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Ave, Coen!

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Hail, Caesar!

Hail, Caesar è la produzione più costosa e ambiziosa della Capitol Pictures, lo studio cinematografico gestito da Josh Brolin. Peccato si riveli un grosso, enorme buco nell'acqua. È il solito peplum polpettone che di kolossal ha giusto le dimensioni del suo fallimento. La tematica religiosa è buttata lì tanto per cercare di dare uno spessore alla pellicola, che ne resta comunque totalmente priva, ma soprattutto c'è una cosa che non torna: perché prendere George Clooney nella parte del romano, quando la Capitale offre una miriade di interpreti di altissimo livello?
Ci sono ad esempio Christian De Sica, Silvio Muccino, Nicolas Vaporidis, Francesco Totti, oppure Guido Bertolaso. Se è riuscito a spacciarsi per capo della Protezione Civile e poi pure per candidato a sindaco di Roma, almeno per qualche tempo, può essere adatto a recitare qualsiasi ruolo.
Gli ammeregani hanno invece preferito prendere un divo hollywoodiano come Clooney e non si è rivelata la scelta più azzeccata. Hail, Caesar! con la sua discutibile ricostruzione storica riesce persino a far rimpiangere S.P.Q.R. - 2000 e ½ anni fa. Che poi, ammettiamolo, tra tutti i cinepanettoni è stato uno dei più divertenti ed è ora che venga rivalutato. Per Hail, Caesar! invece nessuna rivalutazione. È un flop imperiale.
(voto 4/10)

Merrily We Dance

Merrily We Dance è una commedia raffinata diretta da Ralph Fiennes, regista che ha fatto parlare di sé, più che per le sue pellicole, per le voci che girano sul conto suo e di George Clooney. Soltanto rumor di gossip oppure tra loro c'è stato per davvero qualcosa durante le riprese di Sull'ali dell'aquila?
In ogni caso, dopo Merrily We Dance ci sarà da parlare di questo regista per la grande eleganza della sua messa in scena e pure per la sua capacità nella direzione degli attori. È infatti riuscito a prendere la star del cinema western Alden Ehrenreich, incapace di recitare e persino di parlare in maniera decente, e farlo sembrare ottimo come pessimo attore. Non era facile. E allora tutti a ballare allegramente, insieme a questo gradevole e affascinante Merrily We Dance.
(voto 7/10)

Lazy Ol' Moon

Lazy Ol' Moon è il solito western vecchio stile con Alden Ehrenreich in versione attore inespressivo. In compenso il ragazzo dimostra di avere delle buone qualità come cantante. Nel complesso la pellicola segue le orme de La ballata della città senza nome con Clint Eastwood e si segnala più che altro giusto per la sua noia. Il film si è rivelato un notevole insuccesso di pubblico e di critica, l'unico a parlarne bene in tutto il mondo è stato il discutibile blog WhiteRussian, e il suo flop per fortuna ha convinto il suo protagonista Alden Ehrenreich a tentare nuove interessanti strade, come Merrily We Dance ha brillantemente dimostrato.
(voto 4,5/10)

No Dames!

No Dames! è un'autentica rivelazione, signore e soprattutto signori! Le donne infatti sono assolutamente vietate da questo singolare musical gaio. Una pellicola scatenata che ci mostra un mattatore assoluto, Channing Tatum. L'attore è impegnato qui nella cosa che gli riesce meglio: spogliarsi?
No, sbagliato: ballare.
La cosa non soprende, visto che il ragazzo aveva già mostrato il suo talento in questo settore fin dai tempi di Step Up e poi nei due sottovalutati capitoli della magica saga di Magic Mike. I numeri di danza proposti dal film sono un vero spettacolo per gli occhi e faranno impazzire il pubblico. Almeno quello gay. Certo che almeno una donna, magari una Scarlett Johansson in versione sirenetta che emerge dall'acqua, l'avrebbero anche potuta mettere...
(voto 8-/10)

Ave, Cesare!

(USA, UK, Giappone 2016)
Titolo originale: Hail, Caesar!
Regia: Ethan e Joel Coen
Sceneggiatura: Ethan e Joel Coen
Cast: Josh Brolin, George Clooney, Alden Ehrenreich, Ralph Fiennes, Scarlett Johansson, Channing Tatum, Tilda Swinton, Frances McDormand, Jonah Hill, Veronica Osorio, Fisher Stevens, Patrick Fishler, David Krumholtz, Alex Karpovsky, Clancy Brown, Christopher Lambert
Genere: coeniano
Se ti piace guarda anche: L'ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo

Ave, Cesare! è tanti film in uno. Presi singolarmente, gli elementi che lo compongono non sono nemmeno malaccio. Nient'affatto. Prendiamo ad esempio la scena in cui Scarlett Johansson viene fuori dall'acqua in versione sirena. Al di là del fatto che Scarlett Johansson in versione sirena, ma anche non in versione sirena, è qualcosa di per sé di magnifico, la scena è tra le più visivamente impressionanti e ipnotiche osservate quest'anno. E poi Scarlett conferma qui le sue doti non solo fisiche, ma anche di brillante interprete comica, già esibite in Scoop di Woody Allen.


L'altra sequenza più notevole della pellicola è quella con Channing Tatum in versione marinaio ballerino. Se il film fosse tutto su questi livelli, staremmo parlando di un capolavoro. Peccato che queste due ottime scene siano messe lì in mezzo, nella solita coeniana maniera casuale. Se c'è una cosa che non mi piace del cinema e della visione dei Coen del mondo è questa: che tutto succede per caso. Nel mondo reale è una cosa anche vera, però nel mondo del cinema non lo è necessariamente. L'arte deve cercare di dare un senso alle cose, non confermare l'impressione che queste avvengono in modalità random. D'altra parte a ben vedere hanno pure ragione loro: giusto in un mondo privo di senso due onesti mestieranti, ma nulla più, come loro possono essere considerati dei geni da Oscar.

Ave, Cesare! è un pastrocchio che mette al suo interno di tutto e di più. Ci sono un paio di scene divertenti, una manciata di sequenze noiose, qualche personaggio di troppo, qualche personaggio eccessivamente macchiettistico e abbozzato, un'interessante discussione sulla religione, una comparsata irresistibile di Frances McDormand in versione montatrice distratta, una divertente doppia Tilda Swinton, un ottimo Alden Ehrenreich, attore già visto in Segreti di famiglia, Twixt e Beautiful Creatures che secondo me diventerà il nuovo Leonardo DiCaprio. Ok, l'ho detto.

"Tu sei Ralph Fiennes, il fratello di Joseph?"
"Proprio io in persona."
"E non te ne vergogni?"

Alden Ehrenreich - futuro Han Solo nello spinoff di Star Wars a lui dedicato - è forse l'unico del ricco, ricchissimo cast della pellicola a essere sfruttato in pieno dai Coen. Tutti gli altri sono invece sprecati, da un Jonah Hill che appare per 30 secondi eppure l'hanno messo persino sulla locandina del film, agli efficaci ma troppo poco utilizzati Channing Tatum e Scarlett Johansson, e persino il George Clooney tanto strombazzato dal trailer non è che sia presente più di tanto e ha giusto un paio di scene per mettersi in mostra. Il vero protagonista è allora Josh Brolin, ma pure lui non riesce a incidere più di tanto. Quel che resta è un lavoro sfilacciato che vorrebbe essere una specie di parodia, o se non altro di omaggio ironico, della Hollywood di una volta, ma riesce a essere solo una collezione di pezzi messi insieme alla buona. Alcuni buoni, qualcuno persino ottimo, altri decisamente evitabili, senza però andare complessivamente a completare un puzzle soddisfacente.
Ave, Cesare! è tanti film in uno, peccato non riesca a essere un film unico.
(voto 6-/10)


La corrispondenza, uno stalker dall'Aldilà

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Jeremy Irons
Ciao mio dolce Cannibal, amore della mia vita.
Se stai leggendo queste righe, purtroppo significa che sono morto.

Lo so, lo so. In questo momento starai piangendo fiumi di lacrime e sarai inconsolabile. Però ho anche una buona notizia per te. Nonostante ormai sia fisicamente deceduto, ho ideato un sofisticato metodo informatico per poterti tenere compagnia a lungo, fino a che lo vorrai. Posso infatti prevedere tutto ciò che farai e ciò che scriverai con relativa certezza.

Cannibal Kid
Ehm...
Ciao Jeremy, mi dispiace che tu sia morto.
A dirla tutta, nemmeno troppo. Devo infatti confessare che non mi sei mai piaciuto tu, e nemmeno la gran parte dei tuoi film. In vita mi stavi così tanto sulle palle, che quando leggevo il tuo nome nel cast, cercavo di evitare quella pellicola come la peste.
E comunque: “amore della mia vita”???
Ma chitteconosce?

Jeremy Irons
Posso immaginare tutto il tuo dolore in questo momento.
Lo so, mio amato Cannibal, sarà difficile vivere senza di me, ma non sarai tenuto a farlo, visto che io con i miei messaggi sarò sempre lì con te. Sarà dura anche per me non poterti toccare, baciare, sentire quel tuo profodo di deodorante Axe a buon mercato che tanto mi eccitava. In compenso mi conforta sapere di poterti tenere compagnia per tutto il resto della tua vita con le mie parole.

Cannibal Kid
Guarda Jeremy, sono talmente triste per la tua morte che, ma solo per consolarmi, appena mi hai detto che eri passato a miglior vita ho organizzato il più grande party della storia.

Ceeeeelebrate good times, come on!



Qualche giorno più tardi...

Jeremy Irons
Rieccomi, tenero cucciolo eroico mio.
Ti ho lasciato qualche giorno per crogiolarti nel tuo dolore. A volte è una cosa che può far bene, sai?
Quel che forse non sai è come mai ti amo tanto, visto che tecnicamente di persona non ci siamo mai incontrati. Io leggevo il tuo blog. Io adoravo Pensieri Cannibali. Non mi sono perso nemmeno un post. Sono così riuscito a elaborare un algoritmo che mi permette di conoscere qualunque cosa scriverai, ancor prima che tu l'abbia pensata. Un sistema infallibile al 99,9%, in pratica. Ad esempio, so che in questi giorni per cercare di elaborare il lutto ti sarai andato a recuperare la mia filmografia completa.
Lo so, ho girato un sacco di capolavori indimenticabili. Lo so. Ad esempio...

Ad esempio...

Va beh, adesso non mi viene in mente nessun titolo, ma solo perché sono molto malato e la memoria ormai mi sta abbandonando.
So inoltre che adesso starai scrivendo la recensione del mio ultimo film, La corrispondenza, e lo descriverai come un Ghost 2.0 e parlerai di quanto tu adori il cinema di Giuseppe Tornatore, e di quanto tu abbia apprezzato la mia performance e di come tutti i pezzi della sceneggiatura si incastrino alla perfezione e in maniera credibile.
Ti conosco bene, mio amato Cannibal, ti conosco troppo bene.

Cannibal Kid
Caro (ma non troppo) Jeremy,
non so perché spreco il fiato a risponderti, visto che tanto sei morto e, se non lo fossi, ti avrei già fatto rinchiudere in un manicomio. La tua filmografia completa non ci penso neanche a recuperarla e su Giuseppe Tornatore hai sbagliato “leggermente”. Se c'è un regista italiano che considero sopravvalutato, quello è Tornatore. Baarìa per me è una porcherìa. E anche il suo ultimo La migliore offerta, che pure non era malaccio, era un film paraculo come pochi e non ho mai capito perché sia stato esaltato tanto.
Comunque almeno su una cosa hai ragione: ho visto La corrispondenza. L'ho visto, e c'è una cosa in particolare che non ho sopportato. Non tanto la sceneggiatura, una delle più assurde e inverosimili degli ultimi anni. Talmente assurda, che a un certo punto ha finito per trascinarmi dentro la sua assurdità. Non tanto Olga Kurylenko che a tratti regge molto bene, e quasi da sola, tutto il peso del film, nonostante in alcune scene, come quelle in cui parla da sola, fa davvero una fatica enorme a non scadere nel ridicolo. E comunque la solita sfiga: non potevo essere stalkerato da lei, anziché dal fu Jeremy Irons?


Se c'è una cosa che non ho retto non è nemmeno il fatto che ogni parola e ogni gesto del film suoni finto e costruito. Non tanto l'aver sprecato le musiche di Ennio Morricone. E non tanto il fatto che, più che un Ghost 2.0, sembri un Ghost scritto per la bimbominkia generation.
La cosa che proprio non ho retto del film è un'altra: sei tu, Jeremy.

Jeremy Irons
Immagino che adesso tu non avrai ancora finito di osannare la mia ultima performance recitativa. C'è però una cosa che a questo punto mi sento in dovere di dirti. Visto che il dolore per la mia perdita ti sembrerà insopportabile, forse il fatto che io continui a scriverti può rendere il distacco ancora più difficoltoso. Voglio quindi illustrarti un modo per liberarti di me. Quando avrò superato la soglia della sopportabilità, scrivi il tuo nome 11 volte.

Cannibal Kid
CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID


Jeremy Irons
Se ti conosco bene, e so di conoscerti meglio di chiunque altro, non avrai mai il coraggio di scriverlo. Vorrai sempre avermi qui con te. Devo comunque ricordarti che devi andare avanti con la tua vita e cercare di fartene una ragione, della mia triste dipartita.


Cannibal Kid
Ripeto: CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID, CANNIBAL KID


Jeremy Irons
Ciao Cannibal, mio trottolino amoroso e du du dadada,
cosa stai facendo?
Scommetto che hai sentito il nuovo disco dei Radiohead, ormai sarà uscito, e ti avrà deluso parecchio. E scommetto che avrai visto il remake di Point Break, su cui nessuno avrebbe scommesso un euro, e invece a te ha esaltato un sacco.
Vedi? Anche se non sono lì e non ti posso abbracciare, limonare, fare all'amore con te, so quello che pensi, so quello che scrivi, so tutto di te.

Cannibal Kid
Oddio, ma come faccio a liberarmi di questo stalker dall'Aldilà?
Uhm, forse ho un'idea...

BEETLEJUICE, BEETLEJUICE, BEETLEJUICE

Beetlejuice
Ciao Cannibal, mi hai evocato?
Lo chiedo, perché certe volte la gente ripete il mio nome tre volte così, per caso, come se non avesse nient'altro di meglio da dire, e poi quando compaio loro lì davanti sono tutti spaventati e non mi vogliono vedere.

Cannibal Kid
Hey Beetlejuice, grande!
Sì, ti ho chiamato volontariamente perché ho un favore da chiederti. So che tu di solito ti sbarazzi dei vivi per dare pace agli spiriti, però per questa volta non è che potresti liberarmi di un fantasma che mi perseguita?

Beetlejuice
E va bene.
Di chi si tratta?


Cannibal Kid
Di Jeremy Irons.



Beetlejuice
Jeremy Irons?
Avrei dovuto immaginarlo: è la terza volta che mi chiamano per liberarmi di lui. E solo questa settimana. Quel tipo è davvero uno stalker seriale. Oltre a essere parecchio logorroico.
Comunque puoi dormire sonni tranquilli. Me ne occupo io una volta per tutte e di lui non sentirai più parlare.

Cannibal Kid
Grazie mille, Beetlejuice, tu sì che sei uno spirito figo!




Un anno dopo...

Jeremy Irons
Ciao Cannibal, mio adorato.
Rieccomi, ti ero mancato?
Lo so che era da molto tempo che non mi facevo sentire, ho voluto lasciarti i tuoi spazi, però c'era una cosa che ancora dovevo dirti. Una cosa molto originale e fantasiosa: ti amo.

Cannibal Kid
AAAAAAAAAAAAAAH!
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
È tornato!

Beetlejuice
Scherzetto!
Non era Jeremy Irons.
Ero io: Beetlejuice.

Cannibal Kid
Uuuh, meno male!
Per un attimo ero ripiombato nell'incubo.
Visto che sei qui, c'è una cosa che ti volevo chiedere.
Come hai fatto a liberarti di Jeremy Irons?

Beetlejuice
Beh, devo ammettere che non è stato facile.
Tecnicamente non è che mi sono proprio liberato di lui.
Lo spirito da stalker di Jeremy Irons è così forte che non si può eliminare del tutto.
Diciamo che l'ho indirizzato verso qualcun altro, verso un altro blogger...
Forse ti farà piacere sapere che è un certo Mister James Ford del blog WhiteRussian.

Cannibal Kid
A costo di suonare come Jeremy Irons, c'è una cosa che ti devo dire, Beetlejuice: ti amo!




La corrispondenza
(Italia 2016)
Regia: Giuseppe Tornatore
Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore
Cast: Olga Kurylenko, Jeremy Irons, Shauna Macdonald
Genere: (im)mortale
Se ti piace guarda anche: Ghost, Highlander
(voto 5/10)

XXX-Movies – L'Apocalisse nei cinema

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Supereroi contro la Municipale?
No, questa settimana vanno di scena gli X-Men, e soprattutto Jennifer Lawrence, contro il cinema italiano.
Mentre in questa rubrica, al solito, si combatte l'eterna sfida tra il Bene e il Male, ovvero tra me Cannibal Kid e il mio blogger-nemico Mister James Ford.
Decidete voi chi è il Bene e chi è il Male.

X-Men – Apocalisse
"Non bastava quel maledetto Pensieri Cannibali, adesso anche tu Michael preferisci Alicia Vikander a me?"


Cannibal Kid dice: Del film non me ne frega praticamente nulla, visto che i precedenti capitoli erano sì guardabili, però erano sempre le solite menate supereroistiche già viste e straviste. Di Jennifer Lawrence invece me ne frega molto, e guardarei un film in cui c'è lei anche se stessero arrivando l'Apocalisse e James Ford insieme. Sebbene debba confessare che Una folle passione non ho ancora trovato il coraggio di guardarlo.
Ford dice: il nuovo ciclo di film dedicato agli X-Men è una vera ficata degno del Cinematic Universe degli Avengers, che ha regalato chicche sia in L'inizio che in Giorni di un futuro passato. Inutile dire che da queste parti l'hype è altissimo, anche e soprattutto considerando che Apocalisse è uno dei villain più affascinanti dell'Universo Marvel. E inoltre, c'è Jennifer Lawrence, la donna con il potere mutante di mettere d'accordo il sottoscritto e Cannibal Kid.

La pazza gioia
"Grazie Ford per tutti i film che ci consigli: ci fanno sempre dormire alla grande!"

Cannibal Kid dice: Uno dei registi italiani più interessanti, Paolo Virzì, alle prese con la tematica della follia?
Ce n'è abbastanza per darsi alla pazza gioia, manco Mr. Ford avesse annunciato che, per almeno un mese, non parlerà più dell'amore della sua vita: Sylvester Stallone.
Ford dice: Virzì mi è quasi sempre piaciuto, e l'idea di un suo nuovo film mi incuriosisce parecchio, nonostante la distanza sempre maggiore che cerco di mettere tra me ed il Cinema italiano, neanche fosse un Cannibal Kid qualsiasi.
Spero solo di non rimanere deluso.

Whiskey Tango Foxtrot
"Ford, dovevi dirmelo prima che in una zona di guerra ci si veste così male. A saperlo, me ne stavo a casa con Cannibal!"

Cannibal Kid dice: Pellicola ambientata tra i teatri di guerra di Afghanistan e Pakistan e quindi dal sapore fordiano, con però protagonista una comica cazzara come Tina Fey, e perciò potenzialmente una cannibalata. Potrebbe essere un mix tra il meglio dei vostri due blogger (pseudo)cinematografici preferiti, mi sa invece che si rivelerà un mix tra il loro peggio.
Ford dice: quando un'attrice molto cannibale incontra un setting molto fordiano, il risultato non può che essere terribile. Come ho l'impressione che sarà questo film. Ma non si può mai sapere: se Peppa dovesse parlarne male, correte tutti a vederlo!

Mortadello e Polpetta contro Jimmy lo Sguercio
"Mortadello e Polpetta? Ma chi li ha scelti 'sti nomi, Ford e Julez?"

Cannibal Kid dice: Pellicola d'animazione spagnola con personaggi retrò nati negli anni '50, quindi contemporanei di Ford, che – zitto zitto – questo film non vede l'ora di vederselo.
Ford dice: a parte i nomi dei protagonisti a metà tra lo Spaghetti Western e la barzelletta sporca, direi che non trovo alcun motivo per cercare di farmi del male e recuperare questo titolo. Penso di farmene già abbastanza sopportando Cannibal.

Zucchero! That Sugar Film
Non è lo zucchero a far male, è Zucchero che fa male. Soprattutto alle orecchie.

Cannibal Kid: Per un momento ho avuto il terrore che si trattava di un film su Zucchero “Sugar” Fordaciari. Sarebbe stato l'horror dell'anno. Invece è un documentario dedicato allo zucchero zucchero. Più che altro è una pellicola contro lo zucchero. Ma a questo punto non poteva essere un film contro Zucchero il cantant... volevo dire il plagiatore seriale?
Ford dice: documentario curioso che, considerato l'argomento, mi sa di radical/alternativo/antisistema nel peggiore dei modi.
Per quanto mi riguarda, adorando lo zucchero nel the come nel mojito, lascio l'amaro al mio rivale. Ben volentieri.

Era d'estate
"Beppe, questo non è il set di una fiction Rai. Scappa subito via, prima che ti scoprano!"

Cannibal Kid dice: Lavoro dedicato a Falcone e Borsellino, ma la notizia è un'altra: Beppe Fiorello in un biopic per il cinema e non in biopic per la Rai?
Questo è un evento più unico che raro, come la sola stroncatura di Ford di un film con Stallone (La vendetta di Carter, tanto per la cronaca).
Ford dice: Falcone e Borsellino sono due figure fondamentali per la Storia del nostro Paese, e qualsiasi produzione a loro dedicata dovrebbe essere quantomeno presa in considerazione. Speriamo solo che non si tratti della solita italianata di bassa lega.

Si vis pacem para bellum
"Ford, o la smetti di sparare stronzate, o ti sparo!"

Cannibal Kid dice: Thriller italiano che sprizza amatorialità da tutti i pori. È vero che, prendendo per i fondelli Ford tutte le settimane, sono abituato a sparare sulla Croce Rossa, però così sarebbe come sparare sulla Croce Rossa con il pessimo guidatore Ford al volante.
Ford dice: dopo due titoli potenzialmente interessanti, finalmente un film italiano da massacrare come piace a me. Quasi più che massacrare il Cannibale.

My Father Jack
"Se quei due possono essere considerati blogger cinematografici, allora io posso tranquillamente essere considerata un'attrice, uahahah!"

Cannibal Kid dice: Altro film italiano molto amatoriale, con un cast in cui figura tra gli altri...
Elisabetta Gregoraci.
No, va beh, dai, sbaracchiamo tutto e andiamocene: il cinema è morto e, con mia somma sorpresa, a ucciderlo non è stato Ford.
Ford dice: e con questo penso che il Cinema italiano non abbia davvero più nulla da dire. Spero che possa essere presto lo stesso con Cannibal Kid.

10 Cloverfield Lane, il sequel meno sequel della Storia

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10 Cloverfield Lane
(USA 2016)
Regia: Dan Trachtenberg
Sceneggiatura: Josh Campbell, Matthew Stuecken, Damien Chazelle
Cast: Mary Elizabeth Winstead, John Goodman, John Gallagher Jr.
Genere: claustrofico
Se ti piace guarda anche: The Divide, Room

Una volta andavano di moda i film sui vampiri. Era il lontano 2008 e usciva il primo capitolo della saga di Twilight. E vi sfido a dire: “Ah, bei tempi, allora!”.
Poi toccò agli zombie. Adesso invece vanno troppo forte i film con ragazze...
nude?
No, in trappola.


I tempi cambiano e quest'anno vanno un casino i film con delle tipe sequestrate. Tanto per dire, con Room Brie Larson ha vinto l'Oscar. Giustamente. In tv poi c'è stata l'ottima serie britannica Thirteen, che vi invito a recuperare. Tra le serie americane c'è, in chiave più comica, Unbreakable Kimmy Schmidt, mentre con The Familyè arrivata anche la variante al maschile, in cui a essere stato rapito è un ragazzino.
Dimenticate abiti costosi o smart phone ultimo modello. Se quest'estate volete essere i più trendy tra i vostri amici non c'è altro da fare: dovete farvi rapire.

"Oddio, non c'è campo! E adesso come faccio a leggere la bruttissima recensione di Pensieri Cannibali?"

Da uno spunto del genere parte anche 10 Cloverfield Lane, dove vediamo una tipa, la Mary Elizabeth Winstead fattasi conoscere con il sottovalutato Grindhouse – A prova di morte e con il fighissimo Scott Pilgrim vs. the World, che dopo un incidente d'auto si trova misteriosamente rinchiusa in un tugurio stile Grande Fratello tenuta prigioniera da John Goodman, uno che, almeno qui, non sembra certo un good man.


Come si sviluppa il resto della storia non ve lo sto a rivelare. Non sono uno spoileratore folle o, almeno, quando spoilero non lo faccio volontariamente e inoltre, quando lo faccio, avviso annunciando
ATTENZIONE SPOILER
cosa che qui non farò visto che prometto di non spoilerare, okay?
FINE DEL FINTO SPOILER

Vi dico solo che, come forse si può intuire dal titolo, 10 Cloverfield Lane è il sequel di Cloverfield, film anch'esso del lontano 2008 come il citato Twilight. O meglio, è una specie di spinoff di Cloverfield. O, ancora meglio, per dirla come l'hanno detta gli autori del lavoro, si tratta di un “consanguineo” di quel film, anche se, a ben a vedere, con quello non è che abbia poi molto a che fare. Forse giusto nella parte finale, che comunque non vi spoilererò visto che ho fatto la promessa di non farlo.

Del primo Cloverfield non ho un ricordo vivido. Non tanto per colpa del film, quanto della mia memoria difettosa. Ricordo comunque che mi era piaciuto parecchio, mi aveva sorpreso e l'avevo trovato originale come pochi altri lavori sci-fi degli ultimi anni. In comune con quello, 10 Cloverfield Lane ha in comune più che altro l'atmosfera apocalittica. Per il resto, sembra un Room in chiave più thriller-horror con l'aggiunta di un pizzico di fantascienza.

"Qui dentro non c'è manco una scorta di Biancorì. E lo chiamano bunker?"

Bene inoltre il cast dove, oltre a un'ottima e cazzuta Mary Elizabeth Winstead e a un inquietante John Goodman c'è anche John Gallagher Jr., che non è uno degli Oasis né uno della famiglia protagonista di Shameless, bensì arriva da un'altra serie tv, la compianta The Newsroom.

"Lascia stare quella VHS di Cloverfield. Tanto per prepararci alla parte non ci serve vederlo."

E poi...

Poi se non posso spoilerare niente, mi sa che non ho più nient'altro da dire, se non che 10 Cloverfield Lane è una visione bella tesa e, nonostante a tratti ricordi altre pellicole claustrofobiche ma più che altro claustrofiche, in particolare The Divide di Xavier Gens, possiede anche una sua discreta personalità. Inoltre può essere visto da tutti, persino da chi si era perso il primo Cloverfield. Perché – diciamolo chiaramente – se questo film si fosse chiamato “10 Vattelapesca Lane”, nessuno l'avrebbe collegato al lavoro del 2008.
10 Cloverfield Lane è un sequel-non-sequel, un reboot-non-reboot, uno spinoff-non-spinoff, che con il primo Cloverfield non c'entra una mazza. A parte il fatto che è bello uguale.
(voto 7/10)

Siete invitati a leggere il post su The Invitation che, se non si era capito, è il seguente

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Questo è un invito formale.
Siete invitati a leggere il seguente post.
Se poi non la pensate come me, siete liberi...
Liberi di lasciare questo blog. O in alternativa scrivere tra i commenti che sono un coglione e non capisco un cazzo di cinema, anche se tanto sono cose che so già.

The Invitation
(USA 2015)
Regia: Karyn Kusama
Sceneggiatura: Phil Hay, Matt Manfredi
Cast: Logan Marshall-Green, Emayatzy Corinealdi, Tammy Blanchard, Michiel Huisman, Lindsay Burdge, John Carroll Lynch, Toby Huss, Jay Larson, Mike Doyle, Jordi Vilasuso, Marieh Delfino, Karl Yune
Genere: invitante
Se ti piace guarda anche: The Path, Sound of My Voice, The East


The Invitation è il nuovo film di Karyn Kusama. A questo punto vi chiederete: chi kazzo è Karyn Kusama?
E io vi dico che è quella di Jennifer's Body, il teen horror con Megan Fox e Amanda Seyfried che limonano.
A quest'altro punto penserete al peggio. Tutti voi avete detestato Jennifer's Body. Io invece no. Ok, è un film che – forse – avrà anche i suoi difettucci, però secondo me è una delle pellicole più sottovalutate degli ultimi anni. Sì, sarà anche kitsch e trash e a tratti persino una porcatona, ma è una visione parecchio divertente e poi volete davvero parlare male di una pellicola in cui Megan Fox ha la parte della ragazza cannibale?
Cosa siete, scemi?


Tutti hanno odiato Jennifer's Body, io no.
Tutti invece hanno amato questo The Invitation, io no.
Dovrei cambiare il mio nome in Bastian, come quello de La storia infinita, e prendere come cognome Contrario.
Io capisco che il momento per il genere thriller-horror è davvero drammatico. Ne escono un sacco e un sacco sono delle schifezze, così appena ne arriva uno un minimo originale, un minimo decente, subito tutti a gridare al capolavoro.

The Invitation non è malaccio, ha qualche spunto valido, soprattutto nella prima parte riesce a essere piuttosto intrigante e misterioso, quasi come se fosse un Perfetti sconosciuti in versione inquietante (e lo dico non avendo ancora visto Perfetti sconosciuti). La regia di Karyn Kusama anch'essa a tratti regala qualche bel momento, qualche bella inquadratura. A tratti invece esagera con i rallenty. Io non ho niente contro i rallenty. Anzi, li adoro. Adoro i rallenty del film giapponese Confessions. Adoro i rallenty dei video dei Sigur Rós. Se fossi un regista probabilmente girerei un film tutto in rallenty. In questo specifico caso però in alcune scene sono piazzati a caso, senza che ci sia un loro reale bisogno. Si ha l'impressione che Karyn Kusama voglia strafare e voglia dare un tocco autoriale al tutto, quando forse sarebbe stato meglio lasciar perdere.

I livelli recitativi poi non è che siano il massimo. Sono molto televisivi. Io non ho niente contro la tv. Io adoro la tv, o meglio adoro le serie tv. Molte le considero superiori ai film in circolazione. Solo che gli attori presi non è che siano proprio il meglio che la tv offre. Il protagonista Logan Marshall-Green, che vorrei ricordare come il fratello di Ryan Atwood in The O.C., si impegna, è calato nella parte e sembra Tom Hardy. Solo un Tom Hardy senza espressioni.

 
La sua tipa Emayatzy Corinealdi è la bomba sexy della serie Hand of God, ma non è che sia tutta 'sta attriciona fenomenale, mentre l'interprete dell'ex moglie del protagonista Tammy Blanchard è una che manco in Beautiful la farebbero recitare.

 
Quanto a Michiel Huisman - per gli amici anche Francesca Michielihuisman - sarà anche un bell'uomo, dopo tutto è quello che in tutte le serie e film in cui compare si fa qualche strafiga come Blake Lively o Emilia Clarke, ma nella parte del padrone di casa inquietante inquieta meno del dovuto.


Gli altri attori di contorno inoltre sono del tutto dimenticabili, anzi è proprio gente che farebbe fatica persino a fare la comparsa, così come i loro personaggi. Capisco che sia un film low-budget, diciamo anche un B-movie, però quelli del casting si sarebbero potuti sforzare un po' di più.

Senza stare a spoilerare troppo, non mi ha poi convinto la parte finale. La sua deriva splatter, tipica di molti horror, mi è sembrata forzata. Come se a voler fare i Tarantino di turno, a regalare un bel bagno di sangue gratuito, si vada incontro al facile applauso del pubblico. In questo modo a me sembra solo che il film eviti di sviluppare le buone intenzioni messe in piedi nella prima parte. Le riflessioni sulla morte e sull'eliminazione del dolore che emergono chiare fin dalla scena iniziale del coyote sembrano portare a spunti religiosi ed esistenziali notevoli e invece... e invece no. Invece il tema della setta viene affrontato in maniera stereotipata (molto meglio come viene trattato nella nuova serie tv The Path o nell'indie movie con Brit Marling Sound of My Voice) e tutto si risolve in una conclusione affrettata. Per non parlare dell'ultima inquadratura, che vorrebbe essere chissà quale colpone di scena, e invece mi è parsa una notevole cazzata.

Una volta avanzate tutte queste critiche, concludo dicendo che vi invito comunque a guardare The Invitation. Ha una miriade di limiti e di difetti, ma è un thriller con alcuni buoni momenti e possiede una sceneggiatura, almeno per la prima metà, dal notevole potenziale. Abbastanza da renderla una visione consigliata, però per favore smettetela di gridare al capolavoro al primo filmetto che passa...
Jennifer's Body: quello sì che era un fottuto capolavoro, uahahah!
(voto 6+/10)

"Cannibal, anche tu hai ricevuto un invito: per andare a quel paese."

Il Cannibale e la Recensione di Ghiaccio

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Cannibal Kid
Specchio, specchio delle mie brame, di chi sono i post più belli del bloggame?



Specchio
Di Mr. James Ford del bellissimo blog WhiteRussian, naturalmente.




Cannibal Kid
COOOOOSA?!?
Ma Specchio, specchio delle mie brame, non puoi dirmi così.
Mi spezzi il cuore.

Specchio
Mi spiace Cannibal, Cannibal dei miei coglioni, ma mi ha proprio stancato.
Adesso vado a leggermi tutto WhiteRussian!


Cannibal Kid
No, dai ti prego, specchio, specchio delle mie brame.
Adesso ti tiro fuori un post bello quanto quelli di Mister Ford.
E pure meglio.



Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio

Regia: Cedric Nicolas-Troyan
Origine: Usa
Anno: 2016
Durata: 114'





La trama (con parole mie): non c'ho voglia di scriverla. Tanto non la legge nessuno.












C'era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: “Raccontami una storia!”.
E la storia incominciò.

C'era una volta, tanto tempo fa, nel mondo di Biancaneve un giovane Cacciatore. Ero io ed erano gli anni '80, dell'Ottocento naturalmente. In genere cacciavo a mani nude, perché fa più macho. Anche se devo ammettere che, quando non mi vedeva nessuno, indossavo dei guanti, così non mi rovinavo le mia manine belle.
Ero un lupo solitario. Cioè, ero un Cacciatore e i lupi in genere li cacciavo, però parlando un linguaggio figurato che voi comuni mortali ignoranti forse non riuscite a comprendere, mi sentivo molto un lupo solitario. Fino a che non incontrai una donna, Jessica Chastain. Era splendida, che ve lo dico a fare?
Anche lei era una specie di cacciatrice. Più che altro si era presa bene con il tiro con l'arco dopo aver letto la saga di Hunger Games e aver visto il film della Disney tanto cariiiiino Ribelle – The Brave e così aveva deciso di diventare una specie di incrocio tra Katniss Everdeen e Merida. Con quest'ultima per altro condivideva il colore rosso dei capelli. Solo che lei era molto più figa di quel cessetto.
Facemmo l'amore una volta e ci sposammo e avemmo una figlia. Così, subito al primo colpo. D'altra parte siamo abili cacciatori, non sbagliamo mai. Un giorno la piccola morì nella culla, in circostanze molto misteriose. La Regina Ravenna Theron era stata trovata al fianco della sua culla con un coltello insanguinato in mano, però chi può dire se sia stata lei o meno?
Di certo non i giudici della Corte di Cassazione, che la assolsero da ogni accusa.

Da quel tragico giorno le nostre vite cambiarono e presero due sentieri differenti. Jessica Chastain sparì nel nulla, a un certo punto ho pensato che fosse morta, e io me ne sono andato per la mia strada. Sono tornato a fare il lupo solitario, fino a che non mi sono messo con due nani.
No, non intendo una cosa sessuale, purtroppo, visto che non erano affatto malaccio. Mai quanto quel figaccione di Sylvester Stallone, però me li sarei fatti.
Fatto sta che un giorno, quando meno me lo sarei aspettato, ho reincontrato Jessica Chastain, che mi ha salvato dalle botte pesanti che mi volevano rifilare un gruppo di hipster-nerd-radical-chic milanesi. Non so cosa ci facessero dei milanesi nel mondo di Biancaneve, ma così era. Questo gruppetto di hipster scalmanati me le stava suonando perché avevo osato dire che Fermati, o mamma spara con il mitico Stallone è molto più bello di The Tree of Life di Terrence Malick.
Perché, non è così? Io pensavo che tutto il mondo la pensasse come me, e invece loro non erano d'accordo. Pazzi! Fortuna che poi è arrivata Jessica a metterli in riga. Sono stato salvato da una donna?
Ebbene sì, lo confesso. Ora vado a farmi un bel pianto e a mangiare del gelato al cioccolato mentre mi guardo Il diario di Bridget Jones, che è il mio film preferito, ma non ditelo a nessuno!





Eccomi tornato. Tornato al racconto e tornato con Jessica Chastain. Sì, è vero, all'inizio abbiamo litigato, ma poi ci siamo coalizzati contro la perfida Regina Ravenna Theron e contro sua sorella Fregna, volevo dire Freya, la Regina di Ghiaccio, che in pratica è la copia spudorata di Elsa di Frozen. Abbiamo fatto la guerra contro di loro e la pace tra di noi e vissero per sempre felici e contenti. Cioè, noi vivemmo per sempre felici e contenti. Uh, che finale sconvolgente, lo so.
Proprio come quello de Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio, un film di cui si sentiva davvero un enorme bisogno, dopo il bellissimo Biancaneve e il Cacciatore che mi era piaciuto tantissimissimo. Non quanto i film con Stallone, che credo di non aver ancora menzionato in questo post ma d'altra parte è una cosa che non faccio mai, però mi era piaciuto parecchio. Così come questo. Un'ottima pellicola, molto meglio di The Tree of Life, una roba che vado in giro per il mondo a dire quanto faccia schifo, anche se in realtà è solo che non c'ho capito una mazza. Se no per il resto a tratti non mi è nemmeno dispiaciuto. Anche se io ci avrei messo dentro molti più dinosauri e in pratica l'avrei trasformato in Jurassic World 2.
Adesso però miei cari lettori è arrivato il momento di chiudere il post con una delle mie solite perle di saggezza: tutto è bene quel che finisce bene.
Ma quanto cazzo sono profondo?




MrKid




Ah no, dimenticavo la solita bellissima canzoncina per terminare i post.

“La neve che cade sopra di me copre tutto col suo oblio
in questo remoto regno la regina sono io...
Ormai la tempesta nel mio cuore irrompe già
non la fermerà la mia volontà!

Io lo so, sì lo so, come il Sole tramonterò
perché poi, perché poi all'alba sorgerò!
Ecco qua la tempesta che non si fermerà!
Da oggi il destino appartiene a me.”
Serena Autieri - “All'alba sorgerò”








Specchio
Niente male questo post!
Credo sia uno dei migliori che abbia mai letto qui su Pensieri Cannibali.


Cannibal Kid
Uh, bene!
Visto che se mi impegno posso fare anche meglio di WhiteRussian?
E allora adesso te lo richiedo: specchio, specchio delle mie brame, di chi sono i post più belli del bloggame?

Specchio
Sempre di Mr. James Ford.
Mi spiace, ma non si batte.


Cannibal Kid
NOOOOOOOOOOOOOO!
E allora ti dico la verità su questo film: Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio è una cagata pazzesca. È uno dei prequel-sequel più inutili e fallimentari mai realizzati. Ma si può girare un seguito di un film di suo già parecchio modesto e dimenticabile come Biancaneve e il Cacciatore, che pure non si era nemmeno rivelato tutto questo successo a livello commerciale?
No, e infatti questo secondo capitolo si sta dimostrando un floppone colossale, oltre che una notevole schifezza. Sembra di assistere a una puntata brutta di Once Upon a Time, serie che già ho smesso di guardare da parecchio. Ma si può poi far uscire alle porte dell'estate una pellicola intitolata in originale The Huntsman: Winter's War? E soprattutto: chi è quel genio che ha pensato di realizzare un film su Biancaneve, senza Biancaneve? Chi l'ha avuta l'idea? Chi???
Non che l'assenza di Kristen Stewart si faccia sentire così tanto, però certo che il resto del cast non è che si impegni al massimo per farla dimenticare. Chris Hemsworth va beh, lui non ha espressioni, quindi non ci può far niente. Charlize Theron però, dopo essere risultata una villain convincente nel primo episodio, ora pare solo ridicola. Emily Blunt, che di solito è bravina, qui invece è penosa e del tutto fuori parte. A salvare la baracca ci pensa allora la solita immensa Jessica Chastain che, pur inserita in un contesto fantasy da blockbusterone commerciale a lei finora inedito, dimostra grande professionalità e riesce a essere una sorprendente action girl.

"Abbelle Charlize ed Emily, mi spiace ma la più abbella del reame sono io!"

A parte lei, comunque, questo film non ha alcun senso di esistere. Così come tutte queste pellicole favolistiche di cui sono pieni i cinema. Basta fiabe, basta storielle, basta principi, nani, cacciatori e regine, di ghiaccio e non. E basta pure con gli specchi fan di WhiteRussian!


Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio
(USA 2016)
Regia: Cedric Nicolas-Troyan
Sceneggiatura: Evan Spiliotopoulos, Craig Mazin
Cast: Chris Hemsworth, Emily Blunt, Jessica Chastain, Charlize Theron, Nick Frost, Rob Brydon, Alexandra Roach, Sheridan Smith, Sam Claflin
Genere: cacciato (via)
Se ti piace guarda anche: Biancaneve e il Cacciatore, Once Upon a Time, Frozen
(voto 4/10)

Kill Your Friends, il Vinyl degli anni '90

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Kill Your Friends
(UK 2015)
Regia: Owen Harris
Sceneggiatura: John Niven
Ispirato al romanzo: Kill Your Friends di John Niven
Cast: Nicholas Hoult, Tom Riley, Georgia King, Craig Roberts, Ed Skrein, James Corden, Jim Piddock, Rosanna Arquette, Moritz Bleibtreu
Genere: Brit Psycho
Se ti piace guarda anche: Vinyl, American Psycho, My Mad Fat Diary, Trainspotting, Filth – Il lercio


Kill Your Friends. Uccidi i tuoi amici. E uccidi anche i film tuoi amici, quelli che sembrano usciti dritti dai tuoi sogni, come questo Kill Your Friends. Una pellicola ambientata nel mio decennio preferito, i mitici anni '90, e per di più nel mio ambito preferito, quello musicale. Ciliegina sulla torta: il protagonista è un tipo freddo, cinico, apatico, senza sentimenti, di quelli odiosi che piacciono a me.
Ma non importa. Devo tenere fede al titolo del film: Kill Your Friends. Nessun trattamento di favore verso i film amici. E allora che il massacro cominci.

Kill Your Friends non è un film originale, ma proprio per niente. Gli evidenti riferimenti principali nello stile di John Niven, sceneggiatore della pellicola che ha tratto dal suo stesso omonimo romanzo del 2008, sono soprattutto due: Bret Easton Ellis e Irvine Welsh. Io adoro entrambi, ma nessun trattamento di favore, ho detto!

Kill Your Friends è un po' un American Psycho ambientato però non tra i broker anni '80, bensì nell'ambiente discografico della fine degli anni '90. Siamo in piena epoca Britpop ed è l'ultimo periodo d'oro per le etichette discografiche, prima dell'avvento di Napster e di Internet. “Le case discografiche... noi siamo sempre qui” dice, ignaro di quello che sarebbe avvenuto di lì a poco, il protagonista. Protagonista che è una specie di nuovo Patrick Bateman. Un giovane uomo belloccio privo di alcun talento che però ci tiene molto a far carriera. Non perché gliene freghi qualcosa del suo lavoro o della musica, ma solo per la smania di prevalere sugli altri. Un giovane uomo per di più psicopatico e con seri istinti omicidi. Un giovane yuppie che pare uscito dagli anni '80 e da un romanzo di Ellis e che nei 90s si trova piuttosto spaesato.


Nella penna di John Niven c'è poi molto dello stile del connazionale scozzese Irvine Welsh, l'autore di Trainspotting e Filth – Il lercio. Due romanzi/film cui questo Kill Your Friends rimanda in più passaggi. Nell'uso massiccio di droghe, sebbene qui siano coca e pasticche e non ero. Nella colonna sonora bomba che, come in Trainspotting, mixa sonorità Britpop con pezzi dance/electro: dentro ci sono Blur, Oasis, Radiohead, Chemical Brothers, Prodigy... cosa volere di meglio?
In più c'è l'aggiunta di alcuni brani inediti realizzati per l'occasione, in cui si segnalano quelli della fittizia band svedese The Lazies (cantati in realtà da Frida Sundemo), oltre che della girl band simil-Spice Girls Songbirds, e la geniale hit tamarra “Suck My Dick” di Doof.
A mancare rispetto a Trainspotting sono i classici dei decenni precedenti come Iggy Pop, Blondie e Lou Reed. A mancare rispetto a Trainspotting è soprattutto la capacità di rappresentare un ritratto generazionale epocale e così il risultato finale finisce più dalle parti del comunque valido Filth – Il lercio.


Nel suo prendere un po' di Ellis e un po' di Welsh, Kill Your Friends finisce per assomigliare pure a un update anni '90 di Vinyl. Anche in questo caso il protagonista sembra più interessato a farsi di coca dal mattino alla sera, piuttosto che cercare dei nuovi artisti davvero interessanti. Rispetto alla serie creata da Martin Scorsese, Mick Jagger, Rich Cohen e Terence Winter ambientata negli anni '70, all'alba del punk e della disco, non è però presente più nemmeno quel briciolo di voglia di cambiare il mondo a suon di musica. La disillusione tipica degli anni '90 ha ormai preso il sopravvento.


Oltre a non essere originalissimo, Kill Your Friends non si segnala troppo nemmeno per regia o interpretazioni. Dietro la macchina da presa siede Owen Harris, già regista di alcuni episodi di Misfits e Black Mirror, oltre che dell'interessante BBC tv movie The Gamechangers con Daniel Radcliffe nei panni dell'autore del videogame Grand Theft Auto. Il suo stile è ancora piuttosto acerbo e derivativo, in cerca di una sua direzione personale.

Il protagonista Nicholas Hoult, il bimbetto di About a Boy nonché Nux di Mad Max: Fury Road e soprattutto noto per essere l'ex boyfriend di Jennifer Lawrence, è calatissimo. Nelle droghe e nella parte del discografico apatico. Persino troppo calato, visto che la mancanza di emozioni del suo personaggio si manifesta con una mancanza di espressività persino eccessiva. Gli altri personaggi della pellicola poi rimangono sullo sfondo e qualcuno di loro avrebbe meritato maggiore spazio. Soprattutto lo stagista sfigatello appassionato di musica indie interpretato dal buon Craig Roberts (quello di Submarine e della serie tv Red Oaks) e ancora di più la bionda segretaria del protagonista, sexy e inquietante allo stesso tempo, nei cui panni c'è la rivelazione Georgia King (vista nella sitcom The New Normal), che ricorda vagamente la Chloe Sevigny di American Psycho... sì, ancora American Psycho.


Perché questo Kill Your Idols non è per niente originale, l'ho già detto?
E non è niente di fenomenale e io fino a qui l'ho massacrato alla grande, eppure...

Eppure mi è piaciuto. La sua visione è scivolata via come una delle più veloci ed esaltanti di questo primo scorcio d'anno. Sarà che vederlo è stato come uscire insieme a un vecchio amico che conosci alla perfezione e con cui ti trovi perfettamente a tuo agio. Kill Your Idols è un film per me talmente familiare, che l'avrei potuto scrivere io. Se solo mi mettessi a scrivere sceneggiature, invece di stare a perdere tempo con questo blog.
Kill Your Friends.
Kill Your Blog.
(voto 7-/10)

Film attraverso lo specchio

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Questa settimana qualcosina d'interessante nei cinema italiani sembra ci sia.
Non diciamolo però troppo forte, meglio sussurrarlo sotto voce: questa settimana qualcosina d'interessante nei cinema italiani sembra ci sia.
Una cosa invece da gridare ai quattro venti è che il mio blogger rivale FordNON CAPISCE UNA MAZZA DI CINEMA! ANCORA MENO DI ME! E NON È MICA UN'IMPRESA SEMPLICE!
Detto questo, ecco a voi i commenti sulle uscite del weekend offerte apposta per voi dai due blogger cinematografici meno cinecompetenti del mondo.

Alice attraverso lo specchio

"A chi ho rubato il look? A Ford, naturalmente."

Cannibal dice: Prima di vedere il terribile Alice in Wonderland, avrei atteso questo film come Ford attende una nuova pellicola con Sylvester Stallone. O come sua moglie Julez attende la morte di Sylvester Stallone in modo da avere finalmente suo marito tutto per sé.
Dopo aver visto Alice in Wonderland, temo invece questo film come Ford teme il bel cinema. E considerando che a questo giro alla regia non c'è manco Tim Burton, bensì tale James Bobin, ho davvero una paura fottuta!
Ford dice: Alice in Wonderland è stata una delle esperienze cinematografiche più terrificanti degli ultimi anni.
Dubito che questo inutile sequel diretto da un inutile regista possa cambiare le cose. Anzi, potrebbe perfino peggiorarle.

Julieta
"Leggi davvero WhiteRussian??? Ma te sei più matta del Cappellaio Matto!"

Cannibal dice: Non sono un fan assoluto di Almodovar. Tanti suoi film ancora mancano alle mie visioni, però ce n'è uno che ho adorato: Tutto su mia madre. Questo Julieta fin dal trailer me l'ha ricordato parecchio, quindi sono parecchio curioso e fiducioso nei suoi confronti. Certo, se poi Ford dovesse considerarlo un capolavoro, le mia aspettative si ammoscierebbero come il mio pistolino alla vista di un film tutto macho e zero figa stile Expendables.
A meno che non vogliate considerare figa Ronda Rousey e allora state male.
Ford dice: Almodovar mi è sempre stato molto simpatico, ed i suoi film, soprattutto nei primi anni della sua carriera, hanno sempre trovato grande sostegno da queste parti.
Con il successo e la vecchiaia ha finito per ammosciarsi, un po' come il Cannibale, dunque qualche riserva mi resta. Speriamo bene.

Colonia
"Cannibal, lo so che vuoi venire in colonia con me. Lo so..."

Cannibal dice: Colonia non è il film dedicato al profumo di Mister Ford, anche perché secondo lui l'uomo vero ha da puzzà e quindi non ne usa alcuno. Colonia è invece un film ambientato durante il golpe cileno del 1973 e quindi_ “CHE NOIA!”, però ha come protagonista femminile Emma Watson e quindi: “OH YEAH, VISIONE OBBLIGATORIA!”.
Anche se la splendida Emma Watson a livello recitativo è ancora tutta da verificare...
Ford dice: i film legati al golpe cileno ed al dramma susseguente esercitano sempre un fascino particolare, sul sottoscritto. Purtroppo, il sospetto che questo sia solo una versione patinata dei titoli più interessanti girati sull'argomento è importante, un po' come la certezza che il Cannibal sia una versione patinata del fordismo pane e salame.

Somnia
"Si dorme davvero bene con i film consigliati da Ford."

"Già non c'è niente di meglio."

Cannibal dice: Somnia è un film talmente low-budget che hanno persino dovuto tagliare due lettere dal titolo per diminuire i costi.
Il regista di questo lavoro comunque è Mike Flanagan, già autore del sopravvalutatissimo Oculus e presto dietro la macchina da presa di uno dei sequel meno necessari di sempre, Ouija 2. Sono curioso di sapere se su di lui cambierò idea con questo Somnia, oppure se rimarrò fermo sulle mie posizioni. Come nei confronti di Ford, che un tempo trovavo repellente e oggi pure.
Ford dice: Oculus è uno dei film più sopravvalutati del passato recente dell'horror e non solo, capace perfino di mettere d'accordo me e Peppa, impresa più unica che rara.
Non mi aspetto, dunque, niente di buono: che sia segno di una delusione evitata e di una visione sorprendentemente almeno decente?

Pelé
"Forza Juve!"

Cannibal dice: Non sono mai stato un fan di Pelé, così come dei calciatori brasileiri in generale. Ho sempre preferito quelli più freddi e glaciali dalla vecchia Europa. Considerando poi che questo film sui suoi anni della gioventù è prodotto dallo stesso goleador, mi sembra un'autocelebrazione di cui posso anche fare a meno, almeno quanto i post in cui Ford si autocelebra come il miglior papà dell'intero pianeta.
Ford dice: i biopic sponsorizzati dai loro protagonisti mi hanno sempre insospettito in misura anche maggiore di quello scarpone di Cannibal Kid, ma in clima europei di calcio - che senza dubbio verranno seguiti dal Saloon come gli ultimi Mondiali - potrei anche sbilanciarmi in una visione.

Tangerines – Mandarini
"Dite che Ford è più vecchio di me? Beh, come darvi torto?"

Cannibal dice: Candidato nel 2015 agli Oscar e ai Golden Globe come miglior film straniero, questo probabile mattonazzo estone-georgiano sarà anche bellissimo, ma ho voglia di vederlo quanto di ricevere un calcio rotante da James Ford. Sempre che alla sua età riesca ancora a farli senza finire paralizzato.
Ford dice: come dicevo al mio fratellino Dembo qualche sera fa, in questo periodo pre-estivo e con gli impegni lavorativi e da padre che incombono, la mia voglia di spararmi film autoriali da tre ore è di molto sotto lo zero. Recupererò in futuro, magari quando i Fordini saranno preda delle visioni radical dell'adolescenza.

Stella cadente
"Ford dice che, se voglio fare un incontro di wrestling con lui, devo indossare questa. E' proprio una buffonata di sport."

Cannibal dice: Film storico spagnolo su un capostipite dei Savoia. Questa palla allucinante mi sa che non interessa manco a Mr. Ford, ma giusto a Emanuele Filiberto.
Ford dice: Stella cadente, la biografia del tracollo di Pensieri Cannibali e del suo egotico host.

Fräulein - Una fiaba d'inverno
"Dopo il cinepanettone, ecco a voi il cinefiabone!"

Cannibal Kid dice: Una fiaba d'inverno... e questi la fanno uscire il 26 maggio. Evidentemente nella distribuzione italiana lavora della gente con meno sale in zucca di Ford. Pensavo fosse impossibile.
E comunque i film con Christian De Sica non dovrebbero uscire proprio, né d'inverno né d'estate.
Ford dice: Christian De Sica non mi è mai stato antipatico come il suo ex socio Massimo Boldi, ma questa roba proprio non dovrebbe essere distribuita. A meno di non provocare fastidio a Cannibal costringendolo alla visione neanche fosse un action con Stallone.

Una nobile causa
"Ho scommesso tutti i miei averi sulla vittoria di Ford in una Blog War e ho perso tutto. Ma che mi è salto in mente?"

Cannibal dice: Come nobile causa io già concedo l'onore a Ford di essere ospite su Pensieri Cannibali in questa rubrica sulle uscite nei cinema del weekend, voi se volete fare della beneficenza andate a vedervi 'sta roba che se incassa più di 10 mila delle vecchie lire è un miracolo.
Ford dice: una nobile causa è quella che da anni sto perseguendo tenendo occupato e cercando di riabilitare il Cannibale dal suo disagio mentale. Andare anche a vedere questa roba mi parrebbe troppo. Non voglio certo che mi facciano santo.

Il traduttore
"Fuck you and James Ford! Ti serve un traduttore per capirlo?"

Cannibal dice: Altra pellicola semi-amatoriale italiana (ma togliamo pure il semi) della settimana, credo non ci sia bisogno di un traduttore per capire che secondo me si rivelerà una probabile shit.
Ford dice: tradotto nel linguaggio del Cinema vero, una schifezza.

Beyoncé, Zucchero, Annalisa, Motta etc. - La musica di maggio 2016

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Qualcosa si muove. Dopo un inizio d'anno che sarebbe meglio scrivere “danno” tutto attaccato, segnato da varie morti e delusioni, il mondo della musica nelle ultime settimane ha regalato diverse cose interessanti. E non mi riferisco certo all'ultimo disco di Zucchero.
Oltre al nuovo splendido album dei Radiohead, di cui ho già parlato QUI, vediamo cosa è arrivato di buono, e anche di meno buono...

Beyoncé “Lemonade”

Una volta i concept album li facevano i gruppi rock. Adesso le star della musica pop e R&B. I tempi cambiano. Beyoncé ha realizzato un concept album sul tradimento (Jay-Z, brutto porco, cos'hai combinato?), a tratti parecchio rabbioso, e in più ha pure tirato fuori un visual album, visto che ogni brano è accompagnato da un video e tutti insieme vanno a comporre un mini film vero e proprio trasmesso da HBO, mica Rete 4. Il risultato?
Sembra una puntata di Empire diretta da Terrence Malick. In altre parole: 'na figata!
Da buon concept visual album di concezione quasi anni '70, “Lemonade” è un succo che va gustato con attenzione ed è capace di crescere ascolto dopo ascolto, merce rara in un mercato pop (ma non solo pop) concepito per un consumo usa & getta. Devo confessare che al primo listening non è che mi avesse entusiasmato più di tanto, ma poi il disco sale, sale e non fa male. Tra campionamenti di Led Zeppelin, rifacimenti molti personali e molto belli degli Yeah Yeah Yeahs (la splendida “Maps” diventata qui la splendida “Hold Up”) e un'ospitata di Jack White, Beyoncé ha tirato fuori un disco rock travestito da lavoro pop/R&B. Una vera e propria opera d'arte da sentire e risentire. E da guardare e riguardare.
(voto 8/10)



Zucchero “Black Cat”

Ascoltare i dischi di Zucchero mi divertiva un casino. Non perché mi piaccia. Veramente non l'ho mai retto. È però quasi un guilty pleasure sentire i suoi lavori per cercare di capire a chi abbia rubat... intendevo dire a chi si sia ispirato ogni volta. Il suo precedente lavoro “Chocabeck” ad esempio era quasi un tributo ai Coldplay, oltre a gruppi similari come i Keane, a partire dalla copertina, in cui Sugar Fornaciari era vestito uguale a Chris Martin ai tempi di Viva la vida. Solo un pochino meno bello. D'altra parte, lui Jennifer Lawrence non se l'è mica mai fatta. E credo nemmeno una copia di Jennifer Lawrence.
Con il nuovo album Zucchero ha compiuto l'inevitabile passo successivo del suo percorso musicale. Dopo aver copiato tanti, ha deciso di copiare anche se stesso. Un paio di pezzi, “Partigiano Reggiano” e “La tortura della Luna”, a tratti ricordano infatti la sua stessa “Diavolo in me”.
Zucchero comunque anche in questo caso non ha risparmiato di saccheggiare pure i suoi colleghi. Lo stesso faccio io, copiando il collega blogger Andrea, che (a ragione) dice che il singolo “Partigiano Reggiano” ricorda parecchio “Cry Me a River” di Joe Cocker. Solo perché Cocker è morto, comunque, non significa che i legali dei suoi eredi non se ne siano resi conto.





Donatella Rettore che invece è viva e vegeta non ci ha pensato più di tanto ad accusare Sugar di plagio, visto che lo stesso brano riprenderebbe, oltre a Joe Cocker, anche la sua “Kobra”.
Inoltre, pare che “Partigiano Reggiano” sia attualmente la canzone preferita del ministro Maria Elena Boschi, che ha dichiarato che i partigiani veri mangiano solo formaggio Partigiano Reggiano.

C'è però da dire che, a questo giro, Zucchero ha plagiat... ehm, si è ispirato più che altro a brani che non conosco, quindi il divertimento di riconoscere i suoi furt... volevo dire i suoi omaggi per quanto mi riguarda è venuto meno. Considerando poi che, a parte una manciata di pezzi ritmati e allegri, che potrebbero ahinoi diventare tormentoni estivi come “La tortura della Luna” e quel grande inno al pane e salame che sembra uscito dalla pena del mio blogger rivale Mr. James Ford che risponde al nome di “13 buone ragioni”, il resto è una lunga, infinita, lagnosissima serie di ballate pseudo soul deprimenti che si fa fatica ad ascoltare. Altroché divertimento!
Almeno un plagi... cioè una citazione credo comunque di averla notata: l'attacco di “Voci (Namanama Version)” è una specie di rilettura zuccherosa di “Madness” dei Muse, o sbaglio?
(voto 3/10)

Motta “La fine dei vent'anni”

La scena musicale italiana sembra sonnacchiosa, probabilmente è sonnacchiosa per davvero, però ogni tanto esce un lavoro capace di lasciare il segno. Un disco che più che un disco si impone come un manifesto generazionale, o se non altro un manifesto dello stato attuale della musica indie nostrana. È capitato con il disco di debutto di Vasco Brondi alias Le luci della centrale elettrica “Canzoni da spiaggia deturpata”, è successo con “Il sorprendente album d'esordio de I Cani”, l'anno scorso c'era stato Calcutta con il suo “Mainstream”, e ora potrebbe ricapitare con “La fine dei vent'anni” di Francesco Motta, anche conosciuto solo come Motta. Un'opera prima prodotta dall'ex Tiromancino Riccardo Sinigallia che presenta uno stile confidenziale e personale, capace di parlare di se stesso e alla fine di un po' (quasi) tutti noi. Un disco che Enrico Brizzi forse definirebbe “tardo-adolescenziale”, che racconta del passaggio alla fase adulta, della fine dei vent'anni e forse dell'inizio di un nuovo grande cantautore.
(voto 7,5/10)



Cosmo “L'ultima festa”

Altro bel dischetto made in Italy. A differenza di altri colleghi italiani che, dopo un disco d'esordio folgorante, già al secondo lavoro suonano ripetitivi, Cosmo ha il grande merito di aver concesso un ottimo bis. Dopo il buon esordio con “Disordine”, il cantautore di Ivrea nato con il nome di Marco Jacopo Bianchi (pensavate davvero che i suoi genitori l'avessero chiamato Cosmo?) con “L'ultima festa” è andato oltre il debutto e ha realizzato un lavoro perfetto per l'ascolto al termine di una lunga serata. Un disco post-party ideale, con almeno un paio di pezzi cult: la title-track, che rischia di essere un grande anti-tormentone estivo, e “L'altro mondo”, che nel ritornello fa “Anche oggi corro/non ci penso e corro” ed è diventato il mio nuovo inno per fare jogging.
Via, è ora di andare via?
No, non ancora. C'è qualche altro disco di cui parlare.
(voto 7+/10)



Annalisa “Se avessi un cuore”

“Se avessi un cuore” è la canzone che potrei scrivere io, se avessi un posto di lavoro come autore di canzoni. Il resto del nuovo album di Annalisa procede nella stessa direzione del valido singolo title-track. Canzoni electro-pop piacevoli, non troppo lontane dalle parti di quelle di Francesca Michielin, forse l'unica altra cantante commerciale italiana che mi gusta. Il tutto accompagnato da testi che sono più inni alla singletudine che non banali inni all'amore, come forse qualcuno si potrebbe aspettare da una tipa uscita da Amici di Maria de Filippi...
Hey, un attimo: mi sta sul serio piacendo un disco di una tipa uscita da Amici di Maria de Filippi?
No, Maria, io esco!
(voto 6,5/10)




James Blake “The Colour in Anything”

Quello di James Blake è stato descritto, non so più dove e non so più da chi, “loop-soul”. Trovo sia una definizione perfettamente calzante per la sua musica ipnotica. Il suo pregio è questo. Il suo difetto, se proprio vogliamo trovarne uno, è sempre questo. Se il suo nuovo album è ricco di fascino e ha il grande merito di trasportarti all'interno del suo paese delle meraviglie come pochi altri artisti in circolazione, James Blake a questo giro sembra però essere vittima della “Sindrome dell'ultimo Jovanotti” e ha messo dentro al suo terzo disco troppi brani. Un buon lavoro, a tratti grandioso (in particolare i pezzi “Radio Silence” e “Timeless”), peccato solo che alla fine le 17 canzoni suonino un po' ripetitive. D'altra parte la sua è musica loop-soul, e quindi ci può stare.
(voto 7/10)



Travis “Everything at Once”

Un tempo i Travis erano uno dei miei gruppi preferiti. Non che adesso mi facciano schifo, è solo che negli anni l'interesse nei loro confronti è scemato. È una cosa un po' triste, però così è la vita. A cavallo tra la fine dei 90s e i primi anni del nuovo millennio, gli scozzesi avevano tirato fuori due grandi dischi: The Man Who e The Invisible Band, due lavori di splendido artigianato pop venati di una malinconia radioheadiana unita a un'accessibilità alla Oasis, senza la genialità dei primi e senza l'arroganza cafona dei secondi. Non sono mai stati forti a livello di immagine o di marketing, eccezione fatta per il video cult di “Sing”, però in compenso sapevano scrivere grandi canzoni, una su tutte “Why Does It Always Rain on Me?”, diventata un mio autentico inno esistenziale. Gli album degli ultimi anni, pur contenendo qualche buon pezzo qua e là, apparivano invece più spenti e così per un po' li ho accantonati. Adesso sono tornati con un nuovo lavoro che li ripropone in una buona forma, non al loro top, dopo tutto gli anni passano per tutti, però ci si può accontentare. “Everything at Once” a tratti rimanda persino al loro album d'esordio “Good Feeling” e sembra insomma allo stesso tempo sia un riassunto della loro carriera che un nuovo inizio. Bene così.
(voto 7/10)



Marissa Nadler “Strangers”

Vi piace Lana Del Rey e intendo a livello musicale e non, non solo almeno, fisico?
Ecco l'artista che può fare al caso vostro. Si chiama Marissa Nadler, in realtà è in circolazione già da prima che Lana diventasse famosa, ma questo suo nuovo sesto album “Strangers” in particolare rimanda proprio ai pezzi languidi e sognanti della Del Rey. Poi va beh, lei non è figa quanto la collega e quindi non diventerà mai altrettanto popolare, però tutti gli amanti di quel pop retrò lento e avvolgente che sembra uscito da un episodio di Twin Peaks non se la perdano.
(voto 7/10)



Drake “Views”

A un primo ascolto il nuovo album del rapper Drake appare come un monolito monotono.
Al secondo ascolto il nuovo album di Drake appare ancora di più come un monolito monotono.
Dopo un mese di ascolti, sono ormai sicuro: il nuovo album di Drake è il monolito che si vede all'inizio di 2001: Odissea nello spazio. Sono 20 brani che sembrano quasi tutti uguali e suonano quasi tutti noiosi (fatta eccezione per la hit “Hotline Bling” e per la nuova collaborazione con l'amichetta Rihanna in “Too Good”). All'interno di “Views” Drake appare poco ispirato e a tratti sembra quasi la parodia di se stesso. E se ha fatto quest'impressione a me che l'ho sempre apprezzato, figuriamoci l'effetto mortale che può avere sui suoi detrattori.
(voto 5/10)



Death Grips “Bottomless Pit”

I Death Grips si confermano il gruppo più punk in circolazione. E, teoricamente, sarebbero una band hip-hop.
Se i Sex Pistols si mettessero a fare musica oggi, probabilmente ne uscirebbe qualcosa di simile.
(voto 7,5/10)



King Gizzard and The Lizard Wizard “Nonagon Infinity”

Potrebbe essere il disco rock dell'anno. Di quest'anno, anche se sembra uscito dritto dagli anni '70. L'album che hanno tirato fuori questi australiani, una specie di versione più hard-rock e ancora più psichedelica dei Tame Impala, è davvero pazzesco. Una bomba che fa venire voglia di lasciare qualunque altra attività, farsi di LSD e andarsene in giro per il mondo a fare i freakkettoni.
(voto 8/10)



Canzone del mese
Red Hot Chili Peppers “Dark Necessities”

Nonostante l'assenza di Jack John Frusciante, nel nuovo singolo dei Red Hot Chili Peppers si torna a respirare aria di “Californication”. E la cosa non può che farmi piacere, considerando che è il mio loro album preferito. Yeah.



Il peggio del mese
Enrique Iglesias ft. Wisin “Duele el corazon”

Se il verbo “bailar” in tutte le sue coniugazioni venisse vietato per legge insieme alla parola “corazon”, quest'uomo non avrebbe una carriera musicale. E forse non riuscirebbe proprio più ad aprire bocca.

AmHardcore

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Hardcore!
(Russia, USA 2015)
Titolo originale: Hardcore Henry
Regia: Ilya Naishuller
Sceneggiatura: Ilya Naishuller, Will Stewart
Cast: Sharlto Copley, Haley Bennett, Danila Kozlovsky, Tim Roth
Genere: videogammaro
Se ti piace guarda anche: Crank, Lola corre, RoboCop, Chronicle, il video di “Smack My Bitch Up” dei Prodigy
Oppure gioca a: Grand Theft Auto e Doom


Io non ho mai visto un film girato tutto come Hardcore!. Io ho giocato a qualche videogame, soprattutto gli sparatutto alla Doom o quelli criminali alla Grande Theft Auto, che hanno questo stile. Anche se io non è che sono tutto 'sto appassionato di videogame. Io lo ero. Quando io ero un ragazzino, io lo ero. Io adesso non dico che i videogiochi siano roba da poppanti. Io non lo penso. Io penso solo che, personalmente, la mia passione nei loro confronti è andata scemando. Io ho anche il problema del tempo. Quando io mi dedico a una cosa, io lo faccio con tutto me stesso. Io attualmente ho tempo giusto per vedere qualche film, guardare qualche – diciamo anche molte – serie tv, e ascoltare un bel po' di dischi. Io però non riesco più a trovare il tempo di dedicarmi – e intendo in maniera seria – anche ai videogiochi. Io quando giocavo a ISS Pro ad esempio non mi accontentavo di farlo come passatempo e basta. Io volevo diventare un fottuto campione di ISS Pro. E io lo ero, più o meno. È per questo che adesso io & i videogame siamo due mondi separati, è tutta colpa del maledetto tempo.


Io non ho mai visto un film girato tutto come Hardcore!. Io ho però visto dei porno realizzati in questo stile. Io non è che adesso ne ho visti migliaia. Io ne ho visto qualcuno giusto per cultura generale. Io penso che anche il porno sia una forma di intrattenimento degna di rispetto e capace di influenzare anche il cinema cosiddetto “serio” e quindi va conosciuto. Io credo che Hardcore!, non solo nel titolo ma anche nello stile delle riprese, abbia fatto tesoro della lezione dei porno filmati nel cosiddetto P.O.V., che sta per Point Of View, ovvero il punto di vista in soggettiva, in genere del protagonista maschile, proprio come preconizzato negli anni '90 dal film Strange Days.


Io non ho mai visto un film girato tutto come Hardcore!. In compenso ho visto un videoclip musicale realizzato proprio con questo particolare stile. Non mi riferisco a The Stampede (2011) e Bad Motherfucker (2013) della band rock russa Biting Elbows, diretti dallo stesso Ilya Naishuller, il leader del gruppo nonché il regista di Hardcore! cui il film si ispira. Io sto parlando di un video che risale a ben prima, “Smack My Bitch Up” dei mitici Prodigy, girato dallo svedese Jonas Åkerlund nel 1997, quello sì un vero cult, mentre questo film mi sembra giusto un cult mancato, molto mancato. Anche se io voglio segnalare che una frase cult se non altro questo filmetto la regala: “Sei metà macchina e metà fighetta.” Io ho riso molto quando l'ho sentita.



Io non ho mai visto un film girato tutto come Hardcore!, anche se diciamo che, se ci penso bene, io credo di aver visto delle pellicole piuttosto simili. Io ho sentito dire che Hardcore! è il primo film nella storia del cinema girato interamente in prima persona, ma non è che il risultato io l'abbia trovato poi molto distante da mockumentary low-budget come The Blair Witch Project e cloni vari, o come il fantascientifico Chronicle, che questo Hardcore anche nello stile degli effetti speciali digitali richiama abbastanza, solo che qui a me sono sembrati fatti peggio. Io poi, non so se ricordo male, ma mi pare che anche una pellicola del 2007 come Lo scafandro e la farfalla di Julian Schnabel fosse girata praticamente tutta in soggettiva, e forse pure Enter the Void di Gaspar Noé, quindi 'ndo sta tutta sta novità? Io non so allora se Hardcore! è in effetti il primo film tutto girato così, oppure se è giusto una sparata di marketing, manco fossimo dentro uno sparatutto di quelli che la pellicola tanto ricorda. Io penso sia una definizione esagerata. È un po' come se io dicessi che questo post che io sto scrivendo è il primo post interamente in soggettiva della storia di Internet. Io sarò anche un egotomane megalomane, ma non fino a questo punto.

"Hey, fermo, non sparare! Posso sembrare un insopportabile inviato delle Iene, ma non lo sono!"

Io in questo post molto in soggettiva non ho ancora parlato molto del film, ma d'altra parte io sono molto più importante del film, così come nel film la tecnica di ripresa, la scelta dello stile P.O.V., è molto più importante di ciò che racconta. Alla fine io l'ho trovata una pellicola dalla trama piuttosto scontata e in linea con molti altri lavori action, seppure con un tocco sci-fi aggiunto a riprese schi-fi molto movimentate. Per essere una pellicola girata tutta in soggettiva, io ho trovato azzeccata la scelta di alternare le scene più movimentate con dei momenti più quieti, in modo da contrastare “l'effetto vomito”. Peccato solo che nelle scene action io abbia patito parecchio le riprese traballanti e io un paio di liberatori sbocchi durante la visione me li sono fatti. Io ho trovato la trama a metà strada tra RoboCop e Crank, l'adrenalinico action movie con l'action hero Jason Statham, però la vicenda mi è parsa più che altro un pretesto per fare sfoggio di riprese in P.O.V. e la sceneggiatura mi è sembrata come se fosse la missione di un videogame: vai qui, vai lì, passa al livello successivo, sconfiggi il cattivone di turno. A proposito di quest'ultimo, io penso che sia uno dei villain più ridicoli che io abbia mai visto nella storia del cinema e questa non è una sparata di marketing.


Io in Hardcore! il protagonista invece non l'ho mai visto, nessuno l'ha visto, se non per un breve istante, d'altra parte è un film girato in soggettiva e quindi è normale che sia così. Io per ora non ho ancora parlato del protagonista, ma più che altro di me, e se l'ho fatto c'è una ragione, o forse ce ne sono due. Io credo che la prima ragione sia il mio egocentrismo, mentre la seconda è che il protagonista non è che sia proprio il massimo. Io vi dico solo che il protagonista Henry non ricorda di essere sposato con Haley Bennett, attrice bonazza simil-Jennifer Lawrence. Persino io che ho una memoria pessima – faccio fatica a ricordarmi cos'ho bevuto a colazione anche se io faccio sempre colazione con il té – mi ricorderei di una cosa del genere. Io non so come faccia, ma questo Henry non ricorda di essere sposato con Haley Bennett e il piccolo dettaglio che gli abbiano cancellato la memoria io non credo lo giustifichi in alcun modo. Io allora non sono sicuro di molte cose, io non so ad esempio se questo film mi sia piaciucchiato o fatto schifo, ma per certo una cosa io la so: questo Henry evidentemente è un coglione.


Io chiudo questo mio post dicendo che Hardcore! è un filmetto nel complesso bruttarello, che parte sì da uno spunto valido, ma che purtroppo deve fare i conti con una realizzazione così così. Io posso solo immaginare che autentica figata sarebbe stata una pellicola tutta in soggettiva del genere diretta da Alejandro González Iñárritu. Io credo ne sarebbe venuto fuori il Birdman degli action movie. Io invece non penso che il musicista/cineasta russo Ilya Naishuller sia destinato a diventare il nuovo Iñárritu, il suo stile è ancora troppo acerbo, però, considerando che questo è il suo lungometraggio d'esordio, con un po' d'allenamento il ragazzo non può che migliorare e diventare magari un regista decente.
Io quindi voglio dargli un voto d'incoraggiamento:
(voto 5+/10)
però in futuro mi aspetto di più, io.


The Nice Guys (non sto parlando di Cannibal Kid e James Ford)

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Welcome nice readers a un nuovo appuntamento con la rubrica delle uscite cinematografiche settimanali.
Questa settimana la buona notizia è che non escono settordicimila films, ma ne arrivano appena una manciata e qualcuno anche piuttosto promettente. Quali?
Scopritelo insieme a me.

E insieme al mio blogger-nemico Ford, ma solo se proprio volete farmi/farvi del male.

The Nice Guys
"Cannibal e Ford credono di essere più fighi di noi?"
"In tal caso, mi sa che sono solo più ubriachi di noi."


Cannibal dice: The Nice Guys è uno di quei rari casi di film che potrebbero piacere sia a me che a Ford, i due guys meno nice della blogosfera cinematografica. Soprattutto lui non è nice per niente. Un buddy movie che si preannuncia noir e comedy allo stesso tempo e in grado quindi di accontentare entrambi. Purtroppo.
Ford dice: in quest'ultimo periodo, complice la promozione molto pane e salame di Russell Crowe, The nice guys sta finendo per diventare non solo il film più atteso del periodo, ma anche uno dei pochi in grado di mettere d'accordo l'action fordiana ed il taglio finto fighetto del Cannibale.
Cosa che, per una volta, potrebbe perfino non darmi fastidio.

Warcraft – L'inizio
"Ma chissene di Warcraft! A quando una nuova Blog War?"

Cannibal dice: Nerdata fantasy che mi spaventa parecchio. Dal trailer mi sembra la versione porcata de Il signore degli anelli. Ford ne andrà pazzo. Io probabilmente molto meno, anche se il fatto che la regia sia affidata all'ottimo Duncan Jones, il figlio di David Bowie che ha realizzato Moon e Source Code, mi fa sperare che finisca per essere meno peggio di quello che può sembrare a un primo sguardo.
Ford dice: nonostante quello che si può aspettare il mio antagonista, da questa nerdata totale affidata ad un Duncan Jones che mi pare in caduta libera mi aspetto solo male, anche perchè non sono mai stato un grande fan di Warcraft e cose simili.
L'unica cosa che posso sperare, è di essere smentito. E non da Peppa Kid.

Marguerite e Julien – La leggenda degli amanti impossibili
"Io ti amo, come Cannibal ama Ford."
"Quindi mi odi?"

Cannibal dice: Finalmente la mitica Valérie Donzelli, nuova fenomena del cinema francese, ritorna nei cinema italiani, alla faccia di tutti gli anti-radical-chic (per finta?) come Mr. James Ford. Dopo lo splendido La guerra è finita, la regista aveva firmato altri due lavori (Main dans la main e Que d'amour!), che però dalle nostre parti non sono mai arrivati, non mi pare nemmeno in rete sottotitolati. Ora è di nuovo l'ora di rituffarsi nel suo favoloso mondo. Allez!
Ford dice: La guerra è finita, ai tempi esaltato da Cannibal come una specie di piccolo Capolavoro, al Saloon è passato come uno dei titoli d'autore più sopravvalutati degli ultimi anni, una roba finto radical in realtà buonista come poche. Dunque la mia fiducia nella Donzelli e in questo suo nuovo lavoro è perfino minore di quella che continuo a nutrire per il mio antagonista.

Eddie the Eagle – Il coraggio della follia
"Che il potere di Wolverine sia con te."
"E con il tuo spirito."

Cannibal dice: Per bilanciare il ritorno della regina della nouvelle-nouvelle vague francese, ecco che il karma mi punisce con l'arrivo di una fordianata inverosimile. Un film sportiveggiante probabilmente recitato da cani con Hugh Jackman. Per cimentarmi nel mio sport preferito, quello della stroncatura, potrei però decidere di guardarlo.
Ford dice: pellicola sportiva da outsiders che potrebbe rivelarsi la sorpresa di una settimana certo non esaltante, almeno sulla carta. Speriamo non si riveli un vero e proprio salto nel vuoto in pieno stile Cannibal.

Miami Beach
"Sembra che stiamo in vacanza, ma in realtà stiamo lavorando seriamente."
"Ahahah! Questa è più divertente di tutte le battute presenti nel film."

Cannibal dice: I Vanzina alle prese con il cinevacanzone estivo. Se ne sentiva il bisogno?
No, almeno quanto l'opinione di James Ford sul cinema di Lars von Trier e di Terrence Malick.
Ford dice: Vanzina? Cinepanettone estivo? Quasi peggio delle sparate di Cannibal!

Tra la terra e il cielo
"Ma che ci vai a fare a Lodi da quel Ford? Stai qua a Casale, che è meglio."

Cannibal dice: Pellicola indiana che non sembra troppo malvagia, però da dire ciò al vederla ne passa. Come tra la terra e il cielo e come tra me e Ford.
Ford dice: pellicola di nicchia che non mi dispiacerebbe recuperare, se dovessi averne la possibilità. Sperando che sia uno di quei presunti mattonazzi tanto odiati dal mio rivale.

3 giorni dopo
"Ah regà, mi spiace ma, se avete deciso volontariamente di vedere un film consigliato da WhiteRussian,
poi perdete il diritto di chiedere indietro i soldi se vi ha fatto schifo."

Cannibal dice: Film giovanile ambientato a Roma che potrebbe rivelarsi decente. Peccato che il forte sapore di amatorialità che si sente fin dal trailer faccia calare le sue quotazioni, manco fosse una recensione positiva su WhiteRussian.
Ford dice: di recente mi pare di aver parlato fin troppo bene del Cinema italiano, dunque penso mi prenderò una pausa, per evitare che diventi un'abitudine spiacevole quanto leggere le opinioni del mio antagonista.

Codice 999, la recensione che dà i numeri

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Codice 999
(USA 2015)
Titolo originale: Triple 9
Regia: John Hillcoat
Sceneggiatura: Matt Cook
Cast: Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor, Anthony Mackie, Woody Harrelson, Aaron Paul, Clifton Collins Jr., Norman Reedus, Kate Winslet, Gal Gadot, Teresa Palmer, Michael Kenneth Williams
Genere: heist movie
Se ti piace guarda anche: The Town, Inside Man, Point Break, Killing Zoe, Training Day

Oggi per la recensione di Codice 999 do i numeri.
Più del solito, intendo.


0
I segni particolari di questa pellicola rispetto ad altre dello stesso genere. Quale genere?
L'heist movie, il cosiddetto film di rapine, quello in stile The Town o Killing Zoe, ben più riusciti di questo. Con l'aggiunta di echi da qualunque pellicola criminal/poliziesca in generale.

2
I poliziotti onesti presenti in questo film. A voi scoprire chi saranno.


1
Il poliziotto onesto e che non ammazza nessuno che rimane alla fine del film. A voi scoprire chi sarà.


3
parole: sole, cuore e amore, che nulla hanno a che fare con questa pellicola oscura, per niente sentimentale e senza cuore.


3 (bis)
Le grandi interpretazioni di Kate Winslet quest'anno.
Quella in Steve Jobs, per la quale ha ottenuto un Golden Globe magari esagerato, ma una nomination agli Oscar meritata. La statuetta poi giustamente è finita tra le belle manine di Alicia Vikander per The Danish Girl.
Il meglio quest'anno Kate Winslet l'ha però offerto in The Dressmaker – Il diavolo è tornato, in cui per altro è manza come non mai.
In Codice 999 invece appare giusto brevemente e la sua performance da mafiosetta russa è inferiore alle due precedentemente citate, però se la cava più che bene, considerando che non è manco russa ma made in Britain al 100%. Sarebbe stato interessante ascoltare il suo lavoro sull'accento, però per una volta non ho visto la pellicola in lingua originale e il doppiaggio italiano ci regala la solita stereotipata parlata russa alla Ivan Drago.
E comunque qua è forse ancora più manza che in The Dressmaker.


4
tra le facce più da galera offerte dal cinema e dalla tv di oggi presenti contemporaneamente in questo film:

1) Aaron Paul

2) Norman Reedus

3) Anthony Mackie

4) Ultimo, ma non ultimo, Clifton Collins Jr., uno che, se lo incontrassi per strada, gli lascerei immediatamente il mio portafogli ancor prima che me lo chieda.
In questa frase ho usato tutti i congiuntivi in maniera corretta?
I don't think so.


5
I film girati dall'australiano John Hillcoat finora prima di Codice 999:
3 quelli che non ho visto: Ghosts... of the Civil Dead, To Have & to Hold e La  proposta.
2 quelli che ho visto prima di Codice 999 e che mi hanno lasciato un po' così così. Non male The Road, però un po' noiosetto, e molto ma molto noioso Lawless, nonostante la presenza di Jessica Chastain, e ho detto tutto.
E poi c'è Codice 999. Pellicola che parte bene, con un'ottima scena di rapina, e poi si ammoscia clamorosamente, salvo riprendersi in una parte finale che torna a riaccendere l'interesse. Il tutto è però condotto in maniera prevedibile, senza mai scostarsi di una virgola dai canoni classici della pellicola criminal/poliziesca. Tutto già visto e stravisto.

18
Le ore in cui ho iniziato a vedere questo film. Ve l'ho mai detto che è un mio piccolo guilty pleasure guardare pellicole prima di cena, ovviamente quando ho tempo di farlo?
Dopo cena c'è il rischio dell'abbiocco, prima invece si può seguire il film più svegli. Gustarsi una pellicola come aperitivo non è niente male, insomma.
Vivevate benissimo anche senza che ve lo dicessi, vero?

47
'O Muorto (Il morto)
ATTENZIONE SPOILER
Dopo appena pochi minuti di film, e dopo essere apparso brevemente giusto in una manciata di scene, uno degli annunciati protagonisti viene subito fatto fuori: si tratta di Norman Reedus.


48
'O Muorto che pparla (Il morto che parla)


FINE SPOILER

78
'A bella Figliola (La prostituta)

Gal Gadot in questo film ha il ruolo di una tipa russa dai facili costumi. Non so se faccia proprio la prostituta/escort di professione, però il fatto che mi sia venuto il dubbio in proposito significa che prima o poi nella sua vita l'avrà fatta. Intendo il personaggio del film, non Gal Gadot, che per altro è un'attrice israeliana.
A questo punto mi chiedo: dovevano proprio prendere un'israeliana come Gal Gadot e un'inglese come Kate Winslet per queste due parti?
Attrici russe manze proprio non ce n'erano?
I don't think so, again.


79
'O Mariuolo (Il ladro)

Questo film di ladri è pieno. Quasi quanto il Parlamento italiano.

Cannibal Kid che fa satira politica?
Uuuh, il Governo trema!

110 e lode
Il voto al solito grande idolesco Woody Harrelson.


666
Il numero del Diavolo.
Che c'entra con 'sto film?
Niente, però mi andava di metterlo, e che Diavolo!

999
Il codice della polizia a stelle e strisce che scatta quando un agente è a terra. In quel caso, tutti gli altri sbirri convergono sul luogo della sparatoria, lasciando così scoperte le altre zone, che possono essere colpite da qualche ladruncolo astuto.

6
Il voto di Pensieri Cannibali al film Codice 999.
Un onesto “heist movie”, ma nulla più. Che poi definire onesto un film di rapine non è una cosa ironica? Isn't it ironic, don't you think?

1996
L'anno in cui usciva il video di “Ironic” di Alanis Morrissette.

Zootropolis, le conigliette sono sempre le migliori

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Zootropolis
(USA 2016)
Regia: Byron Howard, Rich Moore
Sceneggiatura: Jared Bush, Phil Johnston
Genere: animalo
Se ti piace guarda anche: Inside Out, Kung Fu Panda, Frozen

Devo essere il primo. Il primo coniglio che diventa poliziotto?
No, quella è la storia che racconta il film. Io devo essere il primo blogger a parlare male di Zootropolis.
Ce la posso fare?
Nessuno può mettere Cannibal in un angolo. Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Neanche a me. Ok? Se hai un sogno tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto.

Quando esce un nuovo lavoro Disney stanno tutti a gridare al “Capolavoro!” ed è successo pure in questo caso. Tutti come pecorelle a dire che “Beeeh-llo, che beeeh-llo!” e io che sono un lupo cattivo “Auuuuuuuuuuuuuu!” non ci volevo credere. Quando la gente grida al “Capolavoro!” per un nuovo Disney, io penso che le possibilità sono due:

1) Disney li ha pagati per farli dire ciò. Con soldi, visto che ne è piena, Zootropolis ad esempio ha già incassato circa un miliardo di dollari nel mondo. Oppure con pupazzi tenerosi. Se ti regalano un pupazzo teneroso di uno dei loro personaggi tenerosi, come fai poi a parlare male di un loro film?


2) La generazione dei critici e del pubblico di oggi non è più quella di una volta, cresciuta a randellate in testa e deprimenti film neorealisti. È una generazione cresciuta a pane, Nutella e pellicole Disney, quindi è mentalmente programmata per adorare questo genere di pellicole, che la fanno tornare, o sarebbe meglio dire regredire, allo stato infantile. Quando guardi un film Disney, è come se avessi ancora 7 anni e cantassi: “Once I was seven years old my momma told me, go make yourself some friends or you’ll be lonely”, come quel cazzo di gruppo danese di cui tra un anno non ci ricorderemo più manco il nome, anzi ce lo siamo scordati già adesso, ma che per il momento ha fatto una bella canzone.

Fin dalla prima scena, Zootropolis fa di tutto per farci regredire allo stato infantile, mettendo in scena una rappresentazione teatrale con dei piccoli cuccioli. E come si fa a resistere a una rappresentazione teatrale con dei piccoli cuccioli?
Bisogna essere dei mostri. Dei predatori. Oppure bisogna essere astuti, astuti come delle volpi.
Io che non sono astuto manco quanto un tenero coniglietto indifeso ci sono cascato in pieno. Fin da subito ho ceduto alla storia della coniglietta che vuole diventare poliziotta anche se ciò non è mai successo nella storia dell'animalità. È impossibile non identificarsi in lei, nel suo voler sfidare le maledette convenzioni comuni, i pregiudizi, i bulletti che ti dicono che certe cose non puoi e non devi farle. A tutti è capitato di avere a che fare con dei bulletti, nel corso della propria vita. Persino ai bulletti stessi che, prima di diventare tali, se la sono dovuta vedere con dei bulloni. Alla Disney, che è piena di gente astuta più delle volpi, sanno esattamente quali tasti premere.
Vogliamo poi parlare di quanto sia geniale la mossa di mettere come protagonista una coniglietta?
Andiamo, tutti adorano le conigliette.


Le idee geniali presenti all'interno di Zootropolis non finiscono però qui. Nei film Disney, e ormai più in generale in tutte le pellicole d'animazione, inseriscono quasi sempre quel personaggio minore che, almeno per una scena, ruba la scena ai protagonisti e diventa quello più citato e imitato al termine della visione dal pubblico, e non solo dai più piccoli. In questo caso tocca al bradipo Flash che lavora alla motorizzazione. Le sequenze in cui compare sono fa-vo-lo-se. Non saranno qualcosa di mai visto, visto che in Monsters University la lumaca giocava un ruolo simile, però sono comunque qualcosa di irresistibile.

"Bradipo Flash, qual è il tuo sito preferito?"

"Il...
mio...
sito...
preferito..."

"Nick, scommettiamo che è Pensieri Cannibali?"
"Non ne sarei così sicuro, coniglietta."

"è...
questo...
qua..."

"E sarebbe?"

"Il...
mio...
sito...
preferito...
si...
chiama...
pens..."

"Visto? Sta per dire Pensieri Cannibali!"
"Aspetta..."

Allora...
si...
chiama...
penso...
Le...
maratone..."

6 ORE DOPO...

"Le...
maratone...
di...
un...
bradipo...
cinefilo!"

"Tutto il giorno per dire un sito che non è attivo da mesi?"
"AHAHAH, ben ti sta a te e al tuo amato Pensieri Cannibali!"

"Bradipo...
anche...
se...
sei...
più...
lento...
di...
me...
torna...
a...
scrivere...
per...
favore!"

Fantastica pure la scena della protagonista che accende la radio e tutte le stazioni passano canzoni deprimenti. Un'altra piccola grande trovata è poi quella del banchetto dei film tarocchi.


Il tocco in più di Zootropolis è inoltre quando non gioca soltanto a far regredire lo spettatore allo stadio infantile, ma quando gli fa pensare di essere di fronte a una pellicola non solo per bambini, ma anche e soprattutto per adulti. In Zootropolis è presente una forte componente politica e al centro della sua storia mette chiaro e tondo un bel messaggio anti razzista. “È sbagliato marchiare tutti i predatori come selvaggi”, si dice nella pellicola e i riferimenti all'attualità si possono trovare in maniera evidente. Banali? Può darsi. Buonisti? Probabile. Io comunque farei vedere a ripetizione questo film a mo' di cura Ludovico a Donald Trump e Matteo Salvini.

E quindi?
Zootropolis è sembrato anche a me un filmone?
Invece di ululare come un lupo cattivo: “Auuuuuuuuu!” sto pure io a gridare al “Capolavoro!”?

Giammai! Avevo promesso che sarei stato il primo blogger a parlare male di Zootropolis e io le promesse le mantengo. I miei sogni, per quanto ridicoli possano essere, cerco di trasformarli in realtà. E allora non starò a stroncare Zootropolis perché è oggettivamente impossibile: la coniglietta è trooooooooppo teeeeeenera e il bradipo è un mito e alla fine si vuole bene pure alla volpe. Il film nel suo complesso inoltre fa ridere spesso, emoziona, è un ottimo intrattenimento che scivola via con piacere e fa persino riflettere.
Qualcosa però non va, e va detto. Tutta questa perfezione è persino eccessiva. L'alternarsi di momenti più movimentati con altri più quieti, di risate con momenti toccanti, di personaggi da amare con altri da odiare è così impeccabile che la sensazione di un prodotto costruito a tavolino apposta per piacere a tutti durante la visione diventa sempre più certezza. Zootropolis centra il suo obiettivo, quello di piacere a tutti, persino a me, eppure quella sensazione non va via...

Ci sono alcune cose poi che io avrei evitato: le scene di inseguimento, immancabili in tutte le produzioni Disney, io le avrei tagliate diciamo del 100%. Il personaggio del bovino fattone inoltre è francamente imbarazzante. Non ho capito se è per colpa del doppiaggio italiano di Paolo Ruffini, cosa probabile, però fa davvero pena.

"Questo film m'è piaciuto abbestia!"

La parte poliziesca della pellicola poi è piuttosto scontatella e la citazione de Il Padrino sarà anche simpatica e tutto e funziona sempre, però quanto è scontata? Era possibile citare un film e un personaggio più noti?
Credo di no.


Ultima cosa: la popstar Gazelle, alias spottone per rilanciare la carriera di Shakira, era proprio necessaria? La canzone “Try Everything”, benché scritta dall'ottima Sia, è piuttosto insopportabile. Eppure alla fine, quando tutti i fantastici personaggi della pellicola la ballano, finisci anche tu a canticchiarla e ti rendi conto che non c'è niente da fare. Disney, ti odio poi ti amo poi ti amo, poi ti odio, poi ti amo, sei grande, grande, grande come te sei grande solamente tu. Disney, sei diabolica. Disney, sei il bullo che ci dice cosa dobbiamo fare e che cosa ci deve piacere e noi possiamo opporci finché vogliamo, ma alla fine vinci tu.
(voto 7-/10)

E ora tutti a ballare e a cantare con questa bestialità di canzone di Shakira/Gazelle!

Bambini, arriva l'estate: tutti in Colonia con Emma Watson

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Colonia
(Germania, Lussemburgo, Francia 2015)
Regia: Florian Gallenberger
Sceneggiatura: Torsten Wenzel, Florian Gallenberger
Cast: Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps, Jeanne Werner
Genere: colonizzato
Se ti piace guarda anche: The Lobster, The Path, The East

Ecco a voi la sinossi di Colonia:

La colonia estiva è una struttura situata presso località marine o montane destinata al soggiorno di bambini e adolescenti che vi svolgono attività ludiche e ricreative.

No, scusate. Ho sbagliato. Ecco a voi la vera sinossi di Colonia:

L'Acqua di Colonia si differenzia dall'Eau de Toilette così come dall'Eau de Parfum per la differente quantità di essenza di profumo: essa, infatti, ne contiene dal 3% al 5%.

Pardon. Mi sono confuso un'altra volta. Adesso vi metto quella giusta:

Il film Colonia racconta la storia di Lena e Daniel, una giovane coppia che si trovava in Cile durante il sanguinoso colpo di stato di Pinochet del 1973: lui verrà sequestrato dalla polizia segreta del Generale, lei dovrà andare alla sua ricerca. Lo troverà in una zona misteriosa nota come Colonia Dignidad, dove opera una misteriosa setta che, di fatto, gestisce una prigione.

Dopo averla letta, ho pensato: “Non guarderò mai questo film!”. Per quanto No – I giorni dell'arcobaleno con il mio attore messicano preferito Gael García Bernal fosse un lavoro molto interessante, rigettarmi di nuovo nel periodo della dittatura cilena di Pinochet non è che fosse tra le mie priorità nella vita.
Dopo aver saputo che la protagonista femminile sarebbe stata Emma Watson mi sono però detto: “Sarò il primo al mondo a guardare questo film!”.


Le cose poi non sono andate proprio così, ma appena ne ho avuto la possibilità mi sono sparato una visione di questo Colonia. E com'è?
Per prima cosa: chissenefrega del film. La domanda importante da porsi semmai: com'è Emma Watson?
Lo so che è una domanda retorica. Lei è sempre splendida, ok, però c'è da parlare dei cambi di look di Emma all'interno della pellicola.
Si apre con una Emma Watson in versione hostess: mamma mia, che roba! Una fantasia erotica trasformata in realtà. Il massimo sarebbe vederla anche in versione infermierina e anche in quella segretaria porca, ma per il momento ci possiamo accontentare.


Dopodiché c'è una Emma Watson più sexy che mai in una scena soft-porno - purtroppo molto soft e poco porno - con il protagonista maschile Daniel Brühl. Chi è Daniel Brühl?
Ci sta un chissenefrega – parte seconda. E comunque è quello di Goodbye Lenin e quello che ha fatto Niki Lauda in Rush, andiamo che tanto lo sapevate già.
Va detto che chi si aspetta di vedere Emma Watson nuda, anche questa volta così come in Regression rimarrà deluso parecchio, e si dovrà accontentare delle chiappe di Daniel Brühl. Non è proprio la stessa cosa. Comunque sempre meglio vedere le chiappe di Daniel Brühl che assistere a Gerard Depardieu nudo, ve lo assicuro.

Nel corso di queste scene possiamo assistere al superpotere di Emma Watson. Daniel Brühl ad esempio non vuole parlare in pubblico, lei però gli dice: “Parla” e lui parla.
In una scena sequente Daniel Brühl non vuole rispondere al telefono, perché ha paura che all'altro capoci sia sua madre rompicoglioni, lei gli dice: “Rispondi” e lui solleva la cornetta immediatamente.
Non si può insomma resistere a Emma. Se ti dice di fare una cosa, tu la fai e basta.


I primi 15/20 minuti di Colonia sono in pratica smielatissimi e per tutto il tempo si passa a tirare le maledizioni a Daniel Brühl perchè si fa Emma Watson. Poi capita che tutte queste maledizioni vadano in porto e lui... oops, viene arrestato dal neo regime di Pinochet che ha appena fatto un colpo di stato – cose che capitano – e viene portato in un posto che si chiama Colonia Dignidad, anche nota come Villa Baviera, che da un nome così ti aspetti sia un posto in cui farti una vacanza stile colonia all'interna di una villa di lusso in cui viene servita birra direttamente dalla Baviera dal mattino alla sera. In realtà si tratta di una setta. Non una setta satanica, bensì qualcosa di molto peggio: una setta cristiana.

"Lui è il tipo che si è fatto Emma Watson."
"Deve pagare per questo. Portatelo via!"

Siccome Emma Watson non è una semplice donna, bensì una Santa, e forse una Divinità, dopo aver passato giorni deprimenti a cantare “Take My Brühl Away” decide di infiltrarsi di sua spontanea volontà all'interno di questa setta, per cercare in qualche modo di salvare l'amato (da lei, da me invece odiato) Daniel Brühl. Ce la farà? Io non vi svelo niente. Vi ricordo solo di non sottovalutare mai i superpoteri di Emma Watson.
A questo punto assistiamo a un radicale cambio di look di Emma Watson, che si infiltra nella setta cristiana vestita da suorina e da bifolca campagnola.
Mamma mia, è figa pure così!

"Allora raga, che fate per divertirvi da queste parti?"
“Lavoriamo, preghiamo e andiamo a dormire.”
“Che sballo, molto meglio di Hogwarts!”

Per quanto sia agghindata in maniera super castigata che al confronto Suor Germana sembra una pornostar e segua ogni ordine che le impartiscono, in questa Colonia Zero Dignidad la maniera più gentile in cui viene chiamata è: “Puttana pigra!”.

"Sei solo una puttana pigra!"
"Prega che Cannibal Kid non abbia sentito quello che mi hai detto..."

A questo punto le maledizioni passano dal povero Daniel Brühl che ormai, dopo tutte le torture subite, sembra lobotomizzato – e ho detto sembra – ai membri della Colonia, capitanata da Michael Nyqvist, l'uomo che odia le donne e pure le Sante donne come Emma Watson e che qui vorrebbe apparire minaccioso, ma finisce soltanto per risultare ridicolo. Il problemino di questo film, oltre al fatto di avere una regia anonima da sceneggiato televisivo, è che, benché sia tratto da fatti realmente avvenuti, a tratti è così eccessivo e assurdo da apparire involontariamente comico.
Colpa di Michael Nyqvist, sia ben inteso, e ancor di più della capa del dormitorio femminile, e non certo di Emma Watson, che qui riscatta la mediocre – e da suo groupie sono ancora stato buono – prova recitativa di Regression e offre una buona interpretazione. E se non siete d'accordo occhio, che chi parla male di Emma Watson rischia di finire torturato nella Colonia Cannibalad!
(voto 6/10)

The Movie Demon

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Questa settimana nei cinema italiani potrebbe avvenire un piccolo miracolo.
Il mio blogger-nemesi Mr. James Ford viene bandito da ogni sala nazionale, e mondiale?
No, quello sarebbe un grande miracolo. Il piccolo miracolo a cui mi riferisco è il fatto che per una volta le pellicole in uscita non mi fanno schifo e, anzi, mi vanno venire voglia di vederle. Tutte, a parte una. Scoprite quali dovrebbero meritare e quale invece no qua sotto.

The Neon Demon
"Ford, demone del cinema, smettila di dire buddhanateeeeee!"


Cannibal dice: Cult dell'anno o diludendo dell'anno?
Il nuovo film del fenomeno danese Nicolas Winding Refn, talento visivo purissimo ma più discontinuo come sceneggiatore, sembra una cannibalata coi fiocchi. Un thriller horror stile Il cigno nero/Mulholland Drive ambientato nel patinatissimo mondo della moda. All'ultimo Festival di Cannes è stato però accolto tra i fischi dai critici...
Ma mai fidarsi dei critici. Prendete Ford, ad esempio.
Ford dice: Refn è uno dei pochi registi in grado di mettere quasi sempre d'accordo perfino il sottoscritto e Peppa Kid, seppur per motivi diversi. Quest'ultimo Neon Demon, fischiatissimo a Cannes, appare come un rischio per il sottoscritto ed una conferma per il mio antagonista. Sarà davvero così? Solo le rispettive recensioni potranno svelare l'arcano.

Now You See Me 2 – I maghi del crimine
"E ora per magia farò sparire Mr. Ford e farò comparire Emma Watson."
Sim sala bim!

Cannibal dice: Il primo Now You See Me mi era sembrato un prodotto d'intrattenimento valido e molto piacevole. Di un secondo capitolo non sentivo tutto questo bisogno, ma comunque credo lo vedrò. E chissà che la mossa di prendere l'ex Harry Potter Daniel Radcliffe per contrastare i maghi del crimine non si possa rivelare azzeccata quanto quella di prendere uno che non capisce nulla di cinema come Ford per contrastare un cineincompetente come me.
Ford dice: il primo Now you see me si era rivelato, ai tempi, un buon intrattenimento, conquistando soprattutto Julez. Questo sequel non appariva davvero necessario, ma chissà che non abbia le potenzialità di stupire quasi quanto una promozione di Cannibal rispetto ad un film Disney. Staremo a vedere.

Friend Request – La morte ha il tuo profilo
"Hey, t'è arrivata una richiesta d'amicizia da Mr. James Ford."
"Non è possibile! Quello pensa che Facebook sia un libro scritto da un tizio che si chiama Face..."

Cannibal dice: Stalker-thriller-horrorino tedesco a tematica informatica con protagonista la bella Alycia Debnam-Carey di Fear the Walking Dead?
Probabilmente sarà una boiata, ma come fresca e disimpegnata visione estiva ci sta tutta!
Ford dice: merdina horror degna del mio rivale che mi risparmio volentieri. Estate sì, ma non così.

L'uomo che vide l'infinito
"C'è il sole e te ne stai con l'ombrello aperto? Cerchi di essere più fuori dal tempo e più fuori di testa di Ford?"

Cannibal dice: Io sono l'uomo che vide l'infinita mancanza di buon gusto in Ford. Quanto al film L'uomo che vide l'infinito, nonostante la presenza del da me odiato Jeremy Irons e una regia di quelle che dal trailer sembrano da fiction tv, è una di quelle pellicole su un matematico geniale tra A Beautiful Mind e La teoria del tutto che una visione dalle mie parti dovrebbero riuscire a guadagnarsela.
Ford dice: prodotto che pare assolutamente trascurabile nonostante il suo protagonista, degno giusto di un passaggio su Pensieri Cannibali non tanto per affinità di geni quanto per affinità di squilibri.

Cristian e Palletta contro tutti
"Questa è la fine che faremo fare a Cannibal e Ford dopo che avremo letto le loro recensioni..."

"...oppure questa!"

Cannibal dice: Dal titolo e dalla locandina sembrerebbe una poracciata... Eppure la presenza del sempre ottimo Libero De Rienzo e di Pietro Sermonti from Boris come protagonisti mi fa ben sperare. Così come l'assenza di James Ford.
Ford dice: se fosse per il titolo o per l'apparenza diffiderei di questa roba tanto quanto dei pareri di Cannibal. De Rienzo e Sermonti, però, inaspettatamente incuriosiscono. Staremo a vedere.

In nome di mia figlia
"Agente, avete arrestato Ford per un attentato?"
"Sì, con le sue recensioni ha attentato alla salute mentale del povero Cannibal Kid."

Cannibal dice: La storia di un padre disperato ma no, non si tratta di Puff Daddy Fordy. È una pellicola francese con Daniel Auteuil e io al cinema francese faccio fatica a dire no. Ma com'è che i film di questa settimana me li vorrei vedere tutti?
Ford dice: Auteuil non mi dispiace, la tematica neppure. Ma il Cinema francese, soprattutto in vista dell'estate, è lontano da me quasi più delle opinioni di Cannibal Kid. Rimandato a settembre.

Ciao Brother
"Lo vedete 'sto qua? C'ha una faccia da pirla peggio di Ford!"

Cannibal dice: I film di questa settimana me li vorrei vedere tutti... tranne questo. Una pseudo pellicola con due tizi che a quanto pare provengono da Zelig, il programma meno divertente nella storia degli show comici. Più che Ciao Brother, Goodbye Brother. E, già che ci siamo, Goodbye Ford!
Ford dice: mi sarei stupito se, in una settimana di programmazione in sala, non si fosse fatta sentire la solita stronzata made in Italy con presunti comici presi a caso come protagonisti. Senza dubbio facciamo più ridere io e Cannibal.

La felicità è un sistema complesso con un panino, la felicità

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La felicità è un sistema complesso
(Italia 2015)
Regia: Gianni Zanasi
Sceneggiatura: Gianni Zanasi
Cast: Valerio Mastandrea, Hadas Yaron, Giuseppe Battiston, Filippo De Carli, Camilla Martini, Domenico Diele, Maurizio Donadoni, Teco Celio, Daniele De Angelis
Genere: felice
Se ti piace guarda anche: Chiedimi se sono felice, La ricerca della felicità, Into the Wild – Nelle terre selvagge, I sogni segreti di Walter Mitty

Il mio rapporto con il cinema italiano è un sistema complesso. È un sistema di tipo amoreodio. Con le cose italiane in generale è così. Siamo nemiciamici come Susan Sarandon e Julia Roberts. Con la musica italiana devo dire che la relazione pende più dalla parte dell'odio. Il fatto è che il pop e il rock poco si adattano alla nostra lingua. È una questione di fonetica. L'italiano va molto meglio ad esempio con la lirica. Il problema è che io ooodio la lirica. Ciò nonostante, quando le parole riescono a trovare un loro posto nella musica, può succedere qualcosa di magico e alcune canzoni italiane possono arrivarmi persino più di quelle in inglese. O quasi. Lo stesso vale per le persone e per la cultura italiana nel loro complesso. Da una parte sto dalla loro parte, faccio il tifo per loro, grido: “Forza Italia!”... anzi no, quello mai. Dall'altra invece sono ipercritico nei loro confronti. A volte attraverso periodi di vero e proprio ripudio verso di loro. E adesso?

"Anche fare le bolle di sapone è un sistema complesso."

Adesso no. Adesso è uno di quei periodi in cui le cose italiane mi piacciono. Non so neanche bene perché. È una cosa che mi sentire strano. Mi fa sentire sporco. Il nazionalismo è una cosa che non mi appartiene. Attualmente però mi sento di stare dalla nostra parte, dalla parte degli italiani, almeno per quanto riguarda il cinema. Quando sento dire: “Il cinema italiano di oggi fa schifo” credo che sia detto o da persone che di cinema ne capiscono ancora meno di me, o da persone che sono rimaste indietro di qualche anno e non si sono rese conto che la scena attuale propone un sacco di cose interessanti.
A livello di registi credo che, oggi come oggi, possiamo vantare alcuni dei maggiori talenti visivi in circolazione. Io non vedo tanti paesi, osannati Usa compresi, che hanno dei fenomeni dietro la macchina da presa come noi. Adesso non sto a ripetere i soliti nomi perché non c'ho voglia, però, parlando esclusivamente di aspetto estetico, di capacità nel far parlare le immagini, di gusto per la (grande) bellezza, i nostri registi non sono secondi a nessuno. E non sto parlando dei Vanzina o di Neri Parenti, echeccazzo.
E no, nemmeno del “regista” Paolo Ruffini.

Ho fatto il solito pippone introduttivo che si è dilungato troppo e che avevo già fatto parlando di Non essere cattivo di Claudio Caligari e quindi se volete approfondire il mio rapporto con il cinema italiano – anche se non vedo perché una persona sana di mente dovrebbe provare il desiderio di farlo – vi rimando a quel paesea quel post. Il fatto è che, da allora, le cose sono ancora migliorate. I due film che mi sono piaciuti di più visti negli ultimi tempi sono due lavori made in Italy: A Bigger Splash di Luca Guadagnino – di cui parlerò a breve – e La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi, già autore di Non pensarci che non avevo visto, visto che era uscito in uno di quei periodi in cui il cinema italiano lo ripudiavo, e che a questo punto mi sa che mi tocca recuperare. Così come ancora mi tocca recuperare alcune delle pellicole nostrane più celebrate degli ultimi mesi, come Perfetti sconosciuti, Lo chiamavano Jeeg Robot, La pazza gioia e Veloce come il vento, che potrebbero ulteriormente cambiare le sorti della mia relazione con il cinema italiano.


La felicità è un sistema complesso ha qualcosa a che fare con Non essere cattivo. Di mezzo c'è sempre Valerio Mastandrea, uno che a livello recitativo magari non è tutto 'sto fenomeno paranormale, ma nella scelta dei progetti da realizzare spesso e volentieri ne capisce. Eccome. È lui ad aver prodotto Non essere cattivo e ad aver fortemente voluto far tornare dietro la macchina da presa Claudio Caligari, ed è inoltre nel cast del maggiore successo italiano della stagione, Zalone escluso, ovvero Perfetti sconosciuti. Ciliegina sulla torta: è pure in Fiore, lavoro presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2016 che sembra sia stato parecchio apprezzato.


Valerio Mastandrea in La felicità è un sistema complesso è il protagonista assoluto. Se quindi non lo reggete come attore potreste avere qualche problema a entrare del tutto in sintonia con la visione. Spettatore avvisato, mezzo salvato.
Valerio Mastandrea qui ha la parte del...
Ecco, non ve lo dico. La sua professione in questo film è... un sistema complesso, diciamo. A un certo punto però lo scoprirete. Non subito. Il bello della pellicola è proprio quello di svelare le cose con calma, di prendersi i suoi tempi senza fretta. Non è uno di quei film che quando inizia sai già dove vorrà andare a parare. La felicità è un sistema complesso non ha una sceneggiatura perfetta, di quelle hollywoodiane studiate a tavolino. È imperfetto e imprevedibile. Ha al suo interno riflessioni esistenziali e pure una mezza storia sentimentale boy meets girl, tutt'altro che scontata però, che vede coinvolto Mastandrea con l'attrice rivelazione israeliana Hadas Yaron, già vista in La sposa promessa, almeno per chi quel film l'ha visto e io personalmente non l'ho fatto e quindi per me lei è una rivelazione totale. Così com'è una rivelazione totale lo stile indie, ma non un indie scopiazzato dagli Usa, del regista e sceneggiatore Zanasi.

"Quando hai finito di fissarmi le tette mi avvisi?"

Qualcuno potrà obiettare che il finale non è che sia così sorprendente, ed è vero. Però i finali sono una cosa su cui il cinema italiano ha ancora da lavorare. Il percorso che conduce alla conclusione della pellicola è però piuttosto inaspettato e ha dei momenti davvero notevoli. Gianni Zanasi sa inoltre usare molto bene una colonna sonora fatta di pochi, ma molto efficaci brani, tra i quali sfilano Rolling Stones ("protagonisti" pure di A Bigger Splash), Turtles (la band anni '60, non i ninja con la passione per la pizza e per Megan Fox), Nouvelle Vague, pezzi originali di Niccolò Contessa alias I Cani, e poi quella bomba di pezzo di “Victim” del gruppo electro-rock Win Win con il rapper Blaqstarr che, se non conoscete, è una cosa normale, però ascoltatela che vi piacerà e se non vi piacerà le vostre orecchie sono un sistema davvero complesso e forse pure fallato. E poi?



E poi niente. L'ho già detto che questo film mi è piaciuto, e pure parecchio?
No?
Allora lo dico adesso. La felicità sarà anche un sistema complesso, ma per questa pellicola non è stato complesso darmi la felicità, almeno per due orette. Come finale di post questo non sarà il massimo, così come i finali di varie pellicole italiane non lo sono. Amateodiateci allora, però lasciateci fare, che possiamo ancora migliorare.
(voto 8/10)

Pirletti sconosciuti

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Ho visto Perfetti sconosciuti e ho deciso di fare un po' la stessa cosa dei protagonisti. Nel film, un gruppo di amici di lunga data si ritrova per una cena e una di loro, Kasia Smutniak, ha la brillante idea di proporre un giochino innocuo: per dimostrare che nessuno di loro ha segreti, o qualcosa da nascondere, o che sta facendo le corna al compagno, nel corso della serata tutti renderanno noto ciò che gli arriva sullo smart phone, che siano messaggi, telefonate o notifiche dai social e dalle app.
Io invece, per trasparenza nei confronti di voi miei amati lettori, renderò noto tutto quello che mi arriva sul computer e sul cellulare mentre preparo la recensione della pellicola.

Perfetti sconosciuti
(Italia 2016)
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese, Rolando Ravello, Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini
Cast: Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak
Genere: (quasi) perfetto
Se ti piace guarda anche: Carnage, Closer, Una cena quasi perfetta, Cose molto cattive

Perfetti sconosciuti?
Perfetti sconosciuti un cavolo! Questi ormai sono ovunque, peggio di Belen dei tempi peggiori... volevo dire dei tempi migliori. Il film di Paolo Genovese sta conquistando qualsiasi premio nazionale immaginabile: David di Donatello, Ciak d'oro, Globi d'oro, in attesa dei Nastri d'argento e dei Pensieri Cannibali Awards. E non solo in Italia. Persino al Tribeca Film Festival di New York City, e non ho mica detto San Germano Vercellese, si è portato a casa un riconoscimento per la sceneggiatura.
Sceneggiatura che poi è il punto di forza principale della pellicola, ed è questa la cosa che sorprende di più. Il cinema italiano di oggi vanta una serie di grandi registi: Sorrentino, Guadagnino, Garrone, etc., ma il problema di molte pellicole nostrane sta nel fatto che non sempre a una grande direzione corrisponde un grande script. Per Perfetti sconosciuti vale un po' il contrario. È girato in maniera diligente e impeccabile, per carità, però non è che spicchi tanto da un punto di vista estetico. Colpisce più che altro per la sua brillante scrittura. A cominciare dal paragone tra uomini e donne e PC e Mac, si parte per una lunga serie di dialoghi irresistibili e di trovate che tengono con il fiato sospeso, come se ci trovassimo di fronte a un thriller serrato, anziché a una commedia all'italiana. In effetti, più che alla solita nostra commediola, sembra essere di fronte a un Carnage, solo più accessibile e nazional-popolare rispetto al lavoro radical-chic di Roman Polanski. Oppure sembra di trovarsi di fronte alla pellicola (anti)romantica su relazioni e tradimenti perfetta per i nostri tempi, un po' come lo era Closer una decina d'anni fa...

Aspettate. M'è arrivata una notifica su Facebook.
Mi ha mandato qualcosa Porcellina99. Non l'ho mai incontrata nella vita reale e non l'ho mai vista in faccia, però ha un gran corpo e inoltre non potevo mica rifiutare la richiesta d'amicizia da una con un nome del genere. E poi tanto è maggiorenne, no?
2016 – 1999 = non sono bravo con i numeri, però a 18 anni ci arriva, vero?

Porcellina99 ti ha mandato una foto.



Iniziamo bene, iniziamo!
Comunque, andiamo avanti con la recensione. Oltre alla sceneggiatura, l'altro punto di forza di Perfetti sconosciuti sta nelle interpretazioni e pure questa è una cosa che stupisce. Il cinema italiano in genere non può vantare la classe recitativa ad esempio di quello britannico. Qui invece tutti gli attori sono perfetti nella parte e soprattutto appaiono come un gruppo affiatato. Non c'è uno che cerca di prevalere sull'altro. Ognuno gioca il suo ruolo, come in una squadra che punta alla vittoria finale del gruppo, e non alla gloria individuale...

Scusate, mi è arrivata un'e-mail dall'indirizzo segreteria@enlargeyourpenis.com

(se non leggete bene, cliccate sull'immagine: enlarge the e-mail)

Dev'essere certamente una mail di spam. Perché mai dovrei sottopormi a un intervento per l'allungamento del pene? Non ne ho certo bisogno!

"Leggi: Cannibal si sottoporrà a un intervento per l'allungamento del pene."
"In effetti ne ha proprio bisogno."

"Mah... secondo me non ne ha così bisogno..."
"E tu caro che ne sai del pene di Cannibal?"

Tornando a Perfetti sconosciuti, tutti nel cast si comportano bene. Persino Alba Rohrwacher, che in genere non sopporto, qui è bravissima. Forse è quella che mi ha colpito di più, sarà che il suo personaggio è quello che ho sentito personalmente più simile a me. Mi ha stupito anche Anna Foglietta, che lei proprio non la conoscevo, mentre gli altri sono delle conferme...

Un attimo. M'è arrivato un messaggio da WhatsApp sullo smart phone.
È il mio blogger nemico Mr. James Ford.
E che vuole questo?
Non mi ricordavo neanche di averlo tra i miei contatti. Anzi, non pensavo sapesse manco cos'è WhatsApp.


Non so proprio cosa dirvi. Ford dev'essersi impazzito.

Comunque, vi dicevo degli attori. Edoardo Leo ormai è un mio nuovo idolo. Questo è il suo terzo film che ho visto, dopo l'esaltante Smetto quando voglio e l'intrigante Loro chi? e ora ho un mezzo pensiero di recuperarmi la sua intera filmografia.
Marco Giallini è uno dei migliori caratteristi del nostro cinema e ha una classe recitativa quasi al livello dei grandi interpreti britannici.
Kasia Smutniak... che dire di Kasia Smutniak senza risultare volgari?
Troppo bona e troppo brava!
Valerio Mastandrea e Giuseppe Battiston dopo aver recuperato i film di Gianni Zanasi La felicità è un sistema complesso e Non pensarci mi piacciono sempre di più...

Aspettate, mi è arrivata una foto sullo smart phone.
È un selfie, accompagnato dalla scritta: “I tuoi amiconi ti salutano”.


Ma chi sono questi?
Mai visti prima. Mi sembrano dei perfetti sconosciuti...

Hey, un momento, è arrivata un'altra e-mail, questa volta da info@eternoriposo.it


Oggi non ho proprio idea di quello che sta succedendo. Dev'essere di certo altro spam. Fatemi proseguire con Perfetti sconosciuti...

No, scusate. Mi suona lo smart phone, sono partite le note di “Burn the Witch”.
Sì, io tengo i Radiohead come suoneria. Cosa dovrei avere, Justin Bieber?
È mia mamma che mi chiama.

Io
“Pronto? Ciao mamma, come mai mi chiami?
Di solito non lo fai mai, visto che dici che le telefonate costano troppo.”

Mamma
“Ho letto quello che hai scritto sul computer, lì, su quel coso, su quel sito...
Com'è che si chiama?
Porcate cannibali, quella roba lì...”

Io
“Mamma, te l'ho già detto almeno mille volte: si chiama Pensieri Cannibali e, non vorrei dire, ma è un blog noto in tutta Italia.”

Mamma
“Sì, vabbé, ti piacerebbe...
Comunque cos'è che hai scritto?
Vuoi mettere me e tuo padre in una casa di riposo?”

Io
“Cooosa???
No, certo che no!
Dev'essere una mail di spam.”

Mamma
“Una cosa di cosa?”

Io
“Sicuramente è un messaggio che mi hanno mandato per sbaglio. Come quando la postina mette per errore una lettera dei vicini nella tua buca...”

Mamma
“Veramente non mi è mai successa una roba del genere in tutta la mia vita.”

Io
“Okay, mamma, era così per dire, tanto per fare un esempio. Non è che mi devi prendere alla lettera.”

Mamma
“Lettera? Ti ho detto che non mi hanno messo nessuna lettera per sbaglio.”

Io
“Mamma, eddai! Se mi rispondi così, mi viene voglia di metterti subito all'ospizio. Che poi ho dato un'occhiata al depliant e non è niente male...”

Mamma
“Depilat? Ma come parli? Siamo in Italia, parla come mangi. E adesso comunque vado che mi stai facendo spendere una fortuna, su 'sto telefono.”

Io
“Au revoir, mamma... Volevo dire: ciao, mamma.”

Certo che da quando i miei genitori hanno l'iPad è una tragedia. Possono leggere tutto quello che scrivo su Porcate Cannibali. Per fortuna che non lo sanno usare un granché. Però adesso basta con le mie faccende famigliari. Torniamo al film... Anzi, no...

Notifica su Facebook.
È di nuovo Porcellina99. Dice:

Cannibal, mio adorato.
Ho finalmente deciso di mostrarti il mio vero volto.
Penso ti piacerà.

Ecco come sono. Guardami su Skype!


Cannibal Kid
Jeremy Irons?
NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
E così Porcellina99 saresti tu?
Pensavo di essermi liberato di te.

Jeremy Irons
Sono tornato, baby.
Non posso fare a meno di te.



Cannibal Kid
Ma lasciami in pace.
Lasciami perdere.
Come si dice in Perfetti sconosciuti: “Bisogna imparare a lasciarsi nella vita.
Può sembrare una frase così, semplice, scontata, invece è una grande verità.
Quando sento al TG di alcuni inquietanti casi di cronaca nera, queste parole mi tornano subito in mente.

Jeremy Irons
Bisogna imparare a lasciarsi nella vita?
Quindi ammetti che siamo stati insieme?



Cannibal Kid
Macché siamo stati insieme...
Sei pazzo?
Io non sono gay.


Jeremy Irons
Dai, smettila di negarlo.
Tanto non ci crede nessuno.



Cannibal Kid
Solo perché non sono sposato, dovrei essere omosessuale?
Andiamo, che banalità!
Io non sono gay e, anche se lo fossi, non starei mai con un vecchio stalker bruttone come te.

Jeremy Irons
Come sei cattivo, oggi.
Va beh, dai, ti saluto.
Questa dannata eclissi in arrivo ti ha reso più intrattabile del solito.
Sei più lunatico di una donna.
È anche per questo che ti amo.


Cari lettori, io non so davvero questo di cosa stia parlando.
Comunque che delusione che Porcellina99 si è rivelata essere Jeremy Irons.
È un peccato, come il finale di Perfetti sconosciuti.
Non mi riferisco a quello che succede, che non sto a spoilerarvi, però in qualche modo ricorda un celebre film con Gwyneth Paltrow. Non vi sto a dire quale, così state a scervellarvi un po'. Mi riferisco alla canzone di chiusura. Perfetti sconosciuti è in pratica un film perfetto, che tiene incollati allo schermo dall'inizio alla fine, che coinvolge e appassiona sempre di più e poi, sui titoli di cosa, parte un pezzo di...
Fiorella Mannoia?!?
E no, dai. Fiorella Mannoia no.
Fiorella Mannoia fa pena!

Scusate, è partita la suoneria di “Burn the Witch”. Mi stanno telefonando.
Numero (perfetto) sconosciuto.

Io
“Pronto? Chi è?”

?
“Sono Fiorella Mannoia.”

Io
“Buongiorno, Signora Mannoia. Come ha fatto ad avere il mio numero?”

Fiorella Mannoia
“Questo non è importante. Ho le mie conoscenze...
Comunque ho letto quello che stavi scrivendo su di me sul tuo blogghetto da strapazzo.”

Io
“E cosa stavo scrivendo?”

Francesca Mannoia
“Che faccio pena.”

Io
“Ma no... cioé sì, l'ho scritto, però non lo penso per davvero. Era solo per fare l'espertone di musica radical-chic con i miei lettori. Figurati che ho detto di avere come suoneria “Burn the Witch” dei Radiohead, quando in realtà ho “What Do You Mean?” di Justin Bieber.”

Fiorella Mannoia
“Quindi ammetti che sul tuo blog scrivi un sacco di stronzate e di falsità?”

Io
“Sì... cioè no... cioè forse...
Oddio, signora Mannoia, ma cosa mi fa dire?
In ogni caso la vuole sapere la verità?
Perfetti sconosciuti è un grande, grandissimo film, però la sua canzone continua a farmi pena. È terribile e ce la poteva proprio risparmiare, visto che rischia quasi di rovinare l'intera visione.”

Fiorella Mannoia
“Terribile?
Aò, ah stronzo! Guarda che ti denuncio per diffamazione!
Te e il tuo blogghetto infame.
Ho già contattato i miei legali.
Aspattati di sentirli a breve.”

Questa mi sa che fa sul serio. Questa è capace di denunciarmi per davvero.
Mi sa allora che l'idea di pubblicare questo post non si è rivelata poi così brillante.
Meglio se non lo posto.
Facciamo così, lo tengo in bozza e al suo posto pubblico un'altra recensione di Perfetti sconosciuti.



Perfetti sconosciuti
(Italia 2016)
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese, Rolando Ravello, Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini
Cast: Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak
Genere: (quasi) perfetto
Se ti piace guarda anche: Carnage, Closer, Una cena quasi perfetta, Cose molto cattive

Perfetti sconosciuti?
Perfetti sconosciuti un cavolo! Io li chiamerei piuttosto Perfetti cornuti, e pure pirla.
Sono un gruppo di amici di lunga data che si ritrova per una cena e una di loro, Kasia Smutniak, ha la brillante idea di proporre un giochino innocuo: per dimostrare che nessuno di loro ha segreti, o qualcosa da nascondere, o che sta facendo le corna al compagno, nel corso della serata tutti renderanno noto ciò che gli arriva sullo smart phone, che siano messaggi, telefonate o notifiche dai social e dalle app.
Nonostante qualche titubanza, a una proposta del genere loro non dicono di no, ma alla fine accettano. Se non sono pirla questi!
L'idea proposta da Kasia Smutniak è geniale e viene sviluppata da una sceneggiatura grandiosa, incalzante, in cui tutto funziona in maniera perfetta. Probabilmente è una delle migliori sceneggiature italiane da anni a questa parte, forse di sempre. L'idea però, per quanto geniale per un film, non va assolutamente imitata nella vita reale.
Mai.
(voto 8,5/10)

Tour de France: Un'estate in Provenza vs Marseille

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C'è una sola cosa che mi piace più dell'Italia: tutto il resto del mondo.
No, dai. Scherzo. Non è vero. Ci sono un sacco di nazioni che mi piacciono molto meno. Penso ad esempio alla Corea del Nord, alla Siria, alla Libia o all'autoproclamato stato dell'Isis.
Ci sono invece un paio di nazioni in particolare che sento più vicine a me rispetto all'Italia: la Gran Bretagna, soprattutto per la musica, e la Francia, soprattutto per... tutto.

Avete un francesissimo senso di déja vu?
È normale, perché è una cosa che credo di aver già detto in più di un'occasione, e sicuramente l'ho detta nel post dedicato a Il fascino indiscreto dell'amore, che pure è un film belga ambientato in Giappone.
In Francia sono stato in più di un'occasione, però sono stato soltanto a Parigi e in Costa Azzurra. Lo so, sono proprio uno snob radical-chic, proprio come quasi tutti i francesi. In Costa Azzurra in particolare sono stato un paio d'estati in vacanza a Nizza, città fighissima, sono stato qualche giorno a Montecarlo in occasione del Telefilm Festival, fighissimo, e poi sono passato da Cannes solo di passaggio e purtroppo non nel periodo del Festival, ma comunque è una citta... fighissima. Oui, indovinato.
C'è poco da fare. Quando sono in Francia, mi sento come se fossi a casa. Una cosa che non mi capita in quasi nessun altro posto. Manco a casa mia.

Tutta questa premessa per dirvi che invece non sono mai stato né in Provenza, né a Marsiglia. Fisicamente. Virtualmente, grazie a cinema & tv, ci sono invece stato di recente e oggi vi porterò in giro con me per questo Tour de France. Tranquilli, non dovete prendere la bicicletta, che sarebbe troppo faticoso, vi basta rimanere connessi qui su Pensieri Cannibali comodamente spaparanzati nelle vostre postazioni internet.

Un'estate in Provenza
(Francia 2014)
Titolo originale: Avis de mistral
Regia: Rose Bosch
Sceneggiatura: Rose Bosch
Cast: Jean Reno, Anna Galiena, Chloé Jouannet, Hugo Dessioux, Lukas Pelissier, Tom Leeb, Aure Atika
Genere: estivo
Se ti piace guarda anche: Un momento di follia, La famiglie Bélier

Se vogliamo farla breve, visto che l'introduzione di questo post si è dilungata già abbastanza, vi posso dire che Un'estate in Provenza è un incrocio tra Un momento di follia e La famiglia Bélier, due delle migliori commedie transalpine degli ultimi tempi, e avrete un'idea piuttosto precisa di ciò che vi aspetta. Ambientazioni e contesto sono praticamente gli stessi di Un momento di follia. Anche in questo caso abbiamo due adolescenti che trascorrono un'estate in una vecchia cascina di campagna in mezzo al nulla. Solo che in questo caso i due adolescenti non sono due fighe, bensì una figa e un figo. Oddio, lui in realtà non è che sia poi tutto 'sto figaccione, però all'interno del film cucca alla grande, anche se non si capisce bene perché.
Lei invece è proprio figa, non ci sono dubbi. Sembra Hayden Panettiere in versione no global francese. In pratica è la mia donna ideale.


"Se stai cercando di distrarmi dalla navigazione di Pornhub, beh... sappi che ci stai riuscendo!"

Anche in questo caso c'è poi un confronto/scontro generazionale. Se le due teenagers di Un momento di follia avevano a che fare con i loro padri, qui i due adolescenti si trovano invece alle prese con i nonni ex hippie freakketoni. In particolare si trovano a scontrarsi con il nonno, un burbero campagnolo ubriacone interpretato da Jean Reno, attore che in genere non sopporto ma qui, sarà perché ha un ruolo sgradevole, l'ho trovato gradevole, o se non altro molto in parte. Se pensate che i francesi in generale non sono noti per la loro simpatia, in questo caso lui è ancora più stronzo.

In comune con La famiglia Bélier c'è invece il fatto che il fratellino dei due adolescenti è un bimbo sordomuto.
Non avete capito? Siete sordi anche voi?
Ho detto che è UN BIMBO SORDOMUTO!
Proprio come nella famiglia Bélier, solo che loro erano tutti sordomuti tranne la figlia.

"Ho insegnato a Natalie Portman come diventare un sicario. Posso riuscirci anche con te."
"COOOSA?"
"Certo che sei proprio sordo, ragazzo mio!"

Come entrambi i film, inoltre, Un'estate in Provenza è una visione fresca, piacevole, di quelle che non guardi con un occhio sull'orologio non vedendo l'ora che finiscano, ma di quelle che una volta arrivati ai titoli di coda ti dispiace che siano già terminate. Cosa che non significa che la pellicola non abbia dei difetti, tutt'altro. Come commedia non è che sia proprio esilarante. I momenti drammatici poi sembrano inseriti in maniera un po' forzata e non è che facciano raggiungere al lavoro chissà quali vertici di profondità. Però va bene così. Il bello di questo film è quello di essere una visione leggera, perfettamente estiva, che poi da una pellicola che si chiama Un'estate in Provenza è proprio ciò che si deve pretendere. E lo si dovrebbe pretendere anche se si fosse intitolata “Un'estate in Monferrato”.

Se vogliamo farla breve, visto che mi sono dilungato già abbastanza, vi posso dire che Un'estate in Provenza è un incrocio tra Un momento di follia e La famiglia Bélier e finiamola qui.
(voto 6,5/10)

Marseille
(serie tv, episodi 1 e 2, stagione 1)
Creata da: Dan Franck
Rete: Netflix
Cast: Gérard Depardieu, Benoît Magimel, Stéphane Caillard, Géraldine Pailhas, Nadia Farès, Gérard Meylan, Nassim Si Ahmed
Genere: cittadino
Se ti piace guarda anche: Boss, Billions, Gomorra - La serie

Ci sono serie che dici: sì, è bella, però è dannatamente lenta e noiosa. Mi viene in mente Better Call Saul, tanto per dirne una.
Marseille è l'opposto. Il suo pregio è quello di non essere noiosa. Si lascia seguire in maniera quasi morbosa, grazie al suo miscuglio di politica & sesso, ambienti fighetti & banlieue. Solo che non riesce ad appassionare. I suoi personaggi restano sempre distanti, uno più stronzo dell'altro come sono. Gerard Depardieu per me continua a essere uno degli esseri più ripugnanti del mondo e il fatto che qui il suo personaggio, quello del sindaco uscente di Marsiglia, non sia nemmeno così negativo non gioca a suo favore. L'odioso Depardieu l'avrei visto meglio come un Frank Underwood francese della situazione, e invece no.
Il vero cattivone qui sembra essere il suo giovane ex lacché. Un politico arrivista che è sempre stato il suo braccio destro, fino a che ha deciso di metterlo in quel posto al suo vecchio mentore. Un personaggio che potrebbe essere interessante, ma non nella versione proposta qui da Benoît Magimel, attore che pure avevo apprezzato in Piccole bugie tra amici e in A testa alta, che però qui è del tutto fuori ruolo. Sembra Owen Wilson in Zoolander e, se questa fosse una commedia, sarebbe un complimento. Nella parte del villain di turno invece risulta solo ridicolo.

"Beccatevi 'sta Magnum!"

I due protagonisti principali sono loro e il loro scontro vorrebbe essere epico, solo che finisce per risultare privo di una vera tensione. I personaggi minori paiono poi tutti piuttosto abbozzati, oltre che stereotipati, e anche la sottotrama "teen" con la figlia fighetta di Depardieu – chiudendo un occhio sul fatto fantascientifico che un uomo tanto disgustoso possa essere davvero il padre di una tipa così – non riesce a risollevare di molto la situazione.


La mancanza principale di questa serie Netflix, al di là dello scimmiottare le serie americane in chiave francese, è quella di non farti sentire a Marseille. Prendiamo uno di quei rari casi in cui l'Italia dà merda alla Francia: Gomorra – La serie. In quel caso bastano pochi minuti e sei subito lì, gettato in mezzo alle strade di Scampia. Marseille la sto guardando in lingua originale, però l'effetto non è lo stesso e non credo ciò sia dovuto solo alla parlata. È proprio una questione di personaggi e di coinvolgimento emotivo, che qui sono del tutto assenti. La serie vorrebbe scaraventarci dentro Marsiglia e invece, nonostante sia una produzione francese, la prima produzione francese di Netflix, sembra solo la versione americana di una storia ambientata in Francia.

Preciso che il mio giudizio al momento è limitato ai primi tre episodi, però ho intenzione di proseguire. Nonostante trovi Marseille una serie odiosa e ricca di difetti, si lascia guardare. Potere dei francesi: anche in quei casi in cui fanno una vaccata, non ce la faccio a perdermela.
(voto 5/10)

Angry films

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Tanta roba nella rubrica delle uscite nelle sale di questa settimana: uccelli incazzati, i (più o meno) nuovi film di registoni come Richard Linklater e Xavier Dolan, soliti prodotti amatoriali italiani, lavori impegnati, commedie, thriller, divi hollywoodiani che si fingono barboni, blogger come me e il mio nemico James Ford che si fingono commentatori cinematografici...
Davvero tanta roba, insomma.

Angry Birds – Il film
"Vedete?
Questa è la fine che voglio far fare a quel porco di Ford."


Cannibal dice: Pellicola tratta da una popolare app per smart phone. E dopo aver detto questa cosa, credo che la testa di James Ford sia esplosa in mille pezzi!
Nonostante l'ispirazione relativamente moderna, sembra la solita pellicoletta bambinesca stile Minions che il mio blogger rivale fingerà di schifare, quando in realtà lo esalterà un casino. A me invece probabilmente mi renderà solo molto angry.
Ford dice: la moda e l'app degli Angry Birds mi hanno sempre attirato più o meno quanto le opinioni di Cannibal, ovvero molto poco, ed il film non è da meno. Considerati i recuperi ancora in ballo, non credo proprio sarà una priorità.

Gli invisibili
"Una volta ero uno dei divi più pagati di Hollywood, poi ho preso Ford come manager...
ed ecco che fine ho fatto."

Cannibal dice: Film con Richard Gere nei panni di un barbon... volevo dire un Fordone... no, fa più politically correct dire un clochard. La sostanza comunque non cambia, si tratta sempre di un senzatetto. Che poi è peggio essere un uomo senzatetto o una donna senzatette?
Domande esistenziali a parte, questa pellicola puzza. No, non perché i clochard non si lavano. Puzza di buonismo. Il fatto che alla regia ci sia Oren Moverman, già autore dell'ottimo Oltre le regole – The Messenger, mi fa però ben sperare.
Ford dice: se non fosse che dietro la macchina da presa di questo film rischiosissimo - in termini di buonismo - si trova Oren Moverman, autore di quell'Oltre le regole in grado di mettere d'accordo perfino me e il Cannibale, questo Gli invisibili verrebbe saltato a piè pari senza alcun tipo di rimorso. Invece potrebbe finire nell'elenco delle potenziali sorprese della settimana e forse del mese.

Tutti vogliono qualcosa
"Ma perché ci siamo vestiti tutti come Ford?"
"Io perché volevo sembrare un pirla."
"Pure io!"
"Hey, anch'io!"

Cannibal dice: Tutti vogliono qualcosa. Io non voglio soldi, figa e potere. Oddio, non mi dispiacerebbero, però per il momento mi posso più semplicemente accontentare di vedere sparire James Ford dalla faccia della Terra, o almeno dalla blogosfera. Riguardo al film è il nuovo di Richard Linklater, è una specie di “sequel spirituale” di La vita è un sogno, e quindi è da vedere.
Ford dice: quello che vorrei sarebbe la possibilità di vivere stipendiato per non lavorare, in modo da godermi i Fordini, il mio tempo, il Cinema e continuare a prendere per il culo Cannibal da qui alla fine dei suoi giorni.
Peccato che, almeno per il momento, non sia così.
Mi accontento, però, di segnare e sottolineare il ritorno in sala del sempre ottimo Linklater.

Laurence Anyways
"Ma cosa sono tutti questi vestiti volanti?"
"Mah, avevo sentito che Cannibal si occupava di fare il bucato a Ford..."

Cannibal dice: Film del 2012 che arriva ora nelle sale italiane. Meglio tardi, molto tardi, che mai. Non si tratta di uno dei miei lavori preferiti di Xavier Dolan, quelli restano i capolavori Mommy e Les amours imaginaires, però non è niente male.
E comunque sempre meglio la ritardataria distribuzione nostrana di Ford, che fa tanto l'espertone di cinema e poi non ha ancora visto manco un film di quello che è uno dei principali nuovi talenti oggi in circolazione. Ma non si vergogna?
Ford dice: non ho ancora visto neppure uno dei film di Dolan, e non me ne vergogno.
Principalmente perchè il tempo che ho a disposizione ultimamente è molto poco, e rischio causa vecchiaia l'abbiocco secco.
Dunque, e non è da sottovalutare, ho paura di nutrire aspettative così alte nel giovane Xavier da finire clamorosamente deluso. Vi farò sapere. E chissà che questo ritardatario Laurence Anyways non possa essere un buon punto di partenza.

The Boss
"Ford, esci subito da questo cinema e non tornare mai più!"

Cannibal dice: Non ho ancora ben capito se Melissa McCarthy mi stia simpatica o meno. Dopo Spy tenderei per il sì e a questo The Boss, che pure negli Usa non è stato accolto granché bene, tenderei a dare una possibilità. Su Ford ho invece capito benissimo una cosa: quello mi sta proprio sui coglioni uahahah!
Ford dice: Melissa McCarthy è la versione fordiana della cannibale e poco sopportabile Rebel Wilson, dunque in prospettiva estiva questo The Boss potrebbe risultare una visione distensiva giusta per la stagione, specie se volete togliervi di dosso il peso delle radical posizioni del mio antagonista.

Ma ma – Tutto andrà bene
"Visto? L'intervento a Silvio è andato bene. Sei contento?"
"Ma ma, insomma..."

Cannibal dice: Ma ma che titolo titolo ha questo film film?
Per Penelope Cruz è un po' come per Melissa McCarthy. Non ho ancora deciso se mi piace o meno. A volte mi sembra una figa stellare e un'ottima attrice, altre volte mi sembra un mezzo roito e un'interprete agghiacciande. Potrebbe aiutarmi a risolvere il mistero questa pellicola che affronta il tema della malattia, di recente molto fortunato nonostante come argomento sia più deprimente di Ford quando cerca di fare il simpatico.
Ford dice: quando ci sono di mezzo film potenzialmente finti autoriali in realtà strappalacrime, non credo possa andare bene proprio nulla. Dunque a prescindere preferisco saltare il giro e divertirmi come l'estate impone.

Conspiracy – La cospirazione
"Pronto? L'operazione a Silvio è andata bene?
Te l'avevo detto io. Quello è peggio di Ford: ci seppellirà tutti!"

Cannibal dice: Un film con Al Pacino e Anthony Hopkins? Mizzega! Un tempo, quando io ero un bambino e Ford era già vecchio però meno di adesso, si sarebbe gridato al filmone. Adesso invece sembra il solito thrillerino che i due attori hanno accettato di girare per un solo motivo, e non è l'amore per il cinema.
Ford dice:è davvero un dispiacere, vedere due ex grandissimi attori recitare solo per denaro senza badare alla qualità del prodotto.
Un po' come leggere ogni giorno le recensioni del mio rivale Cannibal, un tempo rivale all'ultimo sangue ormai divenuto una quasi parodia fordiana: e questo quando le cose vanno bene.

La casa delle estati lontane
"Ho indicato un posto sul mappamondo in cui andare in vacanza ed è uscito Casale Monferrato."
"Che sfiga!"

Cannibal dice: Pellicola israelo-francese in bilico tra noioso impegno fordiano e cazzara leggerezza estiva cannibale. Talmente in bilico, che alla fine con buona probabilità nessuno di noi due lo vedrà.
Ford dice: l'estate è vicina, la voglia di leggerezza tanta, dunque abbandono Cannibal e le potenziali visioni radical al largo e al loro destino.

Calcolo infinitesimale
"Cosa stai bevendo? Un WhiteRussian?"
"Ma che ti sembro scema?"

Cannibal dice: Infinitesimale è la possibilità che io guardi questo film. E anche la possibilità che all'interno del micro-cervello di Ford ci sia della materia grigia e non solo delle ragnatele.
Ford dice: infinitesimale è la possibilità che Cannibal ne capisca di Cinema. Almeno quanto quella che io decida di guardare questo film.

Anton Yelchin, addio playboy nerd

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Ho sempre pensato che Anton Yelchin fosse un tipo fortunato. Nel corso della sua breve carriera si è fatto alcune delle più belle attrici in circolazione. Non lui personalmente, o almeno, questo non lo so. Intendo i personaggi dei suoi film. Sul grande schermo è riuscito a conquistare Jennifer Lawrence (in Mr. Beaver), Felicity Jones (Like Crazy), Berenice Marlohe (l'ottimo 5 to 7), Imogen Poots (Fright Night – Il vampiro della porta accanto), Addison Timlin (Il luogo delle ombre – Odd Thomas), Kat Dennings (Charlie Bartlett), Zooey Deschanel (il nuovo Niente cambia, tutto cambia – The Driftless Area), Mia Wasikowska (Solo gli amanti sopravvivono), Alexandra Daddario e Ashley Greene, queste ultime due addirittura nello stesso film, Burying the Ex.
In pratica, il più grande playboy di Hollywood della storia recente. Questo nonostante non fosse un Adone o un Michael Fassbender, ma avesse un aspetto più vicino a un Elijah Wood. Ha rappresentato sul grande schermo la rivincita dei nerd. Ha fatto sognare tutti noi non-Adoni di poterci fare un giorno una tipa come Jennifer Lawrence o Alexandra Daddario o le altre. Il fatto che questo giorno per noi non sia ancora arrivato è giusto un dettaglio. Il cinema è sogno e Anton Yelchin lo incarnava alla perfezione.


Ho sempre seguito la carriera di Anton Yelchin, fin da quando aveva fatto Huff, poco conosciuta ma niente male serie tv in cui era il figlio teen del protagonista Hank Azaria. Da lì in poi l'ho rivisto con piacere in una marea di film, per lo più indie, oltre a quelli sopra citati cito anche il toccante Rudderless e il gangsta Alpha Dog, sebbene il suo ruolo maggiormente noto al grande pubblico è stato quello di Chekov nel reboot di Star Trek.

Ho sempre pensato che Anton Yelchin fosse un tipo fortunato. Raramente mi sono sbagliato così tanto. Domenica 19 giugno è stato trovato morto all'età di appena 27 anni, schiacciato dalla sua stessa auto, in un incidente ancora misterioso e tutto da chiarire, ma che può essere definito con una sola parola: sfortunato.

In attesa di rivederlo, almeno sul grande e sul piccolo schermo con alcune pellicole e serie tv che ci ha lasciato postume, io lo saluto con una frase che pronuncia a Zooey Deschanel in uno dei suoi ultimi film, Niente cambia, tutto cambia – The Driftless Area:

Non voglio assolutamente che tu mi lasci. Voglio che tu stia per sempre qui. So che sembra un'illusione, ma è tutto quello che voglio.

Anton Yelchin
(1989 – 2016)
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