(USA, Brasile 2015)
Regia: Noah Baumbach
Sceneggiatura: Noah Baumbach, Greta Gerwig
Cast: Lola Kirke, Greta Gerwig, Michael Chernus, Rebecca Naomi Jones, Matthew Shear
Genere: nouvelle indie
Se ti piace guarda anche: Frances Ha, Girls, Damsels in Distress – Ragazze allo sbando
Vi siete mai chiesti come nasce un post di Pensieri Cannibali?
Spero che abbiate cose più importanti nella vita a cui pensare, però nel caso per un istante ve lo foste domandati, vi posso rivelare in esclusiva mondiale che nascono proprio come i bambini: sono portati dalla cicogna, esatto.
No, non si trovano sotto i cavoli. Chi ve l'ha raccontata una baggianata del genere?!?
Nonostante parli di un sacco di film, spesso e volentieri anche a sproposito, ci sono però delle pellicole che qui su Pensieri Cannibali non trovano spazio. Può essere per motivi di tempo, dopotutto le giornate sono fatte di sole 24 ore, e questa non voleva essere una marketta nei confronti del quotidiano Il Sole 24 Ore. Oppure può essere per motivi di ispirazione. Anche se non sembra, qui su Pensieri Cannibali i post vengono preparati in maniera accurata: alla base dev'esserci un'idea, uno spunto che renda il pezzo almeno un minimo intrigante anche a chi il film di cui si parla nella recensione non l'ha visto, e manco gliene frega qualcosa di vederlo. Capita quindi che una pellicola, che può essermi pure piaciuta, non mi ispiri alcuna idea. Colpa mia, colpa del film, o colpa delle stelle, poco importa. Alcuni post nascono di getto, altri partono da un'intuizione o magari da un titolo ancor prima che veda il film stesso, altri ancora nascono a qualche giorno di distanza dalla visione, lasciando “decantare” la pellicola. E poi ci sono quei post che non vedono proprio la luce. Degli aborti spontanei.
C'è in particolare un periodo, quello delle classifiche di fine anno, che mi toglie tempo e voglia di occuparmi delle “solite” recensioni. Durante questo periodo qui su Pensieri Cannibali molto stressante (al che siete liberi di gridare: “Ma vai a lavorare in miniera, Cannibal!”) guardo parecchi film e cerco di recuperare le ultime visioni interessanti dell'annata, solo che poi non ce la faccio a parlare di tutte. Tra le pellicole “sfigate” che ho guardato in questo periodo c'è anche Mistress America. Lo sapevo che avrei dovuto aspettare un momento meno impegnato per vederlo e per potermici dedicare per bene, solo che non ce l'ho fatta a resistere al nuovo bebè partorito dall'accoppiata formata da Noah Baumbach + Greta Gerwig che già mi aveva regalato uno dei miei piccoli grandi cult recenti: Frances Ha.
C'è da dire che nel mentre Noah Baumbach ha realizzato anche un altro lavoro che mi ha entusiasmato decisamente meno, l'irritante più che riuscito Giovani si diventa, ma comunque le aspettative nei confronti di un suo comeback insieme a Greta Gerwig, qui di nuovo in veste sia di co-sceneggiatrice che di protagonista, erano parecchio alte.
Anche se, a dirla tutta, la vera protagonista di Mistress America è Lola Kirke, la mia amata Lola Kirke, attrice rivelazione della serie tv Mozart in the Jungle, nonché sorellina minore di Jemima Kirke, una delle girls della serie Girls. Motivo in più per non aspettare a vederlo. E così... l'ho visto.
Ho visto Mistress America è mi è piaciuto. L'ho trovato gradevole e fresco come un vento primaverile, anche se quando l'ho guardato eravamo ancora in pieno inverno. Non si è trasformato in un mio nuovo cult totale come Frances Ha, però mi ha messo di buon umore. Mi è sembrato un film carino caruccio e supergradevole, ma non in una maniera ruffiana. I personaggi sono anzi piuttosto stronzetti, egocentrici e acidi come d'altra parte quasi tutti gli hipster presenti nei film e nelle serie tv indie di ultima generazione. Eppure al loro interno c'è una grande umanità. Nel personaggio di Lola Kirke, una ragazza 20enne che non sa ancora bene cosa vuole dalla vita, e in quello di Greta Gerwig, una young adult sui 30/35 anni che sa ancora meno cosa vuole dalla vita. È soprattutto in quest'ultima, nel suo essere una gran figa e allo stesso tempo una loser senza speranza, che il film ha il suo punto di forza principale. La parte finale viene forse buttata in maniera un po' frettolosa e non tutto funziona alla perfezione, però anche questa volta la coppia Baumbach + Gerwig ha fatto centro e mi ha conquistato di nuovo.
Nonostante ciò, da bravo ingrato quale sono, non ho dedicato al film manco una mezza recensione? Manco un trafiletto in un post domenicale?
"Pensieri Cannibali non ha recensito il nostro film?" "Nuooooo!" |
Sarebbe stata una grande ingiustizia. Non la più grande nella Storia – e se avete visto la serie American Crime Story non potrete che concordare – però comunque una notevole ingiustizia. Eppure passavano i giorni, e io non riuscivo a scrivere di questo film, nonostante mi fosse rimasto impresso e lo ricordassi sempre con il sorriso sulle labbra ogni volta che riascoltavo uno dei pezzi della sua piacevole colonna sonora, la deliziosa e molto 80s “Souvenir” degli Orchestral Manoeuvres In The Dark, anche noti come OMD. La vita sa essere davvero una puttana, a volte, ma a me basta sentire le prime note di questa canzone per essere immediatamente felice. Sarò io una persona semplice da accontentare, o sarà il mondo che – se si riesce a chiudere un occhio di fronte a tutte le stronzate che succedono – è così pieno di bellezza che basta anche solo l'altro occhio per riuscire a vederla.
I giorni continuavano a scorrere e il ricordo di Mistress America non svaniva. Non era come uno di quei numerosi film che si guardano e si dimenticano già mentre scorrono i titoli di coda. Mistress America non era tra quelli, e ciò nonostante non riuscivo a parlarne. Ero stato colto dallo stress da Mistress. Fino ad ora. Cogliendo l'occasione dell'uscita italiana della pellicola questo weekend, ho deciso di scrivere un post sull'incapacità di scrivere un post su Mistress America.
Idea geniale, o chiaro sintomo che Pensieri Cannibali ormai è alla frutta?
Decidete voi. In ogni caso questo pezzo, nel suo parlare più di se stesso che non del film, mi sembra perfettamente in linea con i personaggi di questo gioiellino che è Mistress America: egocentrico al limite dell'egotomane, ma anche dannatamente onesto.
(voto 7+/10)