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ADALINE - L'ETERNA FIGHEZZA

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Adaline - L'eterna giovinezza
(USA 2015)
Titolo originale: The Age of Adaline
Regia: Lee Toland Krieger
Sceneggiatura: J. Mills Goodloe, Salvador Paskowitz
Cast: Blake Lively, Michiel Huisman, Harrison Ford, Ellen Burstyn, Kathy Baker, Lynda Boyd, Hugh Ross, Amanda Crew, Richard Harmon
Genere: classico
Se ti piace guarda anche: Il curioso caso di Benjamin Button, Vi presento Joe Black, Hindsight, Forever, Spring

Ci pensate a essere immortali?
Se - non si sa bene perché - leggete questo blog con attenzione ci avete già pensato sì, visto che vi avevo posto la stessa domanda giusto una manciata di giorni fa in occasione del film Spring.
E allora adesso rilancio con un: ci pensate a non invecchiare mai?
Se avete l'aspetto di Blake Lively, dev'essere una cosa grandiosa.
Se invece siete come Giuliano Ferrara, non lo so... Credo che rimanere per tutta l'eternità con quell'aspetto mostruoso possa essere considerato accanimento terapeutico.

Se per caso vi state chiedendo cosa bisogna fare, per diventare immortali, il film Adaline - L'eterna giovinezza vi offre una riposta scientifica precisa. Fermare il processo di invecchiamento e restare per sempre alla vostra età attuale è cosa molto semplice: basta che finiate in fin di vita, ad esempio a causa di un incidente stradale, e veniate poi rianimati pochi minuti dopo dalla scarica di un fulmine.
Fatto?

Okay, adesso siete immortali, proprio come Blake Lively in Adaline. Se credete che la sua vita sia così meravigliosa e senza preoccupazioni però vi sbagliate. È vero che è eternamente giovane ed eternamente strafiga, è vero che risparmia un sacco di soldi per non dover comprare creme antirughe, ma pure questa forever young ha i suoi problemi: tutti gli uomini vogliono farsela, ma lei deve fare la preziosa perché ogni dieci anni ha deciso di cambiare identità e luogo in cui vivere, in modo che la gente non si insospettisca, e quindi non può legarsi sentimentalmente troppo a lungo con una persona. E questo sarebbe un problema?

"Ho 106 anni, ma li porto bene e tutti mi dicono che ne dimostro massimo 104 o 105."

Adesso comunque parliamo sul serio: Blake Lively in questo film un problemone serio ce l'ha. Gli anni passano e lei resta sempre giovane & bella, ma le epoche cambiano e lei deve sempre restare al passo con i tempi e apparire fashion & stilosa in ogni decennio. Non è mica un'impresa semplice, poverina, sebbene lei lo faccia apparire come tale. Blake Livey ha il superpotere di apparire in ogni occasione impeccabile. Mi viene il dubbio sul fatto che sia umana, oppure sia proprio una immortale. Mi viene persino il dubbio che caghi e pisci come tutti noi. Probabilmente no.


Quanto a me, anche io vorrei essere immortale e vorrei stare a guardare Blake Lively in eterno. Per riuscire a scovarle un difetto, mica per altro. Finora non sono riuscito a trovarlo. Qualcuno dirà che un difetto ce l'ha: il neo di fianco al naso, ma quello non fa altro che aumentare a dismisura il suo già notevole fascino. Blake Lively è troppo perfetta per essere vera. Blake Lively dev'essere una creatura mitologica.
Chi può farsi allora una tipa del genere?

In Adaline - L'eterna giovinezza Blake Lively applica la regola del maniglio: prima il padre e poi il figlio.
Il padre è Harrison Ford, Indiana Jones e Han Solo in una persona sola, due figure mitiche per domare una donna tanto mitologica quanto Blake Lively.

"Ne ho vista di patata nel corso della mia carriera,
ma una così mi lascia davvero senza parole..."

Il figlio invece è Michiel Huisman. Che uno sentendo il suo nome si chiede: “E chi minkiel è, Michiel Huisman?” Poi uno si va a vedere il suo curriculum e capisce che è l'uomo giusto per la situazione. Non parlo tanto dei film e delle serie tv che ha girato, ma delle tipe che si è fatto nei film e nelle serie tv (e pure negli spot pubblicitari) che ha girato.


Direttamente da Wikipedia, ecco il curriculum tipae di Michiel Huisman:

Nashville: Connie Britton + Clare Bowen
Orphan Black: Tatiana Maslany
Game of Thrones: Emilia Clarke
Wild: Reese Witherspoon
Spot Chanel n. 5: Gisele Bündchen

Per completare la sua collezione, alla grande direi, adesso in Adaline si fa Blake Lively. Dopodiché si può anche ritirare e lasciare qualcosa pure a noi comuni mortali.

"Eddai Daenerys, non darmi in pasto ai tuoi draghetti solo perché ti ho tradita con Blake.
E' più forte di me... devo farmele tutte!"

Mi sono reso conto di non avere ancora in pratica parlato del film, ma quando c'è Blake Lively di mezzo non è importante il film. È importante solo lei. Se poi volete sapere giusto due robe su Adaline - L'eterna giovinezza, vi posso dire che è una pellicola molto classica, alla Vi presento Joe Black, con una trama stile Il curioso caso di Benjamin Button. In pratica è un film con Brad Pitt, solo senza Brad Pitt ma con al suo posto Blake Lively, che tra l'altro qui recita piuttosto bene e risulta credibile nei panni della donna d'altri tempi intrappolata dentro un corpo da eterna gossip girl bimbaminkia.

"Il mio uomo ideale? Benjamin Button...
No, non Brad Pitt. Proprio Benjamin Button."

Tutto in Adaline fila troppo liscio, troppo lineare per essere la storia di una donna che ha 106 anni, e in più è fatto un uso eccessivo della fastidiosissima voce fuori campo che racconta per filo e per segno ogni cosa, come se gli spettatori fossero dei ritardati mentali. Persino il finale, il prevedibile finale, si poteva benissimo capire anche senza la voce che ce lo spiega. Di contro, è invece fatto un uso troppo parsimonioso e poco efficace della colonna sonora, che avrebbe potuto accompagnare di più e meglio l'alternarsi delle varie epoche temporali. Non sarebbe stato male ad esempio usare una canzone come tema ricorrente, proposta in differenti versioni a seconda del decennio in cui Adaline si trova. Invece niente di tutto questo. Si sente a malapena la splendida “Since I Don't Have You” degli Skyliners in sottofondo in una scena e poco altro. C'è persino Lana Del Rey che ha proposto un suo nuovo brano inedito dal titolo molto alla Benigni, “Life Is Beautiful”, ed è stato piazzato solo nel trailer, mentre non si sente né all'interno della pellicola, né sui titoli di cosa.

Adaline è quindi un film con vari difetti e non è certo destinato a essere ricordato in eterno. In più fa molto pellicola da tè delle 5 o da pomeriggio di Canale 5, o meglio da tè alle 5 guardando Canale 5, però nonostante ciò non mi è dispiaciuto affatto. Sarà per caso TUTTO merito di Blake Lively?
(voto 6/10)


IL FASCINO INDISCRETO DEL CINEMA

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Questa settimana qualcosa di interessante nei cinema sembra esserci: un sequel forse non del tutto inutile, un paio di pellicole d'autore ad alto tasso di radicalchicchismo in arrivo da Ucraina e Francia, e...
Alexandra Daddario!
Per saperne di più, ecco i film in uscita nei cinema italiani questo weekend commentati dai due blogger peggiori dell'universo conosciuto: il qui presente Cannibal Kid e il purtroppo pure lui presente Mr. James Ford.

Pitch Perfect 2
"Sono pronta a tutto.
Persino a una Blog War!"


Cannibal dice: Il primo Pitch Perfect, uscito in Italia con il titolo Voices, era una commedia adolescenzial-musicale super gradevolissima. Pur non essendosi trasformato in un mio cult assoluto e pur non sopportando la pratica dei sequel, mi sa che questo Pitch Perfect 2 rientrerà tra le mie future visioni. Quanto al vecchio Ford, avrà saputo dell'esistenza di questo film giusto scoprendo che al botteghino americano Pitch Perfect 2 ha fatto un culo tanto al suo amato Mad Max: Fury Road.
Ford dice: il primo Pitch Perfect, uscito qualche anno fa, riuscì ad intrattenermi e sorprendermi in positivo generando, tra l'altro, in casa Ford, il tormentone della cup song che vide Julez esercitarsi di continuo per realizzarne una versione più perfetta possibile.
Ovviamente sempre Julez non vede l'ora di affrontare il sequel, e penso che quattro risate riuscirà a strapparle anche al sottoscritto, nonostante non si possa certo parlare del film dell'anno.

San Andreas
"Certo che il copione di questo film è proprio una fordianata pazzesca!"
Cannibal dice: Un film catastrofico con protagonista The Rock? Ma cos'è 'sta merdata? Più che un film sembra un sogno ad occhi aperti di Ford.
Come dite?
Nel cast c'è anche la splendida Alexandra Daddario?
Ma allora corro subito a prenotare il biglietto del cinema!
Ford dice: onestamente, non ho mai amato particolarmente questo tipo di film catastrofici, preferendo sempre e comunque l'action pura. Devo ammettere, però, che con l'avvicinarsi dell'estate il bisogno di mandare in vacanza i neuroni cresce, dunque penso che darò volentieri una chance sia a The Rock che alla bravissima - e sottolineo bravissima - Alexandra Daddario.
Tutto questo nella speranza che un terremoto di proporzioni bibliche colpisca in breve tempo la cameretta di Peppa Kid.

Il fascino indiscreto dell'amore
"Che stiamo aspettando?"
"Che Ford ne dica una giusta."
"Eh, allora, campa cavallo..."
Cannibal dice: Pellicola francese che si preannuncia super radical-chic ispirata a un romanzo di Amélie Nothomb, autrice di cui colpevolmente ammetto di non aver mai letto nulla, ma che mi ha sempre attratto parecchio. Questo film potrebbe finalmente spalancarmi le porte del suo mondo e potrebbe anche essere il mio film della settimana, del mese, forse della vita. Sperando non si riveli invece una delusione pazzesca.
Ford dice: radicalchiccata francese alla massima potenza. Inutile dire che, con la marea di recuperi che ho in ballo, non rientri nella lista del sottoscritto neanche per sbaglio.
Mi accontenterò di leggere le sbrodolate del mio rivale quando lo recensirà.

The Tribe
Una scena di nudo dal film The Tribe, che però nelle prossime ore potrebbe sparire dal sito.
Ford ha già chiamato il Vaticano affinché la faccia rimuovere.
Cannibal dice: Uh, bene! Questo film ucraino rischia di essere uno di quei film estremi, provocatori e trasgressivi che tanto scandalizzano quel moralista benpensante repubblicano di Mr. Ford. Sento puzza di incrocio tra von Trier e Haneke, anche se potrebbe essere solo l'odore del mio blogger rivale che se l'è appena fatta addosso a dover affrontare una visione del genere.
Ford dice: secondo titolo sulla carta molto radical della settimana, che potrei recuperare giusto per l'incertezza che genera rispetto alla possibilità di sorprendermi in positivo o prendersi una valanga di bottigliate.
Per quanto riguarda Cannibal, invece, le speranze sono ormai morte e sepolte.

Louisiana (The Other Side)
Mr. James Ford in una scena del film Louisiana (The Other Side) che nelle prossime ore potrebbe sparire dal sito.
Cannibal Kid ha già chiamato il Vaticano affinché la faccia rimuovere.
Cannibal dice: Il quarto film italiano in concorso a Cannes, sebbene nella sezione “minore”, pardon “parallela” Un Certain Regard, rischia di essere piuttosto interessante. Sebbene la sua natura documentaristica lo porti più in territori fordiani e quindi lontani anni luce da me. Per vederlo rischierò il salto nell'other side?
Ford dice: ho letto discretamente bene del film "minore" in concorso a Cannes giunto dal Bel Paese, e devo ammettere che, a partire dal titolo e dall'ambientazione, l'idea mi ispira parecchio.
Certo, potrebbe sempre rivelarsi una cosa da Festival ed incorrere nelle mie ire, ma cercherò di sfogarmi con il Cucciolo Eroico in modo da non essere troppo carico il fatidico giorno della visione.

Il libro della vita
"Oggi non me la vedrò con un toro, ma con un animale ben più pericoloso...
un Ford, olé!"
Cannibal dice: Pellicola di animazione prodotta da Guillermo Del Toro, un nome che per me di solito è sinonimo di fuffa sopravvalutata. Passo quindi volentieri questa bambinata/forsenontroppobambinata a quel bambinone/forsetroppobambinone di Ford.
Ford dice: è curioso come l'aumento delle proposte settimanali in sala abbassi - per non dire abbatta - la voglia di passare una serata in sala. Così come il fatto di passare da dietro la macchina da presa al cartellone - specie con la dicitura "Prodotto da" - finisce per non portare bene a nessun regista. Spero solo che Del Toro questo lo sappia.
Che il Cannibale, invece, non capisca nulla di Cinema, quella ormai è una cosa assodata.

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet
"Basta, me ne vado!
La vita nella stalla con Ford non fa più per me."
Cannibal dice: Altra bambinata della settimana, per di più diretta da Jean-Pierre Jeunet, già autore di uno dei film più sopravvalutati di tutti i tempi: Il favoloso mondo dell'insopportabile Amélie.
E dicendo questo mi sa che ho attirato l'odio di un bel po' di lettori, ma tanto ormai le mie quotazioni sono più in ribasso di quelle di Mr. Ford, quindi pazienza.
Ford dice: il buon Jeunet, che conobbe la sua stagione d'oro all'inizio degli Anni Zero grazie al fenomeno Amelie - film carino, ma enormemente sopravvalutato - e che in seguito proseguì la carriera con alti e bassi, torna sul grande schermo con un titolo che mi ispira poco e niente come tutto quello che non sia sguaiato in questo periodo dell'anno.
Per il momento passo, un po' come quando mi tocca leggere certe opinioni del mio antagonista.

Pitza e datteri
"Che nessuno qui sul set dia da mangiare a Ford & Cannibal!
Non fino a che non avranno tirato fuori una recensione positiva...
O se non altro sensata."
Cannibal dice: Pellicola multietnica nostrana da cui non so bene cosa attendermi. Considerando però il buono stato di salute di cui gode il cinema italiano attuale, checché ne dica quel pirla di Ford e quei pirloni dei Coen, mi sa che questa Pitza e datteri potrebbe anche non avere un gusto troppo malvagio.
Ford dice: la mia personale crociata di diffidenza rispetto al Cinema italiano non è certo finita con i mancati riconoscimenti a Moretti, Garrone e Sorrentino a Cannes, o la scelta di ignorare, di fatto, quasi tutte le proposte "alternative" prodotte nella Terra dei cachi e malamente distribuite in sala. Dunque questo titolo pseudo alternativo finirà con tutti i suoi colleghi nel dimenticatoio, dove probabilmente verrà scaricato senza neppure avere la chance di una copertura di sale recenti.

Hybris
"Dietro c'è Ford in auto?!?
Ma quello non andava in giro solo in triciclo?"
Cannibal dice: Vedendo il trailer di questo thriller soprannaturale amatoriale italiano con un attorone come Guglielmo “Willwoosh” Scilla mi viene subito voglia di rimangiarmi quanto detto qui sopra sul cinema nostrano. Ma non lo farò, giusto per il gusto di non darla vinta al Ford.
Ford dice: come scrivevo sopra rispetto al "Cinema" italiano. Passiamo oltre.

Soundtrack - Oltre ogni ragionevole desiderio

Cannibal dice: Thriller italiano di cui non sono riuscito a trovare alcun trailer o immagine, ma che MYmovies indica in uscita questa settimana. Siamo sicuri?
E soprattutto, a qualcuno frega?
Il film comunque è in corsa per un premio: quello di peggior titolo dell'anno.
Ford dice: Passiamo oltre. Davvero e una volta per tutte.

MA 'NDO VAI, SE BANANA NON LO VEDRAI?

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Banana
(Italia 2015)
Regia: Andrea Jublin
Sceneggiatura: Andrea Jublin
Cast: Marco Todisco, Beatrice Modica, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli, Camilla Filippi, Gianfelice Imparato, Giselda Volodi, Andrea Jublin
Genere: italo-brasileiro
Se ti piace guarda anche: Maicol Jecson, Incompresa

Benvenuti amici sportivi e amici cinefili a questo appuntamento incredibile.
Pensieri Cannibali parla di un film italiano. Uno di quelli piccoli. Uno di quelli semi amatoriali. Uno di quelli che di solito si rifiuta anche solo di sentir nominare. Un evento davvero da non perdere.
Banana. Già solo il titolo lo dovrebbe far scappare a gambe levate, come una squadra di dilettanti di fronte alla Juventus 2014/2015 pigliatutto e invece no. Dopo aver visto il simpatico trailer, il solitamente vile Cannibal Kid ha deciso di affrontare con coraggio la sfida contro il cinema italiano. Cercando di superare la sua credenza che quasi tutti i film nostrani fanno schifo. Come un calciatore brasiliano, ha scelto di rischiare. Riuscirà a vincere? Spunterà almeno un pareggio? Se lo piglierà in quel posto?


A dare il calcio d'inizio è un ragazzino che non sembra proprio il miglior giovane attore del mondo. Però fa simpatia. I bimbetti nei film e nelle serie tv si fanno odiare spesso e volentieri. Faccio solo un esempio a caso: Carl di The Walking Dead. Lui invece no. Gli amici, o meglio i non tanto amici del campetto di calcio lo chiamano Banana, per via del suo piede non proprio preciso sotto porta. Solo che lui non si sente il Banana. Lui si sente il Brasiliano. Da qui nasce una profonda riflessione sull'identità, su come percepiamo noi stessi e su come ci percepiscono gli altri...

Nah, nessuna riflessione profonda. Banana è un film leggero e gradevolissimo, che però senza nessuna grossa pretesa o senza alcuna arroganza riesce a dire molte più cose di tanti pretenziosi mattonazzi d'autore. Minuto dopo minuto, l'inizialmente diffidente Cannibal Kid fa cadere le sue difese e rimane sempre più coinvolto nella storia del Banana, pardon del Brasiliano. Sarà che per lui è facile ritrovarsi in quel ragazzino che al campetto di calcio non fa faville e che si innamora di una tipa troppo figa per lui.


Finito il primo tempo, il Banana ha messo a segno un paio di reti. La prima è una battuta tra le più memorabili sentite quest'anno, fatta da una ragazzina emo al protagonista: “Banana, bella 'sta maglia. Me la presti che devo fare una figura di merda?”.


La seconda è la storiella sentimentale raccontata che, nella sua semplicità, riesce a essere tremendamente realistica e lontana dalla concezione “mocciosa” dell'amore. Banana è un film positivo, ottimista, eppure anche con una certa crudeltà di fondo.

Nel corso dell'intervallo, mentre ci godiamo un tè caldo, c'è però pure tempo per qualche riflessione critica. I livelli di recitazione del film non sono certo eccelsi. C'è qualche faccia già nota, come il democristiano della serie 1992 Gianfelice Imparato nei panni del padre del Banana, il preside interpretato da Giorgio Colangeli già presente in Braccialetti rossi, la caruccia Camilla Filippi vista in non so bene cosa ah sì ne La meglio gioventù e in qualche fiction qua e là, e poi c'è Anna Bonaiuto nella divertente parte della prof cinicissima. A dirla tutta, i loro personaggi rimangono però un po' troppo sullo sfondo.
Le luci dello stadio sono puntate soprattutto sui due protagonisti: il giovanissimo Marco Todisco e la caruccissima Beatrice Modica. Non dei fuoriclasse, ma nella loro recitazione ingenua e alle prime armi risultano convincenti come teenager, o meglio tween, qualunque. Sarà forse perché sono teenager, o meglio tween, qualunque?


Nel secondo tempo la pellicola dimostra di avere un po' il fiato corto. Le buone intuizioni della prima parte di gara non vengono messe del tutto a frutto e Banana punta più che altro a difendere le reti messe a segno all'inizio. E va bene così. Il film dura poco, meno dei 90 minuti di una partita, e, pur non riuscendo a essere esaltante e spassoso quanto un film simile come Maicol Jecson, senza strafare porta a casa il risultato.


Banana alla fine batte Cannibal Kid per due reti a zero. Così come il film ci mostra che non tutte le persone fanno schifo, Banana è la dimostrazione che non tutte le pellicole italiane fanno schifo. Che poi chi l'aveva messa in giro questa voce?
Lo si ami o lo si odi, il cinema italiano, pur con tutti i suoi limiti e i suoi difetti (penuria di sceneggiatori e interpreti non sempre all'altezza, tanto per dirne un paio) è tra i più vitali oggi in circolazione, ma è meglio non dirlo troppo forte, soprattutto qui dalle parti esterofile di Pensieri Cannibali. E nemmeno a quegli antipatici dei fratelli Coen presidenti di giuria al Festival di Cannes 2015.

Amici sportivi e amici cinefili, per questo incontro è tutto. A voi auguro una buona serata mentre a te, Cannibal Kid, auguro di goderti questa sconfitta!
(voto 6+/10)

"6+?
Ma questa è una promozione a sorpresa più di quella del Carpi in Serie A!"

CHARLIE (HUNNAM) GO BOOM

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Frankie Go Boom
(USA 2012)
Regia: Jordan Roberts
Sceneggiatura: Jordan Roberts
Cast: Charlie Hunnam, Lizzy Caplan, Chris O'Dowd, Chris Noth, Nora Dunn, Sam Anderson, Whitney Cummings, Ron Perlman
Genere: goliardata
Se ti piace guarda anche: Sex Tape - Finiti in rete, Fatti, strafatti e strafighe

Se giusto una manciata di mesi fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei cercato e guardato un film perché il protagonista era Charlie Hunnam, a quel qualcuno avrei dato del pazzo. Non solo. Sarei proprio andato a prendere una camicia di forza e gliel'avrei fatta indossare. Fino a poco tempo fa, Charlie Hunnam l'avevo visto giusto come protagonista umano del robotico Pacific Rim, pellicola che non mi aveva certo entusiasmato. Questo prima che mi drogassi. Mi drogassi di Sons of Anarchy.

Dopo aver passato alcune settimane in compagnia di Charlie Hunnam nei panni di protagonista della serie tv Sons of Anarchy, il mitico Jax Teller, posso dire che sono io, quello pazzo. Pazzo di quest'attore. Potrei quasi dire che la mia vera cotta adolescenziale del 2014 non è stata per qualche attrice fighetta come Shailene Woodley, ma per lui. Non lo dico perché nei confronti di Hunnam provi un'attrazione di tipo sessuale, però devo riconoscere che gli voglio bene.

Non fosse per l'affetto che ormai provo nei suoi confronti, uno come Charlie Hunnam ci sarebbe da odiarlo. È un figo pazzesco. Ha un volto malinconico alla Kurt Cobain, messo sopra a un fisico scultoreo, di quelli però non ipersteroidati, impreziosito nella serie pure da quello stilosissimo tatuaggio sulla schiena con il logo dei Sons of Anarchy. La cosa pazzesca è che però la sua dote migliore non è fisica. La cosa più bella di Charlie Hunnam è la sua voce. Io amo la voce di Charlie Hunnam. Uno così perfetto ci sarebbe da odiarlo, invece non si può.  Non dopo Sons of Anarchy, almeno.


Informandomi su di lui come una groupie fa con la sua rockstar preferita, senza arrivare a stalkerarlo – specifico – ho scoperto che è inglese. Pensavo fosse il classico californiano. O al limite gli avrei dato delle origini svedesi. Invece trattasi di un inglese purosangue di Newcastle, figlio tra l'altro di un gangster, o così almeno dice la sua pagina Wikipedia. Fatto sta che, una volta diventato dipendente da Sons of Anarchy, mi sono trovato di fronte a un enorme problema. Lo scorso 3 dicembre la serie, che io ho scoperto con colpevole ritardo, è finita e quindi niente più Charlie Hunnam e niente più voce di Charlie Hunnam. Come fare per rimediare?

Sono andato su IMDb a cercare qualche altro suo film, scoprendo che non ne ha mica girati tanti. Tra questi mi è venuta voglia di recuperare, naturalmente in originale per assaporarmi ancora una volta il gusto della sua lingua (detta così la cosa può sembrare un po' ambigua, lo so), Frankie Go Boom. Dietro anche il consiglio di Lisa del blog In Central Perk, mi sono guardato questa commedia dai toni goliardici più vicini a quelli di cose come Fatti, strafatti e strafighe che non di Sons of Anarchy. L'unico altro punto di contatto oltre a Charlie Hunnam è la presenza di Ron Perlman, che qui veste i panni di un simpatico trans, un personaggio distante anni luce dal Clay Morrow da lui portato in vita nella serie.

"Clay, ma che hai combinato?"
"Non chiamarmi più Clay. Ora sono la tua old lady."

Così come è quasi irriconoscibile lo stesso Charlie Hunnam, che qui appare del tutto sbarbato e nei panni di un tizio parecchio più soft rispetto al suo storico Jax Teller. C'è da dire che Hunnam appare parecchio più convincente in situazioni drammatiche e criminali, ma tutto sommato pure qui in vesti comedy riesce a portare a casa la pagnotta. Soprattutto perché accanto a lui a dargli una mano ci sono una serie di comprimari più abituati alla commedia. Se il film l'ho recuperato soprattutto perché ero in crisi d'astinenza da Charlie Hunnam, a fare un figurone sono pure una schizzata e sexy Lizzy Caplan, che anche qui così come in Masters of Sex si trova a dover avere a che fare con uomini a cui non si rizza, Chris O'Dowd della serie The IT Crowd nei panni del bastardissimo esilarante fratello del protagonista, e un sorprendente e scatenato Chris Noth, che i fan di Sex and the City meglio conosceranno con il nome di Mr. Big.


Se il cast funziona alla grande e la visione del film scorre via in maniera piacevole e con qualche momento parecchio spassoso, a mancare a Frankie Go Boom per fare davvero boom è una storia forte. L'esile trama della pellicola non è troppo distante da quella di Sex Tape - Finiti in rete, sebbene qui per fortuna si rida parecchio di più. Vediamo il povero Charlie Hunnam impegnato a cercare di cancellare dalla rete un suo video piccante, e soprattutto imbarazzante, messo in giro da quel figlio 'e 'ntrocchia di suo fratello. Nel mezzo ci sono anche una storiella sentimentale e qualche gag più o meno assurda e più o meno divertente. Con una sceneggiatura più curata questo Frankie Go Boom avrebbe persino potuto ambire a diventare un piccolo cult, ma così com'è resta comunque un gradevole intrattenimento per una serata disimpegnata. Soprattutto, è un buon modo per cercare di superare la crisi d'astinenza da Sons of Anarchy e cercare di andare avanti con le proprie vite. Chi l'avrebbe detto, anche solo una manciata di mesi fa, che dei motociclisti tamarri mi sarebbero potuti mancare così tanto?
(voto 6+/10)

CANNIBAL MUSIC - I DISCHI DI MAGGIO 2015

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I dischi del mese di maggio.
I più belli?
Non necessariamente. Anzi, alcuni sono piuttosto pessimi. Nel complesso però, in mezzo ad alcune cose non troppo esaltanti, qui su Pensieri Cannibali è passato anche qualche bel dischetto.
Diamo un po' un ascolto...

Mumford & Sons “Wilder Mind”

Il nuovo album dei Mumford & Sons è quello della svolta. Il gruppo di bovari campagnoli questa volta ha finalmente appeso il banjo al chiodo e ha finito di pretendere di essere un gruppo folk. Tanto non ci credeva nessuno. I Mumford & Sons stanno alla musica folk come Il Volo stanno alla lirica o Giovanni Allevi sta alla classica. Ovvero... non c'entrano una cippa. Con il loro terzo album “Wilder Mind” hanno preso una piega rock che ricorda più che altro i Kings of Leon. Il problemino problemuccio problemaccio è che i Mumford & Sons con la musica rock ci azzeccano ancora meno che con il folk.
Se i loro fan della prima ora storceranno il naso davanti a questo cambiamento folk'n'roll, poco folk e poco roll, io se non altro esulto per non essermi dovuto sorbire un'ora di dannato banjo e perché 'sta volta i bovari hanno azzeccato almeno una bella canzone, la title track “Wilder Mind”. Da uno dei gruppi più inspiegabilmente popolari degli ultimi anni, è già più di quanto mi aspettassi.
(voto 5-/10)


Eros Ramazzotti “Perfetto”
I Mumford & Sons hanno appeso il banjo al chiodo e chi va a fregarglielo?
Il nostro (nostro si fa per dire) Eros Ramazzotti!
Ebbene sì, il rappresentante della musica leggera italiana per eccellenza (eccellenza si fa sempre per dire), con il primo singolo dal nuovo album “Perfetto” (ancora una volta, perfetto si fa così tanto per dire), “Alla fine del mondo”, si è dato al country. Il risultato? I fan del cantante hanno storto il naso, i fan del country hanno storto il naso, chi come me non sopporta granché né Eros Ramazzotti né il country ha storto il naso. Insomma, per una volta Eros Ramazzotti ha messo d'accordo tutti: il suo nuovo singolo ha fatto cagare il mondo intero. Perfetto.
Il resto dell'album non prosegue sulla linea del country. Per fortuna? No, perché comunque fa schifo lo stesso. È un pop-rock generico pieno di canzoni generiche di quelle che possono passare su una radio generica. Il tutto condito ovviamente con la voce gracchiante da ranocchio sgraziato di Eros Ramazzotti e l'aggiunta di testi che sembrano scritti da Moccia featuring Giuliano dei Negramaro. Arrivare a fine ascolto vivi è insomma una vera impresa, ma credo di avercela fatta. Aspettate che mi controllo il polso per avere conferma...
Sì, incredibilmente sono ancora vivo!
In mezzo a tanti artisti italiani che quest'anno mi hanno spiazzato, come Colapesce e Iosonouncane (vedi sotto) che mi hanno deluso, o al contrario Levante (vedi sempre sotto) che non mi piaceva un granché invece adesso comincia a convincermi, Ramazzotti resta comunque sempre una garanzia: pena faceva, e pena fa tutt'ora. Eros, grazie di esistere.
(voto 3/10)



The Vaccines “English Graffiti”
Con un nuovo terzo disco che spazia dal rock'n'roll esaltante di “Handsome” a quella meraviglia sognante di “(All Afternoon) in Love”, i Vaccines restano sempre il vaccino migliore contro la musica di merda.
Sì, Eros, ce l'ho con te.
(voto 7+/10)



Louane “Chambre 12”
La mia droga del mese si chiama...
Marijuana?
Cocaina?
Crack?
Eroina?
NZT?
Ma no, si chiama Louane, nome completo Louane Emera, la giovane protagonista dello splendido film La famiglia Bélier. Ancor prima di diventare una promettentissima attrice emergente, Louane è anche una promettentissima cantante emergente. Difficile dire ora se sia destinata a seguire le orme più o meno fortunate di due altre baby dive francesi del passato come Sophie Marceau e Vanessa Paradis, però per adesso è una delle rivelazioni più fresche dell'annata, non solo provenienti dall'Oltralpe, ma oserei dire dal mondo intero. “Chambre 12” è un dischetto pieno di gioiellini pop irresistibili, dal suono get lucky alla Daft Punk di “Jeune” al coretto che rimane incollato in testa di “Avenir”.
The Voice Italia ha tirato fuori Suor Cristina. The Voice Francia Louane. Ancora dubbi sulla superiorità dei cugini francesi?
(voto 7+/10)



Briga “Never Again”
No, ma questo si crede di essere davvero un rapper?
Sarebbe un po' come se Cannibal Kid pensasse di essere un critico cinematografico serio, o i tre ragazzi de Il Volo i nuovi Pavarotti. Al di là del fatto che possa essere considerato hip hop o meno, e no, non può esserlo, a qualunque genere appartenga, questo è un disco pessimo e basta, sia per la musica che per i (terrificanti) testi. Se non altro, il “rapper” di Amici di Maria de Filippi ha azzeccato almeno il titolo: “Never Again”. Briga, non prenderti la briga di farlo mai più!
(voto 2/10)



The Kolors “Out”
Gli altri protagonisti dell'ultima edizione di Amici di Maria de Filippi sono i The Kolors, gruppo pop funk con un sound che rimanda a Bruno Mars, Maroon 5, Michael Jackson e i Bee Hive. Ancora molto acerbi, ma se non altro dimostrano un discreto potenziale e ampi margini di miglioramento. In confronto a Briga, poi, possono già essere considerati dei giganti della musica.
(voto 5 di incoraggiamento/10)



Levante “Abbi cura di te”
Avevo trovato parecchio fastidioso l'album d'esordio di Levante, “Manuale distruzione”. Che disco di meeeeerda, per dirla alla sua maniera.
Quest'opera seconda, ottimamente curata nella produzione e dotata di una buona ispirazione compositiva, mi è invece sembrata una sorpresa parecchio gradevole. Un disco pop rock non memorabile ma fresco, che fa il paio con l'ultimo di Carmen Consoli, artista con cui Levante ha più di un punto in comune. Fossi stato in lei, comunque, io il singolo l'avrei intitolato “Ciaone per sempre”.
(voto 6+/10)



Iosonouncane “DIE”
Iosonouncannibale e avevo parecchio apprezzato il primo album di Iosonouncane, “La macarena su Roma”, un lavoro brillante e originale. Il secondo album di Iosonouncane invece nonmistaconvincendoperniente.
Nonostate lastampaitaliana l'abbia già osannato come uno dei dischi fondamentali dell'anno, io purtroppo non mi posso unire al coro di lodi. Apprezzo il suo tentativo di fare qualcosa di distante dal primo disco, qualcosa di spiazzante, qualcosa di volutamente complesso e lontano da qualunque accessibilità. Solo che questo “DIE” mi sembra persino troppo anti-comunicativo. Un album ostico che con il passare degli ascolti non diventa più convincente, solo più respingente. Sarà colpa mia, ma questo secondo disco di Iosonouncane amenonèarrivato.
(voto 5,5/10)



Pale Honey “Pale Honey”
Le Pale Honey sono due ragazze svedesi e già solo per questo meriterebbero tutte le attenzioni del mondo. Per quanto siano affascinanti, la cosa per cui si fanno notare di più non è comunque l'aspetto estetico, ma la loro musica. Davvero.
Le Pale Honey fanno un rock molto essenziale, molto minimalista, come la PJ Harvey dei primi tempi, fatto di pochi elementi. Pochi ma buoni. Come loro due: poche ma bone. E pure brave.
(voto 7,5/10)



Brandon Flowers “The Desired Effect”
I Killers sono sempre stati un gruppo 80s friendly. Con questo suo secondo disco solista (ma tranquilli che i Killers non si sono sciolti), Brandon Flowers libera ancora di più tutta la sua anniottantosità. Basta solo dire che in “I Can Change” campiona “Smalltown Boy” dei Bronski Beat per capire che aria tira. Più che il nuovo album del cantante dei Killers, sembra il nuovo del leader dei Roxy Music, Bryan Ferry. Chi ha tanta voglia di ottanta si immerga qui dentro, tutti gli altri si astengano.
(voto 6,5/10)

P.S. Occhio al video di “Lonely Town”, un omaggio al film The House of the Devil.



Canzone del mese
Chemical Brothers “Go”
Hey boys, hey girls, i fratellini chimici sono tornati con un nuovo pezzo molto galvanizzante e un video diretto da - è lui o non è lui? - certo che è lui: Michel Gondry. Il loro prossimo album “Born in the Echoes”, in arrivo a luglio, promette di essere una bella bomba. Non ci credete?
Allora push the button. Quale button?
Play.

I FILM MESSI MALE DELLA SETTIMANA

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Che ci fa la rubrica delle uscite settimanali di lunedì?
Non è un po' troppo presto per il weekend?
Questa è una settimana particolare, "funestata" dal 2 di giugno che scombussola tutti i piani e tutte le uscite, e così ci sono pellicole in arrivo tutti i i giorni: si comincia con il documentario dedicato a Messi e si chiude con l'evento live nelle sale cinematografiche dedicato ai Subsonica.
Vediamo allora il calendario delle variegate uscite della settimana accompagnati dai miei sempre fastidiosi commenti e da quelli ancora più irritanti di Messi James Ford.

Messi - Storia di un campione
(nei cinema lunedì 1 e martedì 2 giugno)
"Ho sbagliato ad alzare le dita...
Cannibal, per te solo diti medi!" 
Cannibal dice: Io l'avrei intitolato Messi – Storia di un pirlone, giusto per non essere troppo volgare e usare un altro termine, come quel maleducato di Mr. James Pork. Addirittura Álex De la Iglesia ha firmato questo documentario di questo sopravvalutatissimo calciatore che sarà anche un fenomeno con i piedi, e questo nessuno lo mette in dubbio, ma quando le partite contano per davvero se la fa addosso. Anzi, si vomita addosso. In attesa di vedere cosa combinerà contro la “mia” Juve sabato nella finale di Champions, io comincio a gufare contro di lui. Sia in campo, che al cinema, sperando che questo filmetto dedicato a un personaggio tanto privo di carisma e spessore non lo vada a vedere nessuno. Manco Ford.
Ford dice: sono assolutamente stupefatto nello scoprire che tanto io e Peppa, sempre in disaccordo sul Cinema, sul calcio troviamo decisamente più spesso opinioni comuni. Personalmente, considero Messi uno dei calciatori più sopravvalutati e privi di carisma di sempre: indiscutibili le doti tecniche, eppure la mancanza di carattere ed un piglio assolutamente anonimo lo rendono uno dei più grigi atleti che il calcio abbia mai conosciuto.
Sono comunque curioso, principalmente per la regia di De La Iglesia, di dare un'occhiata a questo documentario, magari facendolo seguire da un recupero delle imprese di Roby Baggio, uno dei miei favoriti del pallone, per riprendermi.

Fury
(da martedì 2 giugno)
"Ma ce la fate in Italia a fare uscire questo film, o dobbiamo dichiararvi guerra?"
Cannibal dice: Film bellico che a sorpresa mi era abbastanza piaciuto, finalmente esce anche in Italia. Il ritardo per una volta non è stato a causa di misteriose logiche nostrane, ma al fatto che la compagnia di distribuzione italiana era proprio fallita alla vigilia del lancio del film. In attesa che anche Ford fallisca, guardatevi la pellicola che merita.
Ford dice:è incredibile come in Italia un film riesca ad uscire in ritardo anche quando la colpa non è direttamente dei suoi distributori. Ad ogni modo, questo Fury, passato al Saloon qualche mese fa, è un solido drammone di guerra forse non perfetto ma decisamente intenso che mi sento, in accordo - sempre incredibilmente - con il Cannibale di consigliare. Immaginando, magari, di passargli sopra la macchina parcheggiata con un carro armato.

Insidious 3 - L'inizio
(da mercoledì 3 giugno)
"Come sei pallida. Smettila di leggere Pensieri Cannibali ed esci un po' di casa."
"Ma non ce la faccio, è troppo spassoso!"
Cannibal dice: Riassumendo in breve: il primo Insidious mi era piaciuto decisamente e mi aveva spaventato quasi quanto una recensione a caso di WhiteRussian. Pure il secondo Insidious mi aveva terrorizzato, ma non in un senso horror. Era così pessimo che mi aveva fatto scappare a gambe levate dalla visione, che avevo abbandonato dopo poco. Sempre in maniera analoga a un post random del mio blogger rivale. Questo terzo episodio quindi lo abbandono in maniera preventiva. Proprio come la prossima recensione pubblicata su WhiteRussian.
Ford dice: il primo Insidious, uscito qualche anno fa, era riuscito a spaventare - ma non che ci voglia molto - quel pusillanime del mio rivale e pochi altri, convincendomi poco o nulla soprattutto nella ridicola seconda parte. Il secondo giace da tempo immemore nel mio hard disk, in attesa di tempi che non matureranno mai.
Facile prevedere che sarà di questo numero tre.

La risposta è nelle stelle
(da giovedì 4 giugno)
"Britt, è arrivata un'altra lettera d'amore per te da parte di Cannibal,
ma questa volta ce n'è una anche per me... è firmata James Ford."
Cannibal dice: La risposta è nelle stelle è il nuovo film tratto da un romanzo del mio nemico pubblico numero 2 dopo Ford, Mr. Nicholas Sparks. Considerando che in più c'è quel raccomandato inespressivo di Scott Eastwood, figlio di quel repubblicano ormai bevutosi il cervello di Clint, questo film potrei detesterlo dal profondo del mio cuore ma, c'è un ma, e pure un MA grande come una casa: la mia amata Britt Robertson, che tra questo film e Tomorrowland rischia di diventare la stella del momento.
Ford dice: un film cui non darei un soldo bucato, la solita commediola romantica da fazzoletto per le bimbette come Katniss Kid che evito come la peste. Penso, però, che se mi ci dovessi trovare darei un'occhiata solo per la somiglianza incredibile con il mitico padre di Scott Eastwood, memore dei tempi in cui era il vecchio Clint a fare la parte del cowboy nel pieno delle forze. E un po' anche per celebrare il compleanno numero ottantacinque del coriaceo Dirty Harry.

Una storia sbagliata
(da giovedì 4 giugno)
"Sto male al solo pensiero di dovermi sorbire 'sto film alla premiere."
Cannibal dice: Negli ultimi tempi mi sono fatto paladino del cinema italiano. Bene, mi sa che per me è un ruolo sbagliato. Così come sembra sbagliata questa storia, che pare la versione nostrana di Nicholas Sparks, ancora lui, ed è sbagliato Ford come blogger di cinema e più in generale come blogger, visto che a malapena sa accendere un computer.
Ford dice: come ormai è noto, il Cinema italiano rischia di diventare il mio nuovo, vero rivale quanto e più di Cannibal Kid. E come è quasi inutile sottolineare, una roba come questa non la farei vedere neanche al mio rivale.

Accidental Love
(da giovedì 4 giugno)
"Jake, dici che ci hanno pagato abbastanza per sputtanarci la carriera con questo film?"
"A me no, ma te Jessica arrivi da Settimo cielo, quindi, più sputtanata di così..."
Cannibal dice: Se c'è una cosa peggiore dei cinepanettoni italiani, sono i cinepanettoni americani. Spiace vedere coinvolto in una roba del genere anche il mio idolo Jake Gyllenhaal, ma mi sa che, nonostante la sua presenza, questo film non lo vedo manco in maniera accidentale.
Ford dice: non potrei resistere per più di due minuti neppure se accidentalmente dovessi rivedere il trailer di questo film di cassetta ammeregano di quelli che fanno odiare il Cinema ammeregano ai radical chic come Peppa Kid. Che invece bottiglierei in modo del tutto non accidentale.

Le regole del caos
(da giovedì 4 giugno)
"Ma chi è che ha appeso le lettere d'amore di Ford a Scott Eastwood?"
Cannibal dice: Questo è il classico film inglese in costume perfetto per la blogger Alessia Carmicino. Io invece passo, sorry.
Ford dice:è giugno, si avvicina l'estate.
Voglio l'azione, il mare, il mojito, Point Break. Niente costumi, niente cose da sala da the. Per l'autunno abbiamo tempo qualche mese.

Fuorigioco
(da giovedì 4 giugno)

Cannibal dice: Film italiano impegnato che vedo meglio per Ford. Io mi considero fuorigioco.
Ford dice: film italiano impegnato. Quasi peggio di un film italiano non impegnato. Io mi chiamo fuori e vado a giocare da un'altra parte.

Fuori dal coro
(da giovedì 4 giugno)
"Tu cosa prendi?"
"Qualunque cosa, anche del veleno, tranne un White Russian."
Cannibal dice: Oltre che fuorigioco, mi considero anche fuori dal coro di coloro che vogliono vedere questo film.
Perché, esistono davvero persone che vogliono vedere questo film?
Ford dice: a volte mi chiedo perché ogni settimana escano venti titoli, tra i quali diciotto non dovrebbero neppure essere distribuiti.

Il colore verde della vita
(da giovedì 4 giugno)
"Tutti in vacanza con Ford a Barcellona, vamos!"
Cannibal dice: Solo perché negli ultimi tempi ho parlato bene del cinema italiano, adesso la distribuzione vuole punirmi facendo uscire tremila pellicole nostrane tutte nella stessa settimana?
A questo gioco al massacro, io non ci sto.
Ford dice: ma chi ha pianificato le uscite di questa settimana maledetta!? Fortunatamente sarò felicemente a Barcellona, così non dovrò assistere in prima persona a questo scempio!

È arrivata mia figlia
(da giovedì 4 giugno)
"Che ci fa Ford con una maglietta dei Ramones?
Tradisce gli One Direction così, come se niente fosse?"
Cannibal dice: Pellicola brasiliana presentato al Sundance e al Festival di Berlino che dal trailer sembra una pellicola un po' buonista e ruffianotta, di quelle da facile applauso del Ford di turno, però sembra anche una visione simpatica, perfetta per l'estate. Non escludo di dargli una possibilità e questa è una cosa, come direbbe José Alfafini: incredibile, amisci!
Ford dice: considerata la sfilza di roba tossica in uscita in questi giorni, questo pur poco affidabile prodotto semi autoriale sudamericano pare praticamente una Palma d'oro. E arrivato a questo punto, potrei perfino concedere la visione, sperando che possa come di consueto provocare scambi al vetriolo tra il sottoscritto e il Cannibale.

Eisenstein in Messico
(da giovedì 4 giugno)
"Voglio girare un film che possa piacere anche a Fantozzi.
E magari persino a Cannibal Kid!"
Cannibal dice: Film curioso sul regista russo tanto amato da Ford e tanto odiato da Fantozzi Sergej Ėjzenštejn. Non so proprio come possa essere, l'unica cosa che so per certo è che per me WhiteRussian...
è una cagata pazzesca!
Ford dice: film per appassionati di un Cinema che - purtroppo - non c'è più e che se riuscissi a recuperare guarderei con una certa curiosità. Nel frattempo, spero che Cannibal Kid passi al blog muto.

Subsonica Day
(nei cinema solo venerdì 5 giugno)
"Se c'è stato il Pensieri Cannibali Day,
a questo punto facciamo anche il Subsonica Day."
Cannibal dice: I Subsonica mi piaciucchiano abbastanza. Ma non abbastanza abbastanza da dedicar loro addirittura un intero Day. Non so, a 'sto punto tra un po' arriverà pure il WhiteRussian Day?
Ford dice: i Subsonica sono stati uno dei gruppi italiani rivelazione ormai una quindicina d'anni fa, e continuo a voler loro bene, nonostante non li segua da un pezzo. Potrei pensare, però, di lasciare che sia Julez, da torinese DOC, a guardare e recensire questo film. Staremo a vedere.

BENVENUTI A IERI CON IL POST DI OGGI - PROJECT ALMANAC

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Benvenuti a ieri - Project Almanac
(USA 2014)
Titolo originale: Project Almanac
Regia: Dean Israelite
Sceneggiatura: Jason Pagan, Andrew Deutschman
Cast: Jonny Weston, Sofia Black-D'Elia, Allen Evangelista, Sam Lerner, Virginia Gardner, Amy Landecker, Gary Weeks, Michelle DeFraites
Genere: temporale
Se ti piace guarda anche: Chronicle, Ritorno al futuro, Time Lapse, Project X, Ricomincio da capo, La donna esplosiva

Project Almanac non è una pellicola sulla realizzazione di un misterioso e inquietante almanacco, cosa che avrebbe potuto generare un film interessantissimo. No. Parla di un progetto mai tentato prima dall'uomo: il viaggio nel tempo.
Mai tentato prima - forse - nella realtà. Al cinema ormai sono più le pellicole che parlano di spostamenti temporali di quelle che non lo fanno.
Non so quale sia il primo film sui viaggi nel tempo in assoluto. Vorrei avere una macchina del tempo per poterlo scoprire. Anche se ci sono stati altri lavori che hanno affrontato il tema prima, la serie britannica Doctor Who ad esempio lo fa dagli anni '60, quello che ha cambiato tutto è stato Ritorno al futuro. Da lì in poi il mondo del cinema non è stato più lo stesso. Marty McFly e Doc Brown sono quindi riusciti nel loro intento: hanno modificato il futuro.
Negli ultimi 3 decenni sono state tantissime le pellicole che hanno parlato di questo argomento. Giusto per citare alcune recenti diciamo: Predestination, Looper, Donnie Darko, Timecrimes, Time Lapse, Safety Not Guartanteed, Edge of Tomorrow, Questione di tempo e adesso dopo averle dette tutte mi manca il fiato.

"Raga, non separiamoci mai. Come dice Toti: uniti si vince."
"Ma va a cagher!"

C'è però un altro film cui Benvenuti a ieri - Project Almanac si ispira, oltre a Ritorno al futuro e oltre alle pellicole sulle ripetizioni temporali alla Ricomincio da capo, ed è Chronicle. Chronicle che a sua volta nasce come mockumentary - falso documentario vagamente ispirato da The Blair Witch Project.
Vi rendete conto che una roba esteticamente obbrobriosa e con una trama penosa come The Blair Witch Project è uno dei film più importanti e imitati nell'intera Storia del Cinema?
Pure in quel caso, non si tratta della prima pellicola mockumentary in assoluto, però è quella che ha cambiato le regole del gioco. Sebbene anche con qualche eco di Cloverfield, Paranormal Activity e il quasi omonimo Project X, Project Almanac finisce per ricordare soprattutto il citato Chronicle.
Riassumendo brutalmente: Project Almanac = Ritorno al futuro + Chronicle.


Come forse avrete intuito, Project Almanac è quindi un film derivativo a manetta, che in ogni momento sa di déjà vu, e che inoltre è parecchio prevedibile in ogni suo sviluppo. Nonostante tutto ciò, si lascia guardare. L'effetto mal di mare delle riprese (finto?) amatoriali stile Periscope non si avverte più di tanto. Sarà che mi sono assuefatto a questo (merdoso) stile registico e ormai non mi pesa nemmeno troppo. O sarà che è una pellicola che possiede un certo livello di stupidità adolescenziale, d'altra parte è prodotto da Mtv Movies + Michael Bay, che lo rende perfetto per una leggera e gradevole visione pre-estiva. O ancora sarà che i film sui viaggi nel tempo affascinano sempre.

Detto quello che funziona, diciamo anche quello che non funziona. Lo stile da mockumentary non infastidisce tantissimo, ma se anche fosse stato usato uno stile “normale” non mi sarei offeso. Va beh che le riprese di questo tipo fanno tanto cinema 2.0 e i ggiovani d'oggi se non ci sono scene traballanti lo considerano un film vecchio manco fosse un lavoro muto in bianco e nero, però che due maroni 'sti film da YouTube Generation.


L'altro aspetto che non convince del tutto del film sono gli attori e i personaggi. Il protagonista è un genietto che vuole andare al MIT piuttosto fastidioso nel suo essere perfettino e super intelligente. L'attore che lo interpreta, tale Jonny Weston, bah, insomma, non si segnala più di tanto. I personaggi simpa di contorno poi non è che siano così simpa. C'è Sam Lerner della serie The Goldbergs che dovrebbe essere l'idolo di turno, ma delude parecchio, se paragonato ai fenomeni di altre pellicole teen come Project X, Suxbad o American Pie. C'è poi Allen Evangelista, già visto in La vita segreta di una teenager americana, uno che ha 33 anni e si crede ancora un teenager... Hey, un momento: mi ricorda qualcuno!

"Ancora una parte da teenager?
Mobbasta, che sto per andare in pensione!"

Un po' meglio, ma sprecate, le due gnocchette di turno: Sofia Black-D'Elia, già vista nelle serie Skins Us, Gossip Girl e The Messengers è molto caruccia, però come attrice insomma, è ancora tutta da verificare; la bionda Virginia Gardner sembra pure lei molto bellina... dico sembra, perché le hanno dato la sfigatissima parte di quella che si occupa della maggior parte delle riprese, quindi sono più le volte in cui sta dietro la telecamera che non davanti.


Un'altra cosa da segnalare è la presenza di gruppi come Imagine Dragons e Atlas Genius, visto che una parte del film è ambientata durante il festival musicale Lollapalooza, e poi... poi basta.

"Siamo tornati indietro nel tempo per partecipare al Lollapalooza, che ganzi che siamo!"
"Ma aspettare quello del prossimo anno no, eh?"

Questo post fa abbastanza schifo e se potessi tornare indietro ne scriverei un altro, ma visto che le macchine del tempo per il momento le hanno inventate solo al cinema - e ne hanno inventate pure un po' troppe - e non nella realtà, vi dovete accontentare di questa roba qua.
Fine.
(voto 6/10)

"Devo tornare indietro nel tempo per convincere Cannibal Kid ad alzare il suo voto!"
"Ma guarda che basta allungargli 10 euro e lo cambia immediatamente."
"Certo che a ben guardare questa macchina del tempo non serve proprio a un cazzo."

DAREDEVIL, IL SUPEREROE FALSO INVALIDO

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Daredevil
(serie tv 2015, stagione 1)
Rete americana: Netflix
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Drew Goddard
Cast: Charlie Cox, Elden Henson, Vincent D'Onofrio, Deborah Ann Woll, Ayelet Zurer, Rosario Dawson, Vondie Curtis-Hall, Bob Gunton, Toby Leonard Moore, Wai Ching Ho, Amy Rutberg
Genere: supereroicomanontroppo
Se ti piace guarda anche: Daredevil (film), Buffy l'ammazzavampiri, Matrix, Kung Fu Panda


Alla Terra serviva un altro supereroe?
Vedendo quella superporacciata di puntata pilota di Supergirl (voto 4/10), la versione al femminile di Smallville, viene proprio da gridare: “NOOOOO!”.
Anche perché l'unica supergirl resta sempre Nanà.


Al pensiero che Ben Affleck sarà il nuovo Bruce Wayne in “Batman v Superman: Esticazzi” viene da gridare di nuovo: “NOOOOO!”.
Con tutto il ben che posso volere a Ben come regista, come attore le possibilità che non faccia rimpiangere il Christian Bale della trilogia di Christopher Nolan sono ridotte al lumicino. Anche perché Ben Affleck la sua chance di interpretare un supereroe già l'aveva avuta, ai tempi di Daredevil.

"Meno male che sono cieco
e non posso vedere come recito."

All'epoca a me quel film, massacrato dalla critica, non era neanche dispiaciuto troppo. Sarà che la colonna sonora degli Evanescence era davvero una figata. O sarà che all'epoca i supereroi stavano sì tornando di moda, tutta “colpa” del successo di Spider-Man, però non avevano ancora fracassato i maroni come adesso. Certo, il sequel-spinoff Elektra era proprio tremendo e non si sentiva, non io almeno, tutto questo gran bisogno di una nuova versione televisiva, anche perché da allora i tempi sono cambiati parecchio. I supereroi ormai sono ovunque - quindi basta! -, gli Evanescence suonati oggi non sono più tutta questa gran figata, e Ben Affleck e Jennifer Garner, che si erano innamorati proprio sul set del film di Daredevil, adesso dopo 10 anni di matrimonio stanno per divorziare.
Sarà forse per questo che la Marvel, in combutta con il network televisivo Netflix, quello di House of Cards e Orange Is the New Black, ha deciso che era il momento di far tornare in azione l'eroe cieco. Solo, visto che in 10 anni tante cose sono cambiate, ha deciso di fare qualcosa di parecchio differente.

Alla Terra serviva un altro supereroe?
Alla Terra serviva un altro Daredevil?
Stavo già gridando "NOOOOOOOOOO..."
e poi mi si è strozzato l'urlo in gola, dando un'occhiata a questa serie effettivamente parecchio interessante. Sul serio.
Questa volta la Marvel non ha preso gli Evanescence, ma ha preso ispirazione dalla loro più celebre canzone, “Bring Me to Life”, e ha riportato in vita il supereroe accecato. Che poi siamo così sicuri che non ci veda una cippa?


Io il dubbio ce l'ho avuto fin dall'inizio. Matt Murdock alias Daredevil non è che sia proprio così non vedente come vuole far credere. In seguito a un incidente stradale ha perso la vista, ma ha potenziato tutti gli altri sensi. Però qualcosa la vede. Delle fiamme, delle ombre, o solo lui sa cosa. Non avrà insomma 10 decimi per occhio, però non si può nemmeno considerare cieco al 100%.
Avete capito bene: Daredevil è un impostore. È un falso invalido che si finge cieco per avere la pensione dallo Stato. E noi paghiamo.
In più c'è un'altra cosa che ancora non vi ho detto: Matt Murdock è pure un avvocato, quindi uno che di soldi ne prende già abbastanza. E noi invece gli paghiamo lo stesso la pensione d'invalidità. Come potrete capire, questo Daredevil non è che sia proprio il tipico eroe buono buonissimo. È una figura parecchio sfaccettata e la serie sa giocare molto bene sul confine non sempre così distinto tra bene e male.
Questo nuovo Matt Murdock/Daredevil è costruito in una maniera complessa, resa ottimamente dalla valida interpretazione dell'attore emergente Charlie Cox, già visto ne La teoria del tutto, uno che non fa rimpiangere Ben Affleck, anzi, tutt'altro. Il tocco in più è dato dalla sua voce. Charlie Cox ha una voce davvero affascinante. Quasi quanto quella di Charlie Hunnam di Sons of Anarchy.
Detto questo, si può pensare che la serie giri tutta intorno a lui e invece, per quanto sia il protagonista centrale e nessuno lo metta in dubbio, Daredevil non è solo Daredevil. I personaggi minori sono dei signori personaggi.

C'è il simpatico Foggy, interpretato dal simpatico Elden Henson, già visto in una miniparticina in Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I, il BFF e collega di Matt Murdock che inizia come personaggio cazzaro della serie, ma che nel corso degli episodi si rivela pure lui più complesso di quanto ci si potrebbe immaginare.

"Coraggio Deborah, smettila di piangere.
Ormai True Blood è finito e non dovrai mai più recitare in quella porcata."

C'è poi DEBORAH ANN WOLL... scusate, intendevo Karen Page, interpretata da DEBORAH ANN WOLL.
DEBORAH ANN WOLL, l'unica ragione per continuare a seguire le ultime terrificanti stagioni di True Blood, qui è alle prese con un gran bel personaggio, capace anch'esso di crescere puntata dopo puntata. Non vorrei sembrare esagerato, però alla fine diventa quasi lei la vera protagonista morale della serie.


Purtroppo c'è inoltre anche la come al solito mediocre Rosario Dawson, per fortuna presente in un numero limitato di episodi. Rosario Dawson che rappresenta l'interesse sentimentale di Matt Murdock. Giusto un cieco può preferire Rosario Dawson alla magnifica DEBORAH ANN WOLL. Quindi forse questo Daredevil non ci vede davvero una mazza.

"Matt, va bene che sei cieco, però adesso non  è che devi prendertele anche dai bambini al parco..."

Oltre a DEBORAH ANN WOLL, c'è pure un'altra presenza femminile parecchio degna di nota: Vanessam interpretata da Ayelet Zurer, attrice israeliana dotata di un fascino impressionante, pari quasi a quello di DEBORAH ANN WOLL. Vanessa è l'amata di Wilson Fisk. E qui veniamo al vero enorme, in tutti i sensi, personaggione della serie.


I primi episodi di Daredevil non sono malaccio. Si vede fin da subito che non è la solita robetta supereroistica alla Smallville, e nemmeno alla Arrow o alla The Avengers. Niente di tutto questo. Daredevil è una serie di ispirazione fumettistica che ha sì delle scene d'azione, tra l'altro altamente spettacolari, si veda il favoloso piano sequenza in chiusura del secondo episodio, ma punta anche e soprattutto sui dialoghi. A volte persino eccessivamente, a dirla tutta. Le sceneggiature sono inoltre molto ben costruite, con un uso efficace qua e là dei flashback e solo quando questi sono richiesti dalla narrazione, non inseriti a caso. Ogni episodio è poi differente dal precedente, qualcuno è più simile a Kung Fu Panda, qualcun altro ricorda più Matrix. Si vede in ogni caso sempre il tocco originale di Drew Goddard, il creatore della serie, nonché regista e sceneggiatore del notevole horror Quella casa nel bosco, uno che si è fatto le ossa con Buffy l'ammazzavampiri insieme al suo amichetto Joss Whedon. E si vede pure questo. Anche un cieco lo vedrebbe.

C'era comunque ancora qualcosa che non mi convinceva del tutto, nella serie. Mentre scrocca la sua pensione da più o meno falso invalido, in cambio Daredevil offre a livello gratuito un servizio, a dire il vero non richiesto, da vigilante. I suoi nemici appaiono però i soliti russi piuttosto stereotipati. Questo fino a che, puntata dopo puntata, non si impone sempre di più il cattivone della stagione, un gigantesco Vincent D'Onofrio, il soldato Palla di lardo di Full Metal Jacket che da allora, e correva l'anno 1987, non aveva più ripetuto una performance attoriale a quel livello. Fino ad oggi. Vincent D'Onofrio nei panni dello spietato, ma anch'egli sfaccettato, villain Wilson Fisk è da Emmy, da Golden Globe, da Oscar. Ci mette tutta la sua fisicità e pure la sua voce. Questa serie va infatti vista rigorosamente in lingua originale, perché gli attori hanno delle voci davvero belle. Charlie Cox, Vincent D'Onofrio, e poi sentire DEBORAH ANN WOLL che parla spagnolo è qualcosa di fantastico.


Alla Terra allora serviva un altro supereroe?
“NOOOOO!”. L'ho detto prima e lo ribadisco anche ora.
Alla Terra non serviva un altro supereroe qualunque. Alla Terra serviva un supereroe differente. Alla Terra, o almeno a me, serviva questo Daredevil.
(voto 8/10)

COBAIN: MONTAGE OF HECK, IL DOKURTMENTARIO

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Cobain: Montage of Heck
(USA 2015)
Regia: Brett Morgen
Sceneggiatura: Brett Morgen
Genere: dokurtmentario
Se ti piace guarda anche: Last Days, Kurt & Courtney, Sugar Man

Hello, hello, hello how low?
Non so voi, ma io oggi mi sento stupido e contagioso. Un mulatto, un albino, una zanzara e forse i testi di Kurt Cobain non volevano dire niente o forse volevano dire tutto. Io che ne so? E voi cosa ne sapete?
Dopo aver visto Cobain: Montage of Heck qualcosina in più penso di saperla. Almeno credo. Non preoccupatevi comunque se ancora dovete guardarlo. Anche dopo averlo fatto, quel gran mistero di Kurt Cobain, forse il punto interrogativo più grande nella storia del rock'n'roll, resta tale. La pellicola non racconta cose radicalmente nuove. Non a chi conosceva già bene la sua breve, intensa, tragica storia. Non punta a fare lo scoop, a rivelazioni incredibili alla Quarto grado. Montage of Heck ci fornisce un ritratto molto intimo di Kurt Cobain l'uomo e Kurt Cobain l'artista.


C'è una prima parte molto bella dedicata alla sua infanzia, con delle immagini tenerissime. Kurt Cobain all'età di 2 anni, molto prima dell'eroina, del disagio esistenziale, degli istinti suicidi, eppure già Kurt Cobain al 100%.


Si passa quindi alla fase di ribellione adolescenziale. Kurt l'asociale che non prende bene il divorzio dei genitori e trova il suo rifugio nella musica e nelle droghe. Tocca poi alla pagina dei primi passi dei Nirvana. Montage of Heck però non è un documentario sulla band simbolo del grunge come fenomeno sociale, o su Cobain come portavoce generazionale suo malgrado. Ci sono anche queste cose, ma è più che altro uno sguardo dal di dentro, per cercare di capire come l'ha vissuto lui, quel tanto breve quanto folle periodo. A dar vita ai suoi pensieri sono i suoi testi, sono i suoi disegni, è la sua musica, sono le sue canzoni, che ancora oggi possiedono una potenza ed esprimono una rabbia che non ha più avuto eguali. Non sto dicendo che dopo di lui la musica non abbia più prodotto niente di interessante. Dico solo che un altro come lui, così fuori dagli schemi persino per chi è fuori dagli schemi, non si è più visto e non credo possa venire fuori. O comunque probabilmente non dalla scena rock. O magari sì, chi può dirlo? D'altra parte, chi poteva prevedere l'avvento di un Kurt Cobain negli anni '80 dominati da una parte dal pop di Michael Jackson e Madonna e dall'altra dal rockone commerciale di Bon Jovi e Guns N' Roses?


Dopodiché arriva il capitolo che ho trovato più bello: quello dedicato non tanto al rapporto controverso di Cobain con il successo, quanto a Courtney Love. La storia d'amore più bella che potrete vivere quest'anno mi auguro possa essere la vostra personale. Nel caso non siate così fortunati, non la troverete però in un film di fiction o magari in un libro di Moccia o di Nicholas Sparks bleeeah. La storia più romantica, nel suo perverso allucinato modo, è quella di Kurt + Courtney in questo Montage of Heck. Di Courtney Love si può dire e pensare ciò che si vuole, ma quando parla di Kurt c'è qualcosa di diverso nel suo sguardo e nella sua voce e si capisce che non sta fingendo è che stato il grande amore della sua vita. Eppure anche lei, che è stata forse la persona in assoluto che più è riuscita ad averlo vicino, non è riuscita a comprendere del tutto quel gran casino, quel puzzle, quel “montaggio del diavolo” che era la testa di Cobain.


Nei loro filmini così intimi e privati, nei loro (più o meno) amichevoli sfottò ai tanto odiati Guns N' Roses così come nella scena in bagno con Kurt che si fa la barba e Courtney che mostra le tette, capisci che i tuoi idoli adolescenziali, gli eroi attaccati sulle pareti della tua cameretta, erano solo due persone normali. Folli e geniali, soprattutto Kurt, ma normali. Erano solo due ragazzi che si sono trovati di fronte a qualcosa di troppo grosso per loro, così per chiunque, e hanno fatto delle cose grandiose, così come delle grandiose cazzate. All'età di 33 anni, grazie a questo film finalmente l'ho capito: i miti non esistono. Esistono solo degli esseri umani che, con tutti i loro difetti, sono infinitamente più interessanti di qualunque mito.


Cobain: Montage of Heck è una delle visione più coinvolgenti dell'anno. È una full immersion all'interno della vita e della testa di Kurt realizzata con una cura e un rispetto incredibili. Non ci troviamo di fronte a un documentario sorprendente quanto Sugar Man, d'altra parte la storia di Cobain è “leggermente” più nota rispetto a quella di Rodriguez, e quindi ciò era impossibile. C'è però un uso splendido delle animazioni, un utilizzo dei brani più celebri dei Nirvana tutt'altro che scontato, si veda o meglio si senta “Smells Like Teen Spirit”, c'è il punto di vista finora credo inedito dei suoi genitori, e soprattutto c'è lui, Kurt. Quando si ha a che fare con una pellicola biografica, per di più un documentario biografico, è difficile stabilire quali siano i meriti del film e quali quelli del personaggio raccontato. A chi di Kurt e dei Nirvana non è mai fregato niente, potrebbe apparire una visione parecchio meno appassionante, questo non lo posso sapere. Se però tra i compiti di un buon lavoro biografico su un artista morto vi è quello di riportare, almeno in parte, in vita il suo spirit, Montage of Heck va considerato parecchio riuscito. Chi è invece in cerca di nuove congetture sul suo suicidio, si rivolga altrove. Questo è un film sulla vita di Kurt Cobain, non sulla sua morte.
(voto 8+/10)

LA RECESSIONE DI ITALIANO MEDIO, UN FILMACCIO CAPATONDA

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Italiano medio
(Italia 2015)
Regia: Marcello Macchia
Sceneggiatura: Marcello Macchia
Cast: Marcello Macchia, Luigi Luciano, Lavinia Longhi, Barbara Tabita, Franco Mari, Enrico Venti, Gabriella Franchini, Francesco Sblendorio, Rodolfo D'Andrea, Adelaide Manselli, Nino Frassica, Raul Cremona, Andrea Scanzi, Matteo Basso Fin
Genere: marcio
Se ti piace guarda anche: Mario, Fantozzi, Smetto quando voglio, Limitless

Non avevo mai capito chi era, sto Marcio Capatonda, fino a che non ho sentito che si era fatto Elisatetta Cannalis e allora ho pensato che questo non doveva essere il solito attore omosessuato con la puzza sotto il naso e pure sotto le ascelle e così mi sono detto guardiamoci questo filmaccio capatonda che magari non è proprio una merdaccia totale come tutte quelle merdacce di film per cacche isteriche che si guarda mia moglie consigliata da quel sito democomunista di Pensieri Carnivori che spero Matteo Salvbossi rada al suolo insieme ai Nomadi, che quella Io vagabondo che son io non si può più sentire, non si può. Questa sera per punizione che legge Pensieri Carnivori la frustro, 'sta stroia. Ma prima mi guardo il filmarcio di Caparezza o Capatonda o come pazzo si chiama questo stronzio. Anzi no, prima mi guardo la partita. C'è la sfida per la salvezza nel campionato di Eccellenza e io di partite non me ne perdo una, non me ne perdo, perché io sono un uomo e c'ho due palle così e mi piace il calcio. Mi piace il calcio e le palle... no, cioè, intendevo il calcio e la figa. E stasera me ne vado a puttante, sì perché io me ne faccio tante di zoccole, alla faccia di quella brutta trota di mia moglie.
Adesso me ne vado nella sala del cineblog01 a vedermi Italiano medio, ma prima mi prendo la Pillola del critico dopo, che mi farà diventare un critico serio come Vittorio Sgorbio o Mario Luttazzi Fedez.


Italiano medio è la pellicola di debutto in società di Marcio Capotondi, comico anzi giullare di una trasmissione radiofonica chiamata Lo zoo di 105 e di Emme TiVi, la tivù musicale che non trasmette un video musicali dagli anni 90. Dopo l'incredibile insuccesso della sua serie Super Mario tra il pubblico dei più giovani e anche dei più vecchi, adesso Capotonno porta il suo umorismo irriverente e pazzerello anche sul grande schermo. Macho a questo giro eccede però forse un po' troppo nel eccitazionismo, in cui finiscono dentro Aranciata meccanica, Fai da te club e soprattutto Limitcess, già saccheggiato da Look Bresson nel suo Lucciola con Scarpet Johnson & Johnson e qui eccitato nello snodo chiave dell'intera pellicoca-cola. Il protagonista Giulio Verme prende una pillola che, anziché fargli usare il 100% del suo cervello come capita nei due film sopra eccitati, gli fa utilizzare soltanto il 2%, trasformandolo in un babbo di minkia, pardon in un italiano medio.
Alcune intuizioni del film sono buone, come l'alternarsi di una fotografia più cupa e neorealista nelle parti dedicate al protagonista in versione seria e una più colorata e neomelodica nelle parti dedicate al protagonista in versione italiano medio. La critica asociale presente a tratti è corrosiva come se ci trovassimo di fronte a un Fantocci moderno. Eppure Maccio su grande schermo non funziona quanto sul piccolo. Perché? Sarà colpa degli zingari? O sarà per il fatto che troppe situazioni, troppi personaggi, troppi attori sono gli stessi della serie Mario, di cui questo film pare quasi uno spinoff, o una puntata più lunga del solito. Il film fa ridere anche i critici seriosi come me - ahahahah sto ancora ridendo! - però la trama è troppo esile, e i giochi di parole, le gag e i tormentoni che in tv funzionano alla perfezione sulla distanza di un allungometraggio perdono un poco della loro potenza comica.
Italiano medio comunque si fa guardare che è un piacere e mostra un Maccio Capatonda, vero nome Porcello Macchia, coerente con il suo stile, il suo pensiero e il suo percorso artigianale. Qualcuno potrà bollare questo film come una cretinata pazzesca, qualcun altro lo vedrà invece come una satira pesante nei confronti della società italica, ma la verità, come spesso accade, sta nel medio, nell'Italiano medio. Maccio non sceglie da che parte stare. Maccio è un po' genio e un po' scemo. Un po' critico del sistema e un po' suo complice. Un po'Cacca Zalone e un po' Paolo Selvaggio. Un po' radical-choc e un po' itagliano merdio. E questo film è un po' uno spasso e un po' una delusione.
(voto 6/10)

Riassumendo

SOMETHING BORROWED, KATE HUDSON VS BIANCANEVE

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Visto che stasera c'è La Partita, faccio come le reti tv che non trasmettono La Partita e vi propongo in modo molto stereotipato una commedia romantica perfetta per chi non guarderà La Partita.

Something Borrowed
(USA 2011)
Regia: Luke Greenfield
Sceneggiatura: Jennie Snyder
Tratto dal romanzo: Something Borrowed di Emily Giffin
Cast: Ginnifer Goodwin, Kate Hudson, Colin Egglesfield, John Krasinski, Ashley Williams, Steve Howey, Geoff Pierson, Jill Eikenberry
Genere: il triangolo sì
Se ti piace guarda anche: Il matrimonio del mio migliore amico, Bride Wars – La mia migliore nemica, La ragazza del mio migliore amico, 27 volte in bianco

Kate Hudson è bella, bionda, ricca e si sta per sposare.
Sì, lo sappiamo: con Matthew Bellamy, il leader della un tempo mitica e oggi parecchio meno mitica band Muse.
No, sbagliato. Alla fine dello scorso anno i due si sono lasciati. Lei poi è stata avvistata insime a Chris Martin dei Coldplay che – non si sa bene perché – si fa tutte le bionde di Hollywood: Gwyneth Paltrow, Jennifer Lawrence e a quanto pare pure Kate Hudson. Ma perché?
Comunque Kate Hudson è prossima a convolare a nozze nel film Something Borrowed, in cui sta per andare all'altare con il bellone Colin Egglesfield, attore visto nella serie The Client List al fianco della bellona Jennifer Love Hewitt.


Kate Hudson ha come BFF (Best Friends Forever) Ginnifer Goodwin, l’odiosa Biancaneve della serie Once Upon a Time. Ginnifer è la classica brava ragazza, secchiona e amica perfetta, sempre disponibile nei confronti della più superficiale, esuberante ed egocentrica Kate Hudson. Fino a che non si prende la sua rivincita e, durante una notte particolarmente alcolica, gli tromba il promesso sposo. Odiosa pure in questo film!

"Chi l'avrebbe detto che avrei avuto l'onore di avere Biancaneve come damigella d'onore?"

Da qui in poi si sviluppa la classica commedia romantica, con il bellone Egglesfield che si trova tra due figh… due fuochi. La spumeggiante bionda Hudson e la mora nerd Goodwin. Chi sceglierà?
Attorno a questo enorme dilemma, la cui risposta comunque la conosciamo già fin dalla prima scena, gira tutto il film. Una romcom che si lascia guardare con discreto piacere, fugge vie senza problemi, almeno fino a un certo punto, visto che poi si dilunga troppo. Le quasi due ore di durata per una vicenda che sa così tanto di già visto sono troppe. A non aggiungere un granché alla trama principale sono soprattutto i personaggi secondari: un John Krasinski (American Life, Promised Land, È complicato, The Office US) anonimo, uno Steve Howey in versione tamarro muscoloso esattamente come nella serie Shameless US, una Ashley Williams chiiiii?, e insomma tutto si risolve come al solito nel solito triangolo amoroso.

"Ciao Biancaneve."
"Ma la smettete di chiamarmi tutti Biancaneve?"
"Va bene Biancaneve."

Non che a qualcuno gliene possa fregare di meno, ma chi sceglierei io tra le due?
Fino a qualche tempo fa, Kate Hudson a occhi chiusi. Anzi, a occhi aperti per ammirarla meglio. Adesso invece faccio fatica a reggerla, con tutte le sue smorfiette e i suoi film da reginetta delle romcom. Stesso destino del suo compagno Matthew Bellamy. Qualche anno fa adoravo i Muse, oggi faccio quasi fatica ad ascoltarli.
E oggi?
Ginnifer Goodwin all'inizio non mi piaceva ma, dopo la prima ottima stagione di Once Upon a Time, ho cominciata ad apprezzarla moderatamente. Poi dopo, complice anche la sua melensa e insopportabile storia con l'insopportabile Principe Azzurro e il degenerare totale di Once Upon a Time, è tornata a non piacermi. Anzi, ho cominciata a detestarla nella maniera più assoluta. In questa commedia romantica però tutto sommato la Goodwin appare piuttosto good, ma la mia scelta tra le due resta sempre...
Kate Hudson a occhi chiusi!


Tutto questo discorso inutile, perché?
Perché per il resto sulla pellicola non c’è molto altro da aggiungere rispetto a quanto vi ho già detto. È un film da consigliare solo ai malati terminali delle romcom americane, orfani di nuove pellicole sdolcinate con Julia Roberts, Sandra Bullock o Katherine Heigl, o ai fan dei cast ad alto tasso telefilmico. Tutti gli altri, quelli che ai buoni preferiscono i cattivi sentimenti, si possono andare a vedere un horror splatter, un film di Tarantino, o anche un Kynodontas o un Forza maggiore, che non fa mai male. O meglio, fa male, ed è proprio questo il bello.
(voto 5/10)

DIRTY GIRL, JUNO TEMPLE È UNA RAGAZZA (S)PORCA

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Dirty Girl
(USA 2010)
Regia: Abe Sylvia
Sceneggiatura: Abe Sylvia
Cast: Juno Temple, Jeremy Dozier, Milla Jovovich, Dwight Yoakam, Mary Steenburgen, Jonathan Slavin, William H. Macy, Nicholas D’Agosto, Melissa Manchester
Genere: 80s
Se ti piace guarda anche: I ragazzi stanno bene, Easy Girl

Ragioni per vedere questo film?
Juno Temple.
Devo anche stare a scrivere un’intera recensione per convincervi a guardarlo? Non vi bastano le parole: Juno Temple?
L’avete visto Killer Joe?
Avete visto Juno Temple in Killer Joe?
Avete davvero bisogno di ulteriori parole?
E allora ve le do’: Juno Temple qui è pure una zoccola, una dirty girl, una ragazza (s)porca.
Dopo che vi ho detto ciò, non siete ancora corsi a vederlo?
Avete proprio bisogno di una recensione?
Facciamola, a questo punto, visto che siete proprio incontentabili e pure rompiscatole.


Innanzitutto, fermi tutti: il film è ambientato nel 1987. E i film ambientati negli anni ’80 per me sono automaticamente una figata.
Poi, trama: Dirty Girl è la storia dell’incontro/scontro tra due losers, due emarginati, due misfits, due che starebbero bene in un Glee Club. Lei è la Dirty Girl del titolo del film, Juno Temple ovviamente, una ragazza “facile” che viene vista da tutti come la zoccola del liceo.
Perché?
Perché si comporta da zoccola, volevo dire da Easy Girl, come Emma Stone nell'omonimo film, più di Emma Stone. Solo che se Emma Stone in Easy Girl all’inizio è una normal girl che poi diventa easy girl, qui il percorso è più l’opposto. Juno Temple è una very very easy girl che proverà a diventare un po’ meno easy. Starete già pensando alla solita vicenda di redenzione personale, grazie all’amore per un ragazzo che le farà mettere la testa a posto e invece, qui casca l’asino. Quella narrata in Dirty Girl è sì una storia di cambiamento, di profonda trasformazione personale, però non avviene a causa di un ragazzo. La Dirty Girl va infatti alla ricerca non del primo grande amore, bensì del padre che non ha mai conosciuto.
La madre, una Milla Jovovich nelle vesti di attrice migliore del solito, le ha sempre tenuto nascosta l’identità del suo paparino e così appena la dirty Juno Temple scopre dove vive, decide di andare a conoscerlo. Anche perché vive in California. Se scopriva che abitava a Casale Monferrato, tanto per fare un esempio a caso, voglio proprio vedere se si sbatteva per andare a incontrarlo. Era già tanto se gli mandava una e-mail.


Per fare questo viaggio alla scoperta del padre e alla riscoperta di se stessa, Juno Temple ha però bisogno di qualcuno che le dia un passaggio e che le finanzi la trasferta. E qui entra in gioco il secondo personaggio principale della pellicola, un tizio che se volete possiamo chiamare cicciobombo, o se preferite il politically correct possiamo chiamarlo sovrappeso, ma la pesante sostanza non cambia: è grasso. Oltre a essere grasso, è pure gay. Inevitabilmente, suo padre lo odia e vuole spedirlo in una scuola militare. Così, approfitta della scusa di accompagnare Juno Temple per scappare di casa e farsi pure lui un bel viaggetto in direzione California.
Il cicciobombo gay e la zoccoletta (s)porca intraprendono così il classico trip che cambierà per sempre le loro vite. Detto così può sembrare banale, ma in realtà il film non lo è. Lungi dall’essere una pellicola fenomenale o fondamentale, è una visione piacevole come un VHS degli anni ‘80 riscoperto dentro un videoregistratore. Che ormai trovare un VHS è un po’ scoprire un reperto archeologico nel sottosuolo, altroché Jurassic World.


Si respira un’aria 80s a pieni polmoni, dentro questo Dirty Girl, merito soprattutto di una colonna sonora piuttosto amazing che comprende il top delle tipe del decennio , ovvero Joan Jett, Pat Benatar, Bow Wow Wow, Teena Marie, Belinda Carlisle, Sheena Easton e Melissa Manchester. #ciaone
E poi c’è Juno Temple. Voglio dire: Juno Temple in versione ragazza (s)porca. Cos’altro devo aggiungere per farvi vedere questo film? Che è nuda? No, potete vederla nuda in Killer Joe, ma qui no. Qui comunque accenna una scena di strip…
Come? Ancora non vi va di vedere Dirty Girl?
Allora significa che siete gay e se siete gay guardatelo lo stesso, perché questa è pure una bella storia gay.
(voto 6/10)

LAZZARONA, ALZATI E CAMMINA

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The Lazarus Effect
(USA 2015)
Regia: David Gelb
Sceneggiatura: Luke Dawson, Jeremy Slater
Cast: Mark Duplass, Olivia Wilde, Sarah Bolger, Evan Peters, Donald Glover, Ray Wise
Genere: scientifico
Se ti piace guarda anche: L'uomo senza ombra, La mosca, Lucy

Oggi qui su Pensieri Cannibali tenteremo un esperimento senza precedenti: riportare in vita i morti. Una cosa che mai nessuno ha fatto, Gesù Cristo escluso.
Il soggetto del mio esperimento è il povero Mr. James Ford, il mio blogger rivale che, dopo aver giudicato Blackhat un capolavoro, è stato considerato cerebralmente morto da tutti i migliori ospedali del mondo. Siccome mi mancano i nostri scontri e le nostre divergenze, per quanto lo trovassi irritante, fastidioso e dannatamente insopportabile, mi manca. Sì, l'ho detto.

Come si può riportare in vita un uomo?
C'ho pensato e ripensato più volte. Ho provato varie sostenze: epinefrina, caffè, red bull + Coca Cola... Niente da fare. Tutto inutile. Poi, mentre guardavo il film The Lazarus Effect, mi è venuta l'illuminazione: per riportare in vita un uomo serve... una bella figa!


Olivia Wilde può andare più che bene. Sì, ma come faccio ad averla qui in laboratorio?
Contatto il suo agente, gli dico che scrivo per un prestigiosissimo blog cinematografico italiano, questo pirla ci crede e mi concede un'intervista con la sua assistita. Olivia Wilde mi raggiunge così nei nostri uffici...
Ovvero nella mia cameretta. Resisto all'impulso di saltarle addosso per il bene della scienza e la metto di fronte al defunto James Ford. Gli apro gli occhi con un sofisticato aggeggio di ultima tecnologia, cioè le mie dita, e aspetto un paio di minuti.
Niente. Non succede niente.
Chiedo così a Olivia Wilde se può darmi una mano, mostrare un po' di carne e provare a fare un movimiento sensual, un movimiento sexy, una mano en la cintura, una mano en la cintura, un movimiento sexy, un movimiento sexy.
Questa è la sua composta reazione.


Il mio primo esperimento di risurrezione umana è così miseramente fallito. Secondo me però non è colpa né mia, né tanto meno di Olivia Wilde, bensì di James Ford. Per resuscitare quello avrei dovuto chiamare Schwarzenegger.
Decido così di prendere un altro soggetto da riportare in vita. Un altro grande critico cinematografico, il premio Pulitzer Roger Ebert, scomparso nel 2013. Questa volta, per non rischiare, gli proporrò non solo una bella figa, ma due belle fighe. Contatto così l'agente di Sarah Bolger, giovane attrice emergente vista nelle serie I Tudors e Once Upon a Time, e, siccome non è così famosa o richiesta per le interviste, la spediscono subito negli uffici... okay, nella cameretta di Pensieri Cannibali.

"Un'intervista per Pensieri Cannibali?
E' ora che mi trovi un nuovo agente!"

Piazzo così Sarah Bolger e Olivia Wilde, che ho convinto a rimanere promettendole di promuovere il suo ultimo film giurin giurello, di fronte al corpo di Roger Ebert. Gli apro gli occhi con le mie dita e, dopo pochi secondi, questo mi ritorna in vita. Così si fa, bravo Roger. Altroché quel cadavere di James Ford!

"Tutto ok, Cannibal.
Grazie per avermi riportato in vita."

Sono lì con Roger Ebert, uno dei più grandi critici cinematografici di tutti i tempi, e cosa gli faccio fare?
Lo metto a scrivere una bella recensione per Pensieri Cannibali aggratis, ovvio, manco fosse l'ultimo degli stagisti. Gli affido l'ultimo film che ho visto, The Lazarus Effect, visto che io non ho ancora preparato il mio post e non c'ho voglia di farlo. Non so bene cosa dire, di un filmetto come questo. La prima parte non è nemmeno troppo malvagia. Il cast è valido: ci sono due belle figliole come Olivia Wilde e Sarah Bolger, c'è Evan Peters di American Horror Story qua in versione simpatico nerd di laboratorio, poi c'è l'attore Donald Glover della serie Community noto anche nella scena rap con il nome d'arte di Childish Gambino, in una piccola sprecatissima parte c'è il sempre inquietante Ray Wise di Twin Peaks e infine c'è pure l'attore indie Mark Duplass che non sopporto un granché ma pazienza, l'accoppiata Wilde + Bolger mi fa dimenticare della sua presenza.

"Olivia, attenta a non prendere la scossa!"
"Tranqui, ho tutto sotto controllo."
"Olivia, noi ti avevamo avvisata..."

La regia della pellicola è di stampo molto televisivo e la sceneggiatura è quello che è. Sul piatto mette il tema della risurrezione che negli ultimi tempi è parecchio abusato, soprattutto in tv, tra prodotti sugli zombie e “revenants” che tornano in vita. Se a ciò aggiungiamo echi di film su esperimenti scientifici come L'uomo senza ombra con Kevin Bacon e pellicole croneneberghiane come La mosca o la copia cronenberghiana Splice, più un pizzico di Lucy, l'originalità dell'insieme non è certo ai massimi livelli. Eppure il filmetto all'inizio si lascia guardare, nonostante per fare paura, invano, ricorra ai soliti espedienti sonori sparati a tutto volume, oppure a gente che compare all'improvviso alle spalle di qualcuno: trucchetti horror da quattro soldi che anziché spaventare infastidiscono solamente.
The Lazarus Effect riesce comunque a tenere desta l'attenzione e a non far morire di noia, così non c'è manco bisogno di essere riportati in vita, più che altro perché c'è la curiosità di scoprire dove voglia andare a parare. E la scoperta non è certo delle migliori. Nella seconda parte, la pellicola diventa la classica sequela di morti ammazzati e di scene che vorrebbero essere da brividi e invece risultano solo ridicole. The Lazarus Effect sprofonda negli inferi del peggio cinema, però chissà. Lo faccio vedere a Roger Ebert e lui forse mi sa dare un parere più approfondito. Magari riesce a trovare dei significati nascosti, delle riflessioni metafisiche di altissimo livello che io non ho colto. Al termine della visione, chiedo così a Roger Ebert di scrivere le sue impressioni sul film.

Ecco qui, in esclusiva solo su Pensieri Canniballi, la recensione di The Lazarus Effect scritta da Roger Ebert.

This movie sucks!
(voto 4,5/10)

UN POST DI ORDINARIA FOLLIA

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Un giorno di ordinaria follia
(USA, Francia, UK 1993)
Titolo originale: Falling Down
Regia: Joel Schumacher
Sceneggiatura: Ebbe Roe Smith
Cast: Michael Douglas, Robert Duvall, Barbara Hershey, Rachel Ticotin, Tuesday Weld, Frederic Forrest, Lois Smith, D.W. Moffett
Genere: folle
Se ti piace guarda anche: Phone Booth - In linea con l'assassino, Collateral

Oggi faccio una follia. Mi guardo un film di Joel Schumacher. Joel Schumacher è l'autore di film pessimi come Batman Forever e Batman & Robin, quest'ultimo il film più scandaloso dedicato all'uomo pipistrello. Quello con George Clooney, Chris O'Donnell, Alicia Silverstone e Arnold Schwarzenegger, nel caso beati voi l'aveste rimosso. Ed è anche il regista di robacce come 8MM - Delitto a luci rosse e Trespass, ma in entrambi i casi il protagonista era Nicolas Cage e allora può darsi che la colpa del disastro sia da attribuire più a lui che al regista. Oggi comunque mi guardo il film forse più acclamato di Joel Schumacher, Un giorno di ordinaria follia.


La storia è quella di un uomo qualunque, un uomo apparentemente qualunque, che in un giorno qualunque, apparentemente qualunque, anzi veramente qualunque, all'improvviso sclera e comincia a comportarsi in maniera assurda. Prima abbandona l'auto in mezzo al traffico, quindi compie una specie di rapina in un negozio perché il prezzo di una lattina è troppo caro, poi si scontra con una gang di teppisti che vogliono controllare il loro territorio e dopo ancora compie una sparatoria in un fast-food soltanto perché erano passate da un paio di minuti le 11:30 e dopo le 11:30 la colazione non viene più servita. Maledetti fast-food che non danno più la colazione dopo una certa ora!

"Dov'è finita la sorpresa del mio happy meal?"

Facile immedesimarsi nel protagonista. Fa quello che tutti noi almeno in un giorno della nostra vita, ma anche in più di un giorno della nostra vita, vorremmo fare, solo che poi ci diamo un contegno e non lo facciamo. Anche perché non abbiamo dietro né mazze da baseball, né armi. Che poi è quello che anche Dave Grohl dei Foo Fighters nel suo giorno di ordinaria follia si mette a fare.



Un giorno di ordinaria follia può allora essere visto come l'atto di un pazzo, di quelli che vanno a finire nelle notizie di cronaca dei TG, oppure un atto liberatorio, un giorno del giudizio personale in cui dare libertà ai propri istinti più malati. A seconda dei punti di vista. A seconda di quanto voi vi sentiate pazzi.
Io, sinceramente, davvero non capisco come si possa all'improvviso perdere la testa e sbroccare per quelle che in fondo sono delle sciocchezze. Così come non riesco a capire come CAZZO SI FACCIA A GIRARE DEI FILMACCI DI MERDA INSIEME A QUELL'AGGHIACCIANDE PARRUCCHINATO DI NICOLAS CAGE e allo stesso tempo firmare delle pellicole degne di nota, per quanto imperfette, come questo Un giorno di ordinaria follia. Sarà che i meriti principali del film, più che in una regia valida ma non da far gridare al miracolo di Schumacher, stanno in un Michael Dougals perfetto come uomo medio con tanto di occhialini, camicia bianca e cravatta da banchiere che d'un tratto dà di matto, e in una sceneggiatura abile nel partire da uno spunto da news di Studio Aperto per svilupparsi poi in un thriller teso e capace di fornire qualche spunto di riflessione. Il film ha il limite di non insistere più di tanto sul discorso politico e sociale che qua e là emerge, ad esempio negli scontri razziali che ancora oggi sono ben vivi, si vedano i fatti di Ferguson e tutto ciò che ne è seguito negli ultimi mesi. La tematica è affrontata solo di striscio, per il resto il film preferisce concentrarsi sul dramma umano del protagonista, mosso da motivazioni più personali che non politiche, come il neo-nazi del negozio di armi avrebbe voluto.


La follia scatta non per ragioni razionali, ma perché ogni tanto ti prende. Io non me ne intendo, non mi è mai capitato, però certe volte vorresti soltanto DISTRUGGERE TUTTO E PRENDERTELA CON QUELLE PICCOLE COSE CHE TI DANNO FASTIDIO CHE PRESE SINGOLARMENTE SEMBRANO DI POCO CONTO, MA UNA VOLTA ACCUMULATE LE UNE SULLE ALTRE FORMANO UNA MONTAGNA CHE VORRESTI FAR SALTARE PER ARIA CON UN BAZOOKA. QUELLE PICCOLE COSE COME UN REGISTA CHE REPUTAVI INCAPACE E FORSE NON È COSÌ INCAPACE, È SOLO CHE SPESSO NON SI APPLICA E QUESTA È UNA COSA ANCORA PEGGIORE. SE DA GENTE COME MICHAEL BAY NON TI PUOI ASPETTARE NIENTE PERCHÉ SEMPLICEMENTE È UN REGISTA PENOSO E NON C'È NIENTE DA FARE, JOEL SCHUMACHER OGNI TANTO FA INTRAVEDERE CHE SAREBBE POTUTO DIVENTARE UN AUTORE VALIDO. INVECE NO. INVECE È FINITO A GIRARE UN FILM DIETRO L'ALTRO CON NICOLAS CAGE E COME SI FA?
NO, DICO: COME SI FA?
OKAY I SOLDI, MA COME SI FA A CONTINUARE A FARE FILM CON NICOLAS CAGE?
E NO, DICO, MA A NICOLAS CAGE HANNO PERSINO DATO UN OSCAR.
CIOÉ, A GENTE COME LUI O AD ANGELINA JOLIE O AD HALLE BERRY HANNO DATO UN OSCAR E INVECE A LEONARDO DICAPRIO NIENTE.
A STANLEY KUBRICK SOLO UN PICCOLO OSCAR PER GLI EFFETTI SPECIALI DI 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO E A NICOLAS CAGE UN GRANDE OSCAR DI MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA, VI RENDETE CONTO?
SONO QUESTE LE COSE CHE TI FANNO USCIRE DI TESTA. SONO QUESTE LE COSE CHE FANNO USCIRE DI TESTA ANCHE LA PERSONA PIÙ TRANQUILLA DEL MONDO. SONO QUESTE LE COSE CHE PORTANO PERSONE INSOSPETTABILI A FINIRE TRA LE PAGINE DELLA CRONACA NERA. O NEI SERVIZI DI STUDIO APERTO. MA VI RENDETE CONTO CHE STUDIO APERTO È CONSIDERATO UN TELEGIORNALE?
Fortuna che io non sono un tipo che si incazza facilmente.
(voto 7/10)

GIEGNA INCOMPRESA

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Incompresa
(Italia, Francia 2014)
Regia: Asia Argento
Sceneggiatura: Barbara Alberti, Asia Argento
Cast: Giulia Salerno, Charlotte Gainsbourg, Gabriel Garko, Anna Lou Castoldi, Max Gazzè, Gianmarco Tognazzi
Genere: incompreso
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Tema
L'ultimo film visto


Svolgimento
Ieri sera o visto un film bello, ma non bellissimo, solo bello. No, non al cine, ma su cineblog01. Parlava di una bambina della mia età o qualcosa del genere. Una femmina. Io sono un maschio. Una femmina non brutta, ma non bellissima. Che poi a me le femmine mica piacciono.
Fermi tutti! Non sono uno “dell'altra sponda”, come dice mio papà. Solo che non ci vedo niente di così speciale, in queste femmine. Sono un poh sceme. Prendete la protagonista di sto film, questo che o appena visto. Mi pare che il titolo è Incompresa, se non o compreso male io. A questa femmina qua piace un bambino, uno che sembra un emo sembra e pure un poh scemo, solo che il film è ambientato negli anni 80 e in quella lontana epoca gli emo ancora non esistevano. Me lo a detto mia sorella. Lei sa sempre tutto, almeno su quei periodi preistorici come gli anni 80. A questa femmina, che si chiama Aria se ben ricordo, piace sto bambino e mica glielo dice. Gli parla, glielo sta per dire, ma poi non glielo dice. Proprio sceme, ste femmine.


Certe femmine + grandi però sì che mi piacciono. Come quella signora rossa di Mad Men, la serie che guarda sempre mio fratello, Cannibal. O meglio che guardava, perché adesso è finita e quando è finita, si è chiuso in camera a piangere per una settimana. Quella signora rossa con le mammelle giganti lei sì che mi piace. Voglio essere allattato da lei. Poi mi piace anche quella che c'è nei miei film preferiti, quella della saga di Unghier Gheims. Cannibal mi a fatto vedere delle sue foto su internet e non o capito bene cosa faceva, ma credo che mi anno bloccato la crescita. È quasi un anno che le o viste, e da allora non sono + cresciuto di un centimetro dal tezza. In compenso mi è cresciuto qualcosaltro da un altra parte, ma non so perché. O notato anche che da quando ho visto quelle foto mia mamma mi sgrida sempre perché passo troppo tempo al cesso.

Comunque questa femmina del film fa altre scemate, come pere sempio degli scherzetti con la mica, tipo che rubano delle lettere e sarò io gnorante però non o mica capito perché. Ma ste 2 sceme non anno propio di meglo da fare?
E poi questa femmina del film scrive dei temini e questi temini sono sempre molto amati dalla sua maestra, ma forse è solo perché suo papà è Gabriel Grankio, quello delle ficscion che guarda sempre mia mamma alla tele e non mi fa mai vedere i cartoni per vedere sto Grankio del cacchio. Non mi sembra nemmeno un tipo tanto bello. Cannibal mi a fatto vedere delle sue foto in rete. No! Non come quelle della sorca di Ungher Gheims. Lui in queste foto sta vestito, però a la faccia tutta gonfia. Sembra quello dei Griffin, Quagmire.


Cannibal dice sempre che questo Gabriel Grankio non è tutto sto attore e giusto a nostra mamma può piacere come recita, però qui in sto Incompresa non se la cava troppo male. Davvero. Non che sia da Oscar come quella di Unghier Gheims, ma se la cavicchia. E poi c'è anche quella tipa francese, Sciarlott Gaynsburg o qualcosa del genere, che Cannibal me laveva fatta vedere in un film di quel registra strano, Lars von Troier o qualcosa di simile, e da allora la crescita non solo mi si è bloccata, ma o cominciato propio a rimpicciolirmi.


Fatto sta che la maestra a sta femmina gli da' sempre dei bei voti, che io mi sogno in cartolina, e lei vince pure un premio per il miglior tema. In tutta Roma, che è la città in cui sta ed è una città penso bella grande, scelgono il suo tema come migliore dell'anno. A me non sembra tutto sto grankié. È un temino molto scontato e banale. Roba che al confronto questo mio tema che sto scrivendo ora sembra Sciekspir o qualcosa del genere. Per essere Incompresa, come dice il titolo, a me sembra che questa scema duna femmina sia persino troppo compresa.
La sua vita non è poi nemmeno così male. Mi a ricordato quel laltra scema di quel laltro film, Quel che sapeva Maisie. Anche lei vive divisa tra la mamma e il papà, che sono ricchi e famosi e perciò non è così male essere lei. Cioè, anche io voglio avere 2 genitori ricchi e famosi. No però Grankio e la Gaynsburg. Voglio avere Byonce e Gei-Zeta come genitori.


Nel film invece non ci sono Byonzé e Giei-ZZZ, ma ce un cantante che mia sorella dice che è abbastanza famoso, Max Cazzé, ma io non lo mica mai sentito. E la regista invece è Asia Argento, che mia sorella dice che è la Cartnei Lov italiana. Io la conosco perché stava con quello di X Factor, quello con i capelli bianchi che tira più polverina di Pollon. In una scena compare pure, intendo lei, Asia Argento, però è una scena breve breve, quindi se non vi piace, e so che a un sacco di gente non so perché non piace, non preoccupatevi che qui recita giusto per pochi secondi. Se come attrice può piacere o meno e a me piace abbastanza, anche se non quanto la mia amora di Unghier Gheims, come registra Asia Argento se la cava. Dai, che se la cava. Il suo film prima Ingannevole è il cuore più di ogni cosa assomigliava a questo ed era un po' meglio, se propio vogliamo fare i rompi, però anche Incompresa non è niente male. Cioè, a me è piaciucchiato. Poi boh, che ne capisco io di cinema? Sono solo un bambino incompreso.
Fine.
(voto 6,5/10)

P.S. Maestra, fai la buona con il voto, che se no il papi mi frusta. E non è una cosa bella. A quei due scemi di 50 sfumature di grigio piace tanto, non ho capito perché, ma a me no.
Fine (questa volta per davero).

PITCH MICA TANTO PERFECT 2

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Pitch Perfect 2
(USA 2015)
Regia: Elizabeth Banks
Sceneggiatura: Kay Cannon, Mickey Rapkin
Cast: Anna Kendrick, Hailee Steinfeld, Rebel Wilson, Brittany Snow, Anna Camp, Skylar Astin, Adam DeVine, Ben Platt, Alexis Knapp, Katey Sagal, Hana Mae Lee, Ester Dean, Birgitte Hjort Sørensen, Flula Borg, Elizabeth Banks, John Michael Higgins, David Cross, Snoop Dogg, Christina Aguilera, Adam Levine, Pharrell Williams, Pentatonix
Genere: a cappella
Se ti piace guarda anche: Voices (Pitch Perfect), Glee

Quando si parla di canto a cappella, in genere in Italia vengono in mente loro. Non parlo dei ragazzi di Glee. Parlo dei Neri per caso. Uno dei più inspiegabili successi nella storia della musica italiana, almeno prima dell'avvento de Il Volo. C'è stato un periodo, per fortuna breve, in cui i Neri per caso dalle nostre parti erano famosi quasi quanto i Beatles dei tempi d'oro. Nessuno sa il perché, eppure all'epoca c'era gente che ha davvero speso dei soldi per comprarsi un CD di questi qua che cantano a cappella. E poi ci chiediamo da dove abbia avuto inizio l'attuale crisi economica...



Eppure, per quanto possano aver contribuito all'avvio della crisi economica, i Neri per caso nella loro più grande e credo unica hit “Le ragazze” ci hanno regalato delle grandi perle di saggezza, come questa:

Le ragazze decidono il destino
dei loro amori
i ragazzi s'illudono
ma non contano un gran che.

"Uff, non c'hanno fatto cantare manco un pezzo dei Neri per caso.
Ma chi l'ha fatta la selezione musicale, chi???"

Ed è proprio quel che vale anche nel film Pitch Perfect 2, dove le ragazze dominano del tutto la scena, mentre per una volta sono le presenze maschili a fare la figura delle statuine, manco tanto belle. D'altra parte who run the world? Girls!
Peccato manchi giusto una qualche canzone delle Spice Girls, ma per il resto è all'insegna del più totale girl power questo atteso (?) sequel di una pellicola del 2012 che era caruccissima. Non un nuovo cult adolescenziale totale, almeno per quanto mi riguarda, ma d'altra parte io non sono più teenager già da un po', però una visione piacevole, in grado di far tornare alla memoria le commedie anni 80 di John Hughes, per altro apertamente citate.


Per il sequel, l'improvvisata regista Elizabeth Banks, già improvvisata attrice, toglie l'elemento 80s e realizza una pellicola musicale che punta molto sui numeri canori, che alla fine risultano la parte migliore del film, e anche su un umorismo di grana grossa. Grossissima. Roba che al confronto Dodgeball - Palle al balzo pare una sofisticata pellicola per intellettualoidi. Roba che in alcuni momenti immagino che persino Massimo Boldi sia inorridito con tutto quel parlare di scoregge. A me la comicità volgare piace anche, alla faccia dei benpensanti con la puzza sotto il naso, solo che la comicità qui presente non fa ridere quasi per niente, nemmeno una Rebel Wilson tanto simpatica nel primo capitolo, quanto insopportabile qui nel cercare di essere divertente a tutti i costi. Le battute migliori e meno politically correct sono riservate allora al commentatore maschilista John Michael Higgins, però è un po' poco e soprattutto è giusto un riciclare quanto già detto nel primo episodio. Ammetto comunque che, avendo visto il film doppiato, in originale alcune battute sarebbe potuto risultare più divertenti. Sebbene le scoregge restino scoregge anche in inglese.


A ciò aggiungiamo che la trama è giusto un pretesto, che le scene dedicate al rapper Snoop Dogg e al talent show The Voice sono markette del tutto evitabili, e che i personaggi non hanno un vero approfondimento psicologico, ma seguono percorsi già percorsi da molte altre pellicole adolescenzial-musicali del genere. In particolare la protagonista Becca, interpretata da una comunque sempre affascinante nel suo strano irresistibile modo Anna Kendrick, che ha avuto una vera e propria involuzione: è passata dall'essere una ribelle a una mezza cartuccia. Alcune trovate sono inoltre riciclate da Glee, che pare ancora una volta il principale riferimento della pellicola, come la scelta di proporre in finale una canzone inedita. Ricordo male, o l'avevano già fatto Rachel, Finn e gli altri del Glee Club nella prima o seconda stagione della serie?


Una volta detto che questo sequel è proprio come la maggior parte dei sequel, quindi inutile, c'è da prendere quanto di buono può offrire. I mash-up e le sfide musicali tirano fuori qualche pezzo interessante, in particolare dalla tradizione rap anni '90, ma anche la ballatona 80s “We Belong” di Pat Benatar, e il cast femminile fa il suo dovere. In particolare le due new entry di questo capitolo: è un piacere ritrovare Katey Sagal, la mitica Gemma della serie Sons of Anarchy, e la novellina Hailee Steinfeld, la bimbetta de Il Grinta dei Coen che sta crescendo bene e potrebbe diventare una delle principali teen idol di nuova generazione. Per il resto, bisogna inchinarsi al potere delle ragazze e tu... ci devi stare, inutile sperare di recuperare se hanno detto no.
(voto 6-/10)

JURASSIC CINEMA

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Questa è la settimana in cui si torna nel Jurassico. Quindi è la settimana ufficiale del mio blogger rivale, il sempre più antico e superato Mr. James Old.
E mentre lui invecchia sempre di più, qui su Pensieri Cannibali invece il bimbominkismo continua a dominare alla grande. Vediamo allora se c'è qualcosa pure per il pubblico ggiovane, o se ci attende un weekend di uscite esclusivamente preistoriche.

Jurassic World
"Chissà se tra le attrazioni del parco c'è anche il famigerato Ford?"

Cannibal dice: Ricordo che quando ero un bambinetto attesi con spasmodica curiosità l'uscita di Jurassic Park, anche se allora non sapevo manco cosa volesse dire, la parola spasmodica. E credo manco adesso. Dopo che lo vidi però mi chiesi: “Beh, tutto qui?”. Non che fosse male, però non mi era sembrato nemmeno il capolavoro che mi attendevo. Lo so, già allora ero un incontentabile rompipalle. D'altra parte non sono mica come Ford, che con due effetti speciali e due dinosauri quello lo fai contento. A me gli unici dinosauri che esaltano sono quelli di Terrence Malick, mentre a quelli di Jurassic World magari darò anche un'occhiata, ma questa volta senza grosse aspettative. Non ho più 11 anni.
Ford dice: ai tempi dell'uscita del primo Jurassic Park, ricordo che tra compagni di scuola ed amici l'esaltazione era davvero alle stelle. La prima volta che lo vidi, però, rimasi piuttosto deluso, nonostante i prodigiosi effetti speciali e i dinosauri pronti a fare macelli in ogni dove, tanto da non preoccuparmi di recuperare i vari sequel.
Con il tempo ho invece parzialmente rivalutato quello che è senz'altro uno degli Spielberg minori, e dunque ho una certa curiosità di approcciare quella che potrebbe essere una delle tamarrate più sguaiate dell'estate. Speriamo bene.

Wolf Creek 2 - La preda sei tu
"WhiteRussian è l'unico blog di cinema che vale la pena visitare,
lo vuoi capire o no?"
Cannibal dice: Il primo Wolf Creek m'era sembrato un horrorino decente, ma tutt'altro che esaltante. Questo secondo capitolo, arrivato in rete già da parecchio e che mi pare persino Ford il lento l'ha già recensito, continuerò quindi a risparmiarmelo volentieri.
Ford dice: il primo Wolf Creek era una ficata. Questo secondo, completamente differente, quasi di più.
Peccato che arrivi quasi un anno in ritardo in Italia, ma se vi capita, spassatevela senza pietà.
Ai tempi lo recensii qui.

The Salvation
"Povero ragazzetto cannibale.
C'ha provato, ma non è riuscito a sopravvivere alla visione di questo film."
Cannibal dice: Cos'è questa, la settimana dell'orgoglio fordiano?
Nelle sale arriva addirittura un western con Mads Mikkelsen, uno degli attori preferiti dal mio rivale. Quest'anno il Natale in casa Ford è arrivato con enorme anticipo.
Ford dice: un western con Mads Mikkelsen dovrebbe essere praticamente una manna dal cielo, qui al Saloon. Eppure, trailer alle spalle, non riesco a convincermi completamente di questa operazione.
Certo, questo non significherà che non cercherò di recuperarlo al più presto, nella speranza di scriverne una recensione che infastidisca molto il mio rivale.

Acrid
"Allora cara, vieni al cinema?"
"A vedere un film consigliato da Ford? Col cavolo!"
Cannibal dice: Film iraniano impegnato, di quelli che Ford si vanta di vedere, mentre in realtà finge di vedere giusto per non dimostrare di essere solo un vecchio cowboy wrestler tamarro.
Ford dice: film iraniano impegnato che guarderei molto volentieri, se non fosse estate ed io non fossi già entrato nel mood cowboy wrestler tamarro che non ha alcuna voglia di impegnare i neuroni sopravvissuti alle bevute.

Vulcano - Ixcanul
"Vuoi davvero vedere un film fordiano???
Prima allora è meglio bendarti per sicurezza."
Cannibal dice: Altra pellicola di taglio neorealista/documentarista di quelle da cineforum fordiano. Io giro al largo, che i vulcani sono pericolosi.
Ford dice: nonostante l'autorialità, in questo caso potrei invece concedere una visione. Sarà che il caldo dei vulcani può essere tranquillamente associato a quello soffocante - non che mi lamenti - di questi giorni.

Affare fatto
"Come, Ford? Tu la birra non la bevi?
Ma sei proprio un astemio, sei!"
Cannibal dice: In mezzo a tante proposte al 100% fordiane, ecco finalmente un film scemo e quindi al 100% cannibale. Una commedia americana disimpegnata e del tutto inutile? Per quanto mi riguarda, affare fatto!
Ford dice: una commedia americana disimpegnata e del tutto inutile? Tipica cannibalata perfetta per il mio radical chic poco preferito! Cedo volentieri il passo!

Le badanti
"Ford, hai preferito Katniss Kid a noi?
E adesso il pannolone te lo cambi da solo!"
Cannibal dice: Storia di tre badanti che si prendono cura in una casa di riposo di alcuni vecchietti. Tra di loro anche Ford nella parte di se stesso. Un buon motivo per evitare questo film.
Ford dice: la storia di tre badanti che si prendono cura in una casa di riposo di alcuni vecchietti. Una di loro è Katniss Kid, ed uno dei vecchi Ford. Alla fine la giovane è presa a bottigliate dal vecchio, che chiude la pratica ed il film con una spettacolare mossa di wrestling. Corro subito a vederlo!

La vita oscena
"La vita sarà oscena, ma pure Ford non scherza."
Cannibal dice: La vita oscena sarà anche una pellicola oscena?
Questo non lo so, ma di certo so che qualunque opinione di Ford in proposito si rivelerà oscena.
Ford dice: l'unica cosa oscena che mi viene in mente al momento è il gusto cinematografico di Peppa Kid. E quando ci penso, non riesco a concentrarmi su nulla che non sia cercare di porvi rimedio, a qualsiasi costo.

Io, Arlecchino
"E così sei tu il vecchio Ford?"
"Caro Giorgio Pasotti, veramente è mio padre. Io sono il Fordino."
Cannibal dice: Io, no.
Ford dice: e neppure io.

C'È POSTO PER CHRISTOPHER LEE IN PARADISO?

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Dite che Lassù lo capiscono che questo cattivone qui...

che è anche questo cattivone...

che poi è pure questo cattivone qua...

un posto nel Paradiso del Cinema se lo merita tutto?

FAST AND KUNG FURYOUS

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Kung Fury
(cortometraggio, Svezia 2015)
Regia: David Sandberg
Sceneggiatura: David Sandberg
Cast: David Sandberg, Jorma Taccone, Erik Hörnqvist, Leopold Nilsson, Steven Chew, Andreas Cahling, Eleni Young, Helene Ahlson, David Hasselhoff
Genere: tanto ottanta
Se ti piace guarda anche: Hot Rod - Uno svitato in moto, Drive

Ci sono cose che sono semplicemente oltre. Oltre ogni livello di trash e di genialità combinate insieme. Un caso è Sharknado, film tv ma più che altro Z-movie perfetto per una visione estiva a neuroni sotto lo zero. Kung Fury però va oltre ciò. Perché se Sharknado per quanto spassoso è – ammettiamolo – una merdata girata e recitata da cani, con effetti speciali agghiacciandi e una realizzazione generale da denuncia, Kung Fury è invece un gioiellino di tecnica. Ma facciamo un passo indietro. Un passo indietro di 30 anni, dritti negli 80s, perché è lì che è ambientato ed è come se in quel periodo fosse stato realizzato il film...

"Vorrei viaggiare nel futuro soltanto per poter visitare Pensieri Cannibali."

Il film? Non è proprio un film. È un cortometraggio della durata di 30 intensi spettacolari minuti. Che se uno prima di vederlo mi avesse detto che mi sarei esaltato così tanto con un cortometraggio svedese di arti marziali che omaggia il cinema di Van Damme con tanto di spaccata e i telefilm più tamarri degli anni '80 l'avrei preso per pazzo, e invece...
Invece Kung Fury è un frullato di tutti i prodotti più trash degli 80s, che siano film, serie tv, cartoni animati e persino videogame, riletti in una chiave tanto rispettosa quanto ironica, in una maniera non troppo distante dal mitico Hot Rod - Uno svitato in moto con Andy Samberg.


Finanziato attraverso il sito Kickstarter e presentato all'ultimo Festival di Cannes, Kung Fury è una delle rivelazioni più clamorose dell'annata. Il fatto di essere un corto di appena mezz'ora è il suo grande pregio, come il suo difetto. Difetto perché dopo averlo visto se ne vorrebbe ancora. È come se fosse il pilot di una serie di cui desidereresti almeno una stagione, o anche una decina. È però anche il suo pregio perché sono convinto che probabilmente una durata maggiore avrebbe portato a diluire le idee migliori e a rendere il tutto meno elettrizzante. Cosa comunque che non è detto che non accada, visto che a questo punto mi aspetto che Kung Fury sia trasformato in un lungometraggio, o magari un'intera saga di lungometraggi.


Nonostante non tutte le sue trovate siano del tutto divertenti o geniali o completamente riuscite, però la maggior parte lo sono, la mezz'ora di Kung Fury è tra le cose più esaltanti e originali in cui vi possiate imbattere quest'anno. Ci sono delle trovate letteralmente pazzesche, degne della follia di una serie come Man Seeking Woman, gli effetti speciali nel loro essere kitsch e volutamente vintage funzionano meglio rispetto a quelli di tanti costosissimi blockbusteroni americani, c'è una scena di combattimento fenomenale quasi quanto quella di Old Boy, una fotografia tanto ottanta da commuovere e in generale come detto una realizzazione tecnica davvero da applausi, per regia e montaggio. Certo, i livelli di recitazione non sono proprio eccelsi, però anche in questo siamo in linea con i livelli delle pellicole e dei telefilm qui omaggiati/parodiati. Il cast è capitanato dal regista e sceneggiatore di questo gioiellino, David Sandberg, che appare come un incrocio tra un Bruce Lee, un Ralph Macchio e un Johnny Depp vecchi tempi, con una voce più profonda di quella di Rui Costa. Ma vi ricordate che voce profonda aveva Rui Costa?


Ciliegina sulla torta, una colonna sonora ricca di synth che fa il paio con quella di Drive e che “vanta” anche un pezzo cantato da David Hasselhoff, pure presente nella pellicola con un piccolo cameo. Più di così non vi dico. Aggiungo solo, anche se a questo punto non credo sia nemmeno necessario, di correre a guardarvi questo Kung Fury. Mezz'ora di pura libidine 80s.
(voto 80 roba/100)


Il corto è interamente disponibile su YouTube, con tanto di sottotitoli italiani. Enjoy.


EUROPA REPORT - LA MISSIONE SPAZIALE PIÙ SOCIAL, CRISTOFORETTI A PARTE

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Europa Report
(USA 2013)
Regia: Sebastián Cordero
Sceneggiatura: Philip Gelatt
Cast: Daniel Wu, Anamaria Marinca, Karolina Wydra, Christian Camargo, Sharlto Copley, Michael Nyqvist, Dan Fogler, Isiah Whitlock Jr., Embeth Davidtz
Genere: mocku-fi
Se ti piace guarda anche: Moon, Alien, Gravity, The Blair Witch Project, The Bay

È praticamente ovvio che esistano altre forme di vita. Talmente ovvio, che l’uomo non è ancora riuscito a dimostrare che ci siano. È per questo che viene organizzata una spedizione verso Europa.
Nel film Europa Report, mai nessuno è stato in Europa prima…
Ma che davero?

Ok, forse mi sono spiegato male: mai nessuno è stato su Europa prima, dove con Europa si intende non il nostro continente, bensì uno dei satelliti che ruotano intorno a Giove. Scopo della missione, dimostrare che, insieme alla presenza di acqua e ghiacci, vi siano anche delle forme di vita. Mai nessun uomo si è spinto così lontano e, per questa pericolosa missione, viene arruolato un cast di attori, pardon di astronauti, internazionale degno di una campagna pubblicitaria di United Colors of Benetton. Peccato che si siano dimenticati solo del tipo di colore, maledetti razzisti che non sono altro!


I membri della crew sono: il capitano orientale Willam Xu (Daniel Wu), la pilota rumena probabilmente lesbica Rosa Dasque (Anamaria Marinca di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni), lo scienziato inutile Daniel Luxembourg (Christian Camargo, il fratello di Dexter), la biologa marina gnocca Katya Petrovna (Karolina Wydra, vista in True Blood), l'ingegnere junior James Corrigan (Sharlto Copley, quello di District 9) e l'ingegnere capo Andrei Blok (Michael Nyqvist, l’uomo che odiava le donne).
Tutti intelligentissimi, tutti perfettissimi, tutti preparatissimi per la missione, a questi personaggi manca solo una cosa: la personalità. Raramente ho visto un film in cui i personaggi sono caratterizzati così poco e così male. Non contribuisce a migliorare le cose un cast svogliato e davvero male affiatato, in cui ognuno probabilmente parlava una lingua diversa e nessuno capiva l’altro. Tra i personaggi non c’è chimica, non ci sono grossi momenti di affetto, non c’è alcun legame o connessione. Presi come gruppo fanno quindi schifo, ma anche presi singolarmente non funzionano. A parte il fatto che Sharlto Copley abbia un figlioletto a cui vuole tanto tanto bene, di questi personaggi sappiamo poco o nulla. E manco ce ne frega di saperne di più.

"Hey, si sono dimenticati di mettere un personaggio di colore."
"E si sono dimenticati pure di mettere un personaggio interessante."


ATTENZIONE SPOILER
Quando, prevedibilmente, durante la pericolosa, pericolosissima missione, uno dopo l’altro questi astronauti cominceranno a morire, non proviamo nessun grosso dispiacere. Questi personaggi sono talmente anonimi, che vederli scomparire uno dopo l’altro non fa né caldo né freddo.
FINE SPOILER

Il problema del film è proprio questo. È freddo. Glaciale. Disumano. Una scelta probabilmente voluta, per poter concentrare le attenzioni della pellicola su altri aspetti. Sì, ma quali?
È praticamente ovvio che esistano altre forme di cinema. Tra queste, vi è il mockumentary. Il mockumentary è uno dei generi che hanno conosciuto maggiore fortuna negli ultimi anni, visto che con due soldi, un paio di videocamere digitali, un branco di attorucoli improvvisati e un generale alto livello di amatorialità, si possono girare pellicole low-budget e poi con un buon lavoro di marketing realizzare incassi multimilionari. Il primo clamoroso caso in tal senso è stato The Blair Witch Project, se ci fosse il bisogno di ricordarlo, visto che è praticamente ovvio. Questo Europa Report, in cui tutto è documentato in stile molto reality e molto social, manco fosse la spedizione di Samantha Cristoforetti, a livello tecnico si segnala per una messa in scena di qualità superiore alla media dei mockumentary visti negli ultimi tempi. Peccato che il cast sia tutt’altro che esaltante e a livello visivo, tra camere fisse e stile pseudo documentaristico/televisivo/CNN, di bellezza cinematografica ve ne sia ben poca.

"Oh, no! Stanno per mandarci pure Samantha Cristoforetti."
"Però dai, la Cristoforetti ci potrebbe tornare utile: c'è bisogno di qualcuno che mandi dei tweet."

La pellicola non brilla poi certo per originalità. Lo schema fondamentalmente è lo stesso di The Blair Witch Project. ATTENZIONE SPOILER 2 Si sa già fin dall’inizio che la missione non proseguirà in maniera liscia come l’olio, e poi si procederà a ritroso per capire cos’è successo di preciso. E cos’è successo? La solita sfilata di morti uno dopo l’altro, fino a un colpo di scena finale a effetto. A dirla tutta un colpo di scena finale imbarazzante, più che a effetto.
In pratica, l’esistenza di una specie di piovra/alga aliena disgustosa su un remotissimo satellite di Giove in questo film viene spacciata per la scoperta più sensazionale nella storia dell’uomo. Ok, è una scoperta notevole e tutto, ma può essere davvero considerata più importante della scoperta del fuoco, della ruota, dell’elettricità, della scrittura, di Internet?
Andiamo. Senza Internet non potreste leggere un blog bellissimo (?) come questo mentre, anche senza quella disgustosa piovra/alga aliena, direi che potremmo tutti vivere benissimo. Anche meglio.
E poi, non è certo una scoperta tanto sorprendente. Lo sanno anche i Bluvertigo, i Bluvertigo di Morgan cazzarola: è praticamente ovvio che esistano altre forme di vita. FINE SPOILER 2

Concludendo il report su questo film, Europa Report è l’ennesimo mockumentary. Piuttosto ben realizzato, come mockumentary, ma che non rappresenta certo una scoperta fondamentale o innovativa per il genere, in maniera analoga a The Bay. In questo campo, per quanto scrauso sia, The Blair Witch Project rimane sempre il faro guida. E con questo credo di aver detto tutto sul genere cinematografico più inutile mai scoperto dall’uomo.
È praticamente ovvio che esistano altre forme di cinema, grande Giove! Perché allora continuare con ‘sto cacchio di mockumentary?
(voto 5/10)

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