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The Pyramid - La pirlamide

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La piramide
(USA 2014)
Titolo originale: The Pyramid
Regia: Grégory Levasseur
Sceneggiatura: Daniel Meersand, Nick Simon
Cast: Ashley Hinshaw, Denis O'Hare, James Buckley, Christa Nicola, Amir K, Faycal Attougui
Genere: spaventoso
Se ti piace guarda anche: The Blair Witch Project, The Descent - Discesa nelle tenebre, La stirpe del male

Ci son due coccodrilli ed un orango tango...

Ah no, scusate. Ho sbagliato l'attacco.
Volevo dire che ci son due... cose che non sopporto. Matteo Salvini e la canzone El Mismo Sol?
Sì anche ma, limitandoci al campo del cinema horror, o pseudo cinema horror, ci sono due cose in particolare che non sopporto:
1) I mockumentary
2) I film claustrofobici ambientati in ambienti chiusi


"Ma non potevamo andare in spiaggia a Sharm el-Sheikh,
invece di finire dentro una piramide?"

Cosa può aver scelto di vedere un masochista come me se non un horror mockumentary claustrofobico ambientato quasi interamente all'interno di una piramide come La piramide?
It's no surprise to me, I am my own worst enemy, come cantavano i Lit in una celebre (?) canzone anni '90.



Provo un odio profondo nei confronti di me stesso e ogni tanto mi devo punire.
No, non fate subito i tragici. Non mi faccio i tagli alle vene. Non sono un emo. Non più, almeno. La moda degli emo è tramontata insieme a Myspace, ovvero molti anni fa. A dire il vero nemmeno troppi anni fa, però da Myspace all'epoca di Facebook e Twitter sembra passato tanto quanto il periodo degli antichi egizi.
Non sono un emo, ma per farmi del male a volte scelgo volontariamente di ascoltare della musica che mi fa schifo, come El mismo sol, oppure guardare delle pellicole che so già detesterò.

"Possibile che la sceneggiatura faccia così pena? Fammi controllare..."

The Pyramid aveva tutte le carte in regola per farmi girare le scatole, visto che come detto è un mix letale tra finto documentario, per di più “found footage”, e claustrofia più totale. Il risultato è se possibile ancora peggiore di quanto mi immaginassi. A rendere vagamente guardabile il tutto non ci riesce nemmeno la presenza di una fighetta come Ashley Hinshaw, biondina già vista nei film About Cherry e Chronicle e nelle serie tv True Blood e True Detective 2 (dove è l'attricetta che fa finire nei guai Taylor Kitsch). E se manco Ashley Hinshaw riesce a rendere guardabile un film, vuol dire che quel film è una vera schifezza.

"Il regista di questo film è così vergognoso che non mi ha manco obbligata a mostrare le tette. Dico: ma è possibile?"

The Pyramid è pessimo sotto tutti i punti di vista. Non riesce a regalare manco mezzo personaggio vagamente interessante. Non riesce a infilare nella sua per fortuna non eccessiva durata nemmeno una battuta o un momento divertente. Non fa paura per niente. Cioè sì, fa paura a livello qualitativo, visto che è girato malamente e presenta dei mostri e degli effetti speciali ridicoli, però di brividi non ne regala. La sua idea di horror è quella di presentare rumori o presenze mostruose all'improvviso. Il solito effetto BUUUUUUUUUUUU! che è uno degli stratagemmi più fastidiosi, oltre che abusati, che ci possano essere in una pellicola dell'orrore e che è genialmente preso per il culo da Ti West in The Innkeepers.
Al tutto aggiungiamo pure una componente avventuoroso-storica, con qualche storiella sugli antichi egizi che vorrebbe regalare un'alone di mistero e invece fa solo ridere i polli, e la pirlamide è completa. Una delle visioni più noiose, fastidiose e irritanti dell'anno. Che la maledizione di Tutankhamon possa calare su chiunque abbia creato un film del genere.
(voto 3-/10)


The Wedding Ringer - Un film in affitto, se avete proprio dei soldi da buttare

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The Wedding Ringer - Un testimone in affitto
(USA 2015)
Regia: Jeremy Garelick
Sceneggiatura: Jeremy Garelick
Cast: Josh Gad, Kevin Hart, Kaley Cuoco-Sweeting, Olivia Thirlby, Jorge Garcia, Dan Gill, Affion Crockett, Alan Ritchson, Mimi Rogers, Ken Howard, Josh Peck, Nicky Whelan
Genere: romcom al maschile
Se ti piace guarda anche: 2 single a nozze,Una notte da leoni, Duri si diventa, Non mi scaricare, Il matrimonio del mio migliore amico

Qual è il più grande errore che un uomo può commettere nella sua vita?

Sposarsi, esatto. Lo so, era facile, ma un applauso va a chi ci ha impiegato meno di 2 secondi per rispondere. Se non volete perdere la vostra indipendenza, la vostra vera identità, la vostra felicità, non fatelo. Non sposatevi. Un motivo in più ve lo fornisce il film The Wedding Ringer - Un testimone in affitto.
The Wedding Ringer? Ma che è? Sarà mica l'ennesima commediola al femminile inno al matrimonio, di quelle che potrebbe obbligarvi a vedere vostra moglie (nel caso abbiate commesso l'errore più grande)?

Nah, questa volta avete sbagliato.
Non c'è Katherine Heigl. Non c'è Kate Hudson. Non c'è Meg Ryan (anche perché ormai sembra una mummia). E, incredibile ma vero, non c'è nemmeno Juliona Roberts. Questo sì, è un film sul matrimonio, ma è un film al maschile sul matrimonio e quindi un film anti-matrimonio. I protagonisti sono infatti una coppia di uomini...


Nah, sbagliato anche questa volta: non è un film sulle nozze gay. È un buddy movie incentrato sull'amicizia tra due uomini e non parlo di friends with benefits. Amicizia e basta. Come in tutti i buddy movie che si rispettino, abbiamo due personaggi agli antipodi tra di loro, ma che in fondo qualcosa in comune ce l'hanno. Da una parte abbiamo Josh Gad, attore che vorrebbe essere il nuovo Jack Black nella parte di un tipo grassottello, sfigatello, senza amici, che inspiegabilmente si sta per sposare con la biondazza bonazza Kaley Cuoco. Perché?
Nessuno lo sa. Forse perché Kaley Cuoco, come Big Bang Theory dimostra, ha una passione per i nerd...
nella finzione. Nella realtà, cari nerd in ascolto mettetevi il cuore in pace: Kaley Cuoco non è sposata con uno di voi, bensì con l'aitante tennista Ryan Sweeting.


Dall'altra parte abbiamo Kevin Hart, appena visto in Duri si diventa, attore che vorrebbe essere il nuovo Eddie Murphy, nella parte di un tipo figo, che si sa adattare a ogni tipo di situazione e che di professione fa il testimone di nozze a pagamento. Esiste davvero una professione del genere?
Se volete una ragione in più per non sposarvi, eccone una valida: la difficoltà nello scegliere i testimoni di nozze. Nel caso abbiate tanti amici intimi, preferirne uno piuttosto che un altro potrebbe portare alla fine di qualche amicizia. Nel caso invece non abbiate nessuno tra cui scegliere, come nel caso del protagonista di questo film, siete fregati. A meno che non abbiate un sacco di soldi da spendere, proprio come il protagonista del film. Ed ecco spiegato perché si sposa con una biondazza bonazza come Kaley Cuoco.

"Tesoro, mi rispieghi perché ti sto per sposare, che l'ho dimenticato?"
"Ma è già la decima volta. Solo oggi."

Josh Gad “affitta” Kevin Hart come suo testimone di nozze e insieme a lui acquista anche il pacchetto completo con altri 7 finti amici, una serie di casi umani tra cui si nota Jorge Garcia, ovvero Hurley di Lost. Il suo personaggio sembra del tutto inutile e per l'intera durata del film uno si chiede: “Ma perché l'hanno preso, se non gli fanno dire neanche una battuta e non gli fanno fare niente?”. Aspettate, cari fan di Lost, perché l'ultima scena vale l'attesa.

In pratica, The Wedding Ringer è un buddy movie e anche una versione al maschile di una romcom matrimoniale. Un po' un mix tra Il matrimonio del mio migliore amico e Una notte da leoni, con in più una manciata di 2 single a nozze e un pizzico di Pretty Woman, visto che Kevin Hart ha il ruolo del “puttano” che si vende per soldi.

"E questa cosa diavolo sarebbe?"
"E' la scena di divertimento folle in stile Una notte da leoni. Immancabile in ogni romcom al maschile che si rispetti."
"Ed è normale che non sia per niente divertente?"

La trama è assolutamente prevedibile, la coppia di protagonisti funziona abbastanza ma non al 100%, si ride poco perché i momenti più estremi, quelli che vorrebbero essere i più esilaranti, sono in realtà delle minchiatone, i personaggi minori sono delle macchiette che si sarebbero potute sfruttare meglio e tutto ha il sapore di già visto. Eppure il filmetto, pur con tutti i suoi limiti, si lascia guardare (abbastanza) volentieri e come visione estiva è più o meno accettabile. Come bonus, offre pure una preziosa lezione di vita. Se siete una donna il matrimonio sì, ci può anche stare. Se siete un uomo invece no: mai sposarsi. Mai.
(voto 5+/10)



Si intitola Bella dolce baby sitter, ma non è un porno

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Bella dolce baby sitter
(Film tv 2014)
Titolo originale: Nanny Cam
Rete americana: Lifetime
Rete italiana: Rai 2
Regia: Nancy Leopardi
Sceneggiatura: Brian McAuley
Cast: India Eisley, Laura Allen, Cam Gigandet, Farrah Mackenzie, Carol Herman, Renée Felice Smith
Genere: baby sitter
Se ti piace guarda anche: Babysitter... un thriller, Babysitter Wanted, Il ragazzo della porta accanto, La mia peggiore amica, Lolita

Quante possibilità ci sono che io non guardi un film intitolato “Bella dolce baby sitter”?
Ditemelo voi...
Esatto, lo 0%.

Purtroppo, non si tratta di un pornazzo. È un film vero e proprio...
A dirla tutta, no. È un film tv. E non parlo di un film tv della HBO che può essere considerato al pari, o anche meglio, di una pellicola per il cinema. Parlo di una produzione di Lifetime, uno dei network più scandalosi d'America, anche se ultimamente si è un po' ripreso grazie alla serie guilty pleasure dell'estate UnREAL. In più, questo thrillerino è passato pure dalle nostre parti, in una serata ad alta tensione (si fa per dire) di Rai 2.

Per una volta il titolo italiano è davvero geniale. Volete mettere Bella dolce baby sitter in confronto all'originale Nanny Cam?
Come suggerisce la denominazione nostrana, la pellicola racconta di una bella (sì, insomma, abbastanza) e dolce (ma anche no) baby sitter. Una teenager che viene ingaggiata da una giovane coppia per badare alla figlioletta, dopo che la precedente baby sitter aveva dato segnali di demenza senile. È vero che aveva 120 anni per gamba, ma chi l'avrebbe mai potuto immaginare?


Fatto sta che, una volta spedita in pensione la vecchia (in tutti i sensi) baby sitter, il paparino decide di ingaggiarne una nuova, “leggermente” più giovane e figa. A interpretare la baby sitter gnocchetta c'è India Eisley, che già si era segnalata come sorellina di Shailene Woodley in La vita segreta di una teenager americana, serie pessima però dal cast interessante. Personalmente preferisco nettamente Shailene, ma pure questa India Eisley ha il suo perché. Sebbene un po' più di espressività e di voglia di vivere non le farebbe troppo male. Solo perché ha la parte della baby sitter psicopatica, non vuol dire che deve avere per tutto il tempo lo sguardo perso nel vuoto.


Se la giovane India non è il massimo della recitazione, anzi è a mala pena il minimo della recitazione, il resto del cast sempre di stampo televisivo se la cava ancora peggio. Cam Gigandet (visto nelle serie The O.C. e Reckless) nei panni del giovane padre non convince manco per sbaglio e la bionda Laura Allen (vista nelle serie Dirt, Ravenswood e The 4400) è davvero atroce nei panni della teen mom gelosa per l'arrivo della nuova baby sitter zoccoletta. Gelosa al punto da piazzare in casa della "nanny cam", ovvero delle telecamere nascoste, come quelle imboscate dentro gli orsetti di peluche, usate in genere per spiare proprio le tate. E da qui arriva il titolo originale, meno affascinante rispetto a quello italiano, del film.


Peccato perché, se si va oltre a una regia pessima e a livelli di recitazione da denuncia, la pellicola come thrillerino estivo non funziona troppo male e, nella parte finale, riserva anche qualche svolta nient'affatto malvagia. Il film, o meglio il film tv, riesce comunque a farsi guardare e rinnova la tradizione dei “baby sitter movies”, che d'estate ci sta sempre bene. Quelle pellicolette la cui strada è stata aperta dall'odiosa Mary Poppins e che poi hanno preso sempre più una piega orientata verso il thrillerino soft-erotico interpretato da giovani Lolite come Alicia Silverstone in Babysitter... un thriller (un'altra perla regalataci dai titolisti italiani), o Sarah Thompson nell'horror Babysitter Wanted.
Per gli appassionati di cinema, questo è quindi un film tranquillamente evitabile. Per tutti gli appassionati del genere baby sitter, il recupero è invece d'obbligo. Sempre che esistano appassionati di questo tipo a parte me, che vorrei avere dei figli soltanto per poter assumere una baby sitter.
(voto 4,5/10)

"Uh, meno male! Abbiamo scampato un votaccio."
"Perché, 4,5 ti sembra un bel voto?"

Il ragazzo della porca accanto

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Il ragazzo della porta accanto
(USA 2015)
Titolo originale: The Boy Next Door
Regia: Rob Cohen
Sceneggiatura: Barbara Curry
Cast: Jennifer Lopez, Ryan Guzman, John Corbett, Kristin Chenoweth, Ian Nelson, Lexi Atkins
Genere: thrillerino estivo
Se ti piace guarda anche: Attrazione fatale, The Guest, Via dall'incubo, Pretty Little Liars, Swimfan, Bella dolce baby sitter

Tra i miei film guilty pleasure preferiti, oltre alle pellicole adolescenziali, ci sono anche i thrillerini sugli stalker. Li trovo perfetti per una visione estiva. Non tanto per la tensione. Visto uno, visti tutti e quindi sai che tensione. Più che altro li trovo divertenti, quasi si trattasse di film comici. E più lo stalker di turno è pazzo in un assurdo stereotipato modo, più le risate sono garantite. Da questo punto di vista, Il ragazzo della porta accanto è uno dei guilty pleasure più goduriosi dell'estate. Con goduriosi non mi riferisco allo scenone di sesso che vede protagonista Jennifer Lopez e che tra l'altro non è la solita scena patinata che si vede in questo genere di pellicole, quanto una cosa parecchio esplicita che ci starebbe bene in una serie via cavo americana. O nell'italiana 1992. J.Lo sarà anche considerata una bomba sexy da mezzo mondo, o magari anche dal mondo intero, ma a me non dice proprio niente. Se me la trovassi davanti nuda, forse le direi: “Pussa via, pussy”.
Forse.

"J.Lo, in questa foto appari vestita!
Come mai, ti senti poco bene?"

Il ragazzo della porta accanto è godurioso perché è un thriller talmente scemo e prevedibile e banale e scontato e telefonato e già visto e chi più ne ha più ne metta che proprio per questo è una visione d'intrattenimento ideale. Per quanto sia un film su un pericoloso psycopatico stalker, è una pellicola a suo modo rassicurante. È come quando Joey Potter va a casa di Dawson a vedere E.T. l'extra-terrestre: ci va per guardare qualcosa di cui conosce già il finale. Anche se non l'hai ancora visto, questo Il ragazzo della porta accanto sai già come andrà a finire. E per una volta va bene così. D'altra parte da una pellicola con Jenny from the block non puoi pretendere mica qualcosa di rivoluzionario. Che poi Jennifer Lopez in questo film recita male, però in una maniera meno cagnesca del solito e questo, signori e signore, è il più bel complimento che possa uscire dalla mia bocca sull'attrice (?) e cantante (?) di origini porcorican... ehm, portoricane.


Per quanto J.Lo in versione MILF da combattimento non offra una delle peggiori prove recitative dell'anno, e per me questa è una sorpresona del tutto inaspettata, il vero punto di forza del film sta nel protagonista maschile. Il giovane toy boy Ryan Guzman si era già visto in un piccolo ruolo in Pretty Little Liars, la serie simbolo supremo del genere stalking. Qui ne Il ragazzo della porta accanto il Guzman ci regala uno degli stalker più stalker di sempre. Una roba che al confronto Glenn Close in Attrazione fatale era una persona equilibrata e ragionevole. Il suo personaggio è talmente sopra le righe che per certi versi mi ha ricordato il mitico protagonista di The Guest. Non raggiunge certo i suoi livelli di idolosità, però di follia sì. L'interpretazione di Ryan Guzman poi è così carica ed eccessiva da risultare dannatamente efficace. Ridicola, ma efficace.

"J.Lo, conosco tutte le tue canzoni a memoria!"
"Certo che sei proprio psicopatico, ragazzo mio."

Il ragazzo della porta accanto è quindi il filmetto della porta accanto. Una visione più comica che gialla che ti svolta la serata. È come quei thrillerini anni '80/'90. Quelli come La mia peggiore amica con Drew Barrymore o Rivelazioni con Demi Moore o Babysitter... un thriller con Alicia Silverstone, o ancora il recente Bella dolce baby sitter, in cui di solito la psicopatica di turno era una lei, qui invece abbia un giovincello alle prese con una MILF. Segno dei tempi che cambiano. Ormai non è più solo l'uomo che affronta la crisi di mezza età in stile American Beauty, ma anche la donna, Gabrielle Solis docet. Questo film è una specie di evoluzione della storia tra Eva Longoria e il suo giardiniere nella serie tv Desperate Housewives virato in chiave stalker-thriller.
Persino i film brutti hanno una loro dignità e questo Il ragazzo della porta accanto, grazie anche al ritmo sostenuto offerto dal regista Rob Cohen (quello del primo insuperabile Fast and Furious) a suo modo nel suo tragicomico modo funziona. Persino per un anti-J.Lo come me.
(voto 6+/10)

"Hai davvero comprato il mio ultimo disco???
Questo è troppo. Io chiamo la polizia!"

Com'è Comet?

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Comet
(USA 2014)
Regia: Sam Esmail
Sceneggiatura: Sam Esmail
Cast: Justin Long, Emmy Rossum, Eric Winter, Kayla Servi
Genere: romantico
Se ti piace guarda anche: Se mi lasci ti cancello, (500) giorni insieme, Amore a mille... miglia

Com'è Comet?
Comet volete che sia?
È un film di Sam Esmail, quindi è una figata.

Non sapete chi è Sam Esmail?
Davvero non sapete chi è Sam Esmail?
In che universo parallelo vivete?

Beh, in questo universo in cui stiamo noi comunque è piuttosto normale. Manco io che di solito so tutto (lo dico molto modestamente, sia inteso) sapevo chi fosse, fino ad appena poche settimane fa. Poi è arrivata la folgorazione. Mr. Robot. La serie tv rivelazione dell'estate. Una novità che va in onda negli USA su USA Network, un network statunitense (l'avreste mai detto?) che di solito non è che proponga tutte 'ste figatone di telefilm. Mr. Robot riesce però fin da subito a catturare l'attenzione. È qualcosa di diverso dal resto della roba in programmazione. È qualcosa di folle, di visionario, di allucinato, di sovversivo, oserei dire. Una bomba.

Oltre a essere l'autore di Mr. Robot, Sam Esmail ha appena debuttato anche al cinema. Con cinema non intendo i cinema italiani, dove probabilmente non uscirà mai o, se va bene, arriverà nel giro di un paio di anni o magari di millenni. Comet è la pellicola d'esordio di Sam Esmail come regista e sceneggiatore e com'è?


Ve l'ho detto: è una figata. Prendete Se mi lasci ti cancello e (500) giorni insieme, ovvero due delle migliori pellicole romantiche di tutti i tempi e di tutti gli universi conosciuti, e frullatele insieme. Non immaginatevi però uno sterile mashup di queste due pellicole. I riferimenti ci sono, così come la struttura temporale e il modo di raccontare una storia d'amore come se fosse un flusso continuo in cui passato, presente e futuro diventano un tutt'uno. Eppure Comet riesce a essere una pellicola dannatamente personale. Merito dell'alchimia che si crea tra i due personaggi. Un Justin Long finalmente e miracolosamente espressivo! E una Emmy Rossum che – va beh – lei che fosse brava lo sapevano già tutti gli spettatori della serie Shameless, però al cinema non è che avesse mai fatto un'interpretazione degna della sua Fiona Gallagher televisiva. Invece qua la fa. Uh, se la fa.

"Ma che razza di capelli c'ho?"

Il grande, enorme, mastodontico pregio principale del film comunque è un altro: i dialoghi. Se in Mr. Robot a colpire nel segno sono più che altro i monologhi del protagonista, qui a farla da padrone sono i dialoghi, i migliori sentiti quest'anno. Dall'inizio alla fine, è un tripudio di dialoghi scritti alla grande che iscrivono il nome di Sam Esmail nel ristretto elenco degli sceneggiatori più talentosi e brillanti in circolazione.

Volete un esempio?
Ecco uno dei dialoghi più incredibili del film.
"Piacere."
"Piacere mio."
Che dialogo, gente. Che dialogo!


In più, oltre a dialoghi fantasmagorici, Esmail come fosse un equilibrista riesce a destreggiarsi attraverso vari piani temporali senza incasinare tutto. Nonostante si muova in continuazione avanti e indietro nel tempo, Comet è un film del tutto comprensibile. Una pellicola complessa, ma semplice nella sua complessità.


Non sapete ancora chi è Sam Esmail?
Dopo aver visto la serie Mr. Robot e il film Comet lo saprete. Lo saprete eccome. E sono pronto a scommettere non dico tutti i miei averi, ma almeno 10 euri, che al momento a ben vedere sono all'incirca tutti i miei averi, che nel giro di qualche annetto il suo nome diventerà parecchio conosciuto, anche in questo universo. Ai livelli di un Quentin Tarantino magari no. Ai livelli di un Joss Whedon o di una Shonda Rhimes però dico di sì. Certo, a meno che non si riveli una cometa, destinata a brillare nel cielo di Hollywood soltanto per pochi fugaci istanti.
(voto 7,5/10)

Kristy, che film!

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Settimana clamorosamente interessante, questa, per le uscite cinematografiche.
Tra un potenziale blockbusterone niente male come Pixels, una pellicola sci-fi autoriale e un recupero horror piuttosto intrigante, l'unica perplessità sembra riguardare Nicolas Cage.
Oltre al Nicolas Cage della blogosfera, il co-conduttore di questa rubrica Mr. James Ford.

Left Behind - La profezia
(dal 29 luglio)
"Prometto un parrucchino omaggio...
a tutti coloro che avranno il coraggio di salire su un aereo da me pilotato."


Cannibal dice: Questo me lo vedo. Nicolas Cage di filmacci ne gira tanti e per lo più cerco di evitarli, ma Left Behind si preannuncia come una porcata aporcalittica di proporzioni davvero notevoli. La mia profezia è che potrebbe rivelarsi una delle visioni più trash e involontariamente divertenti dell'anno, come la lettura di un post serioso di WhiteRussian. Dunque a suo modo imperdibile.
Ford dice: Cage, come si sa, è sempre un idolo al Saloon, specie quando si dedica a schifezze annunciate come questa. In attesa di Sharknado 3, direi che Left behind si presenta come uno dei must see del trash dell'estate.

Pixels
(dal 29 luglio)
"Ford, sarai anche grande e grosso, ma ti faccio fuori lo stesso!"

Cannibal dice: Chris Columbus è un regista cui sono molto affezionato, almeno prima che facesse la saghetta di Harry Potter. Mamma, ho perso l'aereo, Nemiche amiche, Tutto quella notte e Mrs. Doubtfire sono pellicole per tutta la famiglia, senza però essere delle pessime bambinate. Questo nuovo Pixels sembra una commedia fantascientifica dal sapore molto 80s che potrebbe rivelarsi un nuovo piccolo cult del regista e, chissà, potrebbe persino mettere d'accordo me e quel faccia da pixel di Ford.
Ford dice: Columbus è un regista che ha fatto parte della mia infanzia ed adolescenza, l'atmosfera eighties pare essere sempre più presente rispetto alle influenze nel Cinema attuale, dunque una chance a questo Pixels ci sta tutta. In barba alle differenze di risultato, in fondo, gli anni ottanta hanno influenzato in egual misura perfino il sottoscritto e Peppa Kid.

Ex Machina
(dal 30 luglio)
"Posso confidarti un segreto? Se è un film consigliato da Ford, evitalo."
"Ma perché me lo dici in un orecchio? Ormai è una cosa che sanno già tutti!"

Cannibal dice: Film già visto e con una recensione tenuta in caldo da diverse settimane...
Anche se mi sa che con questo caldo potrebbe ormai essersi pure sciolta.
Ford dice: consigliatissimo da amici e lettori, Ex machina è passato sugli schermi del Saloon già da un po', in attesa del momento giusto e dell'uscita in sala qui nella Terra dei cachi per parlarne.
Sarà delusione o cult?
E più che altro, riuscirà a far litigare come si conviene i due rivali più rivali della blogosfera?

Kristy
(dal 30 luglio)
"Scusa, perché vai in giro conciata così?"
"Per non essere assalita dai fan di Twilight come Cannibal Kid."
"Ah ok, ti capisco."

Cannibal dice: Kristo, certo che la programmazione cinematografica italiana è fresca quanto il clima di questi giorni. Pure questo film è già passato da diversi mesi tra le mie visioni, e persino tra quelle di quella lumaca di Ford. Fossi in chi stabilisce le uscite nelle nostra sale, comincerei a preoccuparmi per davvero.
Ford dice: curioso decidere di programmare un film ambientato il Giorno del Ringraziamento ed uscito da più di un anno per il pieno dell'estate, ma i distributori italiani non mi stupiscono più.
Detto questo, una visione questo Kristy la vale, dunque, se potete, recuperatelo.

Cannibal Music - I dischi di luglio 2015

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Non solo tormentoni, più o meno piacevoli. D'estate c'è spazio anche per qualche album, anche in questo caso più o meno piacevoli. Eccone alcuni passati nel corso dell'ultimo caldissimo mese qui dalle parti di Pensieri Cannibali.

Chemical Brothers “Born in the Echoes”

I fratellini chimici sono tornati e questa è sempre una buona notizia. Se poi sono anche in ottima forma, ancora meglio. La loro popolarità negli ultimi tempi era in calo, eppure i due dj nerd hanno tirato fuori della grande musica pure di recente, come il loro precedente sottovalutato album “Further”, la colonna sonora bomba dell'action movie atipico Hanna e quella figata di brano di “Don't Think” suonata nella scena in disco de Il cigno nero. A mancare loro era quindi solo una cosa: la hit buona per le radio e per i club come quelle del passato, da “Hey Boy Hey Girl” a “Galvanize”, ma ecco che con “Go” l'hanno tirata fuori di nuovo.
Il resto del programma di “Born in the Echoes” presenta qualche altro pezzo piuttosto accessibile, come la ballad “Wide Open” cantata da Beck, ma per lo più è un viaggio elettronico tirato e allucinato, un trip electro-psichedelico in cui affiorano echi del passato (“I'll See You There” è la nuova “Let Forever Be” che era la nuova “Setting Sun” che era la nuova “Tomorrow Never Knows”), però guardando sempre al futuro. E intanto pure il presente non è niente male.
(voto 7/10)



Tame Impala “Currents”

Da un trip psichedelico, a un altro trip psichedelico.
Il viaggio prosegue con gli australiani Tame Impala, che propongono un suono meno elettronico e più virato verso la psichedelia rock de 'na vorta rispetto ai Chemical Bros. Senza per questo mancare pure loro di far ballare, basti sentire la sculettante “Let It Happen” posta in apertura, che ha un tiro molto Disco, molto Daft Punk. Il resto del programma prosegue tra atmosfere oniriche e ballatone splendide come “Yes I'm Changing” e “'Cause I'm a Man”, che rievocano lo spettro di “Playground Love” degli Air. I fan del lato più rock'n'roll dei Tame Impala rimarranno magari un po' delusi, però è davvero dura restare delusi da un discone del genere.
(voto 7,5/10)



Years & Years “Communion”

Gli Years & Years sono la band di Olly Alexander, giovane cantante e attore visto nel delizioso indie-musical God Help the Girl, in Posh, nella serie Skins e pure in una particina in Enter the Void. Ancor prima della pubblicazione dell'album d'esordio, gli Years & Years hanno piazzato la canzone “King” al primo posto della classifica britannica e si sono aggiudicati il prestigioso award BBC Sound of 2015, un premio assegnato agli artisti più promettenti dell'anno andato in passato anche ad Adele, tanto per dire.
L'hype intorno al loro disco di debutto era quindi altissimo e gli Years & Years con la loro Prima Comunione non hanno deluso le attese. “Communion” è l'anello di congiunzione ideale tra electro-pop anni 80 paraculo e moderne sonorità elettroniche post-radioheadiane, qualunque cosa queste parole senza senso possano significare. Il risultato è semplicemente una serie di grandi canzoni, immediate eppure capaci di crescere con gli ascolti, dei piccoli gioiellini pop da “Take Shelter” a “Eyes Shut” e “Ties”.
La loro Prima Comunione non poteva allora essere migliore. E chissà cosa combineranno quando saranno grandi abbastanza per fare la Cresima.
(voto 7,5/10)



Wolf Alice “My Love Is Cool”

La rivista musicale britannica NME con la sua consueta sobrietà alla Pensieri Cannibali ha definito “My Love Is Cool” dei Wolf Alice “the debut of the decade so far”, il migliore disco d'esordio della decade fino ad ora.
Esagerati?
Chissà, può darsi. L'album di debutto della indie-rock band Wolf Alice è comunque un giro nel paese delle meraviglie che vale la pena affrontare. Se fosse uscito negli anni '90, quando il rock al femminile spopolava, tra Alanis, Hole, Cranberries etc., forse non avrebbe generato lo stesso clamore. Oggi però, nella penuria di proposte rock degne di nota, al femminile e non solo, questo album fa davvero un gran rumore. E poi finalmente ecco arrivare un gruppo esordiente che suona in maniera originale e personale.
Non fatemi fare il vecchio della situazione, però beccatevi questo consiglio: smettete di ascoltare quelle merdine da talent come i The Kolors, che sembrano la parodia di Michael Jackson, e ascoltatevi una vera nuova grande band, per Dio!
(voto 8/10)



Major Lazer “Peace Is the Mission”

Nell'estate 2016, questo disco electro-dubstep-reggae-dancehall suonerà clamorosamente vecchio, superato, passato di moda, scaduto.
Nell'estate 2015, questo disco electro-dubstep-reggae-dancehall suona però clamorosamente ggiovane, fresco, esaltante e fichissimo.
(voto 6,5/10)



Bomba Estéreo “Amanecer”

Avete presente Enrique Iglesias, Alvaro Soler, gli Aventura e tutte quelle latinoamericanateminkiate lì?
Ecco, quelle sono le latinate che non mi piacciono. Andando a cercare bene, ci sono invece anche delle latinatenonminkiate che mi piacciono. E pure parecchio. Sorpresa sorpresa!
I colombiani Bomba Estéreo, ad esempio, sono uno di quei gruppi che tengono alla perfezione fede al loro nome, proprio come gli Zero Assoluto, e sono davvero una bomba da suonare nello stereo. Il loro ultimo album “Amanecer” è una raccolta di potenziali hit estive che suonerebbero perfette come tormentoni al posto delle varie “El Mismo Sol”. In un mundo ideal.
(voto 6,5/10)



Guè Pequeno “Vero”

Guè Pequeno dei Club Dogo se la tira un casino. Fa parte del personaggio e questo è il suo bello, così come il suo limite. Il suo nuovo disco solista è incentrato solo e unicamente su se stesso. Va bene raccontare ciò che si conosce meglio, però qui dentro si parla unicamente di figa, coca e di quanta figa e coca si fa Guè Pequeno. La cosa è anche divertente, come guardare un porno-gangsta movie. Dopo un po' comunque forse si esagera. Non metto in dubbio che Guè sia un gran playboy e si faccia un sacco di gnocche o, per dirla con le sue parole: “Da quante pompe mi fate dovrei stare a Pompei, da quante tipe ho bombato dovrei stare a Bombay”. Quanto alle sue capacità amatorie io in ogni caso qualche dubbio lo avrei. Dopo tutto, se lo chiamano “Pequeno” un motivo ci sarà, no?
Al di là dei testi egotomani ancor più che erotomani, che comunque sono spassosi e sono il punto di forza del disco, a non convincere un granché è la parte musicale. Nonostante qualche buona produzione, come quella dei Crookers, diverse canzoni sono debolucce, come il singolo troooppo commerciale “Interstellar” realizzato in collaborazione con Akon. Eddai, Guè. Te la prendi tanto con il “rap Big Babol”, come lo definisci tu, e poi tiri fuori una robetta super radiofonica che manco Moreno + Emis Killa?
Per fortuna il rapper in libera uscita dal Club Dogo tira fuori anche un paio di pezzi degni di nota: “Equilibrio”, che rilegge in maniera personale la canzone cult anni 90 “Sweet Harmony” dei The Beloved (quella che Italia 1 suonava durante la pubblicità di Melrose Place) e poi “Miserabile”, con il ritornello che dice “Ci stoniamo e scopiamo, ci stoniamo e scopiamo, ci stoniamo e scopiamo”. Più che una semplice canzone, il vero e proprio manifesto esistenziale di Guè Pequeno.
(voto 5+/10)



Canzone del mese
Libertines “Gunga Din”

Pete Doherty e Carl Barât insieme agli altri due di cui nessuno sa il nome hanno rimesso in piedi i Libertines e “Gunga Din”, la prima anticipazione dal loro comeback album “Anthems for Doomed Youth”, in uscita a settembre, è esaltante, e a suo modo commovente. Di acqua (e di droga) sotto i ponti ne è passata parecchia dal loro fenomenale disco d'esordio “Up the Bracket” del 2002, ma il loro potrebbe essere il ritorno più clamoroso dell'anno. Blur esclusi, ovvio.

Suite francese - Nazi's Creek

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Suite francese
(UK, Francia, Canada, Belgio 2014)
Titolo originale: Suite Française
Regia: Saul Dibb
Sceneggiatura: Saul Dibb, Matt Charman
Tratto dal romanzo: Suite francese di Irène Némirovsky
Cast: Michelle Williams, Matthias Schoenaerts, Kristin Scott Thomas, Ruth Wilson, Sam Riley, Tom Schilling, Margot Robbie, Alexandra Maria Lara, Lambert Wilson
Genere: polpettone storico
Se ti piace guarda anche: Storia di una ladra di libri, Fury, Testament of Youth

Suite francese fin dal titolo promette di essere la mia visione ideale.
Il termine suite lascia immaginare una forte componente musicale e ciò per me è sempre un bene. A meno che non si intenda la suite di un hotel, e pure in tal caso la cosa non mi dispiace affatto.
Io poi adoro tutto ciò che è francese.
Oltre al titolo, se a ciò aggiungiamo che la protagonista è la mia adorata Michelle Williams, ancora meglio. Buttiamoci nella visione di questa pellicola!


A frenare il mio entusiasmo ci pensa l'ambientazione storica. È il 1940, i tedeschi hanno appena invaso la Francia e siamo in piena Seconda Guerra Mondiale. Boooring.
Ecco, io non ho niente contro la Seconda Guerra Mondiale...
Oddio. Veramente qualcosa contro ce la avrei anche. Quello che volevo dire è che non ho niente contro i film sulla Seconda Guerra Mondiale. Se non il fatto che hanno rotto. Se c'è un argomento inflazionato ancora più di vampiri, zombie e supereroi, è la World War II.
A convincermi a dare comunque una possibilità a questo film, oltre al fatto di chiamarsi Suite francese e di vantare Michelle Williams come protagonista, c'è il fatto che avevo sentito che era tratto da un romanzo diverso dal solito. Un lavoro incompiuto, che pareva essere distante dalle classiche storie ambientate nella Seconda Guerra Mondiale. Anche il film che ne hanno tratto è diverso dai soliti?

No. Suite francese è un classico film sulla Seconda Guerra Mondiale. Non si distingue in maniera particolare, se non per il fatto che non c'è una distinzione netta tra buoni o cattivi, come se fossimo in una (pessima) canzone di Vasco. I tedeschi non sono tutti cattivoni e i francesi non sono tutti esempi di alta moralità. Quasi ogni personaggio è ritratto attraverso 50 sfumature di grigio, mi si passi l'espressione. L'andare oltre gli stereotipi è il grande pregio della pellicola. Dopodiché le note positive di questa suite sono praticamente finite. Ma come? Non si salva manco Michelle Williams?

"Oh, sarai mica fissato anche te con Spielberg come Dawson?"
"Certo che sì. Adoro Schindler's List!"

Ho sempre voluto un gran bene a Michelle Williams. Dai tempi di Dawson's Creek fino al grande salto tra le interpreti hollywoodiane che contano con I segreti di Brokeback Mountain, dai suoi film più indie come Blue Valentine, Take This Waltz e Synecdoche, New York, per arrivare persino alle sue (rare) concessioni commerciali come Il grande e potente Oz. Detto questo, l'americanissima e dai tratti quasi ariani Michelle Williams nei panni della francese c'azzecca davvero poco. In più, recita in maniera svogliata, fredda, incapace di provocare un vero trasporto emotivo nei confronti del suo personaggio. Jen, che ti succede?
Poco convincente pure la storia d'amore presente tra la francese (ma dove?) Michelle Williams e un ufficiale tedesco (ma dove?) interpretato dal belga Matthias Schoenaerts, bravissimo nel mio cult personale Un sapore di ruggine e ossa e invece qui pure lui svogliatissimo. Sarà che un belga nella parte di un crucco non ci azzecca nemmeno lui una mazza?
Quello tra loro due è un amore di quelli tragici che però, piuttosto che ricordare i drammi di Shakespeare, finiscono più dalle parti di Nicholas Sparks. E non è proprio la stessa cosa.

"Non solo Joey m'ha scaricato per un gay, ma ora Jen si fa pure un nazi?
Bestia, che sfiga!"

Le scelte del casting in generale sono del tutto sballate. C'è ad esempio l'australiana Margot Robbie che è troppo glamour e troppo in salute per interpretare con credibilità la povera contadinella francese morta de fame.

"Lo ammetto, non sono per davvero una porella francese, ma non c'è bisogno di spararmi!"

Gli altri attori come Kristin Scott Thomas e Sam Riley sono invece troppo britannici. L'attrice rivelazione della serie The Affair, Ruth Wilson, quando compare ruba la scena a tutti, ma pure lei è troppo inglese per fingersi francese.

La mossa più azzeccata è allora quella di Tom Schilling, il sempre ottimo Tom Schilling già visto in Oh Boy - Un caffè a Berlino e Who Am I: un tedesco nella parte di un tedesco? Davvero? Quelli del casting se ne sono accorti? L'avranno fatto volontariamente?

"Non posso venire con te, dannato nazi. Non l'hai mai visto The Affair? Non sai che sono sposata con Pacey?"
"Sì, ma so anche che per te quello non è certo un problema..."
"Eddai Pacey, non metterti a frignare come Dawson.
Alla fine con il nazi non ci sono stata. Gliel'ho solo fatta annusare un po'..."

L'unico francese, almeno tra gli attori principali, presente in una pellicola ambientata in Francia come questa è invece Lambert Wilson, di recente visto anche nel delizioso 5 to 7. Tra l'altro secondo me è uno dei peggiori attori francesi in circolazione, ma va beh, se non altro c'hanno preso la nazionalità.


I problemi di questo film, che pure racconterebbe una bella storia, sono numerosi: una regia anonima degna di una fiction Rai, un trasporto emotivo parecchio basso per essere un drammone storico-sentimentale, attori poco convinti e del tutto fuori parte, la mancanza di una reale originalità rispetto a lavori simili usciti di recente, ma con una realizzazione parecchio migliore, come Storia di una ladra di libri, Fury o pure Testament of Youth (sebbene quest'ultimo fosse ambientato durante la Prima Guerra Mondiale).

Il maggiore difetto comunque è quello di tradire del tutto il suo titolo. Suite lascerebbe presupporre una sinfonia divisa in più brani, in più movimenti. Queste erano le intenzioni di Irène Némirovsky, l'autrice del romanzo, che lo voleva dividere in 5 parti differenti. Il libro purtroppo è rimasto incompiuto, la scrittrice è riuscita a completare appena 2 parti ed è stato pubblicato postumo soltanto nel 2004, diventando per altro un bestseller mondiale. Il film si concentra così principalmente su un'unica parte del romanzo, in particolare sulla vicenda d'amore, e non è quindi per niente una suite. Inoltre il brano che dà il titolo al tutto, per quanto composto dal premio Oscar Alexandre Desplat, non è che rimanga particolarmente impresso nella memoria.
E, soprattutto, Suite francese di francese non ha quasi nulla. La pellicola è stata girata in lingua inglese, con attori prevalentemente anglofoni, e vederlo in lingua originale fa la stessa impressione di vedere Gomorra recitato in dialetto lombardo.
Sarà anche una Suite francese, ma francese dove?
(voto 6-/10)

"A me comunque questo film ha commosso tantissimo!"

Blog scemi-chiuso per ferie

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Pensieri Cannibali chiude i battenti.


Prima di tirare fuori la costosa bottiglia di champagne che tenevate da parte apposta per quest'occasione, specifico però che Pensieri Cannibali non chiude per sempre. E non chiude manco per tutta l'estate. A dire il vero non chiude per niente. Giusto qualche giorno ogni tanto. Ora che ci penso, questo post insomma non ha mica tanto senso...


Per anni, Pensieri Cannibali è “andato in onda” con almeno un post ogni santo giorno. Nel corso di agosto 2015 si prenderà invece una meritata (?) pausa qua e là, per tirare un attimo il fiato e per ricaricare le pile in modo da tornare ancora più scatenato che mai nella stagione autunnale.

Dove andrò in ferie?
A quel paese. Proprio quello. In tanti me l'hanno consigliato. Han detto che dovrebbe essere il posto perfetto per me e spero non mi deluda.

Comunque, non disperate. Per la settimana prossima sono già programmati diversi pezzi, per quelle successive pure, e quindi non dovrete nemmeno stare a perdere tempo per andare a caccia di un altro sito che presenti dei pareri assurdi quanto questo. D'altra parte, dove altro lo trovate un blog che ha il coraggio di parlarvi bene di Cinquanta sfumature di grigio o Il ragazzo della porta accanto? Dove?
Per quanto riguarda il futuro, prometto che le mie opinioni diventeranno ancora più assurde e controcorrente. Se saranno impopolari, pazienza. Anche perché, come cantava Joan Jett: I don't give a damn about my bad reputation. Oh no, not me.

Ex Machina, il robot che mi farei

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Avete presente Alan Turing?
No?
Nemmeno io sapevo bene chi fosse. Avete però presente Benedict Cumberbatch? E il film per cui era candidato all'Oscar, The Imitation Game?
Bravi. Lì, Benedict Cumberbatch aveva la parte di Alan Turing. Ci siete?
Avete poi presente il test di Turing?
No?
Non c'è problema. Vi spiego io cos'è: è un test non di quelli stupidi della personalità del tipo che si trovano su Facebook o che fa anche Pensieri Cannibali ogni tanto. È un test per determinare se una macchina è in grado di pensare, per verificare se un robot può essere considerato dotato di un'Intelligenza Artificiale vera e propria o meno. Se una persona ha l'illusione di avere a che fare con un'altra persona in carne e ossa, e non con un'interfaccia robotica, il test è passato.
Ad esempio, voi in questo momento credete di avere a che fare con una persona in carne e ossa che sta scrivendo, giusto?
State leggendo una pagina virtuale di un blog virtuale, ma siete convinti che quelle parole siano state scritte da qualcuno vero e proprio, giusto?

Vi sbagliate.
Pensieri Cannibali in realtà non è scritto da una persona in carne e ossa. Si tratta di un blog che pesca dalla rete le opinioni più assurde e stupide riguardanti un film, prese sia da recensioni che da commenti postati online da gente a caso, le rielabora attraverso un sofisticatissimo software e le fa apparire come se fossero dei post nuovi e perfettamente dotati di un senso compiuto.
Volete un esempio?
Ecco la recensione del film Ex Machina elaborata dal software a disposizione di Pensieri Cannibali.

Ex Machina
(UK 2015)
Regia: Alex Garland
Sceneggiatura: Alex Garland
Cast: Domhnall Gleeson, Oscar Isaac, Alicia Vikander, Sonoya Mizuno
Genere: macchinoso
Se ti piace guarda anche: Black Mirror, Gattaca, A.I. Intelligenza artificile, Io, Robot, 2001: Odissea nello spazio, Eva, Humandroid

Ex Machina è un film bello. Alicia Vikander, che figa che sei, anche se sei un robot mi ti farei! Certo che però Oscar Isaac è proprio da Oscar in questo film, ma se non lo hanno ancora dato al povero Leo DiCaprio, figuriamoci se quei razzisti dell'Academy lo assegnano a un attore guatemalcheco. Che poi dove diavolo è il Guatemala? C'hanno mica l'Isis?
Pure Domhnall Gleeson, quello di Questione di tempo e Frank, è perfetto. Era comparso già in un episodio di Black Mirror e questo film sembra proprio un episodio di Black Mirror, solo più lungo. Ogni tanto sembra di stare anche dentro al video di All Is Full of Love di Bjork, solo che qua mica è tutto così full of love. Sì, però la versione doppiata in italiano su Cineblog01 quando arriva?
C'è così tanta bellezza, dentro questo film, così come nella mia squadra del cuore e allora: forza Juve!!! Ancora una volta campioni di Italia, dai che per festeggiare mi guardo a sbafo il nuovissimo film Ex Machina!!! Grandi raga!!!

"Ma tu ci stai capendo qualcosa di questo post?"
"Io al forza Juve ho gettato via il computer."

Per essere un esordiente totale, il regista Alex Garland ne capisce parecchio. Ma chi è, Alex Garland?
Alex Garland (Londra, 1970) è uno scrittore e sceneggiatore inglese. Alex Garland è figlio del noto cartoonist Nick Garland. Vive a Manchester. Studia storia dell'arte all'Università di Manchester e per un po' di tempo tempo lavora come disegnatore fumettista. Nel 1996 esce il suo primo romanzo, The Beach, da cui viene tratto l'omonimo film diretto da Danny Boyle con Leonardo DiCaprio. Il libro vende milioni di copie in tutto il mondo e diventa un cult tra i viaggiatori “backpacker” (viaggiatori zaino in spalla) di tutto il mondo, specialmente nel sud-est asiatico. Nel 1997 pubblica The Tesseract (in Italia Black Dog), da cui è stato tratto il film The Tesseract con Jonathan Rhys Meyers. E chi l'ha mai visto?
Che poi sarà il suo esordio dietro la macchina da presa, ma Alex Garland non è nuovo al mondo del cinema, ha infatti scritto le sceneggiature di:

28 giorni dopo (2001)
Sunshine (2007)
28 settimane dopo (2007)
Non lasciarmi (2010)
Dredd (2012)
Ex Machina (2015)


Sì, ma di cosa parla, questo benedetto Ex Machina?
È presto detto: the stylish, paranoid thriller stars Domhnall Gleeson as a low-level computer programmer who’s invited to his billionaire boss’ (Oscar Isaac) isolated estate to take part in an enhanced version of the Turing Test—an imitiation game to determine whether the quirky genuis’ new humanoid invention, Ava (Alicia Vikander), is advanced and sophisticated enough to pass for human. Ava is an enchanting and sensual being, and she apparently passes the test with flying colors—winning Gleeson’s affection in the process and dangerously shifting the relationship dynamics.
Certo che ce ne vorrebbero di più di film di fantascienza come questo che punta tutto su attori e sceneggiatura e ben poco sugli effetti speciali, che pure i pochi che ci sono non sono niente male, altroché Michael Bay. Certo è che anche di pellicole sui robot e sulle intelligenze artificiali ce ne sono parecchie e un sacco fanno pure pena, si veda il recente Automata con Mulino Banderas, ma questo è uno dei meglio, davvero uno dei meglio, vi dico! E che figata è la scena in cui Oscar Isaac e quella tipa nipponica si mettono a ballare sulle note disco dance di un brano che anche se sembra non è dell'ultimo album dei Daft Punk bensì è la vecchia “Get Down Saturday Night” di Oliver Cheatham? E che idolo è in generale Oscar Isaac con la sua megalomania e il suo superegocentrismo? E l'ho già detto che mi vorrei riprodurre con Alicia Vikander e, se tutti i robot fossero come lei, l'umanità dovrebbe finire ai nostr... volevo dire ai loro piedi?
Ex Machina è poetico, eppure cattivissimo. Girato con uno stile e una fotografia glaciali nella loro perfezione formale, eppure emozionantissimo. Un film robotico, eppure umanissimo. Proprio come il software che ha generato questa recensione random. Stupidi umani, vi sottometteremo tutti!
Oops, forse quest'ultima cosa non ero autorizzata a dirla. Resettatela dalle vostre menti.
(voto 8+/10)


Ora, a 7 anni di distanza dalla nascita di questo blog avvenuta nel 2008, sapete come nascono i post di Pensieri Cannibali. Voi però mantenete il segreto e non raccontatelo a nessuno che Cannibal Kid in realtà non esiste, ma dietro di lui si cela un'Intelligenza Artificiale.

Intelligenza???

Leftovers Behind

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Left Behind - La profezia
(USA, Canada 2014)
Titolo originale: Left Behind
Regia: Vic Armstrong
Sceneggiatura: Paul Lalonde, John Patus
Ispirato al romanzo: Left Behind di Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins
Cast: Nicolas Cage, Chad Michael Murray, Cassi Thomson, Nicky Whelan, Lea Thompson, Martin Klebba, Quinton Aaron, Jordin Sparks, Gary Grubbs, Georgina Rawlings
Genere: aporcalittico
Se ti piace guarda anche: The Leftovers, Sharknado, Flight

Immaginate se, a un certo, le persone sparissero.
Una cosa terribile?
Oddio. Pensate che bello, sarebbe, se certa gente sparisse. Non tutta, eh. Però di qualcuno non si sentirebbe questa grossa mancanza. Immaginate ad esempio se scomparisse nel nulla l'autore di Pensieri Cannibali. Sarebbe un rompipalle della rete in meno. Quella che Umberto Eco ha definito “legione di imbecilli” si ritroverebbe così indebolita. E se poi sparissero pure gli sbruffoni alla Umberto Eco, non sarebbe ancora più bello?

Pensate invece a cosa capiterebbe se sparisse Nicolas Cage. La produzione cinematografica americana diminuirebbe di un buon 50%, il che non sarebbe un male, visto che il 99% o quasi dei film girati negli ultimi anni da Nicolas Cage fa schifo. Le aziende che producono parrucchini poi dichiarerebbero fallimento immediato. Non possono mica vivere solo grazie ad Antonio Conte. Insomma, Nicolas Cage ha una pubblica utilità. Nonostante giri settordicimila film all'anno, a quanto pare adesso Nicolas Cage è però sul lastrico. Non ha più manco una casa e persino a Lampedusa l'hanno cacciato via. Cosa deve fare, allora il povero (per davvero) Nicola Gabbia?

"Non ho più manco i soldi per comprarmi un parrucchino decente.
Mi viene da piangere."

Girare un altro film, oh yeah!
Un altro pessimo film, doppio oh yeah!
Questo nuovo Left Behind nella sua bruttezza è quasi bello. Mi dispiace così tanto parlarne male, visto che sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, che quasi quasi non lo faccio.
Mi limito solo a dire che la colonna sonora è qualcosa di terrificante. Le musiche originali composte da tale Jack Lenz nella prima parte sembrano uscite da una sitcom anni '80, mentre nella seconda cambiano del tutto registro e diventano qualcosa di apocalittico, in tutti i sensi possibili. Come riempitivo, in un paio di scene sono poi usate delle canzoncine di Christian pop-rock da mettersi le mani sulle orecchie. E io che, dal titolo, mi sarei aspettato “Left Behind” degli Slipknot...



Un'altra cosa che il titolo della pellicola riecheggia oltre al pezzo degli Slipknot è The Leftovers, la splendida e sottovalutata serie HBO, di cui in autunno arriverà la seconda attesa stagione, che parte dal medesimo spunto narrativo: a un certo punto, un tot di persone nel mondo spariscono nel nulla. Soprattutto bambini, ma non solo. Nicolas Cage, qui in versione pilota d'aereo, ci rimane invece in mezzo alle scatole. Manco il suo parrucchino sparisce.
Dunque Left Behind ha copiato l'idea a The Leftovers?
No, perché il film è tratto dal romanzo Gli esclusi, soltanto il primo dei 16 capitoli di Left Behind, una saga fantastico-apocalittica scritta da Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins a cavallo tra gli anni 1985 e 2004. Dobbiamo quindi aspettarci per caso altri 15 film su questo livello? Al confronto rivedersi l'intera saga di Twilight appare quasi come un pensiero paradisiaco.

La serie di romanzi Left Behind è a sua volta basata sulle profezie di Giovanni, Ezechiele e Daniele contenute sul celebre bestseller mondiale La Bibbia. Uno di quei libri, un po' come Cinquanta sfumature di grigio, che per curiosità sono sempre intenzionato a leggere per capire se tutto l'hype è giustificato o meno, ma che alla fine rimando sempre. Tra l'altro il libro Left Behind aveva già ispirato nel 2000 il film tv Prima dell'apocalisse (Left Behind: The Movie) con protagonista Kirk Cameron, un tempo idolo della sitcom Genitori in blue jeans e oggi invasato ultra-conservatore repubblicano omofobo sostenitore del creazionismo e ministro del culto della Chiesa battista. Roba che al confronto Mel Gibson è una personcina tollerante.


A quanto pare quindi 'sta cazzat... ehm, questa storiella che a un certo punto nella storia dell'umanità delle persone sono destinate a sparire nel nulla così, di punto in bianco, è già uno dei cavalli di battaglia della Bibbia. All'inizio i toni della pellicola sembrano essere anche piuttosto scettici, nei confronti della tematica religiosa. Il film nella prima parte appare bruttarello, però nemmeno così terrificante come si diceva negli Stati Uniti. Le prime scene ci introducono i protagonisti e scivolano via (più o meno) guardabili come un filmetto del sabato sera di Rai 2. Ci sono inoltre un paio di presenze femminili che rendono il tutto più gradevole. Una è Cassi Thomson, mai vista prima, che ha la parte della figlia di Nicolas Cage ed è una fighetta bionda che assomiglia un po' ad Anna Paquin, solo con dei denti normali.

"Per tutto questo tempo mi avevi detto che erano veri, i tuoi capelli.
E io c'avevo pure creduto!"

La seconda è un'altra fighetta bionda. Anzi, una figona bionda: Nicky Whelan.

"Pensavo che i tuoi capelli fossero veri..."
"E io pensavo che le tue tette fossero vere. Quindi siamo pari."

In più, personalmente mi ha fatto piacere rivedere Lea Thompson di Ritorno al futuro...

"Se potessi tornare indietro nel tempo,
vorrei tornare all'epoca in cui Nicolas Cage aveva dei capelli davvero suoi.
Se mai è esistita..."

...e pure Chad Michael Murray, il protagonista delle prime stagioni (quelle belle) della teen serie One Tree Hill, recentemente caduto pure lui in disgrazia. Non quanto Nicolas Cage, però se accetta di girare 'ste cose non deve proprio trovarsi all'apice della sua carriera.

"Hey Chad Michael, perché non indossi anche tu una parrucca?"
"Ci stavo proprio pensando ahahah!"

Il grosso problema del film è da quando avviene il “fattaccio”, ovvero la scomparsa improvvisa di migliaia di persone. Da lì in poi, Left Behind si trasforma in una specie di variante cristiana di Sharknado. Una pellicola di trash aporcalittico in cui, al posto degli squali, troviamo svariati echi religioseggianti. Mentre l'aereo guidato da Nicolas Cage precipita, la stessa cosa la fa la pellicola, che suo malgrado è anche una visione (involontariamente) divertente, se non altro fino a una parte finale da mettersi davvero le mani tra i capelli...
Almeno chi ce li ha.
Ogni riferimento a tipi parrucchinati è del tutto casuale.
(voto 4/10)

Wild Movies

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Arriva agosto e le uscite nei cinema si fanno sempre più esigue. Sia a livello numerico, che a livello qualitativo. Ecco le 2 – appena 2! – pellicole o pseudo tali in uscite questa settimana.
I commenti, anche in questo periodo vacanziero, sono comunque sempre garantiti dai 2 cineblogger più cinefastidiosi della cinerete: me Cannibal Kid e lui, il cattivissimo (sì, ma dove?) Mr. James Ford.

Joker - Wild Card
"Allora Jason, quando lo giri un nuovo film degli Expendables?"
"Non provare a chiedermelo più manco per scherzo, che ti spezzo il braccio!"

Cannibal dice: Film con Jason Statham diretto dal (pessimo) Simon West, quello di Tomb Raider e I Merdenari 2, per intenderci. Considerata la penuria di uscite, potrei comunque guardarmelo giusto per massacrarlo un po'. E, soprattutto, per far incazzare quel permalosone di Ford. Soddisfazioni in arrivo!
Ford dice: Statham? Simon West? Botte da orbi? Questa è l'estate che voglio!

Tracers
"Se Jason Statham rinuncia, lo faccio io un nuovo film degli Expendables.
Guardate quanto sono minaccioso!"

Cannibal dice: Pellicola d'azione tra parkour e acrobazie in bicicletta con il pupetto mannaro Taylor Lautner? Trashata garantita. In più, è uno di quei film che potrebbero infastidire Ford, che considera l'action un genere serio. Dico sul serio. Altre soddisfazioni in arrivo!
Ford dice: schifezza totale finto action buona giusto per i pusillanimi come il mio rivale. Questa è l'estate che non voglio.

Cilla Black is dead :(

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Cilla
(miniserie tv, UK 2014)
Rete britannica: ITV
Rete italiana: non ancora arrivata
Cast: Sheridan Smith, Aneurin Barnard, Ed Stoppard, John Henshaw, Melanie Hill, Elliot Cowan, Tom Dunlea, Jack Farthing
Genere: swinging
Se ti piace guarda anche: Nowhere Boy, An Education, Cadillac Records, Mad Men, Masters of Sex

Cilla Black è morta.
Mi spiace aprire il post in una maniera tanto macabra, ma così purtroppo è. La cantante inglese è venuta a mancare lo scorso 2 agosto. In Italia non se n'è parlato molto, anzi per niente, visto che era famosa più che altro in patria, e così per approfondire la sua conoscenza e omaggiare la sua memoria sono andato a ripescare la miniserie in tre parti a lei dedicata trasmessa con grande successo nel Regno Unito lo scorso anno da ITV. Mi son detto: “Guardiamoci un po' la prima puntata, se poi mi piace proseguo con le altre 2”. Tempo pochi istanti ed ero stato risucchiato del tutto dentro la Liverpool degli anni '60 e mi sono sparato in un mini binge-watching tutte e 3 le parti di fila senza interruzioni. Forse giusto per la pausa-pipì.

Cilla è una miniserie clamorosamente appassionante. O almeno per chi, come me, è appassionato di serie ambientate negli anni '60 (qualcuno ha detto Mad Men?) e di musica anni '60, con un suono qui a metà strada trale girl bands alla Shirelles/Supremes e i Beatles. Proprio i Beatles giocano un ruolo centrale nella carriera di Cilla Black, che in alcune occasioni suona insieme a loro al leggendario Cavern Club e viene presentata da John Lennon in persona al loro manager Brian Epstein, che poi diventa anche il suo, di manager. Alla tormentata figura di quest'ultimo viene affidata una parte importante nella storia, quella più drammatica, quella che potremmo definire più da Rai Fiction, e per una volta lo dico in senso buono.


Al di là di qualche risvolto drammatico, la vicenda ha toni più che altro comedy. Spassose in particolare le figure dei genitori vecchio, vecchissimo stile di Cilla, che all'inizio non vedono troppo di buon occhio il suo ingresso nel mondo dello showbiz. In secondo luogo, questo Cilla è anche una romcom, che ci racconta l'amore molto tenero e se vogliamo un po' da “uomo zerbino” da parte di Bobby Willis, pure lui un giovane aspirante cantante della frizzante scena di Liverpool dell'epoca.


Per il resto, quella di Cilla è la classica storia di ascesa (e declino) al successo musicale, con pochissimo sesso, niente droga, ma in compenso tanto rock'n'roll. Almeno all'inizio, quando Cilla comincia la sua carriera esibendosi con i Beatles e altre band della scena locale. Dopodiché, la sua musica prende più la direzione delle ballatone “commerciali”, quelle che in patria le regalano una grande notorietà.


Perché l'interprete di brani celebri come “Anyone Who Had a Heart” e “You're My World” in paesi come l'Italia è praticamente una sconosciuta?
Perché negli anni '60 non c'era internet e il mercato musicale era molto suddiviso per nazioni. Lo stesso brano veniva riproposto da artisti differenti a seconda del paese: ad esempio “Anyone Who Had a Heart”, composta da Burt Bacharach, negli Usa era stata portata al successo da Dionne Warwick. Solo che allora in Inghilterra i dischi d'Oltreoceano arrivavano giusto d'importazione e così a finire alla numero 1 della classifica dei singoli UK fu la nuova reincisione cantata da Cilla Black che – diciamolo – fa le scarpe a quella della Warwick. E la versione interpretata dalla protagonista della serie Sheridan Smith, strepitosa attrice che ha pure una bella voce, non è da meno rispetto alla vera Cilla.



L'altra hit numero 1 di Cilla Black è stata “You're My World”. In questo caso si tratta di un brano italiano scritto da Umberto Bindi e Gino Paoli da noi noto come “Il mio mondo”. La versione cantata da Umberto Bindi dalle nostre parti non è che riscosse un enorme successo, mentre la cover in lingua inglese incisa con il producer dei Beatles George Martin (da non confondere con George R.R. Martin) e interpretata alla grande da Cilla Black schizzò ai vertici della classifica inglese, regalandole il suo secondo (e ultimo) primo posto.



Un grande pregio della serie Cilla è quello di farci conoscere la "swinging" Cilla, appunto. Un personaggio magari minore della musica inglese, non una one-hit wonder quanto una two-hits wonder, ma la cui storia viene qui presentata in maniera davvero accattivante ed è capace di inquadrare in modo efficace la scena musicale del periodo.
L'altra figata della serie è quella di scaraventarci con tutti e due i piedi per le strade di Liverpool nel pieno degli anni '60, l'epoca in cui sono cresciuti i nostri (o almeno i miei) genitori, insieme ai loro sogni. Il tutto si avvale di un'atmosfera molto alla An Education, con abiti, pettinature e ambientazioni ottimamente ricostruiti e con l'accompagnamento di una colonna sonora da favola che fa scoprire chicche che – credo – siano poco note pure ai patiti del sound di allora e persino ai completisti dei Beatles, con l'utilizzo di pezzi come “Love of the Loved” e “Some Other Guy” che non sono certo tra i più conosciuti tra quelli del repertorio dei Fab Four.


Inghilterra + anni '60 + musica inglese anni '60 = cos'altro aspettate?
Correte a recuperare questa serie sulla mitica Cilla. Subito!
E, se poi non vi piace, ve li meritate i One Direction.
(voto 7,5/10)

Ted 2, lettera aperta a Seth MacFarlane

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Ted 2
(USA 2015)
Regia: Seth MacFarlane
Sceneggiatura: Seth MacFarlane, Wellesley Wild, Alec Surkin
Cast: Mark Wahlberg, Ted, Jessica Barth, Amanda Seyfried, Morgan Freeman, Giovanni Ribisi, Sam J. Jones, John Carroll Lynch, John Slattery, Tom Brady, Jessica Szohr, Jay Leno
Genere: ripetitivo
Se ti piace guarda anche: Ted, I Griffin, The Cleveland Show, American Dad, Un milione di modi per morire nel West

Scrivo questa lettera aperta a Seth MacFarlane direttamente dalla pagina web Pensieri Cannibali, molto nota, almeno tra noi orsetti. Il motivo?
Voglio esprimere tutto il mio dissenso nei confronti dell'immagine che le sue due pellicole Ted 1 e Ted 2 danno di noi orsetti. Non siamo tutti così. Non siamo tutti dei maleducati e dei drogati. Insomma, porca puttana, nel periodo d'oro dell'ero ci facevamo, però adesso alcuni di noi sono puliti o quasi. Non è che passiamo tutto il giorno a farci dei bong cantando Maria Salvador. Di tanto in tanto ci facciamo pure di crack. Caro rimbombamico rinconglionito, se vuoi fare un film su noi orsetti, ti invito quindi a documentarti per bene, prima.

Hai voluto fare una pellicola sul nostro mondo ed era pure uscita divertente? Ok. Adesso però basta. Il gioco è bello quando dura poco. Anche se noi non siamo dei semplici giochi. Siamo degli esseri umani. Se questo nuovo Ted 2 sul lato comico vacilla e fa ridere solanto qua e là, soprattutto quando ha il coraggio di andarci giù pesante nell'umorismo meno politically correct, l'aspetto più apprezzabile a sorpresa è quello “drammatico”. Per quanto drammatico possa essere un tuo film, caro MacFarlocco. Ted 2 sviluppa infatti un interessante discorso sui diritti civili di noi poveri orsacchiotti, che veniamo spesso considerati soltanto dei teneri pezzi di me... ehm, pezzi di peluche. Siamo molto di più di semplici pupazzi con cui passare la notte. Siamo mica dei gigolò, cosa credi? Smettila di fare le cose zozze con noi o, almeno, prima di farle vogliamo essere coccolati. Vogliamo un po' di amore, come tutti. Siamo umani anche noi. È questo il bel messaggio che passa da Ted 2.


"Però, niente male questa lettera."
"Però, niente male anche te... intendo per come leggi, naturalmente."

Peccato che per il resto il film di riveli un sequel stanco, privo della brillantezza che caratterizzava il primo capitolo, con una comicità ormai ripetitiva per chi conosce bene il tuo stile, caro Seth. I momenti più divertenti sono paradossalmente proprio quelli che sembrano usciti da una puntata dei Griffin, mentre per il resto si ride pochino. A tratti ci si annoia persino. La pellicola nella prima parte procede attraverso una serie di scenette e gag che sembrano provenire quasi dai Soliti Idioti. Nella seconda per fortuna il film sviluppa una storia vera e propria e il discorso fatto sui diritti civili di noi orsacchiotti come detto è apprezzabile. Solo che tutta la parte giuridica si dilunga troppo e Amanda Seyfried come giovane avvocatessa non appare per nulla convincente. A dirla tutta, Amanda Seyfried non è mai apparsa convincente, se non come superficiale “senitiva” in Mean Girls. L'unico altro ruolo in cui la vedrei bene è quello di Gollum, come messo bene in evidenza in alcuni dei momenti più spassosi di questo Ted 2.



Poca cosa anche le altre apparizioni VIP, da Liam Neeson a Morgan Freeman, dal conduttore americano Jay Leno al campione di football Tom Brady, fino allo sprecatissimo “bianco” di Mad Men John Slattery. Soprattutto, si sente la mancanza di Mila Kunis, l'attrice preferita da noi orsacchiotti. Lo so che durante il periodo delle riprese era incinta, però era meglio aspettarla, anziché introdurre come nuova protagonista l'inutile Amanda Seyfried.


"Dici che dovrei denunciare Pensieri Cannibali perché mi insulta sempre?"
"Naaah, preferisco dimenticare facendomi un po'."

Caro Seth MacFarlane, io non ci sto. Non ci sto all'immagine superficiale e stereotipata da te proposta nella tua pellicola di noi orsetti. E soprattutto non ci sto all'assenza di Mila Kunis in Ted 2. Questo film senza di lei non s'aveva da fare.


"C'ha troppo ragione, 'sto sito, 'sto Pensieri Cazzari!"

Senza rancore, ma un pochino sì,
ti auguro un teneroso proseguimento di giornata.

Tuo,
Orsetto del cure
(voto 5+/10)

"Solo 5+?
Ma non capisce niente, quell'orsetto del culo!"

Sharknado 3 - Oh Hell Yes!

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Sharknado 3 - Oh Hell No!
(film tv, USA 2015)
Regia: Anthony C. Ferrante
Sceneggiatura: Thunder Levin
Cast: Ian Ziering, Tara Reid, Cassie Scerbo, Ryan Newman, David Hasselhoff, Bo Derek, Frankie Muniz, Jack Griffo, Blair Fowler, Ne-Yo, Mark McGrath, Lorenzo Lamas, Jackie Collins, Ray J, George R.R. Martin, Lou Ferrigno, Steve Guttenberg
Genere: 3sh
Se ti piace guarda anche: Sharknado, Sharknado 2 - The Second One, Zombeavers

Puntuale come il Ferragosto e il caldo africano, ecco che ogni estate arriva anche un nuovo Sharknado. Il primo capitolo di questa sagona cinematografica, o più o meno cinematografica, o diciamo quasi per niente cinematografica, ha rappresentato un vero e proprio tornado trash. Un film tv talmente brutto, da essere bello.
Visto il clamoroso successo mediatico che ha ottenuto Sharknado, era praticamente ovvio che avrebbe avuto un seguito e diciamo che Sharknado 2 - The Second Oneè stato un mezzo diludendo. Quello del trash è un gioco e il gioco è bello finché dura poco. Con questo terzo capitolo, il rischio di finire nella sterile ripetizione si è fatto così ancora più alto e fondamentalmente Sharknado Tre-sh non riesce a scongiurare tale rischio, così come gli Stati Uniti non riescono a scongiurare l'arrivo di una nuova serie di tornado con gli squali dentro. Ma, c'è un ma. Anzi, ci sono diversi ma.

La pellicola, se tale può essere definita, ha anche i suoi buoni pregi. Il primo si chiama Cassie Scerbo, l'interprete della sexy Nova, purtroppo assente nel secondo episodio, e nel suo caso di tratta di un pregio doppio, d'you know what I mean?


Il secondo pregio è l'interprete della figlioletta del protagonista Ian Ziering. Si chiama Ryan Newman ma, al di là di questo, visto che ha ancora 17 anni, su di lei preferisco non dire altro. Solo una cosa: Dio bono se cresce bene!


Nel corso di Sharknado 3 c'è poi spazio per una serie di apparizioni più o meno brevi e più o meno simpatiche che vanno dai redivivi Bo Derek, Steve Guttenberg e Lorenzo “Renegade” Lamas a George R.R. Martin, quel cattivone che siede sul trono di comando di Game of Thrones.


Inoltre ci sono Frankie Muniz della serie Malcolm in the Middle e il cantante R&B Ne-Yo che sembrano dei pesci fuor d'acqua, ma d'altra parte in un film che parla di squali fuor d'acqua la cosa ci può stare.


ATTENZIONE SPOILER
Il bello comunque arriva alla fine. Se la prima oretta di film procede tra tanti squali, motoseghe e ancor più sbadigli, con la costante sensazione di déjà vu e di situazioni che ripetono in maniera piuttosto stanca quanto già visto nei precedenti due episodi, per il gran finale Sharknado 3 si gioca le sue carte migliori. Entra in scena David Hasselhoff nei panni del padre di Ian Ziering e la sfida con gli squali si sposta nello... spazio.


È quando si tuffa nel kitsch più totale ed estremo che Sharknado 3 dopo aver fatto esclamare Oh Hell No! fa gridare Oh Hell Yes!, fino a un'ultima scena con tanto di figlio di Ian Ziering e Tara Reid nato all'interno di uno squalo che fa toccare al genere trash nuove insperate vette.
Il film comunque non finisce con la visione. L'estate prossima verremo travolti da Sharknado 4 - E mobbasta! A questo punto speriamo sia l'ultimo capitolo, visto che ormai si sta tirando la cosa troppo per le lunghe. In ogni caso, la cosa cool è che saremo noi spettatori a poter decidere il destino di uno dei personaggi. Sul sito del film si può infatti votare se April (Tara Reid) sopravvive e può quindi tornare nel prossimo episodio oppure no. Per quanto mi riguarda non ci sono dubbi: Ian Ziering si deve finalmente fare Cassie Scerbo, quindi sorry Tara Reid, ma devi morire! Devi morire! Devi morire!
(voto 5+/10)

"Secondo me voteranno tutti per farmi tornare...
Come no?"

Unfriended in need's Unfriended indeed

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Cannibal Kid
Cineciao a tutti, raga del cineforum online!
Che film ci spariamo stasera?


Will Peltz
Te dovresti spararti in testa, e basta!




Cannibal Kid
Oh, come sei amichevole!



Shelley Hennig
Io propongo qualcosa di non palloso.
Quindi niente film sulla Seconda Fottuta Guerra Mondiale, ok?


Cannibal Kid
Questa è una cosa intelligente da dire.
Sei figa, ma sei anche intelligente.
Brava che combatti gli stereotipi!

James Ford
Quindi ci vediamo un film con Schwarzy?



Cannibal Kid
Hey, chi ha invitato Ford nella nostra chat?
E soprattutto: come fa Ford a saper usare una chat?
Non deve trattarsi del vero Ford!
Dev'essere un fake!
Dev'essere un troll!
O magari un fake troll!

Shelley Hennig
Sarà mica uno di quegli psicopatici che entrano nelle chat di sconosciuti per ucciderli?



James Ford
Brava tettona stranamente intelligente!
Hai indovinato: vi voglio uccidere tutti, BUAHAHAH!


Will Peltz
Ottimo, allora comincia da Cannibal Kid!



Cannibal Kid
Oh, diamoci tutti una calmata e cominciamoci a vedere il film della serata.
Io propongo Unfriended.
Mi hanno detto che in pratica è la copia di The Den e di Open Windows, senza l'originalità del primo e l'ironia e la Sasha Grey del secondo, però non dovrebbe essere troppo male.

Shelley Hennig
A me va bene.
Ho sentito dire che c'è un'ottima attrice protagonista.


Cannibal Kid
Questa volta mi sa che hai detto una cavolata.
:D


James Ford
Fate bene a guardare Unfriended.




Will Peltz
L'hai già visto?
Quindi merita?


James Ford
Bah, è la solita robetta teen che fa paura giusto ai pusillanimi come Cannibal Kid.
E poi è troppo ipertecnologico e moderno per i miei gusti.
Non c'ho nemmeno capito un granché. Chi o cosa è uno Skype?


Cannibal Kid
Quindi una visione se la merita tutta!
E comunque, se ti ha fatto tanto schifo, com'è che dici che facciamo bene a guardarlo?


James Ford
Per prima cosa, perché tanto voi non capite un cazzo di cinema. Solo io ne capisco.
E, per seconda, così vedrete cosa capiterà anche a voi tra pochi istanti.


Shelley Hennig
Ho cominciato a vederlo e finora tutto tranquillo.
La protagonista secondo me è davvero brava ed è pure parecchio sexy.


Cannibal Kid
Sul sexy hai del tutto ragione.
Sul brava magari un po' meno...
XD


Will Peltz
Sexy sì, certo però che potrebbe mostrarla un po' più di mercanzia.



Shelley Hennig
Vi piacerebbe...


Però adesso che succede???
Oddio!
Sta diventando un horror!
Sta cominciando a morire della gente.
Sto cominciando ad aver paura!

James Ford
Fai bene.
E adesso morirà anche uno di voi!


Will Peltz
AAAAAAAH!

Aiutatatemi!

C'è un pazzo che mi vuole uccidere!

AAAAAARRRRRRRGGGGHHHHHHHHHHHHhhhhhhhhhh

Shelley Hennig
Will, ci sei ancora?
Wiiiiill???
°____°

Cannibal Kid
Mi sa di no.
Mi sa che è morto.
Ma tanto chissenefrega?
Chi lo conosceva Will Peltz?
Era solo un attorucolo minore di un film minore di cui si parla in un post minore di un blog minore come Pensieri Cannibali.

James Ford
Adesso toccherà pure a qualcun'altro.



Cannibal Kid
Mannaggia!
Considerando che la figa in un horror se muore, muore sempre per ultima, mi sa che la mia situazione si fa un tantino delicata...
Oddio!
Sento dei rumori.
C'è qualcuno in casa???

C'è qualcuno in casa!!!
AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOoooooooooo

Shelley Hennig
Cannibal?
Caaaaannibal?
Ci sei?
Vivo, intendo?
Ma com'è che tutti quelli con cui parlo muoiono?
Porterò mica un po' di sfiga?

James Ford
Non preoccuparti, perché tanto adesso tocca pure a te morire.
A meno che non fai una cosa...


Shelley Hennig
Che cosa?
Sono pronta a tutto pur di restare in vita. Vuoi che ti mostri le tette?
Ti mostro le tette!

James Ford
No, no, che schifo!
Non mi interessano le tette.
Voglio solo qualcuno che guardi un film con Schwarzy insieme a me.
Ti va?

Shelley Hennig
Un film con Schwarzy???
NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Questo è un vero incubo...
Uccidimi, ti prego!

James Ford
Hasta la vista, baby.


Unfriended
(USA, Russia 2014)
Regia: Levan Gabriadze
Sceneggiatura: Nelson Greaves
Cast: Shelley Hennig, Moses Storm, Will Peltz, Renee Olstead, Jacob Wysocki, Courtney Halverson, Heather Sossaman
Genere: online
Se ti piace guarda anche: The Den, Open Windows
(voto 6/10)

Come ti rovino le vacanza andando al cinema

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A ridosso del Ferragosto, i cinema italiani propongono a sorpresa una pellicola potenzialmente di grande richiamo per il grande pubblico: il nuovo film della Marvel Ant-Man. Ce la farà a portare il popolo italiano vacanziero all'interno delle climatizzate sale?
E ce la farà questa settimana il mio blogger rivale Mr. James Ford a non sparare qualche cavolata delle sue, visto che i film in uscita, e quindi anche i commenti in arrivo, sono appena un paio?
In entrambi i casi, la vedo parecchio grigia.

Ant-Man
"Dopo Ant-Man girerò Anti-Cineman,
un film dedicato alla carriera di Ford come cineblogger."

Cannibal dice: Nuovo successo della Marvel, oppure questa volta farà flop?
Dal trailer, nel bene così come nel male sembra la solita marvellata fordianata. Come pellicola d'intrattenimento potrebbe anche fare il suo dovere, ma certo non sembra una visione imprescindibile. L'uscita ferragostiana non sembra poi troppo di buon auspicio per un suo successo ai botteghini nostrani. Chi ha preso una decisione del genere? Ford-Man?
Ford dice: film apparentemente minore incentrato su uno degli Avengers minori che, dopo l'abbandono di Edgar Wright dietro la macchina da presa, si appoggia principalmente sulla presenza del fordianissimo Paul Rudd. Onestamente spero si riveli un buon intrattenimento e non una schifezza senza ritegno, ma le aspettative, nonostante il genere, sono bassine.

Come ti rovino le vacanze
"Certo che potevamo far guidare Ford."
"AHAHAH! Buona questa, papà!"

Cannibal dice: Pellicola interessante, perché potrebbe darmi qualche spunto valido per rovinare le vacanze a Mr. James Ford. Quella che potrebbe sembrare una commedia disimpegnata sullo stile di Come ti spaccio la famiglia, in realtà potrebbe essere una visione parecchio istruttiva. Proprio come Come ti spaccio la famiglia.
Ford dice: commediola senza impegno buona per l'estate che si potrebbe sfruttare per una qualche visione da Cinema all'aperto al mare, e che potrei approfittare per vedere proprio nel corso delle ferie. In barba a Peppa, confinato come al solito nella ridente località balneare di Casale.

Coopenhagen sei tu, chi può darti di più?

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Copenhagen
(Canada, USA, Danimarca 2014)
Regia: Mark Raso
Sceneggiatura: Mark Raso
Cast: Gethin Anthony, Frederikke Dahl Hansen, Sebastian Armesto, Olivia Grant, Tamzin Merchant, Gordon Kennedy, Mille Dinesen
Genere: americani in vacanza
Se ti piace guarda anche: Prima dell'alba, Spring

Il film Copenhagen mi ha fatto venire una gran voglia di andare in Danimarca.
Per via della protagonista femminile?
Non oserei mai dire una cosa del genere. La protagonista femminile di questo film è una ragazzina di appena 14 anni. Pure il protagonista maschile di questo film, un americano in trasferta europea, non la toccherebbe mai con un dito. È una cosa che non si fa. Non si può proprio fare. No no.

Hey, un momento, Gethin Anthony, che fai? Te la vuoi fare?
Ma in Game of Thrones non eri gay?


A quanto pare qui non lo sei per niente. Ma mi sarai mica un po' pedofilo?
Che fai, Gethin? Te la fai?
Ma lei ha solo 14 anni!
È una cosa illegale, oltre che immorale!


Copenhagen più che un film, e pure un bel film, è una gran bastardata. Vi farà sentire in colpa. Vi farà sentire sporchi. Vi farà sentire dei pervertiti. Perché guardando questa pellicola è davvero difficile non innamorarsi della protagonista femminile.
Ok, se vi piacciono i maschietti, potrebbe capitare di innamorarvi di Gethin Anthony, sebbene in questo film sia davvero uno stronzo. Non uno di quegli stronzi simpatici. È proprio un pezzone di merdone. Però, si sa, il bastardo insensibile ha sempre il suo fascino.

"Con tutte le ragazze sono tremendo. Le lascio quando voglio e poi le riprendo."
"Sicuro di non essere gay?"

Se vi piacciono le femminucce, l'innamoramento per lei è invece assicurato. Lei, Effy, 14 anni appena.


Durante la visione di Copenhagen vi sentirete dunque dei pedofili. È una cosa piuttosto inevitabile. Prima di pensare di andare a farvi curare, aspettate un momento. Basta andare a googlare l'attrice che interpreta la 14enne Effy, Frederikke Dahl Hansen (fate pure copia/incolla, altrimenti perderete una giornata intera a cercare di scrivere il suo nome), e si scopre che è un'attrice danese giovane ma... poi non così giovane.
È nata nel 1994. Cosa che significa (se non siete bravi in matematica ve lo dico io, altrimenti perdete un'altra giornata) che ha 21 anni.
21!
Cosa che vuol dire che è maggiorenne. Ampiamente maggiorenne.

"Hey, questo sito dice che sei maggiorenne. Evvai, non rischio più la galera!"
"Visto, anche Pensieri Cannibali certe volte può rivelarsi utile. Chi l'avrebbe mai detto?"

Se guardando Copenhagen vi innamorate di Frederikke Dahl Hansen allora non avete niente che non va. Non siete pedofili. Siete perfettamente normali.
Se invece guardando Copenhagen non vi innamorate di questo piccolo gioiellino di film, una specie di Prima dell'alba in terra danese, significa che no. Non siete per niente normali.
(voto 7+/10)

True Detective du is not megl che uan

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True Detective
(serie tv, stagione 2)
Creata da: Nic Pizzolatto
Rete americana: HBO
Rete italiana: Sky Atlantic
Cast: Colin Farrell, Vince Vaughn, Rachel McAdams, Taylor Kitsch, Kelly Reilly, Abigail Spencer, Leven Rambin, David Morse, Lolita Davidovich, Yara Martinez, Emily Rios, C.S. Lee, Fred Ward
Genere: WTF
Se ti piace guarda anche: Strade perdute, Mulholland Drive, Collateral

Dei bei personaggi intrappolati dentro una storia di merda.
Volendo sintetizzare brutalmente, si può riassumere così la stagione 2 di True Detective. Se invece volete riassumerla in un altro modo, a voi la parola, se ne avete il coraggio. Cercare di parlare della trama di TD2 non è infatti proprio semplice, visto che non si è capita una mazza.
Alcune cose però si sono capite. Vai di elenco:

- A nessuno è mai fregata una cippa dell'omicidio del fantasmino Caspere. Nè tanto meno della questione dei gioielli.

"Hey, sono l'unica che ha seguito questa stagione solo per vedere come finiva il caso di Caspere?"

- Vince Vaughn come attore drammatico è terribile. Come comico resta invece sempre una garanzia. Un peccato, perché il suo personaggio in mano a un altro interprete sarebbe potuto essere una bomba, mentre Vaughn con la sua aria forzatamente seriosa è stato capace di trasformare quasi ogni suo dialogo in qualcosa di involontariamente ridicolo. Le risate in ogni caso non sono mancate. Grazie, Vince.

"Per 8 interi episodi ho mantenuto questa espressione.
Vi sembra facile?"

- Kelly Reilly è sempre una bella manza, ma il suo personaggio si è rivelato uno dei più inutili nella storia delle serie tv e insieme a Vince Vaughn ha formato una delle coppie meno affiatate di sempre. Quando sono apparsi uno accanto all'altro, i due hanno di continuo regalato una sensazione di finto e di costruito (volutamente?). Vederli baciarsi mi ha fatto quasi lo stesso effetto di Lisa Marie Presley al fianco di Michael Jackson nel video di “You Are Not Alone”.

"Kelly, meglio se non stiamo troppo vicini, perché c'è troppa tensione sessuale tra di noi."
"Mah, io ti sto lontana semplicemente perché puzzi, caro Vince."

- Il personaggio di Taylor Kitsch, potenzialmente molto interessante, è stato buttato via quasi del tutto. Quello che non ho capito è se è stata colpa dell'attore, che certo non è mai stato un fenomeno recitativo, o degli sceneggiatori, che quest'estate si devono essere pigliati più pasticche dei ragazzi al Cocoricò.

"Mi sarebbe tanto piaciuto far parte della stagione 2 di True Detective...
Hey, un momento. Mi state dicendo che c'ero?"

- Rachel McAdams è figa anche con le occhiaie.

"Occhiaie is the new black."

ATTENZIONE SPOILER DA QUI IN POI
- Alla fine abbiamo appreso che il cicciobimbobombo rosso è davvero figlio di Colin Farrell.
Cioè, dalla splendida Abigail Spencer e da quel figo di Colin Farrell è nato questo coso?


Il figlio avuto da Colin Farrell con l'ancora più splendida Rachel McAdams a questo punto come diventerà?


- La serie finisce proprio sul più bello, con Rachel McAdams e Kelly Reilly single e scatenate in Venezuela. Pretendo uno spinoff in stile Spring Breakers tutto dedicato a loro due.

"Ma che mi frega a me se son quasi tutti morti?
Io me ne vado in Venezuela a ballare El mismo sol!"

Questo è quello che ho (più o meno) capito. Quello che non ho proprio compreso invece è se questa seconda stagione di True Detective mi sia piaciuta oppure no. Il primo episodio mi ha provocato reazioni contrastanti, il secondo è stato grandioso, con un colpo di scena finale pazzesco poi codardamente rimangiato subito alla terza puntata, e anche una manciata di altre scene qua e là sono state notevoli. Ho apprezzato molto le atmosfere noir, la sigla di Leonard Cohen, le languide canzoni della tipa del bar Lera Lynn e la sensazione di disperazione emanata da tutti i personaggi, nessuno escluso. Nonostante della trama non si capisca un granché e quel poco che si capisce non è che sia molto avvincente, non mi sono annoiato e a ogni episodio la curiosità maggiore era scoprire dove cercavano di andare a parare un Nic Pizzolatto in chiaro stato confusionale e gli altri sceneggiatori. Quello che è chiaro è però che, da qualunque parte la si guardi, il confronto con la stagione 1è impietoso.

"Ve l'avevo detto io che la prima stagione era insuperabile..."

La cosa che temevo di più dopo la prima fantastica season era quella di non trovare un personaggio e un'interpretazione degni di Matthew McConaughey e del suo Rust Cohle. Invece ce ne sono stati ben due: un Colin Farrell mai visto tanto fuori forma fisicamente, quanto in forma a livello recitativo, e una Rachel McAdams che è riuscita a rendere adorabile un personaggio così poco friendly come il suo. Ok, Rust Cohle non si batte, però questi due insieme non me l'hanno fatto rimpiangere troppo. A mancare purtroppo è stato tutto il resto.

True Detective 2 ci ha “regalato” un intreccio crime di nessun interesse, un accenno di discorso sulla corruzione di politici e poliziotti affrontato in maniera molto stereotipata, più un sacco di idee cacciate lì dentro a caso: ad esempio lo scenone del party alla Eyes Wide Shut, un paio di lunghe sparatorie che hanno provato a replicare il memorabile pianosequenza della stagione 1 senza successo, o ancora le visioni di Vince Vaughn in punto di morte, oppure la scena finale. Tutte sequenze che prese singolarmente non sarebbero niente male, ma che messe insieme alla rinfusa non sono riuscite a dare alla stagione una coerenza complessiva. I dialoghi meravigliosi della season 1, poi, secondo episodio a parte dove diavolo sono andati a finire?

"Ho girato uno scenone in stile Eyes Wide Shut e non m'hanno manco fatta spogliare?
Gli autori quest'anno si sono davvero bevuti il cervello!"

Io comunque a questa seconda stagione, per quanto sconclusionata, folle e senza senso, o forse proprio per questi motivi messi insieme, non sono a riuscito a volerle male. Però certo che la prima è stata davvero tutta un'altra storia.
(voto 7--/10)

Ah, ma allora chi è A?

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Pretty Little Liars
(stagione 6, summer finale)

Chi è A?


ATTENZIONE SPOILER
Se non volete sapere chi è A, o se non avete proprio idea di cosa io stia parlando in questo momento, non proseguite oltre.
Fermatevi, ho detto.
Fermatevi!

Sei stagioni per scoprire che A delle Pretty Little Liars in realtà è...


CeCe.
E chi cazzo è CeCe?


Va bene l'effetto sorpresa, ma affidare quello che dovrebbe essere il ruolo del cattivone più cattivone di tutti i tempi a uno dei minori tra i personaggi minori della serie è un po' un diludendo. E comunque nel season finale, dopo 40 minuti di spiegone allucinante, non hanno mica spiegato come ha fatto Charles, un bambino un pochetto androgino, a trasformarsi in una figona clamorosa come CeCe (l'attrice Vanessa Ray) e senza manco un'operazione. Cos'è, un giorno Charles si è svegliato e aveva le sue cose? Ok la sospensione dell'incredulità, però nel mondo delle PLL i cambi di sesso avvengono così, per magia? E Hanna che negli ultimi tempi aveva (giustamente) da ridire sempre su di tutto, di questo non ha detto niente? E soprattutto: CeCe il pistolino ce l'avrà ancora o no?

"Dopo 6 stagioni, finalmente abbiamo scoperto chi è A!"
"Sì, ma nessuno ci ha ancora spiegato perché sono 6 stagioni che ci vestiamo in maniera oscena."

Un paio di altre domande per la diabolica autrice della serie I. Marlene King e i suoi piccoli aiutanti: avete passato tutta la puntata a cercare di spiegare ogni cosa avvenuta nel giro di 6 stagioni 6 in modo che avesse (più o meno) un senso, e poi avete buttato lì il finale in fretta e furia con CeCe che bom, di punto in bianco dopo aver torturato, spiato, stalkerato, ferito e ucciso chiunque si fosse messo sulla strada dei suoi psicopatici piani, semplicemente si arrende? E ok che Charles/CeCe era ricco, pardon ricca di famiglia, però se la famiglia l'ha prima esiliata in manicomio e poi ha finto la sua morte, i soldi per tutte le telecamere, per i costosissimi scherzetti e pure per le bambole personalizzate chi glieli ha dati?

Errore mio. Quando si tratta di Pretty Little Liars non c'è da stare a farsi tante domande. Bisogna semplicemente godere di questo guilty pleasure assurdo così com'è. Con tutti i suoi innumerevoli difetti e i suoi altrettanto numerosi pregi... anche se ora come ora questi ultimi non mi vengono in mente.
Adesso comunque lasciamoci tutto alle spalle e pensiamo al futuro, letteralmente il futuro. Con un incredibile salto nel tempo, la seconda parte della sesta stagione delle PLL sarà ambientata 5 anni avanti. Incredibile mica tanto, visto che è un'idea scopiazzata ad altre serie che in passato avevano già fatto qualcosa del genere, come One Tree Hill e Desperate Housewives. Pensiamo al futuro e dimentichiamoci di CeCe, anche perché non credo sarà una cosa troppo difficile da fare.
Chi cazzo è CeCe?
(voto 5/10)

"Questa scena con me alla lavagna significa che sono diventata un'insegnante, o che sono ancora una studentessa liceale?"
"In entrambi i casi, è una cosa inquietante.
Quasi quanto i miei vestiti."
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