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Who Am I - Nessun sistema e nessun film è sicuro

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Cannibal Kid
Ciao, voglio diventare un hacker!




Super Hacker Cattivone
E a me che diavolo me ne frega???




Cannibal Kid
Beh, ho pensato che tu sei un espertone e mi potresti dare una mano.




Super Hacker Cattivone
Un espertone nel settore hacker io?
Cosa te lo fa pensare?
Io non ho niente a che fare con il mondo hacker!
Devi avermi confuso con qualcun altro.


Cannibal Kid
Mmm...
il fatto che ti chiami Super Hacker Cattivone non lascia spazio a molti dubbi...



Super Hacker Cattivone
Dannazione!
Lo sapevo che avrei dovuto cercarmi un altro nickname.
Qualcosa di più rassicurante, tipo PeppaPig82 o una roba del genere.


Cannibal Kid
Inoltre, conosco bene le tue gesta. Hai compiuto un sacco di azioni ribelli contro il Sistema. Hai boiocottato aziende multinazionali e banche. Sei riuscito ad aggirare i sistemi di sicurezza dei siti governativi delle nazioni più potenti del mondo. Soprattutto, hai hackerato foto e video piccanti di Jennifer Lawrence e un sacco di altre celebrità.
Sei un mito per me!

Super Hacker Cattivone
Sì, beh, modestamente ne ho combinate di tutti i colori.
Ma perché tu vorresti diventare un hacker?
Soltanto per avere le foto delle maialone di Hollywood?


Cannibal Kid
Per quello, certo, e anche perché negli ultimi tempi gli hacker stanno diventando cool da matti!
C'è questa nuova serie, Mr. Robot, che è appena partita ed è da subito una figata pazzesca. Io ti consiglio di non perderla. La adorerai.
Poi c'è anche questo film tedesco, che non sarà al livello di Mr. Robot, ma comunque non è niente male.

Super Hacker Cattivone
E come si chiama?




Cannibal Kid
Who Am I - Kein System ist sicher




Super Hacker Cattivone
Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh?????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????

Cannibal Kid
In inglese sarebbe: Who Am I - No System Is Safe.




Super Hacker Cattivone
Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh?????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????

Cannibal Kid
In italiano sarebbe: Chi sono io - Nessun sistema è sicuro.
Capito, adesso?
E comunque sarei anche un hacker geniale, ma Google Traduttore non lo sai usare?


Super Hacker Cattivone
Io non navigo nella rete tradizionale con Google, come voi poveri esseri umani ignari.




Cannibal Kid
Cosa usi?




Super Hacker Cattivone
Bing.




Cannibal Kid
Cioè, usi la versione sfigata di Google???
Quella che ogni tanto quando installi un programma cercano di rifilarti come motore di ricerca predefinito, altrimenti nessuna persona sana di mente la userebbe?


Super Hacker Cattivone
Guarda che noi hacker usiamo tutti Bing. È una figata!
Ma va beh, tanto tu non puoi capire.
Di cosa parla questo film tedesco Who Am I o come kaiser si chiama?


Cannibal Kid
È la storia di un ragazzo un po' timido e imbranato...




Super Hacker Cattivone
Ti ho chiesto di parlarmi del film, non di raccontarmi la storia della tua vita.




Cannibal Kid
Lo stavo facendo.
Il film parla di un ragazzo un po' timido e imbranato che è anche un genio dei computer...


Super Hacker Cattivone
Okay, di sicuro non sei tu, visto che usi Google e non Bing.
Vai avanti.



Cannibal Kid
Se solo non mi interrompessi sempre...
Comunque, questo tizio è impersonato da Tom Schilling...



Super Hacker Cattivone
Tom Schilling?



Cannibal Kid
Proprio quello.
Posso continuare?



Super Hacker Cattivone
Vai avanti, Mr. Suscettibile.




Cannibal Kid
Tom Schilling in pratica qua è un...
Ecco, mi hai fatto perdere il filo.
Contento, ora?


Super Hacker Cattivone
Sì.




Cannibal Kid
Tom Schilling è un genietto dei computer che si unisce a una banda di hacker.
A dirla tutta, non è che loro fossero proprio dei fenomeni a livello informatico, però da quando lui si unisce alla loro cricca compiono della azioni di hackeraggio fighissime e diventano sempre più popolari in rete.

"Cosa sono 'ste maschere?"
"Eh, quelle di Anonymous eran finite."

Inoltre, pure la sua vita sociale diventa più interessante. E non parlo di social network.
Si diverte in auto con gli amici...


E poi va alle feste, si sbronza, si droga e conosce una ragazza...

Super Hacker Cattivone
Una bella figa, anzi una turbofiga come dice un mio amico?




Cannibal Kid
Ehm, no. Veramente no.
Who Am I è una pellicola avvincente, un thrilller che omaggia esplicitamente pellicole americane come Fight Club o Matrix ma in salsa tedesca, ha una bella colonna sonora in cui svettano i Royal Blood, però, se vogliamo trovargli un difetto, manca la figa. Con tutta la gnocca che c'è in Germania, il protagonista si va a innamorare di quest'attrice bruttarella, tale Hannah Herzsprung.


Super Hacker Cattivone
Mi stai consigliando un film senza figa?
Sul serio?



Cannibal Kid
Beh, a parte quella, non gli manca niente.
Non sarà originalissimo, come cyber-thriller è parecchio anni '90, però è sempre meglio rispetto a tante pellicole americane in circolazione oggi, come Blackhat, tanto per fare un esempio a caso di come NON va fatto un film su un hacker.

Super Hacker Cattivone
Va beh, dai.
Mi hai più o meno convinto.
Magari gli darò una possibilità.
E magari ti aiuterò anche a diventare un hacker serio.

Cannibal Kid
Oh, grazie mille! ❤ ❤ ❤




Super Hacker Cattivone
Ti aiuterò, ma solo se la smetterai di usare i cuoricini.
Intanto, adesso vado ad hackerare qualche altra maialona di Hollywood.
Qualche richiesta?


Cannibal Kid
Alexandra Daddario!




Super Hacker Cattivone
Ma come?
Quella l'abbiamo già vista nuda dalla testa ai piedi in True Detective. Non c'è manco bisogno di hackerarla.
Ti va bene Taylor Swift?


Cannibal Kid
Taylor Swift?
Taylor Swift non l'ha vista nuda manco sua mamma!
Se riesci ad hackerare lei, diventi il numero 1 della rete.


Super Hacker Cattivone
Io sono già il numero 1 della rete.




Cannibal Kid
Sì, certo.
Il numero 1 dei modesti, al massimo.
È meglio se vai a vederti Who Am I - Kein System ist sicher.


Super Hacker Cattivone
Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh?????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????

"Che fai?"
"Sto cercando di inserire delle frasi intelligenti all'interno di Pensieri Cannibali."
"Ma quella è una missione impossibile anche per il migliore degli hacker!"

Who Am I - Kein System ist sicher
(Germania 2014)
Titolo inglese: Who Am I - No System Is Safe
Regia: Baran bo Odar
Sceneggiatura: Baran bo Odar, Jantje Friese
Cast: Tom Schilling, Elyas M'Barek, Hannah Herzsprung, Antoine Monot Jr., Wotan Wilke Möhring, Trine Dyrholm
Genere: hacker
Se ti piace guarda anche: Mr. Robot, Fight Club, Matrix, Limitless
(voto 6,5/10)


Beyond the Lights - Trova la tua voce, basta che non sia la mia

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Beyond the Lights - Trova la tua voce
(USA 2014)
Titolo originale: Beyond the Lights
Regia: Gina Prince-Bythewood
Sceneggiatura: Gina Prince-Bythewood
Cast: Gugu Mbatha-Raw, Nate Parker, Minnie Driver, Danny Glover, Machine Gun Kelly, Aisha Hinds, India Jean-Jacques, Estelle
Genere: suicida
Se ti piace guarda anche: Empire, Nashville, Honey, Cadillac Records

Yo yo, bella fra, com'è, come butta?
Oggi yo vi voglio parlare di una nuova pelli-cola, che si beve fresca come una Coca-Cola, e se preferite la Fanta, tornatevene indietro agli anni ottanta, qui non si parla di roba old-school, se ne volete andate a fuck you!

Yo yo, Beyond the Lights è una nuova bella storia, fra. Cioè, bella bella proprio no e nuova manco per u' cazz. Però non è malaccio come storia, cioè è una roba abbastanza caruccia. È la vicenda di una popstar che cioè tutti impazziscono per lei e te credo perché ha una voce pazzesca e soprattutto è una bella manza con un look troppo cool, roba che sembra un incrocio tra Rihanna e Ciara, però lei invece si chiama Noni ed è interpretata da Gugu Mbatha-Raw, un'attrice che sta bene sia che abbia i capelli mori, biondi o viola. Quanto è bella, raga, quanto?
Su le mani se vi piace Gugu Mbatha-Raw!
In una scala da zero a Beyoncè, siamo persino oltre il livello Beyoncé.


Gugu Mbatha-Raw: anche se è difficile da scrivere, segnatevi il suo nome sullo smart phone. Qui su Pensieri Cannibali dove siamo troooppo avanti raga ve l'avevo già segnalata, ma voi continuate a tenerla a mente perché questa qua tra un po' esplode alla grande. Basta solo azzecchi il film giusto. Beyond the Lights non è proprio la pellicola in grado di consacrarla definitivamente, diciamoci la verità, però se non altro la aiuta a piazzarsi tra le star in ascesa di Hollywood, tra le più hip e soprattutto tra le più hip hop hooray!
La cosa più notevole di Beyond the Lights infatti è lei. Per il suo sguardo magnetico e per un'interpretazione davvero ottima. Per il resto il film è davvero med-yo-cre. La regia è di stampo televisivo, anzi no, magari... Yo speravo di trovarmi in un'hip-hop-epopea come la serie tv Empire e invece qui i livelli di goduria sono decisamente più low low low low low low low low. Non che manchino pure qua i drammoni. La vicenda ruota tutta intorno al tentativo di suicidio iniziale della popstar Noni e di come sia dura la vita sotto i riflettori, tra hotel di lusso e fan urlanti. Poverina. Un'esistenza davvero difficile. Papa Francesco, intervieni tu che sei il King di 'ste cose, ti prego!

"Perché vai in giro conciata come una Winx?"
"Ma che ne so..."

Beyond the Lights ci fa fare quindi un tuffo nella tragica vita di questa popstar che dalla vita non ha avuto davvero niente, a parte soltanto talento, bellezza, successo e soldi. C'ha pure una mamma cui è molto legata e che sì, è fissata con la sua carriera a livelli maniacali, she's a maniac, maaaniac, però le vuole parecchio bene.

"Figlia mia, ti rispetto come donna e come artista,
però adesso vedi di andare a smignotteggiare su quel palco, ok?"

Insomma, cioè, chi non penserebbe al suicidio, se fosse al posto di una ragazza con una vita da sogno come la sua?
Beyond the Lights in pratica riprende le storie dei drammatici video di Britney Spears “Lucky” ed “Everytime” e li fonde in una pellicola sola, virata leggermente più verso la musica R&B e hip-hop, che qui ci piace, ah yeah.





La somma delle parti non raggiunge però i livelli dei due video, anche perché it's Britney, bitch, e Britney non si batte.
Al di là del fatto che si ha qualche difficoltà a entrare in connessione emotiva con il dramma patinato della protagonista, un altro problema del film è il suo scivolare verso la solita scontata storia sul potere salvifico dell'amore. Letteralmente salvifico, visto che il figaccione di turno Nate Parker salva proprio la protagonista dalla morte. Alla posizione numero 1 della classifica dei difetti del film però cosa troviamo?
Ve lo svelo yo raga: ci sono i dialoghi. La pellicola è tutta un “mi vedi?”, “ti vedo”. Ma che è, 'sta roba? Avatar? Oppure una visita oculistica?

"Ti ho salvato la vita!"
"Veramente io mi stavo solo godendo un po' di fresco sul terrazzo..."

Yo, pubblico di Pensieri Cannibali, come ben sapete qui le pellicole musicali sono sempre le benvenute e questo film, nel suo somigliare a una puntata non troppo riuscita di serie come Empire e Nashville, è comunque assolutamente guardabile. Oltre a vantare una colonna sonora super stilosa, almeno per gli amanti delle sonorità black, yo, che spazia da Nina Simone al pezzo candidato agli Oscar 2015 “Grateful” cantato da Rita Ora. E poi c'è Gugu Mbatha-Raw che spacca tutto alla grande. Me lo fate un applauso per Gugu Mbatha-Raw?
Yeah, bravi!!!
Allo stesso tempo però Beyond the Lights è anche un'occasione sprecata per gettare uno sguardo originale all'interno del dorato mondo dello show business, e anche se non è da buttare del tutto nel cess, è incapace di andare oltre i soliti cliché, ma pensa un po' te.
(voto 6-/10)

Porchergeist

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"Gimme five!"
Poltergeist
(USA, Canada 2015)
Regia: Gil Kenan
Sceneggiatura: David Lindsay-Abaire
Ispirato al film: Poltergeist - Demoniache presenze
Cast: Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt, Saxon Sharbino, Kyle Catlett, Kennedi Clements, Jared Harris, Jane Adams, Nicholas Braun, Susan Heyward
Genere:infestato impestato
Se ti piace guarda anche: Poltergeist - Demoniache presenze, Insidious, Dark Skies

Hanno fatto un remake di Poltergeist.
Sì, lo sapevamo già. Si chiama Insidious, è uscito nel 2010 e ha anche già avuto due seguiti.
No?
Insidious non era un remake di Poltergeist?
Sembrava proprio di sì. Comunque adesso ne hanno fatto veramente uno. Uno ufficiale, intendo. Si chiama Poltergeist, più scopiazzato ufficiale di così.

Nel 1982, ai tempi in cui nasceva l'autore di questo blog, che ormai sta diventando vecchiotto, porca paletta, i film su case e abitazioni infestate impestate da presenze più o meno paranormali e più o meno (soprattutto più) diaboliche non avevano ancora frantumato gli zebedei. Non dico che Poltergeist fosse il primo film del genere, assolutamente. Il primo, The Ghost House, risale addirittura al 1917 e il tema era già stato trattato fin dal Settecento nella narrativa gotica, con Edgar Allan Poe, ad esempio. Ci sono poi state numerose altre pellicole come Gli invasati, The Amytiville Horror e Shining. In particolare quest'ultimo ha in comune con Poltergeist la tematica dell'abitazione che si trova sopra un cimitero.

Nell'ahimé ormai lontano 1982, la tematica non era stata ancora completamente abusata, così come nemmeno i bambini inquietanti. Oggi, anno 2015, l'accoppiata casa infestata + bambini inquietanti è davvero mortale. Non in un senso horror. Nel senso che non se ne può più. Hanno stufato.
Era quindi necessario un film di questo tipo, per di più un remake?

"Pronto, Haley Joel Osment?
Il tuo sesto senso ti suggerisce che da grande diventerò anch'io un cicciobombo disoccupato come te?"

Sembrerebbe di no, eppure almeno i primi minuti ci mostrano un film che, se non altro, sembrerebbe aver voglia di rinnovare l'originale e portare Poltergeist ai tempi della crisi economica. La cosa più spaventosa non sono infatti spiriti, fantasmi, cose che si muovono, etc.. La cosa più spaventosa è tirare avanti con l'economia di oggi. Per di più, la famiglia protagonista di Poltergeist deve tirare avanti con 3 figli: una teenager caruccia ma meno figa delle solite teenager che si vedono nei film horror americani interpretata da Saxon Sharbino sorella di Brighton Sherbino vista in The Walking Dead, un bimbetto inquietante che si crede un supereroe ma è solo un superompiscatole e una bimbetta inquietante che parla con i soliti amici immaginari come nella serie The Whispers, o qualcosa del genere. Non a caso The Whispers è prodotta da Steven Spielberg, così come lo era il Poltergeist originale, di cui aveva pure firmato la sceneggiatura.

"Alla faccia di chi dice che quest'estate non c'è manco un po' di vento!"

L'horror spielberghiano diretto da Tobe Hooper nel 1982 è così aggiornato al mondo di oggi, almeno in una prima parte che non è troppo malvagia. Come al solito, si vedano anche Insidious 3 e The Lazarus Effect giusto per citare i due casi più recenti, la pellicola presto però svacca. La tendenza dell'horror contemporaneo è questa: partire in maniera discreta e poi finire per fare schifo. La seconda metà di questo Poltergeist propone così la solita serie di spaventi telefonati che non spaventano manco per sbaglio e la cosa si fa estenuante. Anche perché tra il primo Poltergeist e questo “nuovo” nel frattempo sono uscite altre 3 mila pellicole uguali e quindi si sa già cosa succederà, quando e come, come l'arrivo dei soliti esperti di paranormale interpretati da Jared Harris e Jane Adams, che si vanno ad aggiungere al valido cast capitanato dagli sprecati Sam Rockwell e Rosemarie DeWitt.


A salvare il film...
Va beh, a salvare, diciamo che a rendere il film meno terribile ci pensa una scena finale ironica e piuttosto inaspettata per una pellicola che per il resto fino ad allora si era presa persino troppo sul serio. Sui titoli di coda c'è poi anche una bella cover dell'appropriato pezzo “TV Set” dei Cramps fatta dalla indie-rock band americana Spoon. Un'ottima cover per chiudere un pessimo remake, non è ironico?



Se l'inizio e la fine non sono malvagi, il problema del film è “solo” tutta la lunga parte centrale davvero banale e pure fastidiosa. Il difetto numero 1 di questo rifacimento recitato nemmeno male è però un altro: la sua più totale inutilità. Basta case infestate. Basta bambini inquietanti. Basta remake. E basta anche con queste stroncature di filmetti horror su Pensieri Cannibali.
(voto 4,5/10)

"Immaginate se un giorno fanno un remake di questo remake."
"Miii, che paura!"

Coming soon:
POTTERGEIST
"Oddio, un fantasma!"
"Oddio, Harry Potter!"

La risposta è nella colpa delle stelle

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La risposta è nelle stelle
(USA 2015)
Titolo originale: The Longest Ride
Regia: George Tillman Jr.
Sceneggiatura: Craig Bolotin
Tratto dal romanzo: La risposta è nelle stelle di Nicholas Sparks
Cast: Britt Robertson, Scott Eastwood, Jack Huston, Oona Chaplin, Alan Alda, Lolita Davidovich, Melissa Benoist
Genere: sparkstico
Se ti piace guarda anche: Le pagine della nostra vita, The Best of Me, Adaline - L'eterna giovinezza

Caro Nicholas Sparks ti scrivo,
così mi distraggo un po',
e siccome grazie a Dio sei molto lontano,
più forte ti insulterò!

Da quando sei partito c'è una grossa novità. Non mi riferisco al “nuovo” film tratto da un tuo romanzo che ricorda un po' tutti gli altri film tratti dai tuoi romanzi messi insieme. Mi riferisco al fatto che questa volta non l'ho nemmeno odiato più di tanto. Oddio, a tratti è davvero mieloso e stucchevole e le due ore e passa di durata sono una prova di resistenza mica da poco. La cosa è paradossale soprattutto considerando il fatto che il film racconta l'amore tra una ragazza radical-chic collegiala appassionata d'arte e un mandriano bovaro campagnolo che di mestiere cavalca i tori e, per essere considerato un campione, gli basta rimanere in sella per 8 secondi.
Hanno fatto un film di due ore e passa su uno le cui performance sono da 8 secondi alla volta, quindi più rapide ancora del veloce e furioso Dom Toretto?

"Di solito duri 8 secondi. Questa volta 10. Complimenti, Scott, è il tuo nuovo record!"

Ho detto che La risposta è nelle stelle racconta una storia d'amore?
Mi sbagliavo. Ne racconta due! Utilizzando lo stesso espediente de Le pagine della nostra vita, l'opera sparkstica più celebre, attraverso l'utilizzo delle lettere La risposta è nelle stelle ci propone una seconda storia d'amore. Giusto nel mondo di Nicholas Sparks esistono ancora le lettere. Mandare una cazzo di mail no, eh?

"Britt, cos'è questo?"
"Si chiama computer."
"E si può cavalcare?"

"Troppo divertente, questo internet."
"Già. Scott, come hai fatto a vivere fino ad ora senza Pensieri Cannibali?"

La storia parallela raccontata in queste lettere è quella di due ebrei ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Uno si aspetta che siano perseguitati dai nazi o almeno dal kung fuhrer Hitler, dopo tutto Nicholas Sparks nei drammoni ci sguazza alla grande. Invece no. Il dramma di questa coppia che vive in maniera tranquilla negli Stati Uniti è più semplicemente che non può avere figli e all'epoca adottarne era un po' un casino. Non perché erano ebrei, ma perché era un casino per tutti.
Tutto qua, il dramma presente in questo film? Caro Nicholas Sparks, che ti succede? Sei a corto di tragedie?

"Senza lettere, che film di Nicholas Sparks sarebbe?"
"Forse un bel film?"

Anche la storia principale, quella tra la fighetta artistoide e il cowboy che si guadagna da vivere montando i tori, ma non chiamatelo gigolò, non è che proponga poi chissà quali avversità. Questa volta stranamente non ci sono l'opposizione da parte di genitori all'antica, o differenze di classe. Il grande ostacolo che si frappone nell'amore di questi Romeo + Giulietta senza  ostacoli è che lei è una studiosa super acculturata, mentre lui considera i programmi di Barbara D'Urso persino troppo elevati per le sue capacità intellettive. Il conflittone presentato dal film è giusto questo e devo dire che la cosa non mi è spiaciuta troppo.

Caro Nicholas Sparks, anche questa volta sono presenti i soliti tratti distintivi delle tue tipiche vicende. Delle storie d'amore together forever al limite della sopportabilità umana persino per gli spiriti più sentimentali, così come le lettere, gli incidenti, d'auto e non, gli ospedali, i vecchini morenti, la guerra, appuntamenti romantici assurdi che sembrano delle esterne di Uomini e donne, le solite scenone di sesso iperpatinato in cui non si vede un capezzolo o un pelo manco a pagarlo, e poi c'è pure la vicenda di un'eredità che mi pare scopiazzata da una tua sua stessa pellicola, il recente The Best of Me, anche quello ovviamente incentrato su vicende d'amore in bilico tra presente e passato.

"L'idea per questo appuntamento te l'ha suggerita Maria, vero Scott."
"Beccato!"

Le tue solite menate le hai messe anche questa volta, caro Nicholas Sparks. Quello che per fortuna in La risposta è nelle stelle ci hai risparmiato sono gli echi religiosi stile Settimo Cielo e gli inserti mistico-spirituali che infestavano alcune altre tue creature come Safe Haven - Vicino a te non ho paura o il già citato The Best of Me. Questa è una cosa molto positiva e che non mi aspettavo. Questa volta mi hai stupito (relativamente) in positivo. Nonostante la lunghezza eccessiva, il film si lascia poi guardicchiare abbastanza, e il merito principale non è - sorpresa sorpresa - del titolo italiano, messo del tutto a caso probabilmente per sfruttare il successo di Colpa delle stelle, pellicola che, al di là dell'essere romantica, non ha poi molto a che fare con questa; il titolo originale è invece The Longest Ride, ovvero la cavalcata più lunga.


Ciò che fa funzionare discretamente questa pellicola romanticosa sono i due protagonisti. Abbastanza affiatati tra loro e parecchio in parte. Che sia su piccolo o su grande schermo, Britt Robertson è sempre convincente e io continuo a sponsorizzarla come se non ci fosse un domani. Anche perché qui poi è pure più sexy del solito.


Con mio sommo stupore devo dire che anche Scott Eastwood se la cava. Va beh, non esageriamo, diciamo che se la cavicchia. Per essere inespressivo è inespressivo, caratteristica d'altra parte ereditata dal paparino. Nel ruolo del cowboy campagnolo all'antica però appare del tutto a suo agio. Sarà perché è proprio così nella vita reale e quindi non si è manco dovuto sforzare a recitare?
Chissà, probabile. Comunque, una coppia di protagonisti che funziona in una pellicola sentimentale è già qualcosa e, se aggiungiamo che pure la seconda coppia composta da Jack Huston (Boardwalk Empire) e Oona Chaplin, la nipote di Charlot già vista in Game of Thrones, regge bene e che il tutto è accompagnato da gradevoli atmosfere e canzoni pop-country, nonostante una regia che più anonima non si potrebbe, La risposta è nelle stelle è meno peggio di quanto mi potessi aspettare.

Caro Nicholas Sparks, ti devo insomma ringraziare. Questa volta mi hai risparmiato la solita morale cattolica, per lasciarmi con un altro tipo di messaggio finale su cui non ti si può proprio dar torto: cavalcare una puledra è più divertente che cavalcare un toro.
(voto 5,5/10)

Burying the Ex - What's in your ex, in your e-e-e-ex, zombie, zombie, zombie

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Burying the Ex
(USA 2014)
Regia: Joe Dante
Sceneggiatura: Alan Trezza
Cast: Anton Yelchin, Ashley Greene, Alexandra Daddario, Oliver Cooper
Genere: zombie
Se ti piace guarda anche: Cursed - Il maleficio, Drag Me to Hell, iZombie L'alba dei morti dementi, Fright Night, Buffy l'ammazzavampiri, Benvenuti a Zombieland, Life After Beth

È giusto cambiare per amore?
Beh, se la tua tipa ha l'aspetto di Ashley Greene, ha sempre voglia di ciulare e in più ogni tanto si veste pure da infermiera sexy per farti contento, direi che un pensiero lo si può fare.



Ashley Greene sarebbe la fidanzata da sogno, non fosse che, forse per tenere fede al suo cognome, è fissata con il vivere green. Fissata forte. La sua casa dev'essere tutta green. In più è vegana, non mangia manco il gelato e costringe il suo boyfriend Anton Yelchin a fare altrettanto.
È giusto cambiare per una ragazza del genere?
Forse no, anche se è così...


Se non è lui a cambiare, però, potrebbe essere lei a farlo...

ATTENZIONE SPOILER
Proprio quando sta per mollarla, Ashley Greene muore. Ad Anton Yelchin all'inizio spiace, ma alla fine via il dente, via il dolore. Soprattutto perché nel frattempo ha conosciuto un'altra ragazza. Un'altra ragazza che non ha l'aspetto di Ashley Greene. È ancora meglio: Alexandra Daddario. Una fanciulla che ha davvero un gran bel paio di...


Occhi, che altro avevate pensato?

A questo punto le cose non potrebbero andare meglio ad Anton Yelchin, non fosse che Ashley Greene ritorna in vita. Potere di un bambolotto infernale, nel senso che proviene proprio dall'inferno, che realizza il sogno della ragazza di stare insieme al suo boyfriend sempre e per sempre. Anche dopo la morte. Così Ashley Greene per amore cambia e diventa una... zombie.

"Non credo di sentirmi al massimo della forma..."
FINE SPOILER

Quello del bambolotto infernale è uno stratagemma tipico del cinema di Joe Dante in cui, tra Gremlins e Small Soldiers, stranezze di questo tipo sono all'ordine del giorno. Perché Burying the Ex sì, è proprio un film di Joe Dante, regista 68enne che qui si diverte e fa divertire come se fosse un 20enne all'esordio. La pellicola è infatti un horror freschissimo e rinfrescante, perfetto per una visione estiva disimpegnata, ma non scema. Una commedia nera che tira fuori un personaggio cazzaro alla American Pie come il migliore amico del protagonista, il simpatico Oliver Cooper già visto nel teen movie anarchico Project X.


Un film che poi propone una Alexandra Daddario di cui non si può fare a meno di innamorarsi ancora una volta.


In più, Burying the Ex presenta pure una Ashley Greene che, dopo aver fatto la vampira nella bellissima (come  no?) saga di Twilight e la psicopatica nell'horror Kristy, con quei suoi lineamenti affascinanti quanto inquietanti tira fuori una zombie bitch perfetta. Non una morta vivente di quelle sensibili che vanno tanto di moda adesso. Burying the Ex è un fottuto zombie movie come si deve: divertente, godurioso, senza pretese finto autoriali come il soporifero Contagious, finendo paradossalmente per essere un film davvero autoriale, in perfetto stile Joe Dante, e pure contagioso.

Ad essere conteso tra le due strafighe Ashley Greene e Alexandra Daddario c'è Anton Yelchin. Uno dei più grandi misteri nella storia del cinema. Manco il Brad Pitt dei tempi d'oro spopolava così tra le tipe. Manco DiCaprio all'epoca del Titanic. Manco Immortan Joe in Mad Max: Fury Road. “Quel ragazzo vede più fica di una tazza del cesso.” si direbbe nel film Strade perdute. Eppure Anton Yelchin non è che sia tutto 'sto pezzo di figo. Insomma, sembra la brutta copia di Frodo Baggins, uno che più che dalla figa è sempre stato circondato da hobbit, o al massimo da nani ed elfi. Anton Yelchin ha invece un curriculum da scopatore cinematografico in grado di superare persino quello di Michiel Huisman, che dalla sua parte può vantare Emilia Clarke, Blake Lively, Gisele Bundchen etc.


Anton Yelchin comincia in Charlie Bartlett a farsi Kat Dennings, la tettona della sitcom 2 Broke Girls, mentre in Like Crazy sta con Felicity Jones, la splendida Felicity Jones di La teoria del tutto, e come ripiego ha... Jennifer Lawrence. Non contento, Jennifer Lawrence se la rifà pure in Mr. Beaver, mentre Mel Gibson passa il tempo con un castoro infilato su per la mano. In Fright Night - Il vampiro della porta accanto si tromba “solo” Imogen Poots, in Solo gli amanti sopravvivono Mia Wasikowska, nel nuovissimo 5 to 7 Bérénice Marlohe ovvero la bomba sexy di Skyfall, mentre in Odd Thomas - Il luogo delle ombre tutte, ma proprio tutte le tipe del film impazziscono per lui.
Non ci sono insomma Michael Fassbender o Ryan Gosling che tengano, il più grande trombatore di Hollywood è lui: Anton Yelchin. Nessuno sa il perché e qui in Burying the Ex superapersinose stesso, tra una Ashley Greene pronta a passare tutto il resto della sua vita e pure della sua morte insieme a lui e una Alexandra Daddario che quando lo vede si trasforma dall'essere una sex symbol mondiale a una ragazzetta impacciata come una liceale alla prima cotta.

L'unico quesito riguardante questo Burying the Ex è quindi su come questo stronzetto ragazzetto faccia ad avere così tanto successo tra le donne, per il resto non ci sono dubbi: è la visione comedy-horror perfetta per l'estate. Ma anche senza dire ciò, credo siate già corsi tutti a vederlo al solo nominare Alexandra Daddario. L'attrice con il più bel paio di...


occhi del mondo.
(voto 7/10)

Terminate questa saga, per favore

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Questa settimana arriva un film molto atteso...
Il miliardesimo inutile capitolo della saghetta di Terminator?
Ma va. Sto parlando del nuovo di Noah Baumbach, l'autore di Frances Ha, Il calamaro e la balena e alcuni altri tra i film più indie e più radical-chic degli ultimi anni.
E voi, da che parte state? Da quella del bel cinema insieme a me, o da quello delle porcherie action arrivate fuori tempo massimo sponsorizzate dal mio blogger nemico Mr. James Ford?

Terminator Genisys
"Le opinioni di Cannibal Kid fanno ridere.
E lo faranno ancora di più dopo che gli avrò spaccato la faccia, uahahah!"


Cannibal dice: Il nuovo capitolo di Terminator a quanto pare è atteso giusto da Ford, più qualche altro vecchio nostalgico come lui, e infatti negli Usa si sta rivelando un discreto flop. Nonostante un bombardamento pubblicitario più fastidioso di una canzone di Alvaro Soler, questa spudorata operazione commerciale non sta funzionando più di tanto. Spero che il boccalone pubblico italiano faccio lo stesso e non abbocchi a questa trappola. Io potrei dargli un'occhiata soltanto per vedere come se la cava la splendida Emilia Clarke nei panni di Sarah Connor al posto di quel cessone di Linda Hamilton. L'idea di rivedere Schwarzy a distanza di poco dal comatoso Contagious mi fa però terminare subito ogni idea di guardarlo.
Ford dice: per me Terminator finisce in gloria con lo splendido Terminator 2 - Il giorno del giudizio, senza appello.
Tuttavia, la presenza di Khaleesi e dell'inossidabile Arnoldone potrebbero fungere da catalizzatore per una delle visioni più fracassone e rilassanti dell'estate, lontana anni luce dalle proposte teen o radical del mio rivale.
Tradotto: casa Ford correrà in sala il primo giorno disponibile.

Giovani si diventa
"Giovani si diventa?"
"Qualcuno ha provato a spiegarlo a Ford?"

Cannibal dice: Altroché Merdinator. Questo è il film della settimana. Dopo il cult Frances Ha, Noah Baumbach è pronto a regalarci una nuova perla di cinema indie con questo lavoro intitolato While We're Young e in Italia diventato, forse pensando a me, Giovani si diventa. Anche se nel mio caso sarebbe stato più azzeccato il titolo: Bimbiminkia si diventa.
Ford dice: Noah Baumbach, nonostante un'aura radical chic grande come una casa, è da sempre un idolo anche qui al Saloon.
Dopo l'ottimo Frances Ha, la visione di Giovani si diventa - da giovani, e non da vecchi, vero Cannibal? - diventa quasi obbligata.
Nonostante sia estate e il cervello non abbia voglia di stimoli eccessivi.

'71
"Quando finirà questa terribile guerra tra Cannibal e Ford, quando?"

Cannibal dice: A sorpresa, questa pellicola bellica britannica molto apprezzata dalla critica mondiale con protagonista l'idolo di Skins Jack O'Connell arriva anche dalle nostre parti. Non appare proprio come una visione tipicamente estiva, ma cercherò di dargli una possibilità a breve.
Ford dice: questa settimana, incredibilmente, molte proposte valide. Questo '71 ha avuto recensioni positive un po' ovunque, ma ancora mi manca.
A questo punto, dovrò recuperarlo quasi assolutamente.
Prima che il prode Peppa Kid possa influenzarvi negativamente.

Il nemico invisibile
"Questo maledetto computer non funziona. Ho bisogno di un esperto informatico.
Ford, aiutami tu!!!"

Cannibal dice: Visto che Schwarzenegger non bastava, ecco che il mondo della pessima recitazione cala un altro pezzo da novanta: Nicolas Cage. Il mio nemico invisibile Ford questa settimana ha davvero di che esultare!
Ford dice: ho visto il trailer di questo film, e nonostante la simpatia che continuo a provare per Cage - nonostante tutto - non riesco a trovare un motivo per vederlo.
Ad ogni modo, una settimana priva di schifezze e di film italiani o horror di bassa lega, è sempre ben accetta.
Alla faccia del mio rivale.

Le leggi del desiderio, tipo desiderare di non aver visto questo film

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Le leggi del desiderio
(Italia 2015)
Regia: Silvio Muccino
Sceneggiatura: Silvio Muccino, Carla Vangelista
Cast: Silvio Muccino, Nicole Grimaudo, Carla Signoris, Maurizio Mattioli, Luca Ward, Carlo Valli, Paola Tiziana Cruciani
Genere: mucciniano
Se ti piace guarda anche: Parlami d'amore, Un altro mondo, Ricordati di me, Magnolia

Qual è il vostro più grande desiderio?
I soldi?
Il successo?
Il potere?
L'amore?
La figa?

Il mio è quello di non vedere film brutti. Vorrei passare da una visione esaltante all'altra, senza soste. Sì, vanno bene anche i soldi, il successo, il potere, l'amore e la figa, però sarei già contento di non imbattermi in pessime pellicole. Che poi a volte, lo confesso, me le vado a cercare in maniera consapevole. Stroncare un film è infatti spesso e volentieri più divertente che scrivere una recensione positiva. Se godo a massacrare robacce di personaggi che mi stanno sulle balle, mi spiace invece di più farlo con gente che mi piace.

Silvio Muccino mi piace.
Mi correggo subito: Silvio Muccino mi piaceva. Mi piaceva non nel senso che lo desideravo sessualmente. Mi piaceva perché era un giovane promettente. Non che come attore sia mai stato 'sto fenomeno, però come sceneggiatore sembrava avere qualcosa da dire, sebbene con quella sua parlata alla Jovanotti non si capisse bene cosa.

"Hey tu, vuoi avere successo nella vita?
E allora smettila subito di leggere Pensieri Cannibali!"

Il mio coetaneo Silvio Muccino esordiva ad appena 17 anni con Come te nessuno mai, pellicola adolescenziale davvero efficace che lo vedeva protagonista e co-sceneggiatore insieme al regista del film, suo fratello Gabriele Muccino. Per quanto mi riguarda, il migliore lavoro mai realizzato da entrambi. Correva l'anno 1999 e da lì in poi entrambi avrebbero ancora fatto alcune cose (più o meno) buone: L'ultimo bacio e Ricordati di me Gabriele, Che ne sarà di noi Silvio, di nuovo nelle vesti di sceneggiatore e attore. Poi il declino, per entrambi.

Gabriele Muccino è andato in trasferta a Hollywood, annullando del tutto il suo stile per girare porcatone commerciali che all'inizio hanno conquistato il grande pubblico (La ricerca della felicità) e poi sono state sempre più snobbate (Sette anime e Quello che so sull'amore). In compenso, se non altro si è dato al cibo.
A Silvio Muccino le cose sono invece andate ancora peggio. Fisicamente no. Fisicamenete lui è rimasto sempre un bel ragazzo. E lo dico sempre in un senso non di desiderio sessuale. Il suo problema forse è quello. Sarà anche figo, ma si crede troppo figo. Nei tre (pessimi) film che ha girato fino ad ora da regista ha sempre la parte di quello che se la tira un casino. Dopo aver trombato a destra e a manca nel suo agghiacciande esordio dietro la macchina da presa Parlami d'amore, e aver fatto tappa in Africa nel buonista e fabiofaziesco Un altro mondo, qui si è superato. In Le leggi del desiderio, Silvio Muccino è un life coach, uno che di professione fa il motivatore per persone insicure. In pratica, Muccino ha scopiazzato spudoratamente il mitico personaggio di Frank T.J. Mackey interpretato da Tom Cruise in Magnolia e ci ha “regalato” una sua rivisitazione personale. Gente, che regalone. Quest'anno il Natale è arrivato in anticipo!
Magnolia, film del 1999. Le leggi del desiderio, film (?) del 2015. Noi italiani come al solito arriviamo in ritardo su tutto e così Silvio Muccino cerca di spacciarci la tematica dei life coach come qualcosa di nuovo e attuale. Nel prossimo film cosa farà, cercherà di dire che l'hair metal anni '80 di Bon Jovi e Guns N' Roses è l'ultima tendenza musicale più cool del momento?

"Non so cosa sto facendo, ma me la sto comunque tirando troppo poco!"

Il pensiero di una brutta copia del personaggio di Magnolia viene fin dal trailer e la pellicola lo conferma in pieno. Le leggi del desiderio desidererebbe essere un approfondimento di quel personaggio ai tempi dei reality-show. Il life coach interpretato da un Silvio Muccino che se la tira davvero un casino, e almeno per quest'aspetto la sua performance recitativa si può dire riuscita, si prefigge l'obiettivo di cambiare la vita a tre “casi umani”: una tipa impacciata amante del suo capo (una Nicole Grimaudo a tratti convincente e a tratti pessima), una casalinga timorata di Dio che nel tempo libero scrive romanzi soft-porno in stile 50 sfumature di grigio (Carla Signoris, idem che per la Grimaudo) e un vecchio venditore alla ricerca di un riscatto (il simpatico Maurizio Mattioli, che se la cava piuttosto bene).
Quando Silvio Muccino decide finalmente di levarsi dalle palle farsi gentilmente da parte e mostrarci anche gli altri personaggi, il film non dico che diventa bello, questo no, questo mai, ma se non altro si fa un minimo più interessante. Solo che Muccino, a parte una manciata di minuti, proprio non ce la fa a spostarsi da davanti alla macchina da presa.

"Non posso nascondermi.
So' troppo figo."

Il problema di Le leggi del desiderio, oltre al fatto di essere oggettivamente una pellicola parecchio scadente sotto tutti - ma proprio tutti - i punti di vista, è il fatto di essere troppo mucciniana. E i Muccino, Silvio tanto quanto Gabriele, sono fermi al cinema di 15 anni fa. Quando cercano di rinnovare la loro concezione cinematografica rimasta allo scopiazzare Magnolia o American Beauty, le cose non vanno poi meglio. Le leggi del desiderio a tratti prova ad ammiccare alle commedie indie sofisticate americane, ma fallisce miseramente. La pessima colonna sonora pop-jazz firmata da Peter Cincotti, uno che sta al jazz come Il Volo stanno alla lirica e Giovanni Allevi alla classica, cosa vorrebbe rappresentare? Una strizzatina d'occhio al cinema di Woody Allen? Un tentativo di dimostrare che Muccino jr. non è più il ragazzino rock che propone la musica di Skin degli Skunk Anansie come nel film d'esordio, ma è diventato un regista maturo e raffinato? Qualcuno se l'è bevuta per davvero?


Questo è il suo desiderio, che almeno per ora è lontano dal realizzarsi. La leggi del desiderio non convince quando cerca di essere una commedia radical-chic, né quando tenta di far ridere con alcune gag più esplicite e nazional-popolari, degne di un cinepanettone scaduto. Nel suo restare in bilico tra indie e mainstream, Silvio Muccino come regista continua ad apparire incerto e come attore continua ad essere così così. Peccato che anche come sceneggiatore, la cosa che una volta gli riusciva meglio, sia peggiorato parecchio rispetto ai suoi esordi teen e questo film, dopo averci regalato l'intreccio banale di una serie di personaggi stereotipati, scivola verso un finale tremendo e prevedibilissimo. La cosa più tragica è che, dovendo scegliere tra i suoi tre film da regista, questo è forse ancora quello leggermente meno peggiore.

Se posso esprimere un desiderio allora, oltre ad avere soldi, successo, potere, amore e figa, è quello di non vedere più un film di Silvio Muccino. E, già che ci siamo, nemmeno di Gabriele Muccino. Anche se poi so già che ci cascherò ancora. Il desiderio di stroncarli resta troppo forte.
(voto 4/10)

My Last Fat Diary

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My Mad Fat Diary
(serie tv UK, 2013-2015)
Rete britannica: E4
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Tom Bidwell, Georga Kay
Basata sul romanzo: My Fat, Mad Teenage Diary di Rae Earl
Cast: Sharon Rooney, Nico Mirallegro, Jodie Comer, Ian Hart, Claire Rushbrook, Dan Cohen, Jordan Murphy, Ciara Baxendale, Darren Evans, Faye Marsay
Genere: piatto ricco mi ci ficco
Se ti piace guarda anche: Skins, Some Girls, Spike Island

Caro pazzo grasso diario,
oggi ti devo raccontare una cosa triste. Non una cosa triste-brutta. Una cosa triste-bella. La serie britannica My Mad Fat Diaryè finita. Finita per sempre e io non me l'aspettavo. Non lo sapevo che la terza e conclusiva stagione avrebbe avuto appena 3 episodi. A dirla tutta, non sapevo nemmeno che sarebbe stata la stagione conclusiva.
Un presunto esperto di serie tv come me che non lo sapeva?

"My Mad Fat Diary è finito e nessuno mi ha detto niente?
AAAAAAAAAH!"

Sono scandaloso. Lo so. Delle mie serie preferite però cerco di non sapere mai niente prima, per non imbattermi in pericolosi spoiler, e lo stesso ho fatto con My Mad Fat Diary.
Meglio così. Forse è meglio così. Mentre guardavo l'ultimo episodio di My Mad Fat Diary, non sapendo che era l'ultimo episodio, pensavo: “Sarebbe davvero perfetto come ultimo episodio”. Infatti così è stato. Un finale perfetto. Non qualcosa di sconvolgente o imprevedibile, però una conclusione coerente con il percorso vissuto finora, emozionante, capace di chiudere un capitolo e lasciarci immaginare cosa succederà dopo a Rae e agli altri ragazzi di Stamford Stan Ford.


È triste salutarli così presto, ma è stato meglio così. Meglio chiudere quando la serie ha ancora qualcosa da dire, quando è ancora all'apice. Con l'ultimo episodio, My Mad Fat Diary è tornata ai livelli eccelsi della prima mitica stagione. Non che comunque la serie abbia mai avuto crolli qualitativi enormi, però era inutile tirare avanti per 50 stagioni, come fanno troppo spesso gli americani. Al contrario di vari prodotti teen USA, come Dawson's Creek e Beverly Hills 90210, My Mad Fat Diary ha evitato il “pericolo college”, quel periodo in cui le serie adolescenziali cercano di maturare senza riuscirci, e ha deciso di chiudere i battenti con la fine del liceo.
Il tutto accompagnato ancora una volta da una colonna sonora che più bella non l'hanno ancora inventata. Con la terza stagione ambientata nel 1998, la serie ci ha fatto rivivere l'ultimo grande periodo della musica Britpop, con Blur, Pulp, Radiohead, Supergrass, The Verve e un sacco di altri. Quasi del tutto assenti negli ultimi episodi invece gli Oasis, suonatissimi nelle prime due stagioni e gruppo preferito della grande (in tutti i sensi) protagonista Rae. Quasi a voler sottolineare il suo passaggio a una fase più adulta della vita, quella in cui gli idoli adolescenziali cominciano a essere messi in un angolino.


Caro pazzo grasso diario,
la fine di My Mad Fat Diary è arrivata come uno shock. Non me l'aspettavo. Non così presto. Eppure sono contento. Sono dispiaciuto, ma contento. E mi considero un uomo fortunato, per aver potuto assistere a qualcosa di così bello. Qualcosa di così triste-bello.
(voto alla terza stagione 7,5/10
voto al series finale 8+/10
voto alla serie 8/10)


Duri si diventa, ma a guardare questo film ci si ammoscia

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Duri si diventa
(USA 2015)
Titolo originale: Get Hard
Regia: Etan Cohen
Sceneggiatura: Jay Martel, Ian Roberts, Etan Cohen
Cast: Will Ferrell, Kevin Hart, Craig T. Nelson, Alison Brie, T.I., John Mayer, Edwina Findley Dickerson, Ariana Neal, Erick Chavarria, Greg Germann, Matt Walsh, Dominique Perry
Genere: moscio
Se ti piace guarda anche: Poliziotto in prova, I poliziotti di riserva, Una poltrona per due

Ou, brutti ceffi, che ci fate qui sul mio blog?
Se avete voglia di criticare, smammate che mi avete preso nel giorno sbagliato. Pussate via, puzzoni!
Se invece avete voglia di dire quanto Pensieri Cannibali sia una figata di sito - lo so, ipotesi remota - smammate lo stesso, perché i ruffiani non mi sono mai piaciuti. Mi piacciono ancora meno di Ruffini Paolo. E ce ne va.
In pratica, vedete di andarvene affancuore in ogni caso. Tanto oggi si parla di un film troppo duro per voi tipi mosci. Probabilmente anche troppo brutto per voi. Io invece che c'ho il pelo sullo stomaco per vedere questo genere di porcate americanate ce l'ho fatta alla grande. E non mi è nemmeno dispiaciuto troppo. Nonostante si tratti probabilmente di uno dei peggiori Will Ferrell movie in cui mi sia mai capitato di imbattermi in tutta la mia intera vita, è pur sempre un Will Ferrell movie e quindi due risate, due di numero, le fa anche fare. Certo, sempre che non siate i soliti guastafeste che dicono: “No, Will Ferrell no, bleah che schifo, fa solo film volgari!”.
C'avete pure ragione, perché questo Duri si diventa è volgare. Volgare forte. In pratica, il 90% delle battute presenti sono razziste, sebbene in fondo tutto resti sempre all'interno dei confini del politically correct, o incentrate sul sesso in prigione. Perché?


Perché il film racconta di un tipo bianco come la maionese e ricco da far schifo nei cui panni troviamo un Will Ferrell meno irresistibile del solito, ma è pur sempre Will Ferrell quindi non rompete il cazzo. Un bel giorno, anzi un brutto giorno per lui, viene arrestato con l'accusa di aver fatto dei loschi truschini finanziari. Prima di finire in gattabuia per 10 anni nel carcere di massima sicurezza di San Quintino, mica a Litchfield con le fighe che si sgrillettano come in Orange Is the New Black, Will Ferrell ha ancora 30 giorni di libertà. Un mese che passerà a prepararsi per arrivare pronto all'appuntamento con la prigione. Come un calciatore prima dell'inizio della nuova stagione. O come uno studente prima di riprendere la scuola che fa i compiti della vacanze.
Sì, certo. Quando mai?

Come “coach”, Will Ferrell prende il primo nero che gli si para davanti, Kevin Hart già visto a fianco di quel vero duro di Ice Cube in Poliziotto in prova, credendolo un ex carcerato. Il film è tutto incentrato su questo mese di prova in attesa della prigione, un periodo in cui i due daranno vita a una serie di gag non troppo divertenti, ricche di stereotipi razziali e gangsta e hip-hop e chi più ne ha, più ne metta. Solo che Duri si diventa non diventa mai duro per davvero, come il titolo lascerebbe immaginare, e semmai si intenerisce sempre di più nel rapporto tra i due protagonisti.La solita amicizia da buddy movie tra due uomini che più differenti non li si potrebbe immaginare ma che alla fine diventeranno BFF in pieno stile buonista hollywoodiano.


Vi sto spoilerando troppo?
Non siete abbastanza duri per reggere qualche anticipazione?
Ma tanto questo film è prevedibile dalla prima all'ultima scena, quindi non è che vi stia a svelare chi è morto, o almeno chi sembra essere morto, nell'ultima puntata di Game of Thrones. Che poi anche Game of Thrones ormai sta diventando sempre più prevedibile. Con tutti quei morti ammazzati sembra di stare nel ghetto. Magari non sai chi muore, ma comunque sai che qualcuno prima o poi muore.
Prevedibile è anche la presenza di un po' di gnocca, che comunque non fa mai male, qui rappresentata più che degnamente da una Alison Brie, quella di Community e Mad Men, in splendida forma fisica.


Così come piuttosto prevedibili arrivano pure un paio di guest star dal mondo della musica USA: il rapper T.I., grandissimo e cattivissimo, e poi John Mayer, ex di Taylor Swift e Katy Perry nonché cantautore amatissimo dal pubblico femminile. Una specie di Biagio Antonacci a stelle e strisce. Ci sono artisti che piacciono prevalentemente alle donne, ma nel caso di John Mayer e Biagio Antonacci si tratta di cantanti che piacciono ESCLUSIVAMENTE alle donne. Non ho mai sentito un uomo dire: “Però, bella questa canzone di Biagio Antonacci!”.

"Ciao, John Mayer."
"Ciao, batterista dei Red Hot Chili Peppers."

Mmm... ora che ci penso, non ho mai sentito manco una donna dire: “Però, bella questa canzone di Biagio Antonacci!”. Ho sentito solo donne dire: “Che figo, Biagio Antonacci!” e non ho mai capito il perché, ma nessuna che esaltasse la sua musica. Giustamente, anche perché i pezzi di Biagio Antonacci, così come quelli di John Mayer, sono roba da mammolette. E qui su Pensieri Cannibali sono ammessi solo i macho macho men. Almeno oggi. Se non lo siete, guardatevi questo film, una specie di versione comica, ma non troppo comica, de La 25a ora. O forse è meglio se vi guardate proprio La 25a ora. Quello sì che è un film per duri.
E adesso smammo anch'io, che vado ad ascoltare della musica troppo giusta: i 1 Direction!

Ehm, no, oops, sto dando i numeri e ho dato il numero sbagliato. Volevo dire 2Pac.
(voto 5/10)
 

Pollice insù per Insurgent

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The Divergent Series - Insurgent
(USA 2015)
Titolo originale: Insurgent
Regia: Robert Schwentke
Sceneggiatura: Brian Duffield, Akiva Goldsman, Mark Bomback
Tratto dal romanzo: Insurgent di Veronica Roth
Cast: Shailene Woodley, Theo James, Kate Winslet, Ansel Elgort, Miles Teller, Naomi Watts, Jai Courtney, Mekhi Phifer, Octavia Spencer, Zoe Kravitz, Ashley Judd, Tony Goldwyn, Maggie Q, Jonny Weston, Suki Waterhouse, Daniel Dae Kim, Keiynan Lonsdale
Genere: bimbominkioso ma non troppo
Se ti piace guarda anche: Divergent, Hunger Games

Dunque, allora, dove eravamo rimasti?
Nel primo capitolo della saga di Divergent, c'era Shailene Woodley che mi pare fosse malata di cancro. Alla fine, mi sembra, moriva. O forse era solo il suo fidanzato, pardon trombamico a lasciarci le penne?
Non ricordo bene. L'unica cosa che so per certo è che era tutta colpa delle stelle, ma mi sa che ho sbagliato film.

"Ansel, basta chiedermelo.
Nella saga di Divergent siamo fratelli, non possiamo fare sesso.
Anche perché, soprattutto, mi rifiuto di darla a uno che si chiama Ansel!"

Nel primo episodio della serie di Divergent, Shailene Woodley mostrava le tette. Ed erano proprio delle gran belle tette. O meglio, sono ancora delle belle tette, mica moriva, in quel film. Dopo aver mostrato 'ste tette, come ovvia conseguenza restava incinta e diventava una splendida teen mom...

"Anna Tatangelo alla mia età era già nonna,
quindi non rompetemi le palle!"

Mmm, no. Mi sa che mi sto confondendo di nuovo.
Il primo film Divergent è quello ambientato in un mondo distopico, dove i ragazzi, raggiunta la maggiore età, fanno un test attitudinale che decide quello che sarà il loro mestiere e il loro gruppo sociale per tutto il resto della loro intera patetica già scritta vita. Cioè, aspettate, secoli di evoluzione, per tornare di nuovo indietro in una società divisa in classi rigidamente chiuse come nel Medioevo? E c'è ancora gente che si lamenta per i test INVALSI? Ed è davvero questa la trama di Divergent? E mi era pure piaciuto?

Sì, al precedent Divergent avevo persino dedicato un test e come film l'avevo apprezzato. Non quanto Hunger Games, ma direi che si piazzava al secondo posto tra le mie saghe young adult di nuova generazione preferite. Anche perché se la concorrenza è data da Maze Runner o da Beautiful Creatures o da Shadowhunters (sì, li ho visti tutti, problemi?) non è che ci sia poi 'sta gran competizione.

In questo secondo capitolo Insurgent comunque le cose cambiano e si fanno più serie. Ci stiamo avvicinando a una battaglia in grado di decidere il destino del mondo. Non so perché, ma in tutte queste saghe young adult, e più in generale in tutti i blockbusteroni americani di grosso budget, la posta in gioco non è mai, non so, una sola città o un solo gruppo di persone. C'è sempre in ballo il futuro dell'umanità intera. Ora che ci penso, la tendenza a esagerare è presente ovunque. Al TG ad esempio non si parla di estate calda, bensì di “estate più calda di tutti i tempi”. Non c'è quindi da stupirsi troppo se poi a Hollywood tirano sempre in ballo il mondo intero. Una volta si limitavano solo agli Stati Uniti, adesso a tutta la galassia, distopica o o reale che sia.

E a proposito di disto-fica, Shailene Woodley qui torna più agguerrita che mai e con delle chiappette belle sode. Deve aver fatto un sacco di pilates tra una poppata e l'altra.
Come?
Non è davvero una teen MILF?
Dimenticate in ogni caso la bimbaminkia insicura del primo capitolo. Qui Shailene Woodley spacca davvero i culi.

"Spacco i culi.
E pure i vetri!"

Roba che Terminator se la farebbe sotto, ad incontrarla e - finalmente - forse si deciderebbe ad andarsene in pensione.

"Il mio prossimo obiettivo?
Diventare Governatore della California."

Insurgent sarà anche la versione girl power di una pellicola d'azione, però sa mescolare bene le sue componenti, inserendo al suo interno dialoghi non troppo idioti, qualche combattimento & inseguimento concitato, riuscendo a tenere a freno la componente più romantica, limitata a poche scene, e soprattutto evitando triangoli sentimentali, vampiri, zombie, licantropi, robottoni giganti, dinosauri, supereroi in calzamaglia e qualunque altro stereotipo presente nei filmoni commerciali americani degli ultimi anni. Certo, il discorso politico resta abbozzato in superficie, però se non altro è presente, e certo, si tratta pur sempre di un prodotto derivativo nei confronti di Hunger Games che a sua volta aveva qualche debito di ispirazione nei confronti di Battle Royale e dei survival reality show. Per essere una saga spacciata per bimbominkiosa, questa The Divergent Series non lo è comunque nemmeno troppo. Meno di un film a caso della Marvel, tanto per dire.

"Theo, ti piace il mio nuovo taglio alla maschietta?"
"Penso che dovremmo prenderci una pausa di riflessione fino a che non ti ricrescono i capelli, però non male..."

La regia questa volta è firmata da Robert Schwentke - di cui adorerei sentire il cognome pronunciato da Jovanotti - un uomo già dietro la macchina da presa per Flightplan, Un amore all'improvviso, RED e R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà, un mestierante discreto che qui se la cava abbastanza. Anche se devo ammettere di aver preferito il tocco più fresco e ggiovane di Neil “Limitless” Burger nel precedent Divergent.
Insurgent appare un po' come un capitolo di transizione, in attesa del gran finale Allegiant che, com'è ormai di moda a partire dai maledetti Matrix Reloaded e Matrix Revolutions, sarà sdoppiato in due per capitalizzare al massimo i guadagni. Allo stesso tempo riesce a funzionare bene, anche per merito di un gran cast che non ha nulla da invidiare a quello di Hunger Games. Saranno pure filmetti adolescenziali commerciali, però sfoggiano dei nomi che persino le più celebrate pellicole d'autore si sognano. In Insurgent sfilano un'ottima glaciale Kate Hudson, una Naomi Watts non fenomenale ma piuttosto in parte, oltre ad alcuni tra i nuovi talenti più promettenti di Hollywood come Miles Teller, Ansel Elgort e Zoe Kravitz.

"Miles, tornatene a suonare la batteria!"
"E tu Shailene tornatene a suonare i pifferi!"

E poi c'è lei: Shailene Woodley. Ammetto che la mia razionalità quando ne parlo va a farsi benedire, però qui tira fuori una performance da action girl veramente notevole. Sul serio. Se in Divergent appariva ancora parecchio impacciata e poco a suo agio con il genere, in linea comunque con il suo personaggio, qui ormai si è tramutata in una macchina da guerra, con tanto di taglio militaresco e di sguardo perennemente imbronciato da gangsta yo. In più, finalmente si è pure lei resa conto di portare una sfiga micidiale: tutti quelli che le stanno vicino presto o tardi muoiono in maniera tragica. È successo in tutti i suoi film precedenti, è capitato in Divergent e si ripeterà ancora nel prossimo doppio capitolo, che a questo punto si preannuncia imperdibile o quasi. In attesa di allearsi con Allegiant, intanto pollice insù per Insurgent.
(voto 6,5/10)

Jurassic Wow

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Benvenuti nel Cannibal World, un mondo in cui si parla di cinema senza alcuna cognizione di causa e in cui tutto è possibile.
"Calma, gente. Nel Cannibal World c'è posto per tutti.
O quasi..."

Prima di entrare, si ricorda ai gentili visitatori che è severamente vietato l'ingresso a:

Bambini che gridano “Wow!” al primo dinosauro che passa, manco avessero visto chissà quale stranezza.

Persone che si fanno i selfie con i bambini dei film.
Esistono davvero.
E credo anche abbiano parecchi problemi.

Bimbiminkia che fanno tanto i fighi e poi se la fanno sotto al primo dinosauretto che passa.

Soldati Palla di Lardo antipaticoni.
"Non sono più Palla di Lardo.
Adesso sono solo Pallina di Lardo."

Dinosauri geneticamente modificati.

...pardon, ho sbagliato immagine.

...pardon, ho sbagliamo immagine di nuovo.
Questa dovrebbe essere quella giusta.

Critici cinematografici seri.
E soprattutto jurassici.


È invece assolutamente consigliato l'ingresso nel Cannibal World a:

Tipe rosse che assomigliano a Jessica Chastain.

Una foto pubblicata da Jessica Chastain (@chastainiac) in data:


Tipe rosse che diventano più sexy a ogni minuto di film che passa.
Prima...

Dopo...

Tipi provenienti da sitcom hipster con occhialetti da hipster e t-shirt vintage da hipster.

Amici, o meglio "quasi amici" dei Velociraptor.

Dinosauri non geneticamente modificati.

Nuovi idoli del cinema commerciale americano senza i quali dovrebbe essere impedito di girare film commerciali americani.
Anche perché tra l'altro sono sempre grandi esempi di coraggio.
Ehm, quasi sempre...

Registi che girano con uno stile spielberghiano meglio di quanto lo stesso Steven Spielberg faccia da anni a questa parte e confenzionano una pellicola che, pur nella prevedibilità degli sviluppi della trama e pur presentando una serie di personaggi piuttosto stereotipati, rappresenta un'avventura d'intrattenimento ottimamente studiata. Un popcorn movie perfetto, che una volta tanto mi sono goduto pure io alla grande senza rompere tanto le scatole, come farebbe un critico cinematografico serio. E soprattutto jurassico.
"Spielberg chiiiii?"

Jurassic World
(USA, Cina 2015)
Regia: Colin Trevorrow
Sceneggiatura: Rick Jaffa, Amanda Silver, Colin Trevorrow, Derek Connolly
Cast: Bryce Dallas Howard, Chris Pratt, Nick Robinson, Ty Simpkins, Vincent D'Onofrio, Irrfan Khan, Jake Johnson, Lauren Lapkus, Omar Sy, BD Wong, Katie McGrath, Judy Greer, Andy Buckley, Colin Trevorrow, Jimmy Fallon
Genere: popcorn movie
Se ti piace guarda anche: gli altri Jurassic Park, Viaggio al centro della Terra 3D, Viaggio nell'isola misteriosa
(voto 6,5/10)

Giovani si diventa, hipster pure

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Giovani si diventa
(USA 2014)
Titolo originale: While We're Young
Regia: Noah Baumbach
Sceneggiatura: Noah Baumbach
Cast: Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfried, Adam Horovitz, Maria Dizzia, Peter Yarrow, Brady Corbet, Ryan Serhant
Genere: quaranteen
Se ti piace guarda anche: Questi sono i 40, Lo stravagante mondo di Greenberg, Wish I Was Here, Afternoon Delight

Vi sentite vecchi?
Vi sentite costantemente fuori posto?
Vi sembra che il mondo di oggi non sia più lo stesso in cui siete cresciuti?
Vi sentite come il mio blogger rivale Mr. James Ford in un qualsiasi giorno della sua vita?
Non preoccupatevi. Il regista Noah Baumbach ha la soluzione che fa per voi: dovete cominciare a frequentare dei giovani, ma non dei giovani qualunque, dei giovani hipster.

"Siamo troppo indie persino per una canzone de Lo Stato Sociale."

È quanto fanno Ben Stiller e Naomi Watts, una coppia di quaranteenni (i 40enni che si sentono ancora teen) in crisi di mezza età. La loro vita, sia sociale, che lavorativa che pure sessuale, si risveglia quando si mettono a uscire insieme a una coppia di ventenni formati da Adam Driver, l'idolo maschile della serie Girls ormai presente in qualunque film indie ambientato a New York City e che quindi ormai sta cominciando rapidamente a stufare, e la solita inconsistente Amanda Seyfried.

"Ma vaffanculo, Cannibal Kid.
Vaffanculo!"

Il nuovo film di Noah Baumbach va ad arricchire la già numerosa schiera di film sui quaranteenni in crisi, composta, giusto per citarne alcuni, da Questi sono i 40, Afternoon Delight, Wish I Was Here e Cattivi vicini, di cui appare un vicino meno divertente, oltre a un sacco, ma davvero un sacco, di serie tv contemporanee tutte non troppo riuscite come Togetherness, Married e Happyish e mi sa che ne ho dimenticata qualcuna. Insomma, Noah Baumbach è andato ad affrontare il tema più abusato degli ultimi tempi, supereroi e zombie esclusi, e non è riuscito a dire niente di nuovo che non si sia già visto e rivisto nei prodotti citati. Il tutto senza un umorismo efficace quanto quello di un Judd Apatow, o senza la brillantezza di scrittura di una Lena Dunham o del Woody Allen migliore, tanto per menzionare un paio di spiriti hipster a lui affini, per quanto appartenenti a generazioni differenti dalla sua.

"Ben, smettila di visitare Pensieri Cannibali, che diventi cieco!"

Soprattutto, questo Giovani si diventa è una commediola media, come tante, priva della classe del precedente splendido lavoro del regista: Frances Ha. Laddove quello era graziato dal personaggio mitico e dalla splendida interpretazione della protagonista Greta Gerwig, che aveva pure contribuito alla sceneggiatura, qui Baumbach fa tutto da solo e ne è uscito un lavoro che non ha niente da dire e non si sa dove voglia andare a parare. È come se, tolto il bellissimo b/n e il contributo della Gerwig, Noah Baumbach fosse rimasto nudo. E non è che sia tutto 'sto gran bello spettacolo. Baumbach agisce un po' come il personaggio di Ben Stiller nella pellicola: all'inizio si apre al confronto con le nuove generazioni, come aveva fatto con Greta Gerwig nel precedente film, e poi cambia idea.
Dentro Giovani si diventa c'è una scena molto simbolica, tra l'altro anche la più spassosa dell'intera pellicola, in cui Ben Stiller cerca di vendere il suo documentario a un giovane produttore e quando questi gli chiede di cosa parla, lui farfuglia qualche frase incerto. Credo che se qualcuno andasse a chiedere a Noah Baumbach di cosa parla, che cosa vuole dire, cosa vuole rappresentare questo suo ultimo lavoro, probabilmente la sua risposta non sarebbe molto differente.
Giovani si diventa è un pasticcio, come dimostra anche la sua colonna sonora che spazia da Vivaldi a pezzi trash anni 80 e dal rap alle musiche di Blade Runner (ma perché?). Una soundtrack con cui l'autore vorrebbe dimostrare eclettismo, ma in realtà mostra solo la sua confusione mentale e la mancanza di un'omogeneità di fondo dell'intero lavoro.

A non aiutare alla riuscita dell'insieme sono anche i due protagonisti, che come coppia appaiono ben poco affiatati. Ben Stiller appare più a suo agio nelle commedie pure al 100% e qui tira fuori un'interpretazione attapirata non molto lontana da Lo stravagante mondo di Greenberg, film del 2010 sempre girato con Baumbach che ha parecchi punti in comune con questo e contribuisce ad aumentare ulteriormente l'effetto déjà vu. Un po' meglio Naomi Watts, comunque lontana dalla ritrovata verve del capolavoro Birdman, anche se il migliore del cast è Adam Horovitz alias Ad-Rock dei Beastie Boys, che dimostra non solo di saper rappare, ma pure recitare.


Giovani si diventa risulta comunque un film del tutto guardabile. Il suo problema è però paradossalmente proprio questo. Dopo Frances Ha da Noah Baumbach mi aspettavo molto di più di una commediola dolceamara sulla paura di invecchiare e sul confronto tra generazioni differenti come di uguali in giro ce ne sono a decine. Mi aspettavo qualcosa di più di una presa in giro innocua e benevola, a tratti persino fastidiosa, nei confronti del mondo hipster di NYC di cui lui stesso è illustre rappresentante. Mi aspettavo più di un temino buttato giù in fretta e furia come un film annuale poco riuscito di Woody Allen. Mi aspettavo di più di una robetta di medio livello del tutto dimenticabile. Tutta colpa di aspettative eccessive. O magari è solo che sto invecchiando anch'io, invece di ridiventare ggiovane come Ben Stiller e Naomi Watts, e non sono più l'hipster che credevo di essere. Chi l'avrebbe detto appena la settima scorsa che avrei preferito il super commerciale Jurassic World alla nuova opera super radical-chic e alternativa - anche se non si capisce bene a cosa - di Noah Baumbach?
(voto 6-/10)

Per una volta vorrei spezzare una lancia a favore dei titolisti nostrani.
Prima di criticare il titolo italiano del film,
tenete presente che l'originale è quasi uguale a quello di una canzone dei One Direction.

Caccia al film

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Tipica settimana estiva, nei cinema italiani. C'è spazio per horror, thriller, spy e una più o meno comedy... classici generi perfetti per la stagione più calda, più dannatamente calda dell'anno, insomma.
Così com'è un classico della distribuzione estiva nostrana recuperare con un ritardo di mesi un film come Babadook che ormai hanno visto anche i più cagasotto tra gli spettatori, come il mio blogger rivale e co-conduttore di questa rubrica, Mr. James Ford, giusto per fare un esempio non a caso.
Tra novità e pseudo novità, ecco le uscite del weekend.

Babadook
"Ford, ma come cazzo guidiiiii???"


Cannibal dice: Il Babau non mi ha mai fatto una gran paura. Il Babadookè un buon horror, anche se non mi è sembrato quel capolavorone assoluto come sostenuto da alcuni, ma non è che me l'abbia fatta fare addosso. Ciò che mi spaventa davvero invece è il Babaford, presunto esperto cinematografico e tuttologo della rete. Brrrrr, ho i brividi al solo pensiero!
Ford dice: con il solito tempismo quasi fordiano la distribuzione italiana porta in sala uno degli horror che fece più scalpore nella blogosfera lo scorso anno, già visto e recensito ai tempi.
Non male, due protagonisti straordinari, ma, come giustamente - e stranamente - il mio rivale ha fatto notare, non il Capolavoro che alcuni hanno dichiarato fosse.
Ad ogni modo, mille anni luce avanti rispetto alla media degli horror standard.

Spy
"Altroché Schwarzy e Stallone.
Sono molto più action hero io dei nonnini fordiani!"

Cannibal dice: Spero di vederlo in lingua originale, visto che la doppiatrice italiana di Melissa McCarthy con quella vocina da cartone animato è insopportabile. Questo Spy dal trailer sembra qualcosa di terrificante e di già stravisto, la solita commedia spionistica di quelle che ne escono 10 all'anno, però credo che nel trailer abbiano offerto il peggio e alla fine potrebbe rivelarsi un simpatico intrattenimento estivo. E potrebbe anche essere ulteriore occasione di scontro tra me, che faccio parte del Jude Law Team, e Ford, che invece sta nel Jason Statham Team.
Ford dice: filmetto senza pretese buono giusto per l'estate che spero solo non sia troppo svaccato, considerati i recenti scivoloni di cose come Pitch Perfect 2. Confido in Statham e in una visione molto, molto rilassata.

The Reach - Caccia all'uomo
Un fan di Cannibal Kid e un fan di Ford si dirigono al Comic-Con per un incontro con i loro idoli.

Cannibal dice: La fordiana (si legga pallosa) ambientazione desertica mi attira sempre ben poco, però di recente tra Wild e Mad Max: Fury Road ha riservato qualche piacevole sorpresa. Nel caso di questo non troppo promettente thriller con Michael Douglas a rimanere deserte mi sa comunque che saranno soprattutto le sale cinematografiche.
Ford dice: Michael Douglas, nonostante cose davvero splendide come Behind the candelabra, non mi ha mai convinto, un po' come le recensioni del mio rivale, fatta eccezione per le volte in cui è clamorosamente e stranamente d'accordo con me.
Dunque, almeno per il momento, penso salterò senza troppi patemi.

Entourage
"Fight like a girl?
Ce l'avete con Cannibal Kid, per caso?

Cannibal dice: Della serie televisiva Entourage avevo visto giusto il primo episodio. Non mi era dispiaciuto, ma manco m'era piaciuto abbastanza da farmi proseguire oltre nella visione. A questa versione cinematografica credo in ogni caso che darò una possibilità e chissà poi che non mi venga voglia di recuperare l'intera serie. D'altra parte, sempre meglio di guardare qualche roba consigliata da Ford, che di serie ne capisce quasi meno che di cinema.
Ford dice: di Entourage non ho mai visto nulla. Dunque penso che mi continuerò a crogiolare nell'ignoranza e mi dedicherò a qualche recupero estivo che mi parrà più interessante.

Ted 2, lettera aperta a Seth MacFarlane

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Ted 2
(USA 2015)
Regia: Seth MacFarlane
Sceneggiatura: Seth MacFarlane, Wellesley Wild, Alec Surkin
Cast: Mark Wahlberg, Ted, Jessica Barth, Amanda Seyfried, Morgan Freeman, Giovanni Ribisi, Sam J. Jones, John Carroll Lynch, John Slattery, Tom Brady, Jessica Szohr, Jay Leno
Genere: ripetitivo
Se ti piace guarda anche: Ted, I Griffin, The Cleveland Show, American Dad, Un milione di modi per morire nel West

Scrivo questa lettera aperta a Seth MacFarlane direttamente dalla pagina web Pensieri Cannibali, molto nota, almeno tra noi orsetti. Il motivo?
Voglio esprimere tutto il mio dissenso nei confronti dell'immagine che le sue due pellicole Ted 1 e Ted 2 danno di noi orsetti. Non siamo tutti così. Non siamo tutti dei maleducati e dei drogati. Insomma, porca puttana, nel periodo d'oro dell'ero ci facevamo, però adesso alcuni di noi sono puliti o quasi. Non è che passiamo tutto il giorno a farci dei bong cantando Maria Salvador. Di tanto in tanto ci facciamo pure di crack. Caro rimbombamico rinconglionito, se vuoi fare un film su noi orsetti, ti invito quindi a documentarti per bene, prima.

Hai voluto fare una pellicola sul nostro mondo ed era pure uscita divertente? Ok. Adesso però basta. Il gioco è bello quando dura poco. Anche se noi non siamo dei semplici giochi. Siamo degli esseri umani. Se questo nuovo Ted 2 sul lato comico vacilla e fa ridere solanto qua e là, soprattutto quando ha il coraggio di andarci giù pesante nell'umorismo meno politically correct, l'aspetto più apprezzabile a sorpresa è quello “drammatico”. Per quanto drammatico possa essere un tuo film, caro MacFarlocco. Ted 2 sviluppa infatti un interessante discorso sui diritti civili di noi poveri orsacchiotti, che veniamo spesso considerati soltanto dei teneri pezzi di me... ehm, pezzi di peluche. Siamo molto di più di semplici pupazzi con cui passare la notte. Siamo mica dei gigolò, cosa credi? Smettila di fare le cose zozze con noi o, almeno, prima di farle vogliamo essere coccolati. Vogliamo un po' di amore, come tutti. Siamo umani anche noi. È questo il bel messaggio che passa da Ted 2.


"Però, niente male questa lettera."
"Però, niente male anche te... intendo per come leggi, naturalmente."

Peccato che per il resto il film di riveli un sequel stanco, privo della brillantezza che caratterizzava il primo capitolo, con una comicità ormai ripetitiva per chi conosce bene il tuo stile, caro Seth. I momenti più divertenti sono paradossalmente proprio quelli che sembrano usciti da una puntata dei Griffin, mentre per il resto si ride pochino. A tratti ci si annoia persino. La pellicola nella prima parte procede attraverso una serie di scenette e gag che sembrano provenire quasi dai Soliti Idioti. Nella seconda per fortuna il film sviluppa una storia vera e propria e il discorso fatto sui diritti civili di noi orsacchiotti come detto è apprezzabile. Solo che tutta la parte giuridica si dilunga troppo e Amanda Seyfried come giovane avvocatessa non appare per nulla convincente. A dirla tutta, Amanda Seyfried non è mai apparsa convincente, se non come superficiale “senitiva” in Mean Girls. L'unico altro ruolo in cui la vedrei bene è quello di Gollum, come messo bene in evidenza in alcuni dei momenti più spassosi di questo Ted 2.



Poca cosa anche le altre apparizioni VIP, da Liam Neeson a Morgan Freeman, dal conduttore americano Jay Leno al campione di football Tom Brady, fino allo sprecatissimo “bianco” di Mad Men John Slattery. Soprattutto, si sente la mancanza di Mila Kunis, l'attrice preferita da noi orsacchiotti. Lo so che durante il periodo delle riprese era incinta, però era meglio aspettarla, anziché introdurre come nuova protagonista l'inutile Amanda Seyfried.


"Dici che dovrei denunciare Pensieri Cannibali perché mi insulta sempre?"
"Naaah, preferisco dimenticare facendomi un po'."

Caro Seth MacFarlane, io non ci sto. Non ci sto all'immagine superficiale e stereotipata da te proposta nella tua pellicola di noi orsetti. E soprattutto non ci sto all'assenza di Mila Kunis in Ted 2. Questo film senza di lei non s'aveva da fare.


"C'ha troppo ragione, 'sto sito, 'sto Pensieri Cazzari!"

Senza rancore, ma un pochino sì,
ti auguro un teneroso proseguimento di giornata.

Tuo,
Orsetto del cure
(voto 5+/10)

"Solo 5+?
Ma non capisce niente, quell'orsetto del culo!"

Inferno, e ho detto tutto

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La solita commedia - Inferno
(Italia 2015)
Regia: Francesco Mandelli, Fabrizio Biggio, Martino Ferro
Sceneggiatura: Francesco Mandelli, Fabrizio Biggio
Cast: Francesco Mandelli, Fabrizio Biggio, Tea Falco, Gianmarco Tognazzi, Marco Foschi, Giordano De Plano
Genere: infernale
Se ti piace guarda anche: I soliti idioti

Nel mezzo del cammin di mostra vita,
mi ritrovai per una pellicola oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Molto smarrita. E sì che a me il Nongio garbava parecchio, in passato. In quell'epoca in cui su Mtv oltre a lui c'era l'idolo Andrea Pezzi, il faro esistenziale Massimo Coppola, Camila Raznovich con quella sua fronte enorme, Giorgia Surina che faceva... boh, non so cosa, però lo faceva bene, Marco Maccarini con sulla testa la versione bionda della parrucca di Gullit, Kris & Kris Kristo Santo che bone, senza menzionare i video musicali. Ebbene sì. Una volta, su Mtv passavano i video musicali. Non ci credete, vero?
Quelli erano i bei tempi di Mtv, non come adesso dove ci sono 25 ore su 24 programmi reality finto documentaristici che fanno schifo. Non mi riferisco tanto a quelli di produzione americana, che sono in fondo ancora ancora guardabili, ma a quelli italiani. Passi Teen Mom, ma 16 anni e incinta - Italia è una roba allucinante. E il nuovo programma che trasmettono adesso nel preserale, Surfers, che merdaccia è? E cosa c'azzeccano con il surf 'sti 3 tizi che sembrano usciti da una pubblicità della Tim Tribù?


Così come col tempo è peggiorata Mtv, lo stesso è capitato al Nongio e a I soliti idioti. All'inizio divertenti, almeno presi a piccole dosi - o se non altro il mitico personaggio di Ruggero De Ceglie dai cazzo! - e poi presto diventati insopportabili, si vedano un primo film ancora quasi passabile e un secondo pessimo, o si veda la loro evitabilissima partecipazione all'ultimo Festival di Sanremo.
Adesso il Nongio Francesco Mandelli e il suo fido compagno Fabrizio Biggio hanno deciso di accantonare i personaggi dei soliti idioti e fare qualcosa di totalmente differente...
La solita commedia.

Vietato ridere.
Con questo film.

Ehm, ok. Mi sa che non hanno fatto qualcosa di poi molto diverso dal loro solito. Questa volta non ci saranno i personaggi di Father & Son, o i Tifosi, o Mamma esco, o le altre scenette celebri (?) dei Soliti Idioti, però la struttura è sempre la stessa.
Lo spunto di partenza del film, va detto, non sarebbe nemmeno troppo malvagio. L'idea è quella di aggiornare la Divina Commedia ai giorni nostri, gettando Dante Alighieri nell'infernale Milano da bere di oggi che ormai s'è bevuta pure il cervello. Almeno un'idea di base c'è. Diamo al Nongio quel che è del Nongio. Riguardo a come lo spunto è stato sviluppato, meglio invece stendere veli pietosi a ripetizione.
Il problema di questo film è che NON è un film. Va bene ispirarsi a pellicole a episodi come I nuovi mostri, così come anche se vogliamo a lavori come Amici miei e Fantozzi, però quella che n'è uscita fuori non è una pellicola vera. È solo una serie di sketch sfilacciati che ben poco hanno a che fare l'uno con l'altro, se non l'intento di ritrarre l'umanità grottesca abbondantemente presente nell'Italia attuale. Lo “sberleffo” di Nongio e Biggio è però del tutto innocuo. È una specie di versione all'acqua di rose e del tutto priva di uno sguardo autoriale de La grande bellezza.


La grande bruttezza messa in scena ne La solita commedia - Inferno non fa ridere e non fa riflettere e soprattutto non ha niente a che vedere con il cinema. Sempre meglio di un “film” di Paolo Ruffini, sia chiaro, però una serie di gag del genere andrebbero bene - al massimo - in un programma tv.
C'è comunque una chicca che rende questo lavoro uno scult totale. Non mi riferisco tanto al Nongio insopportabile in versione Dante Alighieri che cerca di tenere - vanamente - unite insieme le varie scenette di cui la pseudo pellicola è formata. Sto parlando di Tea Falco.


Già I soliti idioti sono odiatissimi e qui i due debuttano pure alla regia con l'aiuto del loro solito collaboratore Martino Ferro. La solita commedia - Inferno sfoggia però anche l'attrice più detestata e presa per il culo d'Italia, Tea Falco appunto, che qui interpreta una serie di personaggi multipli tra cui persino Gesù Cristo. Come commentare ciò, se non con una bestemmia?


Tea Falco io l'ho difesa per la sua performance in 1992, dove nella parte della milanese viziata con lo scazzo addosso e la parlata incomprensibile ci può anche stare. Qui in vesti comiche, o presunte tali, è però davvero indifendibile perfino per me e la sua interpretazione di Gesù è qualcosa che va oltre ogni livello di kitsch immaginabile.
Non credo ci sia nemmeno il bisogno, però per sicurezza ve lo dico lo stesso: lasciate ogni speranza, voi ch'intrate.
(voto 2/10)


Arturo, la variante commerciale del Greta Gerwig movie

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Arturo
(USA 2011)
Titolo originale: Arthur
Regia: Jason Winer
Sceneggiatura: Peter Baynham
Cast: Russell Brand, Greta Gerwig, Jennifer Garner, Helen Mirren, Nick Nolte, Luis Guzmán
Genere: englishman in New York
Se ti piace guarda anche: Non mi scaricare, In viaggio con una rock star, Il primo dei bugiardi

Questo è un post per soli stomaci forti. Se siete troppo sensibili, vi consiglio di non proseguire oltre nella lettura. Oggi vi racconterò infatti una storia tristissima, quella del povero sventurato protagonista del film Arturo. Preparate i fazzoletti.


Arturo è un mega milionario. Con la crisi ecomica che c’è oggi, cosa c’è di peggio di essere un mega milionario? Tutti ti guardano con disprezzo perché sei ricco e loro no. A ciò aggiungiamo il fatto che non è ricco per meriti suoi, ma per via della sua famiglia, e tutti lo guardano ancora peggio, dandogli del bamboccione e del Paris Hilton. Questo però non è ancora niente.
Arturo è un mega milionario che, per colmare l’assenza del padre e la mancanza di affetto della madre, sperpera i suoi soldi in tutti i modi possibili. Se la spassa un casino, ha tutte le ragazze che vuole, beve giorno e notte. Non è che beva roba scadente da quattro soldi, ma solo il meglio del meglio. Che vita dissoluta. Che vita triste. Altroché crisi greca. Non riuscite ad andare oltre? Il peggio deve ancora venire…

La madre costringe Arturo a sposare… Jennifer Garner.
Vi rendete conto? Jennifer Garner, che schifo! Immaginate passare tutta la vostra vita insieme a lei. Chiedete un po’ a Ben Affleck, quale inferno debba essere. Tra feste, alcool, Jennifer Garner, la vita di Arturo fa davvero pena. Mostrare qualcosa di così triste dovrebbe essere considerato immorale. Questo film è quasi ricattatorio, ti estorce le lacrime con la forza.

"Perché è finita con Ben Affleck?
Perché non voleva giocare a 50 sfumature di grigio insieme a me, ecco perché!"

Ma aspettate un momento… Arturo non è un dramma, è una commedia?!?
Siamo sicuri?
Ebbene sì. Arturoè una commedia romantica, di quelle virate al maschile. Una volta la protagonista di questo genere di storie era solitamente una fanciulla, ma oggi sono state sdoganate anche presso il pubblico macho o quasi.
Nelle intenzioni dei producers, Arturo rappresentava un po’ l’occasione per lanciare il britannico Russell Brand come nuovo re della commedia americana. Obiettivo fallito, vista la qualità non eccelsa della pellicola e soprattutto il suo flop ai botteghini. Il problema principale del film è proprio lui, Russell Brand, che invece dovrebbe rappresentare un punto di forza. Russell Brand prosegue qui nel suo solito personaggio, quello del tipo con uno spregiudicato stile di vita rock’n’roll, sessualmente molto disinibito e con un bicchiere, facciamo pure una bottiglia, sempre in mano. Un personaggio del genere l’avevamo già visto in Non mi scaricare, quindi in In viaggio con una rock star, poi nelle sue conduzioni agli Mtv Awards e in Arturo fondamentalmente Russell Brand fa di nuovo il… Russell Brand.


Per un po’, ma proprio per poco tempo, il Russell Brand può anche risultare simpatico. Poi stufa. Ne sa qualcosa anche Katy Perry, che ha avuto il pelo di sposarselo, però se non altro ha avuto la decenza di divorziare dopo appena un anno di matrimonio. Che è già tanto. E non credete alla storia che sia stato lui a lasciare lei perché – andiamo – chi può essere così scemo da lasciare quel bel paio di tettone?
Manco uno come Russell Brand!

"Ma quanto ce l'hai grosso!
L'ego, intendo."

A proposito di matrimoni, il suo personaggio nel film Arturo dicevamo che doveva sposarsi con Jennifer Garner, ormai tornata single dopo l'annuncio del divorzio da Ben Affleck, ma lui non vuole. Perché? Perché è scemo?
Sì, anche, ma soprattutto perché è innamorato di Greta Gerwig. E per questo mica è scemo.
Di recente è capitato anche a me, di innamorarmi di Greta Gerwig, grazie alla sua fantastica performance in Frances Ha, il film diretto da Noah Baumbach quando ancora sembrava bravo. Dopo quella visione, mi sono recuperato pure Lola Versus e addirittura questo Arturo, remake di un film del 1981 con Dudley Moore e Liza Minnelli, pur sapendo che poteva trattarsi di una porcata. Alla fine, non si è rivelato manco troppo porcata. Un po’ sì. È la solita romcom banale e prevedibile, con tanto di disgustoso messaggio anti-alcool, però qualcosa che funziona c’è. Innanzitutto Greta Gerwig, che presenta una variante commerciale del suo solito personaggio da indie-girl a metà strada tra Lena Dunham e Zooey Deschanel, qui in versione scrittrice sognatrice più dalle parti di Zooey Deschanel che di Lena Dunham. L’altra carta vincente è Helen Mirren, il premio Oscar Helen Mirren che nella parte della tata del protagonista bamboccione illumina la scena in più di un’occasione. E lo dico io che di solito non è che sia tutto 'sto fan di Helen Mirren.


Arturo è allora una commediola romantica e di crescita personale classicissima, che come pellicola comica non funziona per niente visto che le risate stanno in pratica a zero, complice l'umorismo già scaduto nel giro delle sue poche precedenti pellicole di Russell Brand. A renderla una visione accettabile sono allora i personaggi minori e soprattutto lei, Greta Gerwig, ormai sempre più eroina di Pensieri Cannibali. Eroina nel senso che crea una dipendenza come l’eroina.
E adesso che ho praticamente finito di recuperare tutti i film in cui compare, quelli in italiano e/o usciti con i sottotitoli almeno, compreso il semi-cult Damsels in Distress - Ragazze allo sbando, cosa faccio?
(voto 5/10)

"Perché ho accettato di girare questo film?
Che volete? Questi abiti hipster mica sono gratis..."

Ho ucciso il cinema americano

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Ho ucciso Napoleone
(Italia 2015)
Regia: Giorgia Farina
Sceneggiatura: Giorgia Farina, Federica Pontremoli
Cast: Micaela Ramazzotti, Libero De Rienzo, Elena Sofia Ricci, Adriano Giannini, Iaia Forte, Thony, Bebo Storti, Monica Nappo, Tommaso Ragno
Genere: bastardo
Se ti piace guarda anche: Smetto quando voglio, Amiche cattive, Il capitale umano, Crime d'amour, Passion

Prima di vedere questo film, avevo già un potenziale titolo pronto per il post: “Ho ucciso il cinema italiano”. Sono sempre molto fiducioso nei confronti dei film nostrani, lo so. Per fortuna che invece le pellicole made in Italy negli ultimi tempi non di rado mi sorprendono. In positivo, intendo. È capitato anche e soprattutto con questo Ho ucciso Napoleone. Con la mia solita scarsa propensione a esagerare, sono passato dall'idea di intitolare il post “Ho ucciso il cinema italiano” a quella di intitolarlo “Ho resuscitato il cinema italiano”. Alla fine mi sono trattenuto e ho deciso di scegliere come titolo...

Boh. Non lo so mica. In attesa che mi venga in mente un titolo geniale (ma quando mai?) dei miei, parliamo brevemente del film, senza spoilerare troppo. Ho ucciso Napoleone è una delle commedie più brillanti che mi sia capitato di vedere dai tempi di... Smetto quando voglio. Se c'è una pellicola che mi ha ricordato, è proprio quella. Sarà per la presenza del sempre valido Libero De Rienzo. O sarà per certi toni da pellicola bastarda come Crime d'amour (poi rifatto da Brian De Palma con il suo Passion), o di quelle commedie che negli Usa andavano forte alcuni anni fa. Quelle comedy dark stile Amiche cattive. Non a caso la pellicola d'esordio della promettentissima regista di Ho ucciso Napoleone, Giorgia Farina, era Amiche da morire. Tutto torna. Tutto ha un senso. Persino il titolo Ho ucciso Napoleone può sembrare campato per aria, invece trova all'interno della visione una sua spiegazione.

"Ma tu sai chi è questo Napoleone?"
"Mai sentito nominare prima."

Cos'ha di tanto speciale questo film?
Ha un ritmo indiavolato che bam bam bam procede senza un attimo di sosta. Non sarà Mad Max: Fury Road, però pure questo non preme quasi mai sul pedale del freno. La prima cosa bella della pellicola comunque è un'altra: Micaela Ramazzotti. Micaela Ramazzotti e il suo personaggio idolesco, Anita, una donna fredda, glaciale, maniaca del lavoro, che odia qualunque tipo di sentimentalismo e più in generale qualsiasi tipo di sentimento. Un vero e proprio pezzo di me... volevo dire di ghiaccio. Un pezzo di ghiaccio. E anche un pezzo di figa. Micaela Ramazzotti carica tantissimo il personaggio e il rischio di creare una macchietta o uno stereotipo vivente era alto. Alla fine ne esce invece vincente, essendo riuscita a dare un tocco di umanità a un personaggio così poco umano.


Ci si sta tanto a lamentare del cinema italiano, e certo che a volte mi ci metto io per primo, però un film come Ho ucciso Napoleone gli americani oggi se lo sognano. Se la sognano una pellicola così scoppiettante, capace di evitare le trappole del buonismo e con una sceneggiatura che, per carità, non sarà qualcosa di mai visto prima e avrà anche qualche passaggio non del tutto convincente, ma avvince dall'inizio alla fine. Una cosa che dovrei fare allora non è uccidere il cinema italiano, cui anzi dovrei cercare di dare maggiore fiducia in futuro, ma semmai uccidere il cinema americano.
Evvai che così ho anche trovato il titolo del post!
(voto 7/10)

Sei una spiona, sei una spiona!

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Spy
(USA 2015)
Regia: Paul Feig
Sceneggiatura: Paul Feig
Cast: Melissa McCarthy, Jude Law, Jason Statham, Rose Byrne, Peter Serafinowicz, Miranda Hart, Allison Janney, Morena Baccarin, Bobby Cannavale, Zach Woods, 50 Cent
Genere: spione
Se ti piace guarda anche: Kingsman - Secret Service, Austin Powers, Barely Lethal, Corpi da reato

Avete presente Morpheus di Matrix?
Sì, dai, quello ciccion... ehm, sovrappeso. Quello che fornisce le indicazioni al protagonista Neo a distanza, come se vedesse e sapesso tutto?
Ecco. Melissa McCarthy in Spy ha lo stesso compito. Dà indicazioni a distanza all'agente segreto Jude Law, una specie di versione ancora più figa di James Bond. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché non è stato preso Jude Law per fare 007 anziché l'inespressivo Daniel Craig?
Probabilmente perché James Bond DEVE essere inespressivo per contratto.

"Melissa, chi preferiresti farti: me o Daniel Craig?"
"Ma, guarda, io ve magnerei tutti e due."

Jude Law non sarà riuscito a ottenere la parte di James Bond, ma qui ne ha una analoga. Spy è un po' una versione comica delle spy stories alla 007, senza finire nella parodia pura alla Austin Powers, però riuscendo a essere comunque parecchio divertente. Se come action movie non è un granché e la vicenda spionistica e già vista, rivista, stravista e di più, a livello comico ci siamo decisamente. Spy è una delle più spassose visioni che vi potrà capitare di spiare quest'anno. Merito in primo luogo di una Melissa McCarthy decisamente scatenata. All'inizio è un incrocio tra il citato Morpheus e la tipa della serie Criminal Minds, quella che sta sempre al computer, quella cicciotell... ehm, leggermente sovrappeso: Penelope Garcia (l'attrice Kirsten Vangsness).

"Non sono sovrappeso.
Sono diversamente magra [Ho ucciso Napoleone cit.]."

A un certo punto, per una di quelle svoltone a sorpresa (si fa per dire) nella trama, Melissa McCarthy si troverà a dover entrare in azione e dimostrare di essere una spia vera e propria. Tra esilaranti cambi di look e inverosimili scene action, la McCarthy fa un figurone e in più è aiutata da una serie di personaggi “minori” che fanno il loro dovere alla grande e, a tratti, riescono a risultare persino più comici di lei.
Rose Byrne io come comica la adoro e sì che per una donna bella non è facile far ridere. Con questo non voglio dire che Melissa McCarthy, che riesce a essere divertente in maniera molto semplice e naturale, non sia bella. È bella a modo suo, diciamo. Non è bello ciò che bello, ecc... Sì, insomma, ci siamo capiti, no?
No? Va beh, lasciamo perdere. Rose Byrne in ogni caso è oggettivamente una di quelle bellezze da mascella calata stile The Mask. Nonostante questo, ha un talento comico esplosivo, già esibito in Le amiche della sposa, In viaggio con una rock star e Cattivi vicini, e qui ne dà ulteriore conferma nella parte della stronzissima glaciale donna d'affari mafiosetta dell'Est.


C'è poi Jason Statham nella parte dell'action hero esaltato alla Mr. James Ford che però finisce sono per risultare involontariamente ridicolo. Come il mio blogger rivale Mr. James Ford. Tra l'altro il personaggio di Jason Statham in questo film si chiama proprio... Ford. Sarà un caso?

"Hey, fermi un momento.
Con tutti i nomi che ci sono, mi devo chiamare proprio Ford?"

Il vero e proprio idolo del film comunque è Aldo, un agente inglese che si spaccia per un italiano maniaco sessuale e ci prova con qualunque cosa che respiri, Melissa McCarthy compresa. A interpretarlo troviamo tale Peter Serafinowicz, attore britannico di chiare origini dell'Est che per spacciarsi italiano non è proprio il massimo, però la sua parodia del romanaccio infoiato è così esagerata da risultare a suo modo irresistibile. E poi nemmeno troppo lontana dalla realtà.


Così come è decisamente irresistibile questo Spy tutto. Un film che, per carità, dà una fortissima sensazione di déjà vu. Soltanto tenendo conto delle ultime settimane ho visto un paio di pellicole piuttosto simili come Kingsman - Secret Service e Barely Lethal. A far dimenticare la mancanza totale di originalità ci pensa però un umorismo esplosivo, bello cattivello, in pieno stile Paul Feig, l'autore di Le amiche della sposa e Corpi da reato che come prossima sfida è stato chiamato a realizzare la nuova, e già discussa, versione al femminile di Ghostbusters. Se l'idea di un remake del cult movie anni '80 può far storcere parecchi nasi, io credo che Paul Feig in accoppiata con Melissa McCarthy in versione acchiappafantasmi una risata ce la potrà regalare ancora. Una risata, o anche molte, visto che questo Spy ha fatto toccare al risatometro parecchi picchi assoluti di questa altrimenti spesso triste e seriosa annata cinematografica.
(voto 6,5/10)

Il filmazzo della porta accanto

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Tra film che escono con colpevole ritardo, altri che dovevano uscire e poi sono stati rimandati, thrillerini senza troppe pretese, commediole più o meno romantiche e quant'altro, è un'altra tipica settimana di un'estate italiana. Edoardo Bennato e Gianna Nannini in questo caso non c'entrano, visto che si parla di Cinema. Anche se una rubrica co-condotta da me e dal mio blogger nemico Mr. James Ford con il Cinema può avere a che fare solo fino a un certo punto...

Il ragazzo della porta accanto
(dal 23 luglio)
"Gli occhialini non bastano per essere considerata hipster?
E allora mi metto pure a leggere Pensieri Cannibali, così può andare?"


Cannibal dice: Thrillerino estivo con protagonista Jennifer Lopez, che io in genere odio. Sarà massacrato da Pensieri Cannibali come un qualunque action sponsorizzato da Ford?
Nei prossimi giorni la risposta.
Ford dice: thriller estivo degno di un bel pomeriggio afoso da Italia Uno che a breve passerà dalle parti del Saloon.
Presumibilmente, sarà un massacro.
Fate pure le vostre scommesse.

Il fidanzato di mia sorella
(dal 22 luglio)
"Ford non mi ha mai sopportato???
Certo che quello ha davvero dei seri problemi..."

Cannibal dice: Pierce Brosnan non lo sopporto, un po' come James Ford. In questo film però c'è anche Jessica Alba, che invece la sopporto eccome. Per una visione estiva questa romcom a metà strada tra americanata e britannicità alla fine ci potrebbe quindi anche stare.
Ford dice: Brosnan non l'ho mai sopportato, e Jessica Alba, per quanto decisamente fornita di argomenti interessanti, neppure.
Salto dunque senza pietà neanche si trattasse di un film consigliato da Cannibal.

Cobain: Montage of Heck
(dal 22 luglio)
"A sentir parlare Ford m'è venuta voglia di suicidarmi.
Di nuovo."

Cannibal dice: Splendido documentario su Kurt Cobain già recensito e che finalmente dovrebbe - il condizionale è sempre d'obbligo - arrivare nei cinema italiani. Non perdetevelo!
Ford dice: documentario più che discreto dedicato alle gesta di una delle icone del rock più importanti e rivoluzionarie di sempre, che finalmente dovrebbe arrivare in sala. Personalmente, a prescindere dal giudizio tecnico, non ha fatto altro che accrescere la mia acredine rispetto a Cobain, ma una visione ci sta, eccome.

Il luogo delle ombre
(dal 23 luglio)
"Ford, entra pure.
Sei sempre il benvenuto a casa mia!"

Cannibal dice: Anton Yelchin ormai è dappertutto. Lo vedo ovunque e in qualunque genere di film. Questo tra l'altro è uno dei peggiori della sua carriera. Una porcatina fantasy che quindi a Ford probabilmente piacerà e che io invece avevo già stroncato qui.
Ford dice: film pseudo fantasy che non mi dice nulla e che non ho alcuna intenzione di recuperare, nemmeno preso dal peggior raptus di bisogno di neuroni spenti dell'estate. Lascio volentieri questo tipo di cose al mio "simpatico" antagonista.

Fuochi d'artificio in pieno giorno
(dal 23 luglio)
"Eh no!
Va bene tutto, ma beccarmi Ford pure al volante del taxi proprio no!"

Cannibal dice: Poliziesco cinese che sa di gran fordianata, ma che propone un mistero notevole. Il titolo originale “Bai Ri Yan Huo” tradotto significherà per davvero “Fuochi d'artificio in pieno giorno”, oppure i titolisti italiani a questo giro hanno preso delle droghe ancora più pesanti del solito?
Ford dice: nessuno mai verrà a capo del mistero della traduzione del titolo - il destino dei film cinesi sarà lo stesso di quelli anglofoni, rispetto agli adattamenti? -, ma tra le uscite del periodo vacanziero, sarà per collocazione geografica, sarà per il genere, è una di quelle che mi ispirano maggiormente.
Speriamo bene.

5 to 7, un film da vedere rigorosamente tra le 5 e le 7

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5 to 7
(USA 2014)
Regia: Victor Levin
Sceneggiatura: Victor Levin
Cast: Anton Yelchin, Bérénice Marlohe, Lambert Wilson, Olivia Thirlby, Frank Langella, Glenn Close, Jocelyn DeBoer, Eric Stoltz
Genere: romcom chic
Se ti piace guarda anche: Closer, Prima dell'alba, Cashback

Che film avete scelto di vedere, questa sera?
5 to 7?
Ottima scelta, complimenti! Siete delle persone davvero raffinate. Quindi cosa ci fate, qui su Pensieri Cannibali?
Hey, comunque, aspettate un momento: che ore sono?
Sono le 9:30 di sera?
Allora fermi: non potete guardarlo! Questo film va visto rigorosamente tra le 5 e le 7 del pomeriggio. Lo dice il titolo e lo ribadisce pure la pellicola stessa. E le regole, mai come in questo caso, vanno rispettate.

Perché questo film si chiama 5 to 7?
Perché la protagonista femminile, interpretata dalla splendida Bérénice Marlohe già ammirata in Skyfall, è una donna francese sposata con figli che vive negli Usa e ha una relazione adultera con un ragazzo più giovane. In pratica è l'apotesi della MILF suprema per eccellenza.


In Francia, a quanto pare, o almeno secondo gli americani, esiste un'espressione particolare per definire una relazione adultera: “Un cinq a sept”, una storia dalle 5 alle 7. Un orario serale in cui uno si trova un po' confuso ed è anche l'orario in cui, in epoche passate, si dava spazio a questo tipo di relazioni, che invece adesso capitano a tutte le ore. Essendo una tipa all'antica, per quanto libertina, Bérénice Marlohe per le sue scappatelle decide di rispettare quest'orario, che grande esempio di moralità!
E il ragazzo che si trova coinvolto in questa storia, che fa? Cosa deve fare uno quando si trova davanti a Bérénice Marlohe?
Si adegua, non c'è alternativa.

"Sta davvero piovendo in questa torrida estate?"
"Siamo per caso finiti dentro a un film di fantascienza?"

Il ragazzo in questione è l'uomo più fortunello del mondo: Anton Yelchin. Dopo essersi fatto innumerevoli sventole nei suoi film precedenti, dico solo Ashley Greene + Alexandra Daddario in Burying the Ex, qui si trova ad avere a che fare con Bérénice Marlohe, con cui inizia una relazione adultera particolare. Tutto avviene infatti alla luce del sole. Il marito, che a sua volta ha un'amante fissa, sa tutto della loro storia. Diventa persino suo amico. Com'è possibile una cosa del genere?
Come dice anche Anton Yelchin nel film: i francesi sono davvero delle persone strane.

"Potrei lasciarti perché mi tradisci...
Naaah, sei troppo figa. Ti perdono immediatamente!"

La pellicola è una romcom sui generis, per lo meno per gli standard americani, e ha una raffinatezza molto francese. Sembra di essere in uno spot della Dior con Natalie Portman girato da Sofia Coppola. A tratti è difficile capire quanto il film sia realmente chic, e quanto lo sia solo per finta. In ogni caso il risultato è parecchio elegante, sensuale in una maniera non sfacciata, a tratti comico ma in una maniera mai spudorata o volgare e per di più romantico però senza smancerie. Un film che gioca in bilico su equilibri delicati, così come sugli stereotipi della cultura francese a confronto con quella yankee. Non tutto funziona alla perfezione: tra film di Truffaut, baguette e vini l'immagine della francesità che ne esce è persino esagerata, qualche personaggio come i due genitori di Anton Yelchin interpretati da Frank Langella e Glenn Close è leggermente macchiettistico e la colonna sonora è caruccia però poteva dare di più. Nonostante ciò, la pellicola ha fascino da vendere. Merito di una Bérénice Marlohe fantastique e di un Anton Yelchin parecchio in parte come giovane aspirante scrittore che cade nella “trappola” della MILFona francese.

"Facevi tanto la raffinata, ma lo sapevo che sotto sotto eri una mistress sadomaso da 50 sfumature di grigio..."

Più che una vicenda realistica vera e propria, un sogno erotico che si trasforma in realtà, ma che è condotto dal regista esordiente Victor Levin con grande grazia. Una delle migliori pellicole sentimentali in cui possiate imbattervi che, pur con qualche difettuccio, riesce a non cadere nelle solite trappole delle romcom a stelle e strisce e sembra più che altro una pellicola francese. O una pellicola americana però con un tocco europeo, come la trilogia di Richard Linklater iniziata con Prima dell'alba. Una visione leggera, divertente, intelligente e con un finale da applausi e pure da lacrimuccia.
Unico avvertimento: dovete guardarlo tra le 5 e le 7, perché è un'ora serale in cui uno si trova un po' confuso ed è lo stato migliore per vederlo. Inoltre, la regola è quella e, per chi non rispetta le regole, il gioco finisce.
(per il voto vado invece contro le regole e vado pure oltre il sette: 7+/10)

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