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Blue Jay, il film con Sarah “forse migliore attrice del mondo” Paulson

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Blue Jay
Regia: Alex Lehmann
Cast: Mark Duplass, Sarah Paulson


Quand'è che Sarah Paulson è diventata la migliore attrice del mondo?
Qualcuno dirà che non lo è. Qualcuno farà il nome della solita sopravvalutata Meryl Streep. Di sicuro però non lo farò io. E nemmeno Donald Trump.

"Io sarei sopravvalutata?
Solo due sciroccati come Donald Trump e Cannibal Kid possono pensare una cosa del genere."



Qualcuno invece menzionerà Natalie Portman e devo dire che in effetti lei ci può stare.

"Cannibal, se non dici subito che sono io la migliore di tutte mi metto a piangere.
E come piango io, non c'è nessuno".

Pure una Jessica Chastain dove la mettiamo?

"Qualcuno ha intenzione di dire che la Paulson è meglio di me?"

Ed Emmina Stone che, zitta zitta, continua a infilare una performance da applausi dietro l'altra?

"Sarah Paulson, non so chi vincerebbe tra noi due una sfida su un palco, ma su un ring sì!"

E stavo quasi per scordare la tanto amata (da queste parti) quanto odiata (da altre parti) Jennifer Lawrence...

"Cannibal, ti stavi sul serio per dimenticare di me?"

Ok. Forse allora Sarah Paulson non è effettivamente la migliore attrice in assoluto del mondo intero, però di certo è una delle interpreti più efficaci e convincenti oggi in circolazione. Dove la metti, ci sta bene, sia che si tratti di serie tv, mini-serie, film o film tv. Fossi un regista, io una parte, una parte qualunque, a Sarah Paulson la affiderei sempre. O anche più di una, si vedano le varie stagioni di American Horror Story.


Da dov'è che sbucata fuori, questa così fenomenale Sarah Paulson?
Il ruolo, o meglio i ruoli che l'hanno fatta notare al grande pubblico sono stati quelli nel citato American Horror Story. Sarah è stata presente in tutte le stagioni e ogni volta ha tirato fuori delle interpretazioni davvero notevoli, persino nelle season meno riuscite.

Anche se non lo ricordavo, Sarah Paulson era però già presente in una sfortunata serie che seguivo un sacco, ma proprio un sacco di tempo fa e che mi fa capire che comincio a diventare piuttosto vecchiotto e la mia memoria è ancora peggiore di quanto ricordassi. La Paulson era in American Gothic, telefilm trasmesso per una sola stagione nel 1995, da non confondere con la omonima e meno interessante produzione del 2016.


Si trattava di una serie mystery-horror che seguiva la scia di Twin Peaks e che era parecchio allucinata e spaventosa, o almeno così appariva agli occhi del me preadolescente dell'epoca. Una serie molto sottovalutata e troppo prematuramente cancellata.


Da lì in poi Sarah Paulson, con quel suo volto molto particolare, tanto espressivo quanto inquietante, ha fatto fatica a imporsi. È apparsa qua e là in qualche film, come il delizioso Abbasso l'amore – Down With Love, e in serie tv, come Studio 60 on the Sunset Strip e Desperate Housewives. La svolta vera è arrivata solo più di recente con American Horror Story, cui sono seguite alcune parti nei film Mud, 12 anni schiavo e Carol, l'ottimo film tv Game Change, una performance grandiosa premiata sia con l'Emmy che con il Golden Globe in The People v. O. J. Simpson: American Crime Story e ora questo nuovo splendido film: Blue Jay.


Perché finora ho parlato soltanto di Sarah Paulson?
Perché non voglio svelarvi troppo riguardo alla pellicola. Blue Jay è una di quelle piacevoli scoperte che, pur non essendo un thriller, è meglio fare da soli, arrivando alla visione senza sapere prima nulla, o quasi.
Vi dico soltanto che è una produzione Netflix, e quindi si va a colpo sicuro, che è uno di quei film incentrato in pratica tutto su due soli personaggi, come Prima dell'alba di Richard Linklater, e che al fianco di una come al solito stellare Sarah “una delle migliori attrici del mondo” Paulson regge a sorpresa il confronto il protagonista maschile, che ha anche firmato l'ottima sceneggiatura: Mark Duplass.

"E chi è Mark Duplass???

Ah già, sono io."

Mark Duplass è quello che insieme al fratello Jay Duplass ha realizzato alcune pellicole indie come Cyrus e A casa con Jeff, e che inoltre si è segnalato nelle serie tv The League e Togetherness. Uno che non mi è mai stato particolarmente o anche solo vagamente simpatico, ma che qui invece ha tirato fuori un gran bello script, tanto semplice quanto efficace e impreziosito da ottimi dialoghi, e ha tirato fuori pure un'ottima prova da attore. Non sfigurare al fianco di Sarah Paulson non è impresa da tutti, eppure lui ce l'ha fatta. Sì, Mark Duplass. Chi l'avrebbe immaginato? Io no di certo.


Volete sapere altro su Blue Jay, visto che finora vi ho detto pochino?
Immagino di sì, ma io non aggiungerò niente se non: prendete questo gioiellino di cinema indie e godetene tutti.
(voto 7,5/10)


Arrival, un film (e una recensione) dell'altro mondo

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Arrival
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Mark O'Brien, Tzi Ma


In esclusiva mondiale, anzi in esclusiva universale, vi propongo la recensione che gli alieni “eptapodi” hanno mandato a Pensieri Cannibali dopo aver visto il film Arrival di Denis Villeneuve. Eccola!



Non avete capito esattamente cosa vogliono dire?
È una cosa normale, a meno che non conosciate la lingua degli eptapodi, che si esprimono in tale singolare modo.
Per cercare di comprendere la loro recensione, Pensieri Cannibali ha riunito un team di esperti che comprende la linguista Amy Adams, il fisico teorico (ma che davvero?) Jeremy Renner e Scarlett Johansson.
Cosa c'entra Scarlett?

Niente, però ha girato il film Lost in Translation, quindi ho pensato che potesse dare una mano in qualche modo. E soprattutto è sempre un gran bel vedere.


Dopo giorni e giorni di studi e attente riflessioni, questa è la traduzione ufficiale di quello che potrebbero aver voluto dire.

Arrival è un film che getta le basi per un approccio nuovo alla fantascienza. Non che sia qualcosa di mai visto prima. Noi nei nostri viaggi interstellari ne abbiamo viste di tutti i colori, abbiamo studiato la vostra cultura (molto primitiva, se dobbiamo essere sinceri) e abbiamo guardato tutti i film che voi stupidi umani ignoranti e razzisti avete girato su di noi. Alcuni sono anche carini, come il simpatico E.T. l'extra-terrestre. Altri, come Mars Attacks! e La guerra dei mondi, li riteniamo così offensivi che abbiamo pensato di attaccarvi soltanto per farvela pagare di avere avuto una visione così pessimistica su di noi e sul nostro comportamento. Ci sono poi pellicole come Independence Day e ancor di più il sequel Independence Day: Rigenerazione che sono proprio delle aberrazioni non solo per come noi veniamo presentati, ma anche da un punto di vista cinematografico.
Arrival all'inizio a tratti può sembrare un film apocalittico di quelli appunto alla Roland Emmerich o anche alla Michael Bay, solo senza le stronzate tipiche dei film di Roland Emmerich o Michael Bay. Più in là c'è anche qualche vicinanza con Incontri ravvicinati del terzo tipo del solito Steven Spielberg (certo che quello nei nostri confronti ha una preoccupante ossessione tipo stalker), Contact di Robert Zemeckis e a livello visivo persino 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Allo stesso tempo va però oltre questi modelli, per proporre un concetto di tempo molto libero alla Christopher Nolan, riuscendo in qualche modo a non incasinare tutto come da lui fatto nel pur interessante Interstellar, e finendo per trovare il bandolo della matassa. Merito di una sceneggiatura capace di creare un puzzle molto articolato, che getta dentro varie tematiche culturali, sociali, relazionali, politiche e psicologiche, ma che alla fine va a comporre un disegno semplice, come quello di una bambina che sogna che i suoi genitori stiano ancora insieme. Tutto nella conclusione assume un senso, persino la presenza di Jeremy Renner che, fino a quel momento, era sembrato abbastanza inutile.




ATTENZIONE SPOILER

Il lavoro di comunicazione tra umani e alieni in pratica è fatto tutto dalla sola Amy Adams, mentre Renner sembra stare lì a fare la bella statuina. Come padre poi è sempre assente. Nell'ultima scena però tira fuori la frase più romantica che noi alieni abbiamo mai sentito nella nostra vita: “Sono stato con la testa rivolta alle stelle per tutto il tempo che ricordo e sai cosa mi ha sorpreso? Non è stato di incontrare loro, è stato di incontare te.” Ed è allora che abbiamo compreso che la presenza di Jeremy Renner è fondamentale. Anche se non fondamentale quanto la Adams, che con l'intelletto e una notevole dose di coraggio riesce a salvare le sorti dell'universo manco fosse Superman. Ironico, per una che nelle pellicole della DC Comics ha la parte di Lois Lane.

FINE SPOILER

"Hey Jeremy, dovevano proprio venire da un altro pianeta per comprendere la tua utilità in questo mondo, hahaha."
"Non lo trovo per nulla divertente, Amy."

Arrival nel finale ci ha fatto persino venire le lacrime agli occhi, e noi gli occhi manco ce li abbiamo, e raggiunge un livello di bellezza così alto, che non crediamo esistano parole umane per descriverlo. Almeno, non tra quelle che Amy Adams con tutta la pazienza del mondo, e della galassia, ha cercato di insegnarci. Nonostante i suoi sforzi, ancora non riusciamo a parlare bene la vostra lingua, un po' come il povero Michael Schumacher non è mai riuscito a fare con l'italiano, e così la recensione l'abbiamo affidata alla nostra forma di comunicazione, sperando che Amy Adams, con il prezioso (si fa per dire) aiuto di Jeremy Renner, riesca a comprendere quello che volevamo dire.

"Che fai, Jeremy, tocchi?"
"Beh, così almeno poi non dici più che sono del tutto inutile..."


Arrivando al succo del discorso, quello che vogliamo dire è che Arrival è un film splendidamente girato da Denis Villeneuve, uno talmente bravo che potrebbe darci soddisfazioni persino con il rischioso sequel di Blade Runner, ha delle musiche molto originali e aliene (e detto da noi non può che essere il migliore dei complimenti) composte dall'islandese Jóhann Jóhannsson e con l'aggiunta della magnifica “On the Nature of Daylight” di Max Richter suonata in apertura e chiusura, c'è una Amy Adams da Oscar, ma soprattutto c'è un cinema di fantascienza ai suoi massimi livelli da un punto di vista emotivo e... umano.
Sì, umano in questo unico caso prendetelo pure come un complimento, stupidi umani!
(voto 9/10)

"Amy, sei sicura che gli alieni con questo simbolo abbiano voluto dire tutte queste cose?"
"Veramente no, per niente, però vallo a trovare un linguista più autorevole di me in grado di smentirmi."

Oscar nomination 2017: La La Land balla sugli avversari, ma Amy Adams dove ca**o è?

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Quest'anno l'annuncio delle nomination agli Oscar è cambiato. Si sono (finalmente) modernizzati e hanno realizzato un filmato di presentazione con un montaggio composto da interventi di vari attori e personalità cinematografiche, anziché far alzare qualche divo la mattina prestissimo per fargli fare il vecchio annuncio tradizionale.
Al di là di questo cambiamento, come sono andate le nomination?

Devo vedere ancora la gran parte dei film nominati, quindi non posso esprimere un giudizio completo. Il grande dominatore è stato La La Land, che ha ottenuto 14 candidature, eguagliando così il record di Titanic ed Eva contro Eva.


Per il momento, tra i pochi lavori che ho visto, posso esultare per la pioggia di candidature giustamente andate allo stupendo Arrival. Peccato solo per la vergognosa mancata presenza di Amy Adams tra le migliori attrici, e tra l'altro per fare spazio alla solita Meryl Streep. Certo che quelli dell'Academy se non infilano il suo nome ogni anno si devono proprio sentire male.

Coraggio, Amy, se ce l'ha fatta Leo, continua a pregare che prima o poi anche tu avrai la tua rivincita su questa manica di stronzi sugli autorevoli rappresentanti dell'Academy Awards.


Per il resto mi sembra che molte nomination ci possano stare. Sono un po' dubbioso riguardo all'eccessiva considerazione nei confronti de La battaglia di Hacksaw Ridge del da me odiato Mel Gibson e della scarsa considerazione verso Jackie, però devo ancora vedere entrambe le pellicole e quindi non so se l'Academy abbia fatto bene o meno.

Per l'Italia c'è la gioia per la nomina di Fuocoammare di Gianfranco Rosi tra i migliori documentari. Buon per lui e per il nostro cinema, ma per quanto mi riguarda si tratta di una pellicola molto sopravvalutata e tutt'altro che il meglio offerto dai film a bandiera tricolore nell'ultimo anno. Comunque, va bene anche così, suvvia.

Tra gli altri film che ho visto, applaudo la presenza di Hell or High Water e rimango un attimo sconcertato dalla quasi totale assenza di Animali notturni, mentre per il resto sale sempre di più la voglia di vedere La La Land, ma pure Moonlight, Manchester by the Sea, Fences e Hidden Figures – Il diritto di contare, quest'ultimo la vera sorpresa di queste nomination.

Se ancora non le avete lette da qualche altra parte, ecco tutte le candidature degli Oscar 2017, che verranno consegnati il prossimo 26 febbraio. Cosa che significa che abbiamo un mese di tempo per prepararci. Intendo a guardare i film nominati, non a scegliere un qualche inguardabile abito con cui andare alla cerimonia.


MIGLIOR FILM
La La Land
Moonlight
Manchester by the Sea
Arrival
Lion
Hidden Figures
Fences
Hell or High Water

MIGLIOR REGIA
Denis Villeneuve (Arrival)
Mel Gibson (Hacksaw Ridge)
Damien Chazelle (La La Land)
Kenneth Lonegan (Manchester by the Sea)
Barry Jenkins (Moonlight)

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Casey Affleck (Manchester by the Sea)
Andrew Garfield (Hacksaw Ridge)
Ryan Gosling (La La Land)
Viggo Mortensen (Captain Fantastic)
Denzel Washington (Fences)

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Isabelle Huppert (Elle)
Ruth Negga (Loving)
Natalie Portman (Jackie)
Emma Stone (La La Land)
Meryl Streep (Florence)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Maershala Ali (Moonlight)
Jeff Bridges (Hell or High Water)
Lucas Hedges (Manchester by the Sea)
Dev Patel (Lion)
Michael Shannon (Animali notturni)

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Viola Davis (Fences)
Naomie Harris (Moonlight)
Nicole Kidman (Lion)
Octavia Spencer (Hidden Figures)
Michelle Williams (Manchester by the Sea)

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Arrival
Fences
Hidden Figures
Lion
Moonlight

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Hell or High Water
La La Land
The Lobster - L'aragosta
Manchester by the Sea
20th Century Women

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Kubo e la spada magica
Oceania
La mia vita da zucchina
The Red Turtle
Zootropolis

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Arrival
La La Land
Lion
Moonlight
Silence

MIGLIORI COSTUMI
Allied
Animali fantastici e dove trovarli
Florence
Jackie
La La Land

MIGLIOR DOCUMENTARIO
Fuocoammare
I Am Not Your Negro
O.J.: Made in America
13th
Life, Animated

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO
Extremist
4.1 Miles
Joe's Violin
Watani My Homeland
The White Helmets

MIGLIOR MONTAGGIO
Arrival
Hacksaw Ridge
Hell or High Water
La La Land
Moonlight

MIGLIOR FILM STRANIERO
A Man Called Ove
Land of Mine
Tanna
The Salesman
Toni Erdmann

MIGLIOR TRUCCO
A Man Called Ove
Star Trek Beyond
Suicide Squad

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
"Audition (The Fools Who Dream)” (La La Land)
"Can't Stop the Feeling" (Trolls)
"City of Stars" (La La Land)
"The Empty Chair" (Jim: The James Foley Story)
"How Fair I'll Go" (Oceania)

MIGLIOR COLONNA SONORA
Jackie
Passengers
La La Land
Lion
Moonlight

MIGLIOR SCENOGRAFIA
Arrival
Animali fantastici e dove trovarli
Ave, Cesare!
La La Land
Passengers

MIGLIORI EFFETTI VISIVI
Deepwater Horizon
Doctor Strange
Il Libro della Giungla
Kubo e la Spada Magica
Rogue One

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE
Blind Vaysha
Borrowed Time
Pear Cider and Cigarettes
Pearl
Piper

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Ennemis Interieurs
Le Femme et le TGV
Silent Night
Sing
Timecode

MIGLIOR SONORO
Arrival
Hacksaw Ridge
La La Land
Rogue One
13 Hours

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Arrival
DeepWater Horizon
La battaglia di Hacksaw Ridge
La La Land
Sully

La Cannibal Music di Gennaio 2017 – Top e Flop del mese

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È arrivata l'ora per un cambiamento. La rubrica musicale di Pensieri Cannibali quest'anno si rinnova, si svecchia, diventa più (si spera) interessante ed elettrizzante e diventa anche più... competitiva.
Visto che ad esempio in tv la musica funziona più che altro quando c'è qualche gara di mezzo, dai reality stile X Factor fino al sempiterno Festival di Sanremo, vediamo di adottare un modello simile anche qui su questo blog.
Da questo mese le novità discografiche, sia a livello di album che di singole canzoni, saranno divise tra Top e Flop.

Tanto per esagerare, ci sarà anche qualche altra novità, come lo spazio dedicato alla musica presente in film e serie tv, più una rubrica all'interno della rubrica con il pezzo vintage del mese.

E allora cominciamo con i Top e poi i Flop musicali di questo ricchissimo gennaio, naturalmente secondo il personale giudizio di Pensieri Cannibali.



Top del mese


7. Lenny

Odio l'espressione “una canzone che dà la carica”, però in questo caso mi tocca usarla, perché è perfetta per un pezzo come “Hell.o”. Un saluto infernale da questa cantante emergente della Repubblica Ceca che dà la carica. Non si può dire altrimenti.




6. Gorillaz

Il nuovo singolo anti-Trump dei Gorillaz Hallelujah Money è spiazzante. Non perché sia anti-Trump, ma perché è una ballad sbilenca e apocalittica che non è proprio il classico singolo immediato. Chi si aspettava da loro una nuova Clint Eastwood, Feel Good Inc. o Stylo rimarrà un po' interdetto dalla mancanza di ritmo e dall'eccessiva presenza di Benjamin Clementine, ma quando fa il suo ingresso la voce di Damon Albarn il pezzo s'illumina d'immenso.
Un ritorno per il momento un po' meh, che però mostra un gruppo in costante evoluzione e mutamento. E chissà quali e quanti altri colpi di scena avranno preparato questi cartoons all'interno del loro nuovo album di prossima uscita...




5. David Bowie

Dalle ultime sessioni di registrazione di David Bowie è stato tirato fuori un EP postumo con 4 brani, la già nota Lazarus + 3 inediti, tra cui spicca la title track No Plan, un pezzo che provoca assuefazione e che arriva come ulteriore conferma di quanto il Duca Bianco a livello musicale fosse ancora in gran forma. Peccato che il suo fisico invece non fosse più sulla stessa lunghezza d'onda.




4. Arcade Fire

Gli Arcade Fire sono tornati con un pezzo funky molto diretto e immediato realizzato insieme alla cantante soul Mavis Staples che fa molto I Got a Woman di Ray Charles, e di conseguenza anche Gold Digger di Kanye West. Come per i Gorillaz, un ritorno sorprendente e differente da quanto realizzato in passato, che fa salire ulteriormente la curiosità verso il loro nuovo atteso album.




3. Ed Sheeran

Ed Sheeran con Castle on the Hill ha tirato fuori la ballatona epica che Bono e Chris Martin da qualche anno non riescono più a scrivere.
Da brividi sulla pelle e da accendini accesi.




2. Baustelle

I Baustelle mi sono sempre sembrati i Pulp de' noantri. Un gruppo snob e radical-chic fin che si vuole, ma anche pop. Persino oscenamente pop, come loro stesso hanno definito il nuovo album L'amore e la violenza. Non stupisce allora che il singolo di lancio, l'irresistibile Amanda Lear, richiami proprio una delle hit più celebri della band britpop di Jarvis Cocker: Disco 2000. Nonostante i riferimenti culturali (David Foster Wallace, la copertina ispirata al film If con Malcolm McDowell), i richiami musicali (ad esempio a Battiato) e le citazioni (c'è persino un campionamento di Sandokan degli Oliver Onions), i Baustelle ormai sono solo i Baustelle. Hanno il loro stile, tanto amato quanto odiato, e questa volta hanno fatto, per la mia gioia, un disco di “canzonette” (parola usata dallo stesso Francesco Bianconi), come le contagiose Eurofestival e L'era dell'acquario, facendo dimenticare le suite a tratti piuttosto noiose del precedente Fantasma. E se un pezzo da brividi come La vita è soltanto una canzonetta pop, ben vengano le canzonette pop.




1. The xx

Ero preoccupato. Molto. Riuscivo a malapena a dormire. Cosa mi stava torturando tanto?
L'enigma su come sarebbe stato il nuovo dei The xx, dopo l'album d'esordio capolavoro xx e l'ottimo seguito Coexist.
Tirando un forte sospiro di sollievo, posso dire che il loro terzo lavoro I See You è un disco bello. Bellissimo. Non so se sarà l'album dell'anno, dopo tutto è appena gennaio ed è giusto non saperlo ancora, ma so che ogni volta che lo ascolto le mie orecchie godono, così come il mio cuore e pure i miei occhi, ora che possono riposare visto che finalmente riesco a dormire sonni più tranquilli.




Flop del mese


4. Ed Sheeran

Ma come?
Ed Sheeran non era tra i top del mese?
Sì, grazie alla splendida Castle on the Hill. Solo che in questo gennaio il roscio ha pubblicato due nuovi singoli e l'altro, Shape of You, è un pezzo sensuale e quasi da club, non brutto e anzi parecchio accattivante, infatti è già in cima alle classifiche di mezzo mondo, solo che a me sembra ben poco nelle sue corde, più intimiste e riflessive. Non a caso era stato scritto per Rihanna, peccato che poi lui c'ha ripensato e l'ha tenuto per sé. Ho come il sospetto che cantato da lei sarebbe risultato leggermente più sexy...




3. Tiziano Ferro e Carmen Consoli

Presi singolarmente, Tiziano Ferro e Carmen Consoli non mi spiacciono nemmeno. Soprattutto la Carmen. Insieme, con le loro voci così intense, sono però davvero troppo “drama” tutto in un colpo solo, almeno per me.



Sarà che piove da luglio/Il mondo che esplode in pianto/Sarà che non esci da mesi/Sei stanco e hai finito i sorrisi soltanto” cantano. E meno male cha la canzone si chiama Il Conforto...




2. Brunori Sas

Negli ultimi tempi ho fatto pace con la musica italiana. Gli artisti e i gruppi più o meno indie in giro oggi, dai Thegiornalisti a I Cani passando per Cosmo, Dente e Le luci della centrale elettrica, mi gustano quasi tutti, chi più chi meno. Ce n'è però uno che proprio non ho mai capito e continuo a non capire: Brunori Sas. C'era davvero bisogno di un Francesco De Gregori per hipster, specie considerando che già De Gregori è la brutta copia italiana di Bob Dylan?
Per me no. E se lo dico io da hipster radical-chic snob della peggior specie quale sono, figuriamoci quanto possa servire al resto del mondo.




1. Mannarino

Me la sono presa con il povero Brunori Sas, ma c'è anche un altro cantautore italiano più o meno nuovo e più o meno indie che non ce la faccio ad apprezzare e di cui proprio non comprendo il (relativo) successo: Mannarino. Sembra una versione di serie B di Vinicio Capossela. Lui però preferisce altri paragoni, autodefinendosi un mix “tra Caravaggio e Caetano Veloso. Che dire? Modesto, il ragazzo.





Pezzo vintage del mese
Ice Mc feat. Alexia "Think About the Way"

La nuova rubrica dentro la rubrica dedicata alla musica del passato si apre andando a rispolverare la grandiosa colonna sonora di Trainspotting, visto che si avvicina l'uscita del seguito T2: Trainspotting. Ho scelto però di riproporre non brani capolavoro come Lust for Life di Iggy Pop e Perfect Day di Lou Reed, che sarebbe stato troppo facile, bensì il pezzo più tamarro. Non mi riferisco alla mitica Born Slippy degli Underworld, bensì alla dance commerciale tipicamente anni '90 di Think About the Way di Ice MC con la nostra Alexia, suonata quando Mark Renton arriva a Londra. Bon dighi dighi dighi bon dighi bon.




Colonna sonora del mese
Blue Jay

In attesa di concentrarmi su La La Land, in uscita nei cinema italiani domani, la colonna sonora selezionata per questo freddo gennaio è quella di uno splendido film indie che scalda il cuore: Blue Jay. A restare impressa è soprattutto una canzone, No More I Love You's di Annie Lennox, usata in una scena romantica sì, ma anche divertente e non troppo smielata.




Musica telefilmica del mese
Search Party

Dalla mia nuova fissa telefilmica di inizio 2017, la sorprendente Search Party, vi propongo il pezzo usato come sigla e tema ricorrente: Obedear del gruppo electro-pop canadese Purity Ring. Una canzone ipnotica perfetta per entrare nell'atmosfera di questa serie misteriosa e divertente al tempo stesso.




Rivelazione italiana del mese
Marydolls

Per chiudere la prima (e chissà? forse ultima) rubrica musicale di Pensieri Cannibali del 2017, ecco un gruppo italiano emergente niente male e scoperto per caso su Facebook: i Marydolls. Di loro non so nulla. So solo che la loro Voglio essere giovane è appena diventata il mio nuovo inno personale.




Ah, ancora un'ultima cosa: ecco la playlist musicale cannibale di gennaio 2017 su Spotify.


La La Land e gli altri film (perché, esistono altri film?) della settimana

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Il film più nominato, premiato, esaltato degli ultimi mesi sta per approdare nei cinema italiani. Questa settimana arriva a passo di danza La La Land, accompagnato da una serie di pellicole che finiscono inevitabilmente sullo sfondo.
Con grande professionalità comunque io, e purtroppo pure il mio blogger nemico James Ford, commenteremo tutte le varie uscite settimanali, che per altro si preannunciano parecchio interessanti, a partire naturalmente da...

La La Land
"Emma, dimmi: ma a te frega qualcosa dei Golden Globe o degli Oscar?"
"No, Ryan. L'unico premio che mi interessa vincere quest'anno è il Cannibal Movie Award."

Cannibal dice: La La Land è davvero così bello come si dice in giro e merita tutti i premi e le nomination che sta ottenendo?
Lo scopriremo solo... ballando e cantando. E leggendo le recensioni di Fo Fo Ford e soprattutto Ki Ki Kid.
Ford dice: il film sensazione di questo inizio anno arriva in sala, incensato praticamente in ogni dove e forte di un gran bel trailer che mi ha ricordato Moulin Rouge!, seppur con una cornice completamente diversa.
Chissà cosa accadrà quando passerà dalle parti dei due antagonisti numero uno della blogosfera?
Solo il tempo lo lo dirà.

Split
"La mia personalità più folle?
Quella da Mr. James Ford, naturalmente!"

Cannibal dice: Nella settimana di La La Land, zitto zitto ecco che ritorna ancora una volta M. Night Shyamalan, regista in crisi tornato in buona forma (almeno secondo me) con il brillante mockumentary The Visit. E con questo thriller con James McAvoy alle prese con molte personalità differenti mi sa che ne vedremo ancora più delle belle. Alla faccia di quelli come Ford che davano lo Shyamalan già bollito, quando invece se c'è qualcuno di bollito è proprio lui.
Ford dice: il boriosissimo Shambalà è ormai da anni in caduta libera, nonostante il pur non eccelso The visit sia risultato essere un passo avanti rispetto alle schifezze cui ormai mi ero abituato.
Questo Split, che è riuscito perfino a raccogliere qualche insospettabile recensione positiva, potrebbe essere un ritorno ai fasti degli esordi oppure l'ennesimo clamoroso fiasco.
Io, nel frattempo,splitto felicemente da Cannibal.

Proprio lui?
"James, promettimi che non visiterai mai più quel sito così popolare tra voi ggiovani, quel Pensieri Cannibali."
"Giurin giurello, Bryan."

Cannibal dice: Commedia famigliare/romantica che propone il classico scontro tra un padre e il fidanzato della figlia, potrebbe essere una delle cose più divertenti di questo inizio 2017. Dopo Ford che si autoproclama il più grande esperto di cinema nel mondo, naturalmente.
Ford dice: commediola che non dice nulla di nuovo e che pare la copia riciclata di Ti presento i miei. C'è da dire, però, che lo scorso anno pensai lo stesso di Nonno scatenato, che invece mi divertì parecchio.
Staremo a vedere.

Fallen
"Dovrei scegliere il brutto tenebroso alla Mr. Ford oppure il dandy sfigato e pure effeminato alla Cannibal Kid?"

Cannibal dice: Un nuovo young adult dalle tinte gotiche?
Potrebbe rivelarsi una schifezza fordiana come la saga di Twilight, oppure una sana e bella cannibalata adolescenziale come si deve. In ogni caso, tutti i bimbiminkia4life come me non potranno fare a meno di dargli un'occhiata.
Ford dice: young adult? Potenziale teenata? Roba per quel pusillanime del mio rivale!

Riparare i viventi
"Figliolo, perché nessuno ti ha avvisato che la visione di un film consigliato da White Russian provoca il coma immediato?
Perchéééééééé???"

Cannibal dice: Un film francese drammatico dalle tinte vagamente paranormali, che dal trailer mi ha ricordato Les Revenants (la prima splendida stagione, non la soporifera seconda) e che potrebbe essere la cannibalata più bella della settimana. La La Land permettendo...
Ford dice: versione radical di cannibalata che mi risparmierei anche, ma che se non altro ha dalla sua il fatto di incuriosire. Dovessi riuscire a vederlo, quantomeno potrebbe risultare una bella occasione per stronzare l'ennesimo film potenzialmente esaltato dal mio rivale.

Les ogres
"Che facciamo, lo diamo un passaggio a Ford?"
"Ma va. A forza di frequentare Cannibal, è diventato troppo fighetto, quello."

Cannibal dice: Altra pellicola francese ad alto potenziale di radical-chicchismo, e che quindi difficilmente mi perderò, che però possiede anche una componente “zingaresca” che potrebbe attrarre persino quel selvaggio di Ford. A sorpresa, il film meno pubblicizzato della settimana potrebbe anche essere l'unico a mettere d'accordo i due blogger più rivali dell'Internet.
Ford dice: rimaniamo in territorio francese e radical, dunque decisamente più congeniale a Peppa Kid, eppure c'è qualcosa in quest'ultima proposta che potrebbe trasformare la stessa nella sorpresa della settimana.
Posso solo che ben sperare. E che gli orchi divorino Cannibal gustandoselo fino all'ultimo pezzetto.

The Childhood of a Leader: Crescere dittatori, che fatica!

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The Childhood of a Leader
Regia: Brady Corbet
Cast: Tom Sweet, Bérénice Bejo, Liam Cunningham, Stacy Martin, Robert Pattinson, Yolande Moreau



Com'è l'infanzia di un leader?
Io lo so già. Basta che ripensi alla mia, LOL! 😁

Se voi invece non ne avete idea, ora potrete scoprirlo grazie al film intitolato in maniera un po' didascalica: The Childhood of a Leader, ovvero L'infanzia di un leader.

A scrivere e girare questa pellicola è stato l'esordiente Brady Corbet, già attore molto famoso...

Ehm, non l'avete mai sentito nominare?
Diciamo che non è proprio un attore famoso famoso. Diciamo che è noto più che altro negli ambienti del cinema più alternativo e autoriale. Brady Corbet, con il suo volto leggermente da psicopatico, si è infatti visto in film come Thirteen – 13 anni, Mysterious Skin, La fuga di Martha, Forza maggiore, Sils Maria, Eden e Giovani si diventa. Nessun blockbuster fantascientifico o supereroistico quindi, almeno per ora.

Sono in particolare due i registi con cui ha lavorato e a cui pare essersi in parte ispirato per il suo esordio dietro la macchina da presa: Michael Haneke, con cui ha fatto la versione americana di Funny Games, e Lars Von Trier, che ha avuto modo di vedere all'opera durante le riprese di Melancholia.


Da questi due nomi, potete quindi intuire che The Childhood of a Leader è un film bello tosto, freddo e cattivo. Da Haneke, Brady Corbet ha preso una predilezione per le riprese con camera fissa, una tendenza a mostrare la violenza più fuori campo che non davanti all'obiettivo della cinepresa, un amour per il piano sequenza, oltre a uno sguardo alle origini del male che ricorda da vicino Il nastro bianco. Con Von Trier invece condivide la scelta di dividere la sua pellicola in capitoli, un rapporto malato con la sessualità, più una notevole dose di bastardaggine di fondo.


Il pregio di The Childhood of a Leader è quello di prendere una vaga ispirazione da questi due maestri del cinema europeo, ma comunque cercare la sua strada. Lo statunitense Brady Corbet dimostra con questa opera prima di possedere uno sguardo suo. Questo film sembra proprio l'infanzia di un futuro leader registico. Il primo passo verso qualcosa di grande. Sarebbe invece fare un torto alla sua crescita personale parlare subito di The Childhood of a Leader come di un masterpiece, un capolavoro, come qualcuno ha fatto (vedi poster).


Brady Corbet è un talento ancora acerbo, molto acerbo soprattutto in fase di sceneggiatura. Se alcune scene sono costruite con notevole tensione, quasi horror, anche grazie alle impressionanti musiche realizzate dal cantautore e compositore Scott Walker, in molti momenti il film invece annaspa e annoia, in particolare nelle parti più strettamente legate alla Prima Guerra Mondiale. Un argomento che, a meno che non siate appassionati di Storia (e in tal caso cosa diavolo ci fate su questo blog frivolo?), non è proprio entusiasmante.
A non convincermi poi è stato in particolare il finale, che non svelo. Dico solo che vorrebbe essere un colpone di scena clamoroso, e lo è anche, solo che mi è sembrato un po' troppo forzato e inserito con la voglia di stupire a tutti i costi.

Al di là del finale, la pellicola lascia in sospeso con una domanda: di chi parla questo film?

Qualcuno ha ipotizzato che si potesse trattare di Hitler o di Mussolini, ma non è così, anche perché date e origini geografiche non coincidono, e poi a smentire tali ipotesi è stato lo stesso Brady Corbet, che ha detto: “Intenzionalmente non ho rivelato l'identità del personaggio. Ed è divertente pensarci perché non è per le ragioni che la gente crede. Una cosa che posso tranquillamente dire a tutti è che il personaggio non è Hitler. E neanche Mussolini. È qualcun altro. E nel film c'è un evento drammatico che ti fa capire chi è quella persona ed è qualcosa che voglio riservare per gli spettatori”.


Sinceramente io, da ignorantone Storico quale sono, guardando il film non sono riuscito a capire di quale personaggio si tratti. Vedendo questa pellicola mi è comunque venuta voglia di scoprire qualcosa in più riguardo all'infanzia di Adolf Hitler, sebbene il film non sia su di lui. Era una cosa che finora non mi aveva mai incuriosito anche perché, se al cinema i miei preferiti sono i cattivoni, non sono invece mai stato attratto dai villain della Storia.

Pensavo che sull'argomento avessero scritto vari libri e biografie, mentre invece è tutto avvolto nel mistero. A quanto pare, almeno secondo alcune fonti non confermate con assoluta certezza, Hitler è nato da due genitori austriaci che erano imparentati tra di loro, e questa è la dimostrazione di come il sesso tra parenti oltre che moralmente sbagliato possa generare degli autentici mostri, e, ciliegina sulla torta, forse aveva per un quarto origini ebraiche.
In pratica, questo qua ha fatto uccidere oltre 6 milioni di ebrei, distruggendo quindi (forse) le sue stesse origini, per imporre l'egemonia dell'impero tedesco, quando lui invece era (sicuramente) austriaco...
Questo qua oltre a essere malvagio era davvero il führer, il capo. Sì, certo: il capo dei cretini.
Non a caso, visto che la mamma dei cretini è sempre incinta, non ha faticato a trovare milioni di persone che lo seguissero.

Per comprendere le origini del Male, oltre a chiedersi quale sia l'infanzia di un leader, ci sarebbe da chiedersi anche quale sia l'infanzia delle pecore che i leader li seguono. Come dice il personaggio interpretato da Robert Pattinson (sì, in questo film c'è Edward Cullen della saga di Twilight e ha pure un ruolo in apparenza minore ma in realtà centrale): “La tragedia della guerra non è che un uomo abbia il coraggio di essere malvagio, ma che in tanti non abbiano il coraggio di essere buoni”.


Le origini, o meglio l'infanzia del Male era già stata raccontata in maniera più efficace da Il nastro bianco di Michael Haneke, quello sì un capolavoro vero. Questo The Childhood of a Leader, nonostante le buone intenzioni e le riflessioni non da poco che fa nascere, purtroppo non appare del tutto riuscito e risulta un lavoro da non sopravvalutare, ma nemmeno da sottovalutare. Brady Corbet ha tutto il tempo per crescere, come regista e ancor più come sceneggiatore, e diventare un leader del cinema di domani.


Adesso mi sa che è meglio che la smetta di parlare di argomenti troppo seri e noiosi e torni a occuparmi di cose più interessanti. Come tette, culi & vagine, di cui comunque in qualche modo si occupa anche questo film. Dopotutto nel cast c'è pur sempre Stacy Martin, l'assatanata di Nymphomaniac.
(voto 6/10)

La La Land – Il mio (in)canto libero

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La La Land
Regia: Damien Chazelle
Cast: Emma Stone, Ryan Gosling, John Legend, Rosemarie DeWitt, J.K. Simmons, Finn Wittrock, Callie Hernandez


Io non vivo nella città degli angeli
qui se ti metti a cantare rischi che qualcuno ti strangoli
io sto in una città che si chiama Casale
dove tutti conducono un'esistenza assai banale

Io non vivo nella city of angels
qui le forze dell'ordine non sembrano Walker Texas Rangers
ogni tanto vorrei andarmene via
poi arriva qualcuno che mi dice: “Ma dove vuoi andare, pirla?”
e non fa manco la rima, meriterebbe proprio una sberla

Magari vivessi anche io là, la la...

(ritornello)
Trallalà, trallala La La Land
se non ti piace questo film non sei più mio friend
Trallalà, trallala La La Land
non metto mi piace sui tuoi post per tutto il weekend
Trallalà, trallala La La Land
ti cancello da Facebook, Twitter e pure Instagram
Trallalà, trallala La La Land
se ti fa schifo questo film sei proprio una persona orrend


Io non vivo nella city of stars
qui se balli per strada c'è uno che con un calcio ti spedisce fino a Mars
sempre meglio che far la fine di uno degli Stark
o di un personaggio uscito dalla penna di Nicholas Sparks

Io non vivo dentro un musical
né tantomeno mordo anche se il mio nome è Cannibal
come Emma & Ryan pure io vivo per cinema & musica
sì, lo so, forse dovrei pensare di più all... Africa

Magari stessi anche io là, la la...

(ritornello)
Trallalà, trallala La La Land
se non ti piace questo film non sei più mio friend
Trallalà, trallala La La Land
non ci penso neanche ad ascoltare il demo della tua band
Trallalà, trallala La La Land
ti cancello da Facebook, Twitter e pure Instagram
Trallalà, trallala La La Land
se ti fa schifo questo film guarda che mi offend


Non è mica bello come dicevano
è ancora meglio di quanto i miei pensieri immaginavano
i cinema ormai possono chiudere tutti come il Rialto
tanto per almeno 10 anni non esce più un film che vola così in alto


Anch'io prima ero come Emma Stone e odiavo il jazz
ora mi sento come Catherine Zeta-Jones in Chicago quando canta All That Jazz
14 nomination agli Oscar vi sembrano un'esagerazione?
Pensate che io gliene avrei date anche un milione

Perché vorrei davvero trovarmi pure io là, la la...

(ritornello: ALL TOGETHER NOW!)
Trallalà, trallala La La Land
se non ti piace questo film non sei più mio friend
Trallalà, trallala La La Land
non metto mi piace sui tuoi post per tutto il weekend
Trallalà, trallala La La Land
ti cancello da Facebook, Twitter e pure Instagram
Trallalà, trallala La La Land
un film che ho guardato con gli occhi a💓 dal piano sequenza iniziale fino alla scritta The End
(voto 10/10)


Serie tv poco serie e molto tv – I Top e i Flop di Gennaio 2017

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Inversione di tendenza.
Il 2017 è partito in maniera molto diversa rispetto al 2016. Se l'anno scorso era stato avaro di grande musica e grande cinema, mentre si era rivelato un periodo clamoroso per le serie tv, questo gennaio sta segnando un netto cambiamento. A livello musicale si sono subito affollate varie uscite di primo piano e nei cinema italiani si susseguono le pellicole intriganti per non dire i capola-la-lavori.

I telefilm in questo inizio 2017 sembrano invece concedersi (e concederci) un attimino di tregua, come possiamo vedere con questa nuovissima rubrica di Pensieri Cannibali, nata autoscopiazzando lo stile di quella musicale, in cui comunque qualcosina d'interessante c'è stata, soprattutto ripescando alcune serie dell'anno passato.

A partire da questo mese (e se la pazienza, la voglia e gli argomenti reggeranno anche per i prossimi) diamo uno sguardo più o meno veloce alle serie tv passate da queste parti, dividendo le visioni in maniera spietata tra Top da una parte e Flop dall'altra.


Top del mese

4. Beyond

Beyond è una serie young adult dalle tinte fantasy e paranormali trasmessa negli Usa da Freeform (ex ABC Family), lo stesso network di Pretty Little Liars, e, già solo da questa descrizione, mi rendo conto che possa incutere una certa paura. Io stesso ne avevo. La visione si è però rivelata a sorpresa molto piacevole. Beyond è un guilty pleasure nemmeno troppo bimbominkioso, che riesce ad avvincere grazie a una buona dose di mystery.
La storia è quella di un giovane uomo che si sveglia dopo 12 anni da un coma, in cui era precipitato in seguito a un incidente avuto da ragazzino. A questo punto il ritorno alla vita normale non sarà per lui semplice, un po' come per i protagonisti di altre serie come Thirteen, Rectify o persino The OA. Rispetto a queste Beyond è una serie più teen e sempliciotta, ma si lascia guardare conquistando episodio dopo episodio. Non a caso è stato il primo “binge-watching” della mia annata televisiva: 10 puntate gustate in una manciata di giorni, come allenamento in attesa che Netflix cali i suoi assi. Merito della riuscita, più che all'inespressivo protagonista, va ai personaggi secondari, come il suo fratello simpa, la misteriosa e affascinante Willa e una ragazza che pure lei si è risvegliata da un coma.
Aver tenuto l'attenzione alta in uno come me che si annoia facilmente, senza grossi cali di interesse e senza farmi finire a mia volta in coma, non so voi ma io lo considero un successo.

"Fratello, dopo 12 anni di coma hai un sacco di cose da recuperare."
"Lo so. Sono rimasto indietro con gli episodi di tutte le mie serie preferite."


3. Insecure

HBO goes black. Insecure ci trascina all'interno della vita di Issa, una ragazza di colore che non è poi così insicura come il titolo della serie lascerebbe immaginare. È anzi una tipa tosta e piuttosto egocentrica, quasi come Hannah di Girls (ho detto quasi, visto che lei resta insuperabile) che si muove all'interno di una serie che pare una versione al femminile di Atlanta. Le risate ci sono, la colonna sonora stilosa non manca, e nella parte finale ci si emoziona pure. Niente male per una delle comedy migliori del 2016 e che ha il potenziale per crescere ancora parecchio.
Se siete insicuri di vederla o meno, io vi consiglio di cominciarla, ché male non fa.


2. Riverdale

Dove sono finite le care vecchie serie teen di una volta?
Tra vicende paranormali, superpoteri e superstronzate, si è perso il gusto di fare prodotti adolescenziali come Beverly Hills 90210, Dawson's Creek e Gossip Girl. A colmare questa lacuna ci pensa ora Riverdale, che parte dalla misteriosa morte di un ragazzo popolare di una apparentemente tranquilla e normale cittadina statunitense. Come un Twin Peaks in salsa teen spirit, quindi come il Pretty Little Liars dei primi tempi, il pilot di Riverdale comincia in maniera azzeccata, tra belloni e bellone che sono pure intelligenti, sensibili e dal forte spirito artistico, mean girls stronzette, genitori con il volto di Mädchen Amick in trasferta proprio dalla citata Twin Peaks (invecchiata benissimo e diventata una gran MILF) o con il volto di Luke Perry, l'ex Dylan McFigo dell'anch'esso citato Beverly Hills 90210 (lui invece è invecchiato malissimo), relazioni prof/studente in stile Pacey Witter/Tamara Jacobs e quant'altro.
L'espressione “guilty pleasure” è stata ideata proprio per serie come questa.

"Un ballo scolastico in una serie in onda su The CW?"
"Questa sì che è una prima assoluta!"


1. Search Party
"Oh, finalmente un sito che parla della mia serie...
peccato sia solo un blogghino sconosciuto come Pensieri Cannibali."

Uscita negli Usa a fine 2016, ho recuperato questa Search Party soltanto a inizio 2017, anche perché i sottotitoli italiani (che potete trovare QUI) sono arrivati soltanto nelle ultime settimane, ed è diventata...
la mia nuova droga telefilmica.
Lo so che dovrei trovarmi delle droghe vere con cui farmi, me lo dicono tutti, però per il momento mi accontento di quelle televisive che non fanno meno male e non creano una minore dipendenza, ma se non altro sono più economiche.
Search Party parte con la scomparsa nel nulla di una ragazza, sulle cui tracce si mette una sua ex compagna di scuola che la conosceva giusto vagamente. Da questo spunto thriller parte una serie che si muove più che altro dalle parti di comedy indie come Girls o Broad City, tra personaggi hipster e situazioni surreali, tra risate e un (leggero) mistero.
Già non vedo l'ora che escano i sottotitoli dei prossimi episodi, in modo da potermeli sparare tutti dritti in vena.
Viva la droga... pardon, viva le serie tv!


Flop del mese

4. Una serie di sfortunati eventi


Una serie di sfortunati... episodi.
Se le prime due puntate, per quanto parecchio vicine al film del 2004 con Jim Carrey, intrigano abbastanza, con quelle successive le cose non vanno troppo bene. Le risate amare cominciano a lasciare spazio agli sbadigli, il tour de force recitativo di Neil Patrick Harris nei panni del malefico e trasformista Conte Olaf impressiona all'inizio e finisce per stremare tra un travestimento e l'altro, mentre intanto le situazioni si fanno sempre più ripetitive e meno coinvolgenti.
Le atmosfere e i personaggi grotteschi della serie, a metà strada tra Wes Anderson e Tim Burton, non sono niente male, così come gli interventi del narratore Lemony Snicket (interpretato da un Patrick Warburton clamorosamente somigliante a Jon Hamm/Don Draper di Mad Men), e ai poveri sfigati fratelli Baudelaire si vuole bene. Peccato che questa non sia una serie da Netflix, ovvero da “binge-watching” compulsivo, e sarebbe stata meglio trasmessa su un network con la tradizionale programmazione di un solo episodio a settimana.
Non guardare, non guardareee” avverte l'ottima sigla. Per quanto la serie sia carina e cattiva al punto giusto, forse non sarebbe stato così male seguire l'avvertimento...


3. Taboo

Dopo Una serie di sfortunati eventi, un altro forte diludendo televisivo di questo primo scorcio di 2017.
Taboo è una mini-serie britannica storica che offre a Tom Hardy l'occasione per un one-man show. Peccato che la storia stenti a decollare, o almeno nei primi episodi non lo fa per nulla, e persino l'attore sembra annoiato, nei panni di un personaggio che pare più che altro una parodia dei suoi soliti ruoli da psicopatico.
È un taboo se dico che questa serie mi sta facendo venire il latte alle ginocchia dalla stanchezza, anche se me la guardo comodamente spaparanzato sul divano?


2. I bastardi di Pizzofalcone
"Il vero bastardo qua sappiamo tutti chi è..."
"CANNIBAL KID!!!"

L'anno scorso ho rivalutato alla grande le fiction... volevo dire le serie tv italiche. Persino quelle Rai. Il 2017 sembra invece riportare tutti con i piedi per terra. Merito, o meglio colpa de I bastardi di Pizzofalcone, sulla carta un potenziale incrocio tra Gomorra – La serie, per via dell'ambientazione napoletana, e Rocco Schiavone, con cui condivide le indagini poliziesche e un protagonista scontroso, pure lui appena trasferito, in questo caso non da Roma ad Aosta, bensì dalla sua Sicilia alla Campania.
Peccato che Alessandro Gassmann non possieda lo stesso carisma di un Marco Giallini ma proprio no e il resto del cast offra performance sconfortanti. Dico solo che Tosca D'Aquino fa quasi rimpiangere Manuela Arcuri.
Male pure regia e sceneggiatura, oltre a vicende e a personaggi che non convincono e non coinvolgono. Non sarà del tutto inguardabile, però – e mi fa strano dirlo – la Rai negli ultimi tempi ci ha abituati a prodotti ben migliori di questa bastardata.


1. Emerald City

Questa serie è il Male allo stato puro. Parte come ispirazione da Il mago di Oz, per renderlo il solito adattamento pseudo moderno e pseudo dark attuale, come se fosse una brutta copia di un brutto episodio di Once Brutton a Time o dei recenti Alice in Wonderland e Alice attraverso lo specchio. A “impreziosire” il tutto ci pensano il tocco visivo trash del regista più kitsch del mondo, Tarsem Singh, attori come Vincent D'Onofrio e Joely Richardson che recitano con addosso l'espressione del “Ma perché diavolo sono finito in una porcheria del genere? Ah gìà, per i soldi!” e una sequela di vicende a metà strada tra l'inverosimile e il chissenefrega.
Emerald City con il suo eccesso di epica serietà è una serie talmente pessima che è riuscita a farmi rivalutare persino The Shannara Chronicles, che se non altro possedeva un certo senso dell'ironia.
La sfida adesso è stata lanciata: qualcuno quest'anno riuscirà a fare di peggio?



The Sound of Silence

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Silence
Regia: Martin Scorsese
Cast: Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Ciarán Hinds, Yôsuke Kubozuka, Shin'ya Tsukamoto


Per la prima volta in assoluto, qui su Pensieri Cannibali fa il suo esordio una audio recensione, realizzata apposta per il nuovo film di Martin Scorsese.
Ecco tutto quello che c'è da sapere su Silence.





Beh, credo di essere stato abbastanza chiaro e mi sembra di aver detto tutto.


Ah no, ho giusto una manciata di cose da aggiungere che mi sono dimenticato. Come che in questo film spacciato da alcuni per un capolavoro di profondità l'unica cosa davvero profonda che ho trovato è la noia che mi ha provocato. Che ci posso fare? Sarà che sono una persona superficiale e troppo poco spirituale, o sarà che io a una pellicola quasi del tutto priva di colonna sonora proprio non riesco a emozionarmi, è una cosa più forte di me, e quindi non ce l'ho fatta a entrare minimamente in sintonia con questa visione. Inoltre, mi pare che sul tema della Fede e della religione di recente si siano espresse in maniera ben più originale e significativa serie come The Young Pope e The OA, mentre questo Silence resta radicato a una concezione antica, sia della rappresentazione cinematografica, che della tematica religiosa.
Più che la vicenda dei due tipi in missione per conto di Dio (ma no, non sono i Blues Brothers), le parti che ho trovato più interessanti sono state le riflessioni sul Giappone e sul confronto tra la cultura orientale e quella occidentale. Sebbene il ritratto che ne esce del paese del Sol Levante sia alquanto limitativo, visto che viene definito “una palude, e nella palude non cresce nulla”. Una frase che non stupirebbe se fosse uscita dalla bocca di Donald Trump, invece che da un film di Scorsese.



Per il resto, tanti discorsi religiosi (alla faccia del Silence) e anche tanti sbadigli. Due ore e quaranta di sbadigli. Avevo adorato The Wolf of Wall Street -  quello sì uno dei più grandi film del secolo - e amato pure la incomprensibilmente sottovalutata serie Vinyl, ma questa volta il buon vecchio Martin si è fatto prendere troppo da un eccesso di ambizione e di difesa della cristianità alla Mel Gibson e ha girato un film che, nonostante un paio di ottime sequenze (quella in cui Andrew gatto Garfield si guarda nello specchio d'acqua e va fuori di testa in stile Gollum e quella in cui osserva le torture da dietro le sbarre), e a parte una serie di momenti splatter stile La passione di Cristo, appare troppo timoroso. Timoroso e timorato di Dio e della Santa Chiesa, come se avesse voluto girare una pellicola apposta per compiacere il Papa e i gesuiti, cui non a caso ha mostrato la pellicola in anteprima. Quasi avesse voluto espiare i suoi peccati per il troppo sesso, droga & rock'n'roll dei suoi ultimi e ben più interessanti lavori.
Per me e per il grande pubblico, che l'ha (giustamente) reso uno dei flop più clamorosi della sua intera carriera, questa volta invece Martin ha toppato. Colpa sua, o anche dell'apparizione di un ridicolo Liam Neeson in versione jedi, o di due protagonisti troppo americani e hipster per risultare credibili nella parte dei padri gesuiti portoghesi, o di un finale che poteva giocare sull'ambiguità e sul mistero invece sceglie di non farlo. O è soltanto colpa di noi crudeli infedeli?
(voto 5,5/10)

Smetto quando voglio – Di co-condurre questa rubrica

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Tra sequel e film bellici, questa settimana nei cinema rischia di provocare più delusioni che non sorprese positive, e soprattutto rischia di scatenare un nuovo conflitto ben più preoccupante di quelli mostrati sul grande schermo: l'eterna guerra bloggare tra me e il mio nemico nonché co-conduttore di questa rubrica James Ford. Una rivalità che negli ultimi tempi sembrava essersi leggermente sopita, ma che sta ora tornando più forte che mai. Bene così!


Smetto quando voglio – Masterclass
"E chi se lo immaginava che, nel 2017, picchiare Ford fosse ancora considerato un reato?"

Cannibal dice: Uno dei film italiani (e non solo) più esaltanti e divertenti degli ultimi anni, checché ne dica il radical-chic numero 1 anti cinema nostrano Mr. Ford, torna con un secondo capitolo. Probabile che manchi l'effetto sorpresa del primo, ma le speranze di trovarsi davanti a un sequel se non altro godibile restano intatte.
Ford dice: uno dei film italiani più sopravvalutati degli ultimi anni, accolto qui nella Terra dei cachi e dei Cannibal come un miracolo anche quando si trattava semplicemente di un filmetto divertente che ho dimenticato il giorno successivo alla visione e che rispetto ad altri piccoli cult di genere come Santa Maradona o Fame chimica spariva.
Non mi aspetto dunque che peggio da un sequel che potrei bottigliare solo per rompere l'apparente idillio che con Peppa abbiamo avuto in queste prime settimane dell'anno.

The Ring 3
"Mai visto niente di più spaventoso di White Russian!
E sì che ho appena visto uscire Samara da uno schermo..."

Cannibal dice: Per una volta che in Italia ci cimentiamo nell'arte del remake, volete che gli americani siano da meno?
Certo che no. Ecco allora che arriva il terzo capitolo made in USA della saga di Samara, una tipa persino più spaventosa di Ford. Io avevo adorato il primo The Ring, ma pure il secondo aveva al suo interno qualche idea interessante. Questo terzo capitolo sembra limitarsi ad aggiornare il mito della mostriciattola che esce dal televisore ai tempi di YouTube, ma occhio alla protagonista italiana, Matilda Lutz, rivelazione del tanto criticato L'estate addosso di Gabriele Muccino.
Ford dice: la saga di The Ring, ottima nella versione jappo e più che discreta almeno con il primo remake americano non mi è mai dispiaciuta, dunque potrei approfittare per recuperare addirittura anche il secondo capitolo, che ai tempi dell'uscita mi ero perso.

La battaglia di Hacksaw Ridge
"Sarò anche un obiettore di coscienza, ma per combattere una blog war di Cannibal contro Ford non esito a imbracciare un fucile."

Cannibal dice: Detesto Mel Gibson, sia come persona che come attore. Come regista invece sono più combattuto. Ho odiato il leghista Braveheart e l'antisemita La passione di Cristo, mentre non mi sono spiaciuti L'uomo senza volto e Apocalypto. Nei confronti del bellico La battaglia di Hacksaw Ridge ho già pronte le bombe, ma chissà che nei suoi confronti non mi riveli più pacifista di quanto non sono con il mio vero nemico numero 1: Mr. James Snob.
Ford dice: Mel Gibson è pazzo, forse più di Marco Goi. Il fatto è che per quanto fuori di testa sia, non riesco a non volergli bene, neppure considerato il fatto che si tratta del regista di uno dei film che ho più odiato nella vita, La passione di Cristo.
Questo Hacksaw Ridge, candidato agli Oscar e legato alla storia del primo obiettore di coscienza, potrebbe rivelarsi una cagatona a stelle e strisce di quelle tutta retorica che fanno incazzare Cannibal o perfino un buon film.
Non so in quale ipotesi sperare di più.

Billy Lynn – Un giorno da eroe
"Agli ordini, Generale Cannibal.
Sono pronto persino a morire pur di sconfiggere l'esercito del malefico Ford."

Cannibal dice: Ang Lee è un altro regista di cui ho apprezzato alcuni film e non sopportato altri, come il recente sopravvalutatissimo Vita di Pi. Pure questa è la storia di un soldato, nonché di uno pseduo eroe e, così come per il film di Mel Gibson, il rischio bocciatura da queste parti è fortissimo, così come il rischio esaltazione su White Russian, ma sono possibili sorprese...
Ford dice: Ang Lee è un grande regista che ha purtroppo avuto una carriera altalenante, passando da robetta come Hulk a cose splendide come Brokeback Mountain o Il banchetto di nozze.
Non conosco questa storia, ma so che prima o poi passerà su questi schermi, magari vincendo i miei scetticismi come fu per l'ottimo Vita di Pi.

Sleepless – Il giustiziere
"Ma cosa diavolo sto guardando?
Ford aveva detto che si trattava di un action scatenato, e invece è molto più violento ed estremo un episodio di Peppa Pig."

Cannibal dice: Thriller-action poliziesco di nuova generazione con Jamie Foxx, sembra uno di quei lavori che Ford critica rimpiangendo i ridicoli filmetti d'azione anni '80 girati col buco del culo e recitati ancora peggio. Andrà quindi a finire che potrebbe piacere più a me, che pure sono il giustiziere dei film d'azione.
Ford dice: film action dal sapore di Nuovo Millennio che non inventa nulla e pare prendersi molto, troppo sul serio. Come Cannibal.
Se dovesse confermare questi timori, sarà una pioggia di bottigliate e calci rotanti.
Se, al contrario, fosse una ficata tamarra come John Wick o The Equalizer, allora le cose potrebbero prendere una piega molto diversa.

A United Kingdom – L'amore che ha cambiato la storia
"Evvai, Ford non ci perseguiterà più!"
"Per via del fatto che siamo una coppia interrazziale?"
"No, intendevo che non ci perseguiterà più con i suoi consigli cinematografici."
"Ancora meglio!"

Cannibal dice: Pellicola storico-politica su una coppia interrazziale interpretata da due attori che quando si impegnano danno soddisfazioni: David Oyelowo e Rosamund Pike. La vicenda sembra interessante, anche se a me interessa di più L'odio che ha cambiato la storia, quello tra me e Ford.
Ford dice: film sentimentale che mi puzza di vaga radicalchiccata, e che per il momento dunque lascio a quel damerino di Peppa Kid, decisamente più in linea di me con questo tipo di produzioni patinate ma finto alternative. O viceversa.

La terra e il vento
Per strada.
Questa è la fine che si fa quando si è protagonisti di una serie che solo Ford guarda.

Cannibal dice: Filmetto pseudo adolescenziale del 2013 con protagonista il mediocre Lorenzo Richelmy, il protagonista di una delle peggiori serie Netflix di sempre, Marco Polo, che solo uno come Ford può seguire e pure esaltare. Hanno aspettato 4 anni per distribuirlo, ma fosse stato per me potevano anche aspettare per sempre.
Ford dice: malgrado sia protagonista dell'ottima Marco Polo, Lorenzo Richelmy è il tipico prodotto televisivo italiano.
Dunque mi terrò alla larga da questa roba ripescata non si sa bene perché neanche fosse il film preferito del Cucciolo Eroico.

Ho amici in Paradiso
"Hey, che ci fanno Ford e Cannibal qui in Paradiso?"
"Devono essere riusciti a evadere dall'Inferno."
"Vedi che, quando uniscono le forze, qualcosa di buono riescono a combinarla?"

Cannibal dice: Io invece ho nemici all'Inferno. Uno in particolare penso lo conosciate, si chiama Satan Ford e ho come il sospetto che dell'Inferno sia addirittura il capo.
Ford dice: non credo di avere amici in Paradiso, ma se dovesse capitarmi di passarci spero di piantare un bel casino, e di disturbare specialmente quel finto angioletto del Cannibale.

Animali fantastici, ma chi vuole trovarli?

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Animali fantastici e dove trovarli
Regia: David Yates
Cast: Eddie Redmayne, Katherine Waterston, Dan Fogler, Alison Sudol, Colin Farrell, Samantha Morton, Ezra Miller, Jon Voight, Johnny Depp



Dimenticate Harry Potter.

Già fatto?

Se avete più di 20/25 anni è una cosa normale, non è un trucco di magia.
Se invece non riuscite a togliervi dalla testa il maghetto interpretato da Daniel Radcliffe, così come io non riesco a togliermi dalla testa Emma Watson, a cercare di farvelo scordare ci pensa ora la nuova creatura, nel senso più animalesco del termine, partorita dalla mente fervida (e secondo me anche un pochino malata) di J. K. Rowling, una delle donne più potenti del Regno Unito e probabilmente del mondo intero. Sì, più potente persino di Voldemort. Anche perché – diciamocelo – non è che ci vada molto...



Animali fantastici e dove trovarli è soltanto il primo capitolo di una nuova saga che ci romperà le scatole accompagnerà ancora per parecchi anni. A inizio visione devo dire che partivo piuttosto timoroso. Io infatti sono un babbano o anche, come ho appena scoperto, un no-mag. Sono uno che non crede alla magia o, se non altro, che non crede alla magia della Rowling. La saga cinematografica di Harry Potter me la sono guardata tutta, con un apprezzamento dei vari episodi altalenante, ma che non ha mai raggiunto grandi picchi. Sarà che quando è iniziata la serie avevo 19 anni e mi sembrava troppo una bambinata, però speravo comunque che sarebbe riuscita a riaccendere il mio spirito fanciullesco come le grandi pellicole per l'infanzia degli anni '80 stile I Goonies o E.T. l'extra-terrestre, e invece è una cosa mai più successa. Né con Harry, né con altri. Non fino all'arrivo di Stranger Things, almeno.

Le mie aspettative nei confronti di questo spin-off erano quindi bassine e devo dire che bene o male sono state confermate. Considero già un'enorme successo il fatto che il film non mi abbia annoiato troppo, se non nelle parti più bambinesche, quelle dedicate agli animaletti, agli inseguimenti e all'esaltazione degli effetti speciali. Per il resto mi sono trovato di fronte a una versione più adulta dello stile potteriano, con una vicenda che scivola via guardabile, ma senza essere mai riuscita a coinvolgermi o a emozionarmi in pieno.


Colpa di personaggi poco carismatici, su tutti il protagonista Newt Scamarcio, interpretato da un Eddie Redmayne che in alcuni film (La teoria del tutto e The Danish Girl) mi pare bravissimo, mentre in altri mi pare molto ma mooolto più modesto (Jupiter – Il destino dell'universo e questo). Piuttosto diludenti pure gli sprecati Katherine Waterston e Colin Farrell.

Katherine Waterston in Animali fantastici e dove trovarli.

Colin Farrell in Animali fantastici e dove trovarli.

No, scusate, avevo sbagliato immagine. Questo è Colin Farrell in Animali fantastici e dove trovarli.

Per non parlare di Ezra Miller nei panni di Credence Barbone, che qui assomiglia in maniera preoccupante a Herbert Ballerina.

Ezra Miller, almeno credo, in Animali fantastici e dove trovarli.

I più convincenti sono invece i meno noti del cast: Dan Fogler, irresistibile nella commedia ambientata negli 80s Take Me Home Tonight e qui nei panni del personaggio (più o meno) simpa di turno, e la bionda Alison Sudol, che è anche una cantante che ha inciso alcuni (validi) dischi con il nome d'arte A Fine Frenzy e che qui pare una femme fatale uscita da un film d'altri tempi.


La mezza storiella d'amore tra loro due è quanto di più emozionante la pellicola riesca a offrire, peccato che rimanga troppo sullo sfondo rispetto alle vicende principali che riguardano soprattutto Newt Scamarcio che dà la caccia agli animali fantastici. Ok, ma per quale motivo?
Perché gotta catch'em all!


Per essere un incrocio tra Harry Potter e i Pokémon, questo film riesce a farsi guardare (sebbene non tutti i passaggi appaiano poi così chiari) persino da un babbano no-mag come me, ed è un pregio non da poco, solo che è forse l'unico. Una volta arrivato ai titoli di coda era infatti già stato rimosso dalla mia memoria, proprio come ATTENZIONE SPOILER capita ai newyorkesi della pellicola dopo che sono stati “sparaflashati” con un trucchetto che, più che da stregoni, sembra da Men in Black. FINE SPOILER

Animali fantastici e dove trovarli mi ha inoltre ricordato Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, e non è un gran complimento. Entrambe storie potenzialmente incantate e incantevoli, in realtà prive di un vero approfondimento dei personaggi e che non riescono a risultare in alcun modo fantastiche o speciali come i loro titoli farebbero immaginare.

Il difetto principale di questo Animali fantastici e dove trovarli è comunque un altro, il più grave soprattutto per un lavoro del genere. È del tutto privo di un particolare tipo di magia: la magia del cinema.
(voto 6/10)

A Street Cat Named Birba

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A spasso con Bob
Titolo originale: A Street Cat Named Bob
Regia: Roger Spottiswoode
Cast: Luke Treadaway, Bob, Ruta Gedmintas, Joanne Froggatt, Anthony Head


Io nemmeno lo volevo, un gatto. È lei che ha deciso. Correva l'anno 2001 e una gattina di strada, testarda, ha scelto di vivere con noi. Di entrare nella nostra casa, nella nostra famiglia, fino a diventarne un membro a tutti gli effetti. Forse il più importante. Forse quello che più ci ha uniti.

Prima di imporre la sua presenza in casa nostra, se ne stava in giro, per strada. La mia vicina dell'epoca aveva un sacco di gatti, ma lei non faceva parte del branco. Lei era fuori dal gruppo. Lei con gli altri gatti si azzuffava e, per la sua vita, aveva in mente altro. Aveva un piano: stare con noi. E così, giorno dopo giorno, ha cominciato a venire prima nel nostro giardino, poi sul nostro balcone e poi proprio dentro casa, senza che nessuno l'avesse invitata.

Su insistenza di mia sorella, quella gatta di strada piena di graffi riportati in seguito alle sue numerose battaglie con gli altri felini locali è così diventata la nostra gatta domestica. L'abbiamo chiamata Birba, proprio come il gatto di Gargamella. Con il passare dei giorni, delle settimane e dei mesi è riuscita a conquistare un posto speciale persino nel mio cuore. Con calma, visto che io sono molto diffidente e distaccato con le persone, figuriamoci con gli animali. Con calma, quella gatta di strada è diventata anche la mia gatta.

Pochi giorni fa Birba è morta.
Ecco, l'ho scritto e, ora che l'ho fatto, è diventata una cosa reale. Non si torna più indietro. Adesso che l'ho scritto mi rendo conto che non la vedrò mai più, anche se senza pensarci ancora la cerco con lo sguardo, sperando di trovarla accucciata a dormire sopra qualche sedia o dentro la sua cesta.
L'altra mattina mia mamma si è svegliata e l'ha trovata a fianco del letto immobile, fredda, con gli occhi aperti. Sembrava ancora viva, ma non lo era più. Quando sono arrivato anch'io lì, non ho potuto fare altro che toccarla e constatare che nessun intervento di rianimazione miracoloso alla Mitch Buchannon l'avrebbe potuta riportare tra noi. Davanti alla morte non si può che restare paralizzati e rendersi conto che non c'è più niente da fare.

Qualche ora più tardi, mentre pranzavamo senza troppo appetito, la mia nipotina stava guardando i cartoni animati: Doraemon, per la precisione. Proprio quel giorno hanno trasmesso un episodio in cui Shizuka, l'amica del protagonista, perdeva il suo adorato cagnolino. Disperata per la sua morte, chiedeva aiuto a Nobita e al gatto spaziale Doraemon affinché facessero qualcosa. Tra i poteri di Doraemon non c'è quello di ridare la vita, ma c'è quello di viaggiare nel tempo. I due tornavano così indietro di 24 ore, davano una medicina al cane e questi il giorno dopo era ancora vivo e correva tra le braccia della sua padrona felice.


Nella vita reale le cose non vanno così. Non c'era nessuna medicina che poteva curare Birba. Soffriva di tiroide da parecchio, negli ultimi tempi la situazione era peggiorata e continuava a vomitare, aveva perso parecchio peso, ormai aveva 16 anni e il suo corpo non ce la faceva più. I medicinali che la veterinaria ci aveva dato non bastavano. Non c'era più niente da fare e nessuna dannata macchina del tempo poteva aggiustare le cose.

Per fortuna però che c'è il cinema. Per fortuna che c'è un film per ogni occasione. La sera in cui è venuta a mancare Birba (che a suo modo aveva anche contribuito a un post pubblicato su questo blog), per commemorarla mi sono così immerso nella visione di A spasso con Bob (titolo originale A Street Cat Named Bob), immaginando che avrei pianto per tutto il tempo.

Le cose sono invece andate in maniera differente. Non che in alcuni momenti non mi siano venuti gli occhi lucidi, anche perché l'arrivo di Bob nel film è stato lo stesso di Birba: si è in pratica auto invitato in casa del protagonista e nella sua vita. Sarà perché le lacrime che avevo in corpo le avevo già versate tutte nel corso della giornata, ma il resto della visione di questa pellicola British è a sorpresa scivolato via in maniera poco triste e molto fiduciosa, lontana da lavori strappalacrime come Io & Marley o Hachiko. Rispetto a questi film dedicati ai cani, A spasso con Bob offre uno sguardo del mondo felino, quindi più riservato, intimo e indie. Quali animali d'altra parte sono più indie dei gatti?


La storia di un ragazzo tossico senzatetto, un randagio proprio come un gatto di strada, la cui vita viene cambiata dall'arrivo del felino Bob mi ha strappato più di un sorriso, sebbene un sorriso malinconico, ed è riuscito a farmi tornare la speranza. Non tanto nell'umanità, anche perché le persone sono proprio strane. Il ragazzo protagonista canta per strada canzoni che sono probabilmente mille volte meglio di quelle che sentiremo nei prossimi giorni al Festival di Sanremo e non se lo fila nessuno. Solo quando poi si presenta con al suo fianco un gatto, all'improvviso tutti si accorgono di lui. Proprio strana, la gente, altroché gli animali.


La speranza mi è allora venuta più che altro nel fatto che un giorno potrei tornare ad avere un gatto. Non sarà domani, non sarà tra un mese, e credo non sarà nemmeno tra un anno. Un giorno lontano, però, quando il ricordo di Birba non farà più così male, un felino potrebbe rientrare nella mia vita, magari anche questa volta auto invitandosi, e cambiarla di nuovo. Riuscendo a migliorarla, di nuovo.
(voto 7/10)

C'è Sanremo per te

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Io non volevo solo guardare Sanremo.
Volevo avere il potere di farlo fallire.


Festival di Sanremo 2017 – Prima serata
Regia: Dario Argento?
Cast: Carlo Conti, Maria de Filippi, alcuni “cantanti”


Il menù del Festival di Sanremo di quest'anno prevede due conduttori: Carlo Conti e Maria de Filippi, il David Letterman e la Oprah Winfrey italiani.
O, visto il colore della pelle di lui, dovrei dire l'Oprah Winfrey al maschile e la David Letterman al femminile?
O forse, considerato il grado di femminilità di lei, quest'ultima espressione non è che sia poi così azzeccata?

Va bene. Le battute razziste e sessiste le ho fatte e per quest'anno basta, promesso.
Giurin giurello.



Dopo quest'apertura all'insegna dell'ilarità e dell'entusiasmo quasi ai livelli di una Maria de Filippi catatonica, passiamo a vedere tutto (o quasi) quello che è successo nel corso della prima fantasmagorica puntata di Sanremo 2017.



Tiziano Ferro - Parte 1

L'inizio è affidato a Tizianone Ferro che rende omaggio, o se non altro crede di rendere omaggio, a Luigi Tenco.
Bravo eh, però io già comincio a sbadigliare.
(voto 6/10)

Giusy Ferreri

Non ho mai capito se la voce di Giusy Ferreri mi piaceva o mi dava fastidio.
Dopo stasera ne ho la certezza: quando si mette a cantare avvisatemi, che mi metto subito i tappi alle orecchie.
(voto 4/10)



Fabrizio Moro

Il cantante di “Pensa” si è rivelato meno peggio di quanto pensassi, pensate voi che roba.
Cosa che non gli impedisce comunque di avermi fatto discretamente pena.
(voto 5/10)


Ospite Raoul Bova, sex symbol degli anni '90 che mi ha fatto rimpiangere Gabriel Garko, e poi più tardi lo raggiunge anche Rocío Muñoz Morales... chiiiiiiiiiiiiiiiiiii???
(voto evitabili/10)

Elodie

E io che pensavo che Emma Marrone e Alessandra Amoroso avessero delle voci sgradevoli...
Belli però i capelli in stile Pink.
(voto 5/10)


Momento buonista/ruffiano con ospiti gli eroi di tutti giorni.
Fabio Fazio, c'è per caso il tuo zampino?



Lodovica Comello

Canzone sanremese, e non è un complimento, interpretazione sanremese, quindi sullo stonato andante, abito da notte degli Oscar, perciò assurdo, però lei è figa, e io che sono una persona dai gusti semplici e che si accontenta di poco sono contento anche così.
(voto 6/10)


Intervento (più o meno) comico di Maurizio Crozza.
Qualche risata la strappa anche, però certo che gli interventi comici in un Festival (più o meno) musicale dovrebbero avere la durata massima di 3/4 minuti. Poi basta.
(voto 6-/10)

Fiorella Mannoia

Fiorella Mannoia non l'ho mai sopportata.
Per dire, quando ho visto Perfetti sconosciuti ho esclamato: "Oh, finalmente un film italiano perfetto!". Poi è partita la sua voce sui titoli di coda e ho esclamato: "Come non detto!".
Detto questo, la sua canzone sanremese non m'è sembrata troppo malvagia.
La musica bella - comunque - resta ben altra cosa.

Momento Nostradamus: la Mannoia vincerà il premio della critica quasi sicuramente e, forse, si piazzerà tra i primi 3 classificati nella classifica finale.
(voto 6/10)

Alessio Bernabei

Non contento di essere stato tra i più criticati, derisi e trollati della passata edizione, il troll Alessio Bernabei si ripresenta pure quest'anno, anche perché non credo abbia molte altre cose da fare. La canzone è quasi uguale a quella del 2016, quindi il suo livello resta sempre molto basso.
Comunque in giro per Sanremo c'è di peggio. Ricordo ad esempio che devono ancora arrivare Al Bano (più tardi) e Gigi D'Alessio (nella seconda serata)...
(voto 4,5/10)




Tiziano Ferro - Parte seconda feat. Carmen Consoli

Potremmo ritornare...
e infatti è tornato.
Mi sembra più a suo agio con il suo repertorio che con quello di Tenco.


Dopodiché viene raggiunto da Carmen Consoli vestita da sposa cieca e, benché la loro canzone non mi faccia impazzire e proposta qui all'Ariston faccia un po' Amedeo Minghi & Mietta, dopo quelle degli artistoni in gara mi pare quasi un mini-capolavoro.
(voto 6,5/10)



Al Bano

Questa è una canzone che persino in casa di riposo è stata definita, e dai più gentili: "Vecchia e decrepita, porco mondo!".
Un'interpretazione per altro imbarazzante persino per i suoi standard. Senza voce e senza vergogna.
Al Bano non c'è mai fine (e anche alle mie battute agghiaccianti).
(voto 0/10)






Samuel

Il primo (e credo anche l'ultimo) tra gli artisti in gara che ascolterei all'infuori della kermesse sanremese.
Il pezzo è una versione più pop-disco dei Subsonica.
Un brano ritmato (finalmente!) niente male.
Con facilità è il migliore della prima serata.
(voto 7/10)


Ospiti Paola Cortellesi e Antonio Albanese.
Non divertenti quanto ai tempi di Mai dire gol e la loro è giusto una marketta per promuovere il nuovo film Mamma o papà?, però visti i livelli della serata ce li facciamo bastare. Anche perché la Cortellesi a livello vocale è meglio del 50% 100% dei cantanti in competizione.
(voto 6/10)

Ron

Ron proprio non me l'aspettavo.
Non credevo fosse ancora in attività o, se lo era, speravo cantasse solo sotto la doccia. E invece eccolo qua e...
è meno mortalmente terribile di quanto immaginassi. Pur non elevandosi troppo dagli standard schifidosi del Festival, precisiamo.
(voto 5/10)

P.S. Gli occhialetti sono un no gigantesco.

Clementino

Clementino con il solito pezzo in classico stile Clementino.
Non il massimo della vita, però sempre meglio del classico stile sanremese.
(voto 6-/10)

Ricky Martin
"Un pasito palante, Maria!"
"E che minkia vuol dire?"

Più che un cantante sembra un animatore di un villaggio vacanze, ma a questo punto è proprio ciò di cui il comatoso Festival aveva bisogno.
Lo sbalzo termico tra le mal de vivre di Maria e la vida loca di Ricky è però troppo eccessivo e il rischio è quello di prendersi una brutta influenza...
Cosa che alla De Filippi tra l'altro è davvero successa.
(voto 6/10)

Ermal Meta

Oltre a Samuel, avevo dimenticato che c'era anche lui tra i pochissimi che mi piacciono.
Rivelazione lo scorso anno tra i giovani, ora Ermal Meta è tra i Big con un pezzo piuttosto ritmato.
Non mi sembra la sua canzone migliore, però anche quella della passata edizione non mi aveva convinto subito, quindi è da risentire meglio.
(voto 6,5/10)


Ospite: Diletta Leotta.
Con il Festival non c'entra niente, però è dilettevole, molto dilettevole.
Bona così... ehm, bene così!
E comunque la ragazza sa parlare e canticchiare, cose che la maggior parte delle persone salite sul palco dell'Ariston questa sera non possono dire di essere in grado di fare.
(voto 8/10)




Momento comico (???) con la parodia di Bob Dylan.
No, non è Francesco De Gregori.

Clean Bandits

Ospiti internazionali sacrificati alla mezza.
Niente male, sia a livello musicale che fisico.
(voto 7/10)


Classifica provvisoria
Passano il turno: Elodie, Alessio Bernabei, Samuel, Ermal Meta, Lodovica Comello, Al Bano, Fabrizio Moro, Fiorella Mannoia
A rischio eliminazione giovedì sera: Clementino, Ron, Giusy Ferreri

Riassunto della serata
Miglior canzone: Boosta... volevo dire Samuel
Tipe più fighe: Diletta Leotta e Lodovica Comello
Il peggio: Al Bano
Livello di scazzo nella conduzione di Maria de Filippi: altissimo.
Voglia di guardare anche la seconda serata: bassissimo.
Livello medio delle canzoni presentate: così scadente che al confronto le precedenti edizioni del Festival sembravano Woodstock.


The End (per ora)


Non potrai nasconderti da questi film

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L'annata è appena iniziata, ma questa settimana si prenota fin da subito per essere la più trash dell'intero 2017. Merito del Festival di Sanremo, che Pensieri Cannibali ovviamente non manca di seguire a modo suo, ma anche di una serie di proposte cinematografiche che sembrano a metà strada tra il trash e il kitsch.
Ecco allora tutte le porcat... volevo dire le pellicole in arrivo in questi giorni nelle sale italiane commentate da me e da quella spazzatura umana che risponde al nome di Mr. Trash Ford.


Cinquanta sfumature di nero
"Hey Dakota, che è quella faccia?"
"Sto già godendo al pensiero della recensione cannibale del nostro film."


Cannibal dice: Cinquanta sfumature di grigio si era rivelata a sorpresa una delle commedie più involontariamente divertenti degli ultimi anni. Un po' come Ford è il blogger più involontariamente comico in giro per il web italiano, e non solo. Volete quindi che me lo perda?
Intendo Cinquanta sfumature di nero, mica l'autore di Cinquanta sfumature di Bianco Russo.
Ford dice: Cinquanta sfumature di grigio è stata una delle merdine finto trasgressive più imbarazzanti della Storia recente del Cinema, un po' come certe dichiarazioni a proposito di certi film del mio rivale.
Questo secondo film della "saga" mi ispira ancora meno del primo, anche se la presenza di James Foley in cabina di regia potrebbe quasi convincermi a vederlo. Quasi.

LEGO Batman – Il film
"Che ridere quella volta che Ford ha raccontato di essere un esperto di cinema...
Come? Non era una barzelletta???"

Cannibal dice: Sono uno dei pochi al mondo che ha detestato il sopravvalutatissimo The LEGO Movie, figuriamoci se avrei voluto uno spin-off dedicato a Batman in versione LEGO. Io e il mio Ego ce ne voliamo lontani da questa supereroica superfordianata bella e buona. O meglio, brutta e cattiva.
Ford dice: The Lego Movie è stata una delle sorprese più divertenti ed intelligenti del Cinema d'animazione mainstream recente. Volete dunque che mi perda lo spin off Lego Batman, con protagonista uno dei charachters migliori del film precedente? Sarei più folle di Cannibal!

Incarnate – Non potrai nasconderti
"Ford mi aspetta in salotto per vedere un film russo con sottotitoli in latino?
Mi sa che me la filo dalla finestra..."

Cannibal dice: Horrorino che sembra di livello medio scarso diretto dal pessimo regista di San Andreas e Viaggio nell'isola misteriosa. Il director preferito da The Rock e pure da Mr. Ford sembra pronto per una sana scarica di bottigliate da cui non potrà nascondersi, tirate qui dal balcone di Pensieri Cannibali.
Ford dice: horrorucolo che non mi ispira granché, e che penso finirà dritto nel dimenticatoio come molte delle sparate assurde del Cannibale in attesa di un paio di recuperi che dovrebbero dare un po' di respiro al genere, ovviamente non distribuiti in Italia.

Le spie della porta accanto
"Mmm... Jon, sto pensando all'ultima volta che WhiteRussian ha consigliato un film decente, ma non mi viene in mente niente..."
"Doveva essere negli anni '60."

Cannibal dice: Nonostante la presenza dell'idolo di Mad Men Jon Hamm e delle affascinanti Gal Gadot e Isla Fisher, questa commediola spionistica di quelle che andavano 15/20 anni fa sembra arrivata fuori tempo massimo. Proprio come Mr. Ford qualunque cosa faccia. In più, la presenza di Zach Galifianakis, uno che a parte Una notte da leoni 1 e Birdman non ne ha più azzeccata una, non promette nulla di buono...
Ford dice: commedia che mi lascia alquanto perplesso nonostante la presenza di Jon Hamm, e che mi pare una mezza merdina come il recente Masterminds - sempre con il bollito Galifianakis, un vero cagnaccio -.
Penso lo lascerò senza colpo ferire al mio rivale, in modo che se lo sorbisca lui.

150 milligrammi
"Ford e Cannibal non sono rimasti del tutto convinti da Westworld?
GRRR! Certo che quei due, oltre che di cinema, non capiscono niente manco di serie tv."

Cannibal dice: La campagna marketing cerca di spacciarcelo come l'Erin Brockovich francese e, almeno con me, direi che ha funzionato. Con il Donald Trump italiano, ovvero James Ford, mi sa invece di no.
Ford dice: con i film francesi ci vado sempre piano, non si sa mai che il radicalchicchismo sia dietro l'angolo.
Con Peppa Kid, invece, preferisco andarci pesante. Anche perché non si merita niente di più.

Un re allo sbando
"Invece di una birra hai ordinato un White Russian?"
"Sì, e allora?"
"Sei proprio un vecchio Ford!"

Cannibal dice: Film on the road turco-balcanico di produzione belga che sembra muoversi tra toni favolistici e racconto storico. Insomma, non c'ho capito niente, ma mi sa che è una di quelle fordianate allo sbando pseudo autoriali e pseudo intellettuali da martellarsi i coglioni dal primo all'ultimo istante.
Ford dice: normalmente una proposta di questo tipo mi incuriosirebbe, ma essendo un grande fan dei primi lavori di Kusturica, questo film incasinato e derivativo mi pare giusto giusto una pallida copia di cose gigantesche come Gatto nero gatto bianco o Papà è in viaggio per affari.
Per il momento passo.

Uomini e donne (e qualche cantante)

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Festival di Sanremo - Seconda serata
"Siamo i re degli ascolti!""


Dopo il record d'ascolti della season premiere, siamo arrivati alla seconda serata del Festival di Sanremo e io mi sento come se fosse già la quinta. Mi posso comunque consolare, visto che mi pagano per seguirlo...

Hey, un momento, non è vero. Nessuno mi paga. E allora perché ca**o lo sto ancora guardando?

Questa sera se non altro si inizia dai giovani, o presunti tali.


Marianne Mirage

Mi piace la canzone di Telespalla Bob.
Cosa che significa che probabilmente sarà subito eliminata...
Comunque, com'è possibile che mi piaccia un brano di quest'edizione di Sanremo?
Ah, ma l'ha scritta Francesco Bianconi dei Baustelle, ecco spiegato il perché!
(voto 6,5/10)

Francesco Guasti

C'è qualcosa di guasto in questa canzone e in questo tizio. Cosa?
Tipo tutto.
(voto 4,5/10)

Braschi

Ecco la canzone dedicata al tema dei migranti che Salvini, ancor prima di sentirla, ha criticato.
Già solo per questo meriterebbe di vincere Sanremo, e non solo tra le Nuove Proposte.
La canzone inoltre non è niente male. Magari tra qualche giorno lo stesso leader leghista si ritroverà a canticchiarla inconsapevole sentendola in radio...
(voto 6,5/10)

Leonardo Lamacchia

Il classico tipo fastidioso che se lo filano giusto a Sanremo e poi basta...
Anzi, questo mi sa che non se lo filano manco a Sanremo.
(voto 4/10)


Tra loro quattro vengono eliminati: Braschi e Marianne Mirage.

Due canzoni decenti, subito fuori. Mi sembra ovvio. Mi sembra la classica sanremata. Perché mi stupisco ancora?


E ora spazio ai Campioni (ma di cosa???)

Bianca Atzei

La tipa di Max Biaggi canta un pezzo scritto da Kekko Silvestre dei Modà.
Ah, quindi questa sera va di scena la musica di qualità. Ma allora ditelo!
Se non altro la sua esibizione non è niente male. Se vista con il Mute.
(voto 4/10)


Marco Masini

In questo inizio 2017 mi sono capitate così tante sfighe che i Baudelaire, i ragazzini protagonisti di Una serie di sfortunati eventi, al mio confronto sembrano Gastone. Sul nuovo Masini in versione hipster quindi è meglio se non dico niente.
Dico solo che il suo è il pezzo più rock sentito in questo Sanremo.
Cosa che la dice lunga sullo stato di salute attuale del rock, o forse solo di Sanremo.
(voto 5/10)


Ospite: Francesco Totti.
Elegantissimo. Campionissimo. Simpaticissimo. E presenta pure meglio di Gabriel Garko e di Raoul Bova.
Okay, il valletto per il prossimo anno l'abbiamo trovato.
(voto 7/10)


Nesli e Alice Paba

Io vorrei vedere la faccia di Fabri Fibra mentre assiste a suo fratello che gioca a fare High School Musical sul palco dell'Ariston.
Troy & Gabriella, I miss you!
(voto 4/10)

Sergio Sylvestre

Gran voce, bel personaggio, canzone non fenomenale ma orecchiabile e radiofonica il giusto.
Momento Nostradamus: Sergio Sylvestre con il suo pop-soul alla Sam Smith questo Sanremo lo vince facile.
(voto 6,5/10)



Scatta il solito momento buonista/populista con il lavoratore statale che in 40 anni non si è mai assentato. In un paese normale sarebbe considerato un impiegato qualunque, da noi invece viene esaltato come un eroe.

Gigi D'Alessio

Gigi D'Alessio, devo aggiungere altro?
(voto 0,1/10, perché se non altro l'ho preferito leggermente ad Al Bano che aveva cantato la sera prima)



Crozza bis
Una volta è anche simpatico, però è davvero necessario tutte le sere?
Una battuta davvero azzeccata comunque l'ha fatta: "Carlo e Maria, metà italiani ieri sera vi hanno guardato. L'altra metà si è divertita."
(voto 6-/10)


Michele Bravi

A quanto pare è il vincitore della settima edizione di X Factor e io ignorante che non seguo granché i talent non l'avevo mai visto o sentito prima.
Dopo un primo contatto con il palco un po' terrorizzato, il giovane vampiro nel finale si riprende e chiude discretamente.
Più che a cantare, comunque, lo vedrei bene in un film di Tim Burton.
(voto 6/10)


Grande Totti, però l'intervista/interrogazione è un no gigantesco.
(voto 5/10)

Paola Turci

Paola Turci a 52 anni sfodera ancora un fisichino niente male.
La canzone poi spacca discretamente (almeno per gli standard di Sanremo).
(voto 6,5/10)


Robbie Williams

Finalmente una bella canzone a Sanremo 2017: Love My Life!
Certo però che gli anni passano per tutti (tranne che per Paola Turci), persino per lui.
Comunque solo una canzone, un limone con la De Filippi e una mini-intervista durata un millesimo di quella del Pupone?
Potevano sfruttarlo un po' di più...
(voto 7+/10)





Francesco Gabbani

E io che pensavo che Amen facesse pena...
La nuova Occidentali's Karma è un'imbarazzante accozzaglia di frasi e suoni a caso accompagnata da un balletto ridicolo e da... uno scimpanzé?!?
Rabbrividiamo!
(voto 3/10)



Giorgia

Mai piaciuta Giorgia.
Detto questo, la sua nuova canzone Vanità a sorpresa non mi fa venire voglia di tapparmi le orecchie e fisicamente lei con gli anni è migliorata. Sarà che ora mi ricorda Virginia Raggi?
Comunque far cantare un medley a Giorgia sì e a Robbie Williams no è un crimine degno di un'indagine per abuso d'ufficio.
(voto 6/10)

Michele Zarrillo

Jesus Christ, ci mancava solo Zarrillo.
La musica leggera italiana al suo peggio.
(voto 0,2/10)


Keanu Reeves

Keanu Reeves intervistato da Maria de Filippi.
Mi tocca citare Fabio Rovazzi: è tutto molto interessante.
Quando si mette a suonare il basso però scatta il pogo all'Ariston, o almeno nella mia mente, e la sua apparizione sanremese acquista quasi un senso.
(voto 6+/10)

Chiara

Chiara è al suo terzo Sanremo e mi sa che è un tunnel da cui ormai non riesce più a uscire.
La sua canzone non è malvagia, peccato che, ascoltata verso la mezzanotte, faccia venire un discreto sonno. Come cantante di ninna nanna personale comunque la assumerei.
(voto 6,5/10)

Raige e Giulia Luzi

Se loro due sono stati ammessi tra i Campioni, c'è speranza anche per me che non canto manco sotto la doccia.
E se siete proprio curiosi di sapere chi siano, vi rimando a questo articolo che adesso non c'ho voglia e pazienza di stare a spiegarvelo, anche perché non l'ho ancora capito bene nemmeno io.
La canzone in ogni caso devo ammettere con una notevole dose di vergogna che a un certo mi ha acchiappato e questi due insieme secondo me si fanno delle gran ciulate.
(voto 6/10)

Superospiti comici: Brignano + Insinna Cirilli.
In-sie-me!
(voto MaBasta/10)

Biffy Clyro

Con il Festival di Sanremo i Biffy Clyro non c'entrano nulla.
E non esiste un complimento migliore.
Peccato solo che al cantante stasera manchi un po' la voce...
(voto 7/10)


Verdetti della seconda serata
Passano il turno: Chiara, Michele Zarrillo, Marco Masini, Paola Turci, Gigi D'Alessio, Francesco Gabbani, Michele Bravi, Sergio Sylvestre
Rischiano l'eliminazione nella terza serata, ovvero domani: Nesli e quell'altra, Bianca Atzei, Raige e Giulia Luzi

Previsioni
Sergio Sylvestre quest'anno potrebbe vincere il Festival di Sanremo e, dopo Il Volo e gli Stadio, andrebbe solo di lusso, mentre Fiorella Mannoia si porterà probabilmente a casa il premio della critica, con Michele Bravi che potrebbe finire sul podio insieme a loro. Possibile (brutta) sorpresa tra i primi classificati: Gabbani.

I miei preferiti
Samuel, Marianne Mirage (già eliminata), Braschi (già eliminato), Sergio Sylvestre, Ermal Meta, Paola Turci e Chiara, ma non mi ha entusiasmato nessuno.
Francesca Michielin, dove sei?

Il peggio
Al Bano resta il peggiore, ma Gigi D'Alessio e Michele Zarrillo sono lì lì che lo tallonano da vicino.

Premio al trash (e al coraggio)
Francesco Gabbani


E anche questo Sanremo se lo semo levato dalle palle...

Come???
Ci sono ancora 3 serate?
Non ditemi così, per favore!



Sanremo 2017, la serata delle cover, ovvero: nessuna canzone è al sicuro

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Siamo giunti alla terza serata del Festival di Sanremo 2017, quella spartiacque. E pure sparticulo.


Questa è la sera delle cover cantate dai "campioni", ma prima si inizia con i 4 gggiovani delle Nuove Proposte.


Maldestro

Nomen omen?
Direi di sì, ma ho sentito di peggio.
(voto 5,5/10)

Tommaso Pini

Con un look così, che gli vuoi dire?
Si è già fatto del male da solo.
La canzone comunque è abbastanza simpatica.
Sembra la versione riuscita di Francesco Gabbani.
(voto 6+/10)

Valeria Farinacci

Canzone un po' lagnosa, ma d'altronde questo è un requisito fondamentale se vuoi essere ammesso nella città di Sanremo, però lei non è male. Soprattutto fisicamente, con il suo look cadaverico da musa timburtoniana un po' Krysten Ritter.
(voto 6/10)

Lele

Allievo della Maria de Filippi, in più il suo è il pezzo tipicamente sanremese.
Mi sa già di grande favorito per la vittoria della sezione Nuove Proposte.
A me comunque non piace, nel caso ci fosse qualche dubbio in proposito.
(voto 5/10)


Vengono eliminati: Tommaso Pini e Valeria Farinacci. Ovvero i 2 che preferivo, proprio come ieri.
Ormai sono abituato a queste cose, non ci faccio più nemmeno caso.
Io e Sanremo, due mondi a parte.
O forse: io e il mondo, due mondi a parte?


Adesso però basta con tutti questi giovinastri, è tempo del...

Coro dell'Antoniano?!?
Ok, come non detto. Viva la gioventù. Anche se in questo caso forse sono pure un po' troppo giovani.



Spero che per questa sera il momento buonista ce lo siamo già tolti dalle scatole, ma temo non sarà così...

Ora veramente basta con i giovani e può iniziare la competizione delle cover.
A cosa serve?
Serve per ricordarci che le canzoni in gara fanno sì cagare, ma anche alle prese con altri brani sono proprio gli artisti che sono tutti o quasi parecchio scarsini.



Chiara

Chiara decide di omaggiare Zucchero.
Il quale a sua volta aveva probabilmente omaggiato qualcun altro.
L'interpretazione non è male, però la boccio perché non si può scegliere Zucchero per una serata delle cover, a meno che non lo si faccia con ironia, e non mi sembra questo il caso.
(voto 5,5/10)

Ermal Meta

Ermal Meta in genere mi piace, ma questa sera con la sua cover di Domenico Modugno per quanto sia stato bravissimo, non è che mi abbia entusiasmato come ha fatto con il resto d'Italia.
Lui comunque è sempre da risentire meglio e con calma, anche perché a un primo ascolto non mi convince mai in pieno.
(voto 6/10)

Lodovica Comello

Lodovica Comello con un vestito un po' da Sailor Moon e un po' da Zecchino d'oro, canta una delle mie canzoni italiane preferite di tutti i tempi ovvero "Le mille bolle blu" di Mina. Il risultato?
Carinissima! Almeno per me.
Ormai è ufficiale: è lei la mia cotta adolescenziale di questo Sanremo 2017.


Quindi non osate criticarmela che mi incazzo come quando a Carlo Conti toccano Pippo Baudo.
(voto 7/10)

Al Bano

Al Bano decide di omaggiare Adriano Celentano che a sua volta aveva rovinato quel capolavoro che è "Stand by Me" di Ben E. King.
Nel complesso è ovviamente meglio delle canzoni che canta di solito, ma la sua voce resta sempre una delle più fastidiose nella storia del creato e la brutta, terribile notizia è che gli è tornata, dopo che nella serata di debutto gli aveva fatto "Ciao, ciao" con la manina.
(voto 2/10)


Poi c'è il momento buonista della serata, visto che il Coro dell'Antoniano non bastava e far cantare Al Bano a quanto pare non è considerata una buona azione nei confronti di una persona anziana, bensì una pessima azione nei confronti del mondo.
E così sale sul palco come superospite una donna che ha fatto nascere 7642 bambini.
Non tutti suoi, credo.

Dopodiché arriva...
un altro momento buonista, con dei bambini che vivevano nella spazzatura e che ora hanno fondato un'orchestra.



Fiorella Mannoia

Fiorella Mannoia porta un pezzo di De Gregori, ovvero la brutta versione italiana di Bob Dylan.
Lo ammetto: mi sono fatto un bel pisolino durante questo pezzo, grazie Fiorella.
(voto 5,5/10)


Crozza tris
Questa volta si diletta (ma non ci diletta) con una cover di Papa Francesco.
Poi si getta in un monologo pro giovani...
ecco, magari fare spazio una sera anche a un comico giovane, possibilmente non Ruffini?
(voto 6/10)

Alessio Bernabei

Alessio Bernabei rifà "Un giorno credi" di Edoardo Bennato.
Io continuo a preferire non solo la versione originale, ma soprattutto la versione dance-tamarra del 2001 di Gigi D'Agostino!
(voto 3/10)



Paola Turci

Paola Turci rockettara con "Un'emozione da poco" di Anna Oxa.
Anche meglio della versione di Luca Marinelli ne Lo chiamavano Jeeg Robot. Forse...
(voto 7+/10)

Mika

Ieri Robbie Williams 2 minuti in croce e oggi Mika mezz'oretta?
Non c'è più il rispetto per i "vecchi" artisti de 'na vorta.
Spazio quindi un po' esagerato, visto che Mika non è che abbia tutto questo repertorio musicale memorabile.
Finito il mio solito spazio polemico stracciamaroni, devo dire comunque che è bravino, dai.
(voto 6,5/10)

Gigi D'Alessio

La versione neomelodica di un grande pezzo come "L'immensità" di Don Backy.
Sì, è successo anche questo. E voi ve lo siete perso?
Beati voi.
(voto 0-/10)

Francesco Gabbani

Il cantante di "Occidentali's Karma" alle prese con il Molleggiato.
Ah, ecco chi mi ricordava Gabbani...
Celentano!
Finalmente ho scoperto perché mi sta tanto sulle palle.
(voto 3/10)




Superospiti supermarkettari: l'inutile Alessandro Gassmann e l'idolo Marco Giallini, che però avrebbe potuto dire che questo Sanremo è una rottura di coglioni del decimo livello.
(voto 5,5/10 a Gassmann e 6,5/10 a Giallini)

Marco Masini

Marco Masini ha tirato fuori un signor pezzo, "Signor Tenente" di Giorgio Faletti, e a sorpresa ha fatto una versione decente.
Cosa che, per chi conosce "E chi se ne frega", la sua personalissima rilettura di "Nothing Else Matters" dei Metallica, non era certo scontata.
(voto 6/10)

Michele Zarrillo

Zarrillo canta Bosé, ma non importa cosa canti, io lui non ce la faccio a reggerlo proprio a prescindere.
E questa sera mi sembra si sia impegnato per farmi ancora più pena del solito.
(voto 1/10)

Elodie

Elodie fa una cover di Alessandra Amoroso che fa una cover di Riccardo Cocciante.
Diamo però atto alla ragazza di metterci una bella dose di impegno e di avere dei capelli davvero fichissimi.
(voto 5,5/10)


Superospiti (si fa per dire): Anouchka Delon (figlia di Alain) e Annabelle Belmondo (nipote di Jean Paul).
Figlie (o nipoti) di papà (o di nonno) fin che si vuole, ma per una volta che a questo Sanremo arriva un po' di gnocca, e per di più di qualità francese, non è che la si butta, suvvia.
(voto: inutili ma chic)



Samuel

Ammetto di non conoscere la versione originale dei Nomadi, ma questa interpretazione di Samuel epica (forse persino troppo) e dall'atmosfera cinematografica mi è garbata parecchio.
(voto 7/10)

Sergio Sylvestre

Sergio Sylvestre che ironicamente canta "La pelle nera" insieme ai Black Eyed Peas Soul System in un Festival ironicamente presentato da Carlo Conti?
Ma grande!
In tutti i sensi.
(voto 7/10)



Fabrizio Moro

Un altro che porta un pezzo di De Gregori come se fosse il più grande genio della musica italiana?
#MaBasta
E manco uno che si è ricordato di Battisti, come la mitica Michielin l'anno scorso?
#MaPerFavore
(voto 4/10)

Michele Bravi

Il sempre più vampirizzato Michele Bravi interpreta un pezzo di Battiato.
La stagione dell'amore, ma non la sua.
(voto 5,5/10)


Ospiti comici: Luca e Paolo.
Una volta li mettevano in prima serata, adesso dopo la mezzanotte.
La loro carriera mi sembra un po' in discesa.
In ogni caso sempre più in ascesa della mia che me ne sto qui al computer a commentare loro senza manco essere pagato.
A piccole dosi simpatici, però si dilungano troppo e da mezzanotte è un passo arrivare alla mattina.
(voto 5,5/10)

A questo punto si riesibiscono, non richiesti, i campioni a rischio serie B.

Ron

Quando si è esibito ero un po' distratto, ma mi ha fatto schifo sulla fiducia.
(voto 4/10)



Raige e Giulia Luzi

Questo pezzo che fa molto Save the Last Dance con grande vergogna ammetto che continua a piaciucchiarmi. Non me lo sentirei in giro sull'autoradio con i finestrini giù, perché se no perderei credibilità di strada nel ghetto, yo, però di nascosto e nelle cuffiette magari me lo ascolto.
(voto 6/10)


Bianca Atzei

Caruccia, Bianca Atzei.
Peccato che canti.
E soprattutto peccato che canti una canzone di Kekko dei Modà.
(voto 4,5/10)

Clementino

Non è il suo anno.
Per rappresentare il rap italiano 2017 avrebbero dovuto chiamare Bello Figo Swag!
(voto 6-/10)

Giusy Ferreri

Eh no, niente.
Io quest'anno la voce della Ferreri non la reggo.
Ho già dato in passato e credo ormai di aver raggiunto il mio limite fisico personale.
(voto 5-/10)



Nesli e Alice Paba

Il davanzale c'è. La canzone no.
#EscileAlice
(voto 5/10)


Classifica delle cover (fatta dal televoto, non da me)
3) Marco Masini "Signor tenente"
2) Paola Turci "Un'emozione da poco"
1) Ermal Meta "Amara terra mia"

Sono felice per Ermal Meta, però io avrei preferito nettamente una vittoria di Paola Turci. Il fatto che la mia numero 1 della serata sia arrivata seconda al giudizio del televoto lo considero comunque già un miracolo.

LP

Ospite internazionale, anche se lei ha origini italiane, LP, che canta "Lost on You".
La canzone migliore del Festival 2017, sebbene interpretata in una versione un pochino esagerata e sanremizzata, proposta all'1 di notte di una spenta terza serata?
Certo che alla Rai ci vogliono proprio male.
Per fortuna si fanno perdonare facendole cantare anche una seconda canzone, la quasi altrettanto bella "Other People".
(voto 7,5/10)

E ora le prime eliminazioni dei Campioni, con il verdetto del televoto.
Continuano la gara: Clementino, Bianca Atzei, Giusy Ferreri, Ron
Se ne tornano a casa: Nesli e Alice Paba, Raige e Giulia Luzi

A quanto pare quest'anno le coppie non funzionano.
Viva i single!



Per il commento a questa terza serata è tutto, ciaone a tutti.



Amici (sanremesi) di Maria De Filippi

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Quarta serata.
Anche nota come la serata dello scazzo. Quella in cui non c'è più nemmeno il relativo effetto sorpresa o la curiosità dell'inizio e, dopo la serata delle cover, se n'è andata pure l'ultima illusione di sentire qualche canzone decente.
Quarta serata di fila di Sanremo e sono ancora vivo.
In pessime condizioni, ma non sono ancora uscito del tutto fuori di testa.
E' già più di quello che possono dire molti cantanti in gara.
O i presentatori...

La faccia da Sanremo di Maria de Filippi.
Sì, la faccia da Sanremo, non da qualcos'altro.

Quarta serata e si inizia alla grande...

Ma che, c'avete davvero creduto?
La puntata comincia male, con la finale delle Nuove Proposte, ovvero i 4 peggiori rimasti in gara, mentre i 4 migliori penso siano dovuti espatriare. Come capita a tutti i migliori giovani italiani.
Io infatti sono ancora qua. E ormai non sono più manco tanto giovane.

In ogni caso, la finisco con i miei sproloqui e mi auto passo la patata bollente di commentare i giovani in gara.

Leonardo Lamacchia

Insipido.
Mi stupirei del fatto che sia arrivato alla finale delle Nuove Proposte, non fosse che nella sua mediocrità è il perfetto specchio di questo mediocre Sanremo.
(voto 4,5/10)

Lele

L'amico della Maria è il favorito per la vittoria.
Alle giostre la sua canzone credo passerà un casino. In casa mia neanche per sbaglio.
(voto 5/10)

Maldestro

Tra i 4 rimasti, il cantautore hipster Maldestro è il mio preferito.
Scommettiamo quindi che non vincerà mai e al massimo gli andrà giusto il premio della critica?
(voto 6+/10)

Francesco Guasti

Fastidioso il giusto per poter cercare di battere Lele.
(voto 4/10)


Non vedete l'ora di scoprire chi avrà vinto, vero?
A più tardi per il verdetto!

Nel frattempo, ritornano i "Campioni", a partire da...


Ron

La prima sera ero stato troppo buono con lui, e ciò non è bene.
Questa canzone è un vero strazio, il suo look è ridicolo e io insomma Ron spero di non incontrarlo più per (almeno) i prossimi 100 anni.
(voto 3/10)

Chiara

Florence senza the Machine.
E anche senza lo stesso talent.
Come ninna nanna però la sua ballatona funziona.
(voto 6-/10)



Samuel

Dai che se non altro con Samuel ci si sveglia, grazie al suo pezzo pop-funky-disco che suona come una versione sanremese dei Subsonica.
La sua interpretazione però oggi non mi sembra troppo convinta. Che si sia rotto pure lui le balle di questo Festival?
(voto 6,5/10)



Al Bano

Al Bano un giorno ci mancherà.
Ricorderemo con un filo di nostalgia che come ci faceva abbassare il volume lui, nessuno mai.
Quel giorno però non è ancora arrivato, e quindi da me si becca il solito...
(voto 0/10)



(Solito) Momento buonismo: Maria de Filippi ci racconta la storia di Gaetano Moscato, l'uomo che nella strage di Nizza ha salvato i suoi nipoti e ha perso l'uso di una gamba.
Una storia toccante, ma siamo sicuri che il palco dell'Ariston sia il posto più giusto dove raccontarla?
Maria, strano che non te la sei giocata in uno dei tuoi programmi...

Ermal Meta

Ermal Meta dopo la vittoria nella serata delle cover ha visto salire parecchio le sue quotazioni.
Che alla fine possa arrivare tra i primi 3 classificati?
La sua canzone ha il testo e il tiro giusti per riuscire nell'impresa.
Al secondo ascolto mi piace più che al primo. Dai, che ci siamo!
(voto 7/10)


Pur con tutta la buona volontà, Crozza alla quarta serata non lo si regge più.
(voto 5/10)

Michele Bravi

Michele Bravi non lo capisco.
A livello musicale, ma soprattutto per un'altra questione: è un umano o un vampiro?
Michele, per qualcuno sarai anche bravo ma io ti metto sul mio diario degli errori.
(voto 5,5/10)


Superospite: Marica Pellegrinelli!

Non la conoscete?
Sul serio?


Beh, neanch'io. A quanto pare è la moglie di Eros Ramazzotti e, se non altro, è consapevole di essere ospite a Sanremo per quel motivo lì e in un'intervista ha dichiarato: "Sono qui perché sono la moglie di Eros. Lo so. E sono orgogliosa di esserlo".
Un'ammissione che comunque non rende la sua presenza in qualche modo giustificata.
(voto: la più raccomandata/tra tutti i raccomandati)


Fiorella Mannoia

Io alla vita benedetta e perfetta di Fiorella Mannoia preferisco la vita stupida e inutile, però bellissima dei Baustelle.
Ah, se ci fossero stati i Baustelle in concorso con "La vita", pezzo contenuto nel loro ultimo album "L'amore e la violenza", avrebbero vinto il Festival facile, altroché Mannoia.
E poi sarebbero andati all'Eurofestival con il pezzo "Eurofestival" e avrebbero vinto pure quello.
La grande favorita di Sanremo 2017 comunque a quanto pare resta sempre lei, ma a me la sua canzone sembra di una banalità notevole.
Fiorella Mannoia is the new Stadio. E no, non è un complimento.
(voto 5,5/10)

Clementino

Non uno dei suoi pezzi più riusciti, ma a me Clementino piace comunque sempre più della Mannoia.
(voto 6-/10)


Super(?)ospite:Antonella Clerici che fa una marketta del suo nuovo programma intitolato Standing Ovation, in cui come superospiti della prima puntata ci saranno i tre de Il Volo.
Grazie mille Antonella per esserteli pigliati tu e averceli risparmiati qui al Festival 2017!
(voto 6/10 per il gesto magnanimo)


Lodovica Comello

Troppo carina, dai! 💘
Quanto al pezzo è solo una canzonetta, ma d'altra parte Sanremo è il tempio delle canzonette, quindi che altro pretendere?
(voto 6,5/10)

Gigi D'Alessio

Gigi D'Alessio mi farebbe pena.
Se solo non si ciulasse la Tatangelo.
Anche se dai versi del suo pezzo: "Un figlio può arrivare/anche senza far l’amore" qualche dubbio in proposito viene...
(voto 1/10, perché stasera mi sento generoso, mi sento)


Momento comico:Virginia Raffaele. Finalmente!
Arriva in versione Sandra Milo. Non mi pare una delle sue imitazioni più divertenti, è un pochetto diludente, ma dopo 4 serate di Crozza e l'apparizione del trio di comici romani di cui ho già dimenticato il nome, ben venga.
(voto 6/10)

Ritornato dal Sottosopra di Stranger Things, questa sera è presente pure Beppe Vessicchio, sebbene solo tra il pubblico.
Mi sa che stava meglio nel Sottosopra...



"Sì, riportatemi là!"


Paola Turci

Oh, finalmente qualcuno che non scrive canzoni impegnate o per gli altri, ma per se stessa.
Egocentrismo4life!
A sorpresa, Paola Turci sta diventando la mia preferita di questo Sanremo 2017, almeno per la canzone (fisicamente lovvo di più Lodovica Comello).
(voto 7/10)

Marco Masini

Ieri avevo parlato (relativamente) bene della sua cover di Signor tenente, quindi la mia dose di buonismo nei suoi confronti per quest'anno l'ho esaurita e ora posso dire che il suo brano mi fa discretamente sanguinare le orecchie.
(voto 5-10)

Scatta il momento della...

Classifica delle Nuove Proposte


Quarto: Leonardo Lamacchia
Terzo: Francesco Guasti
Secondo: Maldestro
Primo: Lele

Nooo, ha vinto l'amico di Maria de Filippi?
Che sorpresa!


Premio della critica Mia Martini per le Nuove Proposte:

Terzo: Lele
Seconda: Marianne Mirage
Primo: Maldestro

E anche qua c'ho preso.
Sono io Nostradamus, o è questo Festival che è troppo prevedibile?


Francesco Gabbani

Francesco Gabbani questa sera si è vestito da scimmia.
Scimmie, perdonatelo.
Se invece volete menarlo, fatelo pure che io di certo non vi fermo.
(voto 4/10)


Superospite: Luca Zingaretti, per fare la marketta del ritorno de Il commissario Montalbano che io mi perderò volentieri.
(voto: I don't care/10)

Michele Zarrillo

Che tormento 'sto qua.
Nella mia classifica del peggio ha superato pure Gigi D'Alessio.
Al Bano no. Lui resta sempre il numero 1 incontrastato.
(voto 0,5/10)

Bianca Atzei

Bianca Atzei porta una canzone d'amore autobiografica, scritta da Kekko Silvestre e dedicata all'amore per Kekko Silvestre. Se le è venuto da piangere quindi non è mika colpa della povera Bianca, la Jessica Paré de 'noantri. Chiunque avrebbe reagito in questo modo.
(voto 4+/10)


Omaggio al presidente della Giuria di qualità...
no, non Greta Menchi, bensì Giorgio Moroder.
E la cantante Karen Harding, oltre a essere fisicamente quasi uguale all'attrice di San Junipero Gugu Mbatha-Raw, spazza via i vari Campioni di Sanremo 2017.
(voto 7/10)


Sergio Sylvestre

Dopo la prima serata ero convinto che fosse il favorito per la vittoria finale, ma adesso non lo sono più molto.
Sarà vero, dopo Miss Italia aver un vincitore di Sanremo (e non solo un presentatore) nero?
No me par vero, e infatti mi sa che alla fine non sarà il suo anno...
(voto 6+/10)

Elodie

I commenti sul web passano dal "La meglio vestita di Sanremo" a chi grida al reato nei confronti della moda.
Io propendo più per la seconda.
Quanto alla canzone, solita roba perfettamente a metà strada tra Sanremo e Amici di Maria de Filippi, quindi rischia seriamente un piazzamento tra i primi. Della classifica finale, non dei miei preferiti.
(voto 5/10)

Fabrizio Moro

Portatelo via.
(voto 4/10)

Giusy Ferreri

Quest'anno Giusy è un no gigantesco.
(voto 4/10)

Alessio Bernabei

Avete presente il detto "Save the best for last"?
Ecco, non è questo il caso.
(voto 4/10)

Robin Schulz

L'inutilità dell'ospite dance all'1 di notte.
Carlo Conti vorrebbe trasformare l'Ariston in una discoteca, ma il risultato è alquanto desolante.
(voto 5,5/10)

I verdetti della quarta serata

Vengono eliminati...
Giusy Ferreri, Ron, Al Bano e Gigi D'Alessio.


Eliminazioni piuttosto sorprendenti, soprattutto quelle di due aficionados del Festival come Al e Giggi, ma che ci stanno. Pure Giusy quest'anno ha fatto abbastanza pena, anche se io avrei eliminato più volentieri Michele Zarrillo. Però direi che va bene pure così.


I miei preferiti
Paola Turci, Ermal Meta, Lodovica Comello, Samuel, Sergio Sylvestre e poi basta.

Toto favoriti per i primi posti nella finale
Fiorella Mannoia, Francesco Gabbani, Ermal Meta, Sergio Sylvestre, Paola Turci, Elodie, Fabrizio Moro, Michele Bravi

"Guarda Carlo, quello è Cannibal Kid!"
"Come? In giuria hanno preso una star del web che ne capisce ancora meno di Greta Menchi?"

Sanremo's Karma

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Ormai lo sapete tutti. O magari, se giustamente avete avuto di meglio da fare, ancora no.
Il Festival di Sanremo 2017 è stato vinto da Francesco Gabbani featuring Scimmia con il pezzo "Occidentali's Karma".


Una canzone simpatica, allegra, vivace?
Sì, può darsi. Solo che a me le canzoni simpatiche non piacciono, quindi non mi piace nemmeno questa. Sono un incontentabile musone, lo so già.
E poi d'altra parte non ricordo mi sia mai piaciuta una canzone vincitrice di Sanremo, quindi ci sta che quest'anno abbia vinto Gabbani.

Se non altro sono relativamente contento del fatto che non abbia avuto la meglio la grande favorita, Fiorella Mannoia, con il suo brano ricco di retorica ed enfasi "Che sia benedetta".

Terzo posto per l'ottimo Ermal Meta. Forse però chiedere una sua vittoria sarebbe stato troppo, e inoltre si può consolare con il premio della critica Mia Martini, davanti a Fiorella Mannoia (che quindi ha dovuto incassare una doppia sconfitta) e a una Paola Turci in grande spolvero.


La classifica della finale del
Festival di Sanremo 2017

16 Clementino
15 Alessio Bernabei
14 Chiara
13 Marco Masini
12 Lodovico Comello
11 Michele Zarrillo
10 Samuel
9 Bianca Atzei
8 Elodie
7 Fabrizio Moro
6 Sergio Sylvestre
5 Paola Turci
4 Michele Bravi
3 Ermal Meta
2 Fiorella Mannoia
1 Francesco Gabbani




Le pagelle della finale non ve le propongo, visto che tanto potete già recuperare quelle delle serate precedenti:






In compenso, ecco qualche premio speciale di Pensieri Cannibali per riassumere questo Festival di Sanremo e fare il punto.
Della situazione, ma soprattutto mettere la parola fine a questa infinita ed estenuante kermesse pseudo musicale.


I premi cannibali del Festival di Sanremo 2017

La canzone più bella per me
“Fatti bella per te” di Paola Turci


Premio Principessa Disney dell'anno
e
Premio Cotta adolescenziale sanremese di Pensieri Cannibali
Lodovica Comello



Premio della critica Mia Martini, ma anche della Mia Critica
Ermal Meta


Premio Fabio Fabio per il buonismo
Carlo Conti e Maria De Filippi


Premio New Trolls per il peggior bimbominkia
Alessio Bernabei


Premio lacrima facile
Bianca Atzei



Premio Nosferatu
Michele Bravi





Premio Donald Trump per l'artista più sopravvalutato/a
Fiorella Mannoia


Premio tanto in radio vince lui
Samuel



Premio al più scimmiato
Francesco Gabbani




La battaglia di Hacksaw Ridge e il primo obiettore di coerenza della Storia

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La battaglia di Hacksaw Ridge
Regia: Mel Gibson
Cast: Andrew Garfield, Teresa Palmer, Vince Vaughn, Luke Bracey, Sam Worthington, Hugo Weaving, Rachel Griffiths


La battaglia di Hacksaw Ridge è un film che parla... della battaglia di Hacksaw Ridge, of course, ma anche e soprattutto di Desmond T. Doss, il primo obiettore di coscienza nella storia dell'esercito degli Stati Uniti.
Desmond era un tipo fortemente contrario all'uso di qualunque arma è questa è una scelta che io apprezzo, ma non condivido al 100%. In alcuni casi secondo me le armi servono. Ad esempio per difendere il mondo del Cinema da porcatone come questo film. Per farlo, la mia scelta è quindi quella di scendere in trincea e imbracciare le armi più potenti in assoluto, che sono anche le mie preferite: le parole.


Obiettivo numero 1: Mel Gibson

Mel Gibson è un razzista antisemita misogino omofobo negazionista?
Può darsi. O (cosa più difficile) può darsi di no. In ogni caso non mi interessa più di tanto. Opinioni personali e prodotti artistici sono due cose che vanno distinte. Il caso più clamoroso è quello di Lars von Trier, protagonista di sparate politiche molto discutibili, ma allo stesso tempo capace anche di tirare fuori grandi film come Melancholia e Nymphomaniac.

Inoltre, non è che tutti possono essere belli, bravi, buoni e socialmente impegnati come Leonardo DiCaprio. Il problema di Mel Gibson non è che sia antipatico, sporco e cattivo. Fino a lì sono cavoli suoi. Il problema è che fa anche film di merda. Come attore, le sue pellicole che mi sono piaciute si contano sulle dita di una mano senza dita. Come regista, ho invece apprezzato abbastanza L'uomo senza volto (dove recita sfigurato, quindi per fortuna non è troppo riconoscibile) e Apocalypto. Iniziavo quindi la visione di La battaglia di Hacksaw Ridge leggermente prevenuto, però avevo comunque un minimo di speranza che sarebbe riuscito a sorprendermi, proprio come era riuscito a fare il suo ultimo lavoro dietro la macchina da presa, benché risalisse ormai a più di 10 anni fa. Invece mi ha sorpreso sì, ma solo in negativo. Apocalypto e persino il discutibilissimo La passione di Cristo erano lavori a livello visivo ben più affascinanti di questo, per quanto anch'esso realizzato in maniera tecnicamente impeccabile. Se nella prima parte sembra di stare dentro a una fiction storica della Rai, con l'aggiunta di una storia d'amore che più banale non si potrebbe, l'unica idea di regia presente nella seconda parte è quella di spettacolarizzare la guerra.

Sto diventando un moralista?
Può darsi. O (cosa più difficile) può darsi di no. In ogni caso il mio regista preferito resta pur sempre Quentin Tarantino, un altro che è stato spesso accusato di spettacolarizzare la violenza. Esiste però una differenza enorme tra il suo uso così eccessivo da risultare ironico e fumettistico di Tarantino e l'esibizione seriosa e fine a se stessa fatta nelle pellicole di Mel Gibson e in quest'ultima in particolare, dove la Seconda Guerra Mondiale viene filmata come fosse un videogame diretto da Michael Bay.

Siamo lontani anni luce dalla rappresentazione autoriale fatta da Steven Spielberg con Salvate il Soldato Ryan, Terrence Malick con La sottile linea rossa o Stanley Kubrick con Full Metal Jacket. In alcune scene La battaglia di Hacksaw Ridge sembra una versione di serie Z proprio di quest'ultimo, con Vince Vaughn che pare la parodia del Sergente Maggiore Hartman, e queste sono ancora le scene più interessanti e riuscite del film, che per il resto è una baracconata di dimensioni epiche. E pensare che Mel Gibson è stato pure nominato per la miglior regia ai prossimi Oscar... ma per favore.
I nostri nemici possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà di stroncare i loro film.

BOOM!
Mel Gibson fatto saltare per aria.


Obiettivo numero 2: Andrew Garfield

Si può sapere cosa diavolo ha Andrew Garfield contro i giapponesi?
I suoi ultimi due film sono Silence e questo La battaglia di Hacksaw Ridge e in entrambi loro non è che facciano proprio una bella figura. A dire il vero manco lui.
Qualcuno dirà che il personaggio interpretato da gatto Garfield qui salva pure dei soldati giapponesi. Vero, ma è solo per mostrare quanto sia moralmente e religiosamente superiore a loro. Entrambi i film sono inoltre così ricchi di riferimenti biblici e presentano uno spirito cristiano così forte che potrebbero essere accusati di bigottismo persino in Vaticano.

Andrew Garfield era un attore che mi piaceva e che avevo apprezzato parecchio in Boy A, Leoni per agnelli, Non lasciarmi, The Social Network, 99 Homes e persino in The Amazing Spider-Man, se non altro il primo, ma la sua svolta cristiano/anti-nipponica degli ultimi tempi non la comprendo e non mi piace per niente. Pure le sue capacità recitative mi sembrano crollate in maniera preoccupante, nonostante per questa sua ultima performance, con tanto di pessimo accento sudista annesso, gli sia arrivata un'incomprensibile nomination agli Oscar. Andrew Garfield qui mi è sembrato talmente mediocre che interpreti generalmente molto modesti come Teresa Palmer, Sam Worthington e Luke Bracey al suo confronto fanno un figurone.

"Cannibal ha davvero parlato bene di me?"
"Signorsì, più o meno, signore!"

Andrew, se vuoi fatti prete, ma smettila con i film di questo tipo.

BOOM!
Andrew Garfield abbattuto.

"Ma UEEEEE'!
Perché Cannibal è stato così cattivo con me?"


Obiettivo numero 3: Desmond T. Doss

Desmond T. Doss nel 1942 si è arruolato volontariamente, e sottolineo volontariamente, nell'esercito degli Stati Uniti. Il motivo?
C'era appena stato l'attacco di Pearl Harbor e lui voleva offrire il suo contributo. Anche perché, come abbiamo appena visto, i personaggi di Andrew Garfield se possono offrire il loro contributo contro i giapponesi non si tirano certo indietro.
C'è però un problema: durante l'addestramento in stile Full Metal Jacket, il soldato Doss fa sapere che lui non è proprio a favore delle armi e si rifiuta di sparare, o anche solo di toccare un fucile con un dito. Non tanto per una propria idea personale, ma in quanto appartenente alla Chiesa cristiana avventista del settimo giorno. Quindi questo Doss non è un libero pensatore o un rivoluzionario. Il massimo del suo libero arbitrio è scegliere di seguire quello che gli dice la sua chiesa, anziché ciò che gli dice il suo esercito.
Gli altri militari non è che prendano la cosa molto bene e non hanno nemmeno tutti i torti. Ripeto: Desmond Doss si è arruolato volontariamente.

Il suo comportamento e le sue idee quindi sono un po' incoerenti: è contro le armi, ma non contro la guerra di per sé. D'altronde, la coerenza non è certo una caratteristica fondamentale del cristianesimo. O in generale delle persone. O in particolare di Mel Gibson, che ha tirato fuori un film guerrafondaio da una storia in teoria pacifista.
Una coerenza che quasi quasi mi ha ricordato quella di un certo Salvini...


Desmond Doss è stato un obiettore di coscienza, il primo obiettore di coscienza negli Usa, ma non lo è stato nel senso che poi abbiamo imparato a conoscere dalle nostre parti, che coincideva con il servizio civile. Doss in guerra c'è andato lo stesso, disarmato, a prestare servizio come medico. Un comportamento coraggioso e ammirevole fin che si vuole, ma anche piuttosto incoerente e da pirla. Per me il comportamento più coraggioso, eroico e pacifista che ci sia è NON prendere parte del tutto alla guerra e basta.

BOOM!
Eliminato anche il povero Desmond T. Doss


Obiettivo numero 4: il film La battaglia di Hacksaw Ridge

Ogni anno o quasi agli Oscar c'è (almeno) un film che finisce in mezzo alle nomination di miglior pellicola senza un motivo. Quest'anno è capitato a La battaglia di Hacksaw Ridge. Una pellicola bellica tradizionale, che sembra un mix mal riuscito di qualunque altre pellicola bellica del passato soltanto in chiave minore, con dentro un sacco di epicità, di esaltazione dell'eroismo made in Usa e di retorica. Insomma: un'americanata patriottica all'ennesima potenza che mi è sembrata una versione più pacifista (sebbene in realtà solo in apparenza) dell'American Sniper di Clint Eastwood.
Un film banale, prevedibile dal primo all'ultimo istante, ricco più di momenti involontariamente comici che di scene emozionanti e soprattutto un pastrocchio incoerente e contraddittorio che manco lui sa dove andare a parare. In altre parole: una schifezza atomica.

BOOOOOM!
Film cancellato dalla faccia della Terra!
(voto 4/10)


Vaiana Pozzi

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Oceania
Titolo originale: Moana
Regia: Ron Clements, John Musker
Cast:Moana Vaiana, Maui, Nonna Tala, Tamatoa


Oceania ha fatto parlare molto di sé. Per quale motivo?
Per la storia femminista che racconta?
Per le accuse di aver usato in maniera massiccia stereotipi sul popolo polinesiano?
Sì anche, ma in Italia ha fatto discutere soprattutto per un'altra vicenda: il titolo.

Nella maggior parte dei paesi del mondo, Moana, film che vede come protagonista una ragazzina chiamata Moana, è uscito con il titolo di... Moana, ovvio.
In Spagna e qualche altro paese europeo il suo nome è stato invece cambiato in Vaiana, perché Moana è già un marchio registrato nella penisola iberica e in altre zone.
Anche in Italia il nome della protagonista, così come dell'intera pellicola, è stato cambiato. Il motivo però è un altro. Da noi infatti Moana non è un marchio registrato, bensì il nome della pornostar nazionale più celebre di tutti i tempi: Moana Pozzi.



Io non ho mai visto un film con Moana Pozzi.
Non ci credete?
Dico sul serio. Quando ho scoperto la masturbazione, la compianta Moana Pozzi era già morta, sebbene da poco, e io, non avendo tendenze necrofile, non sono mai riuscito a eccitarmi al pensiero di una morta. Per quanto fosse una sexy pornostar. Anzi, la Pornostar per eccellenza del nostro paese. Il più grande vanto cinematografico nazionale dai tempi di Federico Fellini.

Non ho mai visto dei film con Moana Pozzi, dicevo, ma ho il forte sospetto che avessero delle trame ben più elaborate e sorprendenti di quella di Moana... pardon, Oceania. L'ultimo film della Disney è dal primo all'ultimo istante un concentrato di prevedibilità. Fin dall'inizio si sa non solo come andrà a finire, ma si possono intuire pure tutti i passaggi della sua scontata sceneggiatura. Ad “arricchire” il tutto ci pensano una serie di personaggi che vorrebbero essere simpa e strambi, dal semidio Maui/The Rock al galletto scemo passando per la nonna di Moana/Vaiana. Peccato che di personaggi del genere, solo ben più divertenti, ne siano già apparsi a decine – ma che dico? a migliaia – in tutte le altre varie pellicole Disney e ormai non più solo Disney degli ultimi decenni.

"Maui, smettila di guardarmi con quella faccia da arrapato e di chiamarmi Moana: mi chiamo Vaiana e sono molto minorenne."

A ciò possiamo aggiungere un livello di buonismo che fa apparire Fabio Fazio un rebel rebel al confronto e soprattutto un altro elemento, quello che mi ha più destabilizzato: le canzoni.
Le canzoni presenti in Oceania sono un mix tra streotipate musiche etniche con sonorità vagamente dell'Oceania e una brutta copia di “Let it go, let it gooooo” di Frozen (quella sì una disneyata musical riuscita), e questo quando va ancora bene.
Quando va male sembra di essersi sintonizzati su una puntata di Amici di Maria de Filippi. Non a caso il doppiaggio vocale delle parti canore di Moana/Vaiana è stato relizzato da Chiara Grispo, giovane cantante che ha aperto i concerti dei Modà, e ho detto tutto...
Anzi no, ho tralasciato che è stata lanciata proprio dal talent di Canale 5, che per altro non ha nemmeno vinto, ma è stata eliminata in una sfida contro Elodie. E ho detto Elodie, mica Adele.


Tra gli altri contributi della colonna sonora italiana del film ci sono poi anche quelli di Sergio Sylvestre, pure lui proveniente dalla scuola di Amici, ma lui almeno ha vinto l'ultima edizione, più Raphael Gualazzi, Rocco Hunt e Angela Finocchiaro. Roba da fare invidia al Festival di Sanremo 2017.


Sapevo che sarebbe stato meglio vedere la pellicola in lingua originale – anche se The Rock in versione cantante non so se avrà fatto molto meglio – però non mi aspettavo un risultato tanto disastroso.
In pratica, tra canzoni inascoltabili e una trama che più telefonata non si potrebbe, oltre all'aggiunta di una serie infinita di bambinate e di trovate troppo disneyane per essere vere come la battaglia contro le teste di cocco o l'insopportabile granchio Tamatoa, ho patito questo Oceania tantissimo. Era forse dai tempi di Mary Poppins che non venivo infastidito tanto da una produzione Disney, considerando che di recente avevo invece trovato più che gradevoli film come Zootropolis e il citato Frozen. Persino lo spento Alla ricerca di Dory al confronto si è rivelata una visione quasi entusiasmante.


Io soffro parecchio il mal di mare, ma nemmeno quando sono andato fino in Sardegna in nave ho patito come con questo viaggio fatto insieme a Vaiana Pozzi.

Per il futuro allora un paio di avvertimenti. Il primo a me. Se mi devo vedere un'altra pellicola musicale Disney, con cui un musical capolavoro come La La Land grazie a Dio e pure al semidio Maui non ha nulla a che vedere, meglio aspettare di poterla guardare in lingua originale.

Il secondo avvertimento lo lancio alla Disney. Prima di scegliere come chiamare la protagonista di un vostro film, accertatevi per bene che non ci sia qualche nota pornodiva internazionale con quello stesso nome. Ecco, se per caso avete intenzione di intitolare il vostro prossimo film Cicciolina e inserire tra i personaggi magari anche un cavallo, prima forse vi conviene pensarci su un attimo.
(voto 5-/10)

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