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Green Room, il nazi-punk-suvival-thriller-horror-gabba-gabba-hey

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Green Room
(USA 2015)
Regia: Jeremy Saulnier
Sceneggiatura: Jeremy Saulnier
Cast: Anton Yelchin, Imogen Poots, Alia Shawkat, Callum Turner, Patrick Stewart, Joe Cole
Genere: punkabbestia
Se ti piace guarda anche: 10 Cloverfield Lane, The Divide, Fuori di cresta, CBGB




Questa è una canzone punk
lo dico perché se no magari non si capisce che è una canzone punk
Perché scrivo una canzone punk?
Perché ho visto un film che si chiama Green Room ed è molto punk

No, non parla dei Green Day
quelli sono solo pop-punk, mica vero punk ho hey
non sarà una roba figa come Anarchy in the UK
ma comunque come voto merita ben + di 6

[rit.]
Se non guardate Green Room, fuck you!
Se non vi piace il punk, tornate a sentirvi i Pooh!
Se avete paura dei thriller-horror, vi dico buh!
E smettetela di guardare film che fanno fare la pupù!




Il film parla di un gruppo che va a suonare in un locale pieno di nazi
poi finiscon chiusi in una Green Room e per loro mo' so' cazzi
come Lady D braccata dai paparazzi
pure loro si ritrovano senza più spazi

Il cast è capitanato dall'ottimo Anton Yelchin
l'attore schiacciato dalla sua auto che brutta fin
insieme a lui c'è Imogen Poots che è un bel fighin
anche se qui sembra più guerrigliera di Vladimir Putin

[rit.]
Se non guardate Green Room, fuck you!
Se non vi piace il punk, tornate a sentirvi gli U2!
Se avete paura dei thriller-horror, vi dico buh!
E smettetela di guardare film che fanno fare la pupù!




La colonna sonora è hardcore
quasi più di Ruby Rubacuori ad Arcore
sarà anche un film freddo poco anima e core
ma ai protagonisti ao' per fuggire tocca córe

Ne troverete pochi di survival-thriller fighi come Green Room
è una visione che ti fa saltare sulla poltrona, boom!
Potete gustarvelo insieme a un Coca & Rum
anche i popcorn non possono mancare, yum!

[rit.]
Se non guardate Green Room, fuck you!
Se non vi piace il punk, tornate a sentirvi i Blue!
Se avete paura dei thriller-horror, vi dico buh!
E smettetela di guardare film che fanno fare la pupù!




Questo post è stato breve come un pezzo punk
Anche se sembrava più un testo rap oppure funk
Che era un testo punk non si era capito?
Allora vi mostro il medio dito!
(voto 7/10)



Le pellicole perfette

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Agosto è il mese più freddo dell'anno, cantavano i Perturbazione. Al cinema di solito è davvero così. Quest'anno però si preannuncia come un mese a livello filmico più caldo e interessante, se non altro rispetto a luglio, con una manciata di pellicole molto attese. Dico solo: Suicide Squad.
Nell'attesa, questa prima settimana di agosto non pare nemmeno troppo malvagia, con poche ma buone uscite. O quasi buone, al contrario del co-commentatore di questa rubrica, Mr. Ford, che è cattivo cattivo e basta.

Le sorelle perfette
"Si sta proprio bene nella cameretta di Cannibal Kid!"
"Già!"

Cannibal dice: Commedia con Tina Fey ed Amy Poehler che ho già visto e devo dire che è molto carina e simpatica. Una pellicola dedicata a noi eterni giovani che non ce la facciamo a crescere. Al contrario di Ford, che fin da quando era un ragazzino era già mort... volevo dire era già vecchio dentro.
Ford dice: titolo che pare fresco e buono per la stagione, nonostante la puzza di fregatura Cannibale sia dietro l'angolo. Spero, sinceramente, che per una volta il mio antagonista non comprometta con il suo nefasto influsso una visione.

Equals
"Siamo quasi più sdolcinati di un post dedicato dall'ex duro Ford ai suoi marmocchi."

Cannibal dice: Pellicola di fantascienza “umanistica” e dai toni romantici che, rispetto alle nerdate schi-fi amate da Ford, sembra parecchio più cannibale e adatta a me. Complice anche la presenza come protagonisti dei due teen idol Kristen Stewart e Nicholas Hoult, più la regia di un regista indie promettente come Drake Doremus (da non confondere con il rapper). Si astengano i seguaci hardcore, se ne esistono ancora, dell'ormai quasi abbandonato WhiteRussian.
Ford dice: tipico film di fantascienza finto autoriale e finto fantascientifico che potrebbe piacere al mio rivale, considerato anche il fatto che il buon Peppa si fa infinocchiare da un cast a lui congeniale come l'ultimo dei fessi.
Sarà comunque un piacere stroncarlo.

Lights Out – Terrore nel buio
"Macché paura del buio. A me terrorizza Ford alla luce del sole!"

Cannibal dice: Horrorino con Teresa Palmer che sembra una minchionata, però come dire di no in piena estate a un rinfrescante horrorino minchiatona con Teresa Palmer?
Ford dice: piuttosto che spararmi l'ennesimo horrorino cannibalesco, preferisco recuperare qualche cult e sfruttarlo per la rassegna di Notte Horror.

La notte del giudizio – Let's make America purge again

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Goooooooooooood morning, Vietnam!

Volevo dire... goooooooooooooood morning, America!

Scusate, ho sbagliato ancora, intendevo... gooooooooooooooooood evening America!


Okay, allright, now ci siamo.
Come sapete, mio caro popolo, presto ci saranno le elezioni. Quali elezioni?
I Macchianera Internet Awards 2016, innanzitutto. Quelle sono le più importanti e potete, o meglio dovete andare a votare per Pensieri Cannibali subito!


Ci sarà poi la consultazione per il referendum costituzionale. Sì, insomma, a ottobre, o a novembre, o nel 2017, o comunque entro il 2020 tranquilli che ci sarà. È un referendum per abolire il Senato, che però non verrà abolito del tutto, quindi è piuttosto inutile, però andate a votare mi raccomando che è importante. Non quanto votare per i Macchianera Internet Awards e non so per quale motivo, però è molto importante.

Presto ci saranno delle altre elezioni ancora. Quelle presidenziali americane. Quelle in cui dovrete votare per me. Perché?
Perché se votate per me farò tornare la notte più attesa dell'anno. Ancora più della notte di Halloween. Pure più della notte di Natale. Persino più della notte degli Oscar...
No, beh, di quella forse no.


Sto parlando della notte del giudizio. Quella che MIEI CARI ELETTORI, ATTENZIONE SPOILER era stata cancellata nel terzo capitolo della Storia del nostro splendido Paese, La notte del giudizio – Election Year. Che poi, a guardare bene da vicino, il terzo capitolo è mooolto simile al secondo, Anarchia – La notte del giudizio, solo che questa volta i personaggi sono un po' più interessanti e la vicenda ha dei toni ancora più politici. In questo riprende maggiormente il primo capitolo, La notte del giudizio 1, che comunque resta e pure di brutto il migliore della serie.

In quest'ultimo capitolo la notte del giudizio è stata cancellata da Elizabeth Mitchell, che è diventata il nuovo Presidente degli Stati Uniti.


Un Presidente degli Stati Uniti donna???
Esatto, è successo! E cos'è capitato con un Presidente degli Stati Uniti donna?
È capitato che ora c'è ordine, giustizia, uguaglianza sessuale, razziale e sociale. Sono stati tolti i privilegi ai più ricchi. Non andiamo più a bombardare in giro per il mondo. Le armi non sono più vendute al supermercato. Ed è stata abolita La notte del giudizio.

Vedete cosa succede a votare una donna?
Tutto il divertimento puff, sparisce nel nulla. Tutto va bene, tutto funziona per il meglio e non c'è più niente contro cui protestare. Che noia, che barba.
Io allora, o mio caro grande popolo americano, vi chiedo di votare per me. Io farò tornare l'ingiustizia. Io farò tornare il delirio per le strade e per le case delle nostra città. Io farò tornare qualcosa contro cui protestare. Io farò tornare il caos. Io farò tornare il più insano e folle divertimento. Io farò tornare la notte del giudizio.
Let's make America purge again!


La notte del giudizio – Election Year
(USA, Francia 2016)
Titolo originale: The Purge: Election Year
Regia: James DeMonaco
Sceneggiatura: James DeMonaco
Cast: Elizabeth Mitchell, Frank Grillo, Mykelti Williamson, Joseph Julian Soria, Betty Gabriel, Kyle Secor, Edwin Hodge, Terry Serpico, Brittany Mirabile, Juani Feliz
Genere: elettorale
Se ti piace guarda anche: La notte del giudizio, Anarchia – La notte del giudizio
(voto 5,5/10)

La recensione Veloce come il vento

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Veloce come il vento
(Italia 2016)
Regia: Matteo Rovere
Sceneggiatura: Matteo Rovere, Filippo Gravino, Francesca Manieri
Cast: Matilda De Angelis, Stefano Accorsi, Giulio Pugnaghi, Paolo Graziosi, Roberta Mattei, Lorenzo Gioielli
Genere: automobilistico
Se ti piace guarda anche: Rush, Creed – Nato per combattere


Mi è piaciuto.
(voto 7,5/10)

Profondo rosso non fa paura

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Profondo rosso
(Italia 1975)
Regia: Dario Argento
Sceneggiatura: Dario Argento, Bernardino Zapponi
Cast: David Hemmings, Daria Nicolodi, Gabriele Lavia, Macha Méril, Giuliana Calandra, Clara Calamai, Eros Pagni
Genere: giallo... volevo dire rosso
Se ti piace guarda anche: Suspiria, Psyco, Omicidio a luci rosse


Profondo rosso non fa paura.
Sul serio. Profondo rosso non fa paura. Mi rendo conto che per chi è cresciuto negli anni '70 è un'eresia un po' come dire che Farrah Fawcett non era una bella donna, o che i Sex Pistols e i Clash non erano punk o che Fantozzi non fa ridere, però in questo caso è davvero così. Profondo rosso non mi ha spaventato neanche un po'. A tratti è piuttosto inquietante, questo glielo concedo, ma non mi ha fatto venire i brividi, né mi ha trasformato in una scream queen, facendomi piantare un urlo come quando ad esempio vedo un ragno.


Provo imbarazzo nel dirlo, ma un film girato di merda come Paranormal Activity mi aveva seriamente traumatizzato. Dopo averlo visto, per giorni avevo fatto fatica a dormire con la luce spenta, questo perché andava a toccare mie paure personali e irrazionali. Un film diretto in maniera grandiosa come Profondo rosso invece non mi ha fatto rizzare i peli sulle braccia manco un istante. Non è la prima volta che mi succede una cosa che del genere con le pellicole di Dario Argento. Tra i suoi lavori che ho visto il mio preferito è Suspiria, che ho adorato dal primo all'ultimo istante per la sua splendida fattura, ma pure quello non è che mi avesse terrorizzato.

Detto questo, Profondo rosso fa schifo?
No. Assolutamente no. Ho provato un leggero senso di delusione perché non me l'ha fatta fare addosso, ma a parte questo è un quasi capolavoro. A livello registico e sonoro è un'opera di classe sopraffina. Certo, non mancano degli elementi kitsch tipicamente anni '70, però si fa fatica a credere che dietro a questa pellicola piena di momenti di grande bellezza e a Dracula 3D ci possa essere lo stesso uomo. I film di Dario Argento degli ultimi anni, quelli sì che mettono paura!

"Ao', mi sa che siamo finiti sul set di un film di Sorrentino..."

Più che paura, Profondo rosso mi ha fatto ridere. Non un ridere negativo, sia chiaro. È solo che al suo interno presenta vari elementi comici, come la scena con l'amico ubriaco, o come quando il protagonista, l'Englishman in Rome David Hemmings sprofonda, non nel rosso, bensì nella Fiat 500 della sua scopamica giornalista. O come quando devono uscire dal tettuccio. Ah, che tempi!


Guardando Profondo rosso oggi si rimane un po' stupiti del fatto che all'epoca ci fosse gente che al cinema si sentiva male a vederlo. Un film che ha sconvolto e shockato una generazione di spettatori e che al confronto degli splatter di oggi potrebbe essere considerato come Cinquanta sfumature di grigio al fianco di un porno hardcore: una robetta proprio soft. Soprattutto paragonato alla realtà in cui ci troviamo a vivere oggi, Profondo rosso può essere considerato come una visione buona per rilassarsi un pochino in mezzo a un'edizione del telegiornale e l'altra.

Perché ho guardato questo film proprio adesso?
Ho scelto Profondo rosso per partecipare all'edizione 2016 della Notte Horror, il revival su Internet dello storico programma di Italia 1 realizzato insieme ai miei amichetti blogger. O meglio, loro l'hanno organizzato e io mi sono semplicemente aggregato.



A guardarlo bene, Profondo rosso non è nemmeno proprio un horror-horror. È più che altro un thriller e c'è da dire che sotto questo punto di vista è parecchio riuscito. La vicenda tiene con il fiato sospeso e con gli occhi fissi sullo schermo cercando di capire chi possa essere il misterioso killer che si muove con riprese in soggettiva alla Pretty Little Liars. Ebbene sì, il film di Dario Argento ha ispirato profondamente (è proprio il caso di usare questa parola) una serie teen come Pretty Little Liars.


ATTENZIONE SPOILER
Pur con qualche lungaggine nella seconda parte, il film come thriller funziona alla grande, grazie anche a un finale geniale. Prima di rivelare il vero assassino, Profondo rosso spiazza non con una, bensì con due finte, e devo ammettere che mi ha fatto abboccare come un pesce entrambe le volte.
FINE SPOILER

Il tocco in più, quello capace di rendere un cult assoluto una pellicola avvincente e girata con uno stile degno dei migliori lavori di maestri del genere thrilla come Alfred Hitchcock e Brian De Palma, è dato dalla colonna sonora dei Goblin. Non sarò certo il primo a dirlo, però Profondo rosso non sarebbe riuscito a entrare nell'immaginario collettivo allo stesso modo senza quelle note. Pure quelle, però, per quanto sempre angoscianti, sentite oggi non hanno lo stesso effetto che immagino possano aver avuto sul pubblico 70s.

Non so se ciò sia dovuto all'epoca in cui viviamo. Dopo tutto gli anni 70 erano pur sempre gli anni di piombo, quindi non è che fosse un periodo proprio tranquillo-tranquillo. Nel 2016 comunque un film come Profondo rosso mi sento di consigliarlo più per una notte thriller all'insegna del giallo, o meglio del rosso. Per una notte horror, una diretta con Enrico Mentana che segue un attentato terroristico è invece molto più angosciante.

Ora vi lascio con un'immagine, questa sì davvero spaventosa.
E mo' vediamo se questa notte riuscite a chiudere occhio.


(voto 7,5/10)

Suicide Movies

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Prima di Ferragosto arrivano nei cinema 3 film e 2 sono dei potenziali campioni d'incasso.
Che sta succedendo alla distribuzione italiana?
Stanno cominciando a cambiare le abitudini di lancio delle pellicole? E cosa ne penserà l'abitudinario Mr. James Ford, il mio blogger nemico che non si sa bene perché conduce questa rubrica insieme a me?
Scopriamolo subito.

Suicide Squad
(nei cinema da sabato 13 luglio)
"Se do questo in testa a quei due blogger, mi sa che rischiano solo di diventare un po' più intelligenti..."

Cannibal dice: Oh mio Dio. C'è un film sui supereroi che mi intriga! Sarà forse perché in realtà non è un film sui supereroi, ma su dei supercattivi?
È clamoroso poi che arrivi in Italia, con una decisione incredibilmente audace, non solo prima di Ferragosto, ma pure in una giornata inconsueta per le uscite, il sabato. Si rivelerà una scelta vincente, in grado di cambiare le abitudini di lancio dei film nel nostro paese, oppure una mossa suicida?
Il fatto che sia un film della DC Comics mi spaventa un po', soprattutto dopo quella merdaccia di Batman v Superman, però sono fiducioso soprattutto nel Joker di Jared Leto e nella Harley Quinn di Margot Robbie. Due villain con i fiocchi pronti insieme a me a sconfiggere il buonismo di tutti i Ford del mondo!
Ford dice: incredibilmente, arriva in sala un film supereroistico che potrebbe mettere d'accordo perfino il sottoscritto e quel radical anti fumetti di Cannibal Kid. Il cast è pazzesco, la regia di Ayer una bella prospettiva soprattutto per la parte action, l'hype a mille.
Speriamo solo non si riveli tutto fumo e niente arrosto come Batman VS Superman o Pensieri Cannibali.

"Ford che si finge esperto di cinema mi fa sempre morir dal ridere, buahahaaah!"

Il drago invisibile
"Pure tu sei un figlio di Ford???
Ma quanti ne sforna, quello?"

Cannibal dice: Prima di Ferragosto arrivano in sala non uno, bensì due potenziali blockbusteroni ammeregani. A dispetto del più cattivo Suicide Squad, questo sembra un filmettino favolistico made in Disney perfetto per Ford & family, però una visione potrebbe meritarla pure dalle parti di Cannibalandia. Se non altro per Bryce Dallas Howard, pronta con questo film a rivaleggiare con la madre dei draghi Emilia Clarke.
Ford dice: classico film da grandi incassi targato Disney che mi sarei risparmiato volentieri, se non che il Fordino ha già espresso la volontà di vederlo, forse memore del successo che ha sempre raccolto da queste parti Dragon Trainer.
Speriamo solo non sia una roba troppo, troppo zuccherosa di quelle che Peppa Kid finge di non sopportare.

1001 grammi
"Per un attimo ho pensato di lasciare la guida a Ford...
Cosa diavolo mi è saltato in mente?"

Cannibal dice: In mezzo a due filmoni riempi sala, almeno nelle intenzioni della stranamente coraggiosa distribuzione italiana estiva, ecco che arriva un drammone norvegese che potrebbe essere una sorpresa, ma che per il periodo non sembra proprio indicato e rischia di rivelarsi un mattonazzo pesante da sollevare persino per uno pseudo culturista come Mr. Ford. Nonostante 1001 grammi riuscirei a sollevarli persino io.
Ford dice: da Nesbo in poi, per me la Norvegia ha trovato un posto speciale nel cuore.
Eppure, con tutta la buona volontà, non posso pensare di mettermi, nel pieno di agosto, a guardare un potenziale mattonazzo come questo.
Al massimo potrei valutare l'idea di lanciare un mattonazzo sulla nuca del mio blogger rivale.

7 cose che (forse) non sapevi su Margot Robbie

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1) È figa


2) È figa


3) È figa


4) È figa


5) È figa


6) È figa


7) Ah, lo sapevi già che è figa?

Cinema Academy

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Il Ferragosto è alle spalle, ma la nuova stagione cinematografica non è ancora entrata in pieno nel vivo. Mentre la maggior parte delle sale che sfidano con l'aria condizionata la calura estiva continuano a essere occupate soprattutto dai due filmoni usciti la scorsa settimana, Suicide Squad e Il drago invisibile, ecco che questo weekend arrivano giusto un paio di novità. Una interessante, l'altra... lasciamo perdere.
Passiamo subito a vedere i commenti a queste (poche) uscite settimanali con i miei (bellissimi e bravissimi) commenti e con quelli (bruttissimi e puzzolentissimi) del mio blogger-nemico James Ford, prima che questa intro diventi più lunga del resto del post.

The Witch
"Ho fatto bene a seguire il consiglio di Cannibal:
guardati così, i film esaltati da Ford non sono nemmeno troppo brutti."


Cannibal dice: Con un ritardo nemmeno eccessivo rispetto alla potenza dell'Internet, ecco che arriva anche nei cinema italiani un horror inquietante, ben girato e con una giovane protagonista sensazionale, Anya Taylor-Joy. Per quanto mi riguarda non è il capolavoro assoluto spacciato da alcuni blogger, però una visione se la merita tutta e la mia recensione satanista si merita una lettura. Quella dello stregone Ford anche no, grazie.
Ford dice: una delle produzioni horror più interessanti degli ultimi mesi giunge con un ritardo neppure eccessivo nelle sale italiane. Un miracolo o opera del Demonio? La risposta al botteghino: nel frattempo, potete sempre leggere la mia recensione, che sottolinea il valore di questo film ma cerca di contenere l'entusiasmo che, per una volta, non ha fatto andare in pappa il cervello al mio antagonista. Anche perché non ci sarebbe stato più nulla da mandare in pappa.

New York Academy
"Scusa tipa: ma questa mossa l'hai presa da un balletto, o da un film con Van Damme?"

Cannibal dice: Nonostante abbia adorato Il cigno nero e la serie Flesh and Bone, il mondo della danza classica non è che mi entusiasmi molto. Sempre più del wrestling, per carità, però questa porcheruola a metà strada tra Saranno famosi e Step Up la lascio volentieri all'ex duro Ford che inaspettatamente negli ultimi tempi nelle robette sulla danza ci sguazza manco fosse Carla Fracci.
Ford dice: nonostante alcune tamarrate come Battle of the year mi abbiano divertito e sia rimasto ammirato da altre cose molto radical come Pina di Wenders, direi che la mia attitudine al ballo - protagonista o spettatore che sia - è la stessa che ha Cannibal per il wrestling.
Passo dunque volentieri, anche perché questi saranno i giorni dell'attesissimo Summerslam.

Lila dice... che cosa dice?

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Lila dice
(Francia, UK 2004)
Titolo originale: Lila dit ça
Regia: Ziad Doueiri
Sceneggiatura: Ziad Doueiri, Mark Lawrence, Joelle Touma
Ispirato al romanzo: Lila dice di Chimo
Cast: Mohammed Khouas, Vahina Giocante, Karim Ben Haddou, Carmen Lebbos, Edmonde Franchi, Hamid Dkhissi, Lotfi Chakri
Genere: coming of age
Se ti piace guarda anche: Io ballo da sola, A mia sorella!

Cos'è Lila dice?
In apparenza, Lila dice è un film su una bionda francese che fa una sega a un ragazzo musulmano su un motorino.
In realtà, Lila dice è un film su una bionda francese che fa una sega a un ragazzo musulmano su un motorino, ma è anche altro. Cosa?


È uno dei film che raccontano in maniera più efficace la prima cotta e le difficoltà nel crescere in un mondo dominato dal brutto, dalla violenza, dalla merda e in cui è arduo, ma non impossibile, trovare la bellezza. Anzi, non c'è niente di più facile che trovarla in una splendida e disinibita bionda francese, la giovane Lila, interpretata da tale Vahina Giocante, e guai a chi osa scherzare sul suo nome.

Com'è questa ragazza?
Ve lo faccio dire con le parole del protagonista della storia, Chimo, interpretato da tale Mohammed Khouas: “Questa ragazza può scatenare una jihad pazzesca. Immagino già i titoli: jihad provocata da una passera fa una carneficina al boschetto ombreggiato. Io, se devo scegliere tra una passera e liberare la Palestina, scelgo la passera.


Lila invece dice... che cosa dice?
Non ve lo anticipo, ma quello che Lila dice non vi deluderà. Prometto che non vi deluderà.

Altra domanda: perché ho visto il film Lila dice?
Per la suddetta bionda qui sopra. E qui sotto. Per quale altro motivo, se no?


E perché non l'ho visto prima, considerando che si tratta di una pellicola del 2004?
Semplice: perché non lo conoscevo e mi ci sono imbattuto soltanto quando ne ho sentito parlare per caso su una pagina di cinema su Facebook che ora non ricordo, così come non ricordo chi l'ha segnalato, ma a lui va la mia eterna gratitudine.
Ho visto Lila dice con colpevole ritardo, è vero, però non mi dispiace averlo guardato proprio ora, in questa strana, folle estate 2016. Lila dice non parla di terrorismo, né di religione, tranquilli, però questo coming of age su un ragazzino musulmano è un ritratto perfetto della società multietnica e multirazzista in cui viviamo e, con tutto quello che è successo nelle ultime settimane di terrore, offre più di uno spunto di riflessione. O forse è solamente un film su una bionda francese che fa una sega a un ragazzo musulmano su un motorino, il tutto accompagnato dalle splendide note di “Run” degli Air, in quella che è una delle più belle sequenze cinematografiche viste negli ultimi anni.


Ultima domanda: e Cannibal, Cannibal che cosa dice?
Cannibal dice di non perdervi Lila dice. La visione del 2004 perfetta per questa terroristica più che torrida estate 2016.
(voto 8/10)

Serie d'estate dimenticate

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Chi l'ha detto che le serie estive fanno schifo e non sono all'altezza di quelle dell'autunno/inverno?
Nessuno, e infatti sono una figata e quest'anno in particolare ne sono arrivate un sacco di notevoli, insieme a qualcuna magari un po' meno entusiasmante.
Per fare il punto della situazione – non che qualcuno l'avesse richiesto, comunque – ecco una rassegna breve, ma nemmeno troppo, di serie per lo più estive passate sugli schermi di Pensieri Cannibali nel corso delle ultime settimane.

Bojack Horseman
(stagione 3)

Non dico che BoJack Horseman cambierà del tutto le vostre vite - cosa comunque che potrebbe succedere -, però se non altro vi farà vedere un mondo differente con occhi differenti. Un mondo in cui gli umani convivono con degli animali antropomorfi, come se fossimo dentro una serie di Seth MacFarlane portata all'estremo, osservato attraverso le vicende di un uomo-cavallo, BoJack Horseman, attore noto come protagonista di una celebre sitcom anni 80, Horsin' Around, la cui carriera è poi proseguita più tra bassi che tra alti. Fino alla terza stagione, almeno.
Cosa succede nella terza stagione, persino più bella delle già notevoli due precedenti?

ATTENZIONE SPOILER
Succede che il film con cui BoJack si è rimesso in sella in ambito cinematografico, Secretariat, si rivela un lavoro acclamato da pubblico e critica, al punto che il nostro (anti)eroe rischia persino di essere candidato agli Oscar, al fianco di divi come Jerj Clooners e Brad Poot. Il grande quesito legato a questa stagione potrebbe quindi sembrare che sia: “Ce la farà BoJack ha ottenere la nomination dell'Academy?”. In realtà la vera domanda resta sempre quella delle prime due stagioni e che lo rende una specie di Don Draper animato: “Riuscirà finalmente BoJack a trovare un attimo di felicità?”.
FINE SPOILER

Il fascino di una serie cult come BoJack Horseman è difficile da descrivere a chi non l'ha mai vista, o a chi magari non è rimasto folgorato dalla sua prima puntata. Personalmente a me ha stregato fin dal primo istante, fin da quella sigla che è tra le più spettacolari mai realizzate, e non parlo solo di serie animate. Va però detto che è una serie di quelle con cui si entra sempre più in contatto episodio dopo episodio, grazie all'affezione che si crea con i personaggi, con il suo stile dolceamaro più amaro che dolce, con il suo singolare umorismo ricco di malinconia più che voglia di fare qualcosa di politically correct fine a se stessa, e pure con le sue frasi ricorrenti, tipo il tormentone “Suck a dick, dumbshits!” tirato fuori da Sarah Lynn, la baby diva diventata celebre al fianco del protagonista nella sitcom Horsin' Around e poi trasformatasi in una star “scandalosa” alla Miley Cyrus/Lindsay Lohan. Ciò che rende BoJack Horseman davvero grande, la serie animata fondamentale da vedere oggi come I Simpson, I Griffin e South Park ai loro tempi d'oro, è però forse la cura nei dettagli. È la sua profondità. Non solo a livello di tematiche esistenziali è il cartone animato più maturo e meno bambinesco mai visto, ma è anche un vero e proprio mondo tutto da esplorare, compresi i poster che compaiono sugli sfondi o le t-shirt indossate dai personaggi. Particolari che a un primo sguardo possono passare inosservati, ma prestando attenzione si possono cogliere un sacco di chicche nascoste all'interno di ogni scena.


La terza stagione poi è stata graziata da alcuni episodi davvero meravigliosi: su tutti il quarto, geniale, ambientato nel mondo sott'acqua, che pare una versione ancora più eccentrica e velata di tristezza di Anomalisa di Charlie Kaufman.


E poi l'undicesimo episodio, quello in cui BoJack e la teen idol Sarah Lynn si ubriacano e si strafanno di brutto. La rappresentazione dell'autodistruzione e del male di vivere più devastante, folle e geniale che mi sia mai capitato di vedere, non solo in un cartone animato. E anche la più toccante perché, dietro la bidimensionalità dei suoi disegni, BoJack Horseman è la serie più profonda oggi in circolazione.
(voto 8,5/10)


BrainDead
(stagione 1)

BrainDead vi farà saltare la testa per aria. Intendo in senso positivo. Questa serie è infatti un miscuglio talmente assurdo e originale di generi, che il vostro cervello farà fatica a classificarla secondo i soliti schemi mentali e quindi fate attenzione!
Cosa c'è dentro BrainDead?
Forse farei prima a dirvi quello che non c'è, però scelgo comunque di dirvi quello che c'è. In BrainDead potete trovare per prima cosa Mary Elizabeth Winstead, una delle migliori attrici indie e horror oggi in giro nella scena del cinema indie e horror. In BrainDead vi è poi una forte componente politica. Avete sentito la parola “politica” e state pensando di farvi saltare la testa per aria di vostra spontanea volontà? Wait a minute, guys, wait a fuckin' minute. BrainDead fa satira politica su democratici e repubblicani e, mentre siamo in piena corsa presidenziale Clinton v Trump non c'è niente di più cool e trendy. Altroché Batman v Superman. L'argomento inoltre è affrontato in maniera molto leggera ed estiva, con un piacevole tocco glamour non privo di risvolti sentimentali che sembra di stare dalle parti di Scandal.
Più che una serie politica, comunque, è una serie comedy e inoltre ha una componente sci-fi-horror-splatter sorprendente, mentre i riassunti di quanto è successo negli episodi precedenti sono realizzati in chiave musical manco fossimo dentro Galavant e tutte queste componenti messe insieme in maniera non casuale ma clamorosamente efficace rendono BrainDead un prodotto all'infuori delle facili catalogazioni. La serie più sorprendente e letteralmente... esplosiva dell'estate.
(voto 7,5/10)

Preacher
(stagione 1)

Sai, tutti dicono che non deve avere un senso. Cioè, è proprio quello il punto. Ma secondo me è solo una scusa per la pessima narrazione. Non vendermi merda dicendo che è oro, ok? Sarò anche fumato, ma non sono strafatto. Capisci cosa intendo? La trama conta.” Con queste parole Cassidy in un episodio di Preacher liquida il cinema dei fratelli Coen e in particolare Il grande Lebowski, film da lui giustamente massacrato anche in un'altra puntata, dove l'ha definito “un film di merda”. In quel momento mi sono alzato davanti allo schermo e gli ho fatto una standing ovation di 10 minuti.


Le parole di Cassidy sono però perfette anche per definire il mio rapporto con la serie di cui è uno dei protagonisti. Preacher pare infatti scritta del tutto a caso e al suo interno si muovono dei personaggi messi insieme sempre del tutto a caso. La nota positiva è che un paio di questi personaggi sono degli idoli assoluti. Il citato Cassidy, il vampiro più esaltante dai tempi di Spike in Buffy, interpretato da Joseph Gilgun già visto in Misfits, e poi Tulip, nei cui panni troviamo una delle attrici potenzialmente migliori dei prossimi 10 anni: Ruth Negga, pure lei apparsa in alcuni episodi di Misfits.


Peccato che il protagonista sia invece l'odioso Jesse Custer interpretato dall'odioso Dominic Cooper. E peccato che gli autori della serie Evan Goldberg, Seth Rogen e Sam Catlin, nel loro cazzeggio a tratti simpatico e a tratti solo assurdo, sembra si dimentichino che certe situazioni magari nel fumetto da cui Preacher è tratto potrebbero funzionare, mentre in una serie tv un po' meno.
La prima stagione procede così tra alti e bassi, buone intuizioni ed epic fail, personaggi strepitosi e altri quasi del tutto inutili o semplicemente noiosi, scene intriganti e scene senza senso. Proprio come in un film dei fratelli Coen.
(voto 5,5/10)

"Pure io avevo osato parlare male di Preacher.
Ed ecco la fine che mi hanno fatto fare..."

Roadies
(stagione 1)

Facile raccontare le vite delle rockstar. I loro eccessi, i loro capricci, i loro lampi di genio. A Cameron Crowe, che ha iniziato la sua carriera nello showbiz come giornalista musicale per riviste come Rolling Stone e Playboy, interessa però parlare pure di qualcos'altro. Di quelle persone che per un certo periodo attraversano, accarezzano le vite super glamour delle rockstar. L'aveva fatto nel semibiografico Almost Famous – Quasi famosi e lo fa ancora adesso con la sua prima incursione sul piccolo schermo, nella serie da lui creata Roadies. Questa volta non si parla di giornalisti o groupies, bensì di... roadies, come si può intuire dal titolo stesso. I roadies sono i tipi che si occupano del dietro le quinte di un concerto rock. In pratica questa è una serie che parla di un ambiente lavorativo, di quelle che vanno molto di moda negli ultimi anni da The Office a The Newsroom, con l'aggiunta di una forte componente musicale. Cameron Crowe nel corso degli episodi come accompagnamento si diverte a infilare dentro tutti i pezzi che probabilmente hanno suonato di più nelle sue cuffiette negli ultimi tempi, con canzoni sia di ieri che di oggi e sia rock che di altri generi, e il genuino amore per la musica e per tutto ciò che le gira attorno traspare in ogni momento ed è la cosa migliore di questa serie.
Roadies per certi versi è un prodotto pieno di difetti e di cliché, ha uno spirito fuori dal tempo che lo fa apparire come una serie molto anni '90 e non propone niente di nuovo. Eppure non è difficile affezionarsi ai suoi personaggi, in particolare alla confusione esistenziale fatta persona interpretata dall'efficace prezzemolina Imogen Poots e dell'Englishman serioso e per nulla rocknroll nei cui panni c'è Rafe Spall, oltre che al suo stile ricco di malinconia. Perché non c'è niente di più malinconico oggi della musica rock, un genere che ormai ha dato il suo meglio negli scorsi decenni, ma che ancora può tirare fuori qualche zampata vincente.
La scrittura di Cameron Crowe non sarà al livello di quella del suo glorioso passato e la qualità dei dialoghi non raggiungerà il livello di un Aaron Sorkin attuale, però se non altro qui mostra un apprezzabile ritorno alle sue origini rock, dopo le poco azzeccate incursioni nel cinema famigliare e mainstream del mediocre La mia vita è uno zoo e del tragico Sotto il cielo delle Hawaii, e in ogni episodio c'è sempre almeno una scena, una frase, una canzone o un particolare che ti fanno realizzare di non aver sprecato un'ora della tua vita, ma di aver visto qualcosa a suo modo bello e significativo. Welcome back, Cameron.
(voto 6,5/10)

The Night Of
(stagione 1)

Che nottata!
Ho iniziato a guardare The Night Of convinto che si potesse trattare di una serie thriller piuttosto convenzionale. Il classico caso di murder story criminale come ne sono già state fatte tante e invece...
The Night Of non sarà qualcosa di rivoluzionario o mai visto prima, però ha la capacità di tenerti incollato fin dal primo istante allo schermo. Il pilot è folgorante, tra momenti poetici e una escalation di tensione come non ne vivevo da tempo. Il prosieguo è poi altrettanto avvincente e prende altre direzioni. Il caso di per sé sembra piuttosto semplice da risolvere. Tutte le prove conducono a un solo indiziato, il Bossetti della situazione. Come in The People v. O. J. Simpson: American Crime Story lo sviluppo riesce a essere costantemente avvincente e la serie si sviluppa via via verso il legal e verso la prison story e il tutto condotto a sorpresa con uno stile molto omogeneo. Ciliegina sulla ricca torta le ottime performance del cast, in cui svetta un John Turturro versione avvocato in odore di Golden Globe ed Emmy Award.

"In un'aula di tribunale potrei difendere chiunque. Ma Cannibal Kid proprio no."

Tenera è la notte, diceva Francis Scott Fitzgerald tempo fa e pure i Blur più di recente, ma certo non lo è per il protagonista di questa imperdibile mini serie HBO. Per scoprire cosa gli capita, cominciate a guardare il pilot di The Night Of. Andrete avanti all night long.
(voto 8/10)

Tutto può succedere
(stagione 1)

Tutto può succedere, persino di guardare una fiction Rai. E pure una fiction Rai in cui ci sono canne, coppie multirazziali e baci lesbo in prima serata. C'è da dire che è una cosa che negli ultimi tempi mi sta capitando un po' troppo spesso, si vedano anche Braccialetti rossi e Baciato dal sole, cosa che mi fa dubitare sempre più delle mie capacità mentali, però in questo caso è davvero difficile non farsi prendere bene.
Tutto può succedere è l'adattamento italiano di Parenthood, serie piuttosto sottovalutata andata in onda negli Usa tra il 2010 e il 2015 che non hai mai fatto grosso clamore, sarà perché non presentava al suo interno elementi fantasy, vampiri o supereroi e, pur affrontando tematiche anche piuttosto pesanti come la sindrome di Asperger, non ha mai puntato su facili sensazionalismi. Così com'era facile affezionarsi ai Braverman della serie americana, così lo è con i romani Ferraro. Merito di un gran bel cast che unisce il meglio della tv indie italiana, con i fantastici Pietro Sermonti e Alessandro Tiberi provenienti da Boris e Maya Sansa de La meglio gioventù, e con una delle attrici rivelazione del nuovo cinema nostrano, la folgorante Matilda De Angelis di Veloce come il vento.


E se Matilda è la nostra Jennifer Lawrence, qui c'è pure Camilla Filippi che con quel bel musetto da cucciolo bastonato pare una Carey Mulligan de' noantri.


Per quanto il sapore di déja vu qua e la affiori, almeno per chi ha seguito la serie originale, il tutto è realizzato con un sapore italiano, a tratti pure con qualche eccesso di sentimentalismo tipicamente Rai fiction, e appare quindi se non nuovo od originale, se non altro differente e del tutto godibile. La serie su Rai 1 sarà anche andata in onda quest'inverno ma, per me che l'ho scoperta e recuperata solo ora, si è rivelata una delle visioni più fresche dell'estate. Giusto un paio i difetti da segnalare: la sigla della serie originale è “Forever Young” di Bob Dylan, mentre qui è “Tutto può succedere” dei Negramaro. Giusto una leggera differenza.
E poi il titolo della serie: anziché Tutto può succedere, io avrei fatto che tradurre Parenthood con un più diretto “Parentame”.
(voto 7+/10)

Orange Is the New Black
(stagione 4)

Orange Is the New Black mi frega sempre. Anche quest'anno è partita in sordina ed è cresciuta puntata dopo puntata, fino a un crescendo finale drammatico e persino da lacrime.
Se la prima stagione era incentrata soprattutto sulla pallida Piper e nella seconda e nella terza avevano preso il sopravvento le afroamericane, a dominare la stagione numero 4 sono state le latinoamericane: Maria (Jessica Pimentel, attrice rivelazione della season) è stata la più cazzuta, Maritza (Diane Guerrero) la più figa e Blanca (Laura Gómez) la più rivoluzionaria.
Insomma, latina is the new black.
(voto 8/10)

Game of Thrones
(stagione 6)
"Avrei proprio bisogno di uno shampoo. O se non altro di una parrucca nuova."

È successo di tutto. Gente che risuscita, vecchiette mostruose che si trasformano in tipe gnocche, parodie degli avvenimenti della stagioni passate, battaglie tra bastardi, personaggi fighi che vengono brutalmente fatti fuori, tipi che diventano eroi tenendo una cazzo di porta, esplosioni devastanti, meno personaggi secondari inutili del solito, l'incoronazione di un nuovo re o forse regina dei Sette Regni, Daenerys con le tette al vento... okay, questo era già successo, però questa volta l'ha fatto dopo aver dato fuoco a tutti i Khal ed è stata quindi una cosa ancora più figa.
E questa è solo una piccola parte di quanto capitato in Game of Thrones 6 tornato, seppure tra alti e bassi, ai livelli o quasi delle prime due stagioni, dopo la grande noia delle ultime.
(voto 7+/10)

Outcast
(stagione 1)

Outcast è una serie strana con un protagonista strano. O forse sono io che sono strano ad averla trovata strana.
Le mie aspettative iniziali erano bassissime, visto che io odio le storie di esorcismi e non ho certo amato le altre due serie create da Robert Kirkman, The Walking Dead e Fear the Walking Dead. Non metto in dubbio che sia un grande nel mondo dei fumetti, ma in campo televisivo diciamo che non sono mai riuscito a condividere l'esaltazione nei suoi confronti.
È così con grande sorpresa che mi è piaciuta parecchio la puntata pilota di Outcast, la nuova serie di Robert Kirkman da un fumetto di Robert Kirkman che parla di esorcismi. A convincermi sono stati soprattutto il protagonista, un tipo solitario e asociale interpretato dal redivivo Patrick Fugit, ex bimbo prodigio del cult movie Quasi famosi – Almost Famous del sopracitato Cameron Crowe di Roadies, e la sua sorellastra, una tipa rossa di capelli, brillante e con la battuta sempre pronta nei cui panni troviamo l'attrice rivelazione Wrenn Schmidt.


Inaspettatamente, dopo un solo episodio ero pronto ad amare questa nuova serie di Kirkman. Peccato che poi le puntate successive, illuminate giusto dalla presenza dell'angosciante Grace Zabriskie dritta da Twin Peaks, abbiano fatto via via scemare l'entusiasmo, con la noia che ha cominciato a prendere il sopravvento, con una serie di vicende di esorcismi di scarso interesse, con un insopportabile prete psicopatico inserito come co-protagonista, con il protagonista che ha rivelato il solito passato tormentato in maniera piuttosto prevedibile e con la sorellastra che ha perso la sua brillantezza a causa di una sottotrama a lei dedicata persino troppo seria e pesante.
Outcast è riuscita comunque nella non troppo complicata impresa di risultare la mia serie di Kirkman preferita, però allo stesso tempo si è rivelata un diludendo. Un inatteso e strano diludendo che poi, con gli ultimi due episodi, ha saputo risvegliare l'interesse e rivelarsi di nuovo parecchio inquietante. Nel bene e nel male e poi di nuovo nel bene, una serie che mi ha saputo sorprendere.
(voto 6+/10)

Dead of Summer
(stagione 1)

Tutto quello che Stranger Things rischiava di essere e che invece (per sua fortuna) non è stato. Dead of Summer è anch'esso ambientato negli anni '80 ma, a differenza dell'illustre collega, è una rivisitazione di quel decennio banale e stereotipata. Peccato, perché poteva essere il guilty pleasure teen-horror-retrò dell'estate e invece risulta essere solo una porcheruola teen-horror-retrò che si lascia più o meno guardare come riempitivo, con la curiosità e la speranza di vedere se migliora, e per una manciata di attrici gnocche tra le quali si segnala in particolare Elizabeth Lail, già vista nei panni di Anna di Frozen in Once Upon a Time, serie come questa anch'essa creata da Adam Horowitz ed Edward Kitsis. Per un vero tuffo negli 80s, molto meglio puntare su Stranger Things, The Americans o anche Red Oaks.
(voto 5/10)

UnREAL
(stagione 2)

A un primo sguardo potrebbe apparire giusto come una serie guilty pleasure trash divertente e stop. Cosa che comunque basterebbe per renderlo una visione estiva perfetta. InREALTÀ UnREAL è una delle serie più spietate e bastarde mai prodotte. Più che una parodia, si tratta di un massacro nei confronti dei reality show. A guidare le danze ci sono due regine folli e perfide, eppure ritratte allo stesso tempo anche in maniera molto umana e sfaccettata da una Shiri Appleby in questa seconda stagione sempre più allo sbando e da una Constance Zimmer sempre più scatenata ed esilarante.
Se già la season number 1 era una figata, questa volta l'asticella è stata alzata ancora più in alto, con i liveli di divertimento & cattiveria che sono stati raddoppiati. Guilty pleasure trash dell'estate oh yes, ma anche molto di più.
(voto 8/10)

Il cinema glaciale

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L'estate sta finendo e un Ford se ne va...

Sì, magari. Purtroppo Mr Ford a quanto pare è stato confermato come co-conduttore di questa rubrica sulle uscite settimanali anche per la stagione 2016/2017.
Insieme a me quest'anno avrei voluto Higuain, ma la Juve all'ultimo me l'ha soffiato per una manciata di spiccioli, quindi tocca accontentarsi del più economico Ford.

L'era glaciale: In rotta di collisione
"Non ce la farò mai a prenderla, così come Ford non ce la farà mai a scrivere una recensione decente."

Cannibal dice: La gente ci può cascare 1 volta, 2 volte, 3, persino 4, poi alla quinta si rompe le palle. Meglio tardi che mai!
Al quinto capitolo, questa inutile saga basata in pratica su una sola scena divertente ripetuta allo sfinimento, finalmente ha stufato il pubblico americano, che ne ha decretato il flop. Avrà ghiacchiato le palle pure agli italiani? E magari pure a Ford, che di queste pellicolette animate per finti adulti ne vorrebbe mille?
Ford dice: de L'era glaciale avevo molto apprezzato il primo capitolo, per poi vedere gli altri più per consuetudine che per aspettative. Ad essere onesti, neppure il Fordino pare apprezzare particolarmente il franchise, ma penso che comunque, sempre per dovere di cronaca, una visione ci starà. Spero solo non sia pessimo come penso.

Paradise Beach – Dentro l'incubo
"Vattene Fooord!
Preferisco vedermela con uno squalo che salire in barca con te!"

Cannibal dice: Blake Lively protagonista di un horrorino estivo che se ne sta per tutto il tempo in costume da bagno?
Altroché dentro l'incubo, questo è quello che Shakespeare avrebbe definito un sogno di una notte di mezza estate!
Ford dice: horrorino estivo che viene buono buono giusto per Cannibal, che probabilmente riuscirà a farsela sotto anche guardando Blake Lively. Passo molto volentieri.

Escobar
"Ford e Cannibal insieme???
Devo proprio fare una foto, se no non ci crede nessuno."

Cannibal dice: Quando uno una volta tanto fa delle cose intelligenti, bisogna riconoscerglielo. Sto parlando di Ford?
Ma va. Quello non ne azzecca una dagli anni '80, e poi ancora!
Mi riferisco alla distribuzione italiana, che in quest'estate ha dimostrato un certo coraggio, distribuendo film di grande richiamo come Suicide Squad e Il drago invisibile prima di Ferragosto, horror intriganti come The Witch e ora questo Escobar che, per quanto sia un film del 2014, viene voglia di vederlo proprio adesso, in preparazione della seconda stagione di Narcos, la serie dedicata proprio alla controversa figura di Pablo Escobar, in arrivo su Netflix il 2 settembre.
Ford, quand'è che anche tu ne farai una giusta, rinunciando ad esempio alla malsana idea dei tuoi bulletin?
Ford dice: proposta interessante che non solo potrebbe alimentare l'hype per l'attesissima seconda stagione di Narcos, ma anche, per una volta, mettere d'accordo il sottoscritto ed il sempre più bollito Cannibal, che spero torni dalle ferie con un'energia nuova, anche perché lo aspetta un autunno sotto il fuoco incrociato di White Russian.

Il diritto di uccidere
"Quei due blogger sputasentenze su tutto e su tutti vanno proprio fermati!
Mettiamo un po' offline i loro bloggherelli."

Cannibal dice: Pellicola terroristica con protagonista Helen Mirren che mi pare una versione di Homeland per la terza età. Ford, hai già prenotato il posto in sala?
Ford dice: considerato il clima che ha condizionato il mondo nel corso di quest'estate, per il momento penso mi risparmierò la visione dell'ennesimo film a tematica terroristica. Chissà, comunque, che non decida di recuperarlo più avanti, specie in caso di recensione negativa del mio rivale.

Torno da mia madre
"E questo, Ford lo chiama un film action? C'è molta più azione nelle soap opera che vedo di solito!"
"Hai ragione mamma, torniamo a vedere quella pellicola indie consigliata da Pensieri Cannibali."
"Va beh, se spegniamo la tv mi sa che è meglio."

Cannibal dice: Commedia francese che puzza di cannibalata, ma che tratta anche il tema della demenza senile, quindi rischia di essere una visione molto istruttiva soprattutto per Ford e per chi ha la “fortuna” di stargli accanto.
Ford dice: commedia probabilmente dolceamara in odor di radical che farà la gioia di Cannibal Chic, al quale basta che un titolo provenga da oltremanica per gridare al miracolo neppure fosse un film di e con Sly per il sottoscritto.

Ma Loute
"Guarda, quello è un Ford!"
"Ma non si erano estinti durante l'era glaciale?"

Cannibal dice: Questa è la francesata della settimana che potrebbe fare per me. Di Bruno Dumont ho visto soltanto la miniserie Li'l Quinquin, eccentrico comedy-thriller che ho trovato geniale e che – chissà? – potrebbe piacere persino Ford, se solo la smettesse di guardare serie del Medioevo come il Dr. House e si decidesse a vedere anche cose più recenti. Ma Loute sembra particolare abbastanza perché Dumont possa conquistarmi di nuovo e magari mi faccia venire voglia di recuperarmi anche i suoi precedenti, trasgressivi e radical-chicchissimi lavori.
Ford dice: il mio rapporto con Dumont è conflittuale, considerato che, nonostante la sua fama ed i plausi che riceve regolarmente dal pubblico radical e l'indubbio talento, non è mai riuscito a convincermi, almeno rispetto a quello che ho visto di suo.
Che questa sia la volta buona? Non so davvero se sperarci, oppure no.

Il clan
"Se ripenso a quel film che per Ford andava visto a tutti i costi mi viene ancora da piangere."
"E pensare che secondo lui era una film comico..."

Cannibal dice: Thriller argentino che non mi ispira molta fiducia. Lo passo al clan (sempre più numeroso) dei Ford.
Ford dice: il Cinema argentino, in passato, mi ha regalato ottime sorprese. Speriamo che questa possa entrare nel clan. E che il clan tutto possa passare da Casale a dare una ripassata a Cannibal.

Bat For Lashes, blink-182, Teenage Fanclub etc. – La musica di luglio e agosto 2016

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Non sono molto bravo a tenere rubriche fisse e l'appuntamento di luglio con le (psuedo) recensioni musicali del mese era svanito. Un po' per questioni di tempo, un po' perché è estate, la stagione in cui lo scazzo prevale e in cui le rubriche fisse possono saltare.
Adesso però è tempo di recuperare e di rimettersi al lavoro sul serio... si fa per dire.
Ecco allora in un colpo solo alcuni dischi passati nello stereo, o meglio nelle casse del pc e delle cuffiette dello smart phone, di Pensieri Cannibali nel corso dei mesi sia di luglio che di agosto.

Bat For Lashes “The Bride”

Attendevo il nuovo album di Natasha Khan alias Bat For Lashes come un bambino aspetta il Natale, come un fan di Game of Thrones attende una nuova stagione di... Game of Thrones, o come il mio blogger rivale Mr. James Ford aspetta una nuova WrestleMania, qualunque cosa essa sia.
E qual è la sensazione, dopo che è arrivato il suo album numero 4?
È una sensazione strana. Non posso parlare di delusione, perché “The Bride” è un disco ottimo. Un concept album non sul matrimonio, bensì sulla triste e molto cinematografica storia di una ragazza a cui il futuro marito muore in un incidente stradale giusto poco prima di arrivare all'altare. Che sfiga! O che fortuna?
Non posso però nemmeno parlare di esaltazione totale, visto che “The Bride” non è il capolavoro assoluto che da lei mi attendevo, quello che resta nelle sue corde, ma non è ancora riuscita a realizzare del tutto. Per il momento Natasha ha inciso quattro bei dischetti e il mio preferito resta il secondo, “Two Suns”, solo che la fanciulla può dare ancora di più.
Di questo suo nuovo lavoro comunque non ci si può lamentare, se non per qualche passaggio a vuoto e qualche momento lento di troppo. Anche questa volta gli sprazzi di incanto puro alla fine prevalgono, soprattutto nei pezzi più sognanti come “Honeymooning Alone” e il singolo “Sunday Love”.
Il fidanzamento, musicalmente parlando, con Natasha può quindi proseguire. Per le nozze invece, beh, per quelle c'è sempre tempo...
(voto 7,5/10)



blink-182 “California”

Sono troppo vecchio per queste stronzate...
Anzi, no. Sono loro che sono troppo vecchi per fare queste stronzate di dischi pop-punk da dodicenni.
(voto 5/10)



Good Charlotte “Youth Authority”

Idem come sopra.
Lo so, mi sono sbattuto molto per scrivere le recensioni dei nuovi dischi di blink e Good Charlotte. Come d'altra parte loro a comporli.
(voto 5/10)



Steven Tyler “We're All Somebody From Somewhere”

Steven Tyler degli Aerosmith ha tirato fuori un disco country. Ma che davero?
Sì. Non è la scadente trama di una nuova puntata della serie tv Nashville, ma la realtà. Peccato che la visione del leader degli Aerosmith del country sia parecchio banale. D'altra parte già il titolo “We're All Somebody From Somewhere” (ma va, Steven?) non lascia certo ben sperare. Il disco è in pratica una raccolta di ballatone, ma ballatone brutte e poco ispirate, roba stracciapalle e non stracciamutande come “Crazy” o “I Don't Want to Miss a Thing”, il tutto con l'aggiunta di qualche banjo e di qualche chitarrina che fa tanto stereotipo country. Dopo la partecipazione come giudice ad American Idol, gli ultimi album blues degli Aerosmith che non s'è filato nessuno e questo epic fail country da solista, tornare a fare un bel disco di sano rock'n'basta con Joe Perry e i tuoi altri amichetti ti fa proprio schifo, Steven?
(voto 4/10)



Avalanches “Wildflower”

Probabilmente non avevate mai sentito parlare degli Avalanches prima d'ora. Perché?

1) Perché hanno pubblicato un unico disco, “Since I Left You”, nell'ormai lontano 2000 e all'epoca alcuni di voi forse non erano manco ancora nati.

2) Perché quell'unico disco, benché diventato un cult per noi nerd musicali, a livello commerciale non è che avesse avuto tutto 'sto successo pazzesco.

Il loro disco d'esordio in ogni caso può essere considerato una pietra miliare dell'era moderna poiché è un vero e proprio capolavoro nell'arte del “sample”, ovvero nel prendere pezzi di brani già esistenti e riutilizzarli per creare della musica nuova, in maniera non troppo distante da quanto fanno Quentin Tarantino in campo cinematografico o la serie tv Stranger Things in quello televisivo.
Nel loro primo album erano presenti tipo 3.500 sample diversi. Un intero archivio musicale riversato all'interno di un disco solo. Potete quindi capire perché per la composizione del loro secondo disco ci abbiano messo giusto 16 anni. Nonostante il tempo passato, il nuovo “Wildflower” prosegue nella stessa direzione, con un suono moderno reso più saporito da un retrogusto retrò. Non sarà un lavoro epocale o rivoluzionario come il precedente, un'influenza enorme per molti produttori hip-hop ed electro di oggi, ma è un lavoro che suona enormemente ricco e stratificato, eppure si fa ascoltare in maniera molto scorrevole e piacevole. Un'impresa che può sembrare facile, ma non lo è. Non a caso ci sono voluti 16 lunghi anni.
(voto 7/10)



Michael Kiwanuka “Love & Hate”

Love & Hate. Amore & odio. Un po' come quella di qualunque altro artista, la musica di Michael Kiwanuka (tra l'altro presente pure nella colonna sonora della nuova serie tv The Get Down) la si ama o la si odia. Sentitevi liberi di fare quello che volete. Se però la odiate, siete proprio delle brutte persone. #sapevatelo
(voto 7,5/10)



Teenage Fanclub “Here”

Potrei per caso non essere fan di una band che si chiama Teenage Fanclub?
Eh no, dai. Il gruppo indie-pop-rock scozzese ha firmato una serie di album mitici negli anni '90 e una serie di canzoni-inni, almeno per un mondo alternativo, capitanati da “The Concept”, il brano leitmotiv del film Young Adult con Charlize Theron. Negli ultimi tempi il loro sound si è addolcito e le chitarre distorte hanno via via lasciato spazio ad armonie vocali di marca Beach Boys e a un gusto melodico sempre più accentuato. Il nuovo “Here” è così un disco di pop malinconico perfetto per accompagnare le giornate di fine estate. Leggero e profondo. Immediato e raffinato. Adolescenziale e maturo.
(voto 7/10)



Crystal Castles “Amnesty (I)”

E così è successo. Dopo la separazione dei due membri fondatori, Alice Glass che se ne è andata per i fatti suoi e Ethan Kath, che invece si è tenuto il nome della band e ha ingaggiato un'altra vocalist, una certa Edith Frances, era inevitabile. Cosa era inevitabile?
Che i Crystal Castles diventassero la brutta copia, a tratti quasi una parodia, di quello che sono stati in passato. I loro primi tre album electropunk, in particolare il debutto omonimo del 2008, resteranno sempre tra i lavori più identificativi del folle suono del nuovo folle millennio, mentre questo quarto è destinato a essere ricordato come il poco riuscito tentativo di inaugurare un nuovo corso con una nuova cantante. Un diludendo, in attesa, e soprattutto nella speranza, che Alice da sola riesca invece a tirare fuori un altro paese delle meraviglie.
(voto 5,5/10)



Canzone del mese bimestre
Diego Mancino “Succede d'estate”

La musica italiana estiva non è solo Fabio Rovazzi, grazie a Iddio.
Diego Mancino, con la sua splendida e nostalgica “Succede d'estate”, lui sì che va a comandare.



Il peggio del mese bimestre
Fall Out Boy ft. Missy Elliott “Ghostbusters (I'm Not Afraid)”

Mi piacciono i Fall Out Boy, mi piace Missy Elliott e mi piace la canzone dei Ghostbusters. Tutti e tre questi elementi combinati insieme però non funzionano e danno vita a un pezzo che non acchiappa per niente. Né i fantasmi, né i vivi.

Kid e le Holograms

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Non uno, bensì due post dedicati a Jem e le Holograms, uno dei film più inutili nella storia dell'umanità?
Succede solo su Pensieri Cannibali!

Come se la mia stroncatura di una manciata di settimane fa non fosse bastata, ecco che mi è arrivato un nuovo contributo sul film che ho deciso di pubblicare perché è interessante e propone un punto di vista differente rispetto al mio. Non che in questo caso se ne parli bene, cosa in pratica impossibile da fare. Si tratta di un punto di vista diverso perché è più competente del mio – e va beh non ci va molto – e inoltre offre un approfondimento maggiore sulle bambole e sulla serie animata da cui il film è tratto e che io ormai ho rimosso dai miei ricordi d'infanzia.

Spazio allora a questo ottimo articolo gentilmente offerto da Sara Maira, Digital PR & Copywriter Manager del sito Forbit, oltre che appassionata di cinema.

Il post sarà davvero opera sua, o in realtà è frutto di un mio ologramma?

Naaah, io non sono mica Jem!


JEM E LE HOLOGRAMS - IL FILM: ECCO COME SI DISTRUGGE UN MITO DOPO 20 ANNI
Il film da poco uscito nelle sale è sulla bocca di tutti. Che ci fosse aria di flop era palpabile. Ma, mai e poi mai, avremmo pensato a un risultato tanto discutibile e di dubbio gusto. Cioè un anno di riprese, hashtag sui social e poi: il nulla. Il personaggio di Jem, all’anagrafe Jerrica Benton, viene completamente privato del suo allure e da icona glamour viene ridotta a mero stereotipo adolescenziale.
Ma come nasce Jem? Come ci siamo arrivati dallo sparkling anni ’80 alla tragedia del 2016? Dopo questo post Jem e le Holograms non avranno più segreti!


La nascita di Jem e le Holograms: le Bambole Hasbro

Jem e le Holgrams nascono durante gli anni ’80 e sono state una delle icone del periodo. Jem nasce, sotto forma di bambola, per mano della Hasbro, nota azienda giocattoli statunitense che tra gli altri vanta la paternità del Monopoli e dei G.I. Joe. Il lancio sul mercato USA avvenne nella primavera del 1986. Era il periodo d’oro della Barbie e Jem si discostava completamente dai canoni della rivale presentandosi rock e anche un po’ trasgressiva se vogliamo. Fu così che la Hasbro, per promuovere il prodotto, commissionò a Christy Marx la sceneggiatura di una serie animata che avesse come protagonista proprio la bambola Jem. La Marx non ci pensò due volte e creò un substrato, una storia, un background a Jem. Diede così vita al personaggio Jerrica/Jem creandogli attorno un mondo, dei valori, un mito che ancora oggi in tanti ricordano con affetto.

Se negli USA la serie animata nasce per promuovere il prodotto Hasbro, in Italia succede l’esatto contrario: prima arriva il cartone e poi la bambola. Per superare lo scoglio Barbie, la campagna pubblicitaria a favore della serie di bambole fu martellante e incessante. Dalle pubblicazioni sulle pagine di Topolino alla televisione, ma di poco aumentarono le vendite complici il prezzo (41.000 lire), la scarsa reperibilità del prodotto (in vendita solo alla Standa), e la lontananza con il mondo Barbie.


Il periodo d’oro di Jem: le 3 serie animate

Se la bambola non ebbe il successo sperato, la serie animata creata a mero scopo commerciale conquistò il grande pubblico facendo sognare piccoli e adolescenti. Ma d’altra parte, il cartone seguiva perfettamente il filone del momento affiancato da serie animate come L'incantevole Creamy e Magica magicaEmi.
La trama vede protagonista JerricaBenton che, per salvare la casa discografica del padre (la Starlight) dalle grinfie del crudele Eric Raymond e delle temibili Misfits, fonda assieme alla sorella Kimber e alle amiche Aja e Shana il gruppo pop delle Holograms. Sul palco Jerrica si trasforma in Jem grazie all’intelligenza artificiale inventata dal padre: Synergy. Il computer olografico si nasconde nei suoi orecchini e le permette di diventare la misteriosa Jem.
La prima serie animata racchiudeva 15 episodi da 5 minuti in ognuno dei quali era presente una canzone. Fu dalla seconda stagione in poi che Jem e le Holograms diventarono una vera e propria serie animata composta da puntate da 20 minuti ciascuna.


Il “revival” 2016: il film

Ora, come siamo passati dall’icona pop anni ’80 all’adolescente insicura di YouTube non è poi così difficile da capire. Nell’epoca dei remake, il regista Jon M. Chu, recidivo da G.I. Joe (il film), si butta a capofitto nella grande impresa. Ancora prima delle riprese bombarda i social con hashtag #JemTheMovie. È l’inizio della disfatta.
Synergy si trasforma in un misero robottino costruito dal padre di Jerrica che funziona un po’ come quelle cornici interattive che proiettano le foto in soggiorno, sputando qua e là un ricordo stucchevole o un indizio sul passato della protagonista.
Jerrica Benton si trasforma in quello che, secondo il regista, rappresenta lo stereotipo dell’adolescente 2.0. Si muove così, tra social, selfie e tecnologia, una Jerrica/Jem un po’ imbranata e passiva ma talmente dotata da arrivare comunque al successo per standing ovation del popolo di Internet. Che dopo aver visto su YouTube il video di una performance dell’artista (caricato a sua insaputa) la incorona reginetta pop 2.0.
Il regista manifesta già in questo l’intento di accaparrarsi la fetta più giovane di pubblico, ma senza grandi successi. L’esordio nei cinema americani è pessimo. Il primo fine settimana l’incasso si aggira attorno agli 1.3 milioni di dollari, circa 547 dollari a sala. Un flop totale.


In Italia le cose non vanno meglio. Il film risulta poco allettante per il pubblico più giovane, che non ci si ritrova minimamente, e fuori da ogni logica per i fan del cartone. La pellicola è assolutamente svuotata dei valori originari che caratterizzavano la serie animata originale e i personaggi. La Starlight non è più la casa discografica del padre di Jerrica, ma l’etichettadiscografica che decide di produrla. Jem stessa perde di charme, carisma e glamour cadendo ripetutamente nello stereotipoe nello stucchevole. Le Misfits sono relegate a una misera parte marginale e tutto il contorno di personaggi, colori, interazioni, abiti è lontano anni luce da quel Jem e le Holograms che era stato tanto apprezzato un tempo.


Troppe cose buttate a caso con l’intento di conquistare il pubblico dei teenagertanto che il prodotto finale risulta poco appetibile anche a loro che non ci si rispecchiano e forse ci si ritrovano anche un po’ scimmiottati. L’apatica protagonista si ritrova a subire il successo passivamente tra inquadrature di Twitter, YouToube e delle visualizzazioni che si impennano.
Perfino il momento drammatico del film, il fulcro della vicenda, la crisi, quello che come in ogni ciclo narrativo che si rispetti dovrebbe essere il momento di rottura, che porta alla svolta ed infine alla risoluzione dell’intreccio con la meritata vittoria dell’eroe, scivola via in un minuto e mezzo, al punto che quasi neanche ci si fa caso. Ecco che allora la scontatissima scena di lite tra le Hologram e Jem, più che indurre discontinuità nella trama creando una storia avvincente, risulta essere uno stacchetto prevedibile e misero nel mezzo di un continuo nulla cosmico.
L’unica cosa che salviamo in tutta quest’accozzaglia di banalità sono le musiche che, tutto sommato, non sono male.
Certo, nulla a che vedere con la Jem della mia generazione, quella che quando la pensi non puoi non iniziare a cantare:

Il mio nome è Jem, sono una cantante

bella e stravagante, ballo il rock'n'roll…


The Get Down, the best new series in town

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The Get Down
(serie tv, stagione 1)

Non hai ancora visto The Get Down?
Come telefilo fai ridere, sei solo un clown
È una serie da non perdere non solo per i fan dell'hip-hop
ma anche per tutti quelli a cui piace far binge-watching non-stop

Lo sapevi che va in onda su Netflix?
È un servizio di streaming più eccitante del sex
E lo sapevi che i protagonisti vivono nel South Bronx?
È un posto più pericoloso di una convivenza con Amanda Knox

(rit.)
Hip-hop hooray for The Get Down
the best new series in town
Hip-hop hooray for The Get Down
the best new series in town


I'm going down down down come le Lollipop
tra i protagonisti c'è Shameik Moore lanciato dal film Dope
la sua parte è quella di Shaolin Fantastic
uno più figo di Shaggy ai tempi di Boombastic

Ai piedi indossa delle spettacolari Puma rosse
e come dj suona più potente dei 99 Posse
Un giorno incontra Ezekiel e fonda un gruppo rap
e la loro musica manda tutti fuori di testa come Amber Heard fa con Johnny Depp

(rit.)
Hip-hop hooray for The Get Down
the best new series in town
Hip-hop hooray for The Get Down
the best new series in town


Il creatore della serie si chiama Baz Luhrmann
un regista di cui sono sempre stato un big fan
come Romeo + Juliet The Get Down è molto romantica
e come in Moulin Rouge! la parte musicale è fantastica

Artisti di oggi che si fondono con quelli anni settanta
ascoltando la colonna sonora la goduria è tanta
per non farsi mancare niente c'è pure una sottotrama politica
e tranquilli raga che non manca nemmeno la fica


(rit.)
Hip-hop hooray for The Get Down
the best new series in town
Hip-hop hooray for The Get Down
the best new series in town
(voto 8/10)

I film prima di te

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Le città si ripopolano, le sale tornano a riempirsi, di gente così come di numerose uscite più o meno interessanti, e anche i blog ritornano in attività a pieno regime. Come Pensieri Cannibali, che pure quest'estate non si è mai fermato.
Chi invece prosegue nel suo letargo, non invernale bensì estivo, è il mio blogger-nemico Mr James Ford dell'ormai sempre più abbandonato sito WhiteRussian. A non mancare – ahinoi – sono comunque i suoi commenti, presenti al fianco dei miei nella rubrica sulle pellicole in arrivo nei cinema italiani questa settimana.
Beccateveli qui sotto, ma solo a vostro rischio e pericolo.

Io prima di te
"Ma quanto siamo teneri insieme?"
"Tanto, ma mai quanto i finti nemici Ford e Cannibal."


Cannibal dice: Io prima di Ford avevo un bel blog immacolato. Dopo che Ford ha cominciato a infestarlo, occupando (in maniera non richiesta) questa rubrica dedicata alle uscite settimanali, Pensieri Cannibali ha invece subito un crollo qualitativo notevole. Se non altro il giovedì.
Quanto al film l'ho già visto e presto arriverà la recensione cannibale. Credevate forse che potessi perdermi una pellicolona sentimentale strappalacrime con Emilia Clarke?
Ford dice: io prima di Cannibal non pensavo che potessero esistere critici cinematografici in grado di spararle così grosse, e ora che è diventato praticamente la mia mascotte, non posso più liberarmene.
Questa roba sentimentale strappalacrime mi attira quanto una maratona di film teen cannibali, ma considerato che Julez non vede l'ora di vederlo, mi sa che mi toccherà.

Jason Bourne
"Ho già combattuto contro Stallone, Schwarzy, Ford e persino Peppa Kid. Tu non mi fai certo paura, Jason Damon!"

Cannibal dice: Vidi il primo The Bourne Identity tanto tempo fa e l'unica cosa che ricordo è che il protagonista è uno smemorato, proprio come me. Sto però pensando di farmi una maratona per recuperare tutte le sue pellicole, unicamente per poter arrivare preparato a vedere Alicia Vikander nel nuovo capitolo. E ora passo la parola a James Ford...
James Ford???
E chi diavolo è?
Proprio non lo ricordo.
Ford dice: la saga di Bourne, per quanto non all'altezza di quella di Mission: Impossible, non mi è mai dispiaciuta, e fatta eccezione per l'ultimo ed un po' spompo episodio ha sempre garantito un'azione solida e tosta come piace a me e non piace al Cannibale.
Spero, dunque, che il trend sia confermato anche a questo giro.

La famiglia Fang
Uno scatto tratto dall'album della famiglia Ford.

Cannibal dice: La famiglia F...
Fiuuuuuuu...
Per un attimo avevo letto La famiglia Ford e mi stavo già preparando per l'horror più agghiacciante dell'anno. E invece è La famiglia Fang, la classica famiglia indie americana stramba in cui mi sarebbe tanto piaciuto crescere.
Ford dice: titolo apparentemente alternativo che potrebbe essere anche interessante, se non sembrasse una copia scialba del mitico Little Miss Sunshine, o un Cannibal qualsiasi rispetto al qui presente nonchè solo ed unico - per fortuna vostra - Ford.

Lolo – Giù le mani da mia madre
"Sono preoccupato perché Ford va a letto con mia madre."
"Beh, è normale Fordino, sono i tuoi genitori."
"Sì, ma io sono preoccupato lo stesso!"

Cannibal dice: Nuovo film da regista per Julie Delpy, la radical-chicchissima attrice francese della trilogia di Prima dell'alba. La sua pare una commedia romantica transalpina dal sapore estivo che farà accapponare la pelle a Ford e quindi la devo troppo vedere!
Ford dice: commedia francese radical chic!? Puzza di cannibalata? Non mi azzarderei ad avvicinarmici neppure sbronzo marcio.

Un padre, una figlia
"Pure tu sei figlia di Ford? Ma si può sapere quanti ca**o siete???"

Cannibal dice: Nuovo film di Cristian Mungiu, regista sardo... anzi no, rumeno acclamato per 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, una di quelle pellicole che devo sempre recuperare, ma che poi non guardo perché mi sanno tanto di roba fordiana pseudo autoriale e molto noiosa.
Ford dice: Mungiu è un regista con le palle quadrate da queste parti molto, molto stimato. Questo suo nuovo lavoro, dunque, prima o poi troverà spazio qui al Saloon, magari anche trainando il recupero del precedente Oltre le colline, che devo ancora vedere.

Effetto acquatico – Un colpo di fulmine a prima svista
"Senza i miei braccioli dei Pokémon in acqua non ci entro."
"Ma sei messo peggio di Ford, uahahah!"

Cannibal dice: Dal titolo italiano che pare rubato a un post di Pensieri Cannibali potrebbe sembrare una vaccata clamorosa. Considerando però che è una commedia sentimentale franco-islandese, potrebbe anche rivelarsi una bella sorpresa.
Ford dice: altra commedia, e di nuovo la Francia pronta a mettere lo zampino neanche fosse Cannibal per rovinare anche le più contenute delle aspettative. Dovessi recuperarlo, lo farò con tutte le cautele del caso.

Black – L'amore ai tempi dell'odio
"Ce lo prendiamo un WhiteRussian?"
"Siamo i protagonisti di un film che si chiama Black, ti sembra il caso?"

Cannibal dice: Film belga che sembra una specie di Romeo + Giulietta ambientato nella Bruxelles multietnica di oggi e che pare avere le carte in regola per rivelarsi una visione meritevole. Anche Ford è davvero meritevole... ma solo di un calcio nel culo.
Ford dice: film belga incentrato sulle differenze razziali che pare molto interessante ed attuale, e spero vivamente non si riveli una delle solite radicalchiccate da Pensieri Cannibali, sempre pronte a distruggere tutte le illusioni del vecchio, sano, buon Cinema fordiano.

Il vincente
"Punto tutte le mie fiches sulla chiusura di WhiteRussian entro la fine dell'anno!"

Cannibal dice: Non so molto riguardo al film Il vincente. L'unica cosa che so è che SICURAMENTE non parla di Mr. Ford, ahahah!
Ford dice: a parte il fatto che si tratta di una pellicola italiana di nicchia - che, dunque, da queste parti parte con l'handicap -, l'unica cosa che so di questo film che è SICURAMENTE non parla di Cannibal Kid. Ahahahahaha!

Hunger Games ai tempi di Escobar. O Escobar ai tempi di Hunger Games?

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Escobar
(Spagna, Francia, Belgio, Panama 2014)
Titolo originale: Escobar: Paradise Lost
Regia: Andrea Di Stefano
Sceneggiatura: Andrea Di Stefano
Cast: Josh Hutcherson, Benicio Del Toro, Claudia Traisac, Brady Corbet, Ana Girardot, Carlos Bardem
Genere: decocainato
Se ti piace guarda anche: Narcos, Colonia, Colpo di stato


Avete presente Narcos?
Sì, la serie sul trafficante colombiano Pablo Escobar. Quella di Netflix. Quella che è una figata incredibile. Avete capito?

Bene, il film Escobar con quella non c'entra un cazzo. O meglio, c'entra più in superficie che nella sostanza. Anche qui, come facilmente si può evincere dal titolo della pellicola, si parla di Escobar e pure qui la vicenda viene presentata attraverso gli occhi di uno “straniero”. Uno che apparentemente (e forse non solo apparentemente) con lui non c'entra un bel niente. Questo qui...

"Ma Escobar è quel bar in cui sono stato ieri sera?"

Escobar è un po' il classico film in cui uno “straniero” arriva in un paese esotico e poi si trova in qualche modo in una situazione più grande di lui. È quanto capitato ad esempio a Emma Watson e Daniel Brühl nel Cile di Colonia, ad Amber Heard nell'Argentina di And Soon the Darkness, a Owen Wilson & family nel sud-est asiatico di Colpo di stato, ai ragazzi di Hostel in Slovacchia. O anche in Amanda Knox: Murder on Trial in Italy, dove l'innocente studentessa di Seattle Amanda Knox raggiunge l'Italia pensando che sia tutto pizza, amore & mandolino e invece si trova incastrata dai gomblotti della nostra perfida Giustizia.
Morale della fiaba di tutte queste e molte altre pellicole è: statevene a casa vostra, se non volete finire nei guai.

Qualcosa del genere succede anche in questo film a Josh Hutcherson. Reduce dagli Hunger Games, si reca in Colombia con il fratello per dare lezioni di surf, conquistare il cuore di una chica bonita, vivere la vida loca e farsi tanta coca. Quest'ultima cosa è stata alla fine omessa dalla sceneggiatura, probabilmente per evitare il divieto ai minori, e alla fine la visione risulta molto edulcorata rispetto a un Narcos: nada sexo, nada droga e persino la violenza viene mostrata in maniera piuttosto lieve, considerato il tema.

Per Josh Hutcherson all'inizio le cose in Colombia vanno alla grande. Si innamora di una bella fica... intendevo dire una bella chica, che ha uno zio ricco che lo tratta come un figlio e gli dà pure un lavoro nella sua lussuosa tenuta. Cosa desiderare di più?


Poco a poco scopre però che lo zio della chica, Pablo Escobar, ha qualche lato oscuro. Per esempio, è un trafficante di coca...
Fino a qui niente di troppo male. Dopo tutto è il prodotto numero 1 della Colombia e quindi tutti nel paese in qualche modo sono legati a questo business. Così come in Italia siamo tutti pizzaioli, no?
Più in là Josh Hutcherson scoprirà che Escobar non è solo un delinquentello qualunque, ma è proprio il capo dei capi della malavita colombiana. Cosa succede a questo punto non ve lo racconto, perché mi sono reso conto di avervi già spoilerato mezzo film.

Vi posso però raccontare perché Escobar non è come Narcos e può essere giusto considerato come un antipasto, nemmeno troppo gustoso, per il prelibato piatto principale, ovvero la seconda stagione in arrivo su Netflix il 2 settembre...

Hey, ma è oggi! E io perché sto ancora qui a perdere tempo con 'sti filmetti de mierda?

Il poster poco spoileroso della seconda stagione di Narcos.

Anche in Narcos la vicenda di Escobar ci viene presentata attraverso il punto di vista di uno “straniero”, un agente della DEA che investiga sul narcotraffico colombiano, solo che tutto è raccontato in maniera molto più approfondita, con toni a tratti quasi documentaristici. Non intendo un documentaristico noioso o con stile da TG. Intendo un documentaristico fico, che ti getta in mezzo alla Colombia a cavallo tra gli anni 80 e 90 come se anche fossi lì o quasi, con uno stile sporco, grezzo, cattivo, non con i toni patinati di questa robetta, pur guardabile, per carità.
Vedendo Escobar, si capisce a malapena che siamo negli anni 80/90 e della storia di Escobar si viene ad apprendere ben poco. Se non avessi già visto la prima stagione di Narcos, soltanto da questo film non avrei capito probabilmente un tubo. Perché ad esempio a un certo punto Pablo decide di costituirsi alla Giustizia colombiana? Nella pellicola non viene spiegato, nella serie sì. L'interpretazione del premio Oscar Benicio Del Toro nei panni del famoso ma più che altro famigerato criminale inoltre non è che sia poi così da Oscar. Personalmente ho preferito quella più istintiva e meno studiata di Wagner Moura.

"Pedro, è arrivato il tipo di Hunger Games che avevi richiesto."
"Tipo??? Ma io avevo volevo la tipa, Katniss, non l'inutile Peeta!"

Si potrà comunque dire che Escobar, nonostante il titolo, non è un film su Escobar. E non è nemmeno una storia d'amore, come può sembrare nella parte iniziale, quella in stile boy meets (Colombian) girl. È un film su Josh Hutcherson che in Colombia affronta una situazione che al confronto gli Hunger Games devono essergli sembrati una passeggiata. Nella seconda parte, la pellicola si trasforma quasi in un survival-thriller-horror, solo non risulta particolarmente tesa e inoltre propone un'inverosimile liamneezzazione di Josh Hutcherson che all'improvviso si trasforma in una macchina da guerra.

"Io vi troverò!"

Tra vicenda criminale, racconto storico-sociale, love story, survival-thriller-horror e quant'altro, questa produzione franco-spagnolo-belga-panamense-con-un-regista-italiano-un-attore-statunitense-nei-panni-di-un-canadese-e-un-attore-portoricano-nei-panni-di-un-colombiano mette davvero troppa carne al fuoco e tratta ogni aspetto in maniera confusa, frettolosa e superficiale, finendo per risultare un po' tutto e soprattutto un po' niente.
Se c'è qualcosa a cui questa pellicola serve è più che altro per mostrare come le serie tv oggi non è che hanno raggiunto i livelli del cinema. Affrontando un personaggio simile attraverso un punto di vista simile, a livello qualitativo, di originalità e di intensità nel racconto e nelle interpretazioni, Narcos ed Escobar a confronto dimostrano come le serie tv abbiano ormai messo la freccia di sorpasso e possano salutare i film nello specchietto retrovisore con un bel #ciaone.
(voto 5,5/10)

Io prima di Io prima di te

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Io prima di te
(UK, USA 2016)
Titolo originale: Me Before You
Regia: Thea Sharrock
Sceneggiatura: Jojo Moyes
Tratto dal romanzo: Io prima di te di Jojo Moyes
Cast: Emilia Clarke, Sam Claflin, Jenna Coleman, Matthew Lewis, Charles Dance, Janet McTeer, Vanessa Kirby
Genere: sentimalato
Se ti piace guarda anche: Colpa delle stelle, Quasi amici, Altruisti si diventa, #ScrivimiAncora


Io prima di vedere Io prima di te ero un insensibile senza cuore. Non mi emozionava niente. Ero dominato dall'odio. Sembravo un incrocio tra Ebenezer Scrooge e Crudelia De Mon. Ero in pratica una persona di merda.

Io dopo aver visto Io prima di te sono una persona del tutto differente. Guardando questo film ho pianto come una fangirl di Tom Hiddleston quando ha scoperto che si è messo insieme a Taylor Swift...


Messo insieme?
Non solo. È diventato un imbarazzante bimbominkia per Taylor Swift, come sottolineato da questo divertente articolo del sito Serial Crush.


Che poi io tutta questa esaltazione femminile (e non solo) nei confronti di Tom Hiddleston mica la capisco. Sam Claflin, il protagonista maschile di Io prima di te, lui si che è un bell'uomo, per dire. Anche su una sedia a rotelle ha un suo notevole fascino. Riesce persino a conquistare Emilia Clarke, che è una abituata a gente come Khal Drogo, non so se mi spiego.
Tom Hiddleston invece boh. Sembra... Marco Travaglio.


E a questo punto qualche rompiscatole dirà che Marco Travaglio è considerato il sex symbol dei giornalisti italiani. Ciò sarà vero, ma ciò dimostra anche che i giornalisti italiani non sono messi tanto bene. In effetti di giornalisti uomini italiani fighi non me ne vengono in mente tanti. Ci sarebbe Massimo Giletti, ma Massimo Giletti è sul serio un giornalista?
È un po' come dire che Paolo Ruffini è un regista...
Dite che è davvero così?
Lo sostiene anche Wikipedia.
Se lo dice Wikipedia vuol dire che è vero. Paolo Ruffini è un regista. Un minuto di silenzio per il Cinema, che è morto.



Com'è possibile che a una persona di merd... volevo dire a un insensibile come me sia piaciuto un film come Io prima di te?
Qualcuno potrà dire che quando mi trovo di fronte a robe romantiche come Colpa delle stelle perdo ogni senso della razionalità e mi trasformo in una fangirl... volevo dire in un fanboy. Ma non è vero.
Io mi trasformo in un fanboy, anzi in un fangoi, quando di fronte mi trovo... EMILIA CLARKE.


Qualcuno, tra i soliti rompiscatole, potrà dire che non è la classica bellona. Solo che il suo fascino sta proprio in quello. Con quelle sue sopracciglia abnormi da cartone animato e con quegli abiti più ridicoli di Aria delle Pretty Little Liars che indossa nel film riesce a risultare simpatica e allo stesso tempo sexy, in qualche strano modo.

"Ma non è vero che ho delle sopracciglia abnormi da cartone animato!"

E d'altra parte se per voi sono sexy Tom Hiddleston e Marco Travaglio, non rompetemi le palle se io trovo sexy Emilia Clarke, okay?

"Ehm... forse qui non sono proprio il massimo del sexy..."

Non solo. Emilia Clarke dimostra qui di essere una delle attrici più versatili in circolazione. Non è da tutti infatti riuscire a far dimenticare un personaggio tanto celebre e identificativo quanto Daenerys Targaryen, con uno che è in pratica l'opposto della Madre dei Draghi: una ragazzetta impacciata e pasticciona, una specie di incrocio tra Bridget Jones e Mr. Bean. Considerando poi che ha dimostrato di essere credibile anche nei panni della action girl in una porcatona galattica come Terminator Genisys, non sembra davvero esserci niente che Emilia non possa fare. O forse, a guardare questo film, qualcosa a cui nemmeno lei può opporsi c'è, ma non vi spoilero cosa.
Io prima di Io prima di te già amavo Emilia Clarke. Adesso sono pronto a passare al sentimento successivo e cosa c'è di più in alto dell'amore?
La venerazione totale?

"Venerazione totale?
Mi sa che è meglio chiedere un ordine restrittivo nei confronti di Cannibal Kid, prima che diventi molesto."

Se Emilia Clarke funziona alla grande, lo stesso non si può dire di Sam Claflin, a livello espressivo paralizzato dalla vita in su, più che dalla vita in giù come il suo personaggio. Riguardo a quest'ultimo si sa poco, a parte che è un radical-chic appassionato di film con i sottotitoli e quindi applausi per lui, però un approfondimento maggiore non sarebbe guastato. Il film mi è sembrato troppo sbilanciato verso il personaggio di Emilia, ma a pensarci bene questo non è certo un male.

"Hey Sam 'mainagioia' Claflin, se ti giri e vedi come sono vestita scommetto che ti passa subito la depressione."

Qualcuno, ancora tra i rompiscatole che non si arrendono mai, potrà dire che la regia della pellicola è piuttosto anonima e di stampo televisivo. Qualcuno accuserà pure Io prima di te di essere un film ricattatorio. Cinema del dolore. Può darsi sia davvero così. Probabile. Molto probabile. Sono infatti arrivato alla fine della visione con l'impressione che il mio cuore sia stato stuprato. Ma mai stupro è stato tanto romantico.
(voto 7/10)

Me gusta Microbo e Gasolina (dame mas Microbo e Gasolina)

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Microbo e Gasolina
(Francia 2015)
Titolo originale: Microbe et Gasoil
Regia: Michel Gondry
Sceneggiatura: Michel Gondry
Cast: Ange Dargent, Théophile Baquet, Audrey Tautou, Diane Besnier, Vincent Lamoureux, Agathe Peigney, Douglas Brosset
Genere: crescere che fatica
Se ti piace guarda anche: Moonrise Kingdom, I 400 colpi, Altruisti si diventa, Nel paese delle creature selvagge

Mi gustano i film di Michel Gondry.
Mi gustano le storie adolescenziali e pure pre-adolescenziali e, dopo il fenomeno dell'estate 2016, parlo di Stranger Things e non di Pokémon GO, ancora di più.
Mi poteva dunque non gustare il nuovo film di Michel Gondry con protagonisti due amici delle scuole medie, o dell'equivalente francese delle scuole medie?
In un anno che sta riservando un sacco di sorprese, sia in positivo che in negativo, sì, poteva benissimo succedere. Non c'era niente di più probabile di una nuova delusione da parte di un regista che amo. E invece no. Microbo e Gasolina non rappresenterà il punto più in alto all'interno della filmografia del genietto francese, ma è un lavoro estremamente... cariiiiino.


Non intendo un cariiiiino negativo. Fossimo stati dentro una pellicola americana, tutto sarebbe svaccato probabilmente nel cariiiiino più buonista e ruffiano immaginabile, e invece siamo nella radical-chic Francia e le cose sono gestite in maniera differente. All'inizio non sembra nemmeno un classico film del regista. È un lavoro molto lineare e – ci crediate o meno – di facile comprensione. Michel Gondry ha fatto una pellicola che si riesce a seguire senza essere strafatti o senza doverla rivedere una dozzina di volte per venirne a capo. Questa volta ha realizzato qualcosa di semplice. La storia di due ragazzini singolari e un po' disadattati, in cui è facile intravedere elementi autobiografici del regista. Microbo, uno dei due protagonisti, è un artista, un giovane pittore di talento che però non viene granché compreso dagli altri. D'altra parte: “Non si può sbocciare o emergere in un ambiente di merda” come gli dice il suo amico Gasolina. Quest'ultimo è un ragazzetto ancora più particolare e strambo. Uno che è troppo maturo e troppo retrò e troppo strano per piacere ai suoi coetanei bimbiminkia.


La vicenda è ambientata nella Francia di oggi, però questi due personaggi fuori dal tempo sembrano provenire da un'altra epoca. Sembrano le due metà di Gondry da giovane e forse un po' così è o forse è solo una cosa che mi sono immaginato io. Fatto sta che – il forse è sempre d'obbligo – il regista ha qui realizzato il suo lavoro più personale e sentito. Quello in cui ha messo di più a nudo se stesso, la sua infanzia. Allo stesso tempo Gondry a un certo punto si ricorda di essere pur sempre Gondry, quello dei videomusicali e dei film strambi, e così sul finale la pellicola prende altre direzioni, aggiunge elementi visionari e c'è una scena in cui si va al contrario, come in uno dei suoi video più geniali, quello di “Sugar Water” dei giapponesi Cibo Matto.



"Non avevate mai visto i miei geniali video degli anni '90? Ma quanti anni avete, 12???"
"Ehm... veramente sì!"


Questo film procede quasi in parallelo con Anomalisa, l'ultimo parto di Charlie Kaufman, lo sceneggiatore di Se mi lasci ti cancello, il film più celebre e celebrato tra quelli diretti da Michel Gondry. In entrambi i casi i due autori sembrano andare in direzioni differenti rispetto a quanto fatto in passato, cercando una maggiore immediatezza e comunicabilità e poi verso la fine si divertono a complicare il tutto con il loro tipico tocco folle. Anche nel caso di Microbo e Gasolina la parte finale si fa parecchio amara, in contrasto con la grande leggerezza del resto. Il resto che è un viaggio on the road fatto dai due ragazzini disadattati di cui dicevo sopra. Una specie di versione francese e gondryana delle pellicole d'avventura anni '80 (o comunque dal sapore anni '80) made in Usa, come I Goonies e il citato Stranger Things. Senza l'elemento fantastico, ma con un'uguale dose di fantasia. Il tutto accompagnato dalle splendide musichette realizzate dal compositore francese attivo soprattutto nei 70s Jean-Claude Vannier, e da un certo sapore fanciullesco a metà strada tra I 400 colpi di François Truffaut e Moonrise Kingdom di Wes Anderson. Pur non raggiungendo gli stessi livelli di poesia e bellezza, quello insieme a Microbo e Gasolina è uno dei viaggi più appassionanti che vi potrebbe capitare di fare quest'anno. Di certo quello a bordo del mezzo di trasporto più singolare dai tempi del trattorino rasaerba dell'Alvin Straight di Una storia vera di David Lynch. Quale mezzo di trasporto?

Adesso non è che vi posso dire tutto. Non fate gli sfaticati come la maggior parte dei ggiovani d'oggi, che cercano ogni risposta su Google o su Wikipedia. O su Pensieri Cannibali. Partite in viaggio insieme a Microbo, Gasolina e Michel Gondry e scopritelo da soli, parbleu!
(voto 7+/10)

Fertility Day – Rigenerazione

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Cari lettori, non siete eccitati? Sta per arrivare il Fertility Day!
Dopo le polemiche per la campagna promozionale che si sono scatenate negli scorsi giorni, il ministro Lorenzin pare abbia trovato ora un nuovo testimonial su cui puntare: il mio rivale Mr. James Ford, il blogger con più figli nella storia di Internet. Ma sul suo nome la maggioranza di governo si è già spaccata.

Oltre al Fertility Day, sta per arrivare anche Independence Day 2 e qualche altro film. Scoprite quali con i commenti miei e quelli di Mr. Fertility.

Independence Day – Rigenerazione
"Ma com'è che gli alieni assomigliano così tanto agli abitanti di Lodi?"

Cannibal dice: Atteso (ma da chi?) sequel di uno scult movie degli anni '90, che tenterà un'impresa molto ardua. Salvare il mondo dall'invasione di Ford e della sua famiglia, i volti simbolo del #fertilityday e pure del #fordilityday?
Sì anche, ma soprattutto proverà a fare peggio del primo film. Ce la farà?
La risposta nei prossimi giorni su Pensieri Cannibali.
Ford dice: a parte la sequenza dei cazzotti di Will Smith all'alieno, non ho mai avuto particolare predilezione per Independence Day, e senza dubbio sentivo la necessità di un suo sequel quanto quella di vedere il prossimo film consigliato dal Cannibale.
Quantomeno, potremmo trovarci di fronte ad uno dei candidati più forti per il peggio dell'anno.

Man in the Dark
"ODDIO!"
"Ford in the light è ancora più spaventoso del Man in the dark!"

Cannibal dice: Nonostante il regista Fede Alvarez arrivi da quella schifezza immonda del remake de La casa, questo suo nuovo horror promette piuttosto bene. Negli Usa il film ha già fatto il botto e potrebbe essere una delle rivelazioni 2016 del genere. In alternativa, se siete in cerca di brividi, brividi veri intendo, potete sempre fare un salto su White Russian.
Ford dice: il remake del cultissimo La casa, risalente a qualche anno fa, mi aveva colpito in positivo - e ovviamente, come tutte le cose decenti, aveva fatto cagare al mio antagonista -, dunque sono contento che il successo stia arridendo anche a questo nuovo lavoro di Fede Alvarez, che potrebbe aver raggiunto finalmente la consacrazione. Speriamo bene, e speriamo in un horror in grado, finalmente, di spaventarmi un po'.

Tommaso
"Smettila di stare al computer su quel maledetto Pensieri Cannibali e baciami."
"No dai, fammi leggere ancora una recensione. Sono troppo belle!"

Cannibal dice: L'esordio da regista di Kid Rossi Stuart, Anche libero va bene, se non ricordo male è uno dei film italiani preferiti in assoluto da Mr. Ford. Ma che davvero??? A me, che pure negli ultimi tempi sto esaltando parecchio il cinema nostrano, non era invece sembrato niente di eccezionale. Chissà se questa sua opera seconda mi farà cambiare idea?
Ford dice: Kim Rossi Stuart, per quanto non particolarmente simpatico, mi è sempre piaciuto sia davanti che dietro la macchina da presa. Il suo esordio, Anche libero va bene, è per me una delle cose migliori del Cinema italiano indie degli ultimi dieci anni, checchè ne dica Poco Competente Kid.
Dunque, spero di poter recuperare presto questo Tommaso e, chissà, tornare a fare un po' pace con la settima arte nostrana.

Un amore all'altezza
"Ma quanto sei alto, anzi: ma quanto sei basso? Sei più piccolo di un Peppa Kid!"

Cannibal dice:È sempre il momento di fare una commedia” diceva Nanni Moretti. “È sempre il momento di guardare una commedia romantica francese” aggiungo io. Soprattutto se come protagonisti ha due validi attori come Jean Dujardin di The Artist e Virginie Efira, rivelazione di 20 anni di meno. “Non è mai il momento di guardare una commedia romantica francese”, replicherà quel musone prevedibile di Ford, ma d'altra parte lui è quello che i francesi chiamano les incompétent.
Ford dice: commedia romantica francese dal sapore di radical che si sente ad un miglio di distanza? Mi guardo bene dall'impantanarmi in questa roba, e ribatto con qualche recupero tamarro decisamente più adatto al Saloon e all'estate, altro che questa roba per fighetti come Peppa Kid.

Le pazze lo chiamavano Jeeg Robot, gli altri Super Criminale, io Lupin IV

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Lo chiamavano Jeeg Robot
(Italia 2016)
Regia: Gabriele Mainetti
Sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Menotti
Cast: Jeeg Robot Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi, Antonia Truppo, Gianluca Di Gennaro, Salvatore Esposito, Francesco Formichetti, Maurizio Tesei, Daniele Trombetti
Genere: antisupereroistico
Se ti piace guarda anche: Unbreakable, Léon, Freaks!

Si trasforma in un raggio missile
con circuiti di mille valvole
tra le stelle sprinta e va...

No, mi spiace. Ho sbagliato sigla.

Mila e Shiro due cuori nella pallavolo
Shiro e Mila, amore a prima vista è
Mila e Shiro due cuori nella pallavolo
Shiro e Mila, che dolce sentimento è
Sempre, sempre così, sarà per Mila e Shiro
Sempre, sempre così, sarà per Mila e Shiro...

Ho sbagliato ancora e questa volta pure genere. Scusate, ma i miei ricordi d'infanzia sono abbastanza confusi. Capitemi. Già faccio fatica a ricordare cosa ho mangiato ieri sera. Faccio persino fatica a ricordare cosa ho mangiato 'sta mattina e la colazione l'ho terminata massimo 10 minuti fa. Figuriamoci se mi ricordo di quando ero un bambino. Forse ero un bimbominkia ante litteram. E forse lo sono ancora.

Corri ragazzo laggiù
cola tra lampi di blu
corri in aiuto di tutta la ggente
dell'umanità

Ora ci siamo!


I miei ricordi saranno anche confusi, però certo che per scambiare Claudio Santamaria per Jeeg Robot bisogna proprio essere fuori come una capanna. O come la protagonista femminile del film Lo chiamavano Jeeg Robot. È un po' come pensare che la Serie A, quella con Juve, Napoli e Milan, sia il calcio vero. Cioè, il berlusconiano Milan finito nelle mani dei comunisti cinesi vi sembra una cosa davvero possibile???
Il campionato vero è quello che si contendono la New Team e la Muppet. Le partite mica durano 90 minuti come nella noiosa Serie A. Le partite durano 900 minuti, c'è scritto in tutti i manuali di calcio.

Comunque mi sono seguito i consigli dell'oroscopo realizzato dai Cavalieri dello Zodiaco, il solo e unico affidabile, altroché Paolo Fox, e ho fatto bene! Ai pesci (che sarebbe il mio segno) hanno consigliato di vedere il film Lo chiamavano Jeeg Robot e in effetti mi è piaciuto un sacco e mi ha svoltato la giornata. Checché ne pensi Ilenia Pastorelli, la pazza protagonista femminile, non assomiglia a una puntata di Jeeg Robot. Santamaria e Santa Pollon, scusa se pronuncio il tuo nome invano, questa pellicola è molto meglio!
Non assomiglia nemmeno al classico film supereroistico superamericano, e nemmeno più di tanto alla sua controparte made in Britain Misfits. Qui siamo di fronte a qualcosa di differente. Un po' come Veloce come il vento, che sarebbe limitativo definire una rilettura all'emiliana di film automobilistici come Rush o Fast and Furious. Parte da una situazione simile, ma poi prende una strada tutta differente, con le ruote molto più attaccate all'asfalto, e alla realtà.

Qualcosa di simile lo fa anche Lo chiamavano Jeeg Robot. Il presupposto di partenza è quello tipico dei film sui supereroi, ma fin dall'inizio l'approccio alla materia è molto distante. Claudio Santamaria, o se qualcuno pazzo tra di voi preferisce chiamarlo Jeeg Robot o magari Hiroshi Shiba, acquista i suoi superpoteri non per il morso di un ragno, bensì per il contatto con delle sostanze radioattive. Non si tratta però di uno spunto sci-fi come in tante, troppe storie simili. Qui è tutto dannatamente realistico. A Roma la situazione dei rifiuti la conosciamo tutti, quindi cosa c'è di più verosimile della presenza di sostanze di entità misteriosa gettate all'interno del Tevere?
Altroché fantascienza. Questo è neo neorealismo.


Qualcuno potrà poi sottolineare come la parabola raccontata è quella classica dei fumetti: un tipo qualunque che si trasforma in un eroe. È vero che qualcosa del genere succede, ma qui avviene tutto con molta più cattiveria, imprevedibilità e follia. La prima cosa che fa Santamaria dopo aver acquisito i poteri non è ad esempio andare a salvare qualcuno, ma compiere una rapina. Non a caso quelli non pazzi lo chiamano Super Criminale, mica Jeeg Robot, e io lo chiamerei pure Lupin IV.
Il suo processo di “umanizzazione” inoltre avviene sì, grazie anche all'amore o più che altro all'affetto per una fanciulla con cui ha un rapporto quasi in stile Léon, solo che pure in questo caso la sua è una conversione parziale e comunque “strana”. Claudio Santamaria parte come orso asociale e pure antisociale, uno che non ha amici e odia la ggente, e ATTENZIONE SPOILER anche alla fine resta comunque da solo. Destino comune ad altri eroi, certo, solo che lui un eroe vero non lo diventa mai e rimane dal primo all'ultimo istante un antieroe. FINE SPOILER

Qualcosa del genere la si può dire anche del cattivone, malvagio quasi quanto L'Uomo Tigre ovvero il mio blogger rivale fissato col wrestling del sito White Russian, Lo Zingaro interpretato da un Luca Marinelli for-mi-da-bi-le, inquietante ed esilarante allo stesso tempo. Si tratta del villain più genuinamente perfido, psicopatico e anarchico visto sul grande schermo dai tempi del Joker di Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro. A lui non interessano i soldi. A lui interessa “svoltà”. Non si accontenta di essere uno tra i tanti. Lui vuole fare il botto.


Ahia! Mi ha punto qualcosa!
Mi ha punto un insetto.
Dev'essere stata l'Ape Maia.

In ogni caso dicevo. Cosa dicevo?
Ah sì. A livello superficiale, Lo chiamavano Jeeg Robot può sembrare una versione alla romana dei film sui supereroi. In quanto a trama lo sarebbe anche. Guardandolo, io però non ho mai avuto nemmeno per un istante la sensazione di trovarmi di fronte a una pellicola Marvel de' noantri. Sarà perché gli effetti speciali, i botti e le botte sono ridotti al minimo. O più che altro sarà perché i personaggi paiono veri.

"Li mortacci tua, Banksy!"

Anche con i superpoteri, Claudio Santamaria è sempre lo stesso cazzaro svogliato e apatico che era prima. Luca Marinelli sarà anche un cattivo a livelli estremi, eppure nella sua voglia di emergere, di differenziarsi dagli altri e di gasarsi per delle canzonette nazional-popolari, c'è qualcosa che lo allontana dai tipici stereotipi da supervillain ammeregano, sarà anche per via della sua sessualità ambigua, e lo rende più sfaccettato e umano. Lo rende quasi un personaggio con cui empatizzare, almeno in parte. Perché questo film, pur nella sua durezza, sa regalare anche brividi e momenti poetici. Un po' come Candy Candy, Peline Story o la storia del primo transgender della Storia... The Danish Girl?
No, veramente stavo parlando di Lady Oscar.

A offrire i momenti più emozionanti c'è soprattutto lei, il personaggio in più, quello che fa la vera differenza. La tipa in fissa con Jeeg Robot, quella che ci ricorda che i confini tra realtà e immaginazione e tra età adulta e fanciullezza sono del tutto relativi. Può sembrare assurdo che un'interpretazione tanto convincente arrivi da Ilenia Pastorelli, una pischella alla sua prima esperienza cinematografica finora nota più che altro per la sua partecipazione a un'edizione del Grande Fratello, e nemmeno a un'edizione particolarmente memorabile del Grande Fratello, come quelle con Taricone o con Ascanio & Katia. Certo, non è l'unica gieffina a essersi costruita una carriera nel cinema. C'è ad esempio anche Luca Argentero e poi...
Poi credo basta.
Luca Argentero che per carità se la cava in maniera decente, come nella carinissima romcom Poli opposti insieme a Sarah Felberbaum, di cui prima o poi parlerò, o forse no. Lì riesce a essere brillante, però la sua recitazione resta comunque sempre forzata, impostata. Ilenia Pastorelli invece appare qui clamorosamente istintiva. Quasi come se non recitasse. Quasi come se in quel personaggio, innocente e sexy al tempo stesso come una Lamù o una Licia – voi non ve la sareste fatti Licia? –, ci fosse molto di suo. Magari è davvero così. Che poi cos'è reale e cosa non lo è? Cosa è possibile e cosa no?
Se una del GF sbarca al cinema e alla prima occasione tira fuori una performance magari non da Oscar ma se non altro da David di Donatello sì, tutto è possibile. Persino prendere Claudio Santamaria per Jeeg Robot.

"Tranqui, raga. Adesso la porta in un posto in cui si sentirà a casa sua...
in manicomio insieme a Cannibal Kid."

Io adesso dopo aver visto questo bel film sui supereroi che non sembra per niente un film sui supereroi, l'unico lavoro di questo genere che mi ha ricordato è giusto Unbreakable – Il predestinato di M. Night Shyamalan, torno alla mia normale routine. Mi guardo un video su MTV del mio nuovo gruppo preferito, Jem e le Holograms, che sono meglio persino di Alvin e i Chipmunks, e poi porto a spasso i miei animaletti domestici, i Puffi, che ho preso con me dopo che i miei cani Spank e Uan sono passati a miglior vita. Puffo Quattrocchi no, lui non viene, mi sta sulle balle. Ha sempre qualcosa da ridire sulle pellicole che mi sono piaciute e di sicuro avrà qualcosa da ridire pure su Lo chiamavano Jeeg Robot e io non voglio conoscere le sue critiche. Che è meglio!
(voto 8+/10)

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