, fastidioso e dannatamente insopportabile, mi manca. Sì, l'ho detto.
Come si può riportare in vita un uomo?
C'ho pensato e ripensato più volte. Ho provato varie sostenze: epinefrina, caffè, red bull + Coca Cola... Niente da fare. Tutto inutile. Poi, mentre guardavo il film The Lazarus Effect, mi è venuta l'illuminazione: per riportare in vita un uomo serve... una bella figa!
Olivia Wilde può andare più che bene. Sì, ma come faccio ad averla qui in laboratorio?
Contatto il suo agente, gli dico che scrivo per un prestigiosissimo blog cinematografico italiano, questo pirla ci crede e mi concede un'intervista con la sua assistita. Olivia Wilde mi raggiunge così nei nostri uffici...
Ovvero nella mia cameretta. Resisto all'impulso di saltarle addosso per il bene della scienza e la metto di fronte al defunto James Ford. Gli apro gli occhi con un sofisticato aggeggio di ultima tecnologia, cioè le mie dita, e aspetto un paio di minuti.
Niente. Non succede niente.
Chiedo così a Olivia Wilde se può darmi una mano, mostrare un po' di carne e provare a fare un movimiento sensual, un movimiento sexy, una mano en la cintura, una mano en la cintura, un movimiento sexy, un movimiento sexy.
Questa è la sua composta reazione.
Il mio primo esperimento di risurrezione umana è così miseramente fallito. Secondo me però non è colpa né mia, né tanto meno di Olivia Wilde, bensì di James Ford. Per resuscitare quello avrei dovuto chiamare Schwarzenegger.
Decido così di prendere un altro soggetto da riportare in vita. Un altro grande critico cinematografico, il premio Pulitzer Roger Ebert, scomparso nel 2013. Questa volta, per non rischiare, gli proporrò non solo una bella figa, ma due belle fighe. Contatto così l'agente di Sarah Bolger, giovane attrice emergente vista nelle serie I Tudors e Once Upon a Time, e, siccome non è così famosa o richiesta per le interviste, la spediscono subito negli uffici... okay, nella cameretta di Pensieri Cannibali.
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"Un'intervista per Pensieri Cannibali? E' ora che mi trovi un nuovo agente!" |
Piazzo così Sarah Bolger e Olivia Wilde, che ho convinto a rimanere promettendole di promuovere il suo ultimo film giurin giurello, di fronte al corpo di Roger Ebert. Gli apro gli occhi con le mie dita e, dopo pochi secondi, questo mi ritorna in vita. Così si fa, bravo Roger. Altroché quel cadavere di James Ford!
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"Tutto ok, Cannibal. Grazie per avermi riportato in vita." |
Sono lì con Roger Ebert, uno dei più grandi critici cinematografici di tutti i tempi, e cosa gli faccio fare?
Lo metto a scrivere una bella recensione per Pensieri Cannibali aggratis, ovvio, manco fosse l'ultimo degli stagisti. Gli affido l'ultimo film che ho visto, The Lazarus Effect, visto che io non ho ancora preparato il mio post e non c'ho voglia di farlo. Non so bene cosa dire, di un filmetto come questo. La prima parte non è nemmeno troppo malvagia. Il cast è valido: ci sono due belle figliole come Olivia Wilde e Sarah Bolger, c'è Evan Peters di American Horror Story qua in versione simpatico nerd di laboratorio, poi c'è l'attore Donald Glover della serie Community noto anche nella scena rap con il nome d'arte di Childish Gambino, in una piccola sprecatissima parte c'è il sempre inquietante Ray Wise di Twin Peaks e infine c'è pure l'attore indie Mark Duplass che non sopporto un granché ma pazienza, l'accoppiata Wilde + Bolger mi fa dimenticare della sua presenza.
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"Olivia, attenta a non prendere la scossa!" |
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"Tranqui, ho tutto sotto controllo." |
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"Olivia, noi ti avevamo avvisata..." |
La regia della pellicola è di stampo molto televisivo e la sceneggiatura è quello che è. Sul piatto mette il tema della risurrezione che negli ultimi tempi è parecchio abusato, soprattutto in tv, tra prodotti sugli zombie e “revenants” che tornano in vita. Se a ciò aggiungiamo echi di film su esperimenti scientifici come L'uomo senza ombra con Kevin Bacon e pellicole croneneberghiane come La mosca o la copia cronenberghiana Splice, più un pizzico di Lucy, l'originalità dell'insieme non è certo ai massimi livelli. Eppure il filmetto all'inizio si lascia guardare, nonostante per fare paura, invano, ricorra ai soliti espedienti sonori sparati a tutto volume, oppure a gente che compare all'improvviso alle spalle di qualcuno: trucchetti horror da quattro soldi che anziché spaventare infastidiscono solamente.
The Lazarus Effect riesce comunque a tenere desta l'attenzione e a non far morire di noia, così non c'è manco bisogno di essere riportati in vita, più che altro perché c'è la curiosità di scoprire dove voglia andare a parare. E la scoperta non è certo delle migliori. Nella seconda parte, la pellicola diventa la classica sequela di morti ammazzati e di scene che vorrebbero essere da brividi e invece risultano solo ridicole. The Lazarus Effect sprofonda negli inferi del peggio cinema, però chissà. Lo faccio vedere a Roger Ebert e lui forse mi sa dare un parere più approfondito. Magari riesce a trovare dei significati nascosti, delle riflessioni metafisiche di altissimo livello che io non ho colto. Al termine della visione, chiedo così a Roger Ebert di scrivere le sue impressioni sul film.
Ecco qui, in esclusiva solo su Pensieri Canniballi, la recensione di The Lazarus Effect scritta da Roger Ebert.
This movie sucks!
(voto 4,5/10)
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CANNES ED EUROVISION 2015: L'ITALIA CHE PERDE
Com'è finita al Festival di Cannes 2015 ormai lo sappiamo tutti. I tre moschettieri, il trio delle meraviglie, i Qui, Quo e Qua del cinema italiano Paolo Sorrentino, Nanni Moretti e Matteo Garrone non hanno vinto niente. Manco il premio per il miglior assistente in seconda, il miglior elettricista o il miglior stagista che porta i caffè sul set. Zero. È andata a finire come agli ultimi Mondiali: una disfatta totale.
In questo caso però non si parla di sport, bensì di arte. Qui si potrebbe aprire il dibattito sul fatto che anche alcuni calciatori possano essere considerati artisti, penso ad esempio a Zidane, ma lasciamo stare questo discorso. Sorrentino, Moretti e Garrone avranno altre occasioni per rifarsi. Non parlo della notte degli Oscar, bensì di quando i loro film passeranno al prestigiosissimo giudizio di Pensieri Cannibali.
A scatola chiusa e senza aver visto manco mezzo film tra quelli in Concorso a Cannes 2015, posso comunque dire di non essere rimasto troppo male per i verdetti espressi. Premesso che io i sopravvalutatissimi fratelli Coen non li metterei a capo di una giuria manco per un concorso di video amatoriali caricati su YouTube, non mi è affatto dispiaciuta la scelta di dare la Palma d'Oro a Dheepan di Jacques Audiard per due motivi: premiare il cinema francese per quanto mi riguarda non è (quasi) mai una mossa sbagliata e poi di Audiard ho apprezzato parecchio Il profeta e amato infinitamente Un sapore di ruggine e ossa, il miglior film ai Cannibal Movie Awards 2012, quindi ho grande fiducia anche nel suo nuovo lavoro.
Tra gli altri riconoscimenti, sono poi molto contento per il premio della giuria andato al greco Yorgos "Kynodontas" Lanthimos, e quello di miglior attrice alla mia pupilla Rooney Mara per Carol di Todd Haynes, award ricevuto ex aequo con Emmanuelle Bercot del Mon Roi di Maïwenn. Rimasta a bocca asciutta invece la favorita della vigilia, Cate Blanchett. Non mi dispiace per lei manco un poco.
Mi spiace invece veder andare via a mani vuote il trio tricolore, lo human centipede del nostro cinema SorrentinoMorettiGarrone. Non per campanilismo, ma perché sono registi che di solito riservano cose parecchio interessanti. Interpellati riguardo all'aver ignorato del tutto i film italiani, i fratelli Coen hanno “scherzato” con il loro solito irresistibile umorismo, dicendo: “Non avevamo premi per tutti”.
E qui, giusto per essere educati, ci sta un bel: “Li mortacci vostri, Coen!”
Ecco tutti i premi del Festival di Cannes 2015
Concorso
Palma d'oro: Dheepan di Jacques Audiard
Grand Prix Speciale della Giuria: Saul fia di László Nemes
Prix de la mise en scène: Hou Hsiao-hsien per Nie Yinniang
Prix du scénario: Michel Franco per Chronic
Prix d'interprétation féminine (ex aequo): Emmanuelle Bercot per Mon roi e Rooney Mara per Carol
Prix d'interprétation masculine: Vincent Lindon per La loi du marché
Premio della giuria: The Lobster di Yorgos Lanthimos
Un Certain Regard
Premio Un Certain Regard: Hrútar di Grímur Hákonarson
Premio della Giuria: Zvizdan di Dalibor Matanić
Miglior regia: Kishibe no tabi di Kiyoshi Kurosawa
Un Certain Regard Talent Prize: Comoara di Corneliu Porumboiu
Promising Future Prize (ex aequo): Nahid di Neeraj Ghaywan e Masaan di Ida Panahandeh
Cinéfondation
Primo premio - Share di Pippa Bianco
Secondo premio - Lost Queens di Ignacio Juricic Merillán
Terzo premio - The Return of Erkin di Maria Guskova e Victor XX di Ian Garrido López
Settimana Internazionale della Critica
Gran Premio Settimana Internazionale della Critica: Paulina di Santiago Mitre
Prix Révélation France 4 & Prix SACD: La tierra y la sombra di César Augusto Acevedo
Prix Découverte Sony CineAlta: Varicelladi Fulvio Risuleo
Aide Fondation Gan à la Diffusion: Ni le ciel ni la terre di Clément Cogitore
Prix Canal+: Ramona di Andrei Cretulescu
Quinzaine des Réalisateurs
Premio Art Cinéma: El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra
Premio Europa Cinema Label: Mustang di Deniz Gamze Ergüven
Premio SACD: Trois souvenirs de ma jeunesse di Arnaud Desplechin
Premio Illy per il cortometraggio: Rate Me di Fyzal Boulifa
Menzione speciale - The Exquisite Corpus di Peter Tscherkassky
Altri premi
Caméra d'or: La tierra y la sombra di César Augusto Acevedo
Premio Fipresci:
Concorso: Saul fia di László Nemes
Un Certain Regard: Masaan di Neeraj Ghaywan
Settimana Internazionale della Critica: Paulina di Santiago Mitre
Premio della Giuria Ecumenica: Mia madre di Nanni Moretti
Menzione Speciale della Giuria Ecumenica: La Loi du marché di Stéphane Brizé e Taklub di Brillante Mendoza
L'Œil d'or Jury:
L'Œil d'or: Allende, mi abuelo Allende di Marcia Tambutti Allende
Menzione speciale - Ingrid Bergman: In Her Own Words di Stig Björkman
Queer Palm: Carol di Todd Haynes
Menzione speciale - The Lobster di Yorgos Lanthimos
Trofeo Chopard:
Rivelazione femminile: Lola Kirke
Rivelazione maschile: Jack O'Connell
Premio François Chalais: Saul fia di László Nemes
Dog Palm: Lucky in As mil e uma noites
Premio speciale a Bob in The Lobster
Premio speciale
Palma d'oro onoraria - Agnès Varda
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Palma d'Oro di Pensieri Cannibali ai più fighi: Michael Fassbender e Marion Cotillard. |
Eurovision Song Contest 2015
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"Volare... oh oh... cantare... oh oh oh oh." |
Per l'Italia nello scorso weekend comunque sono arrivate anche delle buone notizie. C'è un altro trio tricolore che non ha vinto niente. I tre porcellini tenorini de Il Volo nonostante i favori della vigilia hanno perso all'Eurovision Song Contest 2015 e si sono classificati terzi (già fin troppo), superati dallo svedese Måns Zelmerlöw e dalla russa Polina Gagarina. Sono così dispiaciuto per loro che quando ho finito con i caroselli in auto mi farò un bel pianto.
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MAD MEN - LIVIN' LA VIDA COCA
(serie tv, stagione 7, episodio 14 “Person to Person”)
Quando ho guardato Mad Men per la prima volta, ormai tanti tanti anni fa, non sapevo davvero cosa aspettarmi. La oltreoceano tanto esaltata e premiata serie ambientata negli anni '60 si sarebbe rivelata il solito sguardo nostalgico e artefatto di quel decennio, come facevano i film e i programmi tv più amati dai miei genitori?
È bastato il solo episodio pilota per capire che no, Mad Men non era quel genere di ritratto stereotipato degli anni '60. Non lo era e non lo sarebbe mai stato. Mad Man ha offerto una fotografia più cinica, più realistica di un decennio che è stato sì ricco di cruciali mutamenti sociali, politici, storici e culturali, ma è anche stato un periodo ricco di contraddizioni, di tensioni razziali, di una parità tra uomini e donne che ancora appariva come un'utopia. Se la serie creata da Matthew Weiner ha sempre guardato a quel decennio con grande rispetto, e con una cura maniacale al più piccolo dettaglio nelle ricostruzioni di ambientazioni, abiti e acconciature, allo stesso tempo non l'ha mai mitizzato. Più che esaltare gli anni '60, ha cercato di capire gli anni '60. Proprio come il protagonista della serie, Don Draper, l'uomo più figo di sempre.
Non intendo l'attore Jon Hamm, che l'ha interpretato in maniera favolosa per sette indimenticabili stagioni, ma che quando non è in Mad Men perde un buon 90% del suo fascino. Intendo proprio Don Draper il personaggio. Un puzzle misterioso e indecifrabile. Un uomo che pare a suo agio in ogni situazione e in realtà non lo è mai. Un pubblicitario considerato da tutti geniale e non si capisce nemmeno troppo bene il perché, visto che in sette stagioni sono più le occasioni in cui in ufficio lo vediamo fumare, bere, ciulare, persino dormire piuttosto che lavorare. Questo fino all'ultimo episodio in cui capiamo che sì, è davvero un genio.
ATTENZIONE: DA QUI IN POI SPOILER A MANETTA!
Mad Men comunque non è stato solo il racconto di un uomo, per quanto figo, mitico e geniale come Don Draper. Mad Men si è rivelata la più profonda ed efficace riflessione sulla società capitalista occidentale di oggi, a partire dalle sue origini. Per raccontarci l'American Dream, il creatore della serie Matthew Weiner ha scelto di parlarci di chi quell'American Dream non è che l'abbia proprio vissuto, l'ha più che altro inventato: i pubblicitari.
Un discorso che è giunto a compimento nell'ultima puntata, più per la precisione nella scena conclusiva. Finalmente una serie che non va avanti alla cazzo di cane, ma sa esattamente dove è destinata ad arrivare. La conclusione di Mad Men è stata per certi versi la più ovvia e logica possibile e allo stesso tempo la più imprevedibile e sorprendente. L'ultimo episodio sembrava destinato a portarci in una direzione misticheggiante, proprio come il discusso finale di Lost. Il padrino dei futuri yuppie, Don Draper, che alla fine trova se stesso nella riflessione yoga e in uno stile di vita da freakkettone hippie?
Ero già pronto a scaraventare la televisione (o meglio il computer) giù dalla finestra e a maledire Matthew Weiner per aver disintegrato una serie tanto favolosa. E invece...
Invece nell'ultimissima sequenza è arrivato il colpo di scena. Il colpo di genio. Il colpo di classe che segna la superiorità di Mad Men rispetto a in pratica qualunque altra cosa vista su piccolo schermo e non solo. Parte lo spot della Coca-Cola del 1971, quella con i ragazzi freakkettoni che cantano “I'd Like to Teach the World to Sing”, e lì tutto cambia. Più che se stesso, Don Draper ha trovato lo spunto per una delle réclame più celebri e significative di tutti i tempi. La cultura hippie che viene inglobata da quella capitalista, dal suo simbolo supremo, la Coca-Cola, senza comunque che appaia degradata. Un messaggio pacifista presentato con un linguaggio universale, di massa. Lo spot “Hilltop” della Coca-Cola, tra l'altro girato su una collina nei pressi di Roma, è l'equivalente pubblicitario di “Imagine” di John Lennon, canzone uscita anch'essa nel 1971. Ironico che Matthew Weiner, modificando del tutto a suo piacimento la reale storia che sta dietro alla nascita dello spot, abbia fatto ideare una pubblicità del genere a Don Draper, l'uomo che per tutte e 7 le stagioni non aveva mai capito né gli hippie, né i pacifisti, lui che comunque era un ex soldato, né “l'uomo medio” abbracciato nell'ultimo episodio, né tanto meno la musica pop di quel periodo, Beatles compresi.
In un episodio della quinta stagione, Don metteva su il vinile con “Tomorrow Never Knows” dei Beatles tanto amati dalla sua teen moglie Megan (Jessica Paré) e nel mezzo del pezzo toglieva la puntina seccato. Quella non era la musica per lui, che probabilmente si ritrovava di più nella cinica e retrò "Is That All There Is?" di Peggy Lee. Quelli erano gli anni 60 che non riusciva a capire. Fino all'ultimo episodio. Fino all'ultima scena.
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"E' finito! Mad Men è finito!" "NOOO!" "E Grey's Anatomy invece continua ancora." "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!" |
Oltre al finale più geniale che mi sia mai capitato di vedere, nell'ultimo episodio di Mad Men c'è stato spazio anche per dare una degna chiusura alle vicende di tutti gli altri personaggi principali della serie.
C'è chi trova l'amore manco si trovasse dentro una romcom di quelle prese in giro dal film Abbasso l'amore e a sorpresa è il personaggio forse meno romantico di una serie ricca di anti-romantici: Peggy Olson (Elisabeth Moss). Oltre a trovare l'amore, Peggy in un altro degli ultimi episodi è riuscita a completare la sua trasformazione da segretaria nerd...
…a rockstar del mondo pubblicitario, nonché donna totalmente emancipata dal potere maschile.
Il personaggio che però ha più anticipato il futuro girl power di Spice Girls e Beyoncé anche in questo caso piuttosto a sorpresa è stato un altro: Joan. Nell'ultimo episodio finalmente l'abbiamo vista in costume da bagno e abbiamo avuto la conferma di ciò che per anni avevamo solo potuto sospettare: Christina Hendricks è la tettona più tettona mai vista sul piccolo schermo e batte persino tutte le varie “attrici” di Baywatch.
Inoltre, alla fine la donna in carriera Joan sceglie l'indipendenza alla dipendenza. Dagli uomini, e pure dalla coca non cola che gli è stata offerta dal suo ultimo compagno.
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Have a Coke |
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Have coke |
A godere di un lieto fine a sorpresa è pure Pete Campbell (Vincent Kartheiser), il freddo e bastardo Pete Campbell che si ricongiunge alla sua famiglia. Non si tratta di una mossa fatta così a caso, giusto per sorprendere lo spettatore. A differenza di agghiaccianti finali come quelli di Dexter o True Blood, in Mad Men tutto ha un senso e tutto ha una sua coerenza. Il personaggio di Pete è cresciuto parecchio anno dopo anno, soprattutto nella quinta stagione con il suo amore disperato per Beth (Alexis Bledel, la Rory Gilmore di Una mamma per amica), e alla fine ci sta tutto che diventi un family man, pur senza dire addio alla sua carriera, come il suo jet privato ben mette in evidenza.
Perfettamente coerente anche il finale dedicato al grandissimo Roger Sterling. Uno che, a parte l'inspiegabile baffetto messo in mostra nelle ultime puntate, è sempre stato un idolo totale. Il suo personaggio ricco di umorismo che non prende mai niente troppo sul serio non si smentisce manco nella sua ultima scena, in cui tira fuori una battuta stupenda.
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Ogni cosa in Mad Men alla fine ha trovato una sua spiegazione. Tranne i baffi di Roger Sterling. |
Niente lacrime, quindi, nel finale di Mad Men?
No, se non quelle di gioia per aver assistito a qualcosa di così grandioso e perfettamente compiuto dal primo all'ultimo istante di questi 92 incredibili episodi.
Un pianto però ce l'ha fatto fare, anche ai più cinici tra noi spettatori, nella penultima puntata, quando Betty (January Jones), la splendida malinconica Betty, scopre di avere il cancro e lascia una lettera alla figlia Sally (Kiernan Shipka), la splendida malinconica Sally. Non si tratta di una di quelle lettere strappalacrime, ma è anzi molto secca e concreta, in linea con un personaggio che non ha mai ceduto alle smancerie, e proprio per questo risulta particolarmente toccante. E anche l'addio telefonico a Don è stato così. Giocato più sul non detto che su frasi sdolcinate o patetiche.
In una serie come Mad Men in cui quasi tutti fumano, persino la giovanissima Sally inizia in tenera età e l'unico a non farlo mai forse è giusto Pete, non poteva mancare un personaggio cui venisse un tumore ai polmoni. Verrebbe da odiare Matthew Weiner per averlo fatto venire proprio a Betty, uno dei personaggi che più ho amato dell'intera serie, però ha gestito la cosa talmente bene, evitando funerali e anzi mostrandoci quella testarda di Betty fumare ancora persino nella sua ultima scena, che non posso farlo.
Non posso fare altro che provare un'eterna gratitudine nei confronti di un uomo come Matthew Weiner che ha creato qualcosa di così straordinariamente bello. Non importa se in futuro, che decida di lavorare ancora in tv oppure al cinema, non riuscirà più a ripetersi su questi livelli. Così come non importa se Don Draper, dopo quel fenomenale spot della Coca-Cola, non farà più altro di simile nella sua immaginaria ipotetica futura esistenza. Almeno una volta nella vita, entrambi sono stati illuminati dall'ispirazione più totale e hanno regalato al mondo qualcosa che resterà per sempre.
Visto che la serie ha avuto una chiusura perfetta, ma allo stesso tempo si tratta pur sempre di un finale aperto, io ai Mad Men non voglio dire addio. Li voglio salutare con un arrivederci, terminando anch'io con uno degli spot più popolari e memorabili nella storia della pubblicità, tra l'altro anch'esso ambientato a Roma: “Good VS Evil” della Nike.
Au revoir, Mad Men.
(voto alla settima stagione 9,5/10
voto all'episodio finale 10/10
voto alla serie 10/10)
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