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Appuntamento da brividi: le uscite horror di inizio 2018

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L'orrore è tornato, qui su Pensieri Cannibali, ed è ancora colpa loro.
Di chi parlo?
Di clown, zombie, vampiri, licantropi, cannibali o altre creature strane?
No. Mi riferisco alle due Guardiane della Galassia del blog Il labirinto del diavolo, Ilaria alias Midnight e Federica alias Asgaroth, le autrici di un sito da brividi. E intendo in senso positivo, visto che dentro ci potete trovare tante belle recensioni di tanti horror belli, e anche meno belli.
Dopo la prima puntata andata in onda lo scorso Halloween, ecco che torna la rubrica condotta da me alias Cannibal Kid e dal mio blogger rivale, alias Mr. James Ford (tanto per restare in tema horror), sulle uscite thriller e dell'orrore più spaventose del prossimo trimestre. Quali film da paura ci aspettano in questo inizio di 2018?
Scopriamolo subito.


THE MIDNIGHT MAN - 11 Gennaio
"Mr. Ford???
Quello sì che fa cagare addosso, altroché me!"


Le Guardiane: C’è un qualcosa di simpatico in questo film che non riusciamo bene ad identificare.. sarà la presenza del buon vecchio Robert Englund o della mitica Lin Shaye? Boh staremo a vedere! Una possibilità gli va data, anche se non ci aspettiamo niente di più di una pellicola per chi ama i brividi facili!
Cannibal Kid: Anche per me c'è un qualcosa di simpatico in questo film. Solo che nel mio caso non è certo la presenza di quei due tizi più vecchi e inquietanti di Mr. Ford. È il fatto che è una pellicola teen che pare una variante horror di Jumanji e potrebbe rivelarsi una visioncina da “piccoli brividi” perfetta per intrattenere me e far infastidire il mio blogger rivale. Quindi, doppia libidine.
Ford: rispetto a questo film sono in bilico. Da una parte l'idea dell'ennesimo teen movie che vorrebbe far paura ma non potrà mai, dall'altra Robert Englund, che resta comunque una garanzia. Non so se sperare che si tratti della prima ipotesi in modo da poter essere in disaccordo con Cannibal, o della seconda per poter avere un film quantomeno decente da guardare.

INSIDIOUS - L’ULTIMA CHIAVE - 18 Gennaio
Uno scatto in esclusiva per Pensieri Cannibali delle due Guardiane de Il labirinto del diavolo.

Le Guardiane: Vabbé ormai con questa saga siamo arrivati alla leggenda quindi che ve lo diciamo a fare? Vogliamo vedere questo film ORA! AHAHAHAHA già dal trailer si preannuncia un "Gardaland dell'horror", quindi vero e proprio pane per i nostri denti! Imperdibile! XD
Cannibal Kid: Io mi diverto con poco, mi basta pigliare per il culo Ford per la sua passione per il wrestling e i brutti film, ma certo che anche le Guardiane non scherzano mica. Il primo Insidious è uno degli horror più terrificanti visti di recente, però il 2 era inguardabile. Il terzo invece, per quanto di qualità infima, mi aveva divertito abbastanza e quindi mi sa che sono pronto a fare un viaggio anch'io in questa Gardaland dell'horror insieme alle due Guardiane. Che ci volete fare? Ci divertiamo anche così.
Ford: Insidious mi è sempre parso un brand inutile, per l'horror e per il Cinema, neanche l'avesse girato Cannibal. Strano che gente normalmente seria come le Guardiane si siano fatte trascinare in questa Gardaland dell'horror che mi sa che divertirà, o spaventerà, o entrambe le cose, solo Cannibal. Per quanto mi riguarda, piuttosto mi schiaffo una bella serata di wrestling e rutto libero.

SLUMBER - IL DEMONE DEL SONNO - 1 Febbraio
"Com'è che questo è dall'ultima maratona di eccitanti film action fordiani che non si sveglia più?"

Le Guardiane: Dal trailer sembra essere un frullatone di diversi film recenti come Babadook, Oujia e The Conjuring e simili.
Insomma niente di nuovo sotto il sole, specie in questo primo trimestre del 2018 dove lo standard delle pellicole in uscita pare essere abbastanza uniformato. Daremo una possibilità anche a questo, magari una risata riesce a strapparcela!
Cannibal Kid: Il demone del sonno? Stiamo parlando della stessa persona? Mr. Ford in compagnia dei suoi soporiferi film pseudo impegnati?
Nonostante questo, o forse proprio per questo, mi sa che io da questo Slumber girerò al largo.
Ford: altro film come paiono essercene in giro a mazzi, e che con ogni probabilità è destinato a finire nel dimenticatoio - o nel cestino - come molti dei suoi simili. Senza contare che il demone del sonno io lo conosco bene, soprattutto nelle nottate in cui i Fordini ci rendono la vita più difficile.

LA VEDOVA WINCHESTER - 14 Febbraio
"Io più vecchia di Mr. Ford? Ma che dite?
Volete che venga a infestarvi la casa?"

Le Guardiane: Nel caso non ne abbiate mai abbastanza ecco a voi un’altra storia di fantasmi e demoni!
Pare di capire che quest’anno vanno per la maggiore XD!!
La storia della casa Winchester è affascinante e rende questo uno dei luoghi che più vorremmo visitare al mondo, anche se in realtà non ha niente di paranormale alle spalle.. siamo perciò curiose di vedere cosa si sono inventati!
Perlomeno sotto il profilo recitativo la presenza di Helen Mirren fa ben sperare... staremo a vedere!
Cannibal Kid: Ancora case infestate? Ma basta!
Helen Mirren poi è brava, però mi fa sbadigliare quasi più di Ford.
Ford: Helen Mirren sarà anche brava, ma la voglia di affrontare l'ennesima, inutile casa infestata è più o meno la stessa che avrei di una maratona di teen cult di Cannibal.

ANNIENTAMENTO - 22 Febbraio
"Da quel che vedo, Ford ha fatto fuori questo alligatore qualche migliaio di anni fa.
E io che pensavo fosse nemico soltanto del bel cinema..."

Le Guardiane: Questo thriller fantascientifico sembra veramente interessante! Il trailer riesce a darci un assaggio della trama senza addentrarsi troppo (cosa incredibile al giorno d’oggi!). Ciò che colpisce a prima vista è sicuramente l’aspetto visivo e l'intrigante alone di mistero che avvolge il tutto... poi vabbè la Portman è sempre un bel vedere, perciò questo lo teniamo d'occhio!
Cannibal Kid: Oh, finalmente un film da non perdere! È vero che Natalie Portman negli ultimi tempi di cacchiate ne ha girate parecchie, con mio sommo dispiacere, ma questa volta dovrebbe tornare a fare centro. Il regista è infatti Alex Garland, alla sua opera seconda dopo lo splendido Ex Machina, e questo potrebbe essere uno di quei thriller sci-fi perfetti anche per i meno appassionati di fantascienza. Si rivelerà il nuovo Arrival o quasi?
Nell'attesa, io propongo un altro annientamento. Indovinate di chi?
Ford: nell'attesa di compiere l'annientamento di Cannibal con le mie stesse mani, posso dire che in questo caso ci troviamo di fronte ad un potenziale cult. La Portman è una garanzia, e Garland con Ex Machina era riuscito nella quasi impossibile impresa di mettere d'accordo perfino me ed il mio rivale. Tra i titoli che proponiamo oggi, è forse quello che garantisce l'hype maggiore.

ESCAPE ROOM - 22 Febbraio
Una Guardiana del Labirinto del diavolo è stata ingabbiata da Ford.
E mo' le tocca vedere la nuova serie con Jean-Claude Van Damme. Tutti gli episodi in binge-watching. Paura, eh?

Le Guardiane: Film del 2017 che come al solito da noi esce con un anno di ritardo... mal di poco visto che sembra essere un mediocre filmetto sulla scia di Saw e compagnia bella. Staremo a vedere se ha qualche buona carta da giocare...
Cannibal Kid: Un solo anno di ritardo mi sembra già un buon risultato, considerati i tempi da bradipo (o da Ford) della distribuzione italiana. A vedere il trailer poi non credo avrebbero fatto un enorme torto al popolo italiano a non distribuirlo del tutto. Detto questo, lo spunto della escape room, per quanto in abusato stile Saw, è perfetto per un horrorino scemo, e quindi mi sa che non riuscirò a scappare da una visione potenzialmente trash del genere.
Ford: ennesimo film che pare la tipica immondizia horror buona per pusillanimi come Cannibal. Dal canto mio, preferisco replicare l'esperienza delle vere escape room, che sono davvero una pacchia, soprattutto se giocate con le persone giuste. Quindi non il Cucciolo Eroico.

MUSA - 8 Marzo
"Andiamo subito a liberare la Guardiana catturata da Ford. Potrebbe non superare la notte."
"Ma che s'arrangi. Così la prossima volta sta attenta a fare certe brutte frequentazioni."

La Guardiane: Unico film tra quelli presenti in questa rubrica con una regia che ci ha già regalato degli ottimi prodotti come Bad Time, Nameless, Darkness e Rec.
Il trailer ci lascia un po' perplesse ma sappiamo che con Balaguerò tutto può rivelarsi diverso da ciò che sembra... Sicuramente non ce lo lasceremo sfuggire!
Cannibal Kid: Di Jaume Balagueró ho sempre evitato il tanto osannato Rec, per via di quello stile Blair Witch Project che mi provoca il mal di stomaco. In compenso ho visto il discreto Darkness e soprattutto il valido Bad Time e quindi credo che darò anch'io una possibilità al suo nuovo film. Sperando che faccia da Musa per ispirare una solita bellissima recensione di Pensieri Cannibali e un solito pesantissimo post di White Russian.
Ford:Balaguerò è uno di quei registi che non riesco a decifrare, capace di portare sullo schermo cose più che discrete come Rec o Bad Time e merdate giganti come Darkness o Nameless. Una possibiltà l'avrà senz'altro, ma sempre e comunque con il freno a mano tirato, a meno che questa Musa non riesca davvero ad ispirare lui e, di conseguenza, anche noi. Tranne Cannibal, ovvio. Con lui sarebbe un'impresa disperata.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri e una recensione a Casale Monferrato, Piemonte

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Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Titolo originale: Three Billboards Outside Ebbing, Missouri
Regia: Martin McDonagh
Cast: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Lucas Hedges, Kathryn Newton, Caleb Landry Jones, Abbie Cornish, Kerry Condon, Peter Dinklage, John Hawkes, Samara Weaving



4 Golden Globe vinti
e ancora nessuna recensione?
Come mai, Cannibal Kid?


Come mai non ho ancora recensito Tre manifesti a Ebbing, Missouri?

Innanzitutto perché è uscito nelle sale italiane da appena pochi giorni, quindi calmini. E poi perché è un film di cui è difficile parlare.
Ci sono delle pellicole di cui, mentre le guardo, so già come uscirà la recensione. A volte lo so già ancora prima di vederle. Mi può bastare il trailer, o anche solo il titolo, per avere lo spunto di partenza per un post. Ci sono invece visioni che fanno male, che colpiscono duro allo stomaco. Visioni che lasciano senza fiato e con un gran dolore fisico addosso. Mi viene in mente ad esempio Manchester by the Sea. Se vi siete divertiti a guardare quel film, ve lo dico, voi avete seriamente qualcosa che non va.

Diciamo subito anche questo, Tre manifesti a Ebbing, Missouri è un pochino più leggero rispetto a Manchester by the Sea. C'è una certa ironia che emerge qua e là. Un certo humor nero che provoca un riso amaro, più che una spensierata risata liberatoria. Poi, per carità, si tratta pur sempre del film che parla di come una donna cerchi giustizia nei confronti della figlia, una ragazzina che è stata violentata e uccisa, quindi non è che possa essere il massimo dell'allegria. Anche perché se questo è lo spunto iniziale, il resto della vicenda presenta altri risvolti parecchio tristi. Ai personaggi del film capitano così tante sciagure, che sembra quasi di assistere alla versione a stelle e strisce di qualche anime giapponese drama come Candy Candy o Peline Story. Evidentemente la fortuna è cieca, ma a Ebbing, Missouri, la sfiga ci vede benissimo.


Sono convinto che sia possibile parlare in maniera seria di film comici, come quelli di Checco Zalone, e in maniera cazzara di pellicole parecchio drammatiche e dalle tematiche delicate come Fino all'osso – To the Bone, la pellicola sull'anoressia con Lily Collins. Così come ci sono serie tv come Atypical che, in maniera ottima e appunto atipica, riescono ad affrontare il tema dell'autismo con toni quasi da commedia goliardica. È comunque una cosa difficile e lo è in maniera particolare parlare a cuore leggero di un film come Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Una pellicola piena di personaggi pieni di disperazione, a cui la vita pare aver tolto tutto. Dei personaggi strambi, che sembrano usciti da un film dei fratelli Coen. Non a caso la protagonista è Frances McDormand, la più coeniana tra i numerosi interpreti feticcio dei Coen. Talmente coeniana da essersi sposata pure uno dei due, non so quale e non importa. Mi chiedo solo: ma come si fa a sposare un Coen? Se è come i suoi film, è davvero dura da comprendere e pure da sopportare per 2 ore, figuriamoci per una vita intera.
Come dirò anche a proposito di I, Tonya, ci troviamo però di fronte a un film che per fortuna, nonostante personaggi e risvolti nella trama coeniani e soprattutto farghiani, non possiede le tipiche menate religiose e bibliche che in genere appesantiscono i lavori dei Coen.

Ci sono film di cui è facile parlare, perchè sai già come incasellarli. I film d'amore, ad esempio, anche se pure in quel caso non è sempre facile distinguerli. La La Land ad esempio è un film d'amore? Sì, al suo interno c'è una storia d'amore, e pure una di quelle stupende. Eppure è anche qualcos'altro, qualcosa di più, qualcosa di diverso. È una vicenda sul raggiungere i propri obiettivi da soli, non in coppia. Quindi forse no, non è un film d'amore.
Allora diciamo Titanic. Titanic è un film d'amore?
Sì, direi di sì. Se escludiamo tutta la soporifera parte sottomarina e pseudo storica, con cui James Cameron si sforza di far annegare il resto della pellicola, è semplicemente una bella storia d'amore tra Leo e Kate.



Scusate, GIF sbagliata...



Detto questo, Tre manifesti a Ebbing, Missouri non è un film d'amore. È l'esatto opposto. Si può definirlo un film d'odio. Credo di non aver mai visto una pellicola così piena d'odio. Ce n'è così tanto, da avermi fatto tornare alla mente i versi di “Take a Look Around”, una canzone composta dai Limp Bizkit per la colonna sonora di Mission: Impossible 2.


I know why you want to hate me
'cause hate is all the world has ever seen lately


Cosa c'entrano i Limp Bizkit con questo film?
A parte queste parole, un bel niente. Qui c'è tutta un'altra musica, non necessariamente migliore, eh. La pellicola si apre con un pezzo lirico da tragedia d'altri tempi e suona in maniera piuttosto straniante, quasi a voler rendere universale e fuori dal tempo una vicenda dei giorni nostri. Una tragedia che mette in scena l'America di oggi. L'America vista dagli occhi di un europeo, anzi no, di un britannico. Ormai quei motherf***ers non fanno più parte dell'Unione Europea. Martin McDonagh, nato a Londra ma di origini irlandesi, ha scritto e diretto questi Tre manifesti a Ebbing, Missouri, la sua opera terza dopo il folgorante In Bruges – La coscienza dell'assassino e il pasticciato, e solo parzialmente interessante, 7 psicopatici.
La colonna sonora originale del film è inoltre composta da Carter Burwell, abituale collaboratore proprio dei citati Coen. Eppure questa è un'opera diversa. Si sente lo sguardo di chi gli Stati Uniti li osserva da straniero. Li osserva senza giudicarli in maniera moralistica, piuttosto in maniera curiosa. Si sente l'umorismo tipicamente britannico di McDonagh, seppure in dosi inferiori rispetto alle sue due precedenti prove. Basta vedere un personaggio come quello di Samara Weaving, la sventolona del teen horror La babysitter, che qui compare giusto in un paio di scene, ma ad altissimo livello comico.


Uno da un film come questo non ci si aspetta mica di ridere, e invece il suo personaggio riesce a scatenare forti risate, manco fosse Tafazzi che compare all'improvviso.


Una grande qualità di questa pellicola, così come del cinema di Martin McDonagh in generale, è quella di saper regalare uno spazio particolare a tutti i suoi personaggi, anche a quelli apparentemente minori. È questa la differenza fondamentale tra il cinema che mi piace – questo – e quello che non mi piace –Dunkirk, da me anche ribattezzato “la morte dei personaggi”.

A spiccare naturalmente è la protagonista, Frances McDormand, già in odore di Oscar anche se in cima alle mie preferenze non potrà mai superare la mia favorita Saoirse Ronan di Lady Bird. Nonostante quella scena in cui parla con le ciabatte, c'è da ammetterlo, sia favolosa...


Spettacolare, come al solito, e come al solito ignorato dai grandi premi che contano, è Woody Harrelson, nei panni del contestato sceriffo americano di turno, che si rivelerà diverso dal solito stereotipo dello sceriffo americano di turno.


Così come sorprendente, e parecchio sfaccettato, è il personaggio forse top di un lavoro pieno di personaggi notevoli. Il poliziotto razzista e “scemo” interpretato da Sam Rockwell. Sam Rockwell è uno di quegli attori che di film, sia da protagonista che da caratterista, ne ha interpretati un casino, alcuni ottimi (Moon), altri molto meno (Iron Man 2, il remake di Poltergeist), ma è uno che ogni volta ci mette il massimo dell'impegno, che in qualche modo riesce sempre a caratterizzare al meglio il personaggio. E si torna lì, alla centralità dei personaggi, e qui McDonagh gliene ha regalato uno indimenticabile, con cui Rockwell andrà finalmente – salvo sorprese – a mettere le sue mani sulla statuetta dorata.


Non sono comunque solo loro a fare il film. Come detto lo sono anche i personaggi che appaiono in poche sequenze, come la citata fantastica Samara Weaving, o come John Hawkes, un altro di quegli attori che come Harrelson e Rockwell possono rientrare nella lista degli eternamente sottovalutati.


O ancora Lucas Hedges. Vogliamo parlare della carriera che sta facendo il 21enne Lucas Hedges?
Gli altri attori, alla sua età, quando va bene si barcamenano tra una serietta teen in onda su The CW, un blockbuster commerciale in stile Transformers e una qualche pellicola applaudita al Sundance Film Festival da due persone. Lucas Hedges invece negli ultimi mesi è comparso in Manchester by the Sea, Lady Bird e questo, ovvero tre manifesti del nuovo cinema statunitense tra i titoli più osannati dalla critica degli ultimi anni.


E poi in un'apparizione necessariamente breve – e guardando il film capirete perché dico necessariamente – c'è Kathryn Newton. Una che a 20 anni pure lei di cose belle ne ha già fatte numerose: Lady Bird, le serie Halt and Catch Fire e Big Little Lies, la miniserie Little Women e presto inoltre sarà la protagonista femminile di... Detective Pikachu?!?
Eh no, dai Kathryn! Va bene la popolarità, vanno bene i soldi, ma vuoi subito autodistruggerti la carriera così?


Menzione anche per quella faccia da alieno di Caleb Landry Jones, attore lanciato da Antiviral di Brandon Cronenberg, di recente visto pure in Twin Peaks 3 e Scappa – Get Out.


Vogliamo mica dimenticare Abbie Cornish, nei panni della moglie di Woody Harrelson, qui più burrosa e sexy di quanto ricordassi?


Ultimo, ma non ultimo, il piccolo grande Peter Dinklage. In una pellicola piena di personaggi non del tutto positivi, o comunque con cui è difficile empatizzare al 100%, il Tyrion di Game of Thrones è quello più tenero. Diciamo che in pratica è l'ultimo barlume di speranza per un'umanità per il resto quasi del tutto divorata da quel cancro che si chiama odio.


Alla fine non so se mi sono occupato della pellicola, o se ho divagato e mi sono concentrato su altre cose. In ogni caso, per essere un'opera di cui è difficile parlare, mi sa che mi sono dilungato fin troppo. E comunque, se volevate una recensione di questo film, potevate semplicemente mandarmi un'e-mail o farmi uno squillo. Non era mica il caso di tappezzare la città con 'sti ca**o di  manifesti!
(voto 8/10)


I miss you when you're gone

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Zombie sparata a un volume assurdo dagli altoparlanti dell'autoscontro Franchini alle giostre. Anno 1994.
Zombie in tamarra versione remix dance sparata a un volume ancora più assurdo dagli altoparlanti dell'autoscontro Franchini alle giostre. Anno 1995.
Il video di Salvation che in 2 tiratissimi minuti mi lascia a bocca aperta. Anno 1996.
Animal Instinct che accompagna il mio rientro in Italia dopo la mia prima vacanza all'estero da solo, da più o meno adulto, a Brighton, Inghilterra. Anno 1999.



I Cranberries non rientravano nella ristretta cerchia dei miei gruppi preferiti, eppure hanno segnato in maniera importante la mia vita, soprattutto la mia adolescenza. Per chi considera la musica non solo un sottofondo, ma una componente fondamentale dell'esistenza, ogni cosa è legata a una canzone. Come dice la tipa che accompagna l'autistico Shaun/Freddie Highmore nell'ultimo ottimo episodio di The Good Doctor: “Il fatto che non ti piaccia la musica... Inaccettabile. Non lo tollero. Ricordo ogni cosa importante che mi sia mai successa in base a quale canzone stavo ascoltando in quel momento.” Per me vale lo stesso, a parte il fatto che la mia pessima memoria non mi consente di ricordare proprio ogni momento.

Dei Cranberries non ho mai comprato un CD o musicassetta originale, sorry Dolores, però conosco quasi a memoria (per quanto come detto la mia pessima memoria me lo possa consentire) i loro brani più famosi. I Cranberries non sono una di quelle band di cui so alla perfezione ogni canzone, come possono essere Radiohead, Blur o Nirvana. Sono più tra quelli di cui amo ascoltare il greatest hits. Lo so che questa è una cosa che i fan più accaniti non apprezzano, perché sarebbe meglio conoscere ogni singolo pezzo dei loro album, però come dice Saoirse Ronan in Lady Bird, le compilation best of: “Sono il meglio. Che c'è che non va?”.



Di canzoni da mettere in un mio best of esistenziale i Cranberries me ne hanno regalate diverse. Tra tutte, quella che avrà sempre un posto speciale nel mio cuoricino è Animal Instinct. Grazie Dolores per questo e molti altri gioiellini di brani, e per quella tua voce così particolare che da bambino credevo fosse aliena, e che tuttóra ritengo sia arrivata da un altro pianeta.

La Cocoracha

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Coco
Regia: Lee Unkrich, Adrian Molina
Cast: Miguel, Ernesto de la Cruz, Hector, Abuelita, Dante, Mamá Coco


La Cocoracha

La Cocoracha, la Cocoracha
ya no puede caminar
è troppo vecchia, è troppo vecchia
le manca poco per schiattar

il suo pronipote, Miguel è il suo nome
ya no puede cantar
la sua famiglia, una muy loca famiglia
odia la musica e pure il Festivalbar

lui partecipa ad Amici, a Tú sí que vales
ma non lo prendono manco a X Factor
così va giù tra i morti, che però non son sordi
e li vuole infestar

Va in cerca del cantante Ernesto de la Cruz, anziché Penelope Cruz
che in Messico è la più grande star

"Ma non ero io la più grande star??? Perché lì non mi si filano più?
Solo perché ho detto che le donne messicane hanno i baffi?"


La Cocoracha, la Cocoracha
ya no puede caminar
è troppo vecchia, ma quanto è vecchia?
che tenerezza però che fa provar

il suo pronipote cantante, insieme al cane Dante
giù all'Inferno riesce ad andar
nel Día de Muertos, sognando Ernesto
scoprirà una verità muy amar

È tutto bello, tutto Disney-Pixar bello,
tranne quando si mettono a cantar
nella soundtrack ahimé non c'è la Cucaracha, la Cucaracha
ma solo canzoni che fan cagar

Un esempio?

Ricordami
ora devo andare via
ripensa a me
sentendo questa melodia
uniremo con le note il cuore e le anime
il tuo amore rimarrà
sempre per me

"Ma manco Gigi e Kekko scrivono delle banalità del genere, ahahah"


La Cocoracha, la Cocoracha
ya no puede caminar
è una vecchina, tanto tenerina
tutti quanti ci fa lacrimar...
e c'è pure chi se la vuole limonar



Coco m'è piaciuto, ma non è del tutto riuscito
manco mezza canzone si fa ricordar
per un film musicale, ciò è molto male
yo no puedo perdonar

La Cocoracha, la Cocoracha
es muy guapa ma è sempre la solita ruffianata della Pixar
lo siento amigo, quasi quasi preferisco Despacito
e dopo aver detto questa me ne posso anche andar.
(voto 7+/10)


Andiamo a recitare

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Questa settimana i cinema italiani assisteranno probabilmente a un'interpretazione da Oscar. Quella di Gary Oldman ne L'ora più buia, o forse quella di Fabio Rovazzi ne Il vegetale? Chi lo sa?

Scopriamolo nella consueta rubrica sulle uscite nelle sale commentata da me, dal mio nemico Ford, e da un nuovo ospite. Questa settimana è il turno di Michele de Il Cumbrugliume, uno dei blog più pieni di cinema, ma anche e soprattutto di gnocca, in circolazione. Visto che per fare il megalomane ha preparato una intro già lui, faccio che cedergli subito la parola.

Intro di Michele: Quando uno come me riceve l'invito a collaborare alla più nota rubrica di due mostri sacri della blogosfera come Cannibal Kid di Pensieri Cannibali e James Ford di White Russian, beh, la risposta non può che essere "mi sa che avete sbagliato persona". Ma visto che hanno insistito (credo a questo punto per gentilezza) che no, stavano cercando proprio me, allora eccomi, mi getto a testa bassa nell'impresa di commentare insieme a loro i film in uscita nelle sale cinematografiche proprio oggi. Pensate voi che bella combinazione!


IL VEGETALE
"Invece di andare a comandare, mi hanno detto tutti di andare a zappare la terra.
E io gli ho dato ascolto."


Michele: Il protagonista de Il Vegetale è Fabio Rovazzi, 24enne milanese neolaureato alla ricerca di un lavoro, interpretato, pensate un po', da Fabio Rovazzi. Nella mia testa la storia è andata così: il regista Gennaro Nunziante aveva scritto l'ennesimo film per Checco Zalone, ma questa volta si era rotto le scatole di fargli interpretare personaggi omonimi. Così deve avergli detto "senti Checco, ho in mente la svolta della tua carriera: per lanciarti come attore poliedrico interpreterai un milanese di nome Fabio Rovazzi!". "Ma Gennaro, guarda che esiste già un Fabio Rovazzi! È quello di 'Andiamo a Comandare'!". "Ah sì? Allora se fai il difficile sai cosa faccio? Ingaggio lui!". Sennò proprio non si spiega come uno del genere (che mi sta anche simpatico, giuro!) sia arrivato al cinema. Consiglierei il film solo ai fan di Barbara D'Urso (che ha una parte nel film! Giuro anche stavolta!) e al Cannibale per punirlo ogni volta che scrive quei lunghissimi post dove consiglia pessima musica hipster. Così impari!
Cannibal Kid: Credo anch'io che Gennaro Nunziante volesse Checco Zalone per la parte di Rovazzi, solo che era troppo vecchio. Così ha pensato di ingaggiare Mr. Ford, che però è ancora più vecchio e così pensavano di affidare a Ford la parte di Barbara D'Urso, ma pure in quel caso risultava troppo vecchio. E così niente Zalone, niente Ford e sì ai veri Rovazzi e D'Urso, che sarò ben felice di massacrare. Soprattutto la seconda.
Ford: io posso anche accettare Rovazzi come appendice comica di Fedez o Morandi, ma davvero trovo assurdo che uno come lui trovi spazio come "attore" quando si parla di "film". E pensare che avrà anche successo al botteghino, molto peggio. Siamo davvero alla deriva. Altro che comandare.

ELLA & JOHN, THE LEISURE SEEKER
"Dannato Ford, dove te ne stai andando con la mia giovincella?"

Michele: Per fortuna l'Italia non è solo Rovazzi! Ella & John è il nuovo film di Paolo Virzì, il primo "americano" per lui, che seppure accolto tiepidamente dalla critica di oltreoceano ha fruttato una candidatura ai Golden Globe per Helen Mirren. Virzì è da sempre uno dei miei registi preferiti, quindi per me questo è il vero titolo imperdibile della settimana, anche se un po' mi rende perplesso la sua idea di raccontare la storia di una coppia di ottantenni acciaccati ma innamorati che decide di farsi un viaggio in camper - evidentemente una metafora del rapporto tra il Cannibal e James Ford. Ora cari amici, chi di voi è Helen Mirren e chi Donald Sutherland?
Cannibal Kid: Io potrei anche accettare la parte della Helen Mirren di turno, è solo che sono davvero troppo ggiovane per farla. Ford come Sutherland senior invece sarebbe perfetto.
Quanto a Virzì e al film la penso più o meno come l'autore del Cumbrugliume, che continuo a non sapere cosa significhi e forse glielo avevo già chiesto, ma continuo a non comprenderlo. Ho amato numerosi film di Virzì, soprattutto gli ultimi, eppure la vicenda on the road di questi due nonnini appare troppo geronto-fordiana per fare davvero breccia nel mio cuore. Comunque staremo a vedere, anche perché mi sembra l'unico film vagamente promettente della settimana.
Ford: film potenzialmente della settimana, Virzì conferma di essere uno degli autori italiani più importanti del passato recente, rischi compresi. Personalmente, potrebbe conquistarmi oppure lasciarmi incredibilmente deluso. Qualsiasi cosa sia, spero differisca dall'opinione di Cannibal.

L'ORA PIÙ BUIA
"Quel Rovazzi mi preoccupa parecchio. E se riuscisse per davvero a soffiarmi l'Oscar?"

Michele: Un altro film che vive della maestosa interpretazione del suo protagonista. In L'Ora più Buia un Winston Churchill che vive l'angoscia di chi sa che deve prendere una decisione impossibile agli inizi della Seconda Guerra Mondiale è interpretato dal grande Gary Oldman, considerato uno dei favoriti per la prossima notte degli Oscar. Anche se certo sarà dura battere la concorrenza di Rovazzi. Vedo già Ford davanti allo schermo in brodo di giuggiole. Io intanto andrò a recuperarmi il nuovo Kickboxer!
Cannibal Kid: Gary Oldman sarà anche un grande attore e qui – per carità – sarà bravissimo, però io non l'ho mai sopportato un granché e questa fordiana rottura di palle storica del decimo livello non mi attira per niente. Agli Oscar piuttosto faccio il tifo per gente che interpreta quelli che sono considerati due degli attori peggiori di sempre: Fabio Rovazzi nella parte di Fabio Rovazzi e James Franco in quella di Tommy Wiseau.
Ford: l'Academy, per quanto mi riguarda, deve ancora un Oscar a Stallone. Quindi Rovazzi e Oldman, per il momento, se lo possono scordare. Anche se il film lo vedo volentieri.

INSIDIOUS: L'ULTIMA CHIAVE
"Perché Cannibal e Ford hanno invitato Michele e non me?
Cercherò di fare luce su questo mistero..."

Michele: Negli USA questo quarto capitolo della saga di Insidious è stato l'ennesimo successone, ma la critica ha sostenuto che la saga sta cominciando a mostrare i primi segni di stanchezza. Pensate che io, anche se sono da sempre un grande estimatore degli horror, ho cominciato a sentirmi stanco (e assonnato!) già dal secondo film. Questo a dimostrazione di quanto io sia anni luce avanti a tutti. Mangiate la mia polvere, cari colleghi!
Cannibal Kid: Il primo Insidious, checché ne dica Ford, era davvero terrificante. In senso buono. Il secondo non in senso buono, al punto che manco sono riuscito a vederlo tutto. Il terzo era una cazzata piuttosto divertente. Il quarto? Non c'ho tutta 'sta voglia di scoprirlo. Penso lascerò il compito di recensirlo a Michele, che a quanto pare ha una gran voglia di diventare il primo della classe tra i blogger cinematografici. E con della concorrenza come la mia o quella di Ford, non credo ci voglia molto.
Ford: lascio con piacere a Michele il piacere di scoprire quella che sarà l'ennesima sòla dell'horror, nuovo capitolo di un brand che non mi ha mai convinto. Dal canto mio, preferisco passare il tempo a farmi beffe di chi lo esalterà, dallo stesso Michele a Peppa Kid.

POESIA SENZA FINE
"Evvai, oggi è giovedì! Significa che domani sul Cumbrugliume c'è la rubrica Venerdì Gnocca!"

Michele: Avete presente il noto detto "Venezia è bella ma non ci vivrei"? Ecco: Jodorowsky è bravissimo, ma i suoi film guardateli voi. Chi si offre volontario?
Cannibal Kid: Una volta mi era passata per la mente l'idea di recuperare un film di Alejandro Jodorowsky. Poi ho pensato che poteva essere troppo radical-chic e incomprensibile persino per me. E così ho passato, e continuo a passarlo, pure io. Invece Ford, tra una poppata e l'altra, tornerà a fare il cinefilo snob come un tempo ed esalterà l'ormai 88enne Jodorowsky come uno dei più grandi registi viventi?
Ford: Jodorowski è mitico, che si parli di fumetti, letteratura o cinema. Personalmente, l'ho sempre adorato. Dovessi trovare le energie mentali per affrontarlo di nuovo, lo farò volentieri alla faccia di tutti i finti pane e salame e radical chic come Michele e Cannibal.

UN SACCHETTO DI BIGLIE
"Vieni, Fordino, ti porto via da tuo padre.
Ti aveva promesso un sacchetto di biglie, e invece ha raccontato solo un sacco di balle."

Michele: Come frase di lancio de Un Sacchetto di Biglie proporrei "il film che ha fatto dire a Michele de Il Cumbrugliume: 'no ok, ho cambiato idea, preferisco Jodorowsky'!". Scherzi a parte ci avviciniamo alla Giornata della Memoria e film come questo sono importanti; è la storia (tratta dal romanzo autobiografico di Joseph Joffo) di due fratellini ebrei che devono intraprendere un lungo viaggio nella Francia occupata dai nazisti per sfuggire alla cattura. Tutto bellissimo, tutto giustissimo, tutto utilissimo. Solo che non riesco a togliermi dalla testa l'idea che inserendo nel film una scena in cui Indiana Jones (o Capitan America!) prende a pugni otto nazisti per far scappare i due protagonisti, il tutto risulterebbe estremamente più efficace. ALWAYS PUNCH A NAZI!
Cannibal Kid: Macché il fordiano Indiana Jones! Macché quel fighetto di Captain America! Qua per farmi vedere una pellicola del genere ci sarebbe bisogno dei basterdi di Tarantino. Visto che non mi risulta siano presenti, preferisco fare una partita a biglie piuttosto che cimentarmi con questa impegnatissima, e potenzialmente noiosissima, pellicola.
Ford: ogni anno, con l'appropinquarsi del Giorno della Memoria - giustissimo, senza ombra di dubbio - si moltiplicano le proposte in sala potenzialmente a rischio retorica e noia. Personalmente, preferisco riscoprire cult del passato e lanciare le biglie nel sacco in pieno viso del Cannibale, e anche di Michele, se osa mettersi in mezzo.

MARLINA - OMICIDA IN QUATTRO ATTI
"Ma chi te l'ha data la patente, Mr. James Ford? Fa' guidare me, se non vuoi che ti faccia del male!"

Michele: Un film che secondo me è descritto perfettamente dal suo titolo originale: Marlina si pembunuh dalam empat babak. Ecco, non mi sento di aggiungere altro e lascio quindi la parola a Cannibal Kid che ci teneva molto a raccontarvi la biografia della regista Mouly Surya. Ciao ciao!
Cannibal Kid: Ehm... sì. Come tutti sanno Mouly Surya è nata a Giacarta ed è una delle più promettenti registe dell'Indonesia. Anche perché non credo ce ne siano così tante altre. Sono promosso, Prof. Borgogni?
Riguardo al suo nuovo film, potrebbe anche essere la rivelazione della settimana, e magari dell'anno, ma chi c'ha voglia di scoprirlo?
Tra tutti i pretenziosi mattonazzi pseudo impegnati perfetti per il pretenzioso Ford de 'na vorta in uscita 'sto weekend, l'idea di guardarmi Il vegetale alla fine non mi sembra poi così sgradevole.
Ford: titolo molto difficile da approcciare, sia per i finti radical come Cannibal, che per i pane e salame come me e Michele. Nel dubbio, lascio da parte per un eventuale recupero e spero che l'eventuale recensione possa generare una nuova Blog War.


Grey Mirror, la stagione sbiadita di Black Mirror

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Ho trovato una nuova app. In base ai film e alle serie tv che mi piacciono, ma anche alle persone che frequento, alle cose che cerco su Google, ai miei sogni, e a ogni cosa che dico o che faccio, mi consiglia delle cose che potrei gradire. È da un po' che la uso, che la tengo accesa tutti i giorni 24 ore su 24, e finalmente ecco che mi ha consigliato qualcosa da vedere. Una serie tv. La quarta stagione di Black Mirror.

Ok, grazie al cazzo. Avevo già adorato le prime 3 season, non c'era bisogno di una app che mi spia 24h su 24 per dirmi che dovevo vedere la nuova stagione, che avrei guardato comunque. Dannate nuove tecnologie. Pensi che ti semplifichino la vita, che servano a qualcosa, e invece non fanno altro che deluderti...


Black Mirror
(Stagione 4)


Episodio 1, USS Callister

Ho sofferto questo episodio tantissimo. Io non ho mai sopportato Star Trek e quindi l'idea di restare intrappolato per tipo tutta l'eternità dentro una serie sci-fi del genere è una delle cose più terrorizzanti che potrei mai concepire. Può darsi invece che i trekkies si siano gustati questa puntata come un divertissement, ma io l'ho trovata di un'angoscia così notevole, da non essermela nemmeno goduta in pieno. Peccato.
(voto 7/10)


Episodio 2, Arkangel

In una stagione dove le donne hanno un ruolo da protagoniste assolute, questo è l'unico episodio che mi è parso davvero femminile, complice lo zampino di Jodie Foster alla regia. Nelle altre puntate invece mi è sempre sembrato dominante un punto di vista maschile, d'altra parte le sceneggiature sono tutte curate da Charlie Brooker. Un Charlie Brooker un po' appannato, un po' sbiadito, ma che sa ancora tirare fuori degli spunti notevoli. Come quello di Arkangel, che ci propone una nuova tecnologia che le mamme pancine iperprotettive possono impiantare direttamente nella testa dei loro figli per controllare dove sono, e anche cosa stanno facendo in ogni momento, guardando su un monitor attraverso i loro occhi.
Una grande idea, perfetta per riflettere sul “parental control” e sull'ossessione di certi genitori di proteggere i pargoli da qualsiasi cosa, sviluppata però in una maniera parecchio forzata. Una volta liberatasi dalla “trappola” di questa tecnologia, la madre torna a utilizzarla proprio la prima volta che la figlia scopa. E poi la prima volta che si droga. E che doppia sfiga!
Uno spunto così la maggior parte dei film, di fantascienza e non, se lo sognano, ma per il resto si poteva fare di più...
(voto 6,5/10)


Episodio 3, Crocodile

Qui iniziano le note dolenti. Crocodile è un thrillerino banalotto e già visto, in cui la tecnologia ha un ruolo sì importante, ma meno inquietante rispetto al solito. La vicenda viene mandata avanti in maniera piuttosto noiosa e non mi stupisce di aver trovato al termine il nome di John Hillcoat, il regista di pellicole dal ritmo certo non trascinante come The Road e Lawless.
Le note positive arrivano dalla colonna sonora (“Strict Machine” dei Goldfrapp e il leitmotiv “Anyone Who Knows What Love Is” di Irma Thomas) e dalla buona prova recitativa della protagonista Andrea Riseborough, solo che la storia proprio non mi ha preso.
(voto 5/10)


Episodio 4, Hang the DJ
"Questa app dice che Hang the DJ è il nuovo San Junipero."
"Questa app mi sa tanto che dice un sacco di stronzate."

Qualcuno in rete aveva cercato di vendere in rete Hang the DJ come il nuovo San Junipero. Ok, i toni da romcom ipertecnologica sono vagamente simili, però no. Non siamo proprio allo stesso livello. La puntata offre l'occasione per una riflessione sui siti d'incontri e le app per app-untamenti e nel complesso non è niente male. Solo che l'alchimia tra i due protagonisti Georgina Campbell e Joe Cole non è esattamente il massimo e la scintilla non scatta. Tra loro due sì, ma tra me e loro due no. San Junipero resta una cosa di un altro pianeta e non basta la simbolica canzone degli Smiths alla fine per portarlo a un livello anche solo lontanamente vicino.
(voto 7/10)


Episodio 5, Metalhead

Non mi rompevo così tanto i coglioni dai tempi di Dunkirk. Quindi dal 1940.
Era davvero necessario questo episodio riempitivo? Si tratta di un survival horror estenuante, privo di idee, di trama o di caratterizzazione dei personaggi, che cerca di fare il figo giocandosi come unica carta quel suo bianco e nero che fa solo tanto pretenzioso. E a chi dice che la regia è grandiosa, io vorrei ricordare che è una puntata diretta da David Slade. Uno che sì in passato ha firmato Hard Candy e ottimi video di artisti come Aphex Twin, Stone Temple Pilots e Muse, ma è anche lo stesso di The Twilight Saga: Eclipse. Ancora convinti sia un episodio ben girato?
(voto 3/10)


Episodio 6, Black Museum

Quando ero caduto in preda alla disperazione e dopo il pessimo e soporifero quinto episodio stavo pensando: “E anche Black Mirror ormai ce lo siamo giocato”, ecco che la serie ha tirato fuori la mia puntata stagionale preferita. L'effetto sorpresa delle prime due stagioni ormai è svanito del tutto. L'emozione di puntate-capolavoro come San Junipero è solo un ricordo. Però Black Museum con le sue storie intrecciate riesce a essere una specie di compendio di tutto ciò che Black Mirror era e che rappresenta tuttora. Al suo interno mette persino troppa carne al fuoco. Con le idee che contiene avrebbero anche potuto tirare fuori 3 o 4 episodi differenti, non uno solo, però c'è di che appassionarsi, tra echi del cinema di David Cronenberg e delle puntate più riuscite del passato della serie. Con questa zampata finale, Charlie Brooker dimostra che per stupire di nuovo ce l'ha parecchio dura, ma se non altro dimostra anche di avere ancora qualcosa da dire. Forse non è arrivato il momento di chiudere il Black Museum.
(voto 7+/10)


Il “consiglione” della app, che in base ai miei gusti mi suggeriva di guardare Black Mirror 4, non è che ci abbia preso più di tanto. Sì, è una visione che va fatta, perché comunque di idee e di episodi intriganti anche al suo minimo questa serie riesce sempre a tirarne fuori. Solo che non è certo la cosa migliore che potesse consigliarmi. Quindi hang the DJ e soprattutto hang the app. Se volete trovare qualcosa di bello spegnete gli smart phone e seguite i consigli dei blog. O, se proprio non ce la fate a spegnerli, almeno leggete i blog direttamente sugli smart phone.

Lady Bird – Sì, si fa chiamare donna uccello... cosa ridete?

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Lady Bird
Regia: Greta Gerwig
Cast: Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Tracy Letts, Beanie Feldstein, Lucas Hedges, Timothée Chalamet, Odeya Rush, Jake McDorman, Kathryn Newton


Tutti amano la propria mamma e tutti odiano la propria mamma. In un dato periodo della vita, almeno, che specco coincide con l'adolescenza. C'è poi anche chi 'sta cosa non se la fa passare mai, come Eminem, ad esempio, ma quella è un'altra storia.


La protagonista di Lady Bird ha un rapporto molto conflittuale con la madre. Un fatto piuttosto normale, visto che, come dice il padre, hanno entrambe “personalità molto forti”. Un rapporto così conflittuale che la protagonista del film non accetta nemmeno il nome che i genitori le hanno imposto, Christine, e preferisce farsi chiamare Lady Bird, la “donna uccello”. E che nessuno osi fare battutacce che nemmeno io oso fare, perché questo è un film di classe. Un'opera prima acerba e allo stesso tempo matura, scritta e diretta da Greta Gerwig. Opera prima vera e propria, considerando che nel 2008 Nights and Weekends lo aveva co-diretto con Joe Swanberg e quindi non vale.


Come attrice la Gerwig ha cominciato a farsi notare in film come The House of the Devil, Lo stravagante mondo di Greenberg e Damsels in Distress – Ragazze allo sbando, ed è poi è definitivamente esplosa come nuova icona del cinema indie americano odierno con Frances Ha, da lei stessa co-sceneggiato insieme a Noah Baumbach.


Ecco l'esplosione di Greta Gerwig a Hollywood


Già in Frances Ha, così come nella sua altra collaborazione con Baumbach Mistress America, era possibile intravedere degli echi autobiografici, che emergono qui in Lady Bird con forza ancora maggiore. Saoirse Ronan ha la parte di Greta Gerwig da teenager ed è uno spettacolo perché la sua interpretazione non si risolve nella sua semplice imitazione, anche se a tratti sembra proprio di vedere la Gerwig, lì sullo schermo. È un personaggio strano, il suo. È una ragazza fuori dagli schemi, eccentrica, stramba, ma non rientra nella stereotipata categoria della nerd classica. Contemporaneamente, pur essendo carina, è troppo “weird” per far parte, per far parte per davvero, dei ragazzi cool della scuola, quelli che hanno i $oldi veri, mentre lei vive dall'altra parte delle rotaie, nella metà meno trendy della città. È insomma una “inbetweener”, una che non appartiene a nessun gruppo, una che sfugge a tutte le definizioni. Una tipa unica, come il nome con cui si è autobattezzata: Lady Bird.

No, ma sul serio nessuna la prende in giro o la bullizza per questo nome?


Christine Lady Bird è una tipa che persino la sua stessa madre fa fatica a comprendere e ad apprezzare. La verità è che la gente fa fatica ad apprezzare ciò che non rientra in una categoria predefinita. La gente se va al cinema a vedere un horror, si aspetta un film che faccia paura e basta, e se va a vedere una commedia, si aspetta di ridere staccando il cervello e basta, senza tante menate riflessive. Se si trova qualcosa di diverso va in crisi. Lady Bird fondamentalmente è una commedia, una commedia dalle parti della serie Girls e del miglior cinema di Woody Allen (si può ancora dire Woody Allen, oppure il suo nome è stato bandito insieme a quello di Kevin Spacey?), ma con uno stile e dei personaggi tutti suoi, tutti personali, e allo stesso tempo è anche qualcos'altro. Qualcosa di più di una semplice commedia.


Lady Bird parte come film adolescenziale “coming of age” piuttosto consueto. La storia di una ragazza all'ultimo anno di liceo che vive a Sacramento, la città più sfigata della California, o almeno così ci viene descritta, e che ha le idee confuse riguardo a cosa fare del resto della sua vita. Una californiana atipica, una giovane donna uccello che sogna di spiccare il volo lontano e andare via, direzione New York City, dall'altra parte degli Stati Uniti. La pellicola è una teen comedy gradevole che minuto dopo minuto cresce sempre di più e che nel finale si rivela in tutta la sua bellezza, con un'esplosione di emozioni capaci di trasformare un film qualunque in un film che senti tuo. Che parla di Lady Bird, di Christine, di Greta Gerwig o di qualunque modo in cui preferisci chiamarla, ma alla fine parla anche di te. Di te che ti chiami Marco, ma preferisci farti chiamare Cannibal Kid. Di come sia difficile integrarsi, sentirsi parte di qualcosa. Di come gli altri, persino le persone che ti sono più vicine, persino tua madre, facciano fatica a capirti. Di come sia un po' colpa degli altri, se non riescono a comprenderti, ma pure colpa tua, che non è che lo fai apposta a essere diverso dalla massa, è solo che così ci sei nato e basta. Di come gli altri, anche quando sembrano guardarti come se fossi un alieno, alla fine possano comunque volerti bene e apprezzarti, a loro modo.

"Mamma, come mi sta questo vestito?"
"Malissimo. Ma ti voglio bene comunque."

Lady Bird è un film generazionale, che parla della mia generazione. La Gerwig ha un anno in meno di me, è del 1983, e la storia racconta di com'era essere teenager nel 2003, in quel periodo storico confuso, di transizione, di passaggio. Il periodo post-11 settembre in cui Internet, cellulari e nuove tecnologie cominciavano a intrufolarsi nelle nostre vite, ma ancora non le dominavano. Un periodo accompagnato dalle canzoni di Justin Timberlake e della Dave Matthews Band che all'epoca consideravi un po' meh e un po' troppo da femmine, e che invece adesso cominci a rivalutare.

"Va beh, non so, a questo punto rivalutiamo pure Luca Dirisio e Paolo Meneguzzi..."

Se il centro e il cuore della pellicola sono rappresentati da Lady Bird/Christine/Greta Gerwig teenager/Saoirse Ronan, da applausi è pure il cast di contorno, a partire da una Laurie Metcalf pronta a tornare nel revival della sitcom che l'ha lanciata, Pappa e ciccia, che qui nei panni della mamma dimostra di essere un'attrice drammatica coi fiocchi.


E poi c'è una Odeya Rush (The Giver – Il mondo di Jonas, Piccoli brividi) perfetta nei panni della più figa del liceo.


C'è una Kathryn Newton (Halt and Catch Fire, Big Little Lies, Little Women) inedita nella parte della sfigata rompiscatole.

"Sarò odiosa anche in versione nerd? Qualcosa mi dice di sì..."

C'è un'ottima Beanie Feldstein nel ruolo della BFF di Lady Bird.

"Come ti sei slogata il polso, donna uccello? Ehm no, guarda... fai finta che non te l'abbia mai chiesto."

Ci sono Timothée Chalamet, l'attore rivelazione di Chiamami col tuo nome...

"Mi spiace, donna uccello, ma mi piace di più l'uccello di Armie Hammer."

...e Lucas Hedges, l'attore rivelazione di Manchester by the Sea. Due giovani interpreti che, se non si bruciano nel frattempo, sono destinati a rappresentare il presente e il futuro della recitazione da qui ai prossimi 10/20 anni.

"Non dirmi che pure a te piace di più l'uccello di Armie Hammer... ma possibile che la passera sia così passata di moda?"

Lady Bird forsenon è il film migliore della storia, come mi aspettavo sarebbe potuto essere un lavoro di Greta Gerwig con protagonista Saoirse Ronan. Forse è solo il primo tassello nella carriera di una nuova fenomena del cinema a stelle e strisce che può ancora crescere parecchio. Forse invece è già il punto più alto di un'autrice che, ora che ha raccontato la sua adolescenza, non farà altro che ripetere le stesse cose e le stesse tematiche in forme più o meno diverse, ma allo stesso tempo sempre più o meno uguali.
Lady Bird forse è una pellicola imperfetta, però a me calza alla perfezione. È come uno di quegli abiti che indossati dagli altri stanno male e indosso a te forse stanno anche peggio, solo che ti fanno sentire del tutto a tuo agio.
Lady Bird forse non afferma niente con certezza. Non ci dice che, se la vita in una cittadina ci sta stretta, quella in una metropoli andrà per forza meglio.
Lady Bird forse è un viaggio sospeso, indefinito, un gigantesco forse. È il punto interrogativo che ci troviamo di fronte a 18 anni, quando abbiamo ancora tutta la vita davanti e qualsiasi direzione da poter prendere. E cosa c'è di più spaventoso, e allo stesso tempo di più bello?
(voto 8,5/10)

P.S. Mamma, se per caso stai leggendo, la frase d'apertura era giusto così, per dire. Io non ti ho mai odiata per un solo istante.
Forse.



Oscar 2018: la forma delle nomination

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Gli Oscar 2018 hanno sparato le loro nomination. Tanti nomi sono in linea con le previsioni della vigilia, ma ci sono anche delle sorprese. Ad esempio?
The Post ha ricevuto appena due candidature e Steven Spielberg è rimasto fuori dalla cinquina dei migliori registi. COOOSA?
L'Academy Awards che “fa fuori” il suo amato Spilby? Sono impazziti?


Per tornare sui loro soliti binari di prevedibilità, ecco allora che hanno deciso di dare la 121esima nomination all'attrice rivelazione dell'anno, Meryl Streep.


Non sorprende del tutto, ma comunque lascia piacevolmente sorpresi il dominio totale di un film tutto sommato fantasy come La forma dell'acqua – The Shape of Water, che va a comandare con ben 13 nomination, contro le 8 (in ogni caso 8 di troppo) per l'inutile e sopravvalutato Dunkirk, che a questo punto sembra rientrare in corsa anche per la statuetta più importante.
7 nomination invece per Tre manifesti a Ebbing, Missouri, che comunque credo rimanga il titolo da battere come migliore film dell'anno, anche se l'esclusione di Martin McDonagh tra i migliori registi qualche dubbio lo fa venire.
E proprio nella categoria dei registi sono arrivate le sorprese più clamorose, con Jordan Peele e Greta Gerwig che hanno fatto le scarpe ai soliti noti. Peccato giusto per l'esclusione del nostro Luca Guadagnino. GOMBLOTTO anti-Italia!


Chiamami col tuo nome è riuscito in ogni caso a portare a casa 4 sacrosante candidature, anche se avrebbe meritato qualcosa in più. Così come avrebbe meritato di più delle 3 candidature ricevute anche I, Tonya.
Bene invece Lady Bird con 5 nomination, mentre stupiscono gli exploit de Il filo nascosto e L'ora più buia, che hanno ottenuto 6 candidature a testa, più di quanto indicavano le previsioni della vigilia e gli altri premi cinematografici assegnati nelle scorse settimane.

Cos'altro dire?
Ah già, gli esclusi.
James Franco. Vogliamo aprire il capitolo James Franco?
Sì, ma facciamola breve che se no mi incazzo. Le accuse di molestie nei suoi confronti non so se sono vere, o se sono inventate, o se sono parzialmente vere e parzialmente inventate, e nemmeno m'importa. James Franco in The Disaster Artist è strepitoso e offre una performance da applausi, con un ruolo difficilissimo che in mano ad altri si sarebbe potuto risolvere in una semplice parodia o in un'imitazione macchiettistica e che invece lui riesce a rendere poetico. Avrebbe quindi se non altro meritato di andarsela a giocare con Gary Oldman, e invece niente da fare.
Fuori dalla cinquina dei migliori attori protagonisti anche Jake Gyllenhaal. Cosa che in altre circostanze mi avrebbe fatto incazzare ma, dopo aver visto il mediocre Stronger, devo dire che va bene così: sarebbe stato ingiusto nominarlo per uno dei film meno memorabili della sua carriera.

Per commentare le nomination degli Oscar 2018, fare pronostici e indicare i preferiti comunque ci sarà ancora tempo, fino a quando le statuette saranno consegnate il 4 marzo. Sì, lo stesso giorno delle elezioni politiche italiane. Cosa aspettate e cosa temete di più?

Ecco intanto tutte le candidature.

MIGLIOR FILM
Chiamami col tuo nome
L’ora più buia
Dunkirk
Scappa – Get Out
Lady Bird
Il filo nascosto
The Post
The Shape of Water
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

MIGLIOR REGIA
Christopher Nolan, Dunkirk
Jordan Peele, Scappa – Get Out
Greta Gerwig, Lady Bird
Paul Thomas Anderson, Il filo nascosto
Guillermo del Toro, The Shape of Water

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Timothee Chalemet, Chiamami col tuo nome
Daniel Day Lewis, Il filo nascosto
Daniel Kaluuya, Scappa – Get Out
Gary Oldman, L'ora più buia
Denzel Washington, Roman J. Israel, Esq.

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Sally Hawkins, The Shape of Water
Frances McDormand, Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Margot Robbie, I, Tonya
Saoirse Ronan, Lady Bird
Meryl Streep, The Post

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Willem Dafoe, The Florida Project
Woody Harrelson, Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Richard Jenkins, The Shape of Water
Christopher Plummer, Tutti i soldi del mondo
Sam Rockwell, Tre manifesti a Ebbing, Missouri

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Mary J. Blige, Mudbound
Alison Janney, I, Tonya
Lesley Manville, Il filo nascosto
Laurie Metcalf, Lady Bird
Octavia Spencer, The Shape of Water

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
The Big Sick
Get Out
Lady Bird
The Shape of Water
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Chiamami col tuo nome
The Disaster Artist
Logan
Molly’s Game
Mudbound

MIGLIOR FILM STRANIERO
A Fantastic Woman
The Insult
Loveless
On Body and Soul
The Square

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Baby Boss
The Breadwinner
Coco
Ferdinand
Loving Vincent

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Blade Runner 2049
L’ora più buia
Dunkirk
Mudbound
The Shape of Water

MIGLIOR SCENOGRAFIA
La Bella e la Bestia
Blade Runner 2049
L’ora più buia
Dunkirk
The Shape of Water

MIGLIOR MONTAGGIO
Baby Driver
Dunkirk
I, Tonya
The Shape of Water
Tre Manifest a Ebbing, Missouri

MIGLIOR COLONNA SONORA
Dunkirk
Il filo nascosto
The Shape of Water
Star Wars
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

MIGLIOR CANZONE
Mighty River, Mudbound
Mystery of Love, Chiamami col tuo nome
Remember Me, Coco
Stand Up For Something, Marshall
This Is Me, The Greatest Showman

MIGLIORI EFFETTI VISIVI
Blade Runner 2049
Guardiani della Galassia Vol.2
Kong: Skull Island
Star Wars: Gli ultimi Jedi
The War – Il Pianeta delle Scimmie

MIGLIOR SONORO
Baby Driver
Blade Runner 2049
Dunkirk
The Shape of Water
Star Wars: Gli ultimi Jedi

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Baby Driver
Blade Runner 2049
Dunkirk
The Shape of Water
Star Wars: Gli ultimi Jedi

MIGLIORI COSTUMI
La Bella e la Bestia
L’ora più buia
Il filo nascosto
The Shape of Water
Vittoria e Abdul

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA
L’ora più buia
Vittoria e Abdul
Wonder

MIGLIOR DOCUMENTARIO
Abacus
Faces, Places
Icarus
Last Man In Aleppo
Strong Island

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
Edith and Eddie
Heaven is a Traffic Jam on the 405
Heron
Knife Skills
Traffic Stop

MIGLIOR CORTO ANIMATO
Dear Basketball
Garden Party
Lou
Negative Space
Revolting Rhymes

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
DeKalb Elementary
My Nephew Emmett
The Silent Child
The Eleven O’Clock
All of Us



Donald Tramps

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Tramps
Regia: Adam Leon
Cast: Callum Turner, Grace Van Patten


Che cos'è Tramps?
Il biopic non ufficiale sulla famiglia Trump, il cui cognome è stato leggermente modificato per non incappare in denunce, come rischia invece in questi giorni il libro best seller Fire and Fury?



No. Tramps è un film “boy meets girl”. Un boy meets girl piuttosto particolare e sui generis, specifichiamo. Lo spunto iniziale è infatti più da pellicola criminale che romantica. Il boy in questione è un ragazzo di origini polacche che viene incaricato dal fratello maggiore, uno talmente onesto che si trova in prigione, di fare un misterioso scambio di valigette. Perché?
Boh, per fare dei soldi. Di più non si capisce.
Nei panni di questo boy troviamo Callum Turner, attore britannico decisamente lanciato che si è fatto notare nella sottovalutata serie teen Glue, ma anche nel thriller-horror Green Room e nella miniserie storica War & Peace, di recente sdoganato nel cinema “commerciale” da Assassin's Creed e dall'imminente (oddio, neanche tanto imminente visto che esce tra quasi un annetto) Animali fantastici: I crimini di Grindelwald.


La girl in questione invece è... 


Mio Dio, non ce la faccio a parlarne. È troppo figa!
È figa l'attrice, Grace Van Patten, che certo non passa inosservata pure nell'ultimo di Noah Baumbach, The Meyerowitz Stories, e di cui tanto credo sentiremo parlare molto a lungo in futuro. Ed è figa pure la tipa che interpreta. Una ragazza diffidente e (apparentemente) insensibile, che si destreggia tra lavoretti più o meno legali, ma che sotto sotto è alla ricerca di qualcosa di più. Di cosa?
Di un suo posto nel mondo, forse. Oppure fatevene un po' voi un'idea guardando il film.


Com'è il film?
È un boy meets girl strano, ve l'ho detto. Uno di quelli che non si trovano in giro tutti i giorni, e ve lo dice uno che di questo genere di film è parecchio appassionato e ne ha visti parecchi. Talmente tanti che, se dovessi scrivere una tesi di laurea oggi, questo particolare sottogenere cinematografico sarebbe uno degli argomenti in pole position.
Ed è strano anche il finale che adesso mica sto a spoilerarvi, però sembra essere il classico finale che uno si aspetta e invece no, e qualcuno ci potrà rimanere male, ci potrà restare un po' deluso, ma così è, quindi fatevene una ragione.


Pur non rappresentando niente di rivoluzionario o di mai visto prima, diciamo che può essere descritto con rapidità come una specie di versione leggermente criminale di Prima dell'alba (uno dei capostipiti supremi del genere boy meets girl odierno), questa piccola produzione Netflix sa come stupire e spiazzare. E conquistare. Sì, va beh, con a disposizione un'arma nucleare come Grace Van Patten è facile. Non è però solo per lei. Anche la colonna sonora ad esempio è parecchio originale e passa con disinvoltura dal jazz a pezzi latineggianti (ma non reggaeton, tranquilli) e ogni nota suona sempre piazzata al momento giusto.


È un piacere vagare senza meta insieme a questi boy & girl confusi & felici, due anime in pena che rappresentano alla perfezione la generazione di oggi, senza per questo pretendere di essere un ritratto generazionale. Alla fine Tramps con Donald Trump – per fortuna – non c'entra niente, se non per una cosa. Questo film makes boy meets girl movies great again!
(voto 7/10)


Chiamami col tuo film

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Grandi film in arrivo, questa settimana. Ma che davvero?
Ebbene sì. Qualche titolo che promette scintille c'è e, se proprio non ci credete, basta dare un'occhiata qui sotto al nuovo appuntamento della rubrica sulle uscite cinematografiche settimanali. Per pre-commentare le pellicole, insieme a me e al mio blogger nemico Mr. James Ford, questa settimana c'è un volto nuovo del blogging nazionale. Una penna giovane, brillante e originale. Una vera ventata d'aria fresca sul web.
No, non sto parlando di me, bensì di un|tipetto|impertinente, l'autore del blog rivelazione degli ultimi mesi cheeky|show. Se ancora non lo conoscete, provate a dare un'occhiata e soprattutto una lettura. Penso che vi conquisterà|appassionerà.


CHIAMAMI COL TUO NOME
"Armie, possiamo sforzarci finché vogliamo, ma non riusciremo mai a essere teneri quanto Ford e Cannibal insieme."

un|tipetto|impertinente: Mai visto un film di Guadagnino, però mi sta già simpatico perché ha girato il video di Vamos a Bailar (esta vida nueva), figo inno pop e tuttora suoneria del cellulare|citofono usato dal vecchio cowboy con l'insospettabile passione per le melodie spagnoleggianti. Lo so, 'sta premessa dice già tutto su spessore|credibilità dei miei interventi ma, finite le blog|star da invitare, Kid and Ford hanno raschiato il fondo della blogosfera e hanno trovato solo me per questa partecipazione che può essere definita in tanti modi tranne che straordinaria! Andando al film, sento che mi incanterà occhi|cuore|orecchie (il brano Mistery of Love ci è già riuscito). Spero però che i due protagonisti non passino tutto il tempo a passeggiare, scaramucciarsi, filosofeggiare e che ci diano anche dentro come si deve. Mi vien facile identificarmi nel 17enne Elio alle prese con le prime sconvolgenti passioni per un tipo più grande, passioni che per Kid e Ford sono ormai un vago|lontanissimo ricordo. Ho una domanda, però: nel 1983 i 24enni sembravano 31enni? Perché l'Oliver del figo 31enne Armie non mi pare proprio un 24enne. Ma son dettagli che noto solo io e i teen|drama tanto amati dal Cannibal|Teen-inside ci insegnano che pure attori di età fordiana possono risultare assolutamente credibili nei panni di liceali con gli armadietti pieni di stickers.
Cannibal Kid: un|tipetto|impertinente parte subito alla grande, citando un pezzo vintage di Paola & Chiara che appartiene alla mia generazione. Roba che una volta avrebbe fatto sanguinare le orecchie dell'un tempo metallaro Mr. Ford, mentre oggi che si è convertito al reggaeton probabilmente gli viene una gran voglia di bailar.
Quanto al film l'ho già visto e quindi non potete fare altro che attendere la mia recensione. Posso comunque anticipare che Armie Hammer come 24enne si può anche spacciare e, considerando che nei panni del 17enne Elio c'è il 22enne Timothée Chalamet, diciamo che la differenza d'età tra loro resta pressoché invariata. Ma poi io sono cresciuto con Dawson's Creek, quindi certi problemi non me li pongo nemmeno.
Ford: do il benvenuto al Tipetto che, mi tocca convenire con Cannibal, parte alla grande citando il mio pezzo preferito di Paola e Chiara, cavallo di battaglia che ho più volte sfoderato ai tempi della Playstation 3 e del suo karaoke, gli stessi in cui il buon Tipetto probabilmente non era ancora nato. Sono fresco di visione del film, che è decisamente più stile Cannibal che Ford, ma non è detto, come fu lo scorso anno per L'Avenir, che non s'incontrino sorprese. Oppure no?
Di sicuro, la parte del liceale io non la posso più fare. Ma quella dell'universitario senza dubbio.


DOWNSIZING
"Ciao tipetto impertinente. Pensavo che il tuo fosse solo un soprannome e invece sei davvero davvero un tipetto."

un|tipetto|impertinente: C'è chi cerca in tutti i modi di aumentare le proprie dimensioni, tipo affidandosi ad un banner pieno di promesse trovato su Xhamster (a proposito, Cannibale, come procede? funziona?) e chi invece, come Matt Damon, sceglie di rimpicciolirsi proprio tutto, dalla testa ai piedi, per il bene della Terra, dell'umanità e non solo. Piccolo|futuro cult o gigante cagata di un alano? Non ho tutta questa fretta di sciogliere il dilemma.
Cannibal Kid: Ho provato ad aumentare le mia dimensioni, ma proprio non c'è niente da fare. Forse perché è già troppo grande? Ahahah!
Al contrario però il mio cervello si rimpicciolisce ogni giorno sempre di più. E non so se sia un bene per l'umanità. Penso inoltre che il film possa proporre un Alexander Payne poco a suo agio con la materia scientifica e risolversi in una gigante cagata di un alano. Che non ho mai visto, e nemmeno ci tengo a farlo. La pellicola invece la voglio comunque vedere, sperando sia una visione simpatica ai livelli di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, piccolo|grande cult di quando io ero un bimbo e Ford era già un pensionato.
Ford: Payne mi è sempre piaciuto, Damon mi sta simpatico, non sono mai stato fanatico delle dimensioni - di qualsiasi cosa si parli -, eppure qui temo che ci si possa trovare di fronte alla possibile cagata cosmica di inizio anno. Felice di essere smentito, ma sinceramente non mi aspetto chissà quali prestazioni. Un po' come quando Cannibal recensisce un film.


MADE IN ITALY

un|tipetto|impertinente: Il mio interesse per Ligabue cantante|regista è sotto|zero e questo suo terzo film ha tutta l'aria di essere la solita|muffosa rottura di coglioni sulle crisi di mezza età in un paese in crisi, farcita di retorica e battute scartate dai baci|perugina. Quindi, no, grazie, non andrò a vedere questo film, né veloce come il vento né lentissimo come Ford ahahaha! Come dici, Stefano? Se ci faccio una recensione a 5|stelle anche senza vederlo mi regali un orsacchiotto pieno di baci perugina? A' Stè, guarda che tra un paio di mesi piglierò la patente (Kid and Ford, allacciate le cinture!), perciò come minimo voglio una Peugeot!
Cannibal Kid: Ligabue come cantante mi fa pena, anche se mai quanto un Vasco, che rappresenta la sua nemesi, un po' come Ford con me. Come regista non saprei. Di Radiofreccia ho un vago ricordo positivo, mentre Da zero a dieci, recuperato proprio a causa di una Blog War contro Mr. Ford, m'era sembrato abbastanza penoso, però da allora sono passati 16 anni. Io comunque, da buon 90s kid, ai film e alle serie con Stefano Accorsi non ce la faccio a voler male e quindi sono pronto a sorbirmi persino una buona dose di frasi da Baci Perugina incorporata. Anche se l'idea di una colonna sonora infarcita di brani del Liga mi mette addosso una certa dose di brividi. Un po' come se dovessi andare in auto insieme al mio blogger rivale, o al tipetto|quasi|patentato.
Ford: per prima cosa sconsiglierei ai miei due compari di rubrica di salire in auto con me al volante, perchè potrei essere peggio del Tipetto quasi patentato. Per seconda, sconsiglierei anche di buttarsi in una nuova visione di un film di Ligabue, che dopo gli ottimi esordi come cantante - ha costruito parte della mia adolescenza - e regista - Radiofreccia era carino -, si è totalmente sputtanato neppure fosse il Vasco della terza età, e il trailer di questo Made in Italy pare confermarlo.
Detto questo, il suddetto Tipetto ha capito già tutto: io sono lento, terribilmente lento in tutto. Chiedete pure a Julez.

"Ma quel tipetto impertinente come fa a sapere che la mia sceneggiatura è piena di battute scartate dai Baci Perugina?"


TUTTI GLI UOMINI DI VICTORIA
"Sono stufa di appuntamenti con radical-chic come te. Chi è il prossimo?"
"Un certo Cannibal Kid."
"Oh mio Dio, no!"

un|tipetto|impertinente: Il cinema francese ci sta abituando a piccole|grandi chicche che non hanno nulla da invidiare alle produzioni d'oltreoceano (minchia come scrivo professional, dopo il diploma devo assolutamente inviare il CV a quelli di MyMovies|ComingSoon). Ma, un secondo: "Un amico molto speciale" e "Love is in the air | Turbolenze d'amore" possono essere considerati delle chicche? Comunque. Victoria e tutti i suoi uomini arrivano nelle nostre sale con appena 2|anni di ritardo, un po' come Ford quando nelle sue classifiche del 2017 piazza pellicole del 2015 ahahaha! Questa commedia si rivelerà un buon bicchiere di Merlot o una baguette stantia|indigesta? Credo che Cannibal|Chic sia l'uomo giusto per rispondere a questa domanda.
Cannibal Kid: Oh, finalmente qualcuno che apprezza il cinema, e pure le commedie francesi quanto e forse pure più di me. E finalmente qualcuno che tira delle frecciatine contro Ford al mio livello. Anzi, ancora più cattive. Mi sa che ho trovato il mio erede ideale. Quasi quasi mi ritiro per godermi una meritata pensione dorata. Peccato che mi manchino giusto quei 40|50 anni di contributi per poterla incassare.
In ogni caso non divaghiamo, che a questo tipetto impertinente piace divagare più che a me. Cazzo, questo vuole proprio rimpiazzarmi su tutta la linea! Sul film dico solo una cosa: j'adore la protagonista Virginie Efira, splendida|sexy attrice già vista in 20 anni di meno, Una famiglia in affitto, Elle e Un amore all'altezza, quindi me lo guardo di sicuro.
Ford: io apprezzo il Cinema francese fatto bene, che non deve necessariamente essere radical come quello che piace tanto a Peppa e al piccolo George qui presenti. Se gli uomini di Victoria dovessero far parte del novero, tanto meglio per tutti. Altrimenti, bottigliate a profusione a cominciare da ora.


L'UOMO SUL TRENO - THE COMMUTER
"Liam, hai preso il treno solo per non andare in auto con Ford o il tipetto|manco|patentato, vero?"
"Beccato!"

un|tipetto|impertinente: Proprio l'altro giorno un uomo sul treno ha tentato di cheeky|showare il suo... bagaglio a mano davanti a me. Peccato non avesse manco un pelo del fascino|stagionato di Liam Neeson. Ops, un momento: questo non è il mio blog|diario. Scusatemi. Sì, ecco la trama seria: Norma Bates chiede al pendolare Liam di scovare un passeggero misterioso a bordo di un treno: "se accetti ti pago bene, altrimenti faccio ammazzare te, gli altri pendolari e tutti quelli che ti conoscono, compresi il Cannibale e Ford!" Ottimo! Finalmente ci liberiamo di questi due! Ah, invece no. Il solito Liam ovviamente risponde: io lo troverò! L'idea al binario di partenza mi sembra intrigante tanto da salire a bordo per godermi questo viaggio claustrofobico. Sarà avvincente o mi verrà voglia di rompere il vetro e lanciarmi fuori dal finestrino? Gli autori stagionati dei 2 blog più stagionati della stagionata blogosfera che dicono? A sensazione mi sembra un action|mistery più nei gusti dell'aspirante|Expendable Ford che del Cannibal|Chic.
Cannibal Kid: Io Liam Neeson non lo sopporto e se me lo trovo su un treno chiamo immediatamente il controllore per farlo scendere, che con quel menagramo lì a bordo di certo qualcosa di brutto sta per accadere. Altrimenti scendo io, cambio treno e già che ci sono cambio anche film, da buon Cannibal|Chic. Hey, questo potrebbe diventare il mio nuovo nickname ufficiale!
Ford: Liam Neeson come action hero non mi è mai andato giù. È sempre stato vecchio - dentro e fuori -, è l'equivalente maschile di Megan Fox in quanto a bruttezza delle mani e corre peggio del peggiore degli ubriachi nella peggiore delle sbronze. Detto questo, gli anni di treni e pendolarismo mi hanno insegnato ad isolarmi alla grande tra musica e libri, quindi avrei ignorato qualsiasi Liam Neeson a meno che non fosse Jennifer Lawrence mascherata.
Dunque, caro tipetto, sappi che se non si tratta di Stallone, Van Damme o Schwarzy, per me diventa difficile. Al massimo, passo la palla a Cannibal Chic giusto per irritarlo.


PARADISE
"Le recensioni dei film preferisco leggermele sul giornale, non su quei brutti sitacci d'oggi."

un|tipetto|impertinente: Para-para-paradise, para-para-paradise. Mmh, forse sarò troppo impertinente|superficiale, e non me ne vergogno, ma questo mattonazzo in bianco|nero da 130 minuti lo lascio volentieri a voi vecchietti. Io preferisco spararmi il pezzo dei Coldplay per 130 minuti di fila.
Cannibal Kid: Coldplay per 130 minuti di fila anche no, thank you! Questo mattonazzo nemmeno. Facciamo che lascio Chris Martin e compagni al tipetto|con|la|permanente e 'sto mattonazzo di pellicola paradisiaca pseudo impegnata all'infernale|Ford, mentre io mi sparo 130 minuti di Virginie|pezzo|di|Efira.
Ford: sinceramente non ho voglia di mattonazzi così come di Coldplay per due ore, considerato che l'unico disco davvero forte di Martin e soci dev'essere uscito mentre il Tipetto nasceva. Meglio un bel centrotrenta minuti di wrestling o di canotte di Jennifer Lawrence. O delle due cose insieme. O di Cannibal costretto ad un qualsiasi film con Stallone.


GLI INVISIBILI
"Ma se siamo invisibili, come faranno a vederci al cinema?"
"Ah, proprio non lo so. E comunque, chi è che sta parlando? Non vedo nessuno!"

un|tipetto|impertinente: Sto ancora segnato dal recupero tardivo, in puro stile Ford, di Jona che visse nella balena, e nei prossimi giorni con la scuola andrò a vedere La signora dello zoo di Varsavia. Quindi credo che per il momento, con i titoli legati alla Giornata della Memoria, possa bastare, ché non voglio esagerare con le visioni impegnate|toccanti. Anche se forse la storia di questi Invisibili una possibilità, prima o poi, se la merita.
Cannibal Kid: Qualche tempo fa era già uscito un film intitolato Gli invisibili, con Richard Gere nella parte del barbone, e adesso, giusto per rubarsi un po' di visibilità a vicenda e confondere le acque, ecco che ne arriva un altro con il medesimo titolo. La voglia di vedere delle pellicole pesanti e probabilmente deprimenti non è mai troppo alta, però queste storie anti-nazi in genere finiscono per piacermi parecchio, quindi non escluderei del tutto una visione. E poi poveri invisibili, qualcuno deve pur cagarli.
Ford: Tipetto, posso venire anch'io con la scuola a vedere La signora dello zoo di Varsavia, che devo recuperare, o rischio di passare per il professore? Sono sicuro che sarei molto meno scolastico della distribuzione rispetto all'ormai troppo commercializzato Giorno della Memoria.


LA TESTIMONIANZA
"Pronto? Qua c'è un tipo con la barba che dice di essere un|tipetto|impertinente..."
"Non dargli retta. Dev'essere Ford. Attento, che quello è pericoloso."

un|tipetto|impertinente: Sto ancora segnato dal recupero tardivo, in puro stile Ford, di Jona che visse nella balena, e nei prossimi giorni con la scuola andrò a vedere La signora dello zoo di Varsavia. Quindi credo che per il momento, con i titoli legati alla Giornata della Memoria, possa bastare, ché non voglio esagerare con le visioni impegnate|toccanti. No, non comincio a perdere colpi come già capita a Kid and Ford. Questa si chiama arte del copia|incolla, cioè come rimediare quando non hai la minima idea di cosa scrivere.
Cannibal Kid: Mi inchino di fronte al geniale copia|incolla del genietto|impertinente. Una trovata da scansafatiche degna di me e di Ford. Questa è la mia testimonianza. Quella del film invece non mi interessa granché e, nella guerra cinematografica sulle pellicole a tema che si combatte nelle nostre sale in occasione della Giornata della Memoria, a questo preferisco Gli invisibili.
Ford: testimonio volentieri che il Tipetto ha colto in pieno lo spirito della rubrica e raccolto il testimone di quello che io e Cannibal abbiamo costruito in questi anni. Forse, d'ora in poi, questa rubrica dovrà essere interamente gestita e scritta da lui nelle sue tre parti.


EDHEL
"Non piangere Fordina. Nella famiglia Ford è una cosa normale essere nati con delle orecchie del genere."

un|tipetto|impertinente: Sui siti autorevoli che scrivono di cinema - quindi NON da queste parti - la favola della giovane Edhel dalle orecchie a punta è stata accostata al recente Wonder. I temi, infatti, sono bullismo, diversità, amicizia, qui raccontati sfiorando il genere fantasy, elemento indubbiamente coraggioso|apprezzabile per un film nostrano. Tuttavia, si tratta di una produzione a basso costo girata in pochi giorni e i limiti che ne derivano si vedono tutti - almeno nelle clip in giro qua e là - specie nella recitazione poco sciolta dei giovani attori, che un po' mi ricorda le mie, spesso nei panni|nelle ali di un dolce angioletto, alla recite delle elementari. La curiosità però in parte c'è. Magari sotto a quel cappuccio di difetti si cela una bella storia.
Cannibal Kid: Sarebbe più interessante vedere una recita scolastica con il tipetto impertinente, o questo film italiano tanto promettente nelle premesse, quanto amatorial-giffonesco nella realizzazione, stando al trailer?
Qualcosa mi dice che in entrambi i casi i livelli dei film da Oscar sono lontani. Molto lontani. Dunkirk a parte LOL.
Ford: preferirei anch'io vedere la recita del Tipetto, anche perchè una roba italiana amatoriale proprio non credo di riuscire a digerirla.


FINALMENTE SPOSI

un|tipetto|impertinente: Dopo anni di rivalità e blog|wars, Cannibal Kid e Mr. James Ford si sono finalmente arresi al vero sentimento che li lega, l'amore, e sono lieti di annunciare la loro unione|civile che verrà celebrata il prossimo sabato alle 16|30 presso il Rainbow Palace Hotel. Durante il banchetto verrà proiettato il video prematrimoniale di tutta la barbosa storia dei 2 futuri|prossimi sposi, girato nientepopodimenoche dall'inedita accoppiata Malick|Eastwood (dù palle!). Eh? Come dite? Probabilmente il video risulterà più divertente|avvincente di questa commediola made in sud? Mi sa proprio di sì. Ah, p.s.: sono graditi generosi regali in busta, altrimenti i 2 registi chi li paga?
Cannibal Kid: Io ho invitato il tipetto impertinente sperando che avrebbe scritto qualche commento più o meno brillante, ma devo ammettere che qui ci troviamo di fronte al futuro del blogging nazionale!
Sono sempre di più tentato di farmi da parte di fronte a un giovincello che ha appena aperto il suo blog da una manciata di mesi e che, senza alcun timore reverenziale, in poche righe sputtana alla grande due (ex?) glorie del web come me e Ford. Chapeau.
Ford: ora che c'è il Tipetto, io e Cannibal potremo senza troppi patemi d'animo partire per un viaggio di nozze intorno al mondo lasciando la rubrica e la blogosfera intera nelle sue mani. Questo è il giovane padawan che cercavamo da un pezzo.

"Tipetto impertinente, ti sei dimostrato talmente simpatico in questa rubrica che ti vogliamo nel nostro duo comico...
Un momento... poi però non sarebbe più un duo e quindi come si fa?"


Barry Seal – Una storia tomcruisiana

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Barry Seal – Una storia americana
Regia: Doug Liman
Cast: Tom Cruise, Sarah Wright, Domhnall Gleeson, Caleb Landry Jones, Jayma Mays, Jesse Plemons, Lola Kirke, Alejandro Edda, Mauricio Mejía


Tom Cruise negli anni '80 faceva il pilota. Questo già lo sappiamo. Abbiamo visto tutti Top Gun. Quello che quel film non ci diceva, era però che il bel Tom all'epoca aveva anche un secondo mestiere. E pure un terzo. E pure un quarto...

Mentre faceva il figo sugli F-14 (e anche in moto) per la Marina degli Stati Uniti, mentre faceva all'amore con Kelly McGillis, mentre sfidava Iceman sulla Terra a chi pisciava più lontano e tra i cieli a chi volava nella maniera più spericolata, Top Gun lavorava anche per la CIA.
Non ci credete?


Come viene indicato chiaramente all'inizio di Barry Seal – Una storia americana, questa è una storia vera. Non contento di avere un lavoro segreto per la CIA, Top Cruise contrabbandava pure cocaina dalla Colombia fino agli Stati Uniti per conto del cartello di Pablo Escobar.


Una storia incredibile e un personaggio pazzesco, che meritavano di essere raccontati al cinema. D'altra parte oggi si fanno film persino su una bambola bruttona comparsa per 10 secondi in L'evocazione – The Conjuring, non volevate che facessero un film su un pilota che ha lavorato per la CIA, per Pablo Escobar e – ma non ditelo a nessuno – persino per la Casa Bianca di Ronald Reagan?

Barry Seal sarebbe una pellicola davvero avvincente, non fosse solo che ci sono già stati diversi altri film simili e il suo unico problema è che sono stati realizzati prima. È una di quelle vicende così assurde da essere vere, come Prova a prendermi. Solo che Doug Liman, benché giochi in maniera divertita con le atmosfere 70s/80s, non è Steven Spielberg, e Tom Cruise, benché offra la sua solita gigionissima e riuscita performance, non è Leonardo DiCaprio.


Tom Cruise è talmente a suo agio nella parte del Tom Cruise di turno, più che in quella di Barry Seal, che probabilmente ogni scena è stata buona alla prima. Non c'è stato nemmeno bisogno di ripetere i ciak, anche perché con Doug Liman aveva già girato Edge of Tomorrow – Senza domani e ormai si intende alla grande. Il piccolo problema di Tom Cruise, che pure è un attore che mi è sempre piaciuto e tuttora continua a piacermi, è che raramente si fa da parte per lasciare davvero spazio al suo personaggio. Di certo non lo fa qui. Questo film, più che Barry Seal – Una storia americana avrebbe potuto/dovuto chiamarsi Tom Cruise – Una storia americana. È questa la differenza tra un Tom Cruise e un Leonardo DiCaprio, divo sì, ma capace anche di cancellarsi dietro al personaggio che è chiamato a interpretare.

"Io sono leggermente più figo del vero Barry Seal. Ma d'altra parte se per fare Donatella Versace hanno preso Penelope Cruz..."

Al di là dell'ego smisurato di Cruise che aleggia su tutto il film, l'altro problema come detto è sono diversi i film che riecheggia. The Wolf of Wall Street, ad esempio, sempre per rimanere in area DiCaprio. Per la sua ambientazione glamour anni '80, per il suo stile ironico pur nel raccontare una vicenda dai contorni anche seri e volendo drammatici, per l'onnipresenza dei soldi che a un certo punto sommergono addirittura il protagonista. E pure per la bionda moglie di Tom Cruise, la rivelazione Sarah Wright, figosa quasi quanto Margot Robbie. Ho detto quasi.


La vicenda del narcotraffico nel centro America era poi stata raccontata di recente pure ne La regola del gioco (Kill the Messenger) con Jeremy Renner. Quest'anno è inoltre uscito un altro film abbastanza simile a questo, Gold – La grande truffa con Matthew McConaughey, che pure aveva lo stesso problema di raccontare una storia sì potente e affascinante, ma che ne rievocava altre simili. Da dove nasce questo filone delle storie di capitalismo avventuroso e “drogato”, un calderone in cui possiamo infilare dentro pure il valido Trafficanti (War Dogs), e sul versante nostrano Smetto quando voglio?

Il motivo della loro esplosione credo vada rintracciato nel successo di Breaking Bad, la serie sul serioso professore di chimica che un giorno, dopo che gli viene diagnoticato un cancro, si mette a cucinare e a smerciare metanfetamina. Lo dico per quei due o tre al mondo che non l'hanno ancora vista. Serie geniale e innovativa, che però nasceva a sua volta sulla scia di Weeds, specie di versione dopata delle Desperate Housewives in cui Mary-Louise Parker era una normale casalinga che, in seguito al decesso del marito, decideva di spacciare marijuana. È quindi Weeds ad aver gettato i semi di questa moda?

Può darsi. Fatto sta che Tom Cruise – Una storia americana si getta in pieno nel trend, mettendo dentro anche echi escobariani di Narcos che male non fanno, solo che arrivano anch'essi con colpevole ritardo e la sua visione, per quanto proceda tranquilla e non si schianti al suolo, non decolla mai veramente. Per farlo avrebbe dovuto provare ad accelerare di più sul piano della follia. Basti vedere la scena in cui Top Cruise atterra in una strada cittadina con il suo aereo, per poi scappare con il volto ricoperto di coca sulla mountain bike di un ragazzino. Una sequenza che in mano a uno Scorsese sarebbe potuta diventare leggendaria come quella del quaalude nel citato The Wolf of Wall Street, e invece si limita a essere simpatica e niente più.


O ancora si sarebbe potuto dare maggiore spazio a Caleb Landry Jones, con il suo schizzato personaggio da tipico ragazzino white trash che sembra uscito da un episodio di Beavis and Butt-head o South Park.

"Sul serio c'è qualcuno che pensa che darmi maggiore spazio sarebbe stata una buona idea?"

A tratti il regista Doug Liman ci prova ad animare la situazione, con un montaggio rapidissimo, o anche con la scelta di sostituire i titoli di testa della Universal Pictures attuale con quelli della Universal Pictures di fine anni '70. Piccole trovate che contribuiscono ad accrescere l'impressione di trovarsi di fronte alla classica occasione sprecata. A quando la prossima?
Tom è già pronto per un nuovo volo. Top Gun: Maverick, il sequel di Top Gun, è annunciato in arrivo negli aeroporti e nei cinema di tutto il mondo per il 2019. Prenotate il biglietto già ora, che così risparmiate come con Ryanair e easyJet.
(voto 6/10)


Chiamami col tuo nome, dato che il mio è impronunciabile

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Chiamami col tuo nome
Regia: Luca Guadagnino
Cast: Timothée Chalamet, Armie Hammer, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel, Victoire Du Bois, Vanda Capriolo


Timothée Chalamet ha un problema. È confuso riguardo ai suoi gusti sessuali?
No, ha un nome impronunciabile. Timothée Chalamet, appunto. Se sono riuscito a scriverlo è soltanto grazie al copia/incolla fatto da IMDb.
I suoi genitori hanno scelto questo nome dietro suggerimento della nonna. Al telefono, la donna ha consigliato di chiamarlo “Tim o Ted”, solo che la telefonata era molto disturbata e così i genitori hanno capito: “Timothée” e a lui è toccato 'sto nome, ad aggiungersi a un cognome che di suo già non era tra i più facile da pronunciare, almeno se non sei un francesone DOC.

Il regista Luca Guadagnino non è un francesone DOC di certo. È palermitano e quindi nel suo film Chiamami col tuo nome ha affidato all'impronunciabile Timothée Chalamet un nome più semplice: Elio.

"Ottima scelta."

Che tipo di film è, Chiamami col tuo nome?
Potremmo definirlo un film gay, però potrebbe essere una cosa discriminatoria. Di sicuro sarebbe limitante. È un film sulla sessualità a 360°, non solo a 90°.
Questa era una battuta discriminatoria?
No, dai!


Chiamami col tuo nome è un boy meets boy movie ambientato nell'estate del 1983. La storia dell'incontro tra Elio (Timoteccetera) e un giovane professore americano, 'mmericano, 'mmericano, Oliver interpretato da Armie Hammer, attore lanciato da The Social Network che ha una fissa (mmm... sessuale?) per i registi italiani, si veda pure Mine di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. Inoltre Hammer è stato anche il Principe Azzurro in Biancaneve di Tarsem Singh. Il classico bellone americano, insomma, con in più un tono di voce alla Don Draper di Mad Men e una gran sicurezza in se stesso. O almeno così pare. La realtà è sempre più complessa di quanto possa apparire in superficie. Sembra il classico americano, ma non lo è, visto che è intelligente e acculturato. È un'affermazione discriminatoria pure questa?


Lo stesso vale per il film. Chiamami col tuo nome sembra un film gay, ma come detto è una definizione limitante. Tutte le definizioni lo sono. È forse per questo che nella pellicola la parola gay non viene quasi mai utilizzata. Giusto una volta e per altro non riferita ai protagonisti. Nemmeno vengono usati altri termini come frocio o sinonimi dispregiativi vari. Si preferisce non attribuire etichette. L'amore è amore. Ho detto una banalità?
Ok, la smetto, anche perché il film non lo fa. Evita qualunque banalità. Si tiene alla larga da ogni cliché. A differenza di praticamente qualunque altro lavoro a tematica omosessuale, qui non si parla di discriminazione. Non c'è il bullismo. Per una volta non viene mostrato quanto sia brutto, difficile, un fardello essere gay. Viene mostrato quanto è bello essere innamorati. Ma anche quanto è brutto, difficile e un fardello essere innamorati.


Se proprio vogliamo dare una definizione, Chiamami col tuo nome è un incrocio tra un film coming of age e una romcom. Più che affine ai sentieri battuti dai film a tematica LGBT, è una pellicola sulla crescita, sulla scoperta del sesso e di se stessi come Io ballo da sola, solo più queer e più 80s e con meno rabbia adolescenziale anni '90 rispetto alla pellicola di Bernardo Bertolucci. Ed è una commedia romantica. Non proprio di quelle con Julia Roberts e Meg Ryan, diciamo che l'atmosfera è più da romcom indie dei giorni nostri, piena di dialoghi e riferimenti radical-chic, ma tutto sommato molto genuina.
Se andiamo a vedere ci sono anche echi di Lolita, in chiave maschile, visto che Oliver ha 24 anni mentre Elio appena 17. Fatto che negli Usa non ha mancato di generare polemiche, soprattutto nel periodo post-Kevin Spacey, cui Armie Hammer ha replicato dicendo: “Non abbiamo fatto un film predatorio o salace. E poi, d'accordo o meno, tecnicamente in Italia l'età del consenso è 14 anni”.

"Armie, lo sai che c'è gente che è stata accusata di molestie per molto meno, vero?"

Gli italiani che hanno successo all'estero in genere non hanno vita facile da noi e Guadagnino, che già era molto richiesto a Hollywood e dintorni e dopo questo film lo è ancora di più, potrebbe andare incontro a un trattamento ostile da parte di una parte della critica nostrana che già in passato non gli voleva bene. Qualcuno potrà dire che l'esaltazione degli americani sia stata eccessiva, magari dovuta al fascino esotico dell'ambientazione nell'Italia anni '80, e c'è chi la vedrà come una romcom di formazione dai toni persino troppo leggeri per ambire a essere un filmone da Oscar, come se per esserlo si dovesse per forza girare dei presunti filmoni finto impegnati ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale come Dunkirk.

"Che palle vivere nel 1983. I blog ancora non c'erano e ci toccava leggere sulla carta stampata, pensate un po'."

Qualcuno sosterrà che racconta una storia tutto sommato ordinaria, invece non lo è per niente. Come dice il padre di Timoth... di Elio, non tutti hanno la fortuna di vivere una relazione del genere. A essere fuori dall'ordinario è poi il modo in cui viene messa in scena. Dai titoli di testa artistici alla ripresa fissa del finale, c'è uno zampino autoriale ben presente in ogni istante. Luca Guadagnino, grazie a lui c'è più gusto a essere italiani.


È splendido il suo tocco in ogni sequenza. È delicato nel raccontare la relazione dei due protagonisti. Va per gradi. Non ha la voglia di stupire a tutti i costi, ma nemmeno si tira indietro quando c'è da farlo. D'altronde è uno che ha pur sempre girato il controverso Melissa P.. È raffinato e allo stesso tempo sa essere sensuale. I momenti più intimi di Timoth... Elio e di Armie Hammer/Oliver sono vissuti con grande trasporto dai due attori. Questo film è un ottimo test per mettere alla prova i vostri gusti sessuali. Se non vi viene voglia con le scene di Elio e Oliver, difficilmente proverete mai attrazione nei confronti degli uomini. Io ho avuto la conferma di essere noiosamente eterosessuale, visto che mi sono arrapato soltanto nella scena in cui si spoglia la tipa francese che si fa Elio, Marzia, interpretata da Esther Garrel, giovane attrice già vista in 17 ragazze e L'Apollonide – Souvenirs de la maison close, che tra l'altro non è nemmeno tutta 'sta gran gnocca. Non c'è letteralmente un cazzo da fare, sono una persona semplice: vedo una fighetta francese nuda e mi eccito.


Qualcun altro potrà muovere nei confronti del film le stesse obiezioni che aveva ricevuto La vita di Adele di Abdellatif Kechiche, il vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes 2013 che metteva in scena la relazione tra due ragazze. C'è chi ha detto che, se si fosse trattata di una storia eterosessuale, non se la sarebbe filata nessuno. Okay, va bene, però è un po' come dire che se Arrival avesse parlato del contatto tra Amy Adams e degli esseri umani, anziché degli alieni, non se lo sarebbe filato nessuno. La componente sessuale e omosessuale è così forte in lavori come La vita di Adele e Chiamami col tuo nome che immaginarli senza significa non aver colto la loro essenza.

Ma quindi questo Chiamami col tuo nome è un film gay o non gay, ordinario o straordinario?
È un film che racconta una storia di straordinaria ordinarietà con un sapore da classico istantaneo e che parla di una storia gay in maniera non troppo gay, chiaro? È una pellicola che non punta a stupire, ma che finisce per stupire per la sua complessa semplicità. È una visione in cui chiunque, chiunque sia mai stato giovane e innamorato una volta almeno, può ritrovarsi. È un film universale, in pratica. Scusate se è poco.


Un paio di cose che non mi hanno convinto al 100% comunque ci sono, a voler proprio fare i pignoli, che alla fine anch'io sono sempre italiano e quindi a questo connazionale che fa tanto il figo all'estero qualcosa bisogna pur dirla, ché c'è da farlo tornare coi piedi per terra prima che si monti troppo la testa. La prima è il monologo/sermone nella parte finale del padre, Mr. Perlman (il coeniano Michael Stuhlbarg), un po' verboso, un po' eccessivo per una pellicola che fino a quel momento aveva saputo parlare dell'amore più con le immagini che con le parole. D'altra parte, words don't come easy to me.
La seconda è l'uso della canzone “Radio Varsavia” di Franco Battiato nella scena di Elio che si fa una pesca. Sì, se la fa in senso sessuale. Una sequenza che con un'altra colonna sonora si sarebbe potuta immaginare in un film goliardico alla American Pie e che invece così, accompagnata da un pezzo politico e ben poco sexy, ha un effetto straniante. È per questo che l'ha utilizzata?


Per il resto ogni momento della colonna sonora è perfetto. Spiccano in particolare i sognanti brani originali composti dal cantautore Sufjan Stevens, Mystery of Love e Visions of Gideon, la dolce cascata di note di “Une barque sur l'océan” di Andre Laplante che accompagna i giri in bici dei protagonisti, e il pezzo tormentone anni '80 “Love My Way” degli Psychedelic Furs. Nel precedente sottovalutato lavoro di Guadagnino A Bigger Splash c'era una scena stupenda di Ralph Fiennes (attore che in genere non mi fa impazzire) che ballava come un pazzo sulle note di “Emotional Rescue” dei Rolling Stones. Qui il regista italiano conferma di avere un talento particolare nel riprendere i suoi attori mentre danzano. Timothée Chalamet mette in mostra dei passi degni del ballerino dello spot Tim, mentre Armie Hammer che in ben due occasioni si esalta come un bambino quando partono le note di “Love My Way” è qualcosa di favoloso.



C'è così tanta vita in quelle due scene accompagnate dalla musica degli Psychedelic Furs, così come nei dialoghi appassionati su Craxi e la situazione politica italiana anni '80 e in generale in ogni momento che definirlo solo un film gay, o un film d'amore, è davvero troppo limitante. Chiamami col tuo nome è un'opera d'arte ricca di emozioni e di bellezza che resta dentro anche al termine della visione.

Scusate, ora devo andare a fare una chiamata.

“Cannibal Kid, Cannibal Kid, Cannibal Kid, Cannibal Kid, Cannibal Kid, Cannibal Kid.”

Pronto? Ma che vuoi??? Guarda che se non la smetti con queste chiamate chiamo la polizia!

Ecco. Chiamami col tuo nome è bello, però non dategli retta. Se nella vita reale chiamate qualcuno col vostro nome, le cose non vanno proprio come nel film.
(voto 9/10)



Le due ore più buie

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L'ora più buia
Titolo originale: Darkest Hour
Regia: Joe Wright
Cast: Gary Oldman, Lily James, Kristin Scott Thomas, Ben Mendelsohn


 














(voto 7/10)


Musica bella e musica da schifo – Top e Flop di Gennaio 2018

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Anno nuovo, musica nuova, rubrica vecchia.
Che ci volete fare? Non è che adesso uno tutti gli anni si deve inventare qualcosa di nuovo. Anche se in effetti con 365 giorni a disposizione il tempo non è che sia mancato, ma non importa.
Lo spazio musicale mensile di Pensieri Cannibali riprende pressappoco invariato, con i suoi top e i suoi flop e le sue rubrichette. Tanto la cosa più importante sono le canzoni e per rivoluzionare la rubrica ci sarà tempo il prossimo mese. O il prossimo anno.


FLOP

4. Justin Timberlake

Quando Justin Timberlake ha annunciato il titolo del suo nuovo album, “Man of the Woods”, “L'uomo dei boschi”, mi aspettavo una sua svolta folk-country. Poi è arrivato il primo singolo “Filthy” ed è la cosa più lontana si possa immaginare dal folk-country. È un pezzo futuristico, o più che altro sarebbe suonato futuristico una dozzina d'anni fa, ai tempi del capolavoro pop “FutureSex/LoveSounds”. Oggi invece suona... strano. Ed è ancora più strano il video che lo accompagna diretto da Mark Romanek, una specie di versione robotica delle presentazioni del fu Steve Jobs.



Dopodiché è arrivato un secondo singolo, “Supplies”, piuttosto anonimo a livello musicale, che pure questo si segnala più che altro per l'apocalittico video, in cui compare la muy bonita Eiza González, chica rivelazione del film Baby Driver. La canzone come riempitivo di un album poi non sarebbe nemmeno malaccio. Solo che come singolo è parecchio debole.



Visto che i primi 2 singoli non è che stiano scatenando enormi entusiasmi, Justin ne ha già tirato fuori un terzo e questo va in effetti in territori quasi folk, grazie al contributo di Chris Stapleton, star della musica country Usa che però con la popstar Timberlake non sembra azzeccarci granché.
Il resto dell'album dell'uomo dei boschi riuscirà ad alzare il livello? La risposta a partire dal 2 febbraio...




3. Sting & Shaggy

La collaborazione più improbabile dell'anno, e forse del decennio, ancora più di quella Justin Timberlake + Chris Stapleton sta per arrivare. Sting & Shaggy ad aprile pubblicheranno un album collaborativo insieme, nessuno sa il perché né tantomeno osa chiederglielo, forse per le vaghe influenze reggae nella musica di entrambi, e il primo singolo è già qui. Il risultato è meno peggio di quanto ci si poteva aspettare, ma comunque i due insieme stanno bene quanto Donald e Melania Trump.




2. Laura Pausini

Avrei potuto mettere Laura Pausini tra i flop di default. Senza manco ascoltarla.
Invece mi sono sforzato di sentire il suo nuovo singolo con la mente sgombera di pregiudizi – certo certo, come no? – anche perché nella vita “Non è detto”. Così l'ho ascoltato e devo dire che non mi sembra nemmeno uno dei suoi pezzi più insopportabili, sarà perché la concorrenza è davvero agguerrita.
Detto ciò, e credo sia il più bel complimento che le abbia mai fatto in tutta la mia vita, la canzone fa comunque schifo.
Laura Pausini, sempre una garanzia.




1. Thomas

Tre domande per Thomas:
1. Chi sei?
2. Chi è il tuo parrucchiere, che lo denuncio?
3. Ma fai sul serio?




TOP

13. Måneskin

I Måneskin si sono fatti conoscere a X Factor. Io – scusate l'ignoranza – non seguo il programma e quindi li ho scoperti alla vecchia maniera, come ai tempi di MTV, con un videoclip, quello di “Chosen”, un (finto) piano sequenza simpatico, glam e rock'n'roll. Così come il pezzo, un brano simpatico, glam e rock'n'roll.




12. Dua Lipa

Dua Lipa ha uscito un nuovo video. E finisce in automatico tra i top. Non pensate sia una cosa giusta?
IDGAF (I Don't Give A F***)!




11. Kendrick Lamar & SZA

Kendrick Lamar attualmente è il rapper più osannato del mondo. Forse anche il migliore, chissà?
SZA è la voce R&B più cool in circolazione.
Dalla loro unione poteva per caso non uscirne un pezzone?
Sì, poteva. La collaborazione tra Eminem e Beyoncé ad esempio non ha certo dato vita al bel neonato sperato. Quella tra Kendrick e SZA invece è tutt'altra storia e tutt'altra musica: “All the Stars” è un brano stellare tirato fuori dalle due stelle più luminose della musica black di oggi.




10. EELS

Che gruppo strano, gli EELS. Sono sempre stati alternativi, alternativi a tutto, persino alla musica alternativa. Negli anni '90, con il loro stile indie ante litteram, erano distanti dalla scena grunge così come dall'alt-rock in voga allora. Allo stesso tempo però hanno anche sempre avuto degli slanci pop clamorosi, che li hanno fatti entrare persino nelle colonne sonore di filmoni “commerciali” come Shrek e Shrek 2.
Ora, dopo qualche lavoro un po' sottotono passato in sordina, il gruppo capitanato da un uomo che si fa chiamare E è pronto per il ritorno in grande stile e “The Deconstruction”, primo estratto dall'omonimo album previsto in uscita ad aprile, è una splendida canzone che fa sperare in ottime cose anche per il resto del disco. Fingers crossed.




9. Editors

Con gli Editors ho sempre avuto un rapporto complicato. In genere i loro dischi all'inizio non mi prendono subito, però poi a un certo punto sì. Non so, così, per magia. Il loro nuovo singolo “Magazine”, primo assaggio dell'album “Violence” in arrivo a marzo, è parecchio diretto e immediato e devo dire che mi è piaciuto fin dal primo ascolto. Questa volta mi devo quindi preoccupare che poi a un certo punto cominci a non garbarmi più?




8. Jovanotti

Le canzoni non devono essere belle...
ma questa a sorpresa lo è abbastanza.




7. James Blake

Musica pop dritta dall'anno 2049.
E intanto in gara a Sanremo ci sono ancora Ornella Vanoni e Ron...




6. Zen Circus

Anche loro, come Laura Pausini, ormai sono sempre una garanzia.
Loro però in positivo, sia chiaro eh.




5. Caparezza

“Una chiave”, la canzone più bella dell'ultimo disco di Caparezza, nonché una delle migliori della sua intera carriera, è ora un singolo e c'è anche il video. E sì, è tutto splendido.




4. Motta

"Ed è quasi come essere felice"è la prima anticipazione dal nuovo album di Motta che no, non è quello del Buondì, anche se all'interno della scena musicale italiana sembra abbattersi come un meteorite a ciel sereno. E questa non è una semplice canzone, è un mantra.




3. Cosmo

Cosmo non si è limitato a uscire con un dischetto così, tanto per. Ha tirato fuori un doppio album, come si faceva 'na vorta. Prima parte con canzoni electro-pop, seconda parte dedicata a brani electro-dance per lo più strumentali. Un lavoro sulla carta bello tosto e impegnativo, ma che alla fine alle orecchie risulta parecchio leggero e godibile. Canzone top: “Tutto bene”, un pezzo davvero...


Anche il resto del (doppio) album comunque non è niente male.




2. Charly Bliss

Uno dei dischi che più ho consumato in questo inizio 2018 è un lavoro uscito nel 2017, ma che ho scoperto con qualche mese di colpevole ritardo. “Guppy” dei Charly Bliss è un bignamino dell'alternative rock anni '90 suonato con la freschezza di oggi. È come un mix tra il grunge, ma senza la depressione tipica del grunge, e il pop-punk, ma più esaltante del tipico pop-punk. Non rimango ossessionato da un gruppo con facilità, però dei Charly Bliss ormai non posso più fare a meno.




1. Francesca Michielin

Fuori è magnifico (si fa per dire)
si ma il nuovo disco della Michielin un po' di più (e non si fa per dire)

Sono solo canzonette? È solo musica pop?
Sì, può darsi, però quando una cantante, un'Artista, riesce a parlare di se stessa in maniera molto intima e personale e allo stesso tempo riesce a parlare di una generazione, anzi di più di una generazione, cosa le si può chiedere di più? Cosa si può volere di più da un disco?
“2640” di Francesca Michielin è l'album di una 22enne che riflette la indie-pop generation di oggi con un sorprendente simil-rappato in stile Ed Sheeran (“Comunicare”), così come anche la old-school generation di chi è cresciuto con il Blockbuster (“Noleggiami ancora un film”). Con l'aiuto di un gruppetto di co-autori capitanato da Calcutta, Tommaso Paradiso e Cosmo tira fuori una serie di pezzi che sono uno più cult dell'altro e che sono pieni di frasi di quelle che, se solo avessi un diario, mi segnerei sopra tutte le più belle (tipo "In discoteca non sono mai andata a ballare/perché non si riesce a fare altro che limonare/oppure serve per piangere un sacco/e non farsi vedere" o “Non è tequila se ci togli il sale, e non è amore se dura due ore”).
Saranno solo canzonette, ma che belle canzonette.




Guilty Pleasure del mese
Takaki & Ketra ft. Tommaso Paradiso, Elisa

Partono le note di “Da sola / In the Night”, il nuovo pezzo di Takaki & Ketra, già artefici del tormentone estivo “L'esercito del selfie”, ed è come essere tornati negli anni '80. Più che una canzone, una DeLorean.




Sgnacchera del mese
Betta Lemme

Betta Lemme è una tipa italo-canadese che canta in francese, italiano e inglese. Una ragazza ricca di talenti, ma il primo che salta agli occhi è un altro...
La qualità della musica, che altro avevate capito?




Serial Music
Black Mirror

La quarta stagione di Black Mirror non è che abbia proprio brillato per la sua estrema riuscita. Qualche buon episodio in ogni caso ce lo ha regalato, così come qualche chicca di canzone in colonna sonora. Su tutte “Panic” degli Smith, il brano che dà il titolo e che viene suonato al termine della puntata “Hang the DJ”. Beccatevelo qui sotto, gentilmente offerto da DJ Cannibal Kid. Lui però non impiccatelo, per favore!




Movie Soundtrack
Chiamami col tuo nome

La colonna sonora del mese è quella di Chiamami col tuo nome, che oltre al pezzo cult anni '80 "Love My Way" degli Psychedelic Furs, propone alcuni brani composti per l'occasione dal cantautore Sufjan Stevens, tra cui "Mystery of Love", (meritatamente) candidata agli Oscar.




Revival Moment
Cranberries

Il momento revival questo mese non poteva che essere dedicato a lei, Dolores O'Riordan, e ai suoi Cranberries. Se il loro pezzo che preferisco, “Animal Instinct”, me lo sono già giocato nel post in sua memoria, qui sotto vi propongo la mia canzone cranberriesiana favorita numero 2: “Free to Decide”.
Anche se pure "Just My Imagination" mi fa piangere come un vitello ogni volta che la risento.




Un post su The Post e sugli altri film in uscita

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Che film arrivano nei cinema?
Se vi state chiedendo questa cosa significa:

A) Che nella vita non avete proprio altro a cui pensare.
B) Siete nel posto giusto, perché questa è l'utilissima rubrica dedicate alle uscite cinematografiche condotta da me e dal mio blogger nemicamico nemico Mr. James Ford, insieme a un nuovo ospite.

Chi è l'ospite di questa settimana?
Se vi state chiedendo anche questa cosa significa:

A) Che nella vita non avete niente, ma zero proprio a cui pensare.
B) È Giuseppe Causarano, preparatissimo autore di Ieri, Oggi, Domani, ottimo sito che parla di cinema in generale, e di Christopher Nolan e Jennifer Lawrence in particolare.

E ora, via ai nostri tre piuttosto infuocati commenti!


The Post
"Tom, sai su cosa indagherei io adesso?"
"Sul rapporto tra Stato e Mafia?"
"No, sul rapporto tra blogger e sanità mentale."

Giuseppe: Lo zio Steven è tornato ed è soltanto l’inizio: “The Post” e “Ready Player One” già si preannunciano come due tra i titoli migliori dell’anno. Ma andiamo con ordine e partiamo proprio dal film candidato a due Oscar, ovvero Miglior Film e - chi l’avrebbe mai detto! - Miglior Attrice protagonista per Meryl Streep, alla Nomination numero 21 della carriera. Giustamente Meryl ha precisato di recente che ha vinto solo tre volte o, se preferite, è stata battuta per altre diciassette: come dire, ha ancora ampissimi margini di miglioramento… ma prima che Trump cominci ad applaudire per questa sottile ironia su zia Meryl tengo a precisare che anche per me è un’interprete fenomenale, e che adoro, e questa volta la prova della Streep sembra proprio la sua migliore dai tempi di “The Iron Lady”, il che la renderà uno spauracchio temibile per le altre contendenti all’Oscar, tutte straordinarie (e lo posso confermare avendole già viste in anteprima). Peccato che a rimetterci sia ancora una volta Tom Hanks, che l’Academy non si fila per nulla dal 2001, pure se avrebbe meritato la nomination più di una volta, ad esempio per “Sully” e “Il ponte delle spie”. A questo proposito, sono certo che “The Post” come stile sia molto vicino proprio a quest’ultimo: grande regia (a proposito, membri dell’Academy, ma la candidatura a Spielberg? Ma di certo di voi dopo quelli che avete fatto nel 2017 non ci si può fidare più di tanto…), sceneggiatura intensa (la pubblicazione nel 1971 dei Pentagon Papers sul The Washington Post e le conseguenze politiche che questo provocò negli Stati Uniti) e cast eccezionale. Spero che sia Cannibal Kid che Mr. Ford abbiano la mia stessa fiducia nei confronti di questo film!
Cannibal Kid: Sul serio Giuseppe si aspetta che io possa avere fiducia nei confronti di un nuovo film di Steven Spielberg, regista che non mi convince dal 2005 con La guerra dei mondi e di recente autore di obbrobri come War Horse e Il GGG, e interpretato da quelli che reputo i due attori più sopravvalutati nell'intera storia di Hollywood???
Giuseppe, credici pure! E sì, è vero: Babbo Natale esiste ed è lo stesso Spielberg.
Ford: di Spielberg, ormai, ci si può fidare poco, considerate certe schifezze che ha propinato a noi tutti negli ultimi anni. È pur vero, però, che questo The Post, anticamera del da me attesissimo Ready Player One, mi ricordi come atmosfere i film d'inchiesta anni settanta, e dunque potrebbe essere lecito aspettarsi qualcosa di buono, come per Il ponte delle spie, ad esempio, una delle cose migliori del vecchio Steve del nuovo millennio. Stiamo a vedere.
A proposito della Streep, invece, non mi pronuncio: brava, brava. Ma lei e l'Academy hanno rotto il cazzo, caro Giuseppe.

"UEEEH, come sono cattivi Ford e Cannibal."


Sono tornato
"Certo che Ford e Cannibal sanno essere persino più crudeli di me..."

Giuseppe: Non so se in questo caso invece Cannibal e Mr. Ford siano sulla mia stessa lunghezza d’onda poiché ritengo che Luca Miniero sia un regista dotato di ottimo talento, che però viene puntualmente sprecato con delle sceneggiature non all’altezza come accade per la maggior parte delle produzioni attuali del cinema italiano. Così come fece per “Benvenuti al Sud” e “Benvenuti al Nord”, Miniero si cimenta nuovamente in un remake di un film europeo, in questo caso tedesco. In “Lui è tornato” del 2015 era Hitler che riemergeva prepotentemente nella Germania di oggi, mentre in “Sono tornato” è la volta – e non poteva essere altrimenti – di Benito Mussolini, interpretato da Massimo Popolizio. Ho già avuto da un caro amico un parere positivo sul questo film e potrebbe essere una delle rivelazioni della stagione. La trama è semplice quanto assurda: il Duce ricompare all’improvviso nell’Italia odierna e si accorge che può fare ancora leva sulla rabbia del popolo, sull’ignoranza dilagante e su una certa tendenza degli italiani a dare fiducia “all’uomo solo al comando”. La cosa che preoccupa è che alcune forze politiche in campo oggi vorrebbero far leva sulle stesse cose…
Cannibal Kid: Benvenuti al Sud non mi era dispiaciuto troppo, mentre Benvenuti al Nord m'era sembrato un sequel del tutto inutile. Un po' come l'opinione stereotipata e banale di Mr. Ford sul cinema italiano, o come questo film, remake italico di un film tedesco che partiva da uno spunto interessante, ma lo sviluppava in maniera così così. A quanto pare per la versione nostrana si sono limitati a fare un copia/incolla di quello, cancellando il nome di Hitler e inserendo quello di Mussolini. Rimanendo in tema di crimini contro l'umanità, il fatto che nel cast ci sia Frank Matano, braccio destro di Paolo “peggior regista del mondo” Ruffini, non gioca poi molto a suo favore. Mi spiace Giuseppe, ma mi sa che Ford sul cinema italiano almeno 'sta volta non ha poi così torto...
Ford: la sensazione che una visione del genere potrebbe provocarmi - come fu per Lui è tornato, film dal quale è stato tratto/copiaincollato -, è che purtroppo, fosse vero, potrebbe essere che il ritorno di certi personaggi finirebbe addirittura per convincere. In fondo, viviamo in un mondo dove c'è gente come Trump al potere.
Per questo e per i numerosi dubbi che mi assalgono quando mi avvicino ad un certo Cinema italiano, credo passerò.


Maze Runner – La rivelazione
"Raga, che facciamo? Una marcia su Roma?"
"Questa settimana no, c'è già qualcun altro che l'ha organizzata."
"Certo che noi giovani non possiamo mai fare niente, in questo paese."

Giuseppe: Terzo capitolo (e a quanto pare conclusivo) della saga distopica tratta dai romanzi di James Dashner, per la regia di Wes Ball. Sul film direi che non c’è molto altro da aggiungere poiché i fan sapranno già tutto mentre ai nuovi appassionati inutile rovinare la sorpresa. Ciò che mi preme sottolineare è che l’unico vero valido motivo per il quale andrei a vedere “Maze Runner – La rivelazione”, che è probabilmente l’unico vero valido motivo per il quale sono andato a vedere “Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar”: Kaya Scodelario. Dopo quell’obbrobrio di “Oltre i confini del mare” avevo giurato a me stesso che mai e poi mai la Disney mi avrebbe nuovamente trascinato in sala per un film dei Pirati ma, con una mossa molto furba, hanno scelto la meravigliosa Kaya per il ruolo di Carina Smith. Ma l’attrice britannica è molto più che solo Carina, e non dimentico che Cannibal la mise anche tra le sue cotte adolescenziali di qualche tempo fa: nel frattempo direi che la nostra Scodelario è cresciuta davvero benissimo. Ah, le inglesi! Speriamo che la mia fidanzata – che, per chi di voi non lo sapesse, è Jennifer Lawrence – non legga questa parte dell’articolo, o la sua gelosia diventerà irrefrenabile…
Cannibal Kid: Ah, ricordo i tempi di Skins in cui feci da talent scout di Kaya Scodelario... Negli ultimi tempi invece è finita a girare 'ste scemate hollywoodiane che manco lei mi convincerebbe a guardarle. Quanto a Maze Runner, m'è bastato e avanzato il primo episodio. E se una saga young adult non piace nemmeno a me, vuol dire che c'è sicuramente qualcosa che non va. Nella saga, o in me. O in entrambe.
Quanto a Jennifer Lawrence, apprendo ora che a quanto pare è il buon Giuseppe la causa della rottura tra lei e Darren “Genio” Aronofsky. Il mio amore per lei però credo sia più forte sia di quello di Giuseppe, che di quello di Ford, visto che io sono arrivato ad adorare persino Madre!. E voi nooo, e voi nooo.
E comunque credo che Jennifer Lawrence sia l'unica cosa su cui possiamo essere d'accordo noi tre...
Ford: ah, Jennifer Lawrence. Per me potremmo anche schiaffarci una maratona dei suoi film sbattendocene allegramente di Maze Runner e compagnia bella.


C’est la vie – Prendila come viene
"Tutti pronti a scattare, stanno per arrivare Ford, Cannibal e pure Giuseppe Causarano."
"E chi diavolo sono???"

Giuseppe: I registi di “Quasi amici” tornano con una nuova commedia, questa volta corale, e dallo stile molto leggero e divertente, con i protagonisti alle prese con l’organizzazione di un matrimonio per una coppia di giovani sposi: tutto dovrebbe essere perfetto, ma resterà soltanto nelle intenzioni. La commedia francese sta vivendo una nuova primavera e Eric Toledano e Olivier Nakache sono tra i maggiori esponenti: incassi quasi sempre eccezionali anche in Italia, dove quasi ogni settimana ne arriva una tra le uscite. Ho saputo che un|tipetto|impertinente la scorsa volta voleva far coniugare Cannibal Kid e Mr. Ford, ma certo mi auguro non volesse affidare l’evento allo staff di Max/Jean-Pierre Bacri… dovrebbe essere sempre disponibile quello del matrimonio tra la Sposa e Bill, che attende ancora un rimborso spese da quest’ultimo.
Cannibal Kid: Questo matrimonio tra me e Ford non s'ha da fare, né domani, né mai. Né con lo staff di Kill Bill, né con quello di Max... chiii?
Jean-Pierre Bacri?
Ah, ma qua allora il Giuse se ne intende di cinema francesone ancor più del sottoscritto?
Bien. Allora forse abbiamo trovato – miracolo! – un film che può piacere a entrambi, e pure al Ford, che con Quasi amici si era esaltato quasi quanto i radical-chic patiti di Francia come moi.
Ford: Quasi amici fu una sorpresa davvero ottima, anche se il rischio, per registi saliti alla ribalta per una "one hit wonder", è di ripetersi in peggio per tutto il resto della carriera. Sarei lieto di essere smentito, ma non ho troppa fiducia in Toledano e Nakache. Non sarebbe male, però, che Giuseppe e Cannibal preparassero un bel party per festeggiare me e Jennifer Lawrence.


Slumber – Il demone del sonno
Gli effetti di Dunkirk sulla gente

Giuseppe: In “Slumber” la protagonista Alice (interpretata da Maggie Q) è una specialista dei disturbi del sonno, ma porta con sé un trauma dal passato con il quale dovrà fare i conti quando riceve l’incarico di occuparsi di un’intera famiglia afflitta da gravi problemi notturni. Uno dei componenti soffre addirittura di un disturbo che porta a vivere, da svegli, i propri incubi. Insomma si parla di sonno ma da qui il collegamento coi sogni è praticamente immediato, e di conseguenza quello con un film come “Inception” e Christopher Nolan. Ma io voglio andare oltre e utilizzare questo spazio per interesse personale, ebbene sì. No, tranquilli, nessuna proposta elettorale: ma è giusto ricordare a voi, cari lettori, che sia Cannibal che Mr. Ford non hanno esaltato a sufficienza un capolavoro come “Dunkirk”, e anzi il signor Cannibal lo ha addirittura disintegrato suscitando tutta la mia indignata reazione. Come si può, dico io? Pentitevi, infedeli! Il comitato per la difesa del cinema di Nolan, del quale sono il presidente, vi osserva, sempre!
Cannibal Kid: Se apriamo il capitolo Dunkirk, qua ne esce un dibattito degno del processo del fu Biscardi. Ribadisco solo che quello di Nolan, regista che un tempo apprezzai e ora non penso proprio, è un film senza personaggi, senz'anima, senza emozioni, senza un punto di vista personale e senza Storia. A parte questi piccoli dettagli, non gli manca davvero nulla ahahah
E poi ammettilo Giuseppe, che di Nolan sei in love ancor più che di JLaw, che dopo filmoni come Memento, The Prestige o Inception, anche tu da questo Dunkirk ti aspettavi qualcosa in più...
Ford: il demone del sonno è quello che fanno venire film senz'anima pur se dalla grande tecnica come Dunkirk, che considero riuscito dal punto di vista tecnico ma davvero poco coinvolgente per tutto quello che riguarda il fascino ed il cuore, che a produzioni come Memento, Inception e soprattutto il mio favorito The Prestige non manca affatto. Un altro in grado di evocare il demone del sonno è Cannibal quando parte con i suoi pipponi in difesa dei suoi favoriti, un po' come il tuo qui sopra, Giuseppe. E non prendertela come Doc Manhattan, mi raccomando!


L’incantesimo del drago

Giuseppe: Il coraggioso figlio di un eroe cacciatore di draghi, con l’aiuto di un pipistrello aspirante drago e un altro giovane amico, si lancia alla salvezza disperata del mondo degli umani e del mondo della magia. Film d’animazione di produzione ucraina che avrà purtroppo una programmazione cinematografica risicata (a cura di Twelve Entertainment) ma sia queste piccole opere che le case di distribuzione che le acquistano meritano tantissimo appoggio e sostegno.
Cannibal Kid:Purtroppo una programmazione risicata? Piccole opere?
Ford, in che modo sei riuscito a corrompere l'onesto Giuseppe per fargli pronunziare codeste assurdità su una tale bambinata? Coi soldi, oppure con la vagina fatata di Jennifer Lawrence?
Ford: nessuna vagina fatata. Forse Giuseppe dall'Ucraina ha importato anche parecchia vodka - e su questo non si può certo dargli torto -, perché una sparata così non me l'aspettavo neanche io!

"Mmm... l'opinione di Giuseppe è sospetta. Secondo me c'entra davvero qualcosa Jennifer Lawrence."
"OOOH, Jennifer Lawrence!"
"WOOOW!!! Penso di aver appena avuto la mia prima erezione!"


Cosa ca**o sta succedendo nel mondo del porno?

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Per la serie: “Le inchiestone giornalistiche di Pensieri Cannibali”, ecco a voi il primo (e forse ultimo) appuntamento.

Cosa ca**o sta succedendo nel mondo del porno?

Una scia di cadaveri. Una scia di splendidi cadaveri di pornodive che non sembra aver fine. Era dai tempi d'oro della scena musicale di Seattle che non si assisteva a qualcosa del genere, e poi neanche. Tempi d'oro per i discografici, tempi più grami per cantanti e musicisti. Il loro male di vivere dava sì vita a canzoni e album memorabili, ma contemporaneamente portava loro verso la tomba.
Qualcosa di simile sta succedendo ora nel mondo del porno con base nell'assolata Los Angeles. Un ambiente che si immaginerebbe del tutto opposto a quello della piovosa Seattle anni '90. Fatto sta che nel giro di 3 mesi sono morte in circostanze sospette 5 pornostar.

Tutto è cominciato con Shyla Stylez. Bionda, tettona, 35 anni.


L'attrice, che aveva abbandonato il porno nel 2016, pare sia morta nel sonno il 9 novembre dello scorso anno, dopo una breve permanenza a casa di sua madre in quel di L.A.. A oggi le cause del suo decesso rimangono sconosciute, o se non altro non divulgate. Questo comunque è stato soltanto il primo caso e di lei non si è parlato molto, anche perché i media tradizionali quando si tratta di ambienti hard ci vanno sempre con i piedi di piombo. Colpa del politically correct. I porno li guardano (quasi) tutti, ma (quasi) nessuno ne vuole parlare. A parte qualche sito tipo TGCom24 che ne parla più che altro per fare clickbait e attirare visite.
Hey, sarà mica ciò che sta cercando di fare anche Pensieri Cannibali con questo post finto-giornalistico?

Secondo caso. August Ames. Mora, tettona, 23 anni. Aveva una somiglianza notevole con Elisabetta Canalis. Immaginate una versione ancora più sexy della Canalis. Ecco, questa era August Ames. Perché una tipa del genere dovrebbe anche solo lontanamente pensare al suicidio?


Per quanto la riguarda, a differenza delle colleghe, sembrano se non altro esserci delle teorie precise. Lo scorso 3 dicembre August aveva scritto su Twitter che non aveva intenzione di lavorare con un ragazzo che aveva girato porno gay, perché secondo lei c'era un rischio maggiore di prendere l'AIDS. Aveva specificato: “Non sono omofoba. La maggior parte delle ragazze non girano film con ragazzi che hanno lavorato nei porno gay, per sicurezza. Non voglio mettere a rischio il mio corpo, non so cosa facciano nelle loro vite private. My body, my rules”. Subito nei suoi confronti si era scatenata la gogna mediatica. È stata accusata di omofobia e le sono piovuti addosso insulti di ogni tipo.
La mattina del 6 dicembre è stata ritrovata morta all'interno del parco pubblico di Camarillo, in California. Si è impiccata. Secondo alcuni la sua morte è stata provocata dal cyberbullismo, mentre altri sottolineano che da tempo soffriva di crisi depressive e anche di un disturbo bipolare. Forse hanno contribuito entrambe le cose.

Nelle ultime settimane ci sono stati tre altri casi.
Yurizan Beltran. Mora, tettona, 31 anni, morta il 13 dicembre 2017. Per lei si parla di sospetta overdose, visto che accanto al suo letto sono state trovate delle pillole.


Pornostar deceduta numero 4: Olivia Nova. Mora, meno tettona delle altre, 20 anni. Durante le scorse feste invernali scriveva ai fan sui social: “Sono sola a Natale, fatemi compagnia, mi solleverebbe il morale”. Il 7 gennaio è stata trovata a Las Vegas senza vita. La causa del decesso, in attesa dei risultati dell'autopsia, è al momento sconosciuta.


La quinta morte, quella più recente, è quella di Olivia Lua. Mora, tette piccole, 23 anni. Il suo corpo è stato trovato senza vita il 19 gennaio in un centro di riabilitazione di West Hollywood. Secondo gli inquirenti è venuta a mancare a causa di un cocktail di farmaci e alcolici assunti la sera precedente.


A questo punto ci si chiede se tutti questi casi, o almeno alcuni di loro, siano in qualche modo collegati. La L.A. Direct Models, agenzia per cui lavoravano sia Olivia Nova che Olivia Lua, attraverso un comunicato ha fatto sapere: “Noi di Direct Models ovviamente possiamo a malapena credere che stiamo emettendo un comunicato come questo, non una, ma due volte, in così poco tempo. È solo una coincidenza che le due modelle avessero lo stesso nome. Crediamo che non si siano mai incontrate”.

Sembra la trama di un thriller a sfondo erotico, di quelli che potrebbero diventare bestseller con estrema facilità. Di quelli che potrebbero trasformarsi in un film che un tempo avrebbero fatto girare a Michael Douglas e Sharon Stone. Dietro a questi decessi misteriosi si potrebbe celare un serial killer di pornostar? O, se stiamo a seguire le trame cospirazioniste, c'è un qualche misterioso piano da parte degli studios pornografici? Siamo però sicuri che, se le morti di cantanti e rapper aumentano le vendite dei loro dischi, la morte di una pornostar può in maniera analoga aumentare le visualizzazioni dei suoi video?

Come scriveva Valeria Montebello su Linkiesta, in seguito alla morte di August Ames: “Oggi August è la prima ricerca su tutti i siti, è quella di cui si vedono più video in assoluto, la pornostar più cliccata del 2017. Su di lei montano video commemorativi con musiche tristi in sottofondo. Ce n’è uno che dura più o meno un’ora: "Wish you were here" suona su close up della sua vagina ferma, che si muove, toccata, schiaffeggiata, con le telecamere intorno, dentro, fuori. Scorrono scritte “Rip August”, “Best pussy ever”, “We love u 4 ever”. La sua fica è diventata leggenda, un talismano. Ci sono descrizioni dettagliate come se si trattasse di una macchina dotata di ogni tipo di comfort, gif, quadretti con cornici dorate. E le sue prodezze, il suo modo di scopare è diventato "un modo diverso da quello delle altre pornostar"”.

La collaboratrice di Linkiesta, nel suo interessante articolo, a questo punto si chiedeva: “Cosa vuol dire? Che la morbosità tira? Si sa. Che pensare che non potrà fare un altro video porno fa apprezzare di più quelli vecchi? Può essere. Che si è un po' tutti necrofili?”. […] C'è chi scrive “Ti scoperei anche da morta”, c'è chi scrive che continua a guardare i suoi video ma si sente “really uncomfortable”. Perché cerchi il suo nome sulla barra con la lente sapendo che è morta. Perché mentre guardi quel video ti passa per la testa che è sotto terra. Nonostante ciò lo continui a cercare e lo continui a guardare. Amare una persona morta è nostalgia, ma volerci fare sesso è necrofilia. Qui è tutto mischiato. È una strana forma di necrofilia che la converte in oggetto di desiderio ancora più classico, e perverso: un oggetto inanimato al quale viene attribuito quasi un potere magico (“magic pussy”) in virtù di uno spostamento semantico che la trasfigura per investirla di un significato simbolico, di gruppo.
Nella morte l’oggetto d’amore si dà con assoluta certezza, si piega ad un possesso totale, assoluto. Quello che succede nei video porno di cui Ames è protagonista è proprio questo: quasi sempre a disposizione, ai limiti della degradazione - consensuale, certo. E ora lo è ancora di più, non solo nella finzione, anche nella realtà. La sua vicenda sancisce il passaggio fra vita e morte attraverso i social. Ames non è come Moana o Marilyn, non può diventare un'icona, non si distacca così tanto, non c'è carne alla brace per farla diventare una specie di mito romantico. Loro sono diventate fantasmi, opere d'arte. August è l'anti-icona, e continuerà ad essere guardata così, senza mediazioni, finché non arriverà qualche altro zombie che le porterà via lo scettro”.

Quella che sta vivendo il mondo del porno nell'ultimo periodo è una storia thriller? È una storia di necrofilia? O forse è solo una storia di depressione e di male di vivere, che si può manifestare anche nel più apparentemente spensierato e godereccio ambiente che si possa immaginare?
È proprio dura la vita delle pornostar. E questa potrebbe non essere giusto una brutta battuta da caserma, ma la triste realtà.

Le recensioni ai tempi dei social

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Un po' di film e di serie tv commentati alla cazzo di cane grazie all'utilizzo dei social network.


The Killing of a Sacred Deer
Regia: Yorgos Lanthimos
Cast: Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, Raffey Cassidy, Sunny Suljic, Alicia Silverstone
(voto 7,5/10)


Barry Keoghan @psychoboy92
Ciao Colin,
come butta?
Tutto bene, tutt'apposto?
Purtroppo ho una brutta notizia da comunicarti.

Colin Farrell @irishmotherfucka
Vuoi per caso costringermi a scegliere uno tra i miei famigliari da far fuori?




Barry Keoghan @psychoboy92
Non esattamente.
Devi scegliere di uccidere uno tra Yorgos Lanthimos, Michael Haneke e Lars Von Trier.



Colin Farrell @irishmotherfucka
Ma è una decisione impossibile.
Sono tutti e tre bastardissimi,
come faccio a sceglierne uno solo?



Logan Lucky
Regia: Steven Soderbergh
Cast: Channing Tatum, Adam Driver, Riley Keough, Katie Holmes, Daniel Craig
(voto 6+/10)

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The Midnight Man
Regia: Travis Nicholas Zariwny 
Cast: Gabrielle Haugh, Grayson Gabriel, Emily Haine, Lin Shaye, Robert Englund
(voto 4,5/10)


Marco Goi@cannibal_kid
Dopo Jumanji – Benvenuti nella giungla, arriva un nuovo remake non ufficiale: Jumanji – Benvenuti all'inferno, anche noto come #TheMidnightMan. A tratti noioso, a tratti (involontariamente) comico, con una Lin Shaye sempre esilarante!

Allegato ↓


The End of the F***ing World
Serie tv, stagione 1
Creata da: Jonathan Entwistle
Cast: Alex Lawther, Jessica Barden
(voto 7,5/10)



American Vandal
Serie tv, stagione 1
Creata da: Dan Perrault, Tony Yacenda
Cast: Tyler Alvarez, Jimmy Tatro, Griffin Gluck, Camille Ramsey, Calum Worthy, Ryan O'Flanagan, Saxon Sharbino
(voto 8/10)



Little Women
Miniserie tv
Cast: Maya Thurman-Hawke, Willa Fitzgerald, Kathryn Newton, Annes Elwy, Emily Watson, Dylan Baker, Jonah Hauer-King, Julian Morris, Angela Lansbury
(voto 6,5/10)



La battaglia dei sessi
Regia: Jonathan Dayton, Valerie Faris
Cast: Emma Stone, Steve Carell, Andrea Riseborough, Sarah Silverman, Elisabeth Shue, Natalie Morales
(voto 5,5/10)


Cannibal Kid
Ciao Emmina,
stasera ti va di uscire con me?



Emma Stone
Ma non ci penso neanche.




Cannibal Kid
Wow, questa sì che è una battaglia dei sessi!
A proposito, il tuo ultimo film non è che mi sia piaciuto un granché.
Steve Carell è insopportabile come al solito e te sei più bruttina del solito.


Emma Stone
Anche da bruttina,
non te la do lo stesso.



Cannibal Kid
Sempre più battaglia dei sessi!




Emma Stone
No,
sempre più 2 di picche.

Allegato↓
















Blade Runner 2049
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Ryan Gosling, Harrison Ford, Ana de Armas, Jared Leto, Robin Wright, Sylvia Hoeks, Mackenzie Davis, Dave Bautista, Lennie James
(voto 8/10)


Cannibal Kid
Ciao Ana,
stasera ti va di uscire con me?



Ana de Armas
Ehm,
non posso.



Cannibal Kid
Ma come?
Sei un'intelligenza artificiale che pago apposta per frequentarmi.



Ana de Armas
Sì, lo so,
però ho mal di testa...



Cannibal Kid
Ma porco androide!




Jared Leto
Hey tu,
non bestemmiare!
Guarda che non ci vedo,
ma ci sento benissimo.

Cannibal Kid
Dove son finito?
Nella chat di gruppo dei robot fallati?




Civiltà perduta
Regia: James Gray
Cast: Charlie Hunnam, Robert Pattinson, Sienna Miller, Tom Holland, Franco Nero
(voto 6-/10)



Napoli velata
Regia: Ferzan Özpetek
Cast: Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Luisa Ranieri, Isabella Ferrari, Maria Pia Calzone, Anna Bonaiuto
(voto 6,5/10)



Borg McEnroe
Regia: Janus Metz Pedersen
Cast: Sverrir Gudnason, Shia LaBeouf, Tuva Novotny, Stellan Skarsgård
(voto 7,5/10)


Porg
Ho visto Porg McEnroe e mi è piaciuto un sacco!
Un film teso come un buon thriller, avvincente come una buona partita sportiva ed esistenzial/riflessivo come un buon (doppio) biopic che si rispetti.




Cannibal Kid
Hey, Porg.
Lo sapevi che in realtà il film si chiama Borg McEnroe?



Porg
Cooosa???
Allegato ↓














La ruota delle meraviglie
Regia: Woody Allen
Cast: Kate Winslet, Justin Timberlake, Jim Belushi, Juno Temple
(voto 5,5/10)



L'uomo di neve
Regia: Tomas Alfredson
Cast: Michael Fassbender, Rebecca Ferguson, Val Kilmer, Charlotte Gainsbourg, Toby Jones, J.K. Simmons, Jamie Clayton, James D'Arcy, Chloë Sevigny
(voto 4/10)


Rebecca Ferguson
Ho scoperto cos'hanno in comune tutti gli omicidi del film:
sono avvenuti in un giorno in cui nevicava.



Michael Fassbender
Siamo in Norvegia.
Qui nevica 364 giorni all'anno.
Ma da dove ti hanno mandata te?
Da Quantico o da Distretto di Polizia?

Rebecca Ferguson
E io che pensavo di avere più intuito di Sherlock...




Porg
Cazzo,
ho più intuito io!




Una notte all'opera
Regia: Sam Wood, Edmund Goulding
Cast: Groucho Marx, Harpo Marx, Chico Marx
(s.v.)



Breakfast Club
Regia: John Hughes
Cast: Emilio Estevez, Anthony Michael Hall, Judd Nelson, Molly Ringwald, Ally Sheedy
(voto 8/10)



Better Watch Out
Regia: Chris Peckover
Cast: Levi Miller, Olivia DeJonge, Ed Oxenbould, Dacre Montgomery, Virginia Madsen, Patrick Warburton, Aleks Mikic
(voto 7/10)

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Super Dark Times
Regia: Kevin Phillips
Cast: Owen Campbell, Charlie Tahan, Elizabeth Cappuccino, Sawyer Barth, Max Talisman, Amy Hargreaves
(voto 6,5/10)



Vi presento Winnie the Pooh che parla di Vi presento Christopher Robin

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Vi presento Christopher Robin
Regia: Simon Curtis
Cast: Domhnall Gleeson, Margot Robbie, Will Tilston, Alex Lawther, Kelly Macdonald, Phoebe Waller-Bridge

















(voto 5/10)



Oje malavita, oje ammore e malavita mia

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Ammore e malavita
Regia: Marco e Antonio Manetti
Cast: Giampaolo Morelli, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso, Serena Rossi, Raiz

Staje luntana da stu filme,
a meno che tu sì 'na malafemmena appassionata de Gomorra
devono piacerti pure i musical,
solo che dopo La La Land è dura assai trovarne uno alla sua altezza
come un calciatore buono dopo Maradona
o una città decente dopo aver visto Napule

Oje malavita, oje malavita mia
oje core 'e chistu core
Ciro si' stato 'o primmo ammore pe' Fatima
e 'o primmo e ll'urdemo non sarraje pe' me!



Questo film nun te veco,
nun te sento 'int'a sti bbracce,
nun me ha fatto emozionare
nun me ha fatto innamorare del cinema dei Manetti Bros.
Qualche bella scena c'è anche
mme nun me faje chiagnere se nun pe' la brutta recitazione della Gerini
e anche gli altri nun so' molto meglio
il migliore è Raiz, che in teoria di lavoro fa il cantante degli Almamegretta nun l'attore

Oje malavita, oje malavita mia
oje core 'e chistu core
Ciro si' stato 'o primmo ammore pe' Fatima
e 'o primmo e ll'urdemo non sarraje pe' me!


Scrive sempe sul tuo blog e sta' cuntenta
dai un occhio a questo filme ma nun aspettarti nu babà
nu penziero cannibale me cunzola,
ca qualche canzone bella m'è rimasta in mente sulamente a mme
'A cchiù bella 'e tutt'e bbelle,
nun è maje cchiù bella 'e te...
ma se non altro sono cchiù belle delle canzoni di Gigi D'Alessio

Oje malavita, oje malavita mia
oje core 'e chistu core
Ciro si' stato 'o primmo ammore pe' Fatima
e 'o primmo e ll'urdemo non sarraje pe' me!
(voto 6+/10)

L'arte di essere nemici. Del cinema

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50 sfumature contro Clint Eastwood.
Il trash puro contro il cinema d'autore.
Cannibal Kid contro Mr. James Ford.
Pensieri Cannibali contro White Russian.
In mezzo a queste sfide in cui è incentrato questo nuovo appuntamento con la rubrica sulle uscite cinematografiche settimanali è capitato Aldo Magro, blogger di razza (intendo in senso positivo, senza che la parola abbia connotazioni razziali o razziste), autore dell'interessantissimo Foto di gruppo con cavallo. Se cercate qualcuno capace di partire per la tangente in digressioni e in deliri (intendo sempre in senso positivo) ancora più di me, è la penna che fa al caso vostro. Come potrete notare dai suoi folli, fantastici e credo anche alcolici commenti presenti qui sotto.


THE PARTY
"Sbrighiamoci a bere, prima che quell'Aldo Magro si scoli tutto!"


Aldo Magro: Be’, che dire, sono piacevolmente sorpreso di aver evitato una ospitata da Fabio Fazio per poter esser oggi presente qui. Almeno avevo una scusa plausibile per risparmiarmi lo strazio di Fazio, dato per certo che ora non mi chiamerà mai più sapendo che sono apparso non nello straordinario mondo di Gumball ma in quello dei blogger Cannibal e Ford, duo sicuramente degno di riempire il vuoto lasciato dalla coppia Boldi-De Sica. Sapendo di questa ospitata, ho trascorso un po’ di ore nel cercare di capire cosa indossare tra un trench coat e una delle due giacche industriali di Di Maio. Alla fine, dopo una votazione su internet, ho optato per una delle due giacche industriali di Di Maio. Quindi se lo vedrete in televisione con una giacca macchiata di caffè è perché non aveva a disposizione l’altra. Ma basta con queste quisquilie e veniamo alla ragione per la quale sono scomodamente qui: i film della settimana. Ecco or bene che si parte alla grande con The Party, diretto da Sally Potter e presentato in concorso al festival di Berlino. Ovviamente il film non l’ho visto ma tra le proposte in elenco è probabilmente quella che mi stuzzica di più. Per farla breve si parla di gente in casa e di verità scomode. Come non citare quindi il bronzo ma anche Festen di Thomas Vinterberg o i nostrani Parenti serpenti e il più recente Perfetti sconosciuti? È sempre bello osservare come un manipolo di gente che finge di volersi bene poi arriva quasi ad ammazzarsi; alla faccia dell’ideale comunitario di Platone. Tra l’altro l’ideale utopico-aristocratico del filosofo greco pare trovare nel film della Potter la conferma del suo opposto: il conservatorismo antidemocratico. Di cosa sto parlando esattamente? Non lo so. Era per fare la figura del tipico ospite, cioè ogni tanto buttare lì una supercazzola.
Cannibal Kid: Beccati questa, Fabio Fazio! Un ospite come Aldo Magro te te lo sogni. E poi, anche quando hai un ospitone, lo sprechi con un'intervistella inutile e... faziosa. Basti vedere quella a David Lynch di qualche tempo fa. Una delle più grandi occasioni sprecate nella storia della televisione.
Chi non sta sprecando l'occasione per scrivere commenti più deliranti rispetto ai miei soliti è invece il mitico Aldo Magro, capace di passare con disinvoltura da Boldi, De Sica e Di Maio fino a Thomas Vinterberg e Platone. Roba da far esplodere il cervello a me, non oso immaginare al mio blogger rivale Ford...
Sono rimasto stordito di fronte alle parole di Aldo come un difensore davanti alle finte di Neymar, al punto da non sapere nemmeno se vorrei partecipare a questo The Party o meno. Tra un b/n che fa molto radical-chic, un cast promettente e dialoghi che si preannunciano pieni di fiumi di parole allucinanti, direi che io e Aldo a questa festa potremmo scatenarci. Mentre Ford se ne starà a far tappezzeria in un angolo, aspettando che i suoi amichetti tamarri cambino musica.
Ford: feste come questa, sulla carta, me le risparmio volentieri, ma essendo un uomo di mondo in grado di sostenere bevute da competizione, non credo avrei troppi problemi, con qualche white russian in corpo, ad affrontare un bianco e nero radical con tante critiche alla società più o meno civile o al volemose bene che nasconde anche le più grandi battaglie della Storia dell'Umanità. Un ottimo modo per inaugurare un'ospitata che prosegue nel trend positivo della rubrica a tre più scoppiettante del web in questo inizio duemiladiciotto, roba che tra un pò Fazio chiamerà me, Cannibal ed un terzo a sua scelta e qualcuno che tempo fa se l'è menata ci pregherà di tornare da queste parti per farsi prendere un po' per il culo.
Ho avuto notizia quasi certa che perfino Sally Potter e Platone vorrebbero aggiungersi al gruppo. E io dico, e credo Aldo sia d'accordo, che se portano dell'alcool, allora sono ben accetti.

"Adesso mettiamo su un po' di Despacito, così ballano persino Ford e Cannibal."


L’ULTIMA DISCESA
"Mai fidarsi delle previsioni di Ford, non solo cinematografiche: secondo lui oggi doveva uscire fuori un sole accecante."

Aldo Magro: Tratto da una storia vera (come l’altro film in lista della settimana), la pellicola di Scott Waugh racconta l’incredibile storia insita nello spirito di sopravvivenza. No, non è l’incredibile storia vera dei capelli di Berlusconi ma quella di un uomo costretto a fare l’impossibile pur di restare in vita. Siccome sto per mangiare evito di raccontare alcuni succulenti particolari della vicenda, ma (per chi lo conosce) basta un rimando al racconto L’arte di sopravvivere contenuto nella raccolta Scheletri di Stephen King. Il film potrebbe anche non essere male ma la presenza di Josh Hartnett mi fa invece pensare che possa esserlo. Chissà. Il tema resta in ogni caso affascinante, un individuo caduto nel baratro dell’autodistruzione dovrà lottare per evitare proprio l’autodistruzione. Il film sarà ugualmente autodistruttivo?
Cannibal Kid: Che hai Aldo contro il povero Josh Hartnett? È vero che sono tipo oltre 10 anni che non azzecca un film, però un tempo ne aveva girati di notevoli.
Quanto a questo film, raccontato così non sembra nemmeno male. Spero solo che non si riveli il tipico survival montanaro buono giusto per i palati meno esigenti. Sì, Ford, ce l'ho con te.
Ford: da buon sostenitore dei survival montanari e dell'impresa dei superstiti di Alive, effettivamente il mio palato è poco esigente, considerato che nella stessa situazione mangerei il culo di chiunque mi capitasse a tiro pur di sopravvivere, eppure l'impressione che ho di questo film è che non si tratterà certo di qualcosa di memorabile. Sarebbe più interessante, invece, fare una gita in montagna noi tre, e vedere che succede nel corso della discesa, che effettivamente potrebbe essere l'ultima. Per qualcuno.

FINAL PORTRAIT - L’ARTE DI ESSERE AMICI
"Secondo te Armie siamo amici come Cannibal e Ford?"
"Forse, ma di certo non come me e Timothée Chalamet. Quindi giù quella manaccia!"

Aldo Magro: Ho sempre amato l’arte dei Lippi. Ossia Filippo padre e Filippo (Filippino) figlio. Per dire, si pensi alla Madonna col Bambino e angeli, tavola esposta agli Uffizi di Firenze. Non vi è dubbio che quest’opera di Filippo padre rappresenti uno dei vertici delle figurazioni devozionali quattrocentesche, quei Andachtsbilder a tutti noti. Aspetto non trascurabile è il volto della Vergine, qui non una sconsolata e bruttarella donna ma una fanciulla serena e dai lineamenti dolci. Non è mistero che Lippi (che era un cappellano) si era ai tempi innamorato della simpatica monaca Lucrezia Buti (la loro fu una relazione clandestina) e che quindi le fattezze della Madonna riprendano - forse con un po’ di fantasia - quelle della amata. Un’opera or dunque che non solo omaggia la Vergine ma una monaca non più vergine. Il potere dell’amore ma anche il potere di una tavola splendida. Tavola che non cela di certo il classicismo di Donatello ma neppure un suo esser tocco antesignano a Leonardo. Ciliegina sulla torta, da vero artista, è poi la cornice alle spalle delle figure; come se stessimo osservando un quadro in un quadro fuori dal quadro. Nel dettaglio poi la prospettiva destru… Come? Final Portrait è un film sul pittore Alberto Giacometti? Geoffrey Rush interpreta quindi Alberto Giacometti in una performance forse carica di manierismo? Vabbè, se faranno poi un film su Filippo Lippi avvisatemi.
Cannibal Kid: Altroché Vittorio Sgarbi. Aldo sì che se ne intende di arte e qui ci ha regalato una splendida lezione gratuita. Gratuita in tutti i sensi, visto che a quanto pare non ha niente a che fare con il protagonista della pellicola. Per la seconda volta in questa puntata della rubrica il mio cervello è andato in pappa!
Quanto al film, posso solo dire che in genere non amo granché le pellicole sui pittori, né tantomeno amo Geoffrey Rush, così richiesto all'interno del genere biopic che ormai può essere considerato il Beppe Fiorello australiano. Mi incuriosisce giusto Armie Hammer che, dopo la sua ottima prova in Chiamami col tuo nome, è qui chiamato a interpretare lo scrittore... James Ford?!?
Ah, no! Per fortuna ho sbagliato a leggere. Si tratta di James Lord.
Ford: dopo una descrizione - che poi non sia quella corretta, poco importa - di questo film come quella di Aldo, mi sento assolutamente dispensato dall'andare a vedere la pellicola, anche perché ho come l'impressione che risulterebbe non all'altezza di questo pezzo di bravura, un po' come una qualsiasi crosta dipinta da quell'imbrattatele di Cannibal rispetto ai Capolavori del panesalamesimo fordiano.

CINQUANTA SFUMATURE DI ROSSO
"L'avresti mai detto, quando ti sculacciavo, che ti avrei portata all'altare."

Aldo Magro: Atteso come un tweet di Matteo Salvini ecco che finalmente l’agonia delle sfumature sbarca al cinema (espressione questa che sognavo di usare da un po’) con questo capitolo finale. Ehm. Devo purtroppo ammetterlo, spinto dalla curiosità, nel remoto 2015 avevo dedicato una parte del mio preziosissimo tempo alla visione del primo e dimenticabile Cinquanta sfumature di grigio. Una pellicola oltremodo imbarazzante, peggio del mio modo di commentare e persino di quello dei due blogger Kid e Ford (che detta così pare il titolo di un film di George Roy Hill: Kid and Ford). Oltre ad una impalcatura generale che si reggeva con il nastro adesivo scollato, il primo Cinquanta (da notare il brillante gioco di parole “primo” e “Cinquanta) mi aveva causato forti spasmi nelle articolazioni cinefile per il suo atroce epilogo: lei (che, ricordiamolo si chiama Ana…) fugge disgustata dopo una sculacciata di lui. Diciamo che la cosa si poteva risolvere in modo migliore giacché costei per tutto il film si fa fare un po’ di tutto. Ma questa è la vita. Ora ecco Cinquanta sfumature di rosso. Non ho idea di cosa sia avvenuto nel segmento centrale ma pare evidente che Ana deve aver superato la brutta storia della sculacciata visto che è convogliata a nozze con Coso. Cosa succederà? Quali incredibili colpi di scena ammanteranno il talamo dei due? Avranno una bambina con poteri magici e ricostruita malamente in CGI? Francamente non voglio saperlo.
Cannibal Kid: Mi sa che sono l'unico uomo sulla faccia della Terra ad essersi divertito con i primi due capitoli della saga più comica (volontariamente o meno) degli ultimi anni. O forse sono solo l'unico ad ammetterlo?
Fatto sta che io sono curioso di vedere questo per voi per fortuna ultimo capitolo della serie. Così come sono curioso quando Salvini se ne esce con un nuovo tweet, così posso insultarlo e indignarmi come voi fate di fronte a questa incompresa seg...ehm, saga capolavoro del cinema contemporaneo.
Ford: a sorpresa posso dichiarare di essere incredibilmente curioso di questo terzo ed ultimo capitolo della trilogia, dal quale mi aspetto ovviamente la stessa, grande prestazione dei due precedenti, ovvero piazzarsi al primo posto della classifica del peggio dell'anno dei Ford Awards. Riusciranno Ana ed il suo amichetto ad eguagliare momenti indimenticabili come "il bagnetto" delle sfumature di grigio? Spero di sì, anche perchè non vorrei buttare nel cesso due ore per poi non avere già il mio numero uno della merda duemiladiciotto.

"Dai dai dai, beviamo, che sull'aereo ho visto aggirarsi Aldo Magro..."

I PRIMITIVI
Ford che fa la spesa

Ford che guarda un film

Ford che fa sport

Ford che esulta perché nell'età del bronzo non esiste Internet, né Pensieri Cannibali

Ford che si rende conto che nemmeno il suo blog esiste


Aldo Magro: L’età del bronzo non doveva essere propriamente una passeggiata, non che l’era attuale lo sia. Inoltre se si pensa che nelle competizioni sportive esista ancora come premio la medaglia di bronzo, questo la dice lunga sulla scarsa evoluzione umana (e anche sul mio pietoso senso dell’umorismo). Fortunatamente a rendere le cose meno drammatiche ci pensa Nick Park e la stop-motion della Aardman Animations. C’è poco da dire su questo film, ma in senso positivo. Nel 2016 Shaun, vita da pecora (soggetto di Park) mi aveva regalato momenti di sane risate, fatta eccezione per la baraonda di bambini che in sala andavano avanti e indietro. Alla fine più che le pecore mi son ritrovato a contare gli infanti. Shaun, vita da pecora era stato candidato anche agli Oscar ma contro di sé aveva un film pazzesco come Inside Out. Peccato. Questo I primitivi, così a naso di plastilina, non sembra poter arrivare a toccare i vertici della Aardman ma conoscendo il mio intuito sopraffino potrebbe invece rivelarsi il film di animazione del secolo.
Cannibal Kid: Dopo aver esaltato Cinquanta sfumature e aver mostrato le mie lacune artistiche, adesso devo pure ammettere la mia ignoranza sul cinema della Aarman Animations, di cui non ho visto manco mezzo lavoro per sbaglio. Certo che non sto facendo proprio una bella figura...
Comunque questo film, così come i loro precedenti, mi attira ben poco e di questa specie di sequel in stop-motion dei Flintstones sinceramente mi sa che ne posso anche fare a meno.
Ford: Park è un piccolo mito dell'animazione in stop motion, e tutto il microcosmo a lui legato ed associato, da Shaun the sheep a Wallace e Gromit fino a Galline in fuga, mi ha sempre regalato grani momenti. Ho visto qualche giorno fa il trailer de I Primitivi e purtroppo non mi ha fatto la stessa impressione dei titoli appena citati, eppure se una sorpresa ci deve essere questa settimana, sono sicuro la regalerà il vecchio Nick. Cannibal, invece, continua a non sorprendere più nessuno con la sua abissale ignoranza cinematografica.

ORE 15:17 - ATTACCO AL TRENO
"Hanno messo Ford come macchinista?"

"Devo fermare subito questo treno!"

Aldo Magro: Probabilmente il titolo più forte della settimana. La vicenda è nota, l’attentato terroristico sul treno Thalys diretto a Parigi. Un attentato poi sventato grazie all’intervento di tre americani (due dei quali militari) e un inglese. Che dire? A parte il fatto che ho macchiato con del latte macchiato la giacca di Di Maio, io non so bene cosa pensare di un certo cinema di Eastwood. In particolare la tripletta American Sniper, Sully e questo Attacco al treno mi lasciano perplesso. Non so bene perché. Sarà perché trovo un po’ stucchevole, faziosa e carente questa celebrazione degli eroi occidentali. Non è un tipo di cinema che mi fa impazzire. Questo non toglie nulla alle vicende del pilota Sully e al gesto effettivamente eroico dei passeggeri del treno però… Però c’è sempre qualcosa che non mi torna a livello di narrazione cinematografica. Qualcosa che non mi torna in questa “idea” celebrativa dell’eroe. C’è il bene e c’è il male e il bene solitamente è statunitense o, più in generale, occidentale. Il vecchio Clint (vecchio lo dici a tua sorella!) lo preferisco quando racconta le sfumature (non quelle grigie o rosse), quando narra “in bilico” come ne Gli spietati, come in Bird, come in Un mondo perfetto. Ecco, io Clint Eastwood lo preferisco quando racconta di un mondo imperfetto. Clint invece so già mi prenderebbe e mi lancerebbe dal treno. Detto questo mi vedo costretto a restituire la giacca a Di Maio, non prima di aver ringraziato per l’ospitata Cannibal e Ford e ovviamente senza dimenticare la marchetta al mio blog. Bene, ora dove devo andare? Sì, lo so. Non dico l’andare dove mi state mandando. Dico… Immagino ci sia una lavanderia in zona, ecco, dov’è?
Cannibal Kid: Pure io preferisco L'Eastwood di Un mondo perfetto. Ma lo preferisco ancora di più quando non sforna il suo solito dozzinale film annuale che poi la critica, soprattutto quella italiana, non vede l'ora di spacciare per l'ennesimo Capolavoro. Persino quando tira fuori delle abominevoli porcherie come American Sniper. Io già non sopporto il cinema supereroistico, figuriamoci quello eroistico-repubblicano del vecchio Clint. Sebbene Sully a sorpresa non mi fosse del tutto spiaciuto, questo Attacco al treno mi sembra avere tutte le carte in regola per subire un bell'attacco da parte mia. Uno di quelli in grado di riaccendere come si deve la mia rivalità con Ford, che ancor prima di vederlo sento già gridare al Capolavoro.
Controllore, per favore, lo faccia scendere da questo treno!
Ford: Clint è Clint, e considerata l'età ed i Capolavori che ha regalato al mondo del Cinema tutto, per me ormai potrebbe anche girare un documentario mentre fa la cacca alla mattina, e lo rispetterei comunque. Detto questo, non essendo un pusillanime come Cannibal, ho sempre criticato i miei miti quando ce n'è stato bisogno - credo di essere uno dei pochi clintiani a non amare Changeling, ad esempio -, e trovo che Eastwood, a prescindere dalle sue - per me discutibili - posizioni politiche, riesca a raccontare con rigore ed equilibrio anche vicende decisamente lontane dal mio modo di intendere la vita. Tant'è che considero American Sniper uno dei film più potenti degli ultimi anni.
Sinceramente non so cosa aspettarmi da questo 15:17, che potrebbe rivelarsi un Clint minore oppure sorprendermi come aveva fatto Sully, dal quale non mi aspettavo poco più di quanto non mi aspetti da questo Attacco al treno.
Certo, non ci troveremo di fronte Gli Spietati o Un mondo perfetto, ma di certo non lascerà indifferenti. Almeno lo spero rispetto alle future faide tra me e Cannibal.
Aldo, in caso, è invitato a fare da arbitro.

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