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Cinema ad agosto, una mission: impossible?

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Agosto, cinema mio non ti conosco.
Dopo aver disertato le sale per diverse settimane, i filmoni ricominciano a fare capolino anche dalle nostre parti. Filmoni, o almeno potenziali tali. Vediamo i titoli che proveranno a rianimare l'estate dei cinefili italici questo weekend, con la compagnia dei miei simpatici commenti e degli sproloqui di quell'antipaticone di Mr. James Ford.

Mission: Impossible - Rogue Nation
"Ma dimmi te se invece di stare comodo in prima classe con Cannibal devo seguire i consigli di viaggio di Ford..."

Cannibal dice: Le recensioni entusiastiche d'Oltreoceano parlano del “miglior Misson: Impossible di sempre”. Questa è una buona cosa, ma non mi sembra certo una mission così impossible, visto che i precedenti, per quanto decenti e con l'ultimo Protocollo fantasma che avevo apprezzato in maniera particolare, non è che fossero dei capolavori insuperabili. Con l'evergreen Tom Cruise che non vuole proprio saperne di invecchiare, un po' come me, questo M:I 5 si preannuncia comunque magari non imperdibile, ma senz'altro più promettente di qualunque film con gli action heroes del cuore di Ford invecchiati malissimo, proprio come lui.
Ford dice: attendo da almeno tre mesi l'uscita di questo nuovo capitolo del brand dedicato alle gesta dell'agente Hunt dell'inossidabile Tom Cruise, e a quanto pare la suddetta attesa sarà ripagata da quello che è stato già considerato il capitolo migliore della serie.
Speriamo dunque che le recensioni si rivelino effettivamente credibili - dunque non come quelle del mio rivale - e di non trovarmi di fronte ad una delusione che, in questo caso, ci starebbe proprio male.

L'A.S.S.O. nella manica
"Guarda qui: questo è il primo selfie scattato da Ford."
"Oh mio Dio! Ma che sta facendo?"

Cannibal dice: Insieme a un action movie per una volta “Cannibal approved”, questa settimana arriva anche una roba teen più tipicamente cannibalesca. Io l'ho già vista – ovvio – e nei prossimi giorni dovrete sorbirvi la mia recensione, immancabile quanto i resoconti annuali di Ford sul wrestling.
Ford dice: quando si parla di roba teen, lascio sempre più che volentieri la parola a Peppa Kid, l'unico uomo al mondo che vuole invecchiare anche meno di quanto non voglia Tom Cruise.

The Gallows - L'esecuzione
"Ford ha imparato a farsi i selfie.
Io la faccio finita!"

"Io non voglio proprio guardare!"

Cannibal dice: So io chi si meriterebbe un'esecuzione. Ford?
No, dai. Per lui mi accontenterei giusto di qualche ora di torture. A meritarsela sono semmai gli autori dei pessimi horror contemporanei che infestano le nostre sale negli ultimi tempi, mentre quelli davvero interessanti il più delle volte in Italia non trovano distribuzione, se non con mesi di ritardo. Il cult It Follows, ad esempio, quando si decideranno a farlo uscire?
E questo The Gallows riuscirà a invertire la tendenza?
Ford dice: io sono contrario all'esecuzione del Cannibale, anche perchè mi priverebbe di molto del divertimento nel leggere le sue ormai quasi quotidiane assurdità cinematografiche.
E sono contrario anche alla distribuzione delle solite pellicolette horror estive mandate al macello dai blogger cattivi e moralisti come il sottoscritto.

Breaking Dance
"Dobbiamo ballare e sputtaneggiare! Solo così ce la possiamo fare nella vita."
"Ma andare a scuola e studiare no, eh?"

Cannibal dice: Un film che si preannuncia come lo Step Up della YouTube Generation. E già solo questo basterebbe per fare scappare chiunque a gambe levate, a parte Ford che fa tanto il macho action e poi in questi filmetti sulla danza di solito inspiegabilmente ci sguazza. Mentre io, che in genere con queste troiate adolescenziali gioco in casa, non ho mai visto manco Step Up. Che cosa diavolo sto aspettando?
Ford dice: di recente mi è capitato, per compensare Julez delle mie proposte autoriali, di schiaffarmi neanche con troppo schifo alcuni film sulla danza, ma questo già dal trailer promette di essere una schifezza atomica buona giusto per il mio antagonista, che in genere con queste troiate adolescenziali gioca in casa.

Film bonus
Eden
(uscito il 13 agosto)
"Adesso metto su un altro pezzo consigliato da Cannibal.
Più tardi suono anche quelli proposti da Ford: quando sarà il momento di svuotare la pista."

Cannibal dice: Arrivato del tutto in sordina e senza particolari annunci a ridosso del Ferragosto (ma si può?), Eden rischia zitto zitto di essere una delle visioni più cult, almeno qui su Pensieri Cannibali, dell'intera annata. Questa pellicola diretta da Mia Hansen-Løve, mogliettina radical-chic di Olivier Assayas, è dedicata alla musica elettronica “french touch”, quella sdoganata dai Daft Punk, tanto per intenderci. Non si tratta però di un documentario, bensì di un film di fiction da cui non so proprio cosa aspettarmi, se non una figata totale.
Ford dice: Assayas, nonostante il suo essere profondamente radical, non mi è mai davvero dispiaciuto, e dunque ammetto di essere abbastanza curioso anche rispetto alla produzione della sua radical mogliettina.
Sarà l'ennesima tempesta di bottigliate dritta sul grugno degli snob della settima arte o una vera e propria sorpresa?
Spero di scoprirlo presto.

Jason Statham vs Taylor Lautner: chissà chi avrà la meglio?

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Nell'agosto italiano sono uscite contemporaneamente due pellicole che ci presentano una singolare sfida tra action heroes o aspiranti tali: da una parte il campione in carica Jason Statham, dall'altra il giovane sfidante Taylor Lautner. Un incontro che ha già un vincitore designato. Oppure no?


Joker - Wild Card
(USA 2015)
Titolo originale: Wild Card
Regia: Simon West
Sceneggiatura: William Goldman
Tratto dal romanzo: Calore di William Goldman
Cast: Jason Statham, Michael Angarano, Dominik García-Lorido, Milo Ventimiglia, Hope Davis, Anne Heche, Stanley Tucci, Sofia Vergara, Jason Alexander, Max Casella, Matthew Willig, Chris Browning
Genere: non-action
Se ti piace guarda anche: Redemption - Identità nascoste, The Transporter, Una ragazza a Las Vegas

Jason Statham gioca jouer...
No, ho sbagliato! Volevo dire che Jason Statham gioca il joker, con questa pellicola ispirata al romanzo Calore di William Goldman che già negli anni '80 aveva avuto una trasposizione cinematografica, Black Jack con Burt Reynolds.
Quindi in questo film si parla di carte?
Sì e no. Il black jack a un certo punto svolge un ruolo centrale, dopo tutto la pellicola è pur sempre ambientata a Las Vegas. Allo stesso tempo è però qualcosa di differente dalla classica storia incentrata su un giocatore d'azzardo, così come è lontano dal classico action movie. A tratti può quasi essere considerato un non-action movie. Dopo una prima scena piuttosto banalotta che ci introduce la professione di Jason Statham, il ritmo della pellicola anziché aumentare, rallenta. All'inizio si rimane un pochetto disorientati da questa scelta. Chi si aspettava una pellicola tutta azione & adrenalina resterà alquanto deluso. Il film all'inizio sonnecchia parecchio. Ci mette un po', anzi parecchio a carburare e, quando lo fa, non lo fa nemmeno del tutto. Lo fa sempre con i suoi tempi rallentati. Roba che i fan di scazzottate + esplosioni + inseguimenti a un certo punto potrebbero rimpiangere di non aver visto un lavoro di Sofia Coppola o Terrence Malick.

"I believe I can fly."

Dicevo poc'anzi che la prima scena ci introduce la professione di Jason Statham. Qual è?
Avete presente la serie Ray Donovan?
Jason Statham qui fa qualcosa di simile. È un tuttofare, un joker che si occupa di risolvere problemi di varia natura, soprattutto criminale. Nel periodo di Natale, si ritrova ingaggiato per due diversi compiti e lo so che vedere un film del genere in piena estate non è proprio il massimo, però per fortuna la componente natalizia non è poi così predominante.
Senza divagare ulteriormente, quali sono i suoi due compiti?
Da una parte, il sempre simpatico Michael Angarano assume Jason Statham per fargli da guardia del corpo mentre va in giro per Las Vegas a giocare ai tavoli. Dall'altra, una sua amica lo incarica di scoprire l'identità dell'uomo che la sera precedente l'ha stuprata e lasciata in fin di vita.

"Ma come sei conciata?
Te l'avevo detto io che la visione prolungata della saga di Twilight provoca effetti collaterali dannosi..."

Un presupposto quest'ultimo che lascerebbe immaginare una caccia all'uomo investigativa tradizionale, invece Joker - Wild Card preferisce giocare su un tavolo differente, puntando ad approndire il personaggio di Jason Statham e le sue motivazioni personali. Certo, il fatto che l'attore britannico nel film non cambi espressione manco per un solo secondo non aiuta molto, così come non è d'aiuto nemmeno un cattivone ridicolo interpretato da un pessimo Milo Ventimiglia.

"Hey, che fai tipa?
Mi sa che te hai visto troppe volte Uomini che odiano le donne."

L'andamento lento, quasi ipnotico, e le atmosfere da noir d'altri tempi riescono però a fare il loro dovere e a rendere questo lavoro, benché non in pieno riuscito o del tutto coinvolgente, un oggetto differente dal solito action movie idiota tutto botte (che comunque in 2 o 3 violente sequenze non mancano). Non si può considerare esattamente un Joker vincente, ma se non altro Wild Card non è nemmeno un due di picche.
(voto 5,5/10)

"Punto tutto sulla mia vittoria facile contro Taylor Lautner."

Tracers
(USA 2015)
Regia: Daniel Benmayor
Sceneggiatura: Matt Johnson
Cast: Taylor Lautner, Marie Avgeropoulos, Adam Rayner, Rafi Gavron, Luciano Acuna Jr., Josh Yadon, Johnny M. Wu, Amirah Vann
Genere: actionminkia
Se ti piace guarda anche: Senza freni, Freerunner, Fast and Furious, Point Break

Taylor Lautner sta cercando di lasciarsi il ruolo da lupo mannaro di Twilight alle spalle e costruirsi una carriera. Che tipo di carriera? Nel genere action. La sfida è impegnativa, visto che guadagnare una credibilità presso il pubblico “macho” dopo essere stato un teen idol di una serie romantico-vampiresca più che altro per ragazzine non è cosa così facile, ma se non altro il genere gli viene in aiuto. Per diventare un action hero non sono infatti necessarie particolari doti recitative, che il ragazzo sembra non possedere, quanto piuttosto fisiche, che il pupetto mannaro ha esibito già in passato, mostrandosi appena possibile a torso nudo, anche in pieno inverno, con la scusa che i licantropi hanno una temperatura corporea più alta rispetto agli umani. Certo, come no?

Ah, dite che è vero?
Perché, secondo voi i lupi mannari esistono davvero?
Ma allora ve la meritate, Stephenie Meyer!

"Hey Taylor, capita spesso che dei pazzi vogliano tirarti sotto per strada?"
"Da quando ho girato Twilight, almeno una volta al giorno."

Dopo il mediocre Abduction - Riprenditi la tua vita, Taylor Lautner ci riprova con il genere action e questa volta le cose vanno un pochino meglio. Tracers è una di quelle pellicole che non lasciano tracce nella memoria, ma che se non altro si lasciano seguire con discreto piacere.
Per certi versi, Tracers rappresenta un tipo di action movie del tutto opposto rispetto a Joker - Wild Card. Qui i ritmi sono più elevati e pompati, grazie a un montaggio serrato e al supporto di una colonna sonora figosa e molto dubstepposa. Una pellicola moderna e ggiovane, or dunque, in totale controtendenza rispetto alle atmosfere noir d'altri tempi e ai ritmi chill-out del film con Jason Statham. Qui siamo dalle parti di un action post-Fast and Furious con una trama che ricorda Point Break, solo ambientato nel mondo del parkour anziché in quello del surf.

"Evvai, ho imparato a saltare!
Ora mi sento pronto per diventare un professionista del parkour."

Con la “piccola” differenza che il boss della gang di parkour in cui entra Taylor Lautner, tale Miller interpretato da Alessio Boni Adam Rayner della serie tv Tyrant, non vale manco un'unghia di Bodhi/Patrick Swayze. E non lo dico perché Patrick Swayze è morto e bisogna sempre parlare bene dei morti, anche al di là dei loro reali meriti. Lo dico perché quello era un Signor Personaggio in una Signora Pellicola, una delle migliori che il genere d'azione abbia mai sfornato.


Una volta messi nell'ordine delle idee che questo film non regge il confronto con Point Break, e manco con Fast and Furious, ci si può mettere alla visione di Tracers, se proprio non si ha di meglio da fare, per quello che è. Un B-movie derivativo, molto derivativo, con tanto di contorno di banalotta storietta d'amore tra il bellone Lautner e la bellona Marie Avgeropoulos, giovane inepressiva fighetta già vista nella serie The 100.

"Conciato così sembri pronto per una gita con le Giovani Marmotte,
piuttosto che per una sfida con Jason Statham."

Oltre a Fast and Furious e a Point Break, il film emana ad ogni inquadratura echi di altri lavori, come Senza freni - Premium Rush, Banlieue 13, Brick Mansions e Freerunner nelle scene più spericolate. Pur con tutti i suoi limiti e il suo senso di già visto, Tracers scorre comunque via veloce e furioso. È già più di quanto ci si potesse aspettare da una pellicola action con protagonista un pupetto mannaro.
(voto 6-/10)


IL VERDETTO
A sorpresa, l'action sfida tra Jason Statham e Taylor Lautner viene quindi vinta ai punti, sebbene di poco, da Taylor Lautner.
ATTENZIONE SPOILER
Una curiosità: per quanto rappresentino due concezioni del genere action del tutto opposte, Joker - Wild Card e Tracers finiscono in pratica allo stesso modo, con i due protagonisti che riescono a fuggire dai posti in cui si trovavano “intrappolati”: Jason Statham dalla città del peccato Las Vegas e Taylor Lautner da quella giungla metropolitana di New York. Dove andranno adesso?
Ho come l'impressione che, dopo questo post, Jason Statham sia diretto verso Casale, in cerca di vendetta contro l'autore del blog Pensieri Cannibali.

"Quel pupetto mannaro mi ha davvero battuto???
Questo è troppo persino per Pensieri Cannibali!"

Sei una spiona, sei una spiona!

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Spy
(USA 2015)
Regia: Paul Feig
Sceneggiatura: Paul Feig
Cast: Melissa McCarthy, Jude Law, Jason Statham, Rose Byrne, Peter Serafinowicz, Miranda Hart, Allison Janney, Morena Baccarin, Bobby Cannavale, Zach Woods, 50 Cent
Genere: spione
Se ti piace guarda anche: Kingsman - Secret Service, Austin Powers, Barely Lethal, Corpi da reato

Avete presente Morpheus di Matrix?
Sì, dai, quello ciccion... ehm, sovrappeso. Quello che fornisce le indicazioni al protagonista Neo a distanza, come se vedesse e sapesso tutto?
Ecco. Melissa McCarthy in Spy ha lo stesso compito. Dà indicazioni a distanza all'agente segreto Jude Law, una specie di versione ancora più figa di James Bond. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché non è stato preso Jude Law per fare 007 anziché l'inespressivo Daniel Craig?
Probabilmente perché James Bond DEVE essere inespressivo per contratto.

"Melissa, chi preferiresti farti: me o Daniel Craig?"
"Ma, guarda, io ve magnerei tutti e due."

Jude Law non sarà riuscito a ottenere la parte di James Bond, ma qui ne ha una analoga. Spy è un po' una versione comica delle spy stories alla 007, senza finire nella parodia pura alla Austin Powers, però riuscendo a essere comunque parecchio divertente. Se come action movie non è un granché e la vicenda spionistica e già vista, rivista, stravista e di più, a livello comico ci siamo decisamente. Spy è una delle più spassose visioni che vi potrà capitare di spiare quest'anno. Merito in primo luogo di una Melissa McCarthy decisamente scatenata. All'inizio è un incrocio tra il citato Morpheus e la tipa della serie Criminal Minds, quella che sta sempre al computer, quella cicciotell... ehm, leggermente sovrappeso: Penelope Garcia (l'attrice Kirsten Vangsness).

"Non sono sovrappeso.
Sono diversamente magra [Ho ucciso Napoleone cit.]."

A un certo punto, per una di quelle svoltone a sorpresa (si fa per dire) nella trama, Melissa McCarthy si troverà a dover entrare in azione e dimostrare di essere una spia vera e propria. Tra esilaranti cambi di look e inverosimili scene action, la McCarthy fa un figurone e in più è aiutata da una serie di personaggi “minori” che fanno il loro dovere alla grande e, a tratti, riescono a risultare persino più comici di lei.
Rose Byrne io come comica la adoro e sì che per una donna bella non è facile far ridere. Con questo non voglio dire che Melissa McCarthy, che riesce a essere divertente in maniera molto semplice e naturale, non sia bella. È bella a modo suo, diciamo. Non è bello ciò che bello, ecc... Sì, insomma, ci siamo capiti, no?
No? Va beh, lasciamo perdere. Rose Byrne in ogni caso è oggettivamente una di quelle bellezze da mascella calata stile The Mask. Nonostante questo, ha un talento comico esplosivo, già esibito in Le amiche della sposa, In viaggio con una rock star e Cattivi vicini, e qui ne dà ulteriore conferma nella parte della stronzissima glaciale donna d'affari mafiosetta dell'Est.


C'è poi Jason Statham nella parte dell'action hero esaltato alla Mr. James Ford che però finisce sono per risultare involontariamente ridicolo. Come il mio blogger rivale Mr. James Ford. Tra l'altro il personaggio di Jason Statham in questo film si chiama proprio... Ford. Sarà un caso?

"Hey, fermi un momento.
Con tutti i nomi che ci sono, mi devo chiamare proprio Ford?"

Il vero e proprio idolo del film comunque è Aldo, un agente inglese che si spaccia per un italiano maniaco sessuale e ci prova con qualunque cosa che respiri, Melissa McCarthy compresa. A interpretarlo troviamo tale Peter Serafinowicz, attore britannico di chiare origini dell'Est che per spacciarsi italiano non è proprio il massimo, però la sua parodia del romanaccio infoiato è così esagerata da risultare a suo modo irresistibile. E poi nemmeno troppo lontana dalla realtà.


Così come è decisamente irresistibile questo Spy tutto. Un film che, per carità, dà una fortissima sensazione di déjà vu. Soltanto tenendo conto delle ultime settimane ho visto un paio di pellicole piuttosto simili come Kingsman - Secret Service e Barely Lethal. A far dimenticare la mancanza totale di originalità ci pensa però un umorismo esplosivo, bello cattivello, in pieno stile Paul Feig, l'autore di Le amiche della sposa e Corpi da reato che come prossima sfida è stato chiamato a realizzare la nuova, e già discussa, versione al femminile di Ghostbusters. Se l'idea di un remake del cult movie anni '80 può far storcere parecchi nasi, io credo che Paul Feig in accoppiata con Melissa McCarthy in versione acchiappafantasmi una risata ce la potrà regalare ancora. Una risata, o anche molte, visto che questo Spy ha fatto toccare al risatometro parecchi picchi assoluti di questa altrimenti spesso triste e seriosa annata cinematografica.
(voto 6,5/10)

Il filmazzo della porta accanto

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Tra film che escono con colpevole ritardo, altri che dovevano uscire e poi sono stati rimandati, thrillerini senza troppe pretese, commediole più o meno romantiche e quant'altro, è un'altra tipica settimana di un'estate italiana. Edoardo Bennato e Gianna Nannini in questo caso non c'entrano, visto che si parla di Cinema. Anche se una rubrica co-condotta da me e dal mio blogger nemico Mr. James Ford con il Cinema può avere a che fare solo fino a un certo punto...

Il ragazzo della porta accanto
(dal 23 luglio)
"Gli occhialini non bastano per essere considerata hipster?
E allora mi metto pure a leggere Pensieri Cannibali, così può andare?"


Cannibal dice: Thrillerino estivo con protagonista Jennifer Lopez, che io in genere odio. Sarà massacrato da Pensieri Cannibali come un qualunque action sponsorizzato da Ford?
Nei prossimi giorni la risposta.
Ford dice: thriller estivo degno di un bel pomeriggio afoso da Italia Uno che a breve passerà dalle parti del Saloon.
Presumibilmente, sarà un massacro.
Fate pure le vostre scommesse.

Il fidanzato di mia sorella
(dal 22 luglio)
"Ford non mi ha mai sopportato???
Certo che quello ha davvero dei seri problemi..."

Cannibal dice: Pierce Brosnan non lo sopporto, un po' come James Ford. In questo film però c'è anche Jessica Alba, che invece la sopporto eccome. Per una visione estiva questa romcom a metà strada tra americanata e britannicità alla fine ci potrebbe quindi anche stare.
Ford dice: Brosnan non l'ho mai sopportato, e Jessica Alba, per quanto decisamente fornita di argomenti interessanti, neppure.
Salto dunque senza pietà neanche si trattasse di un film consigliato da Cannibal.

Cobain: Montage of Heck
(dal 22 luglio)
"A sentir parlare Ford m'è venuta voglia di suicidarmi.
Di nuovo."

Cannibal dice: Splendido documentario su Kurt Cobain già recensito e che finalmente dovrebbe - il condizionale è sempre d'obbligo - arrivare nei cinema italiani. Non perdetevelo!
Ford dice: documentario più che discreto dedicato alle gesta di una delle icone del rock più importanti e rivoluzionarie di sempre, che finalmente dovrebbe arrivare in sala. Personalmente, a prescindere dal giudizio tecnico, non ha fatto altro che accrescere la mia acredine rispetto a Cobain, ma una visione ci sta, eccome.

Il luogo delle ombre
(dal 23 luglio)
"Ford, entra pure.
Sei sempre il benvenuto a casa mia!"

Cannibal dice: Anton Yelchin ormai è dappertutto. Lo vedo ovunque e in qualunque genere di film. Questo tra l'altro è uno dei peggiori della sua carriera. Una porcatina fantasy che quindi a Ford probabilmente piacerà e che io invece avevo già stroncato qui.
Ford dice: film pseudo fantasy che non mi dice nulla e che non ho alcuna intenzione di recuperare, nemmeno preso dal peggior raptus di bisogno di neuroni spenti dell'estate. Lascio volentieri questo tipo di cose al mio "simpatico" antagonista.

Fuochi d'artificio in pieno giorno
(dal 23 luglio)
"Eh no!
Va bene tutto, ma beccarmi Ford pure al volante del taxi proprio no!"

Cannibal dice: Poliziesco cinese che sa di gran fordianata, ma che propone un mistero notevole. Il titolo originale “Bai Ri Yan Huo” tradotto significherà per davvero “Fuochi d'artificio in pieno giorno”, oppure i titolisti italiani a questo giro hanno preso delle droghe ancora più pesanti del solito?
Ford dice: nessuno mai verrà a capo del mistero della traduzione del titolo - il destino dei film cinesi sarà lo stesso di quelli anglofoni, rispetto agli adattamenti? -, ma tra le uscite del periodo vacanziero, sarà per collocazione geografica, sarà per il genere, è una di quelle che mi ispirano maggiormente.
Speriamo bene.

5 to 7, un film da vedere rigorosamente tra le 5 e le 7

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5 to 7
(USA 2014)
Regia: Victor Levin
Sceneggiatura: Victor Levin
Cast: Anton Yelchin, Bérénice Marlohe, Lambert Wilson, Olivia Thirlby, Frank Langella, Glenn Close, Jocelyn DeBoer, Eric Stoltz
Genere: romcom chic
Se ti piace guarda anche: Closer, Prima dell'alba, Cashback

Che film avete scelto di vedere, questa sera?
5 to 7?
Ottima scelta, complimenti! Siete delle persone davvero raffinate. Quindi cosa ci fate, qui su Pensieri Cannibali?
Hey, comunque, aspettate un momento: che ore sono?
Sono le 9:30 di sera?
Allora fermi: non potete guardarlo! Questo film va visto rigorosamente tra le 5 e le 7 del pomeriggio. Lo dice il titolo e lo ribadisce pure la pellicola stessa. E le regole, mai come in questo caso, vanno rispettate.

Perché questo film si chiama 5 to 7?
Perché la protagonista femminile, interpretata dalla splendida Bérénice Marlohe già ammirata in Skyfall, è una donna francese sposata con figli che vive negli Usa e ha una relazione adultera con un ragazzo più giovane. In pratica è l'apotesi della MILF suprema per eccellenza.


In Francia, a quanto pare, o almeno secondo gli americani, esiste un'espressione particolare per definire una relazione adultera: “Un cinq a sept”, una storia dalle 5 alle 7. Un orario serale in cui uno si trova un po' confuso ed è anche l'orario in cui, in epoche passate, si dava spazio a questo tipo di relazioni, che invece adesso capitano a tutte le ore. Essendo una tipa all'antica, per quanto libertina, Bérénice Marlohe per le sue scappatelle decide di rispettare quest'orario, che grande esempio di moralità!
E il ragazzo che si trova coinvolto in questa storia, che fa? Cosa deve fare uno quando si trova davanti a Bérénice Marlohe?
Si adegua, non c'è alternativa.

"Sta davvero piovendo in questa torrida estate?"
"Siamo per caso finiti dentro a un film di fantascienza?"

Il ragazzo in questione è l'uomo più fortunello del mondo: Anton Yelchin. Dopo essersi fatto innumerevoli sventole nei suoi film precedenti, dico solo Ashley Greene + Alexandra Daddario in Burying the Ex, qui si trova ad avere a che fare con Bérénice Marlohe, con cui inizia una relazione adultera particolare. Tutto avviene infatti alla luce del sole. Il marito, che a sua volta ha un'amante fissa, sa tutto della loro storia. Diventa persino suo amico. Com'è possibile una cosa del genere?
Come dice anche Anton Yelchin nel film: i francesi sono davvero delle persone strane.

"Potrei lasciarti perché mi tradisci...
Naaah, sei troppo figa. Ti perdono immediatamente!"

La pellicola è una romcom sui generis, per lo meno per gli standard americani, e ha una raffinatezza molto francese. Sembra di essere in uno spot della Dior con Natalie Portman girato da Sofia Coppola. A tratti è difficile capire quanto il film sia realmente chic, e quanto lo sia solo per finta. In ogni caso il risultato è parecchio elegante, sensuale in una maniera non sfacciata, a tratti comico ma in una maniera mai spudorata o volgare e per di più romantico però senza smancerie. Un film che gioca in bilico su equilibri delicati, così come sugli stereotipi della cultura francese a confronto con quella yankee. Non tutto funziona alla perfezione: tra film di Truffaut, baguette e vini l'immagine della francesità che ne esce è persino esagerata, qualche personaggio come i due genitori di Anton Yelchin interpretati da Frank Langella e Glenn Close è leggermente macchiettistico e la colonna sonora è caruccia però poteva dare di più. Nonostante ciò, la pellicola ha fascino da vendere. Merito di una Bérénice Marlohe fantastique e di un Anton Yelchin parecchio in parte come giovane aspirante scrittore che cade nella “trappola” della MILFona francese.

"Facevi tanto la raffinata, ma lo sapevo che sotto sotto eri una mistress sadomaso da 50 sfumature di grigio..."

Più che una vicenda realistica vera e propria, un sogno erotico che si trasforma in realtà, ma che è condotto dal regista esordiente Victor Levin con grande grazia. Una delle migliori pellicole sentimentali in cui possiate imbattervi che, pur con qualche difettuccio, riesce a non cadere nelle solite trappole delle romcom a stelle e strisce e sembra più che altro una pellicola francese. O una pellicola americana però con un tocco europeo, come la trilogia di Richard Linklater iniziata con Prima dell'alba. Una visione leggera, divertente, intelligente e con un finale da applausi e pure da lacrimuccia.
Unico avvertimento: dovete guardarlo tra le 5 e le 7, perché è un'ora serale in cui uno si trova un po' confuso ed è lo stato migliore per vederlo. Inoltre, la regola è quella e, per chi non rispetta le regole, il gioco finisce.
(per il voto vado invece contro le regole e vado pure oltre il sette: 7+/10)

The Pyramid - La pirlamide

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La piramide
(USA 2014)
Titolo originale: The Pyramid
Regia: Grégory Levasseur
Sceneggiatura: Daniel Meersand, Nick Simon
Cast: Ashley Hinshaw, Denis O'Hare, James Buckley, Christa Nicola, Amir K, Faycal Attougui
Genere: spaventoso
Se ti piace guarda anche: The Blair Witch Project, The Descent - Discesa nelle tenebre, La stirpe del male

Ci son due coccodrilli ed un orango tango...

Ah no, scusate. Ho sbagliato l'attacco.
Volevo dire che ci son due... cose che non sopporto. Matteo Salvini e la canzone El Mismo Sol?
Sì anche ma, limitandoci al campo del cinema horror, o pseudo cinema horror, ci sono due cose in particolare che non sopporto:
1) I mockumentary
2) I film claustrofobici ambientati in ambienti chiusi


"Ma non potevamo andare in spiaggia a Sharm el-Sheikh,
invece di finire dentro una piramide?"

Cosa può aver scelto di vedere un masochista come me se non un horror mockumentary claustrofobico ambientato quasi interamente all'interno di una piramide come La piramide?
It's no surprise to me, I am my own worst enemy, come cantavano i Lit in una celebre (?) canzone anni '90.



Provo un odio profondo nei confronti di me stesso e ogni tanto mi devo punire.
No, non fate subito i tragici. Non mi faccio i tagli alle vene. Non sono un emo. Non più, almeno. La moda degli emo è tramontata insieme a Myspace, ovvero molti anni fa. A dire il vero nemmeno troppi anni fa, però da Myspace all'epoca di Facebook e Twitter sembra passato tanto quanto il periodo degli antichi egizi.
Non sono un emo, ma per farmi del male a volte scelgo volontariamente di ascoltare della musica che mi fa schifo, come El mismo sol, oppure guardare delle pellicole che so già detesterò.

"Possibile che la sceneggiatura faccia così pena? Fammi controllare..."

The Pyramid aveva tutte le carte in regola per farmi girare le scatole, visto che come detto è un mix letale tra finto documentario, per di più “found footage”, e claustrofia più totale. Il risultato è se possibile ancora peggiore di quanto mi immaginassi. A rendere vagamente guardabile il tutto non ci riesce nemmeno la presenza di una fighetta come Ashley Hinshaw, biondina già vista nei film About Cherry e Chronicle e nelle serie tv True Blood e True Detective 2 (dove è l'attricetta che fa finire nei guai Taylor Kitsch). E se manco Ashley Hinshaw riesce a rendere guardabile un film, vuol dire che quel film è una vera schifezza.

"Il regista di questo film è così vergognoso che non mi ha manco obbligata a mostrare le tette. Dico: ma è possibile?"

The Pyramid è pessimo sotto tutti i punti di vista. Non riesce a regalare manco mezzo personaggio vagamente interessante. Non riesce a infilare nella sua per fortuna non eccessiva durata nemmeno una battuta o un momento divertente. Non fa paura per niente. Cioè sì, fa paura a livello qualitativo, visto che è girato malamente e presenta dei mostri e degli effetti speciali ridicoli, però di brividi non ne regala. La sua idea di horror è quella di presentare rumori o presenze mostruose all'improvviso. Il solito effetto BUUUUUUUUUUUU! che è uno degli stratagemmi più fastidiosi, oltre che abusati, che ci possano essere in una pellicola dell'orrore e che è genialmente preso per il culo da Ti West in The Innkeepers.
Al tutto aggiungiamo pure una componente avventuoroso-storica, con qualche storiella sugli antichi egizi che vorrebbe regalare un'alone di mistero e invece fa solo ridere i polli, e la pirlamide è completa. Una delle visioni più noiose, fastidiose e irritanti dell'anno. Che la maledizione di Tutankhamon possa calare su chiunque abbia creato un film del genere.
(voto 3-/10)

The Wedding Ringer - Un film in affitto, se avete proprio dei soldi da buttare

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The Wedding Ringer - Un testimone in affitto
(USA 2015)
Regia: Jeremy Garelick
Sceneggiatura: Jeremy Garelick
Cast: Josh Gad, Kevin Hart, Kaley Cuoco-Sweeting, Olivia Thirlby, Jorge Garcia, Dan Gill, Affion Crockett, Alan Ritchson, Mimi Rogers, Ken Howard, Josh Peck, Nicky Whelan
Genere: romcom al maschile
Se ti piace guarda anche: 2 single a nozze,Una notte da leoni, Duri si diventa, Non mi scaricare, Il matrimonio del mio migliore amico

Qual è il più grande errore che un uomo può commettere nella sua vita?

Sposarsi, esatto. Lo so, era facile, ma un applauso va a chi ci ha impiegato meno di 2 secondi per rispondere. Se non volete perdere la vostra indipendenza, la vostra vera identità, la vostra felicità, non fatelo. Non sposatevi. Un motivo in più ve lo fornisce il film The Wedding Ringer - Un testimone in affitto.
The Wedding Ringer? Ma che è? Sarà mica l'ennesima commediola al femminile inno al matrimonio, di quelle che potrebbe obbligarvi a vedere vostra moglie (nel caso abbiate commesso l'errore più grande)?

Nah, questa volta avete sbagliato.
Non c'è Katherine Heigl. Non c'è Kate Hudson. Non c'è Meg Ryan (anche perché ormai sembra una mummia). E, incredibile ma vero, non c'è nemmeno Juliona Roberts. Questo sì, è un film sul matrimonio, ma è un film al maschile sul matrimonio e quindi un film anti-matrimonio. I protagonisti sono infatti una coppia di uomini...


Nah, sbagliato anche questa volta: non è un film sulle nozze gay. È un buddy movie incentrato sull'amicizia tra due uomini e non parlo di friends with benefits. Amicizia e basta. Come in tutti i buddy movie che si rispettino, abbiamo due personaggi agli antipodi tra di loro, ma che in fondo qualcosa in comune ce l'hanno. Da una parte abbiamo Josh Gad, attore che vorrebbe essere il nuovo Jack Black nella parte di un tipo grassottello, sfigatello, senza amici, che inspiegabilmente si sta per sposare con la biondazza bonazza Kaley Cuoco. Perché?
Nessuno lo sa. Forse perché Kaley Cuoco, come Big Bang Theory dimostra, ha una passione per i nerd...
nella finzione. Nella realtà, cari nerd in ascolto mettetevi il cuore in pace: Kaley Cuoco non è sposata con uno di voi, bensì con l'aitante tennista Ryan Sweeting.


Dall'altra parte abbiamo Kevin Hart, appena visto in Duri si diventa, attore che vorrebbe essere il nuovo Eddie Murphy, nella parte di un tipo figo, che si sa adattare a ogni tipo di situazione e che di professione fa il testimone di nozze a pagamento. Esiste davvero una professione del genere?
Se volete una ragione in più per non sposarvi, eccone una valida: la difficoltà nello scegliere i testimoni di nozze. Nel caso abbiate tanti amici intimi, preferirne uno piuttosto che un altro potrebbe portare alla fine di qualche amicizia. Nel caso invece non abbiate nessuno tra cui scegliere, come nel caso del protagonista di questo film, siete fregati. A meno che non abbiate un sacco di soldi da spendere, proprio come il protagonista del film. Ed ecco spiegato perché si sposa con una biondazza bonazza come Kaley Cuoco.

"Tesoro, mi rispieghi perché ti sto per sposare, che l'ho dimenticato?"
"Ma è già la decima volta. Solo oggi."

Josh Gad “affitta” Kevin Hart come suo testimone di nozze e insieme a lui acquista anche il pacchetto completo con altri 7 finti amici, una serie di casi umani tra cui si nota Jorge Garcia, ovvero Hurley di Lost. Il suo personaggio sembra del tutto inutile e per l'intera durata del film uno si chiede: “Ma perché l'hanno preso, se non gli fanno dire neanche una battuta e non gli fanno fare niente?”. Aspettate, cari fan di Lost, perché l'ultima scena vale l'attesa.

In pratica, The Wedding Ringer è un buddy movie e anche una versione al maschile di una romcom matrimoniale. Un po' un mix tra Il matrimonio del mio migliore amico e Una notte da leoni, con in più una manciata di 2 single a nozze e un pizzico di Pretty Woman, visto che Kevin Hart ha il ruolo del “puttano” che si vende per soldi.

"E questa cosa diavolo sarebbe?"
"E' la scena di divertimento folle in stile Una notte da leoni. Immancabile in ogni romcom al maschile che si rispetti."
"Ed è normale che non sia per niente divertente?"

La trama è assolutamente prevedibile, la coppia di protagonisti funziona abbastanza ma non al 100%, si ride poco perché i momenti più estremi, quelli che vorrebbero essere i più esilaranti, sono in realtà delle minchiatone, i personaggi minori sono delle macchiette che si sarebbero potute sfruttare meglio e tutto ha il sapore di già visto. Eppure il filmetto, pur con tutti i suoi limiti, si lascia guardare (abbastanza) volentieri e come visione estiva è più o meno accettabile. Come bonus, offre pure una preziosa lezione di vita. Se siete una donna il matrimonio sì, ci può anche stare. Se siete un uomo invece no: mai sposarsi. Mai.
(voto 5+/10)



Si intitola Bella dolce baby sitter, ma non è un porno

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Bella dolce baby sitter
(Film tv 2014)
Titolo originale: Nanny Cam
Rete americana: Lifetime
Rete italiana: Rai 2
Regia: Nancy Leopardi
Sceneggiatura: Brian McAuley
Cast: India Eisley, Laura Allen, Cam Gigandet, Farrah Mackenzie, Carol Herman, Renée Felice Smith
Genere: baby sitter
Se ti piace guarda anche: Babysitter... un thriller, Babysitter Wanted, Il ragazzo della porta accanto, La mia peggiore amica, Lolita

Quante possibilità ci sono che io non guardi un film intitolato “Bella dolce baby sitter”?
Ditemelo voi...
Esatto, lo 0%.

Purtroppo, non si tratta di un pornazzo. È un film vero e proprio...
A dirla tutta, no. È un film tv. E non parlo di un film tv della HBO che può essere considerato al pari, o anche meglio, di una pellicola per il cinema. Parlo di una produzione di Lifetime, uno dei network più scandalosi d'America, anche se ultimamente si è un po' ripreso grazie alla serie guilty pleasure dell'estate UnREAL. In più, questo thrillerino è passato pure dalle nostre parti, in una serata ad alta tensione (si fa per dire) di Rai 2.

Per una volta il titolo italiano è davvero geniale. Volete mettere Bella dolce baby sitter in confronto all'originale Nanny Cam?
Come suggerisce la denominazione nostrana, la pellicola racconta di una bella (sì, insomma, abbastanza) e dolce (ma anche no) baby sitter. Una teenager che viene ingaggiata da una giovane coppia per badare alla figlioletta, dopo che la precedente baby sitter aveva dato segnali di demenza senile. È vero che aveva 120 anni per gamba, ma chi l'avrebbe mai potuto immaginare?


Fatto sta che, una volta spedita in pensione la vecchia (in tutti i sensi) baby sitter, il paparino decide di ingaggiarne una nuova, “leggermente” più giovane e figa. A interpretare la baby sitter gnocchetta c'è India Eisley, che già si era segnalata come sorellina di Shailene Woodley in La vita segreta di una teenager americana, serie pessima però dal cast interessante. Personalmente preferisco nettamente Shailene, ma pure questa India Eisley ha il suo perché. Sebbene un po' più di espressività e di voglia di vivere non le farebbe troppo male. Solo perché ha la parte della baby sitter psicopatica, non vuol dire che deve avere per tutto il tempo lo sguardo perso nel vuoto.


Se la giovane India non è il massimo della recitazione, anzi è a mala pena il minimo della recitazione, il resto del cast sempre di stampo televisivo se la cava ancora peggio. Cam Gigandet (visto nelle serie The O.C. e Reckless) nei panni del giovane padre non convince manco per sbaglio e la bionda Laura Allen (vista nelle serie Dirt, Ravenswood e The 4400) è davvero atroce nei panni della teen mom gelosa per l'arrivo della nuova baby sitter zoccoletta. Gelosa al punto da piazzare in casa della "nanny cam", ovvero delle telecamere nascoste, come quelle imboscate dentro gli orsetti di peluche, usate in genere per spiare proprio le tate. E da qui arriva il titolo originale, meno affascinante rispetto a quello italiano, del film.


Peccato perché, se si va oltre a una regia pessima e a livelli di recitazione da denuncia, la pellicola come thrillerino estivo non funziona troppo male e, nella parte finale, riserva anche qualche svolta nient'affatto malvagia. Il film, o meglio il film tv, riesce comunque a farsi guardare e rinnova la tradizione dei “baby sitter movies”, che d'estate ci sta sempre bene. Quelle pellicolette la cui strada è stata aperta dall'odiosa Mary Poppins e che poi hanno preso sempre più una piega orientata verso il thrillerino soft-erotico interpretato da giovani Lolite come Alicia Silverstone in Babysitter... un thriller (un'altra perla regalataci dai titolisti italiani), o Sarah Thompson nell'horror Babysitter Wanted.
Per gli appassionati di cinema, questo è quindi un film tranquillamente evitabile. Per tutti gli appassionati del genere baby sitter, il recupero è invece d'obbligo. Sempre che esistano appassionati di questo tipo a parte me, che vorrei avere dei figli soltanto per poter assumere una baby sitter.
(voto 4,5/10)

"Uh, meno male! Abbiamo scampato un votaccio."
"Perché, 4,5 ti sembra un bel voto?"


Il ragazzo della porca accanto

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Il ragazzo della porta accanto
(USA 2015)
Titolo originale: The Boy Next Door
Regia: Rob Cohen
Sceneggiatura: Barbara Curry
Cast: Jennifer Lopez, Ryan Guzman, John Corbett, Kristin Chenoweth, Ian Nelson, Lexi Atkins
Genere: thrillerino estivo
Se ti piace guarda anche: Attrazione fatale, The Guest, Via dall'incubo, Pretty Little Liars, Swimfan, Bella dolce baby sitter

Tra i miei film guilty pleasure preferiti, oltre alle pellicole adolescenziali, ci sono anche i thrillerini sugli stalker. Li trovo perfetti per una visione estiva. Non tanto per la tensione. Visto uno, visti tutti e quindi sai che tensione. Più che altro li trovo divertenti, quasi si trattasse di film comici. E più lo stalker di turno è pazzo in un assurdo stereotipato modo, più le risate sono garantite. Da questo punto di vista, Il ragazzo della porta accanto è uno dei guilty pleasure più goduriosi dell'estate. Con goduriosi non mi riferisco allo scenone di sesso che vede protagonista Jennifer Lopez e che tra l'altro non è la solita scena patinata che si vede in questo genere di pellicole, quanto una cosa parecchio esplicita che ci starebbe bene in una serie via cavo americana. O nell'italiana 1992. J.Lo sarà anche considerata una bomba sexy da mezzo mondo, o magari anche dal mondo intero, ma a me non dice proprio niente. Se me la trovassi davanti nuda, forse le direi: “Pussa via, pussy”.
Forse.

"J.Lo, in questa foto appari vestita!
Come mai, ti senti poco bene?"

Il ragazzo della porta accanto è godurioso perché è un thriller talmente scemo e prevedibile e banale e scontato e telefonato e già visto e chi più ne ha più ne metta che proprio per questo è una visione d'intrattenimento ideale. Per quanto sia un film su un pericoloso psycopatico stalker, è una pellicola a suo modo rassicurante. È come quando Joey Potter va a casa di Dawson a vedere E.T. l'extra-terrestre: ci va per guardare qualcosa di cui conosce già il finale. Anche se non l'hai ancora visto, questo Il ragazzo della porta accanto sai già come andrà a finire. E per una volta va bene così. D'altra parte da una pellicola con Jenny from the block non puoi pretendere mica qualcosa di rivoluzionario. Che poi Jennifer Lopez in questo film recita male, però in una maniera meno cagnesca del solito e questo, signori e signore, è il più bel complimento che possa uscire dalla mia bocca sull'attrice (?) e cantante (?) di origini porcorican... ehm, portoricane.


Per quanto J.Lo in versione MILF da combattimento non offra una delle peggiori prove recitative dell'anno, e per me questa è una sorpresona del tutto inaspettata, il vero punto di forza del film sta nel protagonista maschile. Il giovane toy boy Ryan Guzman si era già visto in un piccolo ruolo in Pretty Little Liars, la serie simbolo supremo del genere stalking. Qui ne Il ragazzo della porta accanto il Guzman ci regala uno degli stalker più stalker di sempre. Una roba che al confronto Glenn Close in Attrazione fatale era una persona equilibrata e ragionevole. Il suo personaggio è talmente sopra le righe che per certi versi mi ha ricordato il mitico protagonista di The Guest. Non raggiunge certo i suoi livelli di idolosità, però di follia sì. L'interpretazione di Ryan Guzman poi è così carica ed eccessiva da risultare dannatamente efficace. Ridicola, ma efficace.

"J.Lo, conosco tutte le tue canzoni a memoria!"
"Certo che sei proprio psicopatico, ragazzo mio."

Il ragazzo della porta accanto è quindi il filmetto della porta accanto. Una visione più comica che gialla che ti svolta la serata. È come quei thrillerini anni '80/'90. Quelli come La mia peggiore amica con Drew Barrymore o Rivelazioni con Demi Moore o Babysitter... un thriller con Alicia Silverstone, o ancora il recente Bella dolce baby sitter, in cui di solito la psicopatica di turno era una lei, qui invece abbia un giovincello alle prese con una MILF. Segno dei tempi che cambiano. Ormai non è più solo l'uomo che affronta la crisi di mezza età in stile American Beauty, ma anche la donna, Gabrielle Solis docet. Questo film è una specie di evoluzione della storia tra Eva Longoria e il suo giardiniere nella serie tv Desperate Housewives virato in chiave stalker-thriller.
Persino i film brutti hanno una loro dignità e questo Il ragazzo della porta accanto, grazie anche al ritmo sostenuto offerto dal regista Rob Cohen (quello del primo insuperabile Fast and Furious) a suo modo nel suo tragicomico modo funziona. Persino per un anti-J.Lo come me.
(voto 6+/10)

"Hai davvero comprato il mio ultimo disco???
Questo è troppo. Io chiamo la polizia!"

Il . sulle serie tv 2015: telefilm thriller

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Ci sono tante serie tv in giro e ce ne sono un sacco di cui ancora non ho mai parlato. Perché?
Perché non c'avevo voglia, ecco perché. Prima che parta la nuova stagione 2015/2016 e rimanere definitivamente indietro è però meglio fare un recap della situazione su quanto visto nei mesi passati. Perché?
Perché adesso m'è venuta voglia, ok?
La prima puntata di questi post telefilmici è dedicata al genere thriller.

Wayward Pines

Spacciata come serie-evento, venduta come l'erede di Twin Peaks, attesissima e pompatissima, Wayward Pines si è rivelata...

una cagata pazzesca!
Non del tutto, specifichiamo. La puntata pilota, diretta da M. Night Shyamalan, non è stata neanche troppo male. L'atmosfera della cittadina ricca di figure strambe era molto vicina a quella di Twin Peaks, la trama che vedeva impegnato l'agente Matt Dillon nel cercare di fare luce sulle ombre della scomparsa di due suoi colleghi sapeva anch'essa di già visto, eppure come pilot intrigava abbastanza, in particolare grazie ai due singolari personaggi interpretati da Terrence Howard e Melissa Leo.

"Se non altro mi son mangiato un sacco di Cornetti Algida!"

Le puntate successive sono poi proseguite in maniera spenta, ma nemmeno troppo negativa, fino all'episodio spartichiappe spartiacque: la quinta puntata, che ha rivelato la vera natura della serie, quella appunto di cagata pazzesca.

ATTENZIONE SPOILER
Dopo un inizio thriller, Wayward Pines si è dimostrata un pasticciaccio futuristico ricco di assurdità assortite e di creature innominabili anzi no, un nome ce l'hanno: sono gli Abbies. Questi Abbies rappresentano il gradino evolutivo successivo all'uomo...
ma sul serio?!?!?

"Dici che preferiresti farti un Abbie piuttosto che me?
In effetti sono degli esseri proprio carini!"

"Siamo troooppo carini!"
FINE SPOILER

Tra spiegoni infiniti, personaggi odiosi (su tutti l'inespressivo figlio dell'inespressivo Matt Dillon),  attori fuori parte (sprecatissime Shannyn Sossamon e Juliette Lewis, terribile Hope Davis, e il piccolo Peter Dinklage Toby Jones come villain è risultato più ridicolo che inquietante), rivelazioni inverosimili e colpi di scena inseriti in maniera forzata, dopo tutto c'è pur sempre lo zampino di Shyamalan, è clamoroso quanto sia svaccata in fretta. Di solito le serie ci mettono 2 o 3 stagioni per peggiorare. A questa sono bastati 5 episodi. È un nuovo record!
(voto 5/10)

Continuerò a seguirla?
La prima stagione me la sono sparata tutta e, per quanto la qualità sia crollata rapidamente, non mi ha annoiato ma, anzi, mi ha parecchio divertito. Sebbene questo forse non fosse il suo intento. Un pochino mi spiace quindi che non sia stata rinnovata da Fox per una seconda stagione, anche se sono emerse (inquietanti) voci di un possibile prosieguo, magari su qualche altro network.


Scream
Ero già pronto a gridare allo scandalo. Scream 1è il mio film dell'orrore preferito e la saga di Scream in generale la adoro. Quando ho saputo che Mtv ne avrebbe tirato fuori una serie tv ero alquanto scettico. Innanzitutto perché l'autore delle sceneggiature delle pellicole, il molto telefilmico Kevin Williamson, non fa parte del progetto e quindi ciao ciao al suo inconfondibile zampino! Poi perché il regista della saga cinematografica Wes Craven figura giusto tra gli executive producer, ma non sembra coinvolto più di tanto in prima persona. Inoltre perché, come si dice anche all'interno della stessa serie con una certa dose di autoironia, il genere horror-slasher non è molto indicato per i meccanismi seriali di un telefilm. E infine perché hanno osato persino modificare la mitica maschera originale.


Pur lontano dai livelli delle pellicole cinematografiche, Scream in versione seriale riesce comunque a funzionare piuttosto bene. È un guilty pleasure che prende vagamente spunto dai film, per rielaborare il tutto all'epoca dei social network e degli stalker contemporanei. Cosa che lo avvicina più alle Pretty Little Liars che non allo Scream vero, ma tant'è. Diversi personaggi sono fastidiosi, come la protagonista biondina perfettina Willa Fitzgerald, una a cui uccidono le migliori amiche e sembra non fregargliene nulla, poi mettono in giro un sex tape della sua prima volta e il mondo le crolla addosso. Per un horror in ogni caso questo è un bene: parte del divertimento sta proprio nel vedere i personaggi più insopportabili venire eliminati dallo psicopatico di turno uno dopo l'altro. In più, una manciata di personaggi a sorpresa invece si salvano: il geek appassionato di horror John Karna (già visto in quella cagata di Io vengo ogni giorno), la bicuriosa Bex Taylor-Klaus (già in The Killing) e Carlson Young (attrice fighetta da tenere d'occhio).


Pur con tutti i suoi limiti e il suo stile giovanilistico persino troppo Mtv style, alla fine Scream - La serie ha una discreta dose di umorismo & citazionismo che la rende passabile e non farà certo gridare al miracolo, ma nemmeno allo scandalo.
(voto 6/10)

Continuerò a seguirla?
Fino a che faranno qualcosa che ha a che fare con il mondo di Scream sì, è più forte di me.


The Missing

The Missing è uno dei titoli meno originali che si possano attribuire. Ci sono infatti già un sacco di film e di serie tv con un nome del genere. Allo stesso modo, anche la storia raccontata in questa miniserie made in Britain non è certo delle più nuove o mai sentite, visto che parla della misteriosa scomparsa nel nulla di un ragazzino. Espediente narrativo tipico del genere giallo di cui soltanto di recente abbiamo già avuto un altro prodotto inglese per il piccolo schermo, Broadchurch. Detto questo, The Missing è una bomba. È un thriller avvincente che ti fa rimanare con il fiato sospeso dal primo all'ultimo istante. La cosa più efficace è in ogni caso un'altra: il coinvolgimento emotivo che si crea con i due genitori del ragazzino scomparso, portati sul piccolo schermo da due attori magnifici, James Nesbitt e Frances O'Connor, di cui è probabile che sentiremo ancora parlare in futuro.
The Missing non sarà niente di nuovo, però è davvero una serie da non mancare. 8 episodi da bersi subito in binge-watching.
(voto 8/10)

Continuerò a seguirla?
BBC One prima o poi realizzerà una seconda stagione, che però racconterà tutta un'altra storia. Di certo non la perderò.


Secrets and Lies
Andare a correre fa male. Se c'è una cosa che ho imparato da Secrets and Lies è questa. A me piace parecchio andare a correre. Non so nemmeno io bene il perché. È un'attività faticosa, che fa sudare e non è che sia proprio il massimo del divertimento. Eppure non posso farne a meno. Mi rilassa. Mi aiuta a concentrarmi. Mi permette di ascoltare musica, pensare e stare a contatto con la natura. Tutto allo stesso tempo. Sì, stare spaparanzati a guardare serie tv davanti allo schermo senza fare fatica sarà meglio, però anche correre mi piace. Peccato che come detto possa far male. A volte anziché farti stare meglio fisicamente e farti sentire allenato e in forma, ti vengono fuori degli acciacchi e dei dolori che non avresti mai provato, se solo non fossi andato a fare jogging. O alle volte può capitare che mentre stai lì a correre tranquillamente ti imbatti nel cadavere di un ragazzino e la polizia e i media indicano te come unico sospettato. Quest'ultima cosa non è successa a me, ma a Ryan Phillippe, sex symbol degli anni '90 la cui carriera dopo teen cult come So cosa hai fatto e Cruel Intentions non è mai decollata del tutto. Se nel privato ha divorziato da Reese Witherspoon e ben presto Hollywood si è dimenticata di lui, qui Ryan Phillippe si trova ad affrontare un destino ancora più sfortunato, visto che è considerato da tutti un mostro che ha ucciso un bambino e presto anche la sua famiglia comincia a dubitare di lui.

"I vicini mi adorano!"

Nonostante alcuni colpi di scena siano parecchio forzati e siano inseriti giusto per allungare la brodaglia, Secrets and Lies si fa seguire con morboso interesse, come i fatti di cronaca nera al telegiornale. Ryan Phillippe in versione Bossetti convince abbastanza, mentre un'altra reduce dagli anni '90 come Juliette Lewis nei panni della detective appare piuttosto fuori parte, un po' come successo pure in Wayward Pines. Povera Juliette, volete darle dei ruoli alla sua altezza?
Nel complesso comunque Secrets and Lies funziona. O sarà che non ho visto la serie originale da cui è tratta e quindi, pur avendo addosso la sensazione che la versione australiana sia migliore di quella ammerecana, per una volta mi sono potuto godere un remake senza fare confronti e senza fare tanto il rompiscatole.
(voto 6,5/10)

Continuerò a seguirla?
So già che la seconda confermata stagione molto probabilmente svaccherà, e pure alla grande, ma la seguirò comunque.


American Crime

Ecco una bella serie che però non mi ha preso, un po' come The Knick. American Crime è girato molto bene, ha un montaggio pazzesco, a livello tecnico è una delle rare cose realizzate con uno stile singolare viste quest'anno su piccolo schermo, in particolare sulle reti generaliste. Per quanto American Crime vada in onda su ABC, infatti, sembra in tutto e per tutto un prodotto via cavo. A non prendermi molto è stata la vicenda, l'omicidio di una coppietta, così come i due protagonisti, Felicity Huffman e Timothy Hutton. Allo stesso tempo alcuni personaggi di contorno sono notevoli, su tutti Richard Cabral, attore dal volto da psicopatico che credo vedremo spesso in futuro in parti da cattivone.


American Crime finisce così per essere una serie di quelle da apprezzare e lodare, più che di quelle che ti fanno venire un'enorme voglia di proseguire nella visione, episodio dopo episodio. Non gliene faccio un crimine, però per un telefilm è un difetto mica da poco.
(voto 6/10)

Continuerò a seguirla?
Mi sono fermato dopo le prime 2/3 puntate, ma quasi quasi la recupero. La seconda confermata stagione la potrei iniziare comunque, visto che racconterà tutta un'altra vicenda, seguendo il filone sempre più di moda delle serie antologiche, come True Detective, American Horror Story o il sopra menzionato The Missing.


American Odyssey

American Odyssey è la solita serie americana a tematica terroristica. Un po' 24, un po' Tyrant e un po' State of Affairs, non è nemmeno realizzata in maniera pessima, ma non si segnala in alcun modo, manco per un singolo attore o personaggio. Evitabilissima.
(voto 5-/10)

Continuerò a seguirla?
L'ho abbandonata dopo il pilota, ma tanto NBC ha saggiamente deciso di cancellarla dopo la prima stagione.


CSI: Cyber
Io odio CSI. Se c'è una serie di serie che non sopporto è quella di CSI. Non tanto l'originale, di cui ho anche apprezzato alcuni episodi tra quelli che ho visto, come la puntata diretta da Quentin Tarantino, quanto gli spinoff, come il modesto CSI: NY e il pessimo CSI: Miami. In questa ennesima variante riponevo quindi aspettative bassissime e devo dire che partendo da simili presupposti il pilot non mi è sembrato nemmeno troppo malvagio. Patricia Arquette, Santa Donna che ha avuto la sventura di essere sposata con Nicolas Cage, dopo l'Oscar vinto per Boyhood resta in buona forma recitativa persino all'interno di una serietta commerciale come questa. L'arma in più di CSI: Cyber è però un James Van Der Beek scatenato, lontano mille miglia dal ruolo di Dawson Leery e più vicino allo Sean Bateman di Le regole dell'attrazione, solo in versione poliziotto buono.
(voto 5/10)

"5?
Beh, tutto sommato è ancora andata bene..."

Continuerò a seguirla?
Sarei tentato di guardarla soltanto per Dawson... volevo dire James Van Der Beek, ma il franchise CSI con i suoi casi settimanali e un approfondimento quasi pari allo zero dei personaggi mi annoia troppo.

"Pacey Witter, ti dichiaro in arresto.
Così impari a farti Joey alle mie spalle!"

Figas in taccos a spillos

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Fuga in tacchi a spillo
(USA 2015)
Título original: Hot Pursuit
Dirección: Anne Fletcher
Guión: David Feeney, John Quintance
Reparto: Reese Witherspoon, Sofia Vergara, Robert Kazinsky, Michael Mosley, Matthew Del Negro, John Carroll Lynch, Joaquín Cosio, Jim Gaffigan
Género: estúpido
Si te gusta, también se ve: Observe and Report, Il superpoliziotto del supermercato, Modern Family, Duri si diventa, Spy

Hola cabrones, esto post es por comunicarves che esta película es una mierda.
Quale película?
Fuga in tacchi a spillo, con la chica bionda pequena Reese Witherspoon e la muy caliente Sofia Vergara, quella con dos bombas mica tanto pequenas. La storias es prestos dettas: una polisiotta presisina deve portar en salvo para testimonaries a un processos la esposa de un hombre importante, una chica latina muy loca y casinista. Y un poco puta.


Se siete proprio dei cabrones e non ci arrivates da solis ve lo dico yo: Reese Witherspoon es la polisiotta y se sforsa un sacco de esser divertente ma, anche se ella es una buena actriz comica, como en La revincita de las biondas, aquí no fa rider. Para nada.


Lo mismo val por la Sofia Vergara. El suo personaggio es en pratica Gloria de la serie Modern Family. Solo que sembra mas la parodia del suo personaggio en Modern Family. Y pure lei non fa rider. Para nada de nada.


Los únicos momentos divertentes son les battutes sull'altessas della pequena Reese Witherspoon y sull'edad della Sofiona Vergarona. Por el resto, esta pelicula provocas mas lágrimas que risa.
In un filmettos come esto, con una trama tanto banal y già stravista, se los dos protagonistas non funsionano y non fan rider es una guapa tragedia. Passan così mucho tiempo a urlarse contro que, mas que simpatia, a un cierto punto fan irritar. Un poco come esto estúpido artículo scritto in falso español sofiavergaro.


Claro entonces que yo ve doy el consiglio de eschucar el título: fuggites. In taccos a spillos o menos, ma fuggites lontanos da esta película!
(votos 4/10)

Il . sulle serie tv 2015: telefilm fantasy, mystery e sci-fi

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Dopo quella dedicata ai thriller, oggi va in onda la seconda puntata del punto della situazione sulle serie tv viste negli ultimi mesi qui su Pensieri Cannibali.
Tema: i telefilm fantasy, mystery, sci-fi, o vagamente fantasy/mystery/sci-fi.

Sense8

Amoreodio. Mai come in questo caso questa non-parola può tornare utile. Ho odiato parecchio Sense8, soprattutto all'inizio, quando avevo l'impressione di trovarmi di fronte a un nuovo Cloud Atlas, ma poi ho finito non per amarla, però se non altro per volerle un pochino di bene.
Ho sempre pensato che i Wachowski, dopo il primo mitico Matrix, il film più imitato degli ultimi 20 anni, si fossero bevuti il cervello. Quest'impressione non se n'è ancora andata via del tutto. Eppure, se a cervello non sono messi tanto bene, non si può fare a meno di notare come non manchi loro il cuore. Il cuore e un sacco di fegato. Ce ne va ad esempio parecchio per tirare fuori una trashata sci-fi senza vergogna come Jupiter - Il destino dell'universo, un film così palesemente brutto da non essermi manco dispiaciuto troppo.
Ci va un sacco di coraggio anche per tirare fuori una serie come Sense8. Apparentemente un pasticcio di proporzioni clamorose. In realtà un pasticcio di proporzioni clamorose, ma con dentro parecchiosentimento. La serie ha infiniti difetti. Alcuni personaggi tra gli 8 sensate protagonisti (non fatemi spiegare cosa siano i sensate perché non ne sono capace) sono parecchio inutili e fastidiosi: dell'anonimo poliziotto avrei fatto volentieri a meno e anche del crucco non avrei sentito la mancanza. Alcuni poi non sono male, ma su di loro si abbatte qualche stereotipo culturale di troppo: gli asiatici ad esempio devono per forza essere dei campioni di arti marziali? E perché gli indiani a un certo punto si devono mettere a ballare come se fossero dentro The Millionaire? A questo punto meno male che non hanno inserito anche un italiano, altrimenti lo avrebbero reso un mafiosetto pizzaiolo che ascolta solo Pavarotti e Il Volo.
Alcuni attori inoltre sono alquanto scarsini, su tutti Miguel Ángel Silvestre, il sosia di Raoul Bova che non a caso arriva dalla fiction spagnola Velvet. E si vede.

"M'hanno preso a botte solo perché ho fatto Velvet. Dico: ma ti sembra giusto?"
"Sì."

La serie regala poi un sacco di scene e momenti oltre ogni limite del trash. A me le vagine piacciono sempre, però vederne di insanguinate come capita qui, anche no, grazie. E che dire del cattivone di turno, Mr. Whispers, se non che è uno dei cattivoni più ridicoli di sempre?
Nonostante tutti i suoi enormi limiti, armandosi di una notevole dose di pazienza, con molta calma l'intreccio nella seconda metà della stagione ha cominciato a prendermi. Merito soprattuto dei personaggi migliori, quelli che sembrano i più sentiti (oltre che sensate) dai Wachowski: il ragazzo africano (inspiegabilmente) fissato con Van Damme, la dj islandese interpretata dalla valida Tuppence Middleton e soprattutto la hacker transessuale Nomi Marks, nei cui panni troviamo l'attrice trans Jamie Clayton, vera e propria rivelazione della serie. È in questa specie di versione al femminile di Neo di Matrix che possiamo vedere riflesso sia il glorioso passato dei due registi che l'attuale percorso personale di Larry Wachowski, diventato da qualche anno Lana Wachowski.


Se l'intreccio non è sempre convincente, l'aspetto più interessante di questa particolare e non del tutto riuscita serie è da ricercarsi nei dialoghi, nelle frasi messe qua e là che riportano la personale visione del mondo dei Wachowski. Una visione non del tutto sensata, ma ricca di cuore.
(voto 7-/10)

Continuerò a seguirla?
Sì, sono davvero curioso di scoprire cosa tireranno fuori i Wachowski con la seconda stagione, da poco confermata.


The Whispers

Sentite anche voi tirare aria di spielbergata?
Non avete tutti i torti. The Whispers è infatti l'ennesima serie prodotta da Steven Spielberg, uno che al cinema in passato era garanzia di qualità mentre negli ultimi tempi, soprattutto sul piccolo schermo, è garanzia di porcata. Dico qualche nome: Falling Skies, Under the Dome e l'agghiacciante Terra Nova.
Ma perché sto bisbigliando?
Perché questa serie si chiama The Whispers, i sussurri, e poi perché non voglio che Spielberg mi senta,  perché in questi giorni è in vacanza in Liguria vicino a dove sto io e potrebbe sentirmi. È un uomo pieno di potere, non si sa mai cosa potrebbe combinare. Per vendetta potrebbe decidere di produrre altre 10 serie tv trascurabili. Trascurabili, come questa The Whispers. Non brutta, ma nemmeno qualcosa capace di andare oltre il solito mysteryno misterioso come in giro ce ne sono già a decine e quindi non è poi una roba così misteriosa.
Degni di nota in ogni caso i bimbetti inquietanti presenti e soprattutto l'ottima protagonista Lily Rabe, la stramba bionda di American Horror Story che anche in una serie di serie B come questa si dimostra un'attrice di serie A.
(voto 6-/10)

Continuerò a seguirla?
L'ho abbandonata dopo un paio di episodi e non ho tutta quest'intenzione di riprenderla. Sorry, Spielberg.


The Returned

Vi ricordate Les Revenants, la bellissima serie francese che aveva conquistato il primo posto ai Cannibal Tv Awards 2013?
Bene, se non l'avete ancora vista recuperatela, in attesa della sospirata seconda stagione che dovrebbe arrivare quest'autunno. Se tutto va bene. Dell'anonimo remake americano invece potete anche farne a meno, visto che ne rappresenta giusto una copia spenta, priva della personalità, delle atmosfere e delle musiche che hanno reso l'originale qualcosa di tanto magnifique.
(voto 5/10)

Continuerò a seguirla?
No. Il pilot mi è bastato e avanzato.


Humans

Tu vuò fa lo svedese-vedese-vedese, ma si nato in England.
L'unica sorpresa di questa serie è che questa volta non sono gli americani a rubar... pardon a ispirarsi a un prodotto europeo, bensì i britannici. Il risultato però non è molto differente. Il remake made in Britain della svedese Real Humans è una copia robotica. Chi non ha visto l'originale potrà anche apprezzare, visto che la realizzazione non è malvagia, ma il consiglio è quello di andarsi a recuperare la serie svedese. Come al solito, la cover non suona come l'originale.
(voto 5+/10)

Continuerò a seguirla?
No. Attendo però fiducioso una terza stagione (ancora non confermata) della svedese Real Humans.


Proof

Proof ha deluso le mie aspettative. Considerato il delicato tema della vita dopo la morte e che il canale su cui va in onda negli Usa è TNT, il network di The Last Ship, Falling Skies e The Librarians, mi aspettavo una seriaccia terrificante, dai toni new-age involontariamente ridicoli. Dal pilot sembra invece un prodotto non eccezionale né tanto meno imperdibile, però se non altro non pessimo. Quindi diludendo.
(voto 6-/10)

Continuerò a seguirla?
Non penso, ma se ho del tempo da perdere buttare potrei anche tentare di proseguire, per scoprire se c'è vita in questa serie anche dopo il pilot.


Stitchers

ABC Family alle prese con una tematica futuristico-fantascientifica? Altra serie, come Proof, che aveva il potenziale per essere agghiacciante, invece è solo mediocre. Certo, la protagonista è parecchio irritante e gli effetti speciali sono abbastanza atroci, più che speciali. Se non altro però c'è una discreta dose di umorismo che evita di far sprofondare il tutto nel ridicolo e il risultato è meno inguardabile di quanto era lecito aspettarsi. Diludendo - parte seconda.
(voto 5+/10)

Continuerò a seguirla?
Non impossibile, ma piuttosto difficile.


Between

Una cittadina resta isolata e viene messa in quarantena dal resto del mondo. In pratica i suoi abitanti si trovano nella stessa situazione di quegli sfigati di Under the Dome, solo per colpa di un misterioso virus anziché di una cupolona caduta giù dal cielo. Dal pilot la serie si preannuncia però troppo seriosa e troppo poco trash, senza appigli per farsi vedere manco come sano guilty pleasure estivo. Insomma: sa di già visto e pare del tutto inutile. Che noia, che barba.
(voto 4,5/10)

Continuerò a seguirla?
Naaah!


The Messengers

The CW tira fuori una serie fantasy con angeli ed echi religiosi che pare una pessima copia di The Leftovers?
E' una cosa troppo brutta per essere vera e infatti per fortuna è stata cancellata dopo pochi episodi. L'unico messaggio che posso portarvi riguardo a questa robaccia è quello di girarle alla larga.
(voto 4/10)

Continuerò a seguirla?
No, però tanto grazie a Dio non proseguirà.


Olympus

Le premesse erano quelle di una versione kitsch garantita da SyFy, il canale di Sharknado, di Game of Thrones, solo ambientato nel mondo degli dei dell'Olimpo. Il risultato poteva essere un goduriosissimo e trashissimo guilty pleasure, oppure una merda totale. Indovinate quale delle due ha finito per rivelarsi?
(voto 0/10)

Continuerò a seguirla?
Sono scemo, ma non fino a questo punto.

Chi o cosa diavolo è un DUFF?

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L'A.S.S.O. nella manica
(USA 2015)
Titolo originale: The DUFF
Regia: Ari Sandel
Sceneggiatura: Josh A. Kagan
Ispirato al romanzo: The DUFF di Kody Keplinger
Cast: Mae Whitman, Robbie Amell, Skyler Samuels, Bianca A. Santos, Bella Thorne, Allison Janney, Nick Eversman, Ken Jeong, Chris Wylde, Romany Malco
Genere: teen
Se ti piace guarda anche: Easy Girl, Sixteen Candles - Un compleanno da ricordare, Mean Girls, Kiss Me

Questo film parla di DUFF.
Cos'è un DUFF? Vi chiederete. È una di quelle nuove sigle che vanno di moda tra i ggiovani, perché parlare per frasi complete è troppo difficile, è troppo lungo, è una perdita di tempo. Viviamo nell'epoca di internet, del linguaggio da SMS, del tutto qui e ora, subito, e quindi bisogna parlare veloci, per sigle.

Breve test.
Per cosa sta BFF?
Per Best Friends Forever, ovvero il migliore amico che uno ha. Detto in altre parole: l'amichetto del cuore.
Cos'è una MILF?
È una Mother I'd Like to Fuck: una mamma che mi fott... che mi farei. In altre parole: una signora di mezza età, madre e sexy. Nel caso di una signora di mezza età senza figli, ma comunque porca, il termine da usare invece è Cougar. Attenzione quindi a non confondere le MILF con le Cougar che sono due categorie distinte e c'è anche una forte rivalità tra di loro.

Cos'è invece un DUFF o una DUFF?
Non ci riferiamo in questo caso alla birra preferita da Homer Simpson, non stiamo parlando nemmeno di Hilary Duff, ex stellina della Disney protagonista della bimbominkia serie Lizzie McGuire e oggi diventata una precoce bella MILF, bensì di un'altra cosa. D.U.F.F. sta per “Designated Ugly Fat Friend”, ovvero il tipo più brutto, o se vogliamo essere politically correct quello meno attraente, all'interno di una compagnia di amici.


Esempio pratico. Tra queste tre giovani attrici provenienti dal mondo delle serie tv: la bionda Skyler Samuels vista nella sottovalutata Le nove vite di Chloe King, nell'ultima stagione di American Horror Story e presto in Scream Queens, la latina Bianca A. Santos di The Fosters, Happyland e pure dell'horror Ouija, e la mora Mae Whitman di Parenthood e Noi siamo infinito, quale di loro è la DUFF?


Scelta difficile. Io personalmente me le farei volentieri tutte e 3. Diciamo però che quella esteticamente meno appariscente è Mae Whitman. La DUFF di turno è lei. In ogni compagnia comunque c'è un DUFF. Lo stesso film The DUFF è un DUFF all'interno del genere teen. Se lo facciamo andare in giro insieme a capisaldi della filmografia adolescenziale che per certi versi ricorda, come Sixteen Candles - Un compleanno da ricordare, Mean Girls e il più recente Easy Girl, The DUFF in mezzo a loro appare come il DUFF di turno. Ma se c'è una cosa che questa pellicola ci insegna, è proprio che anche i DUFF possono avere il loro momento di gloria.

"Non è mica colpa mia. Al fianco di quelle due anche Gisele Bundchen rischierebbe di essere il DUFF!"

The DUFF è la classica romcom adolescenziale che guarda al glorioso passato 80s dei film di John Hughes e li aggiorna ai tempi moderni. C'è la solita tematica del cyberbullismo che, da Pretty Little Liars alla nuova serie tratta da Scream, è ormai onnipresente e ha stancato. Vogliamo far tornare di moda il caro bullismo de 'na vorta come si deve, sì o no? È ora di rispolverare le care vecchie teste infilate nei cessi, o i ragazzini che si dovevano nascondere nella spazzatura come ne La storia infinita. Mobbasta con 'ste prese per il culo su Facebook, anzi no, Facebook ormai è troppo superato, i ggiovani d'oggggi vanno solo su Flickr, Tumblr o Instagram. Proprio come nella serie tv di Scream, tra l'altro, anche qui la cyberbulla di turno è interpretata da Bella Thorne, una che ha la faccia più da Bella stronza che da Bella Thorne.


Al di là delle nuove tecnologie e della patina moderna, The DUFF è fondamentalmente una pellicola vecchio stampo, con una trama molto vicina a quella del cult teen movie anni '90 Kiss Me (She's All That). Si tratta della solita storia fantascientifica della tipa bruttina che esce con il tipo più figo del liceo, interpretato da Robbie Amell, il cuggino di Stephen Amell di Arrow, e nei confronti delle migliori pellicole teen della Storia fa un po' la figura del DUFF. Però è impossibile non voler bene sia al film, perfetto per una rinfrescante visione estiva e accompagnato da una piacevole colonna sonora che spazia dai Daft Punk a Charli XCX, che all'irresistibile protagonista Mae Whitman. Perché in fondo siamo un po' tutti dei DUFF. Anche Pensieri Cannibali fa la figura del DUFF al fianco di siti di cinema più quotati come IMDb o MYmovies...
Nah, non è vero!
(voto 6,5/10)

P.S. Impossibile non voler male invece ai titolisti italiani. È vero che The DUFF era difficile da tradurre, però tirare fuori un titolo peggiore di L'A.S.S.O. nella manica era un'impresa persino per loro.

Notte horror + I cult di Pensieri Cannibali = Giovani streghe

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Giovani streghe
(USA 1996)
Titolo originale: The Craft
Regia: Andrew Fleming
Sceneggiatura: Andrew Fleming, Peter Filardi
Cast: Robin Tunney, Fairuza Balk, Neve Campbell, Rachel True, Skeet Ulrich, Breckin Meyer, Helen Shaver, Christine Taylor, Brenda Strong
Genere: stregonesco
Se ti piace guarda anche: The Secret Circle, The Moth Diaries, Streghe, Amiche cattive, Buffy l'ammazzavampiri

Dio delle città e dell'immensità, io ti invoco...
Volevo dire: Dio dei Blog, io ti invoco. Fammi diventare il blogger più potente del pianeta, ti prego.
Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Fammi diventare il blogger più potente del pianeta, ti prego!


Hey... funziona!
Ho scritto 'ste quattro cazzate e il post ha già totalizzato 10 milioni di visite ed è stato condiviso 3 milioni di volte. Certo che la gente condivide le cose più assurde.
Ora che sono diventato il blogger più potente del mondo, posso fondare un mio movimento politico. Lo chiamerò...
Movimento 5 Stronzi. Sì, mi piace. Oppure dovrei chiamarlo Movimento 5 Stronze di Eastwick, come vengono “simpaticamente” ribattezzate le protagoniste della pellicola Giovani streghe. Non avete mai sentito parlare di Giovani streghe? Come no? Secondo me è solo uno dei film più importanti e copiati degli ultimi 20 anni.
Non datemi subito dell'esagerato. Non ho detto che è uno dei film più belli degli ultimi 20 anni. Rivisto oggi appare come un prodotto con uno stile kitsch molto anni 90, e forse già negli anni 90 appariva così. Alcune scene sono davvero trash, la regia è da film tv di medio livello, i personaggi e le situazioni sono piuttosto stereotipati, la trama è molto semplice, eppure c'è un eppure.


Giovani streghe ha aperto la strada alla gran parte dei film e ancor di più alle serie tv fantasy degli ultimi due decenni: da Buffy l'ammazzavampiri ai vari The Vampire Diaries, Teen Wolf, True Blood, Once Upon a Time, etc, oltre naturalmente a tutte le serie stregonesche come The Secret Circle, che ne ha rappresentato una specie di versione aggiornata, Salem e Streghe. Per chi avesse dubbi in proposito, persino il pezzo usato come sigla dalla serie tv con Alyssa Milano, Shannen Doherty e Holly Marie Combs, la cover della canzone degli Smiths “How Soon Is Now?” a opera dei Love Split Love, viene qui suonata in una scena e fa parte dell'ottima colonna sonora 90s del film. Senza Giovani streghe, insomma, sarebbe difficile immaginare gran parte delle serie fantasy, teen-fantasy, mystery, teen-mystery, young adult, teen-young adult-mystery e chi più ne ha più ne metta in circolazione. Un film che, pur con tutte le sue ingenuità e i suoi difetti nella messa in scena, è a dir poco epocale.

"Hey ragazze, la magia funziona!
"Ma no, hai solo bevuto troppa Red Bull..."

Esagero?
Forse, ma dopo tutto ormai grazie al Dio dei blog sono il blogger più potente del mondo e quindi posso dire quel cacchio che mi pare. Se poi la regia del film di tale Andrew Fleming, di recente tornato a segnalarsi con la romcom caruccia Barefoot, è parecchio dimenticabile, il cast invece non si comporta male. A parte Skeet Ulrich, attorucolo che all'epoca sembrava destinato a diventare il nuovo Johnny Depp grazie al successivo ruolo da bad boy in Scream, che qui recita in maniera davvero preoccupante. Sebbene, con il senno di poi, diventare il nuovo Johnny Depp, con tutti i film di M che gira oggi, non è che sia poi un obiettivo tanto prestigioso.
Le quattro giovani pheeghe protagoniste invece funzionano alla grande. C'era Rachel True, che poi avremmo visto ancora in...
No, niente, è abbastanza sparita dalla circolazione.


C'era Robin Tunney, attrice che all'epoca sembrava destinata a fare grandi cose, invece poi è finita giusto a fare The Mentalist, e non è certo quello che si può definire “fare carriera”.


C'era quindi Neve Campbell, idola assoluta degli anni '90, lanciata dalla serie Cinque in famiglia - Party of Five che subito dopo Giovani streghe avrebbe fatto Scream sempre insieme a quel cane di Skeet Ulrich. Più di recente non è che abbia combinato molto neppure lei, a parte una brevissima apparizione in Mad Men, dove a sorpresa riesce a NON essere trombata da Don Draper, però resta un'icona 90s imprescindibile.
Neve Campbell: anni 90 = Molly Ringwald: anni 80.


L'arma in più della pellicola è però l'inquietantissima Fairuza Balk. Attrice che in seguito sarebbe ancora apparsa in American History X e Quasi famosi, ma che pure lei non avrebbe poi fatto tutta questa carrierona. Anche se adesso è ricomparsa come guest star nella nuovissima terza stagione di Ray Donovan e quindi chissà che non possa tornare alla ribalta. In ogni caso, qui è La Strega Stronza per eccellenza e offre un'interpretazione oserei dire quasi da Oscar, giusto per usare toni sobri in linea con il resto del post.


Mi rendo conto che agli occhi del pubblico attuale Giovani streghe possa non sembrare niente di che. Così come non lo era sembrato nemmeno agli occhi del pubblico di ieri. Il film all'epoca aveva avuto un successo medio-basso, ma a posteriori si può dire che si è rivelato un piccolo cult in grado di segnare le ultime due decadi del cinema e soprattutto delle serie tv fantasy-gotico-horror, così come il mio personale immaginario culturale. E in più ha ispirato anche uno dei video musicali più simpatici dell'estate, "Black Magic" della girl band Little Mix.



Che ciò sia un bene o un male decidetelo voi, sebbene, come si dice in questo film, il bene e il male sono un concetto relativo. Dopo tutto, “la vera magia non è né bianca né nera, è entrambe le cose, come la Natura, dolce e crudele allo stesso tempo”. Che perla di saggezza, e non è l'unica regalata dalla pellicola.
Giovani streghe contiene uno dei dialoghi più memorabili nella Storia del Cinema tutto. E questa volta non credo di esagerare. Un autista di bus dice alle quattro streghette protagoniste: “Occhio ai tipi strani, ragazze”. E la mitica Fairuza Balk replica: “Veramente siamo noi i tipi strani”.
92 minuti di applausi e Oscar subito per lei, ve l'ho detto!
(voto 7+/10)



Ora che sono il blogger più potente del mondo, ho indetto anche una Notte Horror, come quelle che faceva una volta Italia 1, di cui questo post fa parte, insieme a tutti questi altri. Ecco il programma  completo.

(In realtà non è stata una mia idea, però non ditelo a nessuno, altrimenti vi faccio un incantesimo di magia nera)

Terminator Genisys: obsoleto, non vecchio

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Terminator Genisys
(USA 2015)
Regia: Alan Taylor
Sceneggiatura: Laeta Kalogridis, Patrick Lussier
Cast: Arnold Schwarzenegger, Jai Courtney, Emilia Clarke, Jason Clarke, Matt Smith, J.K. Simmons, Dayo Okeniyi, Courtney B. Vance, Byung-hun Lee, Michael Gladis, Sandrine Holt, Gregory Alan Williams
Genere: scaduto, ma purtroppo non ancora terminato
Se ti piace guarda anche: gli altri Terminator, Transformers, Avengers - Age of Ultron, Kingsman - Secret Service

Sono stato mandato dal futuro per proteggervi. Per mettervi al riparo da un film con Arnold Schwarzenegger. Vi sembra una storia già nota?
Sì, è vero. Già in passato ho tentato in tutti i modi di dissuadervi dal vedere suoi film, come il recente Contagious - Epidemia mortale, ma questa è un'altra storia...
Sì, beh, insomma, più o meno un'altra storia. Terminator Genisys non è una storia nuova, ma nemmeno un remake vero e proprio. Sembra ricalcare la vicenda del primo Terminator, quello diretto da James Cameron nel 1984, ma poi prende un'altra piega. Quindi non osate definirlo un remake. Questo è un reboot. È così che si etichettano oggi le idee riciclate. Reboot, non remake. Allo stesso modo in cui il T-800 interpretato da un (più o meno) redivivo Arnold Schwarzenegger vuole essere definito vecchio, non obsoleto. Peccato che, per quanti giri di parole si possano usare, la sostanza non cambi poi molto.


Piena di giri di parole è pure la sceneggiatura di questo obsoleto remake... pardon, di questo vecchio reboot. Uno degli script più ridicoli dell'annata. Qualunque annata venga presa in considerazione. Che sia il 2015, oppure il 2029, l'anno in cui (ri)comincia questo quinto capitolo di Terminator, oppure il 1984, il periodo in cui prosegue, che però è differente rispetto al 1984 della prima pellicola originale, perché la linea temporale è stata modificata. Non avete capito niente?
Tranquilli. Credo non l'abbiano fatto manco gli sceneggiatori di 'sta roba.

Non sono certo un fan del film originale, ma questo più che un omaggio mi è sembrato un affronto nei suoi confronti. Tutto quello che era lì narrato viene qui ribaltato. Il T-800 è diventato il buono di turno, ma questa già a partire da Terminator 2 non era una novità. In più John Connor, ovvero l'unica speranza per la salvezza dell'umanità, qui diventa il cattivone di turno. Ebbene sì.
Nonostante la presenza di qualche battuta da pellicola action anni '80 che sarebbe apparsa obsoleta già allora, figuriamoci adesso, questo nuovo Terminator non è per niente un revival di quel decennio. L'ambientazione 80s è presente giusto per una piccola porzione di pellicola e viene per altro sfruttata poco e male. Terminator Genisys sembra allora più che altro il tentativo di ammiccare al pubblico di giovani bimbiminkia che si esaltano con la saga dei Transformers e, nel suo patetico tentativo di ringiovanirsi, finisce solo per risultare ancora più vecchio.

"A guardarmi meglio sono decrepito, non obsoleto."

Tutto è inoltre diventato più edulcorato e politically correct. Terminator 1 aveva un sacco di difetti, però se non altro era una pellicola parecchio cattiva e violenta. Terminator Genisys è invece un filmetto per famiglie, in cui c'è una lunga sequela di inseguimenti, esplosioni e combattimenti robotici più alla Michael Bay che alla James Cameron. Per quanto io non sia un fan di entrambi, l'idea di un Terminator in versione Michaelbayeggiante è davvero terrificante. A questo giro non c'è nemmeno una scena di sesso. Forse non è nemmeno troppo un male, visto che quella presente in Terminator 1 era oltremodo agghiacciante. E non venitemi poi a criticare Cinquanta sfumature di grigio...

In pratica in questo film Sarah Connor e Kyle Reese non si “accoppiano”, come direbbe il T-800. Possiamo immaginare che lo faranno in seguito, a telecamere spente. Solo che in questa puritana pellicola ciò non avviene e quindi in teoria in questa linea temporale John Connor non sarebbe mai nemmeno nato. In ogni caso, così come per le Pretty Little Liars, è meglio non farsi troppe domande ed è ancora meglio non cercare un filo logico in un lavoro che un senso non ce l'ha. Il suo problema è proprio quello: per quasi tutte le 2 ore della sua durata, gli sceneggiatori cercano in tutti i modi di rendere verosimile l'intreccio e di giustificare i cambiamenti rispetto alla pellicola originale. Risultato: quando non ci sono botte/esplosioni/inseguimenti, il film è pieno di dialoghi risibili e spiegoni soporiferi, che fanno sprofondare nella noia quello che dovrebbe essere un prodotto di intrattenimento.

"John Connor, tu sei mio figlio?"
"Sì."
"Questo significa che farò sesso con Emilia Clarke?"
"Sì."
"Evvai!!!"

A non aiutare è pure il cast, impegnato in una vera e propria gara a chi recita peggio. A sorpresa, Arnold Schwarzenegger non è nemmeno il più inespressivo del lotto. A superarlo a sinistra c'è Jai Courtney, che già aveva ammazzato la saga di Die Hard e che nella parte di Kyle Reese è il degno erede di Michael Biehn.

Michael Biehn chiiiiiiiiii?

Ecco, appunto.

"Ho ottenuto la stessa parte di Michael Biehn?
E chi caaaa##o è???"

A superarlo a destra c'è invece Jason Clarke, il nuovo John Connor. In passato il suo ruolo era andato a Edward Furlong, Nick Stahl e Christian Bale. Tutti validi attori. A questo turno si è scelto uno che in altri film come Zero Dark Thirty e Il grande Gatsby faceva anche la sua porca figura, ma qui è davvero fuori parte nella parte del villain. È cattivo a fare il cattivo e questo non è bene.


A salvare la baracca ci pensa allora la sola Emilia Clarke, che no, non è parente di Jason Clarke. Per fortuna. Pur lontana pure la Khaleesi dall'offrire un'interpretazione da Oscar o anche solo vagamente decente, ci regala se non altro la scena più memorabile, o meglio l'unica scena da ricordare della pellicola: quando si spoglia.


Purtroppo essendo come detto una pellicola puritana adatta per bambini e per repubblicani timorati di Dio non si intravede manco mezzo capezzolo, però il giocare con l'ombra del suo corpo ignudo ha un che di poetico. Benché poi probabilmente non si tratti in realtà del suo corpo, quanto quello di una controfigura. Lena Headey docet, giusto per rimanere in tema Game of Thrones.
Per quanto sia il grande (e unico) pregio di questo Terminator Genisys, Emilia Clarke rappresenta anche il punto di discontinuità maggiore rispetto al film originale. È vero che Sarah Connor aveva subito un miglioramento estetico già nella serie tv a lei dedicata Terminator: The Sarah Connor Chronicles, con il volto e il corpo proprio della citata Lena Headey.

"Khaleesi, come hai osato fregarmi la parte?
Non potevi restartene a giocare con i tuoi draghetti tenerosi?"

La trasformazione di Sarah Connor da quel mostro di Linda Hamilton, una delle attrici più spaventose nelle storia del cinema, Kathy Bates e Sarah Jessica Parker a parte, a Emilia Clarke, una delle donne più sexy dell'intero pianeta, rappresenta però qualcosa di clamoroso e davvero inverosimile. Roba che nemmeno gli sceneggiatori, con tutti i loro giri di parole, riuscirebbero a spiegare. Un'altra cosa di cui non riuscirebbero mai a convincermi è che questo Terminator Genisys non sia un film obsoleto. Non vecchio, proprio obsoleto. E pure un film idiota, non solo scemo.
(voto 4,5/10)


Mini movies

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L'estate sta finendo e un Ford se ne va...
Seh, magari. Purtroppo Ford è ancora qui, così come me, i nostri commenti e la rubrica dedicata alle uscite cinematografiche della settimana, che questo weekend tornano a essere numerosissime. Peccato che la quantità sembri essere inversamente proporzionale alla qualità...
Ma attenzione, perché non tutto è da buttare. E non sto parlando di Ford. Se ve lo state chiedendo, lui nella differenziata va gettato tra i rifiuti organici. Insieme al cibo andato a male.

Minions
A sinistra la versione Minion di Ford.
A destra quella di Cannibal.


Cannibal dice: Non sono un grande fan dei due Cattivissimo me, film che, a dispetto del titolo, sono un campionario di buonismo quasi quanto il finto duro James Ford. Quanto ai Minions, presi a piccolissime dosi sono anche simpatici ma già alla seconda pellicola avevano rotto, quindi io tutto questo gran bisogno di un film a loro dedicato non lo sentivo di certo. Una bambinata che farà probabilmente grandissimi incassi, ma evitabilissima per me.
Ford dice: i due Cattivissimo me, pur non essendo certamente Capolavori, tutto sommato risultavano quantomeno gradevoli - quantomeno rispetto alle aspettative della vigilia -.
I Minions, comprimari pronti ad assalire il botteghino dopo aver spopolato nell'ambito dei gadget, saranno unici protagonisti di questo lungometraggio in rampa di lancio in casa Ford. Una sola perplessità: riusciranno a tenere la durata senza annoiare?

Professore per amore
"Ford, se ne vada subito da questo corso di Cinema.
E non ritorni mai più!"

Cannibal dice: Commedia che segna il ritorno sulle scene di Hugh Grant e che io ho già visto in anteprima mondiale a un prestigioso festival cinematografico internazionale...
No, non è vero. L'ho trovato in rete. A breve la recensione. Dove?
Solo su Pensieri Cannibali, visto che Ford con tutti i suoi pregiudizi si terrà lontano da questa che bollerà come una semplice romcom lontana dalle sue limitate corde.
Ford dice: semplice romcom lontana dalle mie limitate corde che lascio con enorme piacere a Cannibal e ai suoi festival cinematografici internazionali per pusillanimi. Il presidente della giuria di questa edizione mi dicono sia Hugh Grant.

Qualcosa di buono
"Come sono finita qua sopra?
Ho provato a soffiare Clint Eastwood a Ford, ecco come."

Cannibal dice: Un film sulla malattia che mi vedrò più per Emmy Rossum che non per la fordiana Hilary Swank, e poi perché la tematica, per quanto deprimente, ultimamente mi sta dando soddisfazioni, si vedano Colpa delle stelle, Chasing Life o Quasi amici. Sperando ne venga fuori qualcosa di buono e non di buonista...
Vorrei dire qualcosa di buono anche su Ford, ma sono due ore che ci penso e proprio non mi viene in mente niente.
Ford dice: più che qualcosa di buono, mi pare ci troveremo di fronte qualcosa di buonista come i titoli da teenagers dalla lacrima facile che piacciono tanto al mio rivale, nonostante le recensioni non siano così terribili. Staremo a vedere.

Il grande quaderno
Una scena dal film Il grande quaderno.
Forse...

Cannibal dice: Pellicola tedesca sulla seconda guerra mondiale e sinceramente io di film sulla seconda guerra mondiale, così come di lavori consigliati da Ford, per un bel po' non voglio più vederne.
Ford dice: siamo ancora - in barba al clima di questi ultimi giorni - in estate perché possa pensare di preferire a Sharknado 3 un film ambientato sul confine ungherese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Al massimo, e a meno che Peppa non ne scriva bene, lo terrò eventualmente per l'inverno.

Love Is in the Air - Turbolenze d'amore
"Eddai, Ludivine, non scappare!
Quando ti ho chiesto di andare alla rassegna di film fordiani stavo solo scherzando."

Cannibal dice: Se di film sulla seconda guerra mondiale non ne voglio sapere, soprattutto in questo periodo estivo, una bella commediola leggera francese invece calza proprio a pennello. È da un po' che non ne vedo una e questa ci sta tutta, anche perché la protagonista è la splendida Ludivine Sagnier. Salgo subito su questo volo, mentre Ford sta fermo all'imbarco. Sia mai che veda un film in cui non ci sono serial killer o uomini nudi che si menano o uomini nudi che menano serial killer.
Ford dice: altra commediola estiva del tipo buono giusto per le casalinghe disperate come Cannibal Kid, che correrà ad imbarcarsi in quest'avventura tutt'altro che adrenalinica mentre il sottoscritto si gode gli ultimi scampoli di azione estiva con cose decisamente più interessanti come Mission Impossible.

Taxi Teheran
"La licenza da taxista? L'ho avuta da Ford."
"Mi faccia scendere immediatamente dall'auto!"

Cannibal dice: Orso d'oro all'ultimo Festival di Berlino firmato dall'iraniano Jafar Panahi. Vorrei tanto avere la voglia di guardarlo, ma è ancora estate e questo mi sa troppo di lavoro impegnato fordiano. Quindi passo.
Ford dice: di norma l'estate, come già più volte sottolineato, è un periodo dedicato e consacrato ai film di totale intrattenimento a zero neuroni, ma per Jafar Panahi faccio volentieri un'eccezione.
Sempre che una chicca come questa si riesca a trovare, in sala o in rete.

Partisan
"La Bellucci sarebbe un'attrice straordinaria... se solo facesse la comica."
"Come hai ragione, bambino, uahahah!"

Cannibal dice: Film francese con Vincent Cassel che si preannuncia piuttosto inquietante e anche interessante. Magari non è troppo indicato per il periodo, ma mi sa che me lo tengo al fresco per l'autunno.
Ford dice: pellicola che non sembra male, ma che, per una qualche ragione oscura, non mi attira più di tanto. Un po' come quando un qualsiasi film viene sponsorizzato dal Cucciolo Eroico: da interessante, di colpo, diventa tranquillamente evitabile.

A Blast
"Questa è la musica che ascolta Ford di solito?
Ma è terrificante!"

Cannibal dice: La Grecia sarà anche in crisi quasi quanto WhiteRussian, ma il suo cinema sta invece vivendo un buon momento. Nella miriade di proposte poco eccezionali di questa settimana, questo A Blast potrebbe quindi anche guadagnarsi una possibilità. Forse.
Ford dice: tornato dalle vacanze e con un buon numero di recuperi da smaltire, questa sorta di thriller in salsa greca finisce nel novero dei titoli che non so neppure se un giorno o l'altro faranno capolino al Saloon. A meno che Cannibal non lo stronchi: in quel caso correrò a vederlo prima di subito.

La bella gente
"Questo film è del 2009, ma arriva nei cinema soltanto ora."
"Un applauso alla distribuzione!"

Cannibal dice: Vi era mancato il cinema italiano?
A me sinceramente non molto. Dopo un periodo di latitanza, ecco però che si riaffaccia nelle sale. La bella gente sarà anche un bel film?
Mah!
Ford dice: in tutta onestà, il Cinema italiano non mi manca per niente, in questo periodo, fatta eccezione per quei due o tre titoli all'anno meritevoli. Lascio dunque un po' di bella gente armata di bastoni sotto casa del mio antagonista e corro a vedermi qualcos'altro.

Mirafiori Lunapark
"Finalmente un luna park tutto dedicato a noi vecchietti!"
"Che aspettiamo a chiamare Ford?"

Cannibal dice: Altro film italiano. Se La bella gente potrebbe anche rivelarsi non dico bello ma magari decente, le possibilità che questo si salvi appaiono invece molto poche. Come quelle di un film con Schwarzenegger su Pensieri Cannibali.
Ford dice: dato che non bastava un film italiano inutile per questa settimana, ecco subito giungere il secondo. Che avrà lo stesso destino di quello che l'ha preceduto: il vicolo dietro al Saloon.

In un posto bellissimo
"Dove mi stai portando?"
"In un posto bellissimo."
"E qual è?"
"Qualunque posto lontanissimo da Ford."

Cannibal dice: Per settimane il cinema italiano è rimasto a sonnecchiare, e ora ci rifila un triplete secco. Questo lavoro propone due attori validi, Isabella Ragonese e Alessio Boni, ma sarà davvero bellissimo?
Ford dice: non c'è due, senza tre. Dunque, cestino felicemente anche questo.

Film bonus
Quando c'era Marnie
(dal 24 agosto)
"Dai, non metterti a scappare pure te, come Ludivine. La rassegna cinematografica fordiana è stata cancellata!"

Cannibal dice: Sarà davvero l'ultimo film dello Studio Ghibli?
In attesa di scoprirlo, questo Quando c'era Marnie è arrivato nelle sale italiane per 3 giorni, dal 24 al 26 agosto. Se non ne avete approfittato, potete sempre recuperarlo per altre vie. Augurandoci che non sia davvero l'ultimo lavoro dello Studio Ghibli, quanto piuttosto solo l'ultimo commento di Ford.
Ford dice: spero davvero che lo Studio Ghibli, che negli ultimi vent'anni ha prodotto alcuni dei più grandi Capolavori della Storia dell'Animazione, non sia alla sua ultima produzione, perchè sarebbe davvero una perdita enorme per tutti gli amanti del Cinema vero. Quindi, non per Cannibal, presumibilmente.
Nel frattempo, correte tutti assolutamente a recuperarlo, in barba alla barbara distribuzione italiota.

Priscilla, la vagina (più o meno) del deserto

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Tesorucci, sono tornata!
Vi ero mancata?
Certo che vi ero mancata, però non è mica colpa mia, eh. È da tanto che non mi facevano più scrivere, dai tempi della rece di Una nuova amica, ma quelle pazze di Pensieri Cannibali mi assegnano un lavoro solo quando c'è da parlare di qualche film ad argomento trans, chissà perché. L'occasione 'sta volta è stata offerta da Arwen Lynch del sito La fabbrica dei sogni che ha deciso, per festeggiare il suo settimo anno di attività, di organizzare una giornata speciale dedicate alla tematica LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender). Ecco i caruccissimi blog che partecipano all'iniziativa Rainbow Day:



E indovinate allora di cosa parlerò io oggi, mie care?
Ma del film più gaio di tutti i tempi!
Dimenticatevi Dietro i candelabri. Priscilla gli fa il culo. In tutti i sensi.

Priscilla - La regina del deserto
(Australia, UK 1994)
Titolo originale: The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert
Regia: Stephan Elliott
Sceneggiatura: Stephan Elliott
Cast: Hugo Weaving, Terence Stamp, Guy Pearce, Bill Hunter, Sarah Chadwick, Mark Homes
Genere: drag
Se ti piace guarda anche: Transparent, Hedwig - La diva con qualcosa in più, Transamerica, Ballroom - Gara di ballo

Priscilla - La regina del deserto è un on the road movie trans australiano.
Vedete che brava che sono?
In una sola riga vi ho sparato tutto quello che c'è da sapere sul film. Prima il dovere e poi il piacere, tanto piacere. Io lo dico sempre. E adesso che mi sono tolta dalle palle non solo le palle, che quelle me le ero già fatte asportare da anni, ma anche il fardello di dover recensire la pellicola in maniera seria, diamoci alla pazza gioia e balliamo mettendo su un po' di Disco music!!!

Mamma mia, here I go again
My my, how can I resist you?
Mamma mia, does it show again
My my, just how much I've missed you?



Io sono troooppo giovane e negli anni '70 non ero ancora nata. Con questo non intendo dire che non ero ancora nata come donna. Non ero ancora nata manco come uomo. Mi chiedo allora se già allora gli ABBA fossero delle icone gay. Oggi se dici che ti piacciono gli ABBA è come fare coming out pubblico. Eppure conosco un sacco di gente che li ascolta che però è eterosessuale. In questo momento non mi vengono in mente i loro nomi, ma sono sicura che me li ricorderò. Prima o poi.

La colonna sonora Disco ovviamente gioca un ruolo centrale all'interno di questa pellicola ed è semplicemente FA-VO-LO-SA. Non a caso la pellicola si è trasformata anche in un musical vero e proprio che è sbarcato pure in Italia. Ve lo siete perso?
Pazze!


Se proprio vogliamo fare le precisine come le donnine che vanno a lavorare in ufficio con i loro tailleur tutte serie come se avessero infilato una scopa su per il sedere e non si prendessero un grosso pene da decenni, la mia definizione “on the road movie trans australiano” non è corretta al 100%. Uno solo dei tre protagonisti... pardon una delle tre protagoniste è una trans: Ralph alias Bernadette alias Terence Stamp. Gli altri due... scusate LE altre due sono invece delle drag queen, ma non sono operate quindi non sono tecnicamente dei transessuali: una è Tick alias Mitzi alias Hugo Weaving, l'altra è Adam alias Felicia alias Guy Pearce. È davvero impressionante vedere tre omaccioni come loro che di solito sono affacendati in ben altri ruoli fare le drag queen in giro per i paesi più bigotti dell'Australia, oltre che per il deserto, e combinarne di tutti i colori a bordo di un camper chiamato Priscilla. È impressionante non perché siano strane, ma semmai per quanto appaiono naturali. Sono proprio tre belle regine.

Terence Stamp è quello cui in genere fanno fare il cattivone di turno, mentre qui è commovente per quanto sia credibile come transex. Sarà forse la sua vera vocazione?


Guy Pearce, attore che non mi è mai piaciuto, trova qui probabilmente la sua interpretazione più memorabile, con un personaggio, anzi una personaggia davvero sopra le righe e davvero scatenata. E' lei la matta mattatrice del film.


E chi l'avrebbe detto che l'agente Smith di Matrix Hugo Weaving sarebbe potuto risultare credibile come drag queen? D'altra parte, chi avrebbe pure detto che i fratelli Wachowski sarebbero diventati il fratello e la sorella Wachowski?


Le cose cambiano. Gli uomini diventano donne. Le donne diventano uomini. Gli uomini diventano drag. Le drag non sono solo delle ballerine esotiche che attirano le risate, lo scherno e a volte persino la violenza dei bigotti di paese. Le drag possono anche dare vita a una pellicola di straordinaria profondità come Priscilla, ricca di riflessioni sull'identità sessuale e sull'accettazione del “diverso”, senz'altro, ma anche su questioni più generali come paternità, amore e amicizia. Il tutto con una grande leggerezza e una carica vitale U-NI-CHE.
Tutto può succedere. Una commedia musicale che più gaia non si potrebbe immaginare sa anche commuovere ed emozionare, che siate gay, lesbiche, trans, drag queen, etero, che amiate il sesso sadomaso o per divertimento vi piaccia infilarvi dei cetrioli su per il sedere. Chi sono io per giudicare ciò che più vi dà piacere?
E adesso tutti sulla pista da ballo per scatenarci con un'ultima canzone.
Non la volete?
E invece sì!

At first I was afraid I was petrified
Thinking I couldn't live without you by my side
And I've been spending nights
Thinking how you did me wrong
And I grew strong
And I learned how to get along...

No, not I, I will survive
Long as I know how to love
I know I'll stay alive
I've got all my life to live
And all my love to give and I'll survive
I, I, I will survive
(voto 7,5/10)

Qualcosa di bona

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Qualcosa di buono
(USA 2014)
Titolo originale: You're Not You
Regia: George C. Wolfe
Sceneggiatura: Shana Feste, Jordan Roberts
Ispirato al romanzo: You're Not You di Michelle Wildgen
Cast: Hilary Swank, Emmy Rossum, Josh Duhamel, Jason Ritter, Loretta Devine, Stephanie Beatriz, Julian McMahon, Andrea Savage, Ali Larter, Ernie Hudson, Erin Chenoweth, Frances Fisher, Marcia Gay Harden, Ed Begley Jr., Gareth Williams
Genere: malato
Se ti piace guarda anche: Quasi amici, The Sessions - Gli appuntamenti, Still Alice, Colpa delle stelle, Chasing Life, Shameless

La SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) è una malattia neurodegenerativa che può colpire all'improvviso e può manifestare i primi sintomi quando diventa difficile compiere azioni manuali elementari, come abbottonarsi la camicia, oppure S C r i
v
e r e
s u l l a
ta sti e raaaaaaaaaaaaa
del co m p u t e r.


Per fortuna, ci sono persone che aiutano i pazienti affetti da questo male. È il caso della più improbabile tra le assistenti, una Emmy Rossum qui più shameless che in Shameless. La tipa che interpreta è infatti una versione ancora più disperata di Fiona Gallagher. Una che beve, fuma, non sa far niente, ha una vita sessuale scatenata e dice un sacco di parolacce, tipo “pene”, “vagina” e “acciderbolina”.
Hilary Swank è invece una tipa parecchio differente. È una donna ricca, precisina e perfettina con un marito ricco, precisino e perfettino interpretato da Josh Duhamel (nella vita reale sposato con quello zoccolone di Fergie dei Black Eyed Peas), e insieme i due conducono una vita ricca, precisina e perfettina. Fino a che lei viene colpita dalla SLA.

"Dev'essere dura essere sposato con una donna che ha la SLA."
"Mai quanto esserlo con Fergie, credimi."

Dopo aver licenziato la sua prima badante, una signora dell'Est che voleva essere messa in regola, Hilary Swank organizza un casting per rimpiazzarla. A vincere il talent-show a sorpresa è Emmy Rossum, per quanto la sua unica esperienza con i malati sia una visita che ha fatto 20 anni prima a sua nonna in casa di riposo. A farle conquistare il posto di lavoro è la sua simpatia e la sua cazzonaggine, proprio quello che ci vuole per rianimare la deprimente vita post-SLA della Swank. Quello, oppure il fatto che Emmy Rossum è l'unica che si presenta al casting.

"Come fate a non essere impressionati dal mio Curriculum Vitae?
Sono sopravvissuta al Poseidon e pure alla glaciazione di The Day After Tomorrow!"

A questo punto si sviluppa il classico rapporto prima conflittuale e poi di amicizia tra le due donne molto diverse tra di loro. Poco a poco, Emmy Rossum diventa sempre più responsabile e impara persino a cucinare, robe tipo la lasagna riscaldata al microonde, che chef! Allo stesso tempo, Hilary Swank impara a sciogliersi un po' e comincia addirittura a dire parolaccione come “mannaggia” e “porca paletta!”.
Non siamo troppo distanti quindi dalle parti del francese Quasi amici, solo in chiave più buonista-americana, o da quelle di The Sessions - Gli appuntamenti, solo senza il sesso di mezzo. L'ennesimo film sul filone oggi molto popolare sul tema della malattia e l'ennesimo film di questo tipo a cui non riesco a voler male. Per quanto la pellicola sia girata in maniera davvero anonima, e per quanto non manchi qualche momento ruffianotto fatto apposta per far scattare la lacrima facile (che devo dire questa volta per me non è scattata) a reggere il film sono più che altro le due attrici protagoniste.

"Emmy, anche se sono già su una sedia a rotelle, mi fa comunque molta paura venire in auto con te."

Hilary Swank se la cava bene ed è credibile come malata di SLA. E non è mai facile fingersi malati senza risultare ridicoli. La vera mattatrice della pellicola è però Emmy Rossum. Si può dire che giochi in casa, visto che la sua parte come anticipato non è poi troppo distante da quella di Fiona Gallagher in Shameless, ma qui riesce a darle una sfumatura differente. In una pellicola dalla tematica tanto pesante e a tratti parecchio deprimente, Emmy Rossum riesce a regalare qualche momento inaspettattamente divertente, anche grazie all'aiuto di Loretta Devine (già vista in Grey's Anatomy), che ha un ruolo tanto piccolo quanto efficace.


A livello cinematografico Qualcosa di buono di buono non ha molto. In compenso, grazie a una scatenata Emmy Rossum e al suo personaggio, riesce a sfuggire, almeno in parte, alle trappole del politically correct. E a rendersi una visione piacevole. Piacevole, per quanto possa essere piacevole un film che, un po' come capitato di recente anche con Still Alice, ti presenta sullo stomaco il peso di una domanda tutt'altro che leggera: “Cosa farei io, se mi capitasse una cosa del genere?”.
Questo film mi ha fornito anche la risposta. Farei proprio come Hilary Swank e assumerei una badante bona, volevo dire buona come Emmy Rossum.
(voto 6/10)

Cannibal Music - I dischi di agosto 2015

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In attesa che nel corso dell'autunno scendano in campo un sacco di pezzi grossi della musica con i loro nuovi lavori, agosto sul fronte delle novità è stato un mese un po' sonnacchioso. Un po', ma non del tutto perché, insieme ad alcuni recuperi dagli scorsi mesi, qualcosina di interessante è comunque arrivata...

Natalie Imbruglia “Male”

Il disco che segna il ritorno sulle scene della popstar australiana Natalie Imbruglia si chiama Male. Sarà un Bene?
L'apertura è affidata a “Instant Crush”, il primo singolo che è la cover del pezzo omonimo dei Daft Punk cantato da Julian Casablancas degli Strokes. All'inizio non sono rimasto molto convinto da questa scelta. Mi sono chiesto: “Che senso ha realizzare il rifacimento di un brano tanto recente?”. Poi però me la sono sentita per bene e devo dire che la sua versione mi piace parecchio. Persino di più di quella dei Daft Punk. E io adoro i Daft Punk con tutto me stesso. Il fatto è che non sembra una cover. Pare un pezzo nato apposta per Natalie Imbruglia e a sembrare un remake adesso è la versione del duo electro francese.
Tutto il disco è composto da cover di canzoni in origine interpretate da artisti maschili, da qui il titolo Male, che no, non è in lingua italiana e non significa “male”, chi l'avrebbe mai detto?
Una cosa che in pochi sanno è che anche “Torn”, il primo singolo di enorme successo della sempre bella (anche se una volta era meglio) Imbruglia, era una cover, di un pezzo degli sconosciuti Ednaswap (chiii???). Ok, le canzoni non saranno le sue, però Natalie ha davvero un talento enorme nel prendere brani altrui e renderli propri, sia che si tratti di pezzi poco noti (come la ballata estiva “The Summer” di Josh Pyke), che straconosciuti (“Friday I'm in Love” dei Cure riletta in versione country-folk). E questo non è un male.
(voto 6/10)



Verdena “Endkadenz Vol. 2”

I Verdena hanno rotto il ca##o!
Mi spiace dirlo, visto che sono tipo il mio gruppo italiano preferito di tutti i tempi, però quando ci vuole, ci vuole. Già “Endkadenz Vol. 1” non è che mi avesse impressionato più di tanto. Adesso è arrivato un Vol. 2 che prosegue esattamente sulla stessa linea, solo in maniera più spenta, noiosa, priva di nuove idee, come un sequel americano medio. Poco importa che il primo pezzo si intitoli “Cannibale”, visto che suona come una versione italiana degli ultimi Muse. E non è un grosso complimento. O che un altro brano si chiami "Identikid", in un chiaro secondo omaggio a me, Cannibal Kid. Le cose vanno meglio giusto con le atmosfere cinematografiche di “Un blu sincero”, il momento più sincero di un lavoro che per il resto suona troppo pensato, poco istintivo.
Si potrà dire che questo disco è comunque meglio del 90% del resto della musica italiana in circolazione, ed è vero, solo che io dai Verdena mi aspetto qualcosa in più di una sfilza infinita di cantilene distorte come quelle proposte in questa doppietta di album.
Errare è umano, perseverare è diabolico.
(voto 5/10)

Il video del primo singolo "Colle immane" lo potete vedere su Repubblica Tv.

The Maccabees “Marks to Prove It

I primi 3 album dei Maccabees non è che mi avessero sconvolto granché. Con i gruppi inglesi degli anni zero va un po' così. Dopo essere stato (ed esserlo pure tutt'ora) un grande fan del Britpop anni '90, quello che è venuto dopo dalla terra d'Albione mi ha lasciato più indifferente.
Il colpo di fulmine con i Maccabees comunque poi è scattato. Leggermente in ritardo, o meglio parecchio in ritardo, però è scattato. La scintilla c'è stata con il grandioso “Marks to Prove It”, il singolone che anticipava il loro quarto omonimo album, per cui le aspettative sono quindi salite alle stelle. Forse persino troppo, visto che il disco nel complesso è bello, molto bello, e riserva qualche splendida chicca come “Kamakura” e “Spit It Out”, ma allo stesso tempo non è il capolavoro che a questo punto mi aspettavo da loro. È “solo” un buon disco. Ci accontentiamo?
(voto 7+/10)



Dr. Dre “Compton: A Soundtrack”

16 anni di assenza dalle scene e Dr. Dre, dopo aver realizzato due dischi epocali come “The Chronic” nel 1992 e “2001” nel 1999, se n'è tornato con un album così così?
È stata questa la mia prima reazione a Compton, il terzo lavoro del rapper e producer americano, nonché la colonna sonora di Straight Outta Compton, la pellicola che racconta la storia della band rap N.W.A di cui faceva parte lo stesso Dre che negli USA sta facendo incassi assurdi. Poco a poco, Compton ha però saputo conquistarmi, almeno in parte. La sensazione resta quella di un lavoro non capace di cambiare le regole del gioco come i suoi due precedenti dischi, ma che sa proporre produzioni di un livello altissimo e una manciata di pezzi killer, su tutti l'esaltante “One Shot One Kill”, che contiene un sample da “Ogni riferimento a fatti accaduti è puramente casuale” degli italiani Calibro 35, e la notevole “Animals”. Un lavoro realizzato con l'aiuto di tutti gli amichetti storici, da Eminem a Snoop Dogg fino ad Ice Cube, più qualche nome nuovo come Kendrick Lamar. Dopo 16 anni di attesa era forse lecito aspettarsi qualcosa di più, forse eh, ma alla fine questo “Compton” non suona davvero niente male.
(voto 7-/10)



Sleaford Mods “Key Markets”

Gli Sleaford Mods sono un gruppo bastardo. Hanno un'attitudine punk e non sono certo dei campioni nel tirare fuori dei ritornelli accattivanti o dei singoli di successo. Le loro canzoni regalano pochissime concessioni melodiche e sono più che altro delle filastrocche espresse con una parlata da bassifondi inglesi e costruite su ritmi e suoni ripetitivi. Eppure una volta che si ha la pazienza di entrare nel loro mondo sonoro e di venire rapiti dal loro particolare stile, non si riesce più a farne a meno. Il nuovo “Key Markets” segue la scia del precedente “Divide and Exit”, magari senza sostanziali novità, ma riuscendo a essere ancora una volta fottutamente esaltante. Basta avere un poco di pazienza.
(voto 7/10)



Circa Waves “Young Chasers”

Il disco d'esordio dei britannici Circa Waves non cambierà le sorti della musica, ma se cercate l'album indie più fresco dell'estate, e forse dell'anno, è proprio quello che fa al caso vostro. All'incirca. Anzi no, esattamente.
(voto 7+/10)



Canzone del mese
Lana Del Rey “High by the Beach”

Lana non sbaglia un colpo. Quella che ai tempi di “Video Games” veniva indicata da molti come una cometa destinata a bruciare in fretta, zitta zitta, con il suo stile fuori dal tempo e la sua voce fragile continua a tirare fuori dei pezzi grandiosi. La nuova “High by the Beach”, che anticipa il suo terzo album “Honeymoon” in arrivo a settembre, è il pezzo di fine estate più perfetto dai tempi di “L'estate sta finendo” dei Righeira, o dalla sua “Summertime Sadness” di una manciata di anni fa. Un brano ipnotico e malinconico come pochi che è l'ideale per dire bye bye a questa summer.

Festa delle rete: Pensieri Cannibali in (doppia) nomination ai #MIA15

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Pensieri Cannibali, sei stato nominato. E no, non al Grande Fratello e non una sola volta.
Pensieri Cannibali, sei stato nominato ai Macchianera Italian Awards 2015 della Festa della rete in due categorie: miglior sito cinematografico e miglior sito televisivo dell'anno.



Pensieri Cannibali, ora ringrazia.

Pensieri Cannibali: “Grazie a tutti quelli che mi hanno votato. Siete magnifici! Siete i migliori lettori del mondo! E siete anche i più sexy lettori del mondo!

Ok, Pensieri Cannibali, adesso non ti allargare troppo.
Quanto a voi, sexy lettori di Pensieri Cannibali, dovete ancora fare uno sforzo. Il vostro voto è infatti di nuovo richiesto, per la seconda fase.
Votate per favore Pensieri Cannibali come miglior sito di cinema e già che ci siete pure come miglior sito tv del 2015 nella scheda qui sotto, oppure su Macchianera. Nelle altre categorie votate un po' chi vi pare, basta che lo facciate in almeno 10 categorie affinché il vostro voto sia valido. Se vi posso dare un consiglio, comunque, come Miglior sito letterario vi invito a scegliere l'ottimo Diario di una dipendenza.

Pensieri Cannibali, vuoi aggiungere ancora qualcosa?

Pensieri Cannibali: “Fate trionfare il Bene. Votate Pensieri Cannibali!

Ok, Pensieri Cannibali, basta così. Smettila di parlare, che se no non ti vota più nessuno.

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