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Mistress America, la recensione mancata

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Mistress America
(USA, Brasile 2015)
Regia: Noah Baumbach
Sceneggiatura: Noah Baumbach, Greta Gerwig
Cast: Lola Kirke, Greta Gerwig, Michael Chernus, Rebecca Naomi Jones, Matthew Shear
Genere: nouvelle indie
Se ti piace guarda anche: Frances Ha, Girls, Damsels in Distress – Ragazze allo sbando

Vi siete mai chiesti come nasce un post di Pensieri Cannibali?
Spero che abbiate cose più importanti nella vita a cui pensare, però nel caso per un istante ve lo foste domandati, vi posso rivelare in esclusiva mondiale che nascono proprio come i bambini: sono portati dalla cicogna, esatto.
No, non si trovano sotto i cavoli. Chi ve l'ha raccontata una baggianata del genere?!?

Nonostante parli di un sacco di film, spesso e volentieri anche a sproposito, ci sono però delle pellicole che qui su Pensieri Cannibali non trovano spazio. Può essere per motivi di tempo, dopotutto le giornate sono fatte di sole 24 ore, e questa non voleva essere una marketta nei confronti del quotidiano Il Sole 24 Ore. Oppure può essere per motivi di ispirazione. Anche se non sembra, qui su Pensieri Cannibali i post vengono preparati in maniera accurata: alla base dev'esserci un'idea, uno spunto che renda il pezzo almeno un minimo intrigante anche a chi il film di cui si parla nella recensione non l'ha visto, e manco gliene frega qualcosa di vederlo. Capita quindi che una pellicola, che può essermi pure piaciuta, non mi ispiri alcuna idea. Colpa mia, colpa del film, o colpa delle stelle, poco importa. Alcuni post nascono di getto, altri partono da un'intuizione o magari da un titolo ancor prima che veda il film stesso, altri ancora nascono a qualche giorno di distanza dalla visione, lasciando “decantare” la pellicola. E poi ci sono quei post che non vedono proprio la luce. Degli aborti spontanei.

C'è in particolare un periodo, quello delle classifiche di fine anno, che mi toglie tempo e voglia di occuparmi delle “solite” recensioni. Durante questo periodo qui su Pensieri Cannibali molto stressante (al che siete liberi di gridare: “Ma vai a lavorare in miniera, Cannibal!”) guardo parecchi film e cerco di recuperare le ultime visioni interessanti dell'annata, solo che poi non ce la faccio a parlare di tutte. Tra le pellicole “sfigate” che ho guardato in questo periodo c'è anche Mistress America. Lo sapevo che avrei dovuto aspettare un momento meno impegnato per vederlo e per potermici dedicare per bene, solo che non ce l'ho fatta a resistere al nuovo bebè partorito dall'accoppiata formata da Noah Baumbach + Greta Gerwig che già mi aveva regalato uno dei miei piccoli grandi cult recenti: Frances Ha.

"Sì, ok, va bene...
ma quando si parla di Mistress America???"

C'è da dire che nel mentre Noah Baumbach ha realizzato anche un altro lavoro che mi ha entusiasmato decisamente meno, l'irritante più che riuscito Giovani si diventa, ma comunque le aspettative nei confronti di un suo comeback insieme a Greta Gerwig, qui di nuovo in veste sia di co-sceneggiatrice che di protagonista, erano parecchio alte.
Anche se, a dirla tutta, la vera protagonista di Mistress America è Lola Kirke, la mia amata Lola Kirke, attrice rivelazione della serie tv Mozart in the Jungle, nonché sorellina minore di Jemima Kirke, una delle girls della serie Girls. Motivo in più per non aspettare a vederlo. E così... l'ho visto.

Ho visto Mistress America è mi è piaciuto. L'ho trovato gradevole e fresco come un vento primaverile, anche se quando l'ho guardato eravamo ancora in pieno inverno. Non si è trasformato in un mio nuovo cult totale come Frances Ha, però mi ha messo di buon umore. Mi è sembrato un film carino caruccio e supergradevole, ma non in una maniera ruffiana. I personaggi sono anzi piuttosto stronzetti, egocentrici e acidi come d'altra parte quasi tutti gli hipster presenti nei film e nelle serie tv indie di ultima generazione. Eppure al loro interno c'è una grande umanità. Nel personaggio di Lola Kirke, una ragazza 20enne che non sa ancora bene cosa vuole dalla vita, e in quello di Greta Gerwig, una young adult sui 30/35 anni che sa ancora meno cosa vuole dalla vita. È soprattutto in quest'ultima, nel suo essere una gran figa e allo stesso tempo una loser senza speranza, che il film ha il suo punto di forza principale. La parte finale viene forse buttata in maniera un po' frettolosa e non tutto funziona alla perfezione, però anche questa volta la coppia Baumbach + Gerwig ha fatto centro e mi ha conquistato di nuovo.

Nonostante ciò, da bravo ingrato quale sono, non ho dedicato al film manco una mezza recensione? Manco un trafiletto in un post domenicale?

"Pensieri Cannibali non ha recensito il nostro film?"
"Nuooooo!"

Sarebbe stata una grande ingiustizia. Non la più grande nella Storia – e se avete visto la serie American Crime Story non potrete che concordare – però comunque una notevole ingiustizia. Eppure passavano i giorni, e io non riuscivo a scrivere di questo film, nonostante mi fosse rimasto impresso e lo ricordassi sempre con il sorriso sulle labbra ogni volta che riascoltavo uno dei pezzi della sua piacevole colonna sonora, la deliziosa e molto 80s “Souvenir” degli Orchestral Manoeuvres In The Dark, anche noti come OMD. La vita sa essere davvero una puttana, a volte, ma a me basta sentire le prime note di questa canzone per essere immediatamente felice. Sarò io una persona semplice da accontentare, o sarà il mondo che – se si riesce a chiudere un occhio di fronte a tutte le stronzate che succedono – è così pieno di bellezza che basta anche solo l'altro occhio per riuscire a vederla.



I giorni continuavano a scorrere e il ricordo di Mistress America non svaniva. Non era come uno di quei numerosi film che si guardano e si dimenticano già mentre scorrono i titoli di coda. Mistress America non era tra quelli, e ciò nonostante non riuscivo a parlarne. Ero stato colto dallo stress da Mistress. Fino ad ora. Cogliendo l'occasione dell'uscita italiana della pellicola questo weekend, ho deciso di scrivere un post sull'incapacità di scrivere un post su Mistress America.
Idea geniale, o chiaro sintomo che Pensieri Cannibali ormai è alla frutta?
Decidete voi. In ogni caso questo pezzo, nel suo parlare più di se stesso che non del film, mi sembra perfettamente in linea con i personaggi di questo gioiellino che è Mistress America: egocentrico al limite dell'egotomane, ma anche dannatamente onesto.
(voto 7+/10)

"Ma tutto qua?"
"Cannibal è più egocentrico di noi. Ha parlato quasi solo del suo blog anziché del nostro film."
"Che fregatura!"

Quo vedo?

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Quo vado?
(Italia 2016)
Regia: Gennaro Nunziante
Sceneggiatura: Gennaro Nunziante, Checco Zalone
Cast: Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Lino Banfi, Ludovica Modugno, Maurizio Micheli, Paolo Pierobon, Azzurra Martino, Antonino Bruschetta, Adam Nour Marino
Genere: zaloniano
Se ti piace guarda anche: gli altri film con Checco Zalone

Mi sono commosso. A un certo punto guardando Quo vado? mi sono commosso.
Ci si può davvero commuovere guardando un film con Checco Zalone? È una cosa normale, o sono io quello strano?
È la stessa domanda che a un certo punto si pone il protagonista del film, quando si trova in Norvegia e si sente un alieno a vivere da italiano cafone in un paese tanto civile ed evoluto.
Non mi sono commosso per il finale, che qualcuno potrebbe considerare buonista e politically correct, quando invece è meglio definirlo “educato”.  Perché ebbene sì, questo è un film “educato”, o con cui almeno Checco Zalone ha cercato di fare l'educato. Rispetto ai suoi precedenti lavori contiene molte meno parolacce e volgarità. Anche se a un certo punto non ce la fa più a trattenersi ed esplode in una serie di epiteti a caso come “bocching” e “MILFing”. Si vede che il ragazzo – ha 38 anni però è ancora un ragazzo, dai! – si impegna per non scadere nella facile trivialità della peggio commedia all'italiana, quella alla Massimo Boldi, per dire, e che non si offenda che lo sa benissimo pure lui. In un certo senso questo è il film della maturità di Checco Zalone, più del precedente meno riuscito Sole a catinelle.

"Film della maturità?"
"Quel Cannibal non sa più che chezzo dice!"

Questo non significa certo che sia una pellicola perfetta, tutt'altro. Si fa anzi fatica a considerare Quo vado? cinema vero e proprio. La regia di Gennaro Nunziante è davvero poca cosa. Siamo al di sotto persino del livello fiction, così come la recitazione non è che sia fenomenale. Checco Zalone è inespressivo, di quell'inespressività totale da action hero anni '80. Nel resto del cast si segnalano poi Sonia Bergamasco from La meglio gioventù che alle prese con la commedia sembra davvero poco a suo agio, mentre va un po' meglio con la rivelazione Eleonora Giovanardi – classe 1982 – che dallo stesso Zalone viene definita come un misto tra Cameron Diaz, Margherita Hack e Licia Colò. Ed è proprio così.


Un altro difetto non da poco è quello di essere un film troppo didascalico. La voce narrante di Checco Zalone è usata in maniera eccessiva e spiega per filo e per segno ogni passaggio della pellicola, come se si rivolgesse a dei bambini di 2 anni, o a un pubblico di telelobotomizzati...
Ehm, è proprio quello il pubblico a cui si rivolge?
L'avete detto voi, non io. Sia messo agli atti.


Di che cosa parla comunque questa nuova produzione del re Mida Pietro Valsecchi che è diventato il film italiano più visto al cinema di tutti i tempi?
Quo vado? parla del posto fisso. Soprattutto nella prima parte è proprio fissato con il posto fisso. Se c'è una cosa che io non ho mai voluto fare nella vita è il posto fisso. Fare sempre la stessa cosa per sempre?
No, grazie.


A parte questo aspetto, mi sono ritrovato parecchio nel personaggio di Checco Zalone e se questo fa di me il classico italiano, pazienza. Sfido chiunque a non immedesimarsi, almeno un pochino, in lui. Persino i più snob. Persino quelli che “Checco Zalone? Bleah, che schifo!”.
Quando sono in un paese straniero, il mio comportamento è pressapoco quello di Zalone in Quo vado?. All'inizio mi comporto “da italiano” e considero strane le usanze locali, e poi dopo un po' mi immergo totalmente nelle loro abitudini, a rischio di perdere la mia natura italica. Dopodiché arriva una terza fase, inevitabile, quella della malinconia per la patria. Una specie di saudade tricolore. Per quanto a volte odi l'Italia, gli italiani, il comportamento degli italiani, gli italiani che si incazzano perché non li fanno votare e poi quando possono votare non ci vanno, arriva un certo punto in cui mi mancano. Non sarà bello dirlo, però il bello del nostro paese sta anche nei suoi aspetti peggiori. Quelli di cui ci si lamenta sempre. Le irregolarità, le volgarità, l'attaccamento eccessivo alla famiglia e alla mamma, lo spirito polemico, la burinaggine. Sono caratteristiche che, se portate all'estremo, possono essere negative ma che, quando sono tenute a bada, possono invece rivelarsi delle armi in più. Possono trasformarsi in una passionalità che a molti altri paesi, più civili e più socialmente evoluti, è del tutto sconosciuta.

"Mamma, qui fa freddissimo. Più che a Casale Monferrato!"

Il brutto degli italiani è anche il loro bello. È nel riuscire a fotografare tutto questo che sta la forza di Quo vado?. Un film esteticamente e cinematograficamente brutto, eppure bello. È un lavoro semplice, scontato, ricco di stereotipi che però sono divertenti, realizzato con un montaggio amatoriale e con una scelta delle canzoni tanto prevedibile quanto efficace, che a essere suonati ci siano Al Bano e Romina o Céline Dion, nomi per altro di recente sdoganati anche dal cinema d'autore, i primi nell'austriaco Lourdes e la seconda nello splendido Mommy di Xavier Dolan.
Qualcuno dirà che un film come Quo vado? qualunque imbecille l'avrebbe potuto realizzare. Intanto a farlo è stato Checco Zalone e c'ha fatto su 65 milioni di euro. E noi niente. Chi è adesso l'imbecille?


Zalone, per carità, non possiede la genialità di un Paolo Villaggio dei tempi migliori. In Quo vado? ad esempio non sono presenti trovate come quella della nuvoletta. Eppure le sue pellicole sono in qualche modo una specie di versione moderna di quelle di Fantozzi. Riflettono gli italiani, e riflettono sugli italiani, in una maniera nazional-popolare. Nel loro sguardo privo di velleità autoriali possiedono una dignità superiore a molti lavori pretenziosi che vogliono dire chissà cosa sulla vita e sul mondo e alla fine non riescono a comunicare nulla. Checco Zalone invece, piaccia o meno, arriva alla gente. Sa parlare alla gente. Sa far ridere la gente. Non sono qualità da poco. E inoltre sa parlare della gente, degli italiani, che è poi questo il vero tema della pellicola, ancora più del posto fisso.


Dicevo a inizio post che a un certo punto questo film mi ha commosso. È capitato nella scena in cui il protagonista si stufa della notte perenne norvegese e ha malinconia dell'Italia. È stato qualcosa che forse ha fatto riemergere in me sentimenti simili di quando mi sono trovato all'estero. O forse mi sono commosso perché mi sono reso conto di essere legato, mio malgrado, in maniera indissolubile a questa nazione, che sa essere un paese di merda e allo stesso tempo un paese stupendo.
E allora lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare, perché ne sono fiero, sono un italiano. Un italiano medio.
(voto 6+/10)

Il segreto dei suoi occhi, un film più rifatto di Nicole Kidman

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Il segreto dei suoi occhi
(USA 2015)
Titolo originale: Secret in Their Eyes
Regia: Billy Ray
Sceneggiatura: Billy Ray
Ispirato al film: Il segreto dei suoi occhi (El secreto de sus ojos) di Juan José Campanella
Cast: Chiwetel Ejiofor, Nicole Kidman, Julia Roberts, Joe Cole, Alfred Molina, Dean Norris, Michael Kelly, Zoe Graham, Niko Nicotera
Genere: rifatto
Se ti piace guarda anche: Il segreto dei suoi occhi (2009), Cold  Case

Non è poi così male avere una pessima memoria. Puoi ad esempio vedere il remake di una pellicola girata appena una manciata di anni fa, una pellicola che pure ti era piaciuta e parecchio, e sembrarti come se fosse nuova. Quasi.
È in quel quasi però che risiede la differenza fondamentale tra il godersi una visione nuova di pacca e una riciclata. È nella sensazione di déjà vu che ti accompagna dall'inizio alla fine che sta quella piccola, ma fondamentale differenza.
Non avendo una gran memoria, non sono in grado di elencare con precisione analogie e differenze tra Il segreto dei suoi occhi versione argentina originale del 2009 e Il segreto dei suoi occhi versione statunitense "tarocca" del 2015. Posso però notare che non si sono manco sbattuti a cambiare il titolo e che si sono limitati a modificare qualcosina a livello di trama e di dettagli, giusto per americanizzare e modernizzare il tutto. Ad esempio hanno sostituito il calcio con il baseball, e hanno passato l'ambientazione dall'Argentina a cavallo tra anni '70 e '90 agli Usa post 11 settembre. Niente comunque di troppo fantasioso o in grado di stravolgere l'originale. Cosa che da un lato è un bene, dall'altro rende questo remake del tutto inutile, come d'altra parte lo sono quasi tutti i remake.


La cosa che più mi preme constatare è la differenza di emozioni, di sensazioni che le due pellicole trasmettono. Il segreto dei suoi occhi argentino aveva una sua atmosfera avvolgente. I suoi lenti ritmi ti avvolgevano come un tango e poi all'improvviso ti travolgevano e ti stordivano come una goleada di Maradona. Il segreto dei suoi occhi statunitensi è invece il classico thriller americano, un po' più lento e riflessivo del solito, incapace però di portare davvero dentro la storia, di accompagnare nella vita dei suoi personaggi come faceva il più caliente e appassionato “cugino” sudamericano. È un cold case che resta molto cold e poco case.

Si tratta di un brutto film?
No. Chi non ha visto l'originale potrebbe anzi considerarlo piuttosto valido.
Si tratta di un remake brutto o che disonora l'originale?
Nemmeno. È una pellicola che ha un gran rispetto per la versione argentina. Persino troppo timore reverenziale. È anche realizzato in maniera impeccabile e pure le interpretazioni non sono male. Bene il protagonista Chiwetel Ejiofor, benino Nicole Kidman e Julia Roberts, seppure lontane dalle loro migliori performance, e interessante il cast di comprimari.

"Julia, non rovinarti anche tu con la chirurgia plastica. Preferisco una donna che non ha vergogna di mostrare i suoi 60 anni."
"Ma io veramente non ne ho manco 50!"
"Mi spiace, ma in questo film li porti malissimo. Forse un ritocchino non è un'idea così malvagia..."

Pure gli attori di contorno contribuiscono però ad aumentare l'effetto déjà vu, con Dean Norris che ha un ruolo da sbirro cazzaro ma in fondo bonaccione non troppo distante da quello di Breaking Bad, con Michael Kelly ambiguo come in House of Cards, con Zoe Graham che in pochi istanti sa illuminare la scena come faceva in Boyhood, con Niko Nicotera che con quella faccia da ligera non può avere altra parte che quella della ligera proprio come in Sons of Anarchy.
E poi nel ruolo del tipo che al protagonista, così come a te spettatore, sembra di aver già visto, e infatti da qualche parte l'hai già visto, c'è Joe Cole, giovane attore inglese apparso nelle serie tv Skins, The Hour e Peaky Blinders.

"Ragazzo, tu sì che avresti bisogno di rifarti il naso!"

Tutto è curato alla perfezione, comprese le musiche da thrillerino medio e la fotografia da David Fincher di serie B e la regia precisa quanto anonima di Billy Ray, che aveva esordito con l'interessante L'inventore di favole ma ormai è diventato solo l'ennesimo mestierante hollywoodiano. Tutto è impeccabile, tutto è formalmente ineccepibile, tutto è rifatto in maniera professionale proprio come il volto di Nicole Kidman, peccato sia stato incapace di farmi provare anche solo una sensazione che non fosse quella di déjà vu. Ed è questa la differenza con l'emozionante pellicola originale argentina. Una piccola fondamentale differenza.
(voto 5,5/10)

Jane Got a Gun, e mò so' cazzi vostri!

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Jane Got a Gun
(USA 2016)
Regia: Gavin O'Connor
Sceneggiatura: Brian Duffield, Anthony Tambakis, Joel Edgerton
Cast: Natalie Portman, Joel Edgerton, Noah Emmerich, Ewan McGregor, Boyd Holbrook, Rodrigo Santoro
Genere: western
Se ti piace guarda anche: Lawless, Il Grinta

Ci sono poche persone al mondo che mi possono convincere a vedere un film western, genere che bazzico poco e che amo ancora meno. Una è Quentin Tarantino, il mio regista preferito, che mi aveva esaltato parecchio con Django Unchained, per poi deludermi abbastanza con The Boring Hateful Eight. Ne ha girato uno, e va bene. Ne ha girato un secondo e lo si può accettare, però adesso basta con il vecchio West, caro il mio vecchio Quentin, se non vuoi diventare il mio ex regista preferito.
L'altra persona è Natalie Portman, la mia attrice preferita. Per lei mi sono visto persino tutti e due gli episodi di Thor, nonostante già solo la visione del primo mi avesse provocato un forte dolore fisico, quasi quanto una martellata di Thor sulle palle, sia detto proprio con eleganza.

A incuriosirmi riguardo al film western Jane Got a Gun, oltre alla presenza di Natalie, c'era anche il fatto che questa pellicola ha un titolo che cita, pur togliendo una lettera nel nome, un pezzo degli Aerosmith, “Janie's Got a Gun”, che era la storia di una ragazza che spara al padre, colpevole di aver abusato di lei sessualmente. Nel video della canzone, diretto da David Fincher mica Neri Parenti, la protagonista è Kristin Dattilo, caruccia ma non al livello delle figone di altri video aerosmitthiani come Alicia Silverstone, Liv Tyler o Mila Kunis.



Dopo il film Jane Got a Gun, chissà che anche altre canzoni degli Aerosmith in futuro non siano lo spunto per altre pellicole?
“Livin' on the Edge” potrebbe ad esempio essere lo spunto per una commedia surreale firmata da Spike Jonze, Michel Gondry o Charlie Kaufman, o anche tutti e tre insieme, su un uomo che vive letteralmente sulle spalle di The Edge, il chitarrista degli U2.


“Walk This Way” potrebbe invece ispirare un drammone firmato da Steven Spielberg che racconta la tortuosa storia di Leonardo DiCaprio, il quale, dopo aver faticosamente conquistato l'Oscar, tenta di guadagnare anche un posto nella prestigiosa Walk of Fame di Hollywood. Tanto per dire, finora hanno dato una stella persino a Daniel Radcliffe e a Donald Trump, ma non a lui.


Oppure “Dude (Looks Like a Lady)” potrebbe essere la base di partenza per una commedia dei fratelly Farrelly sullo scambio d'identità sessuale con protagonisti Miley Cyrus e Justin Bieber.


Io personalmente preferirei girare un intero film tratto non da una canzone, ma più in particolare da un video degli Aerosmith: “Crazy”, una delle clip più belle nella storia di MTV e dell'umanità intera.



Tornando al film Jane Got a Gun, c'è purtroppo poco da dire. Più che brutta, è una pellicola... insulsa. Del tutto insignificante. Io, come forse avrete capito, di western non ne ho visti molti, e nonostante questo l'ho trovato prevedibile dal primo all'ultimo istante. La sua sceneggiatura era stata inserita nel 2011 nella blacklist degli script più belli non ancora realizzati, ma davvero è impossibile capire il perché. La storia qui raccontata è banalissima. La solita vicenda di vendetta, con dentro un triangolo sentimentale e qualche drammone che sembrano usciti da un romanzo di Nicholas Sparks piuttosto che da una pellicola western. Cosa che mi fa sospettare che questo film potrebbe essere disprezzato pure, e forse ancora di più, dai puristi del genere. I dialoghi poi sono pessimi e i personaggi sono del tutto piatti. Non basta nemmeno il buon cast messo in piedi, anche perché Natalie Portman, mi secca dirlo, qui fa davvero una figura barbina. Parla con un accento del Sud imitato malamente. E intendo accento del Sud degli Stati Uniti, non del Sud Italia, cosa che almeno avrebbe regalato alla pellicola qualche momento di comicità. La visione invece procede seriosa, e pure noiosa, senza alcun momento degno di nota.

"Natalie, ti insegno a sparare."
"Ma non sparare stronzate! Sono io che insegno a te."

Sprecato pure un quasi irriconoscibile Ewan McGregor in versione cattivone, mentre il mediocre Joel Edgerton, nella sua inespressività, è paradossalmente quello più a suo agio di tutti in questo ambiente western, ma un western che, più che ai classici di John Ford o Sergio Leone, sembra vicino a La signora del West.

"Duemila dollari a chiunque mi porti il blogger Cannibal Kid.
Vivo, morto o X."

Terminati tutti gli sbadigli a mia disposizione, l'unica cosa che mi è rimasta a fine visione è una domanda: Natalie, perché l'hai fatto? Perché non solo hai interpretato, ma pure prodotto una robaccia del genere, che per altro giustamente negli Usa si è rivelata un flop colossale, sia a livello di pubblico che di critica? Se stai cercando di non essere più la mia attrice preferita, complimenti, questo è un passo nella direzione giusta.
(voto 4/10)


The Other Side of the Cinema

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Altra settimana d'ombra, in cui si intravedono ben pochi raggi di bel cinema, o anche solo qualche spiraglio di pellicole minimamente interessanti. Tra i lavori che potrebbero risollevare le uscite nelle sale della settimana c'è però un film italiano. Andiamo a scoprire quale, insieme ai commenti gentilmente offerti da me e maleficamente offerti dal mio blogger nemico per sempre Mr. James Ford.

Zona d'ombra – Una scomoda verità
"Niente recensione di Zona d'ombra su Pensieri Cannibali?
Va beh, mi sa che m'è andata meglio così."


Cannibal dice: Film che ho già visto ma di cui al momento non ho ancora trovato l'ispirazione per scriverne un post. Ce la farò, un po' come è successo con Mistress America, oppure rinuncerò, come ho fatto con la speranza che Ford scriva per una volta qualcosa di furbo?
Ford dice: film che non ho ancora visto, ma che dal titolo originale - Concussion - mi ispira una qualche mossa di wrestling pronta a costare una bella commozione cerebrale a Cannibal Kid.

Le confessioni

Cannibal dice: Film tra i papabili per il Festival di Cannes 2016, alla fine non ce l'ha fatta a entrare in Concorso e così eccolo già qui nelle nostre sale. La pellicola di Roberto Andò dal trailer mi sembra un lavoro molto alla Sorrentino, sarà per via della presenza di Toni Servillo, quindi confesso che un'occhiata gliela darò volentieri. E confesso anche che WhiteRussian è un blog che proprio non mi piace.
Per caso questo già si sapeva?
Ford dice: tipico film finto autoriale italiano che non ho alcuna voglia di vedere. Un po' come di leggere la prossima recensione made in Cannibaland di qualche filmetto o serietta spacciati per Capolavoroni.

"Tipico film finto autoriale italiano?
Ma taci, tipico finto blogger stalloniano!"

Codice 999
"Dici che Leo in Titanic ha finto la sua morte pur di non stare con me?
Ma che bastardo!"

Cannibal dice: Più che il 999, io chiamo il 112: allarme fordianata! Il regista del film è John Hillcoat, quello di Lawless e The Road, e ho la sensazione che sia il solito thriller criminale medio buono per il mio blogger rivale. Il ricco cast potrebbe però portarmi a concedergli una visione. Se poi si rivela troppo una fordianata, ho già l'ambulanza prenotata.
Ford dice: il film non solo della settimana, non solo del mese, ma dell'ultimo paio, considerate le uscite che ci sono state. Ho grandi aspettative rispetto al nuovo lavoro di John Hillcoat, spero solo non mi deluda!

The Other Side of the Door
"Sono un mostro, ma quando leggo WhiteRussian mi viene comunque da coprirmi gli occhi per la paura!"

Cannibal dice: Horrorino paranormale che rischia di essere o una schifezza colossale, o solo una schifezza media. E non so quale delle due possibilità sia peggio. Nel primo caso almeno ci sarà da farsi qualche risata, proprio come con la lettura di qualche post serioso su WhiteRussian.
Ford dice: horrorino di bassa lega buono giusto per i pusillanimi come Cannibal Creed, al quale lascerò volentieri l'incombenza della recensione.

Truman – Un vero amico è per sempre
Cannibal dice: Possibile sorpresa della settimana. A frenarmi ci sono però due fattori. Il primo è che c'è di mezzo un cane e io notoriamente non sono un loro grande fan, soprattutto al cinema. Il secondo è che si tratta del film trionfatore dei premi Goya 2016, gli Oscar spagnoli, e i vincitori delle precedenti edizioni, La vita è facile a occhi chiusi e La isla mínima, mi sono sembrati due dei film più sopravvalutati visti di recente. E considerando che non c'è due senza tre, così come non c'è Ford senza Cannibal, fate un po' voi i conti.
Mi sa allora che preferirò andare a vedere il film da me sceneggiato: Ford – Un vero nemico è per sempre.
Ford dice: il Cinema spagnolo in passato ha regalato ottime cose, anche se, come quello italiano, pare mancare attualmente dell'ispirazione dei giorni migliori.
Per il momento passo, anche in questo caso lasciando la patata bollente a Peppa, che l'ispirazione dei giorni migliori non l'ha proprio mai avuta.

"Il cinema spagnolo non se la passa molto bene, ma quello italiano come fa a dire che manca di ispirazione?"
"Lascialo perdere: è Ford."

Sp1ral
"Hai visitato WhiteRussian e sei ancora in vita?"
"Lo so, sono un survivor."

Cannibal dice: I film di questa settimana mi danno quasi tutti una forte sensazione di déjà vu, un po' come quando Ford annuncia di essere in dolce attesa per l'ennesima volta. Di questo Sp1ral però sono più che convinto che ne avevamo già parlato nella rubrica sulle uscite degli scorsi weekend. O sbaglio?
Ford dice: ma questo non l'avevamo già annunciato? La distribuzione italiana, ormai, è messa perfino peggio di quel cattivo soggetto del Goi!

Grotto
I figli di Ford (forse) al completo.

Cannibal dice: Film vincitore del Giffoni Film Festival 2015. Cosa che significa: bambinata fordianata clamorosa in arrivo. Vado a nascondermi in un grotto.
Ford dice: il Giffoni mi ha sempre dato l'impressione di un festival buonista. E da poco di buono direi che mi terrò ben lontano da questo titolo.

Abbraccialo per me
"Ford, la devi smettere di menare me e il Cucciolo Eroico, capito brutto bruto?"

Cannibal dice: Pellicola buonista made in Italy della settimana a tematica materna, quindi perfetta per il di nuovo neo-mammo Ford.
Ford dice: invece di abbracciare questo film, direi che mi divertirò di più a praticare un paio di mosse di wrestling al mio avversario preferito. Il Cucciolo Eroico.

The Prince is dead, long live the Prince

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Anno bisesto, anno funesto?
No, anno di merda!
Il mondo della musica in questo 2016 si trova costretto a dire addio a un altro grande talento: Prince, the man formerly known as Prince Rogers Nelson.


Adesso solo perché è morto non starò a dire che lo adoravo e che era il mio cantante preferito. Non sarebbe vero. Il fatto è che Prince mi ha sempre messo in difficoltà. Era troppo prolifico. Ma troppo troppo. La sua discografia è composta da 39 album in studio, 5 album colonna sonora, 3 live, 5 raccolte, 9 raccolte di video e 105 singoli. Credo che giusto i suoi fan più accaniti, o forse nemmeno loro, possano dire di conoscere bene tutto ciò che ha pubblicato.
Io preferisco gli artisti meno "generosi". Nel cinema a un Woody Allen che gira un film all'anno, o a uno Spielberg che dirige e produce diecimila pellicole e serie tv al secondo, prediligo quelli che si sbattono meno. Ad esempio i Sex Pistols. Quanti album hanno fatto nella loro carriera? Uno, uno solo. E a me va bene così. Mi piacciono di più quegli artisti di cui egoisticamente posso dire di conoscere l'opera omnia.
Di Prince invece posso dire di conoscere solo una piccola parte del suo immenso lavoro, senza considerare che nel cassetto probabilmente ha ulteriori ore e ore di registrazioni e di materiale inedito. Alcuni suoi album, soprattutto le pietre miliari degli anni '80, e alcune sue canzoni però sono davvero fenomenali. Non lo dico ora perché è morto, lo dico perché è vero.

La cosa che più mi piaceva di Prince era la sua capacità di spaziare attraverso quasi qualunque genere, come ben pochi, o forse nessun altro artista sapeva fare. Era uno che non si fossilizzava a fare le stesse cose e cambiava sempre. Era anche vicino al mondo del cinema. Innanzitutto con Purple Rain, il film in cui aveva la parte del cantante The Kid e di cui ha curato la celebre colonna sonora, con cui per altro conquistò un Oscar. Prince ha inoltre firmato la soundtrack del primo Batman di Tim Burton e le sue canzoni sono state utilizzate in vari film. Io in particolare ne ricordo un paio: la hit Kiss, uno dei suoi brani universalmente più noti, cantata nella vasca da bagno dalla Julia Roberts parecchio stonata di Pretty Woman.



E poi When Doves Cry suonata in Romeo + Juliet di Baz Luhrmann nella versione cover di Quindon Tarver.
When Doves Cry, quando le colombe piangono?
Quando un Principe se ne va, ancora troppo presto.


Lui è tornato – Guess who's back, back again

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Cosa succederebbe se Adolf Hitler tornasse in vita nel mondo di oggi?
Quello ve lo mostra il film Lui è tornato.
Pensieri Cannibali invece vi mostra un'altra cosa: cosa succederebbe se Adolf Hitler tornasse in vita nel mondo di oggi e diventasse un rapper.


Without Hitler
Guess who's back, back again
Hitler's back, tell a friend
Hitler's back, Hitler's back
Hitler's back, Hitler's back
nana-na na na nana-na na na
nana-na na na nana-na na na

Questo è il ritorno del Führer
se hai paura cagati addosso püre
sì, mi sono messo a fare il rapper
perchè oggi fan più $oldi loro di un kaiser

Non c'è Salvini che tenga
e la Le Pen di parlare si astenga
E che dire di Donald Trump?
Quello sembra più scemo di Forrest Gump
 
Il leader della destra son sempre yo
vagabondo che son io
vagabondo che non sono altro
Adolf 2.0 sono ancora più scaltro

Nel nuovo film su di me che han girato
uscito in Italia con il titolo: Lui è tornato
me ne vado in giro come un vagabondo
e pensare che una volta facevo tremare il mondo

Adesso m'han sostituito col Front National
non mi sembra proprio niente di special
a Roma Bertolaso è stato candidato da Berlusconi
tutti i romani e anche noi crucchi gridiamo: me cojoni!
per non parlare della Lega Nord e di Tosi
ho una sola cosa da aggiungere: fuck you Bossi!

Now this looks like Steve Jobs for Hitler
so everybody just follow me on Twitter
'cause we need a little controvershitler
'cause it feels so ebrei without Hitler

Cannibal Kid qui su Pensieri Cannibali m'ha ospitato
per parlare del film in cui ho recitato
no, non sono diventato un attore
sono il solo e vero grande dittatore

Lo spunto di partenza è geniale
ma cinematograficamente è un po' meno fenomenale
sembra di stare dentro a un servizio delle Iene
solo che è più lungo di Rocco Siffredi e del suo pene

C'è una cantante che mi piace si chiama Ariana Grande
lei è di razza me lo fa venire grande nelle mutande
tutto il resto del mondo invece mi sembra impazzito
è arrivata l'ora di fondare un nuovo partito
cosa sono tutti questi video di Immanuel Casto?
Volete mica un nuovo olocausto?

L'idea di me ai tempi d'oggi è sì grandiosa
ma la regia del film è poca cosa
chi sono io per giudicare?
Nella mia vita non ho fatto altro che ammazzare
comunque ne capisco sempre più di Vincenzo Mollica
fatemi aggiungere un'altra cosa: viva la fica!

Now this looks like Steve Jobs for Hitler
so everybody just follow me on Twitter
'cause we need a little controvershitler
'cause it feels so ebrei without Hitler

Lui è tornato è una pellicola davvero molto interessante
però con maggior coraggio poteva essere ancor più entusiasmante
come comicità non è che faccia morir dal ridere
ma se state 5 minuti con me vi faccio passar io la voglia di vivere
e poi questo mica è un film comico
è più un docu-horror fantascientifico

Una visione insomma ci sta tutta
se ve lo perdete siete proprio alla frutta
non sarà un capolavoro totale
ma preferirete mica la soluzione finale?

Now this looks like Steve Jobs for Hitler
so everybody just follow me on Twitter
'cause we need a little controvershitler
'cause it feels so ebrei without Hitler

"Certo che questo sito le spara più grosse di me, non pensi?"



Lui è tornato
(Germania 2015)
Titolo originale: Er ist wieder da
Regia: David Wnendt
Sceneggiatura: David Wnendt, Mizzi Meyer
Ispirato al libro: Lui è tornato di Timur Vermes
Cast: Oliver Masucci, Fabian Busch, Franziska Wulf, Katja Riemann
Genere: a volte ritornano
Se ti piace guarda anche: La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, Il grande dittatore, Il dittatore, Borat, Bastardi senza gloria
(voto 7-/10)

The Forest Gump

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"Jon Snow è vivo o morto?
Secondo me è X."
The Forest
(USA 2016)
Regia: Jason Zada
Sceneggiatura: Nick Antosca, Sarah Cornwell, Ben Ketai
Cast: Natalie Dormer, Natalie Dormer, Taylor Kinney, Eoin Macken, Yukiyoshi Ozawa, Noriko Sakura
Genere: Usj-horror
Se ti piace guarda anche: The Grudge, Ringu, Lost in Translation, Il fascino indiscreto dell'amore

Volete un motivo per un guardare l'horror The Forest?
C'è Natalie Dormer, la Margaery Tyrell di Game of Thrones, anche nota per aver baciato “per sbaglio” (certo, come no?) Jennifer Lawrence durante la presentazione dell'ultimo capitolo di Hunger Games.



Volete un altro motivo per guardare l'horror The Forest?
C'è Natalie Dormer.
No, non sono uno che ripete le cose due volte.
L'avete capito che non sono uno che ripete le cose due volte?
È solo che qui Natalie Dormer non è una, non è trina, ma è doppia. L'attrice 34enne britannica ha la parte di Sara e Jess, due gemelle fighe monozigote, una bionda e l'altra mora. Ce n'è insomma per tutti i gusti, anche se Natalie Dormer non è una tipa per tutti i gusti. Non è la classica bellona. Ha un fascino particolare. Ha una faccia “strana”. Ha la bocca storta. Ha un volto asimettrico che sembra di stare a guardare una persona allo specchio.


Così come sembra di guardarla allo specchio mentre interpreta queste gemelle. Quella mora, Jess, lavora come insegnante in Giappone in una scuola con tutte quelle studentesse giapponesi in divisa che da una parte sono sexy e dall'altra sono inquietanti, visto che rimandano alle numerose pellicole di j-horror in cui succede qualcosa di brutto, di molto brutto. Jess è una tipa che soffre di depressione e un giorno si avventura da sola nella foresta Aokigahara, e chi riesce a pronunciarla in maniera corretta vince una bambolina giapponese, che è tenera, ma allo stesso tempo è anch'essa inquietante.


Considerando che tutte le cose giapponesi hanno un che di inquietante, pure Aokigahara ce l'ha: è infatti la foresta in cui le persone sono solite andare per... suicidarsi. Un posto allegro, quindi. La chiamano anche la nuova Ibiza.

"Ma i sub ita non sono ancora usciti?"

Siccome Jess la darkona depressona è andata in quella foresta tutta sola, le autorità danno per scontato che sia andata lì per farla finita e quindi ormai dovrebbe essere morta stecchita. La sorella bionda americana Sara non crede però a questa versione fornita dagli inquirenti egiziani... scusate, ho avuto un lapsus, intendevo giapponesi e così si reca nella terra del Sol Levante per andare a cercare la sorella scomparsa. E già che c'è magari anche per comprarsi una di quelle sopracitate bamboline giapponesi senza braccia e senza gambe, perché vuoi essere andato in Giappone senza portarti a casa un souvenir del genere?

Come potete immaginare, a questo punto toccherà a Sara avventurarsi nella foresta delle vergini suicide. Se la prima parte della pellicola, la più affascinante, procede come una specie di incrocio tra The Grudge e Lost in Translation, nella seconda ci si avventura su territori più alla The Blair Witch Project e le cose si fanno un po' meno intriganti. Al tutto va comunque aggiunta una regia che fa il suo porco dovere e regala qualche lieve brivido, oltre ad alcune riprese dal basso con le foglie che svolazzano in pieno stile Sam Raimi. In più, nel cast si segnala Taylor Kinney, uno che è abituato alle cose inquietanti, visto che si sta per sposare con Lady Gaga.


Il punto di forza di quest'horror non originalissimo o sconvolgente ma comunque stranamente decente, dico stranamente visto che negli ultimi tempi non se ne trovano molti in giro, è comunque Natalie Dormer. La doppia Natalie Dormer. La bella Dormer nel bosco. Quando la vedi in pericolo lì in mezzo agli spiriti, e non solo agli spiriti, che vogliono farle del male, ti viene voglia di gridarle: corri Forrest, corri!


No scusate, ho sbagliato. Viene da dirle: corri Natalie via dalla Forest più forte di Gump, corri!
(voto 6+/10)


Il cinema dei sogni

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Le uscite di questa settimana sono talmente tante che quando ho iniziato a scrivere i commenti per questa rubrica era appena sorto il sole e quando ho finito era già ora di andare a nanna.
Non oso nemmeno immaginare quanto c'abbia messo quel lumacone del mio blogger rivale Mr. James Ford...

La foresta dei sogni
"Guarda là, c'è James Ford!"
"Allora mi che questa non è la foresta dei sogni... siamo finiti nella foresta degli incubi."

Cannibal dice: Nuovo film di Gus Van Sant con Matthew McConaughey e Naomi Watts. Sembrerebbe un film uscito dai miei sogni, gli stessi in cui quando digito su Google “WhiteRussian” mi escono solo le ricette per preparare il cocktail, e non dei presunti blog cinematografici. Eppure questa pellicola è passata piuttosto inosservata/criticata al Festival di Cannes dell'anno scorso e più che un lavoro da sogno, potrebbe rivelarsi un diludendo da incubo.
Ford dice: tipico film pronto ad alimentare aspettative enormi sulla carta ed altrettanto a fornire su un piatto d'argento la delusione.
Personalmente, spero che possa rivelarsi una gran bella visione, anche se i dubbi sono quasi più di quanti non ne nutra tutti i giorni rispetto alle recensioni di Cannibal Kid.

Lui è tornato
"Mamma mia Adolf, con le nuove tecnologie sei messo peggio di Ford!"

Cannibal dice: Film su un cattivone del passato che si trova del tutto spaesato nel mondo del presente...
No, ma che avete capito?
Non sto parlando di James Ford, ma di Adolf Hitler!
(QUI comunque c'è la mia rap-censione della pellicola)
Ford dice: un film che racconta il ritorno online del Cannibale dopo l'ennesimo weekend lungo. La storia di un blogger un tempo prolifico ed ormai radical figlio dei fine settimana bene passati al mare o in montagna.

The Dressmaker – Il diavolo è tornato
"Sono dovuta fuggire in Australia.
L'Europa non è grande abbastanza per ospitare due radical-chic come me e Cannibal contemporaneamente."

Cannibal dice: Abbiamo capito che il diavolo è tornato...
Ah, ma qui non si parla più di Hitler, bensì di un'affermata stilista interpretata da Kate Winslet che ritorna nel paesino australiano in cui è cresciuta?
Sembra una vicenda in grado di coniugare un personaggio radical-chic molto Cannibal style con un'ambientazione da bifolchi fordiani. Credo quindi che questo film potrebbe essere apprezzato sia su Pensieri Cannibali che su WhiteRussian, sebbene per motivi opposti.
Ford dice: titolo che potrebbe essere la sorpresa della settimana, accolto molto bene ed in grado, almeno sulla carta, di soddisfare sia i radical che i pane e salame. Sarà davvero così? Personalmente, considerata la carestia dell'ultimo periodo, spero bene.

10 Cloverfield Lane
"James Ford mi ha prestato una VHS che non dev'essere niente male."
"Niente male? Scommetto che sarà più mortale della cassetta di The Ring."

Cannibal dice: Il sequel/prequel/remake/spinoff/nonhocapitocosacazzoè di Cloverfield, una delle pellicole sci-fi più particolari degli ultimi anni. Non sarà ai livelli del primo, ma un'occhiata ci sta.
Ford dice: il primo Cloverfield era stato, a mio parere, una gran bella sorpresa. Questo qualsiasi cosa sia rispetto a Cloverfield non sarà certo ai livelli dell'originale, ma nonostante questo mi metta sulla stessa barca di Peppa Kid, penso che un'occhiata ci stia tutta.

Zeta
"Con Ford devo fare una rap-battle, però una mazza da baseball può sempre tornare utile."

Cannibal dice: Film sulla scena hip-hop underground italiana, con Salvatore Esposito, il Genny di Gomorra – La serie, e con un sacco di rapper nostrani. Il pubblico sarà già pronto a massacrarlo, yo invece non vedo l'ora di vederlo e magari di combattere una nuova rap-battle contro lo scarsissimo James Ford, lo Sceminem della blogosfera.
Ford dice: la scena rap italiana spesso e volentieri mi delude, ma sono quasi curioso di affrontare la visione di questo Zeta. Se non altro per avere le basi per l'ennesima rap-battle che vincerei con Cannibal Creed.

La coppia dei campioni
Cannibal dice: La coppia dei campioni siamo io e Ford, che cacchio vogliono Massimo Boldi (perché, esiste ancora?) e Max Tortora (ma chi è?)?.
Ford dice: più che una coppia di campioni, Boldi e Tortora paiono una coppia di coglioni. Meglio pensare ad una coppia decisamente meglio assortita come il sottoscritto ed il Cucciolo Eroico.

"Coppia di coglioni... AHAHAH, finalmente Ford ha tirato fuori una battuta decente."
"Ma guarda che non era una battuta..."

Infernet
"ARGH!
WhiteRussian è davvero un sito infernale."

Cannibal dice: Infernet, il titolo del nuovo inquietante blog di James Ford.
Ford dice: Infernet, il titolo del nuovo inquietante blog di Cannibal Kid.

Benvenuti... ma non troppo
"Dobbiamo ospitare Mr. Ford a casa nostra?"
"Ma no! Forse siamo ancora in tempo per fare richiesta per avere Mr. Hitler."

Cannibal dice: Benvenuto Ford qui su Pensieri Cannibali... ma non troppo. Anzi, per niente. Vattene subito via!
Quanto al film, una commedia francese giocata sul confronto tra ricchi e poveri, e non sto parlando del gruppo preferito dal vecchio Ford, credo che non si rivelerà troppo male.
Ford dice: il Cinema francese è sempre un'incognita, specie da quando ho scoperto la passione per lo stesso del mio rivale Cannibal Chic. Tutto sommato, però, proposte come questa potrebbero essere non del tutto da buttare.

Lo stato contro Fritz Bauer
"Lo stato contro Fritz Bauer e nessuno contro James Ford, a parte Cannibal Kid?"
"Ma in che stato viviamo???"

Cannibal dice: Il cinema tedesco negli ultimi tempi sta offrendo buone cose, ja, però per questa settimana direi che è meglio puntare su Lui è tornato che non su questo, così come se si cerca un bel post è meglio scommettere su Pensieri Cannibali che non su WhiteRussian.
Ford dice: preferirei vedere lo stato contro Cannibal Kid, ma se dovesse capitare, una visione di questo titolo made in Germany potrebbe starci senza problemi.

Sole alto
"Ho... appena...
visto...
un film... consigliato da...
WhiteRussian e sto...
sto...
morendo.
Non commettete...
il mio stesso...
erro..."

Cannibal dice: Film croato/serbo/sloveno che riflette sulla guerra nell'ex Jugoslavia. Mi sembra un po' un mattonazzo buono per l'ex Ford, quello che una volta fingeva di guardare pellicole impegnate e ora non finge manco più, troppo impegnato com'è a vedere unicamente delle schifezzone tamarre per gente tutta steroidi e niente cervello.
Ford dice: altra possibile scommessa autoriale della settimana, anche se, dai tempi di Kusturica, non ho più trovato un film o un regista in grado di raccontare con la stessa potenza le vicende dell'ex Jugoslavia. Le riserve restano, ma chissà. Rispetto a Cannibal, invece, nessuna riserva: è senza speranza da fin troppo tempo.

Cavallo denaro
"Nemmeno così mi costringerai a dire che WhiteRussian è il mio sito preferito.
Io resto sempre fedele a Pensieri Cannibali. A costo di morire."

Cannibal dice: Lavoro portoghese che mi sa di autorialità eccessiva persino per un radical come me, e pure per il Ford più snob dei tempi migliori.
Ford dice: settimana ad alta concentrazione autoriale, il che non significa necessariamente garanzia di qualità. Un po' come quando si apre Pensieri Cannibali.

Appena apro gli occhi – Canto per la libertà
"Vorrei dedicare la prossima canzone a Mr. James Ford. Si intitola Vecchio scarpone."

Cannibal dice: Ennesimo film impegnato della settimana. Ma i distributori italiani non farebbero meglio ad aprire gli occhi e vedere che sta arrivando la bella stagione e la gggente c'ha voglia di leggerezza?
Ford dice: dopo settimane di nulla assoluto, la settimana del radical chic!? È una congiura orchestrata da Cannibal?

Fuga dal pianeta Terra
Tutti i figli di James Ford finalmente riuniti in uno scatto solo.
Foto in esclusiva solo su Pensieri Cannibali e Novella 2000.

Cannibal dice: Se non esce almeno una pellicola d'animazione a settimana, la distribuzione italiana e Ford vanno in crisi. Io comunque, che sono più terra terra, mi accontento anche solo di una fuga dal pianeta WhiteRussian.
Ford dice: più che una fuga dal pianeta Terra, io propongo una fuga dal pianeta Cannibal.

M83, PJ Harvey, Lumineers, Last Shadow Puppets etc. - La musica di aprile 2016

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Prosegue l'annus horribilis della musica mondiale, dove a segnalarsi sono più i lutti e le delusioni che non i grandi dischi.
Questo mese non ha certo segnato un'inversione di tendenza. Tutt'altro. Qualche buon album è anche uscito, ma a prevalere purtroppo sono ancora la morte (quella di Prince) e il diludendo.

M83 “Junk”

Cosa fare, dopo un album capolavoro, anzi addirittura un doppio album capolavoro come “Hurry Up, We're Dreaming”, quello con la hit “Midnight City”, quello ampiamente usato come colonna sonora dal film Suburra, quello che ancora oggi a 5 anni dalla sua uscita suona epico come poche altre cose al mondo?
I francesi M83 hanno deciso di compiere la mossa più coraggiosa: cambiare del tutto strada. Il nuovo “Junk” suona parecchio differente rispetto alle loro cose precedenti. Un tocco di epicità e di futurismo nel sound non manca, solo che qui suona tutto più leggero e pop. A mancare è però l'immediatezza del pop. Quasi tutti i brani presenti suonano pasticciati, iper-prodotti, confusi e infelici. Unici pezzi degni di nota: “Laser Gun” e “Go!”. 2 su 15, un po' pochino. Per il resto, tra echi Disco anni '70 e momenti maggiormente d'atmosfera ma più che altro da soft-porno e nemmeno di quelli arrapanti, a questo giro di danze gli M83 finiscono per suonare una versione poco ispirata dei loro compaesani Daft Punk ed Air. Può darsi che un giorno questo album verrà rivalutato e sarà considerato il loro grande capolavoro. Solo che oggi non è ancora arrivato quel giorno.
Applausi per non aver riposato sugli allori e per non essersi limitati a replicare il precedente celebrato disco, peccato che il risultato finale tenga fin troppo fede al titolo:”Junk”, ovvero “ciarpame”.
(voto 5/10)



Lumineers “Cleopatra”
Ci sono gruppi che, dopo un disco di successo, hanno il coraggio di cambiare rotta, e c'è invece chi preferisce proseguire sulla stessa strada. Di norma starei dalla parte dei primi, ma questo mese no. Gli M83 hanno osato, però il loro nuovo album si può dire tutto fuorché riuscito. I Lumineers invece non hanno rinnegato la loro hit più nota “Ho Hey” e hanno anzi cercato di ricrearla con il nuovo singolo “Ophelia”, molto simile. Molto simile e molto bella. Il resto dell'album “Cleopatra” procede bene o male nella stessa direzione, quella di un piacevole pop dalle tinte folk e country. Non sarà un disco innovativo o coraggioso, però chissene. Se il nuovo degli M83 mi fa venire voglia di dimenticarlo e il nuovo dei Lumineers mi fa venire voglia di risuonarlo, per una volta preferisco chi alla strada nuova preferisce quella vecchia.
(voto 6,5/10)



Last Shadow Puppets “Everything You've Come to Expect”
I Last Shadow Puppets sono il progetto parallelo di Alex Turner degli Arctic Monkeys, realizzato in collaborazione con Miles Kane, ex leader dei Rascals, band sopravvissuta per un breve periodo, e oggi artista solista. Il loro primo album “The Age of the Understatement” era venuto fuori nel 2008, anche se sembrava uscito dritto dagli anni '60. Un gioiellino fuori dal tempo che pareva destinato a essere un oggetto unico, irreplicabile. E invece no. E invece il loro secondo lavoro “Everything You've Come to Expect” non lo fa rimpiangere. Miracolo.
Pronti per scoprire uno dei primi (pochi) seri candidati al titolo di miglior album dell'anno?
Via.

Si inizia con il giro di chitarra ipnotico e ossessivo alla “Street Spirit (Fade Out)” dei Radiohead mandata all'acceleratore del primo brano “Aviation”, che vola subito alto e come un aereo Pan Am ci conduce dritto nei 60s più cool e stilosi di “Miracle Aligner”, seguita da una “Dracula Teeth” che a dispetto del titolo sarebbe la colonna sonora ideale, più che di un horror, di una pellicola bondiana. Altroché Sam Smith.
La title track “Everything You've Come to Expect” tiene invece fede al suo titolo: questo nuovo disco dei Last Shadow Puppets è tutto ciò che ci si poteva aspettare da loro. E pure di più, come dimostra il primo singolo “Bad Habits”, un inno rock tirato che non sfigurerebbe in un album degli Arctic Monkeys e si discosta un pochino dal restante materiale, molto delicato e retrò. Cosa volere di più?
Non c'è una nota fuori posto. Non un pezzo che non sia un incanto. Più che un disco, un sogno a occhi aperti.
(voto 7,5/10)



PJ Harvey “The Hope Six Demolition Project”
Premettendo che PJ Harvey è incapace di realizzare dischi brutti, questo suo nuovo album però è un po'...
MEH!
Si tratta di un lavoro, o meglio di un progetto ricco di testi impegnati, brani stratificati e di non immediato impatto, che probabilmente farà impazzire la critica. Sì, però dove sono le emozioni? E dove sono le grandi canzoni? Sembra di stare a sentire un remake in tono minore del precedente osannato (anche da queste parti) “Let England Shake”.
Nel 2016 dei lutti e delle delusioni, anche PJ a questo giro non mi ha convinto un granché. È vero che l'anno bisesto è un anno funesto, però cari Radiohead non osate tradirmi pure voi!
(voto 6/10)



All Saints “Red Flag”
Ma voi negli anni '90 preferivate le Spice Girls o le All Saints?
E non ditemi che vi facevano schifo tutt'e due, che mi incazzo!
Io sono sempre stato un fan delle Spice Girls, fin dalla prima volta che ho sentito quel Yo, I'll tell you what I want, what I really really want, so tell me what you want, what you really really want piazzato all'inizio di “Wannabe”, quindi quando sono venute fuori le All Saints le ho guardate un po' con diffidenza. Zitte zitte hanno però saputo poco alla volta conquistarmi pure loro, anche perché un pezzo come “Pure Shores” le Spice se lo sono sempre sognato, e diciamolo. A quasi 20 anni di distanza, ma diciamolo!
19 anni dopo il loro disco d'esordio “All Saints” e 10 dopo il loro ultimo album “Studio 1”, Melanie Blatt, Shaznay Lewis e Nicole e Natalie Appleton sono tornate insieme, anticipando la vociferata ma non ancora concretizzatasi reunion delle ex (forse ex) rivali Spice Girls, e un pezzo che è al livello di “Pure Shores”, o quasi, l'hanno tirato fuori di nuovo: il primo singolo “One Strike”. Il resto dell'album procede in maniera discontinua, tra qualche ballata ruffianotta e qualche pezzo riempitivo, ma tutto sommato è un lavoro che non punta al mero revival anni '90, né a scimmiottare i suoni del momento. Si può considerare un buon disco pop e basta.
(voto 6,5/10)



ZAYN “Mind of Mine”
Zayn Malik è quello famoso per aver mollato gli One Direction ed essersi messo insieme a Gigi Hadid. Chiamatelo scemo!
E la musica, che posto trova la musica in tutto questo?
Farsi Gigi Hadid dovrebbe essere considerata una professione a tempo pieno, ma Zayn tra una trombata e l'altra è riuscito a ritagliarsi un po' di tempo anche per registrare il suo album d'esordio solista. Il fatto che a livello di suono prenda parecchio le distanze dal pop bimbominkioso degli One Direction è il segno di una buona personalità. Il fatto che scimmiotti l'R&B di Frank Ocean e The Weeknd, finendo per suonare come l'ultimo Justin Bieber, è un po' meno un segno di personalità, ma comunque il risultato finale non è malaccio. “Mind of Mine” è un album di pop-R&B leggermente venato di elettronica e dubstep che suona sexy, come la colonna sonora ideale per fare all'amore con Gigi Hadid. D'altra parte, è quello il suo impiego numero uno.
(voto 5,5/10)



Autolux “Pussy's Dead”
Un album che inizia con un brano che nel ritornello dice “It's oh so sad to be happy all the time” io non posso fare a meno di adorarlo. È più forte di me. Sono le parole più vere sentite quest'anno.
Tutto il terzo disco dei losangelini Autolux in generale è una folgorazione. “Pussy's Dead” è psichedelia per l'anno 2016. Un misto tra suoni alternative rock e melodie pop sognanti, con un leggero tocco di elettronica, per quello che rappresenta un trip sonico, ma non dico subsonico che poi quelli fanno partire le accuse di plagio, e per quello che rappresenta un disco che io vi consiglio di non perdervi. Poi non dite che non vi avevo avvisato.
(voto 7,5/10)



Ben Harper and the Innocent Criminals “Call It What It Is”
All'interno di Ben Harper convivono due anime. Una è quella più rockettara. Quella capace di regalare pezzi esaltanti come “Pink Balloon”, che in questi giorni si sente parecchio come soundtrack di un passatissimo spot tv. L'altra anima di Ben Harper è quella più riflessiva, più acustica, più... noiosa.
Pure all'interno dell'album “Call It What It Is” convivono due anime. Peccato che quella più rockettara, al di là dell'illusorio singolo “Pink Balloon”, si intraveda a malapena in un paio di altri brani. Per il resto a prevalere sono le ballatone, i lentoni, e soprattutto gli sbadiglioni.
(voto 5+/10)



Deftones “Gore”
Una volta i Deftones mi gasavano 'na cifra. Adesso a tratti mi sembrano quasi inascoltabili.
Sono cambiato io, o sono cambiati loro?
(voto 5/10)



Weezer “Weezer (White Album)”
I Weezer li ho sempre visti come i Beach Boys del pop-punk. Un gruppo molto californiano, capace di coniugare le armonie vocali del gruppo di Brian Wilson con un tocco più “chitarroso” in linea con l'alternative-rock anni '90. Da “Buddy Holly” a “Hash Pipe” i Weezer sono sempre riusciti a tirare fuori qualche pezzo contagioso e anche a questo giro una manciata di singoli validi li hanno azzeccati: “Thank God for Girls” (quello con la geniale copertina con Papa Francesco), “King of the World” e “L.A. Girlz”. Il resto del loro ultimo album è però giusto un contorno, ricco di riempitivi più che di brani da ricordare. Li si ascolta ancora con piacere, e quest'estate suoneranno probabilmente pure meglio, però certo che 'sta volta si potevano sbattere un po' di più, 'sti Beach Boys del pop-punk.
(voto 6-/10)



Canzone del mese
Strumbellas “Spirits”
Un pezzo più contagioso di una malattia venerea.
E anche l'inno indie-pop perfetto della collezione primavera/estate 2016.



Il peggio del mese
Zucchero “Partigiano Reggiano”
Di solito viene accusato di plagio. Con il suo nuovo singolo “Partigiano Reggiano” Zucchero rischia invece la denuncia per uso improprio del proprio nome. Dal Consorzio del Parmigiano Reggiano?
No, dall'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.

Nonno scatenato scalmanato sballato stagionato scriteriato screanzato

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Nonno scatenato
(USA 2016)
Titolo originale: Dirty Grandpa
Regia: Dan Mazer
Sceneggiatura: John Phillips
Cast: Robert De Niro, Zac Efron, Zoey Deutch, Aubrey Plaza, Julianne Hough, Adam Pally, Dermot Mulroney, Jeffrey Bowyer-Chapman, Jason Mantzoukas
Genere: boldiano
Se ti piace guarda anche: Parto col folle, Parto con mamma, Una notte da leoni, Ti presento i miei, Spring Breakers


La vecensione di Zac Efvon

Nonno scatenato è un film volgave. Ma volgave in modo assuvdo. Manco su Povnhub ho visto così tanti cazzi in una volta sola. Non che io cevchi cazzi, pevò su Intevnet ogni cosa che cevchi ti escono fuovi dei cazzi, non c'è niente da fave. E in questo film ci sono puve un sacco di culi. Culi maschili sopvatutto. Puve il mio. Devo dive modestamente che c'ho un gvan bel culetto sodo e in questa pellicola sto mezzo nudo pev metà del tempo. Ho il leggevo sospetto che mi abbiano pveso soltanto pev il mio aspetto fisico, pev il mio covpo, più che pev le mie enovmi capacità vecitative.

"Ma come ti sei acconciato, Zac? Manco mio nonno si vestiva così..." 

"Ok, Zac. Come non detto."

A pavte la mia pvesenza fisica e il mio tocco di vaffinatezza e sevietà, questa è una pellicola oscena. Vacconta del viaggio in auto - una Mini Coopev vosa cavinissima – fatto da me, un giovane avvocato molto pvofessionale che si sta pev sposave con la fidanzata stovica, insieme a quello scatenato di mio nonno, Vobevt De Nivo. Che uno dice: “Cappevi, un attove da Oscav!” e invece qui me lo vitvovo che sembva un mix tva Chvistian De Sica e Massimo Boldi in ovevdose da Viagva. All'indomani della movte della mia adovata nonnina, noi due pavtiamo pev un'avventuva stile Una notte da leoni meets Spving Bveakevs, piena di dvoghe, alcool e fica. Che schifo! Nonno, ma dove cappevi mi hai povtato, bvutto scveanzato?!?

"Devo pevò ammetteve che la Macavena è una gvan canzone!"

ATTENZIONE SPOILEV
Alla fine pevò, dopo tante ma pvopvio tante volvavità e dita infilate su pev il culo, c'è spazio pev fovtuna anche pev un pizzico, giusto un pizzico, di sentimenti. E così il film politically incovvect si tvasfovma in politically covvect e, anche se l'ho guavdato pev quasi tutto il tempo con le mani sugli occhi, non sono nemmeno viuscito a odiavlo più di tanto. È una pellicola talmente assuvda e senza senso, che ti fa capive quali sono le cose impovtanti che danno un senso alla vita. Non sposavsi o aveve un lavovo, bensì le dvoghe, lo sballo e la fica. Massì, povca puttana!
(voto 5/10)


La recensione di Robert De Niro

Pensare che una volta ero Toro scatenato. Adesso sono un vecchio nonno scatenato, protagonista di una commedia che persino Christian De Sica e Massimo Boldi avrebbero rifiutato schifati. Per tutto il tempo in cui mi sono trovato in viaggio insieme a mio nipote, quel non giovane noioso di Zac Efron, che però devo ammettere ha davvero un bel culetto, mi chiedevo: “Come ho fatto a finire così?”.


La stessa cosa se la chiede anche il pubblico. La gente quando mi incontra per strada ormai non è che vuole il mio autografo. Tutti a domandarmi: “Ma Bob, com'è che sei passato a lavorare con Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Sergio Leone, Brian De Palma e Quentin Tarantino a girare delle commedie porcatone?”.
Ho cercato di trovare una qualche spiegazione artistica, filosofica o esistenziale, ma la verità è molto semplice. Quando la gente per strada me lo chiede, io domando che lavoro fanno loro e loro mi rispondono che puliscono cessi, lavorano in miniera o sono inservienti, spazzini, buttano via la spazzatura. A questo punto domando loro perché lo fanno e la loro risposta è: “Per soldi, per cos'altro?”.
La stessa cosa la faccio io: giro film spazzatura perché mi pagano. La pellicola di vera svolta nella mia carriera allora non è stata tanto Mean Streets, la mia prima volta con Marty Scorsese, o Il Padrino – Parte II, il mio primo Oscar. È stata Ti presento i miei. Da lì in poi il pubblico ha cominciato a considerarmi un ex grande attore, lo ammetto, però è con quella pellicola che ho cominciato a fare i soldi veri. All'arte ormai ho già dato tutto quello che potevo, adesso l'ho messa da parte ed è arrivata l'ora di inca$$are, e non me ne frega niente se ciò alla gente fa incazzare.

Nonno scatenato a livello cinematografico è immondizia pura. La regia è ai livelli di un videoclip brutto di 50 Cent, la sceneggiatura è priva di un minimo senso logico e le battute non fanno ridere. Si sforzano, ma non ci riescono. C'è giusto qualche scena che, nel suo essere esageratamente volgare e trash, fa sorridere per la disperazione.
Le interpretazioni poi non sono certo fenomenali. Zac Efron sarà bono, ma a recitare non è buono. Persino io sto sotto il minimo sindacale. La trama è una specie di incrocio mal riuscito tra Una notte da leoni e Spring Breakers e il mio personaggio è in pratica la copia spiccicata di quello che avevo in Ti presento i miei. Però che mi frega, a me?
Mi pagano e mi fanno stare insieme a un po' di sgnacchera giovane, come Zoey Deutch, che è tanto caruccia, e come Aubrey Plaza. Quella ragazza fa tanto la icona indie-nerd sfigata, ma è una bomba sexy. Lei sì che è scatenata ed è la vera trascinatrice del film.

Una delle scene più di classe della pellicola.

"Ho girato questo film per farmi Aubrey Plaza e invece sono finito a letto con Zac Efron...
Beh, poteva andarmi peggio!"

Nonno scatenato non sarà cinema d'autore, proprio per niente, e non sarà nemmeno una commedia raffinata o intelligente, non riesce manco a essere particolarmente divertente, però mi ha ricordato quali sono le cose importanti nella vita: il Viagra, lo sballo e la fica. E naturalmente anche i soldi. Per quelli accetterei di girare persino una pellicola in Italia della serie Manuale d'amore...
Come? Dite che l'ho già fatto?
(voto 5/10)

The Dressmaker – La vendetta è un piatto che va vestito freddo

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The Dressmaker – Il diavolo è tornato
(Australia 2015)
Titolo originale: The Dressmaker
Regia: Jocelyn Moorhouse
Sceneggiatura: P.J. Hogan, Jocelyn Moorhouse
Cast: Kate Winslet, Liam Hemsworth, Judy Davis, Sarah Snook, Hugo Weaving, James Mackay
Genere: weird-chic
Se ti piace guarda anche: La morte ti fa bella, She-Devil – Lei, il diavolo, I segreti di Osage County, Priscilla – La regina del deserto


The Dressmaker – Il diavolo è tornato è un film in cui Kate Winslet indossa i panni di una stilista di successo che torna nella cittadina australiana in cui è cresciuta, cercando di far luce sul suo misterioso passato e in cerca di vendetta. O forse di amore?
La pellicola è tra le più singolari e curiose viste di recente. Nonostante sia ambientata nell'Australia dei primi anni '50, ha un'ambientazione vagamente western. Senza per fortuna portare con sé la noia tipica del genere western. All'interno di questa cittadina australiana western-ma-non-troppo abitano un sacco di personaggi strampalati e inaspettati, tipo Hugo Weaving in versione gay e Liam Hemsworth in versione figaccione a torso nudo...
Okay, forse non così inaspettati.


La vicenda narrata da The Dressmaker è poi molto da dark-comedy. All'inizio decisamente comedy e alla fine parecchio dark. Una roba che ricorda vagamente La morte ti fa bella e She-Devil – Lei, il diavolo. Una roba che in mano a Tim Burton, intendo quello dei tempi migliori, avrebbe potuto portare a un cult totale. La pelicola è invece diretta da tale Jocelyn Moorhouse, che se la cavicchia ma non pare proprio un fenomeno. Dopotutto era dal 1997 che non girava più un film (Segreti con Michelle Pfeiffer e Jessica Lange) e quindi si dev'essere un po' arrugginita. Non sarà venuto fuori un cult, ma The Dressmaker è comunque una visione consigliata un po' a tutti, sia ai macho amanti delle pellicole dalle tinte vagamente western, che alle fashion victim. E questa non è certo una cosa che si vede tutti i giorni.
(voto 7/10)

P.S. Nel film sono presenti due delle morti più sceme nella storia delle morti.
Sì, persino più idiote di quelle che di solito avvengono in The Walking Dead.

Questa era solo la mia breve opinione su The Dressmaker – Il diavolo è tornato. Adesso vediamo anche le più illustri e chic reazioni di alcuni personaggi del mondo della moda alla pellicola.

Derek Zoolander

Dolce & Gabbana

Gisele Bündchen

Jacobim Mugatu

Valentino

Kate Moss

Naomi Campbell

Anna Wintour

Miranda Priestly

Enzo Miccio

Donatella Versace

Kate Winslet

Loro chiiiiiiiiiiiii?

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Loro chi?
(Italia 2015)
Regia: Fabio Bonifacci, Francesco Miccichè
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci
Cast: Edoardo Leo, Marco Giallini, Catrinel Marlon, Lisa Bor, Ivano Marescotti
Genere: Truffaut truffaldino
Se ti piace guarda anche: Smetto quando voglio, Ocean's Eleven – Fate il vostro gioco, Now You See Me – I maghi del crimine, 21, Focus – Niente è come sembra

Loro.
Sì, loro.
Ma loro chiiiiiiiiiiiii?

I Loro sono un gruppo musicale. No, non intendo il gruppo irlandese Them, la band di Van Morrison, quelli famosi per la hit “Gloria” e pure per “Here Comes the Night”, di recente sentita in un episodio di Vinyl.
Intendo proprio i Loro. Non li avete mai sentiti? Ma in che mondo vivete?

Tranquilli. Vi sto truffando. Se non li conoscete, è perfettamente normale. I Loro sono una band fittizia presente all'interno del film italiano Loro chi?. Un gruppo formato dall'attore Marco Giallini insieme alle due belle fighette della pellicola: Catrinel Marlon e Lisa Bor. Non avete mai sentito nominare nemmeno loro? Ma che siete, ignoranti totali?


Nah. Vi stavo coglionando di nuovo. Non sono famose. Pure io era la prima volta che le vedevo. Però dovreste cominciare a conoscerle, perché le due fanciulle meritano. E questa non è una truffa.

Non conoscete nemmeno il film Loro chi?
Male pure in questo caso. Non che vi perdiate il capolavoro cinematografico del secolo, però si tratta di una visione parecchio piacevole, soprattutto se, come me, avete amato Smetto quando voglio, di cui al momento sono in corso le riprese del sequel. Il protagonista è lo stesso: Edoardo Leo. La trama non proprio, ma è comunque una variante sul tema dell'occuparsi di un business ai limiti della legalità – anzi, proprio illegale – anziché avere il tradizionale posto fisso zaloniano.


Edoardo Leo è un giovane – beh, a 30 anni e qualcosa si è ancora giovani, no? – che ambiva a fare lo scrittore, poi è diventato giornalista, quindi si è accontentato di lavorare in un ufficio stampa e infine è dovuto passare alla pubblicità. Un bel giorno però viene truffato dal misterioso personaggio interpretato da Marco Giallini. Avrei dovuto dire un brutto giorno?
No, perché da lì la sua vita cambierà e non necessariamente in peggio. Sì, perderà il lavoro, la fidanzata e tutti i suoi soldi, ma guadagnerà qualcos'altro, qualcosa di più importante: la libertà.
Edoardo Leo si mette così a fare il truffatore insieme a Marco Giallini, un po' in stile Focus, 21, Now You See Me e tutte queste americanate però in salsa italiana e da lì in poi i due ne combineranno delle belle. Cosa?
Per scoprire cosa dovete guardare loro.
Loro?
Loro chi?
Loro due: i due “perfetti sconosciuti” Edoardo Leo e Marco Giallini e soprattutto Loro chi?, il film che si chiama proprio così.
(voto 6,5/10)

Captain America: Blog War

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Dopo settimane di dominio al botteghino italiano, ma pure USA, da parte de Il libro della giungla, questa settimana arriva un nuovo re in città: Captain America.
Mentre io devo ancora recuperare i primi due capitoli della sue avventure, il resto del mondo si fionderà nelle sale. Tra loro ci sarà anche Captain Ford, il co-capitano di questa rubrica sulle uscite settimanali, che trovate qui di seguito diligentemente commentate da me e (purtroppo) anche da lui.

Captain America: Civil War
"Ma perché quei due blogger non la smettono di tirarsi i capelli come due scolarette
e non lasciano combattere un po' noi che ne siamo capaci?"


Cannibal dice: La storia di due ex amici e alleati che adesso si fanno la guerra. Proprio come Captain Ford e Iron(ic) Kid...
Nah, non è vero. Loro non sono mai stati amici e la loro è sempre stata una Incivil War.
Io comunque devo ancora vedere i primi due episodi delle avventure di Captain America. Ho tentato per 2 volte di guardare il primo, ma mi sono addormentato entrambe le volte manco fossi di fronte a un lavoro di Sokurov osannato da Ford.
Ford dice: dopo l'ottimo secondo capitolo dedicato alle avventure di Capitan America - di gran lunga migliore rispetto a quello degli Avengers -, ecco il Marvel movie quasi più atteso dell'anno, con la lotta pronta ad esplodere tra Capitan Ford e Iron Kid.
O forse quella era la Blog War, che di Civil non aveva nulla!?!?

Il traditore tipo
"Una volta mi facevo di ero e adesso al massimo mi faccio un prosecchino.
Mi sono imborghesito peggio di Ford!"

Cannibal dice: Dopo La talpa e La spia, un nuovo film tratto da John Le Carrè, un nome che mi fa venire sonno quasi quanto quello del mio “celebre” blogger rivale. Però ci sono Ewan McGregor e Damian Lewis, l'idolo di Homeland oggi idolo della nuova ottima serie Millions, quindi mi sa che mi toccherà vederlo comunque. Spero almeno mi regalerà una ronfata come si deve.
Ford dice: i film spionistici non mi dispiacciono affatto, nonostante a volte, soprattutto quando si tratta di cose troppo seriose e finto autoriali alla Cannibal Kid, finiscono per deludere non poco.
Speriamo che il cast possa essere un buon segno per questo film, e che Peppa possa stroncarlo a dovere aumentando l'hype del sottoscritto.

Microbo & Gasolina
"Con tutti i nomi che ci sono, dovevi proprio chiamarti come una canzone di quel tamarro di Daddy Yankee?"
"Pensa per te, Microbo!"

Cannibal dice: Annunciato già alcune settimane fa, ecco che finalmente dovrebbe arrivare il nuovo film del grande Michel Gondry. Si rivelerà un nuovo cult cannibale, o l'ennesima delusione di un'annata per ora più deludente di un qualunque post fordiano?
Ford dice: già annunciato ampiamente in questa rubrica settimane fa, Microbo&Gasolina, come allora, mi pare un tentativo piuttosto spompo di Gondry per tirare fuori dal cilindro qualcosa di interessante.
Spompo quasi quanto quel pusillanime del mio rivale.

Stonewall
"Abbasso WhiteRussian!"
"Hey, un momento: cosa diavolo è WhiteRussian?
Devo smetterla di partecipare alle proteste organizzate da Cannibal senza manco sapere contro cosa sono..."

Cannibal dice: Roland Emmerich per una volta non alle prese con una pellicola apocalittica, bensì con un film a basso budget a tematica gay?
È davvero giunta la fine del mondo?
Ford dice: pellicola a tematica gay che mi pare la versione povera del più che discreto Pride.
Sarà che dietro la macchina da presa c'è Emmerich, che con l'argomento c'entra meno di Cannibal con il Cinema.

Il ministro
Uno scatto esclusivo dal salotto radical-chic di Cannibal Kid.

Cannibal dice: Ennesima pellicola italiana a tematica politica. Il problema di questi film è che la realtà supera di gran lunga la fantasia. Così come le opinioni di Ford si rivelano spesso peggiori di qualsiasi incubo.
Ford dice: ennesimo film "politico" italiano. Ennesimo salto a piè pari del sottoscritto.

Florida
"Salta su, nonno, andiamo a trovare tuo nonno: Mr. James Ford."
"Ma veramente lui è il mio bis-bisnonno!"

Cannibal dice: Film in cui un'ottantenne affetto da demenza senile parte per un viaggio on the road con la figlia. Peccato che la Fordina sia ancora troppo neonata per prendere la patente, perché se no potrebbe fare la stessa cosa con il suo anziano (e demente) padre.
Ford dice: i viaggi on the road al Cinema finiscono sempre per piacermi, eppure quando sento parlare di Cinema francese i dubbi mi assalgono almeno quanto accade quando apro Pensieri Cannibali. Staremo a vedere.

Al di là delle montagne
"Ammazza che allegria questa canzone consigliata dal blogger Blackswan!"

Cannibal dice: Pellicola cinese che sa di mattonazzo fordiano al di là di ogni possibile immaginazione, più che al di là delle montagne.
Ford dice:è parecchio tempo che non mi concedo una bella visione autoriale fordiana al cento per cento, e chissà che questo Al di là delle montagne non possa essere il titolo giusto, alla faccia di quel finto radical del Cucciolo eroico.

Corpo estraneo
"Anche tu leggi sempre Pensieri Cannibali? Fatti dare un bacio!"

Cannibal dice: Film polacco-italo-russo pseudo autoriale persino troppo fordiano per essere vero. Io preferisco rimanerne estraneo.
Ford dice: corpo estraneo? Come Cannibal rispetto al Cinema?

Tutto può accadere nel villaggio dei miracoli
"Cannibal non ha accettato l'invito di Ford di venire in vacanza con lui."
"Ma allora questo non è un vero villaggio dei miracoli. Rivoglio indietro i soldi!"

Cannibal dice: Tutto può accadere nel villaggio dei miracoli, anche che Ford parli male di un film con Stallone?
Non credo proprio.
Ford dice: tutto può accadere nel villaggio dei miracoli, anche che Cannibal un giorno possa finalmente capirne qualcosa di Cinema?
Non credo proprio.

La buona uscita
"Mi manca solo un WhiteRussian, per il gusto di poterlo buttare via, e poi mi sentirei proprio in pace con il mondo!"

Cannibal dice: La buona uscita è quella che vorrei dare io a Ford da questa rubrica. E consiste in un coppino ben assestato dietro alla testa.
Ford dice: la buona uscita è quella che vorrei dare io a Cannibal rispetto alla blogosfera. Un bel calcio rotante che lo spari dritto in orbita.

Robinson Crusoe
"Basta che non arrivino James Ford, o Tom Hanks, e poi su quest'isola si sta proprio bene!"

Cannibal dice: Dal Belgio adesso non c'arrivano solo i terroristi, ma pure queste pellicolette animate avventurose che sembrano fatte apposta (e solo) per Ford. Cos'è peggio?
Ford dice: non avrei dato e continuo a non dare due lire a questi tentativi di film d'animazione, ma il Fordino ha visto il trailer e ha deciso di concedere una visione. Dunque temo che non potrò esimermi.

Miss You Already - Ci mancherai Cannibal Kid

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Il giorno 6 aprile 2016 si è spento improvvisamente all'età di 34 anni Cannibal Kid. Era ancora giovane. O almeno era convinto di esserlo. Ne danno il doloroso annuncio i seguaci del suo celebre poco celebre blog Pensieri Cannibali. Non lascia moglie né figli, ma soltanto una gatta di nome Birba, proprio come quella di Gargamella. Era un blogger stimato, o più che altro odiato. Odiato quando era in vita e veniva definito “un povero pirla”. Adesso che è deceduto tutti dicono che era “un autentico genio dei nostri tempi”. Strano come la morte cambi il modo di vedere le persone.


Cannibal Kid è venuto a mancare facendo ciò che più amava fare: scrivere per il suo blog. Che cosa patetica. È deceduto dilaniato da una bomba che un pazzo attentatore gli aveva piazzato dietro al computer portatile. Aveva fatto però in tempo a lasciarci un'ultima breve recensione. A dirla tutta non è che sia poi tra le migliori che abbia mai scritto, anzi fa abbastanza schifo, però evidentemente non sapeva che quella sarebbe stata l'ultima, altrimenti si sarebbe potuto impegnare un po' di più, 'sto povero pirl... ehm, volevo dire questo autentico genio dei nostri tempi.

Miss You Already
(UK 2015)
Regia: Catherine Hardwicke
Sceneggiatura: Morwenna Banks
Cast: Drew Barrymore, Toni Collette, Paddy Considine, Dominic Cooper, Jacqueline Bisset, Tyson Ritter
Genere: cancerogeno
Se ti piace guarda anche: Chasing Life, Now Is Good, Freeheld – Amore, giustizia, uguaglianza

Miss You Already racconta una grande storia d'amore. Una storia d'amore tra due donne. State pensando a qualcosa sullo stile dello splendido Carol, oppure all'impegnato Freeheld – Amore, giustizia, uguaglianza?
Non esattamente. L'amore tra le due donne protagoniste qui non è dello stesso tipo. Non va mai nel sessuale. Mannaggia! È più un rapporto di amicizia bromantica. La riservata Drew Barrymore e la scatenata Toni Collette fanno tutto insieme fin da quando erano bambine. Che siano il primo bacio, le prime esperienze sessuali, il matrimonio o la maternità, prima ci arriva Toni, poi Drew. Anche sulla malattia è Toni Collette ad arrivare per prima quando viene colpita da un cancro al seno, che la costringerà a una mastectomia e le farà un po' perdere la sua femminilità...

"Che onore conoscere finalmente la grande Annie Lennox!"
"Drew, smettila subito o ti meno."

Oddio, non è che Toni Collette sia mai stata così femminile. In Velvet Goldmine erano molto più femminili Jonathan Rhys Meyers, Ewan McGregor e persino Christian Bale, sì proprio Batman in persona, per dire.


Miss You Already a questo punto, anziché un film su una storia d'amore, o un buddy movie al femminile in stile Thelma & Louise, diventa più che altro una vicenda a tematica cancerogena. Una di quelle storie sulla malattia che negli ultimi tempi sono diventate clamorosamente cool, come dimostrano Colpa delle stelle e Quasi amici o le serie tv Chasing Life e Braccialetti rossi. Anche in questo caso per fortuna è presente una buona dose di umorismo, capace di sdrammatizzare su un tema tanto ostico. Sì può ridere del cancro?
No, però si può ridere col cancro.

"Io ho il cancro."
"E io ho un marito che lavora in un impianto di trivellazione dove rischia la vita tutti i giorni."
"Ma quindi cosa diavolo c'abbiamo da ridere tanto?"

Ovviamente non mancano poi dei momenti più commoventi. Se cercate un filmone strappalacrime, Miss You Already vi garantirà almeno un paio di scene fazzoletto niente male. Molto bella in particolare la sequenza sulle note di “Losing My Religion” dei R.E.M., brano stranoto e strausato (memorabile soprattutto come soundtrack della fine della storia tra Brenda e Dylan in Beverly Hills 90210), però capace di far venire sempre i brividi, almeno se suonato al punto giusto nel momento giusto nel film giusto, come in questo caso.

A curare la regia di Miss You Already c'è Catherine Hardwicke. Un nome che a molti farà venire i conati di vomito e soltanto perché il suo film più celebre è Twilight. Io vorrei però ricordare che ha diretto unicamente il primo episodio della saga, il più valido, e, considerando il livello agghiacciande di quelli successivi, direi che la Hardwicke alle prese con il desolante materiale di Stephenie Meyer ha già tirato fuori il massimo possibile. La regista ha inoltre girato altri film tutti più o meno apprezzabili come Thirteen – 13 anni, Lords of Dogtown e Plush. E persino Cappuccetto rosso sangue non è così male come si dice in giro. Davvero.

Lontana dalle atmosfere teen dei suoi precedenti lavori, Catherine Hardwicke qui si limita a girare in modalità fiction tv una pellicola molto femminile, in cui i personaggi maschili sono giusto delle figurine monodimensionali manco bidimensionali, riuscendo però a regalare spazio alle belle ambientazioni inglesi, tra Londra e la campagna di Cime tempestose, e soprattutto alle due protagoniste: Drew & Toni, il film sono loro due. Con la loro love story... pardon con la loro forte amicizia, capace di far provare per questa pellicola se non un appassionato amore di tipo sentimentale, se non altro un lieve affetto bromantico.
(voto 6,5/10)

"Cannibal, certo che prima di morire potevi anche sforzarti un po' di più con il voto!"

Questa è l'ultima recensione di Cannibal Kid. Ve l'avevo detto che non era un granché. In ogni caso il veglione funebre in suo onore si terrà questa sera alla Discoteca Luna Rossa.
Le esequie verranno invece celebrate domani presso la Chiesa di Boston, sempre che i giornalisti di Spotlight non abbiano fatto sbattere tutti i preti dietro le sbarre dopo che questi si sono sbattuti qualche piccola creatura innocente.
Si ringraziano anticipatamente quanti non parteciperanno ai funerali, preferendo dedicarsi ad attività più divertenti, e decideranno invece di dedicare alla memoria di Cannibal Kid una bella bevuta.



Rimorto

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Nelle puntate precedenti di Game of Thrones Pensieri Cannibali...

Cannibal Kid era morto, dilaniato da un ordigno piazzato dietro al suo computer da un pazzo bombarolo psicopatico. Cose che capitano. Dopo i suoi funerali, celebrati con canti e balli di gioia, il giovane ma ormai non più di tanto blogger era stato sepolto. Sempre in mezzo a canti e balli di gioia.

Il terzo giorno dopo la sepoltura del suo cadavere, alcuni testimoni affermano di averlo visto uscire dalla sua tomba come uno zombie.


Si tratta di testimonianze del tutto affidabili. Tra di loro ci sono un gruppo di ragazzini tossici che si era ritrovato al cimitero a farsi la canne e soprattutto i tre testimoni chiave: Andrea Bocelli, Daredevil e Arya Stark.

"Insieme a noi c'erano anche Stevie Wonder, Ray Charles e Hans Uomo Talpa dei Simpson.
Siamo tutti sicuri al 100%  di aver visto Cannibal Kid vivo!"

Alcuni discepoli di Pensieri Cannibali affermano inoltre che Cannibal Kid è tornato a scrivere e ha lasciato loro una sua nuova recensione, quella del film Risorto. Al momento sono ancora in corso i test del caso per accertare la veridicità di tale recensione e per ora non si esclude che si possa trattare di un emulatore, un cosiddetto copycat.
Noi comunque ve la proponiamo qui di seguito. A voi sta Credere o meno che sia stata davvero scritta da Cannibal Kid.

Risorto
(USA 2016)
Titolo originale: Risen
Regia: Kevin Reynolds
Sceneggiatura: Kevin Reynolds, Paul Aiello
Cast: Joseph Fiennes, Cliff Curtis, Tom Felton, Peter Firth, María Botto
Genere: risorgimentale
Se ti piace guarda anche: La passione di Cristo, Noah

Tutti sanno la storia di Gesù che è morto in croce. Merito della Bibbia e soprattutto di Mel Gibson, che ha girato il blockbuster di enorme successo La passione di Cristo con Jim Caviezel e... Monica Bellucci?!?
Sì, proprio l'attrice che presto comparirà anche nella terza più che attesa stagione di Twin Peaks. Diavolo di un David Lynch, chissà che parte le avrai affidato?
Spero una in cui non debba aprire bocca. O, se proprio deve farlo, almeno che parli al contrario come il nano.


Quello che non tutti sanno, a parte come sia possibile che Monica Bellucci sia considerata l'attrice italiana oggi probabilmente più famosa nel mondo, è cosa è avvenuto dopo. O, almeno, io non lo sapevo.
Sì, va bene, Gesù è morto e risorto, ma poi?
È una cosa che mi sono sempre domandato e di cui conoscerei la risposta, se solo fossi stato attento qualche volta a catechismo o all'ora di religione, fino a che non ho avuto la brillante idea di non frequentare più l'ora di religione. Conoscerei la risposta anche solo se mi fossi preso la briga di cercare info su Wikipedia. Oppure se avessi letto La Bibbia. Che io c'ho anche provato. Non tanto perché sono stato colto da chissà quale voglia di spiritualità, ma più che altro per la curiosità letteraria di andare a leggere quello che è considerato il più grande best-seller nella storia dell'umanità. Ha venduto persino più copie della saga di Harry Potter e di quella di Cinquanta sfumature di grigio. Devo ammettere che non ce l'ho fatta. La Bibbia è qualcosa di onestamente illeggibile. Sia per il fastidio fisico che provocano tutti quei numerini in mezzo alle frasi, sia per i suoi mooolto discutibili contenuti. Per non parlare di tutti i nomi assurdi presenti. Prendiamo una frase a caso: “Avvenne al tempo di Amrafel re di Scinear, di Arioc re di Ellasar, di Chedorlaomer re di Elam e di Tideal re dei Goim”.
Maddai, ma chi sono 'sti Goim???

"Io se mi chiamassi Goim andrei subito a nascondermi!"

Se da una parte mi interessava scoprire cosa fosse successo dopo la risurrezione di Gesù, dall'altra pregavo che ne facessero un film, che è il modo migliore per inculcarmi della conoscenza, altrimenti non saprei niente. Proprio come Jon Snow.
È per questo che ho scelto di vedere Risorto, una specie di sequel de La Passione di Cristo, con protagonista uno dei peggiori attori mai vissuti, sia d.C. che a.C., mi riferisco a Joseph Fiennes. La pellicola di per sé è piuttosto penosa, con un livello registico da fiction televisiva e un livello recitativo da bestemmia. Oltre a Fiennes, c'è persino un agghiacciande Tom Felton dritto dalla saga di Harry Potter.

"Draco Malfoy, a Gesù e ai suoi seguaci fai pure quel che vuoi.
Ma non osare mai più prendertela con Harry che è il mio maghetto preferito,  okay?"

A livello di contenuti c'è però qualche motivo di interesse. Risorto illustra infatti ciò che è capitato dopo la risurrezione, o presunta tale, del Nazareno. E non parlo del patto del Nazareno.

ATTENZIONE SPOILER PER CHI ANCORA NON HA VISTO IL FILM RISORTO E, A SUO RISCHIO E PERICOLO, VUOLE VEDERLO, E PER CHI NON CONOSCE LA BIBBIA

Tre giorni dopo la sua morte, il sepolcro in cui era stato messo il corpo di Gesù viene trovato vuoto da due tizi ubriaconi che si erano addormentati. Dopodiché Cristo viene avvistato mentre se ne va in giro a fare shopping come se nulla fosse da alcune escort. Quindi Gesù viene visto di nuovo, questa volta dai suoi del tutto imparziali discepoli, a cui appare per un po', prima di scomparire di nuovo nel nulla. Nel periodo in cui nessuno più lo vede, anche le escort spariscono. Sarà un caso?
Gesù si diverte così ad apparire e a sparire come fosse i Radiohead sui social network, o come fosse un prestigiatore, e forse è questo che era: non tanto un profeta, quanto un illusionista ante litteram. Fino a che, con una scena di addio degna di E.T. l'extra-terrestre, saluta tutti e se ne va definitivamente.
Questo almeno è quanto capita nel film.

Io a questo punto mi chiedo: ma c'è davvero gente che crede che tutto ciò sia accaduto per davvero?
Dite che ci sono 2,2 miliardi di persone nel mondo che credono sul serio a questa storia?
Magari non tutti e 2,2 i miliardi di persone ci credono. D'altra parte tra i cristiani teoricamente vengo “catalogato” anch'io, e solo perché sono stato, mio malgrado, battezzato, primacomunicatizzato e pure cresimato. In ogni caso, centinaia di milioni di persone pensano che questa storia sia vera. È come se tra duemila anni quasi mezza popolazione mondiale credesse che...

ATTENZIONE SPOILER PER CHI ANCORA NON STA GUARDANDO LA SESTA STAGIONE DI GAME OF THRONES

Jon Snow è resuscitato per davvero.
Allora è proprio vero che non sa niente. Non sa manco morire.


FINE SPOILER PER CHI ANCORA NON STA GUARDANDO LA SESTA STAGIONE DI GAME OF THRONES E PURE FINE SPOILER PER CHI ANCORA NON HA VISTO IL FILM RISORTO E, A SUO RISCHIO E PERICOLO, VUOLE VEDERLO, E PER CHI NON CONOSCE LA BIBBIA

Risorto insomma sarebbe il film fantasy più grande e incredibile dell'annata. Se solo non fosse cinematograficamente una poracciata e recitativamente una roba imbarazzante. Per la prima metà sarebbe anche una visione che offre dei motivi di riflessione non da poco, visto che si tiene in bilico tra il credere la storia della risurrezione vera e il non crederlo. È nella seconda parte che Risorto svacca del tutto e finisce per essere una pellicola spudoratamente cristianeggiante, anche se finge di mantenere un briciolo di obiettività attraverso lo sguardo del protagonista, un tribuno romano interpretato da un Joseph Fiennes che, com'era prevedibile, non riesce a dare al personaggio alcuno spessore. Risorto finisce così per essere uno spottone in favore del cristianesimo con Gesù che appare come un mix tra un supereroe, per i suoi superpoteri di guarire le persone, anche chi non gliel'ha manco chiesto, uno zombie, per via della risurrezione, e un mago, per la sua capacità di comparire e scomparire. Manca in lui giusto una componente vampiresca, e poi i protagonisti delle pellicole e delle serie tv di maggior successo degli ultimi anni sono presenti tutti all'interno di una sola persona. Uno e trino, è proprio il caso di dirlo.

"In Fear the Walking Dead combatto contro gli zombie, qui sono uno di loro.
Solo io ci vedo dell'ironia in tutto questo?"

Con un personaggio del genere, Risorto poteva davvero essere il film fantasy più grande dell'anno. Invece è solo quello in cui è più difficile Credere.
(voto 3/10)

Burn The VVitch

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The VVitch: A New-England Folktale
(USA, UK, Canada, Brasile 2015)
Regia: Robert Eggers
Sceneggiatura: Robert Eggers
Cast: Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson, Kate Dickie, Harvey Scrimshaw, Lucas Dawson, Ellie Grainger
Genere: stregonesco
Se ti piace guarda anche: The Village, Giovani streghe, Le streghe di Eastwick, The Secret Circle, Streghe


Io Supremo essere satanico ti invoco, ascolta
io Supremo Marilyn Manson ti invoco, ma che sei sordo? Ascolta!
Tu, Padrone del Male, sei il mio signore
quindi non fare il cattivo e non farmi venire un malore.

Affinché tu mi resti amico
formo questo cerchio antico.
Se questo spazio tu proteggerai
tutto me stesso sempre avrai.
Giro giro tondo
casca il mondo
casca la terra
tutti giù per terra.

Ti invoco o Signore del Male
affinché tu possa consigliare,
ma facciamo pure obbligare in tutti i modi leciti e non
coloro che non credono in te, brutti cattivon
e che Dio... volevo dire tu Satana li possa perdonare
e pure fustigare
affinché vedano il film The VVitch
no, non è il solito horror kitsch
sarà per loro una visione strabiliante
la troveranno una pellicola illuminante
illuminante si fa per dire,
visto che li condurrà all'oscurità
parappappapapà.

Io Supremo qui ti invoco
per chiamarti basta poco
queste cavolate di righe ho scritto per
proteggere il bene ricevendo un poter
non sarai demone tu ad odiarmi
non sarai male tu a fermarmi
ma se ostacolerai il mio cammino
brucerai all’inferno con un demone vicino
e chi non guarderà The VVitch
noi lo chiameremo: brutta bitch!

Chi invece è davvero una grande è Anya Taylor‑Joy
un'attrice rivelazione come tra i blogger quel Marco Goi
ha la parte della figlia della famiglia protagonista
una che è accusata di essere un poco satanista
era dai tempi di Kirsten Dunst in Jumanji
che non vedevo una giovane attrice così brava nei paraggi.


Io Supremo qui ti invoco
affinché la sua carriera non duri poco
io Supremo qui ti invoco...
aspetta un attimo che ho dimenticato l'acqua e le streghe sul fuoco.


Scusami Signore del Male rieccomi tornato
di te stai certo non mi son dimenticato
anche perché se no mi infili quel tuo forcone su per il sedere
che altro dire ai miei lettori se non che questo film lo devono vedere?
Si chiama The VVitch: A New-England Folktale
se un horror dovete veder io questo vi consiglierei
più che far paura è davvero inquietante
di pellicole così in giro mica ce ne sono tante
e chi non guarda The VVitch stasera stessa
domani gli toccherà andarsene a messa.
(voto 7+/10)


E ora, una canzone a caso.

Film Monster – L'altra faccia del cinema

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Ogni settimana siamo invasi da una miriade di pellicole. Questo weekend persino più del solito. Mi viene il dubbio che ormai ci siano nel mondo, o se non altro in Italia, più film che spettatori.
Nella temeraria impresa di commentarli tutti si cimenteranno ancora una volta per voi il sottoscritto resuscitato Cannibal Kid e il sempre più moribondo che vivo Mr. James Ford.

Money Monster – L'altra faccia del denaro
"Quando ho letto che Cannibal Kid era morto ero disperato.
Soprattutto perché a rimetterci le penne non era stato un altro blogger..."

Cannibal dice: Thriller a tematica economica che mi intriga parecchio. Mi auguro però che non sia troppo patinato vista la presenza dei divi George Clooney & Julia Roberts e inoltre ho qualche dubbio su Jodie Foster, che finora dietro la macchina da presa non ha ancora dimostrato lo stesso talento che davanti. Come il suo ultimo terrificante film da regista Mr. Beaver dimostra. Anche se in quel caso la colpa del disastro era più che altro dell'idolo fordiano Merd Gibson.
Ford dice: thriller iperpatinato che mi da più l'impressione di finta autorialità da Italia Uno che di titolo da non perdere.
Un po' come Pensieri Cannibali, che si finge un autorevole blog cinematografico.

Pericle il Nero
"Ford, se mi dici ancora che vuoi essere la mia Babi ti faccio nero!"

Cannibal dice: Film che dal trailer promette molto bene e presenta un Riccardo Scamarcio inedito, più cattivo che mai. Si astengano i buonisti alla James Ford, gli altri potrebbero trovare una bella bombetta di cinema made in Italy.
Ford dice: nonostante una serie di premesse non proprio esaltanti, devo ammettere che questo Pericle il nero mi incuriosisce. Sarà che Scamarcio ha dato il meglio in Romanzo Criminale interpretando il Nero, o sarà che il gangster movie made in Italy non mi pare messo così male.
In ogni caso, spero che venga bocciato da Cannibal Kid. Quella sì, è una garanzia di qualità.

The Boy
"Sarò anche un bambolotto, ma sono sempre più espressivo degli attori preferiti di Ford."

Cannibal dice: Film che ho già visto su una tipa che viene chiamata a fare da babysitter a un...
bambolotto.
No, non è una pellicola comica, ma un horror. Che la sceneggiatura l'abbia scritta Mr. Ford dopo aver alzato un po' troppo il gomito?
Ford dice: film che ho visto un po' di tempo fa e che presto farà capolino da queste parti.
Sarà roba per bambolotti come Peppa Kid o una proposta quantomeno guardabile? A breve la fordiana risposta.

Where to Invade Next
"E anche Pensieri Cannibali ora batte bandiera USA!
WhiteRussian? No, quello se lo tenga pure Putin."

Cannibal dice: Per quanto non sia un fan del genere documentaristico, devo riconoscere che Bowling a Columbine era davvero un grande documentario! Dopodiché Peter Griffin... volevo dire Michael Moore già con il successivo Fahrenheit 9/11, interessante ma sopravvalutato, mi sembrava ripetersi e così non ho più seguito il suo percorso. Tornerò a farlo con questo suo ultimo Where to Invade Next? Chissà. Nel frattempo gli offro un consiglio sul prossimo posto da invadere: WhiteRussian.
Ford dice: Michael Moore è stato, nel corso degli anni, motivo di croce e delizia, da queste parti. Adorato con Bowling a Columbine, detestato - o quasi - con il sopravvalutatissimo Fahrenheit 9/11 - che solo un Tarantino in pieno delirio poteva decidere di premiare con la Palma d'oro -, recuperato con Sicko, il documentarista "contro" per eccellenza delle stelle e strisce torna in sala con una nuova pellicola che potrebbe sancire la consacrazione o il definitivo archiviamento dalle parti del Saloon. Cosa accadrà?

The Boy and the Beast
"A chi credi di far paura? Guarda che sono abituato a ben di peggio: Mr. Ford."

Cannibal dice: Da quanto il maestro Miyazaki ha annunciato il suo addio alle scene ho un po' trascurato gli anime giappo, ma questo The Boy and the Beast già solo dalla locandina e dalle poche immagini viste mi ispira un casino! E poi il regista è quello dell'emozionante Wolf Children e di quella figata di Summer Wars, quindi visione obbligata, sperando non si riveli una fordianata sulle arti marziali.
Ford dice: l'animazione jappo, da queste parti, ha sempre trovato terreno fertile, al contrario di quel pusillanime del mio rivale Cannibal Kid. Essendo prodotto dallo stesso regista dell'ottimo Wolf Children, questo The boy and the beast, per quanto non particolarmente esaltante a scatola chiusa, merita a mio parere una visione.
In fondo, potrebbe anche trattarsi di un adattamento della storia del sottoscritto e di Cannibal.

Wilde Salomé
"Qualcuno accende la tv e mette su un bel film consigliato da Pensieri Cannibali?
Tutto 'sto teatro mi ha stufato!"

Cannibal dice: Una cosa che proprio non mi piace, al di là di James Ford, sono i film teatrali. E questo di Al Pacino, che per altro è del 2011 e solo ora arriva nei cinema, è uno di quei casi. Nonostate la presenza di Jessica Chastain, passo volentieri.
Ford dice: Pacino, grande appassionato di teatro, anni fa realizzò uno degli adattamenti cinematografici di Shakespeare più belli di sempre con il suo Riccardo III. Questo Wilde Salomè, nonostante la Chastain, che riesce ad essere come poche altre idolo del Saloon e dell'asilo di Peppa Kid, non sembra proprio all'altezza.

Un poliziotto ancora in prova
"Sai a chi somigli con quel look da duro anni '80?"
"Non dire a Ford, che ti meno!"

Cannibal dice: Sequel di Poliziotto in prova, comedy tutto sommato guardabile che credo potrebbe piacere anche a Ford, se solo la smettesse di fare il musone. Una visione estiva mi sa che ci potrebbe stare pure per questo secondo capitolo.
Ford dice: non ho visto il primo, non penso vedrò il secondo.
Piuttosto, mi godrei volentieri "Un blogger ancora in prova", biopic non autorizzato di Marco Goi.

Il regno di Wuba
"Papà Ford, abbracciami!
So che sono un po' strano, però sono pur sempre anch'io uno dei tuoi figli."

Cannibal dice: Pellicola fantasy cinese che grida “FORDIANATA!” a gran voce, ma che potrebbe anche rivelarsi una curiosa sorpresa. Potrei guardarlo. Ma solo nel caso di una bocciatura su WhiteRussian.
Ford dice: nonostante si tratti di una pellicola cinese che richiama al wuxia e simili, questa roba mi puzza di sòla lontano un miglio.
Un po' come quando annuso qualche nuovo post su Pensieri Cannibali.

Tini – La nuova vita di Violetta
"Cannibal è resuscitato?
Evvai, allora almeno uno spettatore lo avremo!!!"

Cannibal dice: L'idola delle ragazzine e di Ford Violetta arriva nei cinema con quella che si prospetta come un vero e proprio bimbominkia-movie. Persino per un amante delle robe teen come me questo è troppo!
Ford dice: teenata spaventosa - in tutti i sensi - che dev'essere il tripudio di quel pusillanime del mio rivale. Faccio conto che non esista neppure.

La sposa bambina
"Come dici?
Ti hanno presa per girare The Girl, il sequel di The Boy?"

Cannibal dice: Anche in Yemen fanno film. Buono a sapersi, ma ciò non significa che noi qua li si debba guardare. Così come Ford, non si sa bene come, riesce a gestire un blog, ma ciò non significa che noi lo si debba leggere.
Ford dice: un tempo sarei corso a cercare l'unica sala di Milano pronta a proiettare questo film più che di nicchia. Un tempo.
Ora preferisco starmene a casa con il mio white russian in mano e Rocky su Rai Movie.

Viaggio da paura
"Ford, ce la stiamo proprio spassando in viaggio senza di te. Il motivo?
Non ci sei tu!"

Cannibal dice: Commedia avventurosa che sembra una specie di Tre uomini e una gamba in salsa mediorientale. Non mi metterò in viaggio per vederlo di corsa, però potrebbe anche essere una gradevole sorpresa.
Ford dice: altro film d'essai che, quantomeno, promette di essere abbastanza fresco da incuriosire. Al contrario di Cannibal, che con la sua presenza sta finendo per spopolare l'intera blogosfera.

Con tutto l'amore che ho
"Come sei bella!
Dopo che mi hai detto che leggi sempre WhiteRussian però mi spiace, ma ti devo proprio lasciare."

Cannibal dice: Il cinema italiano negli ultimi mesi sta passando un buon periodo. Questo film però è del 2014 quindi, mi spiace, ma non rientra in questo periodo fortunato.
Ford dice: con tutto l'amore per il Cinema che ho, non arrivo a tanto da recuperare un film italiano di due anni fa. O di pensare che Cannibal Kid possa essere un modello positivo e stimolante per chi si avvicina alla settima arte con l'idea di imparare qualcosa.

Due euro l'ora
"Due euro l'ora per poter leggere WhiteRussian???
Ma non gli do manco due euro l'anno!"

Cannibal dice: Più che due euro l'ora, a me sembra che escano duecento film l'ora. Ora basta!
Ford dice: potessi avere due euro per ogni ora in cui ho sopportato Cannibal, oggi avrei finito di pagare il mutuo.

Il ragazzo della giudecca
"Vuoi invitare Ford alla prima del nostro film?
Ma quello ne capisce di cinema ancora meno di Cannibal Kid!"

Cannibal dice: Come film partenopeo della settimana, un appuntamento ormai fisso, c'è questa storia di un cantante neomelodico che mi attira quasi quanto la storia di un tizio che di giorno è un padre di famiglia rispettabile e serio e la sera si trasforma in un blogger-wrestler che combatte contro il bel cinema.
Ford dice: piuttosto che guardare Il ragazzo della giudecca, mi schiaffo Il ragazzo di Casale, la storia di un ormai quasi quarantenne che pensa ancora di essere al liceo. Il suo nome? Marco Goi.

Radiohead, i più grandi geni musicali (e di marketing) dei nostri tempi

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Radiohead “A Moon Shaped Pool”

Con il nuovo album “A Moon Shaped Pool” i Radiohead sono riusciti a unire alla perfezione sperimentazione ed emozioni. Ascoltandolo si può avere l'impressione di un lavoro musicalmente spaventoso. Così è. A questo punto si potrebbe avere anche l'impressione di un lavoro freddo, un puro esercizio formale condotto da cinque maniaci del suono. Così non è.
Oddio, che i cinque siano maniaci del suono è vero. O forse maniaci e basta, chissà?

"Maniaco io?
Guarda che prima o poi la trovo la tua cameretta, dietro una di queste porte...
Hey, un momento: questo è probabilmente proprio ciò che avrebbe detto un maniaco!"

Il disco però non suona freddo e, anzi, sono diversi i momenti in cui i vengono i brividi sulla pelle a sentire Thom Yorke danzare con la voce sul'impressionante tappeto sonoro messo in piedi dai compagnucci. L'elettronica è meno presente rispetto all'ultimo “The King of Limbs” del 2011, così come ai dischi dello Yorke solista. Non è però nemmeno un ritorno all'indie-pop-rock di “The Bends” e “Ok Computer”. In quest'occasione è come se avessero preso le loro esperienze precedenti, le avessero frullate insieme e messe a frutto nel loro lavoro più cinematografico. Più che un album, un film. Non una merdata di Michael Bay. Un film bellissimo di Terrence Malick o del loro amichetto Paul Thomas Anderson.

“A Moon Shaped Pool” non è però solo il loro nuovo, ennesimo capolavoro musicale. I Radiohead continuano a confermarsi dei maestri assoluti anche nel marketing. Una cosa che a qualcuno può far storcere il naso, ma molti dei più grandi gruppi e artisti nella storia della musica non sarebbero altrettanto grandi senza la componente extra-musicale. Cosa sarebbero ad esempio Elvis, i Beatles, David Bowie o Michael Jackson senza la loro immagine, le loro mosse, i loro look?

I Radiohead, non potendo contare su un'immagine altrettanto d'impatto, hanno scelto una via differente per farsi notare, al di là dei loro brani. Non essendo Thom Yorke un figaccione e visto che nemmeno gli altri sembrano usciti da un catalogo di Tommy Hilfiger, si sono ingegnati in un altro modo. I Radiohead hanno compreso e sfruttato la portata del mezzo Internet più di qualunque altra band, e pure di qualsiasi altro esperto di marketing. Fin dai tempi di “Kid A” sono usciti dai mezzi di promozione tradizionale e hanno abbracciato la rete, persino Napster, all'epoca demonizzato da gruppi rimasti al paleolitico come i Metallica. Per “In Rainbows” sono poi passati all'autodistribuzione, con l'innovativo metodo pay-what-you-want e dicendo “Addio!” alle case discografiche. Il loro scopo non era tanto quello di distribuire la loro musica in maniera gratuita, quanto quello di emanciparsi dalle label. Guadagnare con la loro musica loro e solo loro, senza arricchire le case discografiche. E ci sono riusciti in pieno, vincendo una battaglia che si è rivelata molto ostica per altri grandi artisti, come Prince.

A questo giro, per lanciare il nuovo album, i Radiohead hanno scelto di sparire. “How to Disappear Completely”? No, non completamente. Solo da Internet e solo per qualche ora. Thom Yorke e compagni il primo maggio a un certo punto sono scomparsi dalla rete: il loro sito è letteralmente sbiancato, così come i loro profili sui social network. Niente immagini, niente selfie, niente post, niente commenti, niente tweet o retweet. Niente di niente. Dove sono finiti?


Il mistero aleggia nell'aria. I Radiohead sono riusciti a fare il post più chiacchierato del web degli ultimi tempi, senza fare alcun post, ma sparendo. Il silenzio può far più rumore di qualunque suono e la sparizione può dare più visibilità di qualsiasi immagine. La “scomparsa” del gruppo di Oxford è stata l'operazione di marketing dell'anno, pochi dubbi su questo. Una mossa che molti gruppi, e pure molti pubblicitari, si possono solo sognare di giorno. Daydreaming. Una mossa che fa capire come i Radiohead abbiano capito la potenza della rete, e il modo migliore per usarla, al contrario ad esempio, tanto per fare un nome a caso, degli U2, che con l'album “Songs of Innocence” (per altro mediocre) hanno invece compiuto la scelta opposta, “imponendo” la loro presenza a tutti gli utenti Apple, con una strategia di marketing invasivo che non ha certo pagato.

"Bono?
Marameo!"

Dopo questa sparizione temporanea, i Radiohead sono tornati. Puff. Ricomparsi per magia con un paio di clippini su Instagram che anticipavano il primo singolo e video del loro nuovo lavoro: "Burn the Witch".



Un gioiellino d'animazione che omaggia il cult anni '70 The Wicker Man. Bello, bellissimo, splendido, ma non c'è manco il tempo di metabolizzarlo che i testa di radio tirano fuori un capolavoro. Il Capolavoro. "Daydreaming", canzone da brividi dentro un video da sogno, o se preferite da incubo, diretto da Paul Thomas The Master Anderson. Scusate se è poco.



E non è manco finita lì, perché il gruppo, insieme al video, annuncia pure che l'album completo sarebbe arrivato dopo appena un paio di giorni. Ed ecco che domenica 8 maggio, nel giorno della Festa della mamma, i Radiohead hanno dato alla luce il loro nuovo figlioletto. Un bebé che cresce bene, con gli ascolti anziché con il latte in polvere, e che regala parecchie soddisfazioni. Che bravo bambino!

In un anno ricco di delusioni, i Radiohead non l'hanno fatto. Non hanno deluso o, almeno, non mi hanno deluso e continuano a confermarsi uno dei pochi punti di riferimento saldi della mia vita. Per questo non posso fare altro che lovvarli forever.

E ora, vai di impressioni track-by-track da "A Moon Shaped Pool" by Radiohead.


“Burn the Witch” secondo alcuni è un pezzo politico anti-Donald Trump. Secondo me è più che altro il modo migliore per dire: “Ciao a tutti, siamo tornati e, se pensavate che fossimo finiti, beh, sappiamo dove vivete e vi verremo a bruciare!”.
“Daydreaming” suona come Thom Yorke che sogna di cantare con i Sigur Rós che sognano di suonare con i Radiohead. Un vero sogno a occhi aperti, con un finale inquietante degno di un incubo di David Lynch.
“Decks Dark” tiene alti i livelli di pelle d'oca e fa restare all'interno dei confini del sogno. Potrebbe persino essere considerata una specie di “No Surprises” per l'anno 2016. E sticazzi.
“Desert Island Disk” è la loro versione di una ballata country. Cosa che significa che con le tipiche ballate country c'entra quanto Donald Trump con la politica. Hey, questa per caso era una presa di posizione anti-Trump così come “Burn the Witch”?
“Ful Stop” può suonare come la colonna sonora perfetta di qualunque film e/o serie tv e/o trailer figo in uscita nei prossimi 20 anni. #ciaone proprio!
“Glass Eyes” mi sa che la uso come ninna nanna. Non la intendo come una cosa negativa. Non è un brano così noioso da far dormire. È un brano così dolce da far dormire. C'è una differenza.
“Identikit” è più ipnotica della voce del Mago Silvan. Sim sala bim.
“The Numbers” è una ballata da accendini accesi per chi odia le ballate da accendini accesi.
“Present Tense” è un pezzo dal sapore vagamente latineggiante. Ma tranquilli, perché non è una porcata alla Alvaro Soler o un brano reggaeton alla J Balvin. Forse non è nemmeno così latineggiante, giusto un cicinin.
“Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief” ha un titolo linawertmülleriano che rimanda a Tinker Tailor Soldier Spy (La spia), ma per fortuna è molto meglio del film e ha una coda finale che Morricone, levati!
“True Love Waits” è uno splendido pezzo che i Radiohead hanno nel loro repertorio live già da parecchio tempo e che ora ha finalmente trovato la sua giusta collocazione in un lavoro di studio. Il vero amore aspetta, le grandi canzoni pure.
(voto 9/10)

The Boy – L'imbamboylato

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The Boy
(USA, Cina, Canada 2016)
Regia: William Brent Bell
Sceneggiatura: Stacey Menear
Cast: Lauren Cohan, Bambolotto, Rupert Evans, genitori pazzi
Genere: bambolominkia
Se ti piace guarda anche: Annabelle, Dead Silence, La bambola assassina, May

AAA Babysitter cercasi. Dovrà occuparsi 24 ore su 24, 7 giorni su 7 di un demoniac... ehm tranquillissimo bambolot... ehm bambino. È richiesta una bella presenza e capacità recitative non da Oscar. Basta anche solo la partecipazione a qualche seriaccia pseudo horror come The Walking Dead. Compenso buono. No perditempo e no attrici cesse.

A rispondere prontamente a questo annuncio è Lauren Cohan, una ragazza disposta a trasferirsi dall'assolata California a un'inquietante tenuta inglese gotica che al confronto quella di The Others è un villaggio vacanze. Qualcuno l'avrà già vista in The Walking Dead. Qualcuno, più fortunato, non l'avrà vista in The Walking Dead, una delle peggiori serie in circolazione ma anche, inspiegabilmente, una di quelle di maggior successo.

Lauren Cohan in questo film è più caruccia che in The Walking Dead, sarà che lì interpreta una tipa che per mesi non sa manco cos'è una doccia, come un po' tutto il resto del cast. Ed è anche meno cagna a recitare di quanto mi potessi aspettare. The Boy in pratica è una pellicola che si regge tutta su due personaggi e, considerando che uno è per forza di cose privo di espressioni, tutto il lavoro interpretativo cade su di lei e alla fine se la cava. Non l'avrei mai detto.

Così come non avrei mai detto che questo film non è del tutto ridicolo. C'è comunque una delle scene più divertenti che abbia visto negli ultimi tempi, quella in cui i genitori presentano alla babysitter il loro figlio, un...

bambolotto.


92 minuti di risate!

"In 6 stagioni di The Walking Dead ne ho viste di stronzate, ma questa le supera tutte!"

Per essere una pellicola su una tipa che arriva dall'altra parte del mondo apposta per fare da babysitter a un bambolotto però è meno peggio del previsto. Non è divertente e trash quanto Chucky, non è noioso quanto il pessimo Annabelle. Diciamo che tra i film sulle bambole malefiche (ebbene sì, esiste questo  sottogenere) si colloca a metà strada. È una mezza schifezza, però non è una schifezza completa. Cosa che da una parte è un bene, visto che è un horrorino di medio livello non troppo terribile. Cosa che dall'altra parte è un male, perché a parte l'esilarante scena sopra citata, non si trasforma nella commedia più (involontariamente) spassosa dell'anno, come la sua esile trama lasciava supporre. Che spreco!

"Cos'è che dovrei farti? Ma se tanto non c'hai manco il pistolino..."

Nonostante la delusione di non aver trovato uno dei peggiori film del 2016, non mi sono pentito troppo di averlo visto. Anche perché io ai babysitter-thriller-horror non riesco proprio a resistere. Non so nemmeno bene il perché. Non ce l'ho mai nemmeno avuta, una babysitter. In Italia ahinoi non c'è molto la cultura della babysitter. Ci sono sempre i nonni a disposizione. Fortuna che se non altro dagli Usa ci arrivano in abbondanza pellicole che le vedono come protagoniste, e io non ce la faccio a perdermele.

E allora:

AAA Nuovo babysitter-thriller-horror cercasi. È richiesta una protagonista di bella presenza e con capacità recitative non da Oscar. No perditempo e no attrici cesse.
(voto 5/10)

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