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Loving Loving Vincent

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Loving Vincent
Regia: Dorota Kobiela, Hugh Welchman
Cast: Douglas Booth, Saoirse Ronan, Chris O'Dowd, Eleanor Tomlinson, Jerome Flynn, Helen McCrory, Aidan Turner
























(voto 8/10)


I Wonder how, I wonder why

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Wonder
Regia: Stephen Chbosky
Cast: Jacob Tremblay, Julia Roberts, Owen Wilson, Izabela Vidovic, Noah Jupe, Danielle Rose Russell, Mandy Patinkin, Bryce Gheisar



Il protagonista del film Wonder ha una faccia strana.


Beh, in realtà lui è il padre del vero protagonista della pellicola, che sarebbe lui: Auggie, interpretato da Jacob Tremblay, la bambina... ehm, il bambino di Room.
Auggie ha preso dal padre, e quindi pure lui ha una faccia un po' strana.

"Sì, ma comunque meno strana di quella di Owen Wilson."

Sua madre invece è Julia Roberts. Sì, proprio Pretty Woman. Gli anni '90 per lei sono però ora molto distanti. Non fa più la escort, ha messo la testa a posto e non per merito di Richard Gere, che dopo averla illusa si è stufato di lei e, una volta passata l'eccitazione dei primi tempi, l'ha scaricata per un'altra professionista del settore. Una certa Ruby. Poco male per Juliona Roberts, che si è rifatta una vita con Owen Wilson e insieme hanno avuto due figli.

"Se rimpiango la vita da favola con Richard Gere?
Certo che no, AHAHAH!"

Il secondogenito è Auggie e va beh che è il protagonista principale del film, però adesso solo perché uno ha una malformazione facciale non è che bisogna parlare solo di lui e tutto l'universo gli gira intorno. Il bello di questo film è che c'è spazio anche per gli altri personaggi e ce n'è uno, anzi ce n'è una in particolare che ruba la scena a tutti. Persino a Auggie. Mi riferisco alla sorella maggiore del protagonista, Olivia detta Via. Una ragazza che ha vissuto tutta la sua vita nell'ingombrante ombra del suo fratellino “speciale” ed è lei che zitta zitta poco a poco esce dall'oscurità e si impone all'interno del film. Un po' come fa Alicia Vikander in The Danish Girl. Uno guarda la pellicola pensando che il personaggione di turno sia Lili Elbe, una delle prime persone transessuali della Storia, interpretata da un Eddie Redmayne fresco reduce di Oscar per la sua interpretazione di Stephen Hawking in La teoria del tutto (dove a rubargli la scena era invece Felicity Jones), ed ecco invece che si impone la sua moglie "normale" interpretata dalla Vikander che la statuetta questa volta se l'è andata a prendere lei.

Nei panni di Via troviamo l'attrice rivelazione Izabela Vidovic che, okay, non ha vinto l'Oscar, non è manco finita in nomination, però è la vera carta vincente della pellicola e si impone inoltre al mondo come erede di Carey Mulligan. Non che la 32enne Mulligan abbia già bisogno di un'erede, ma nel caso la giovane Vidovic è già lì pronta per fare le scarpe pure a lei, oltre che al fratellino.


In Wonder riescono a ritagliarsi uno spazio piccolo, eppure importante, anche altri personaggi “minori”, come il miglior amico del protagonista, la (ex) BFF di Via e il pericolosissimo bullo di turno...

"Paura, eh?"

Un bullo, anzi un bulletto che è davvero all'acqua di rose, ma giusto un filo.
Mi ricordo i tempi in cui io frequentavo le medie. Non le ho fatte nel Bronx. Le ho fatte in una scuola in pieno centro della medio borghese rassicurante cittadina piemontese Casale Monferrato. Ciò nonostante, ricordo che c'erano studenti che in classe si facevano le seghe, bestemmiavano, fumavano e davano fuoco ai banchi. Era inoltre all'ordine del giorno che qualcuno avesse una crisi isterica e insultasse, o persino minacciasse di morte, la povera insegnante di turno o qualche compagno. Sono cose che adesso vengono documentate sui social network, finiscono in televisione e sui giornali, e in alcuni casi anche nelle aule dei tribunali. Allora invece si trattava semplicemente di un ordinario giorno di routine nella mia scuola media. Di bullismo ai tempi non si parlava nemmeno. Avere a che fare con sfottò, minacce, violenze o botte era considerata come una normale prova da superare, un po' come poteva essere una verifica o un'interrogazione. Un passaggio obbligatorio. Come in caserma. Come in prigione. Adesso che ci ripenso non mi sembra sia stato così facile sopravvivere agli anni delle medie, eppure in qualche modo ce l'ho fatta.

Auggie frequenta invece un istituto privato esclusivo e fighetto nell'epoca molto politically correct attuale in cui viviamo. Ok, subisce qualche presa in giro e all'inizio viene isolato dal “branco”. Tutto brutto, tutto deplorevole, però posso solo immaginare cosa sarebbe successo a un tipo "speciale" come Auggie in una scuola media come la mia negli anni '90 a Casale Monferrato. Figuriamoci nel Bronx...


La vita di Auggie quindi sì, è dura, ma il messaggio più importante che esce da questo film – almeno credo – è che è dura per tutti. Siamo tutti in qualche modo della anime in pena che fanno una gran fatica a trovare dei veri amici, a sentirsi parte di qualcosa, a farsi accettare dagli altri per ciò che siamo. Che poi cosa siamo?
All'interno delle nostre vite siamo tutti degli Auggie. Dei piccoli eroi che cercano di tirare avanti e sopravvivere. Vivere non è facile, ma anche solo sopravvivere non è un'impresa semplice, Dio bono.

Il grande merito di una pellicola come Wonder è quello di riuscire a parlare credo un po' a chiunque, e di parlare al cuore. È vero che lo fa in maniera ruffiana e buonista. Non posso dire il contrario. In questo momento non mi viene in mente nessun altro film al mondo che sia più ruffiano e buonista di questo o che, nonostante qualche piacevole elemento ironico presente al suo interno, punti così tanto alla commozione e alla lacrima facile. Fino ad arrivare a una scenona finale francamente imbarazzante tanto è esagerata. A livello cinematografico non ci troviamo poi di fronte a chissà quale capolavorone, ma comunque riesce nell'impresa di sfangarla il buon Stephen Chbosky, già artefice di Noi siamo infinito...

Specifico: il film e il libro, non la canzone!


Una volta accettato tutto questo, io comunque – almeno in questo preciso momento della mia vita – preferisco una pellicola che vuole provocare delle emozioni, dei sentimenti nel pubblico come questa, rispetto a cose più glaciali di una ventata di Burian come Dunkirk o Il filo nascosto, per quanto impeccabilmente e cinematograficamente e tecnicamente e sticazzicamente girati.


Qualcuno potrà considerarla una debolezza, invece ci va un gran coraggio per cercare di parlare al cuore della gente. E anche per mostrare il proprio. Come un tempo ha scritto Vincent van Gogh: “Chi sono io agli occhi della maggior parte della gente? Uno qualunque. Una nullità. Una persona sgradevole. Uno che non ha, né mai avrà alcuna posizione nella società. In breve, il peggio del peggio. Beh, allora, benché tutto questo sia assolutamente vero, un giorno voglio poter mostrare con il mio lavoro ciò che questo fallito, questa nullità ha nel proprio cuore”.
(voto 7-/10)

Serie tv d'inizio 2018: cosa correre a vedere e cosa correre a evitare

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Le serie tv di questo primo scorcio di 2018 che è bene iniziare e quelle che magari anche no, selezionate con amore e con odio appositamente per voi da Pensieri Cannibali.



Cosa evitare


The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story


La delusione seriale di questo inizio d'anno. Anzi danno.
C'è chi diceva che se la nuova stagione di American Crime Story fosse stata bella anche solo un decimo di The People v. O. J. Simpson ci saremmo trovati di fronte a una gran serie. Peccato non sia bella manco un centesimo rispetto a quella.
Diciamo subito che si parte da una vicenda un po' meno iconica rispetto a quella di O. J. Simpson, che ha rappresentato il fatto di cronaca probabilmente più clamoroso nella storia recente degli Stati Uniti. Le carte in mano per fare una serie della Madonna Ryan Murphy ce l'aveva comunque tutte: l'ambiente glamour della moda anni '90, il sottotesto gay, un serial killer totalmente fulminato e imprevedibile. Tutto questo, o quasi, è stato mandato alle ortiche. La storia di Gianni Versace si risolve in un biopic di livello inferiore a quelli delle Rai Fiction. Basti vedere la recente Fabrizio De Andrè – Principe libero che, pur partendo con lo stesso handicap di un protagonista con un accento non proprio fedele al personaggio originale, è molto più curata, sentita ed emozionante. Bisogna poi chiudere un occhio sul fatto che Penélope Cruz è troppo figa per essere credibile nella parte di Donatella Versace – che sì negli anni '90 era meglio di adesso , ma con Penélope Cruz non c'entrava comunque una (Valeria) mazza.

"Penélope, sei talmente figa che mi ti farei anche se sono gay e sono tuo fratello."

Bisogna inoltre cercare di evitare di far polemica perché hanno preso quasi tutti attori ispanici per ruoli di italiani, a parte Giovanni Cirfiera nei panni di Santo Versace la cui presenza è per altro piuttosto irrilevante, sebbene sia come ingaggiare un giapponese nella parte di un cinese, e perciò non è una cosa proprio ok.
Bisogna quindi cercare anche di non pensare al fatto che, in una serie intitolata The Assassination of Gianni Versace, quando dopo i primi due episodi Gianni Versace & family spariscono di scena, l'interesse inevitabilmente cala.
Persino la tematica gay è rappresentata sottotono. Da Ryan Murphy era lecito aspettarsi qualcosa di più kitsch, di più vistoso, di più glam. Invece i toni scelti sono troppo seriosi. Non che quelli di The People v. O. J. Simpson non lo fossero, però c'era un maggiore spazio per gli elementi della pop culture. Un elemento di pop culture comunque qui c'è, si chiama Ricky Martin, peccato che già non sia un granché a cantare, figuriamoci a recitare.

"I'm not livin' la vida loca right now."

Quello che resta è allora più che altro la storia di un assassino, interpretato da un Darren Criss in effetti strepitoso e che rappresenta la cosa migliore di questo ammasso di confusione.


Peccato che il suo personaggio sia giusto un Patrick Bateman di serie B e anche la curiosità nei suoi confronti ben presto naufraghi insieme a una serie dai ritmi troppo lenti e sonnachiosi, che ricordano l'unico altro prodotto di Ryan Murphy che non avevo, e non ho ancora digerito: Feud. Il destino di entrambi ahimé è stato lo stesso: tutt'e due abbandonate per noia.


Altered Carbon

Con un immaginario visivo e narrativo a metà strada tra Matrix e Blade Runner 2049, Altered Carbon si candidava a essere la serie sci-fi più figa mai vista sul piccolo schermo, o qualcosa del genere. Tutti però sono capaci a candidarsi e a fare grandi promesse della vigilia. Il problema è mantenerle. Già i primi minuti action con combattimenti in stile Wachowski Bros, pardon Wachowski Sisters con 20 anni di ritardo non è che promettessero granché bene. Già il caso thriller presentato non è che entusiasmasse più di tanto. Se a ciò aggiungiamo un protagonista molto discutibile, il disastro è servito. Colpa di un Joel Kinnaman che, dopo The Killing, ha avuto un'evoluzione fisica notevole, tanto quanto un'involuzione recitativa altrettanto impressionante: più si è pompato i muscoli, più è diventato inespressivo. Sarà un caso?

"C'ho i muscoli! Che mi frega di avere anche delle espressioni?"

Il suo personaggio ogni tanto tira fuori qualche battuta da action hero anni '80 che fa ghignare, ma poco altro, e gli altri personaggi sono abbastanza dimenticabili. Si salva a malapena - ma non ne sono del tutto sicuro - giusto la sbirra latino-americana Martha Higareda in versione Jenny from the future block.


Il cattivone ambiguo di turno è invece interpretato dal solito cagnesco James Purefoy che già nella serie The Following più che incutere timore, incuteva grandi risate.


I personaggi e gli attori sono così così, la storia non decolla, resta giusto un livello visivo buono e qualche trovata futuristica discreta, però è comunque troppo poco per non far apparire fantascientifica l'ipotesi di una promozione di Altered Carbon qui su Pensieri Cannibali.


Britannia

C'è subito chi ha paragonato Britannia a Game of Thrones...
Okay, specifichiamo. C'è subito chi ha paragonato Brittania a una brutta copia di Game of Thrones. Le cose però non stanno proprio così. Siamo più dalle parti di una brutta copia di Vikings. Nemmeno troppo terribile, meglio precisare pure questo. Per chi è appassionato di serie storiche, questa versione seriosa dei druidi stile Asterix e Obelix potrebbe anche non essere troppo male. Per tutti gli altri non appassionati di serie storiche - ovvero le persone normali - resta giusto la curiosità di vedere Fortunato Cerlino (don Pietro Savastano di Gomorra - La serie) in una nuova produzione internazionale dopo Hannibal, e soprattutto le due belle gnoccolone di turno: la rossa Kelly Reilly e la mora Annabel Scholey, già Contessina ne I Medici.



The Alienist

Lo dico subito: The Alienist non è una serie sugli alieni.

 NOOOOOOOOOOOOOO!
Che delusione!


The Alienist parla di tutt'altro.
Nel 19° secolo si pensava che le persone che soffrivano di malattie mentali fossero alienate dalla loro vera natura. Dunque, gli esperti che studiavano la loro condizione erano conosciuti come 'alienisti'”.
Così recita la scritta d'apertura della serie. Quindi qui si parla di malattie mentali. Bene. Meglio ancora degli alieni!


Peccato che poi, a ben vedere, più che una serie dai contorni folli, si riveli la solita roba crime poliziesca dalle tinte gotiche in stile La vera storia di Jack lo squartatore o Edgard Allan Poe dei poveri e la noia presto – diciamo dopo 5 minuti – cominci a fare capolino.

Per quanto riguarda il cast, non troppo in parte nelle parti dell'alienista protagonista risulta Daniel Brühl, così come Dakota Fanning si conferma sempre più la copia sciapa della ben più interessante sorellina Elle Fanning.

"Il pessimo Pensieri Cannibali parla male di me? Meglio berci su."

A tirare su il morale ci pensa Luke Evans, che già era risultato la cosa migliore dell'orripilante La bella e la bestia, ma è comunque troppo poco.
Aridatece gli alieni veri e propri!

"Un brindisi al mitico Pensieri Cannibali che parla bene di me."


Good Girls

As once Nicoletta Romanoff said in a Gabriele Muccino's movie, Remember Me, My Love - Ricordati di me: “Le brave ragazze vanno in Paradiso, io voglio arrivare dappertutto”, translation: “Good girls go to Heaven, I wanna go everywhere”. Good Girls is a tv series that tells the story of a group of friends, a group of good girls who turn bad, when life turns bad for them. In a sort of feminine version of Breaking Bad, they decide to become criminals for the good of their own families. They need money, a looot of money, and so they don't cook meth, but they rob a supermarket. This is the start of a brand new life for them, a very dangerous one, while honestly for us viewers their brand new life is not that interesting. Sorry, girls.
Good Girls is a comedy, but not a very funny one, and it's a pleasure to see again Christina Hendricks from Mad Men and Mae Whitman from Parenthood, but their characters are not very good. Not very good written, I mean. So, you can watch this show just to get to sleep or as a little guilty pleasure.
Good girls go to Heaven, it's true, but if you're looking for a good series, go elsewhere!



Cosa provare a vedere


Romanzo famigliare

Le fiction Rai non sono per tutti. Ci vuole pelo sullo stomaco per cominciarne una. Superata la diffidenza iniziale, in taluni casi possono regalare delle discrete soddisfazioni. È il caso di Romanzo famigliare, una serie in 12 episodi visibili in streaming su RaiPlay, se vi siete persi la “diretta” su Rai 1, che convince subito dalle malinconiche note della sigla d'apertura “Tu non sai” interpretata da Nada, e che ha tutti i pregi e i difetti di produzioni del genere. Un pregio e allo stesso tempo un difetto è per esempio l'intensità notevole, persino eccessiva, nella recitazione. Una passionalità tipicamente mediterranea che non si vede certo nei più compassati colleghi inglesi. Figuriamoci in robe algide come la crucca Dark. In questo turbinio di passioni, in mezzo ai più celebri Vittoria Puccini, Giancarlo Giannini, Guido Caprino, Andrea Bosca e Anna Galiena, a spiccare è soprattutto la giovane rivelazione Fotinì Peluso, nei panni della Juno de' noantri, 16 anni e incinta.


È lei la trascinatrice di uno sceneggiatone televisivo che oscilla tra momenti comedy leggeri e melodramma, tra intrecci sentimentali da soap opera e intrighi nel mondo dell'alta finanza e persino della marina militare.
La serie mette in tavola pure troppe portate e convince soprattutto nello sviluppo dei personaggi femminili. Dopotutto la co-ideatrice (insieme a Elena Bucaccio) e regista della serie è Francesca Archibugi. Mentre i personaggi maschili sono più stereotipati e le loro vicende appassionano poco, ma va beh.
Se non siete proprio allergici alle fiction Rai – cosa comprensibilissima – un tentativo vi consiglio di farlo.


The Resident

Il genere medical è uno dei più commercialmente fortunati e seguiti, da che mondo è mondo e da che televisione è televisione. Basti pensare ai vari General Hospital, E.R. - Medici in prima linea, Dr. House e Grey's Anatomy. Non so perché, ma alla gente piace frequentare gli ospedali, se non altro sul piccolo schermo. Io invece ho una notevole avversione nei confronti degli ospedali e anche con il genere medical ho un rapporto piuttosto conflittuale. Negli ultimi tempi sto però a sorpresa guardicchiando con piacere The Good Doctor con Freddie Highmore in versione chirurgo autistico e il nuovo The Resident. Cosa ca**o è The Resident?
Ci troviamo di fronte a una serie medical assolutamente tipica, che racconta di un gruppo di giovani dottori ai primi ferri proprio come i vari Grey's, Scrubs e appunto The Good Doctor, capitanati dal Dott. Conrad Hawkins, interpretato da un fighissimo Matt Czuchry (già visto in Una mamma per amica e The Good Wife), uno che all'inizio sembra una specie di versione giovane del Dr. House, cattivo e trasgressivo com'è, ma ben presto dimostra di avere un cuore troppo d'oro e Hugh Laurie probabilmente non apprezzerebbe.

"Io ho accettato la parte solo perché pensavo fosse la serie sul DJ resident di un locale, mica su un dottore."

Al suo fianco, oltre a un medico senza scrupoli perfetto esempio di malasanità interpretato da Bruce Greenwood, si rivede con piacere anche la fighissima Emily VanCamp, la biondazza di Everwood e Revenge, in versione infermiera sexy.
Ok, la serie non sarà niente di nuovo, ma volete sul serio perdervi Emily VanCamp in versione infermiera sexy?
Se sì, vi consiglio il ricovero in ospedale. Uno vero.



Mosaic
"Tutte queste recensioni in un post solo mi stanno facendo venire un gran mal di testa!"

Con Mosaic sono sul serio in crisi. Non ho idea se consigliarvi di vederla o meno. Io vi direi di provare a iniziarla. Dopodiché potrebbe coinvolgervi parecchio, oppure potreste abbandonarla in fretta e furia. A me all'inizio aveva preso piuttosto bene. Sarà perché c'è una certa dose di tensione sessuale tra la neo 60enne Sharon Stone in versione GILF e un Garrett Hedlund sempre più convincente e indie.


C'è anche una certa dose di tensione thriller per qualcosa di brutto che sta per accadere, e c'è pure una certa dose di curiosità nel vedere dove la serie diretta dal solito prolifico e confusionario Steven Soderbergh voglia andare a parare. Peccato solo che a un certo punto la vicenda si trasforma in un mystery crime piuttosto tradizionale, che di originale ha giusto la doppia modalità in cui è stato presentato: una versione interattiva per smart phone (che non ho provato) e una versione televisiva rilasciata da HBO che è un thrillerino classico, a tratti avvincente e a tratti meno.
Provare a vederla, o non provare a vederla? Questo è il dilemma. Nel dubbio, io vi direi di provare a cercare la app, che magari è più soddisfacente e innovativa della serie vera e propria.


Collateral

Prima cosa: perché chiamare una serie Collateral???
Esiste già un film di Michael Mann con Tom Cruise con lo stesso titolo, che ok, non sarà famoso quanto Top Gun, ma è comunque decisamente noto e quindi una buona fetta di pubblico è portato a pensare che si possa trattare della versione televisiva della pellicola. Invece no. Non c'entra un tubo.

Seconda cosa: Collateral è una miniserie made in Britain in 4 episodi con protagonista Carey Mulligan.

Terza cosa: potevo per caso perdermi una serie con Carey Mulligan, una delle poche attrici a rendere adorabili dei personaggi piuttosto detestabili come quelli interpretati in film come Shame, Il grande Gatsby, A proposito di Davis e Via dalla pazza folla?
Certo che no! Il problema è che Carey in versione detective non è che sembri proprio a suo agio e la serie, pur proponendo il tema molto attuale dell'immigrazione e pure alcuni risvolti socio-politico-religiosi, appare come un crime piuttosto consueto e non troppo interessante. I patiti di gialli UK moderni non se la perdano, gli altri – fan di Carey Mulligan compresi – a questo giro possono anche passare.

"La nostra serie sarà un po' meh, ma anche questa rece mignon non scherza mica."


Heathers

Genialata, o porcata?
Dalla puntata pilota non l'ho mica capito. Heathers potrebbe essere sia il nuovo cult teen televisivo che stavamo aspettando – o almeno che io stavo aspettando – oppure una schifezza trash come da tempo non se ne vedevano.
Il pilot di questa novella serie, tratta dall'originale film adolescenziale anni '80 Schegge di follia (Heathers) con Winona Ryder, Christian Slater e Shannen Doherty, più che ricordare quella pellicola sembra un incrocio folle tra Mean Girls e Pretty Little Liars. In alcuni momenti si resta a bocca aperta, a domandarsi: “WTF? Ma cosa diavolo sto guardando?”, mentre in altre scene i livelli di grottesca e assurda ironia diventano così eccessivi e senza senso da farti venire il dubbio di trovarti di fronte a qualcosa di esaltante.
I prossimi episodi aiuteranno a risolvere il dubbio, o ne creeranno di ulteriori?



Cosa correre a vedere


La linea verticale

Visionaria, folle, geniale, esilarante e commovente allo stesso tempo. Un mix tra Fantozzi e Colpa delle stelle, il tutto con la firma di Mattia Torre, già autore di Boris e la cosa di vede e si sente, nei personaggi grotteschi eppure così veri e nelle situazioni, anch'esse tanto grottesche quanto vere. A volerla fare breve, La linea verticale può quindi essere definita come un Boris in versione medical. Solo che è un medical diverso dagli altri medical, tanto da Braccialetti rossi quanto da Grey's Anatomy e dal The Resident di cui si parla sopra. È qualcosa di differente. Bisogna vedere, per credere. Altrimenti diventerete anche voi vegani!



A questo punto, giusto per tirarvi indietro a tutti i costi, direte: “Ci sono già mille serie da seguire, figuriamoci se ho pure tempo di guardare una Rai Fiction...
Vedete di trovarlo, stronzetti, che questa Rai Fiction con un Valerio Mastandrea sublime, una Greta Scarano stupenda e un sacco di caratteristi e personaggi minori e trovate irresistibili merita. Merita veramente.


Volete un'altra ragione, l'ultima?
Se Xavier Dolan in È solo la fine del mondo riusciva a trasformare una trashata come “Dragostea din tei” in poesia, qui Mattia Torre riesce a farlo con la canzone più merdosa nell'intera storia della musica: “Grande amore” de Il Volo. Se non è un miracolo questo.



Here and Now

Here and Now è la nuova serie creata da Alan Ball. Alan Ball già autore, sempre per HBO, di Six Feet Under, serie ottima ma che non sono mai riuscito a finire perché ai tempi la trasmetteva Italia 1, un giorno alle 3 di notte e un altro alle 5 di mattina e il tutto senza preannunciare i cambi di programmazione e così tra una VHS consumata e l'altra non ce l'ho fatta a seguirla con regolarità fino alla fine. Prima o poi dovrei recuperarla, anche perché TUTTI quelli che l'hanno vista dicono che il finale di Six Feet Under è una delle cose più belle nella storia dell'umanità.

Alan Ball ha inoltre ideato per la tv, a partire dai libri di Charlaine Harris, True Blood, serie partita benino, che ha poi raggiunto il suo picco con la seconda stagione e quindi via via si è persa per strada diventando sempre più una porcata trash da far rimpiangere persino Twilight. Serie che inoltre ci ha regalato uno dei personaggi più detestabili di sempre, Sookie Stackhouse, capace di segnare, e non in positivo, la carriera di un'attrice altrimenti bravissima come Anna Paquin, premiata a 11 anni con l'Oscar per la sua interpretazione in Lezioni di piano, per dire. C'è in ogni caso da precisare che Alan Ball è stato lo showrunner della serie fino alla quinta stagione, e con le ultime orribili due non ha praticamente avuto più niente a che vedere. E si è visto.

Alan Ball per me è però soprattutto l'autore di una delle sceneggiature più meravigliose di tutti i tempi. La perfezione fatta scrittura: la sceneggiatura di American Beauty, giustamente premiata con l'Oscar. Solo per quella gli sarò eternamente grato. Con la sua nuova serie Here and Now a tratti sembra ritornare proprio da quelle parti. Anche in questo caso si parla infatti di personaggi che affrontano una specie di crisi esistenziale. Si tratta di persone che fino a un certo punto hanno vissuto in un certo modo, fino a che all'improvviso per loro non cambia tutto. In American Beauty capitava a Lester Burnham/Kevin Spacey, in Here and Now capita a Greg Boatwright/Tim Robbins, un professore di filosofia caduto in depressione e in crisi di mezza età che è il capofamiglia di una famiglia decisamente incasinata e particolare.


Lui e la moglie (Holly Hunter), una coppia di bianchi borghesi benestanti, oltre a una "ordinaria" figlia biologica eterosessuale e caucasica (Sosie Bacon), hanno deciso di adottare dei figli di etnie diverse, con una specie di esperimento sociale a cavallo tra una campagna pubblicitaria United Colors of Benetton e i Brangelina.

"Sì, siamo fratelli. Non si vede?"

Hanno così adottato dalla Liberia una tipa (Jerrika Hinton) diventata un pezzo grosso nel mondo della moda sul web sposata con un uomo bianco ma che cerca di trasgredire drogandosi e dandosi alla pazza gioia, dal Vietnam hanno preso un tipo (Raymond Lee) diventato un life coach in stile Tom Cruise in Magnolia che però è contrario al sesso e conduce uno stile di vita casto, e hanno adottato un bimbo dalla Colombia (Daniel Zovatto) diventato un autore di videogame, gay e che un bel giorno comincia ad avere delle misteriose visioni.

"Ciao BoJack."
"Hey, un momento. Quella persona-cavallo non era una visione?"

Poteva bastare così?
No. Alan Ball ha deciso di inserire anche le vicende di una seconda famiglia, quella dello psichiatra del visionario ragazzo gay colombiano, un uomo musulmano che però è contrario all'Islam, mentre sua moglie è una donna di fede e suo figlio è “gender fluid” e in casa si veste come una donna musulmana con tanto di hijab.


Quello che ne viene fuori da questo gran mix di variegati personaggi è una serie certo confusa e pasticciata che non si sa bene in che direzione voglia andare, ma che allo stesso tempo per ora non annoia manco un istante e che fa venire una gran voglia di proseguire nella visione. Dopo i primi episodi è ancora presto per dire se ci troviamo di fronte a un nuovo cult televisivo o a un fuoco di paglia, però al momento io resto incollato allo schermo per scoprirlo. E voi?



Life Sentence - Vivere, che fatica!

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Life Sentence
(serie tv, stagione 1, episodio 1)
Rete Usa: The CW
Creata da: Erin Cardillo, Richard Keith
Cast: Lucy Hale, Elliot Knight, Dylan Walsh, Gillian Vigman, Jayson Blair, Brooke Lyons, Carlos PenaVega


Le cose nella vita possono cambiare parecchio. Ad esempio puoi essere malato di cancro per 8 anni ed esserti ormai rassegnato a dover morire e poi invece un giorno ti dicono che non sei in remissione. Sei guarito del tutto. Non stai più per morire. Hai tutta una vita davanti. È proprio quanto capita alla protagonista di Life Sentence interpretata da Lucy Hale, ex Aria Montgomery di Pretty Little Liars. Non vi sto facendo uno spoiler. O almeno, vi sto spoilerando giusto i primi 5 minuti dell'episodio pilota della nuova serie trasmessa negli Usa da The CW, un'autentica garanzia di dubbia qualità televisiva, un tempo specializzata in telefilm teen, ora solo in superporcate supereroistiche. E inoltre è una cosa che si può intuire già dal titolo: Life Sentence, ovvero “sentenza di vita”, che è un po' l'opposto di sentenza di morte, quindi lo potevate capire anche da soli che la protagonista non sarebbe morta. Anche perché se no poi la serie di chi parlava? Sì, potevano fare una cosa stile Ghost con Patrick Swayze, o stile Il sesto senso con Bruce Willis, però non è questo il caso.

"Oddio, che incubo!
Ho sognato che venivo perseguitata per 7 stagioni da un tizio o una tizia chiamata A."

Quindi la protagonista è guarita e tutto è bene quel che finisce bene?
Fossimo alla fine di una storia, in teoria sì. Solo che in questo caso è soltanto l'inizio della storia. Dal momento in cui non è più una dead girl walking, la sua vita cambia. Ovvio, visto che ora ne ha una non a scadenza immediata. E cambiano pure le vite delle persone che le stanno intorno, come quella del suo neomarito. Neomarito che l'aveva sposata pensando di non dover passare tutta la sua intera vita insieme a lei, al massimo giusto qualche mese, e quindi capite che la situazione si fa complessa.

"Quindi non muori più?"
"Sono in perfetta salute."
"Manco un raffredore, una tosse leggera o un'emorroide?"

Le cose non sono semplici nemmeno per i suoi genitori, per la sorella e per il fratello incapace di crescere con la sindrome di Peter Pan, che ovviamente è già diventato il mio nuovo idolo nonché modello esistenziale.


Di più non vi dico, visto che la serie è molto carina caruccia e a sorpresa ricca d'ironia e, una volta accettato il fatto che si tratta pur sempre di una serie The CW e quindi non ci si può aspettare un Capolavoro, merita di essere vista. Non sarà qualcosa di rivoluzionario, ma a suo modo riesce a essere un minimo originale. Rispetto alle solite storie di cancro, che dal successo di Colpa delle stelle e Braccialetti rossi vari hanno cominciato a proliferare, questa è una specie di storia anti-cancro. Tutto è ribaltato. La protagonista non deve più vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, bensì come se fosse il primo di una lunga, lunghissima, interminabile noiosa vita. Chi l'avrebbe detto che le parole “sei guarita” potessero non essere poi così liete e creare più problemi che altro?
Nessuno, ma d'altra parte le cose nella vita possono cambiare parecchio. Ci sono però cose che non cambiano mai. Come il pessimo gusto di Lucy Hale nel vestire.

"Come? Non sono un'icona fashion?"
"Stai scherzando, vero?"
"Vuoi che rispolveri il leopardato?"

Tranquilla, Lucy. Ti vogliamo bene così come sei. 💓
(voto 6,5/10)


Metti nonno Ford in freezer

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Ci sono settimane in cui non esce manco mezzo film interessante per sbaglio, come ad esempio la scorsa, e altre in cui invece di uscite sulla carta piuttosto promettenti ce ne sono diverse. Questa sembra essere una settimana buona. Meglio Miriam Leone o Alicia Vikander? Perché scegliere, quando si può avere entrambe? Almeno al cinema.
Se la settimana filmica sembra buona, sembra inoltre competente l'ospite della puntata della rubrica sulle uscite che conduco insieme al mio nemico, il vecchio nonno Ford. Sarà davvero così? E di chi sto parlando?
Parlo di Simone Fabriziani, il co-autore del sito cinematografico Awards Today insieme a Gabriele La Spina, che avevamo ospitato un paio di weekend or sono.
Quindi beccatevi questo Awards Today – Vol. 2!


Il mio uomo perfetto
"Noi nei panni degli attori non saremo molto credibili, ma anche quei tre nei panni dei blogger cinematografici non scherzano."

Simone: Un film di Lino Sciarrone con Nancy Coppola, Francesco Testi, Antonio Palmiere e il premio Oscar Eva Grimaldi. Non vorrete mica perdervelo dico io?
Cannibal Kid: Ah, ma questa è la pellicola con cui Eva Grimaldi ha soffiato la statuetta a Frances McDormand, giusto? E Nancy Coppola è la cuginetta neomelodica di Sofia?
Non so Ford, ma io questo film perfetto non ho proprio intenzione di perderlo per niente al mondo.
Ford: penso che se esiste qualcosa potenzialmente più lontano dalla perfezione di questo film, possa essere solo in stile Il mercante di pietre di Martinelli. Giro bene al largo.

Maria Maddalena
"Credere che io sia risorto è un po' come credere che Ford ne capisca di cinema: è una cosa che mi fa sempre ridere."

Simone: E anche quest’anno ci siamo portati a casa il film per le festività pasquali, su! Nota positiva: il film è diretto da Garth Davis (il regista di Lion – La strada verso casa) e ci sono la coppia di fatto Rooney Mara e Joaquin Phoenix nei panni di Gesù e consorte. Brutto brutto non può essere!
Cannibal Kid: Lion è uno dei film più ruffiani che abbia visto di recente, quindi questo Garth Davis alle prese con una storia religiosa mi fa venire un'enorme preoccupazione. La divina coppia Rooney + Joaquin together forever potrebbe essere l'unica cosa a farmi trattenere le bestemmie.
Ford: considerati il regista e i suoi trascorsi, il timore di una ruffianata pasquale c'è tutto, e di norma tendo a stare lontano dalle cose religiose quasi quanto dai film caldamente consigliati da Cannibal. Potrebbe fare qualche differenza la coppia di protagonisti, ma non abbastanza da farmi pensare di correre in sala.

Metti la nonna in freezer
"La guardia di finanza mandatela agli autori di Awards Today, che quelli c'hanno i conti alle isole Cayman."

Fabrizio: Qui mi sento di spezzare una lancia a favore di Fabio De Luigi, Myriam Leone e Barbara Bouchet: non è facile sapresi prendere un po' in giro nel cinema italiano odierno, e sono sicuro che se questo tipo di commedia fosse stata realizzata in Usa non ci staremmo qui a lamentare. E poi Barbara Bouchet congelata è sogno bagnato di Quentin Tarantino since forever!
Cannibal Kid: Pure io spezzo una lancia, ma anche 1000, in favore di Miriam Leone, che si preannuncia meravigliosa protagonista assoluta di questa piacevole commedia dark italiana non troppo all'italiana. Una lancia la posso invece tirare contro De Luigi che, dopo le risate regalatemi ai tempi di Mai dire gol, da quando è passato al cinema ha cominciato a farmi abbastanza pena – ricordo ancora l'abominevole La peggior settimana della mia vita – e anche contro Barbara Bouchet, che di recente ha osato bestemmiare contro Dio Quentin, un po' come farò io contro il film Maria Maddalena questa settimana. O contro Ford ogni settimana della mia vita.
Ford: io, che bestemmio contro il Cinema italiano sempre più allo sbando, metto in freezer questa roba e preferisco farmi una bella battuta al coltello di Cannibal. In fondo, è una tradizione che lui conosce bene!

Oltre la notte
"Dai, coraggio, che questa volta ce la facciamo a far condannare Ford per crimini contro il buongusto."

Simone: Golden Globe e Critics’ Choice Award per il miglior film straniero, in competizione a Cannes lo scorso anno e premio a Diane Kruger come miglior attrice. Il film tedesco di Fatih Akin lo si vede a prescindere!
Cannibal Kid: Il fordiano Fatih Akin finora non mi ha ancora convinto, però questo Oltre la notte tra trailer, premi vari e la sua storia di una donna che medita vendetta dopo la morte del marito e del figlio in un attentato dinamitardo promette di essere letteralmente esplosivo.
Non è che avanzata della dinamite da mettere su White Russian, e magari pure su Awards Today, che negli ultimi tempi sta facendo un po' troppa concorrenza agli altri blog cinematografici?
Ford: Fatih Akin da queste parti è sempre benvoluto, e nonostante negli ultimi anni me lo sia un pò perso per strada, questo Oltre la notte promette davvero bene, complice un'atmosfera che mi riporta ai suoi primi lavori. Probabilmente, il film della settimana a mani basse in barba a Cannibal.

Rachel
"Che tristezza questo funerale."
"Veramente non è un funerale: è la festa per il debutto in società di Ford."

Simone: Ecco, questo l’ho visto, e se non fosse per un inaspettato Pierfrancesco Favino (si, Picchio assieme a Rachel Weisz e Sam Claflin), quasi quasi vi consiglierei di rivedervi il film omonimo del 1952 con Richard Burton e Olivia de Havilland o di leggervi il romanzo di Daphne Du Maurier. Fatto?
Cannibal Kid: Le brave ragazze vanno in Paradiso, Favino va... dappertutto. Dopo Sanremo e l'ultimo Muccino, ce lo troviamo pure in questa produzione internazionale. Non so, se gli avanza del tempo vuole pure aprire un blog di cinema e fotterci il lavoro?
Quanto al film, è già da un po' che si trova in rete ma mi ispira noia a pelle quasi quanto un entusiasmante lavoro austro-ungarico consigliato da Ford, e non so se approfittando dell'uscita italiana mi verrà voglia di recuperarlo.
Ford: Favino è ovunque peggio di quanto fosse stato profetizzato dalla serie Boris qualche anno fa, e questo non è quasi mai un bene. Sinceramente, piuttosto che guardarmi questa roba, potrei addirittura concedermi una visione teen sponsorizzata da Peppa Kid.

Rudolph alla ricerca della felicità
Un esempio di product placement più clamoroso di quello di Ford con il libro della moglie.

Simone: Di cosa stiamo parlando? Ripeto, di cosa stiamo parlando? Non pervenuto.
Cannibal Kid: Simone, stiamo parlando della consueta uscita settimanale per far contento il pubblico dei più piccoli. Cioè Ford che ha il suo posto fisso al cinema accanto ai bimbi. No, non i suoi figli. Mi riferisco ai suoi compagnucci di asilo.
Ford: io vado con i miei compagnucci d'asilo a vedere film d'animazione di qualità. Di certo non questa roba peraltro fuori stagione.

Tomb Raider

Simone: Io non sono un fan dei videogiochi, dunque men che meno delle avventure archeologiche di Lara Croft, però Alicia Vikander è bassina, quindi viva Angelina Jolie! Amen!
Cannibal Kid: Questa settimana mi volete proprio far bestemmiare?!? Se non è per il film Maria Maddalena, se non è per le cose che dice Ford, è per questo. Va bene tutto. Va bene la libertà d'espressione. Va bene la libertà di pensiero, ma preferire la mostruosa Scheletrina Jolie alla meravigliosa Dea norrena Alicia Vikander non lo posso davvero tollerare, Dio Kanye!
Ford: gli ultimi videogiochi di Tomb Rider mi hanno molto esaltato, dunque sono curioso di scoprire se questo film riuscirà a mantenersi ad un livello quantomeno decente. Per quanto riguarda il dibattito sulla protagonista, io mal sopporto sia la Vikander - che di dea norrena non ha proprio niente -, sia la Jolie, e avrei visto molto meglio, chessò, la b(u)ona Rita Ora.

"Mentre Ford e Cannibal si tirano frecciatine, io tiro una freccia vera e propria a quel fetente di Simone che osa preferire Angelina."


Un amore sopra le righe
"Perché mi hai bendata?"
"Per non farti vedere un film consigliato da White Russian."
"Oooh, questa è la cosa più bella che abbiano mai fatto per me. Ti amo."

Simone: La storia dello scrittore francese Victor de Richermont e della donna dietro il suo successo. L’ennesimo, (im)perdibile film sentimentale d’oltralpe che a noi italiane non fa ridere, non commuove, non eccita. Italia 1- Francia 0
Cannibal Kid: In genere le pellicole d'Oltralpe a me fanno ridere, commuovono ed eccitano persino. Questa però dal trailer mi semba una porcheria sopra le righe, quindi almeno in questo caso mi tocca dare ragione a Simone. Questa settimana grazie a Miriam Leone l'Italia a sorpresa batte la Francia. Pardon, mes amis.
Ford: di norma il Cinema francese se la gioca con quello italiano partendo da uno standard più alto, ma questa settimana pare che i nostri cugini d'oltralpe abbiano voluto imitarci in quanto a potenziali schifezze. Preferisco recuperare un bell'action sopra le righe dei miei.


7 motivi per guardare Seven Seconds da leggere in (più o meno) 7 secondi

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Seven Seconds
(serie tv, stagione 1)
Rete: Netflix
Creata da: Veena Sud
Cast: Clare-Hope Ashitey, Beau Knapp, Michael Mosley, David Lyons, Russell Hornsby, Raúl Castillo, Patrick Murney, Zackary Momoh, Michelle Veintimilla, Regina King, Corey Champagne, Nadia Alexander, Coley Mustafa, Adriana DeMeo


1.È una serie Netflix, e quindi 'sti cazzi.



2. L'ha creata Veena Sud, quella di The Killing.



3. Se vi sono piaciute The Night Of, American Crime e appunto The Killing, qui troverete pane per i vostri denti. Pur essendo una serie dai contorni crime-polizieschi-legal, inoltre, è talmente coinvolgente a livello emotivo e personale che può benissimo piacere anche ai meno patiti di crime-polizieschi-legal come me.



4. Parte da uno spunto ordinario, quasi banale, un “semplice” incidente d'auto di un poliziotto bianco che tira sotto un ragazzo di colore, e si trasforma in una straordinaria tragedia di stampo shakespeariano capace di raccontare in maniera efficace e potente i conflitti razziali nell'America di oggi.



5. I personaggi sono tutti molto complessi e sfaccettati e sono interpretati da un cast in stato di grazia, in cui si segnalano tanti volti che credo vedremo ancora parecchio sia sul piccolo che sul grande schermo, tra cui:

- Clare-Hope Ashitey nei panni di una delle tipe più incasinate che abbia mai visto.


- Michael Mosley nei panni del detective simpatico, ironico ma anche cazzuto che tutti vorremmo avere a investigare sulla nostra morte, nel caso fossimo morti.


- David Lyons nei panni del perfetto poliziotto corrotto figlio di pu**ana.


"Ma come può dirmi delle cose tanto orribili?
Anche io ho un cuore."

- Raúl Castillo nei panni del Pierfrancesco Favino latino-americano di turno.


- Michelle Veintimilla nei panni della Camila Cabello versione attrice di turno.


- Nadia Alexander nei panni della "tipica" piccola Lolita assatanata eroinomane.


- Regina King da brividi nei panni della madre del ragazzo morto.



6. Se non vi fidate più di me perché ho esaltato in maniera esagerata e irrazionale Everything Sucks!, ma va beh è una serie teen ambientata negli anni '90 quindi sono di parte, vi posso capire, però vi assicuro che questa è una serie del tutto adulta e matura e soprattutto è davvero davvero bella.



7. Se vi state chiedendo perché la serie si chiama si chiama proprio Seven Seconds, dovete vederla fino alla fine: grazie a una delle splendide scene conclusive viene infatti svelato il significato del titolo. E no, non ha a che fare con la canzone di Youssou N'Dour e Neneh Cherry.
(voto 8/10)




Quando c'è Annientamento, non c'è mai pentimento

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Annientamento
Regia: Alex Garland
Cast: Natalie Portman, Jennifer Jason Leigh, Gina Rodriguez, Tessa Thompson, Tuva Novotny, Oscar Isaac


C'è questa cosa che non si capisce bene cos'è. Sembra la televisione normale, ma non è la televisione normale. È come se ciò che si trova al suo interno fosse geneticamente modificato. Migliore? Peggiore?
Semplicemente diverso. Cioè, è famigliare, è simile alla vecchia TV eppure allo stesso tempo appare come qualcosa di alieno. Le sue modalità di fruizione sono differenti. Non c'è più l'obbligo di vedere le cose solo quando lo dicono loro. Puoi vederle nel momento che preferisci. Inoltre se ti vuoi guardare una serie non devi aspettare un episodio o massimo due a settimana. Ti puoi sparare un'intera stagione in un colpo solo. Ti può sparare sei o sette stagioni in un colpo solo. Forse col tempo crescerà, fino a inglobare la vecchia TV. O forse rimarrà un'alternativa alla vecchia TV. O forse sparirà da sola.


Pure i programmi che ci trovi sopra assomigliano a qualcosa che hai già visto e invece sono un'altra cosa. Danno ad esempio questa strana serie in cui sembra di essere dentro a un incrocio inedito tra E.T. l'extra-terrestre, I Goonies, I Gremlins e tutti gli altri film anni '80 con cui siamo cresciuti e abbiamo amato di più. C'è poi quell'altra serie che sembra lo spin-off di Dawson's Creek girato negli anni '90 e invece no, è una roba tutta nuova. C'è anche quell'altra serie in cui ci sono tutte quelle donne in carcere, ma non è una cosa brutta come si potrebbe immaginare nel nostro mondo. È una cosa bella. Passano tutto il tempo a limonare e a fare la doccia insieme, e quando mai la vita in prigione, ma anche non in prigione, è stata tanto fantastica?
C'è poi pure quella serie in cui il presidente degli Stati Uniti è un pazzo psicopatico...
Okay, in quel caso non è che sia molto differente dalla realtà, ma è la classica eccezione che conferma la regola.


C'è questa cosa che non si capisce bene cos'è. Stare al suo interno è come vivere in un sogno. Il tempo si dilata. Si perde la sua percezione. Inizi a guardare una serie una sera e ti ritrovi il mattino dopo ad averla finita e non sai se nel frattempo hai dormito, mangiato, o sei andato a bagno. Sai solo che quella serie te la sei divorata tutta e l'hai adorata e non vedi l'ora di iniziarne un'altra. Sai che non è una cosa salutare. Sai che è una cosa che ti sta consumando. Se poche persone si suicidano, quasi tutte sono autodistruttive. C'è chi fuma, c'è chi beve, c'è chi si droga e chi guarda in continuazione questa cosa che non si capisce bene cos'è. Anche tu lo sai che vivere dentro questa dimensione parallela ti sta rovinando, ma non riesci a distogliere lo sguardo.
Stai ancora guardando?” ti domanda lo schermo interrogativo, come se fosse un amico amorevole, che ci tiene a te, che vuole prendersi cura di te, che sembra volere il tuo bene. Invece no!
È il male. È il demonio che cerca di attirarti in qualunque modo a sé e tu non puoi fare altro che stare a fissare dentro l'abisso. Vuoi autodistruzione. Vuoi annientamento.


E a proposito di Annientamento... Dentro questa cosa che non si capisce bene cos'è ci puoi trovare non solo delle serie, tante tante tante serie, ma anche dei film. A dirla tutta all'inizio non è che fossero proprio il massimo della vita. Erano dei film TV del cazzo, diciamolo francamente. Via via hanno però cominciato a sfornare delle pellicole sempre più interessanti. Prima in maniera timida, sparando qualche lavoro più o meno impegnato, poi in maniera sempre più massiccia. Puntando persino al Festival di Cannes, con Okja, quello che fino a qualche tempo fa poteva essere considerato il loro tentativo migliore. Quindi addirittura agli Oscar, con l'ambizioso sebbene non del tutto riuscito Mudbound. In quel caso sono arrivate quattro nomination, nessun premio, ma tanto per la statuetta dorata c'è tempo, magari già il prossimo anno. Magari già con Annientamento, anche se non è certo il classico film da Oscar. Che poi oggi come oggi quale può essere considerato il classico film da Oscar?
Moonlight è il classico film da Oscar?
La forma dell'acqua è il classico film da Oscar?
Se uno lo è, l'altro, che in pratica è l'opposto, non lo è.
Qualche anno fa si sarebbe detto che The Post era il classico film da Oscar e invece quante statuette si è portato a casa?
Aspettate che faccio i calcoli... zero. Zero statuette. Zeru tituli. Tié Steven Spielberg, tié Tom Hanks e tié Meryl Streep!


In ogni caso, Annientamento non credo sarà nominato agli Oscar 2019. Il genere fantasy negli ultimi anni è stato sdoganato dalla saga de Il Signore degli Anelli e dal citato La forma dell'acqua, quello fantascientifico al di là delle categorie tecniche fatica ancora. Chissenefrega comunque degli Oscar. Annientamento è un filmone. Un'avventura intrigante che parte da uno spunto fantascientifico, con un gruppo tutto al femminile come le ultime Ghostbusters (sono pure vestite in maniera simile, quindi molto poco fashion) che si addentra in un posto misterioso che si sta espandendo sempre di più. Perché proprio un gruppo di sole donne? Perché, come dicono i Neri per caso: “Le ragazze si lanciano ad occhi chiusi nelle avventure, qualche volta confondono la bugia e la verità, seguono l'istinto e l'istinto le aiuterà, sono treni in corsa che nessuno fermerà”.

Chi sono le ragazze di turno? Il Dream Team è formato da:

- Tessa Thompson in versione nerd.
Incredibile come quest'attrice sia credibile sia nella parte della strafiga, come nella serie Westworld, che in quella della ragazza della porta accanto come in Creed - Nato per combattere, o in questo caso della fisica secchiona.


- Gina Rodriguez che dimentica di essere Jane the Virgin e si trasforma in una cazzuta soldatessa lesbo.


- Tuva Novotny dritta dal film Borg McEnroe, perché una svedese nel team può sempre tornare utile, metti caso ci siano dei mobili IKEA da montare.

"Ancora con lo stereotipo dello svedese tutto casa e IKEA?
Ma vai a mangiarti gli spaghetti mentre suoni il mandolino, ragazzo cannibale!"

- Jennifer Jason Leigh nei panni della tipa misteriosa di cui si vorrebbe sapere di più, ma questo è un film giocato sul mistero, quindi non pretendete di saperne di più.


- E poi lei, il capitano, la star della squadra, la sola e unica... Natalie Portman, qui alle prese con un'altra grande performance recitativa.

"Li mortacci, ma dove sono finita?
Qua ci sono delle buche più grandi che a Roma. Sarà colpa della Raggi?"

Queste ragazze, queste donne entrano in questo luogo che è come il Nulla che avanza ne La storia infinita, solo che in questo caso non è il Nulla. È un qualcosa che non si capisce bene cos'è, ma non è detto che sia qualcosa di malefico. Non è nemmeno detto che sia qualcosa di migliore. È una cosa semplicemente diversa. Man mano che l'esplorazione prosegue, gli enigmi anziché trovare delle soluzioni portano a ulteriori domande e il quadro si complica sempre di più. Qual è il significato di tutto questo?

"Raga, pronte per la classica gita fuori porta di Pasquetta?"

Il mondo si divide in due categorie di persone: quelli che non hanno capito Annientamento e lo considerano una merda perché considerano merda tutto ciò che non comprendono, e quelli che non hanno capito Annientamento, ma lo considerano comunque un Capolavoro.

"Non ho capito il film. Sarà colpa della Raggi?"

Chi cerca un senso razionale a ogni istante del film rimarrà inevitabilmente deluso. La pellicola offre numerosi e notevoli spunti di riflessione, però preferisce inserire punti di domanda piuttosto che proporre risposte. Per trovarle forse è necessario un ulteriore approfondimento con la lettura del romanzo omonimo di Jeff VanderMeer da cui è tratto, pur tenendo in considerazione che si tratta del primo libro della trilogia dell'Area X, quindi non credo fornisca nemmeno in questo caso una spiegazione a tutto.

Chi invece cerca un'esperienza extrasensoriale, psichedelica e onirica si troverà di fronte a uno dei trip più entusiasmanti degli ultimi anni. Perché Annientamento è fatto della stessa materia dei sogni, della stessa materia del cinema di Stanley Kubrick da 2001: Odissea nello spazio ad Eyes Wide Shut, del cinema di Christopher Nolan quando ancora faceva film belli come Inception, e del migliore cinema fantascientifico più psicologico e incomprensibile riflessivo, da qualche parte tra Under the Skin, Ex Machina e Arrival. Sebbene rispetto a quest'ultimo sia più glaciale e meno emotivo. Ma d'altra parte, chi ha bisogno di sentimenti, quando ci si trova di fronte a qualcosa di una bellezza tanto abbagliante? Qualcosa che ricorda tutti i film sopra citati, eppure è allo stesso tempo qualcosa di differente, di cambiato, di trasformato.


C'è questa cosa che non si capisce bene cos'è. Si sta espandendo sempre di più e rischia di inglobare le nostre intere vite. Qualcuno lo chiama il Bagliore. Io lo chiamo Netflix.
(voto 8+/10)

The Square, la video recensione artistica

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The Square
Regia: Ruben Östlund
Cast: Claes Bang, Terry Notary, Elisabeth Moss, Dominic West



(Voto 7,5/10)


Rise, For the People e i problemi delle serie TV di oggi

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Rise
(serie tv, stagione 1, episodio 1)
Rete statunitense: NBC
Creata da: Jason Katims
Cast: Josh Radnor, Auli'i Cravalho, Damon J. Gillespie, Amy Forsyth, Marley Shelton, Shirley Rumierk, Rarmian Newton, Shannon Purser


For the People
(serie tv, stagione 1, episodio 1)
Rete statunitense: ABC
Creata da: Paul William Davies
Cast: Britt Robertson, Regé-Jean Page, Jasmin Savoy Brown, Ben Rappaport, Wesam Keesh, Susannah Flood Hope Davis


Ci sono due problemi principali nelle serie TV di oggi. Non in tutte, ma in molte sì. Il primo si chiama politically correct.

Ci sono ottime serie che parlano di un gruppo specifico di persone. Ad esempio in Atlanta i protagonisti principali sono tutti ragazzi di colore stralunati e strafatti. In Girls sono tutte ragazze bianche privilegiate ed egocentriche. In Looking sono tutti uomini gay. In The L Word sono tutte donne lesbiche. Va bene così.
In numerose serie in circolazione oggi invece si vuole parlare di tutti, ma proprio TUTTI. Ci sono quindi gli uomini e le quote rosa, i giovani e i vecchi e pure i bimbiminkia, c'è spazio per le minoranze etniche, in questo periodo vanno di moda in particolare i latino-americani mentre gli asiatici sono un po' giù di trend, e c'è per forza anche un personaggio omosessuale, raramente più di uno. Va bene, va benissimo anche così, quando la storia raccontata deve esprimere un melting pot culturale, o delle tensioni razziali, com'è il caso di Seven Seconds.

Il problema è quando si mettono insieme i personaggi più variegati possibili non perché vi siano reali esigenze narrative, ma solo per rispettare il politically correct imperante oggi. Quindi ci mettiamo il nero simpa, ci mettiamo la latina caliente, ci mettiamo l'asiatico intelligente, ci mettiamo il gay disagiato, però solo come personaggi di contorno. I protagonisti veri e propri il più delle volte restano alla fine sempre i bianchi, possibilmente bellocci, benestanti e dal cuore d'oro.


Le cose hanno cominciato a cambiare grazie a Shonda Rhimes, questo va riconosciuto alla regina del trash. Scandal con Kerry Washington è stata una delle prime serie di successo su un grande network come ABC a proporre come protagonista una donna di colore. E per altro non una donna di colore oppressa, ma una forte e determinata più di qualunque uomo bianco. A lei ha fatto seguito la Viola Davis di How to Get Away with Murder, non solo una donna di colore forte e determinata, ma pure una un po' in là con gli anni.
Qualche paletto lo sta spostando anche una serie teen come Everything Sucks!, che a uno sguardo superficiale potrà sembrare giusto come una versione rinnovata di Dawson's Creek, ma a ben vedere propone come protagonisti un ragazzino di colore e una ragazzina lesbica. Non come personaggi minori di contorno, ma proprio come protagonisti. Questa è una piccola grande rivoluzione.


Le nuove serie appena partite Rise e For the People sembrano invece mettere dentro un sacco di personaggi di etnie e di gusti sessuali differenti soltanto perché così va oggi, così è il politically correct. Una serie con soli personaggi bianchi ed eterosessuali come Friends adesso sarebbe impossibile da immaginare. Nessun network si sognerebbe di produrla. È una cosa anche giusta. La società è cambiata ed è un bene che le serie lo riflettano. Here and Now tratta proprio di quest'argomento in maniera molto intelligente ed efficace. Serie come Rise e For the People sembrano invece farlo solo per moda. È questa la differenza.


Il secondo problema principale delle serie TV di oggi si chiama mix. Cosa vuol dire?
Che una serie non è necessariamente la copia sputata di un'altra, e questo possiamo già prenderlo come un merito, bensì è il risultato di un mix tra varie altre serie e/o film esistenti e in genere di successo del passato. La cosa non è necessariamente un male. Ci sono serie come Stranger Things che in maniera ottima riescono a riciclare idee e spunti visti altrove in una maniera nuova, sentita e personale. C'è invece chi lo fa solo perché non sembra avere nulla di personale da dire. Ed è questa la differenza.

Non per essere cattivi nei loro confronti, però forse un po' sì, ma anche in questo caso le novelle Rise e For the People rientrano nella seconda categoria. Per parlare di Rise non è che ci vada molto. È un incrocio tra Glee e High School Musical, girato però con uno stile più crudo e realistico che ricorda in maniera evidente Friday Night Lights. Non a caso è una serie creata da Jason Katims, che di Friday Night Lights ha scritto alcuni degli episodi migliori, tra cui l'ultimo. C'è poco altro da dire su Rise. È la storia di un ragazzo che fa tutto lui: è il quarterback capitano leader che trascina la squadra di football, è il più figo del liceo (anche se non è certo Luke Perry), rappa, canta, balla, recita ed entra così pure nel gruppo teatrale e diventa il protagonista assoluto del musical della scuola. Superman a 'sto qua gli fa una sega.

"Sono più figo di Dylan...
forse."

Ed è anche la storia di una ragazza latina bella, brava, buona, intelligente e di talento (nella realtà non esistono persone del genere, per fortuna), che in pratica è l'esatta copia di Gabriella Montez di High School Musical, solo che a interpretarla anziché Vanessa Hudgens c'è Auliʻi Cravalho, che è quella che ha prestato la voce e le sembianze a Moana in Oceania della Disney.


A ciò aggiungiamo poi il solito prof con tendenze alla John Keating de L'attimo fuggente e tutti gli ingredienti per una serie accattivante e di discreto successo ci sono tutte. Il pilot di Rise funziona, quindi. Peccato che al suo interno non abbia manco mezzo spunto originale o in qualche modo imprevisto. Tutti i personaggi sono poi insopportabilmente buoni, talentuosi, con i giusti valori. Sono tutti politically correct. Com'è però che, in questo melting pot culturale, non viene dato un vero spazio anche ai “cattivi”, ai bifolchi, a quelli che hanno votato Trump, come ad esempio succede in Orange Is the New Black? Anche quella è una parte di America importante, perché allora, se si vuole rappresentare tutto, in robette buoniste come Rise si rappresenta tutto fuorché quella?


Con For the People le cose vanno ancora peggio. È una serie legal brillante (o almeno vorrebbe esserlo) che segue senza troppa originalità la scia dei vari Ally McBeal, Eli Stone, The Good Wife e Suits. Soprattutto, è una versione spenta e senza Viola Davis di How to Get Away with Murder. È l'ennesima serie che propone un gruppo di giovani alle prime armi, come Scrubs, Grey's Anatomy e The Resident, solo nelle aule di tribunale anziché nelle corsie di ospedale. Il cast è il solito miscuglio di varie etnie, non perchè ci sia una reale voglia di rappresentare culture differenti, ma solo per non essere accusati di razzismo.


La protagonista numero uno resta comunque la bella ragazza bianca, in questo caso Britt Robertson.


Povera Britt Robertson, non gliene va bene una. Se tutto ciò che Re Mida toccava si trasformava in oro, tutto ciò che tocca Britt Robertson si trasforma in... quella parola che inizia con la M. Non fatemela pronunciare perché non voglio essere volgare. Voglio essere come le serie TV in giro adesso: politically correct.
Perché dico che non gliene va bene una?
Perché ogni serie in cui recita finisce inevitabilmente per essere cancellata anzitempo. È successo con quel gioiellino di Life Unexpected e con quella sublime trashata dark di The Secret Circle, con quella porcata di Under the Dome e con il gradevole Girlboss. Quando ha tentato la strada cinematografica, le cose non sono andate certo meglio. The First Time era una romcom adolescenziale squisita, ma non se l'è filata nessuna. La risposta è nelle stelle, tratto da un romanzo di Nicholas Sparks e recitato al fianco di Scott Eastwood, poteva essere uno strappalacrime di successo come Colpa delle stelle e Io prima di te e invece è passato inosservato. I fantascientifici Tomorrowland – Il mondo di domani e Lo spazio che ci unisce avevano il potenziale per trasformarsi in blockbuster di successo e invece hanno floppato alla grande.


È molto probabile che la scure della cancellazione si abbatta presto pure su For the People. Se Rise per quanto non originale nel suo essere ruffiano e paraculo tutto sommato si lascia seguire, For the People non va. I personaggi non bucano lo schermo, le vicende raccontate non coinvolgono, gli ascolti fin dal primo episodio sono disastrosi.
Tutto quello che Britt Robertson tocca si trasforma in M... Detto questo, e conscio dei rischi che si corrono, io da Britt Robertson mi farei toccare volentieri.
(voto al pilot di Rise: 5,5/10
voto al pilot di For the People: 5/10)

Un sogno chiamato cinema

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Questa è la settimana dei ritorni.
Nelle sale c'è il ritorno dei filmoni strappalacrime con gente malata che si innamora, del cinema italiano peggiore, così come di tamarrate, bambinate e persino westernate varie, che faranno la gioia del mio rivale nonché co-autore della rubrica Mr. James Ford.
Ma soprattutto c'è un altro comeback clamoroso, qui nel mondo del web, nel mondo della gente che scrive, nel bene e nel male. Dopo una lunga assenza dall'Internet, signori e signore, ecco a voi il grande ritorno del mitico Bradipo! Il suo blog Le maratone di un bradipo cinefilo, un tempo riferimento quotidiano per molti cinefili me compreso, è ormai diventato un fenomeno di culto entrato nell'immaginario collettivo come una leggenda metropolitana che non si capisce bene se sia vera o meno, e continua a restare fermo da oltre un anno. Il buon (e pigro) Bradipo oggi è però stato riportato in vita da questa rubrica, e ci dimostra come ne capisca ancora di cinema. Come, e anzi certamente più, di me e di Ford messi insieme.


IL SOLE A MEZZANOTTE
"Guarda!"
"Ooh, che cos'è? Un asino che vola?"
"Peggio: è un Ford che vola."


Bradipo: voce fuori campo sussurrata, musica finto indie rock al saccarosio, colori autunnali per un film che si presenta devastante fin dal trailer. In senso negativo. Ha l’aria di una di quelle minchiatine che piacciono tanto al Cannibale noto appassionato di faiga (in idioma yankee). Sembra anche una di quelle storielle strappalacrime che Ford detesta ma la ragazza, bona, con la chitarra, potrebbe pure indurmi in errore. Vaccinato dai tempi di Love Story, questa storia d’amore ha la sola novità di infiltrarsi nel territorio di una malattia strana. E poi c’è pure il figlio di Schwarzy. Il vampirismo? Anche no.
Cannibal Kid: La penna del Bradipo è assente dalla blogosfera da parecchio tempo, ma noto con piacere che non ci ha persi di vista. Io resto sempre un noto appassionato di... minchiatine come questa, che potrebbe essere il mio film guilty pleasure dell'anno. Sembra la copia di Noi siamo tutto, come protagonista c'è Bella Thorne che di solito fa la parte della Bella stronza, mentre qui è in cerca di riabilitazione in quella della Bella in fin di vita, e potrebbe essere il nuovo Colpa delle stelle. Io non me lo perdo proprio, ma scommetto che pure il veterinario Bradipo, tra una visita a un cucciolo eroico e una a un Ford, gli darà una possibilità, mentre il mio blogger rivale, che lo vedrà con gli occhi a forma di cuore nei confronti di Schwarzenegger Jr., si commuoverà come successo con Io prima di te. Garantito.
Ford: questa roba puzza così tanto di cannibalata - in senso negativo - che neppure se ci fosse Schwarzenegger Senior potrei riuscire ad essere positivo. Giusto Bella Thorne potrebbe convincermi a compiere il passo, anche se la preferisco di gran lunga Bella stronza che non Bella in fin di vita. Ad ogni modo, penso passerò a farmi un White Russian di mezzanotte, e a nanna tranquillo.

PACIFIC RIM – LA RIVOLTA
"Sono venuto sulla Terra per convincere il Bradipo a tornare a scrivere e no, non avevo niente di più importante da fare!"

Bradipo: un sequel che porta praticamente lo stesso titolo del suo predecessore. Però prima c’era Guillermo del Toro, ora c’è un carneade qualsiasi. Pacific Rim mi ha gasato non poco al cinema , questo mi sgasa fin dal trailer in cui ai robottoni giganti che si davano mazzate cecate si sostituisce un’estetica da videogioco che sarebbe meglio lasciare su una Playstation. La vedo dura anche per il Cannibale e per il suo acerrimo rivale, l’ottimo Ford. Meglio recuperare un Godzilla a caso.
Cannibal Kid: Io ho odiato il primo Pacific Rim. Un film tremendo e noiosissimo, a meno che non si sia fan dei robottoni, o si abbiano meno di 5 anni. Questo sequel quindi me lo risparmio senza alcun problema. Chissà invece che Ford, diventato di recente il nemico pubblico numero 1 di del Toro, non approfitti dell'assenza del messicano alla regia per esaltare il suo successore, Steven S. DeKnight, il creatore della fordianissima serie Spartacus.
Ford: il primo Pacific Rim era stato il primo segnale di banalizzazione di Del Toro, e nonostante i mostri giganti e i robottoni non mi aveva affatto convinto. Figurarsi dunque un inutile sequel che già dal trailer puzza di baracconata lontano un miglio. L'ottimo Bradipo ha ragione: questo film metterà in difficoltà sia me che Peppa Kid.

HOSTILES – OSTILI
"Questo romanzo western di Ford è troppo noioso anche per me. Preferisco le storie d'amore di sua moglie Julez."

Bradipo: E qui sento già il rumore delle cornate che si daranno i due più grandi nemici della blogosfera. Questo film è da James Ford tutta la vita mentre già vedo il Cannibale a sbuffare come una locomotiva per tre quarti di proiezione. Anche se c’è quel bel donnino della Pike. Cooper non sarà mai Eastwood ma Bale è sempre Bale e fargli recitare la parte di una specie di redneck antelitteram è stuzzicante. Per tuffarsi nel passato e in un mare di retorica yankee. O no?
Cannibal Kid: Si chiamerà anche Bradipo, ma non è certo lento. Anzi, è più sveglio di altri colleghi blogger. Tipo Ford, tanto per menzionare un nome a caso. Ha già detto tutto lui, quindi che posso aggiungere? Dico solo che nemmeno la presenza di Bale & Pike potrebbe convincermi a vedere questo ennesimo western giunto fuori tempo massimo. Ma giusto di quei 100 anni, o giù di lì.
Ford: non ci troveremo di fronte ad un supercult, ma ho come l'impressione che Hostiles potrebbe rivelarsi la fordianata della settimana, alla facciazza di Cannibal che vorrei tanto vedere alle prese con questo titolo che nonostante la presenza di Bale, da sempre uno dei suoi favoriti, potrebbe davvero farlo uscire di testa. Ben più di quanto già non sia.

PETER RABBIT

Bradipo: Io ero rimasto a Roger Rabbit e alla sua parte migliore Jessica. Ora mi ritrovo questo roditore barricadero che mi sta simpatico come un riccio di mare nelle mutande. Il posto giusto per questo coniglio è una bella padella con olio aglio e rosmarino per farlo alla cacciatora. E ve lo dice uno che non mangia coniglio da oltre 20 anni… da quando li cura. E voi amici di blogosfera che dite: lo cuciniamo il lagomorfo o lo andiamo a vedere al cinema?
Cannibal Kid: Ahahah, ma se un veterinario dice così, io allora non posso che sentirmi autorizzato ad appoggiarlo. Da buon fan di Donnie Darko quale sono, non ho mai mangiato carne di coniglio in vita mia. Questa volta potrei però fare un'eccezione e accettare persino di partecipare a una serata col Bradipo e col Ford per gustarci tutti insieme questo Peter Rabbit. Alla griglia, mica al cinema.
Ford: se Cannibal accetta un invito ad una grigliata rompendo la coltre di mistero che lo avvolge, è un avvenimento così importante che neppure comparissero in una sequenza Jennifer Lawrence e Jessica Chastain nude limonando duro potrei decidere di andare in sala. Beh, magari forse in quel caso sì.

"Amici, oggi vi porto tutti dal veterinario."
"Oh, cazzo, ma il nostro veterinario è il Bradipo! Quello ci cucina alla cacciatora."


UN SOGNO CHIAMATO FLORIDA
"Figlia mia, se rompi ancora le scatole ti porto pure te dal veterinario."

Bradipo: Questo ha le carte in regola per essere un piccolo cult…certo magari ci si poteva risparmiare un riferimento così evidente al cantore dei bambini al cinema ma bisognerà attirare qualche spettatore in più e per questo si può perdonare. Potrebbe essere il film che riscrive la storia. La storica riappacificazione del Cannibale e di Ford. Storia del cinema e storia della blogosfera.
Cannibal Kid: Non credo che questo film ci riappacificherà. Anzi. L'ho già visto e mi è risultato così indifferente che manco ho trovato la voglia di recensirlo. Per una volta ho preferito fare come il Bradipo, e restare lontano dal blog e dalla scrittura. Ma tranquilli, io non mi metterò a curare animali. Una pellicoletta mediocre, inspiegabilmente osannata da tutta la critica radical-chic che in genere condivido, solo non in questo caso. Mi è sembrata una versione infantile e ruffiana dei lavori ben superiori, di Larry Clark, Harmony Korine e Gregg Araki, con una bimbetta protagonista odiosa come poche e una fotografia patinata in stile videoclip dei Red Hot Chili Peppers. Ford e pure il Bradipo (se prima o poi tornerà a vedere film e magari anche a parlarne) si allineeranno alla critica fighetta e lo osanneranno?
Ford: ho letto benissimo in giro di questo film, che sulla carta dovrebbe essere uno di quei titoli indie in grado di mettere d'accordo tutti, perfino gente come me e Cannibal. Scopro ora che ha deluso il mio rivale, dunque corro al recupero sperando si riveli uno dei cult del Saloon di quest'anno e lasciando a lui robette come La forma dell'acqua. Dovessi invece bocciarlo, allora si verificherebbe un fenomeno come quello che vide, al contrario, questo vecchio cowboy ed il Cucciolo Eroico unici baluardi a difendere Spring Breakers.

FOXTROT - LA DANZA DEL DESTINO
"Scusate, io avrei una domanda per Mr. Ford:
ma per non capirne di cinema quanto lei, che cosa bisogna fare di preciso nella vita?"

Bradipo: Già da solo il trailer mi ha trasmesso ansia e sensazione di soffocamento… figuriamoci andarlo a vedere in sala… in quei due o tre cinema che avranno l’ardire di proiettarlo. Polpettone fintoautoriale o nonsense megagalattico? Ai postumi l’ardua sentenza. E voi Cannibale e Mr Ford che ne dite? Lo andiamo a vedere o lo evitiamo come la peste?
Cannibal Kid: Film israeliano che all'ultimo Festival di Venezia ha ricevuto parecchi consensi, è la classica visione da affrontare coi piedi di piombo e al momento giusto, per poterlo apprezzare. Altrimenti il rischio polpettone fordiano è praticamente assicurato.
Ford: questo è il tipico titolo sul filo del rasoio. Polpettone autoriale applaudito solo dai più radical o sorpresa della settimana? Spero nella seconda, temo fortemente la prima.

UNA FESTA ESAGERATA
"Che tristezza! Dopo questo post il Bradipo potrebbe tornare in letargo per mesi, forse per anni."

Bradipo: Salemme? Cioè Salemme ancora fa film? Sarà anche un simpatico guaglione ma non basta per sbagliare sistematicamente tutti i film che ha fatto…. o quasi. Qui lo spunto è anche stuzzicante, la mania tipicamente meridionale che organizzare feste senza il minimo senso della misura ma conoscendo Vincenzino sono sicuro che lo spunto sarà banalizzato di sicuro. Altro film che metterà sicuramente d’accordo i due più grandi nemici della blogosfera: il Cannibale e Mr Ford sono troppo cispadani per lasciarsi convincere da Salemme e dalla pletora di caratteristi che qui compare.
Cannibal Kid: Sarò anche cispadano, ma non leghista, e Salemme non lo sopporto non perché è meridionale, ma perché è... Salemme. Cioè, dai, non è simpatico manco per sbaglio e poi di film ne gira persino più di Woody Allen e Steven Spielberg messi insieme e, se già quelli ormai è una fatica seguirli, figuriamoci questo qua.
Ford: guarda cosa mi tocca fare. Dare ragione a Cannibal su tutta la linea. Quasi peggio di mettersi a votare la Lega.

8 MINUTI
Dopo quella di Rigopiano è in arrivo una nuova tragedia. Questa volta nei cinema.

Bradipo: No, no e poi ancora no. La tragedia di Rigopiano è avvenuta ad un tiro di schioppo da me, ancora oggi sono a contatto con questa tragedia sentendo di persona i racconti di chi è stato colpito negli affetti più cari... Questo film ha la faccia del classico instant movie impreciso e retorico con un aspetto da fiction di canalecinque (il minuscolo è del tutto voluto, commisurato al livello qualitativo delle suddette produzioni televisive). Tanto cinema italiano di qualità non viene distribuito e queste porcate immonde sembrano avere la corsia preferenziale per andare su grande schermo. Da evitare.
Cannibal Kid: Da evitare? No, Bradipo, questa volta non sono d'accordo. Questo rischia di essere lo scult trash dell'anno, forse del secolo. Guardate il trailer (https://youtu.be/06U_MFIkkIo): che capolavoro! Manco Maccio Capatonda è mai arrivato a tanto. Il regista Dado Martino è il nuovo Tommy Wiseau?
Ford: solo il trailer mi fa pensare che, forse, tutti questi anni di battaglie contro un certo Cinema italiano hanno avuto senso. Terribile.



120 battiti al minuto: se lo conosci non lo eviti

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120 battiti al minuto
Titolo originale: 120 battements par minute
Regia: Robin Campillo
Cast: Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel, Antoine Reinartz, Félix Maritaud, Médhi Touré, Aloïse Sauvage, Simon Bourgade, Catherine Vinatier, Saadia Bentaieb, Ariel Borenstein


A nessuno sembra importare più un fico secco dell'AIDS. Lo so che uno nella vita magari cerca di pensare a delle altre cose, cose si spera più piacevoli, però è come se fosse sparito del tutto dall'elenco dei problemi del mondo. Sembra preoccupare di più la rosolia, oppure il possibile ritorno della peste bubbonica, ma nessuno parla più dell'AIDS. Il pensiero comune è che ormai è una malattia con cui è quasi “facile” convivere. È un po' come il diabete. Magic Johnson da quanti anni è che è malato? Eppure è ancora vivo e vegeto e pare sia pure in ottima forma. Non si parla più di prevenzione. Non c'è più informazione sull'argomento. Che ormai l'AIDS sia un male debellato dalla società moderna, o è solo un'impressione?


I tempi in cui l'AIDS era un tema "cool" sono ormai alle nostre spalle, così come anche il periodo in cui era un argomento tabù. Sembrava non fosse una malattia che le persone “normali” potevano prendere. Era bollato come un problema esclusivo di gay, tossici e puttane. Tutti gli altri potevano dormire sonni tranquilli. Per quello non c'era informazione in proposito. Persino in un paese in genere piuttosto avanti come la Francia, nessuno voleva parlarne. Il Governo taceva. Per questo motivo c'erano alcune associazioni che si battevano per rendere noto il problema alle masse. Per aiutare la prevenzione. Per contribuire a limitare la diffusione del virus dell'HIV. Associazioni come Act Up-Paris, un gruppo di attivisti per lo più sieropositivi, ma non solo, che hanno aiuto a rendere nota la conoscenza di questa malattia tra le masse, quelle convinte non fosse una cosa che potesse in qualche modo riguardarle. Erano i primi anni '90 e questi ragazzi e ragazze ballavano sulle note della musica dance del periodo, che viaggiava a un ritmo di 120 battiti al minuto e da qui il titolo del film 120 battiti al minuto che parla proprio di questo collettivo parigino in questo preciso periodo storico.


Dance. La musica dance gioca un ruolo centrale nella pellicola. Non è solo un sottofondo. È quasi il personaggio aggiunto del film. Non pensate però a una dance tamarrissima. Non vengono suonati Gigi D'Agostino, Alexia, Corona o Ace of Base, che pure hanno il loro fascino, e diciamolo. Il film è ambientato prima dell'esplosione della musica dance a livello commerciale, così com'è ambientato prima dell'esplosione della consapevolezza del problema dell'AIDS tra il “grande pubblico”. Un tema che è cominciato a venire a galla con la morte di Freddie Mercury a fine 1991 e con l'uscita del film Philadelphia nel 1993. All'epoca ero un bambino e ricordo che l'argomento veniva affrontato in maniera molto confusa. Sarà perché ai tempi avevo giusto una vaga idea di cosa fosse “Il Sesso” e capire quale fosse la differenza tra HIV e AIDS era una cosa che mi faceva esplodere il cervello. Al di là della mia giovane età, mi sembra comunque che ci fosse una gran disinformazione. Anche le pubblicità del periodo certo non aiutavano a capire di più cosa fosse questo misterioso AIDS. L'occasione era colta al balzo più che altro per dire a tutti: “Non fate sesso. Il sesso è il male. L'unico modo per non morire è non fare sesso.” La droga poi non parliamone.





Se lo conosci lo eviti. Era questo lo slogan usato nei primi anni '90 in Italia. Il fatto è che non è che ci fosse una grande conoscenza della materia. Per queste campagne la conoscenza significava solo: “Non fate sesso e non drogatevi e non vi beccherete l'AIDS.” Fine. "E, se proprio dovete farlo, mettetevi il preservativo, anche quando vi drogate!"
È per merito di associazioni come Act Up, nata a New York ma poi diffusasi in altre città del mondo come un franchise, se una conoscenza più approfondita del tema è venuta a galla. È anche grazie a loro, di certo più che grazie ai vari Governi o ministeri della salute nazionali, se oggi con l'AIDS si può convivere. È grazie alle loro battaglie se si è intensificata la ricerca medica, oltre alle informazioni sulla prevenzione. Era quindi una storia importante da raccontare, perché poco nota e anche perché oggi la si dà come una battaglia vinta e superata e dimenticata. 120 battiti al minuto ha il merito di raccontare quel periodo, quelle lotte, ma non solo. Non è un documentario. Non si limita al semplice scopo informativo, come un anonimo opuscolo sull'HIV. A livello cinematografico è proprio un bel film. A livello narrativo ha uno splendido modo nell'usare il montaggio, nell'unire i flashback con la narrazione attuale (cioè gli anni '90) ed è come se il tempo fosse un fluire unico, in cui non c'è un passato e non c'è un futuro, c'è solo il presente. Il qui e ora, che è tutto quello che un malato di AIDS aveva e che poi, se ci pensiamo, è tutto quello che abbiamo tutti quanti. La prima parte del film scorre alla grande e in maniera anche insospettabilmente piuttosto leggera, considerata la potenziale pesantezza dell'argomento. La macchina da presa di Robin Campillo vola leggiadra spostandosi tra azioni di protesta contro il Governo e contro i laboratori farmaceutici, balletti in stile cheerleader al Gay Pride e riunioni nella sede di Act Up-Paris, muovendosi con quello stile vicino ai suoi personaggi tipico di certo cinema francese corale recente tipo La classe - Entre les murs e Polisse. Il tutto senza farsi mancare qualche scena di sesso esplicito stile La vita di Adele.
A frenare gli entusiasmi ci pensa una seconda parte che se vogliamo è necessaria, che mostra il lato più duro dell'AIDS nella maniera più dura possibile, ma che allo stesso tempo appesanstice una visione che fino ad allora era riuscita a volteggiare in punta di piedi su un tema così ostico. Nonostante questo, e forse anche per questo, il film di Campillo resta una visione potente ed efficace, sia per argomento narrato che per come lo narra, interpretato in maniera splendida da un gruppo di giovani attori che probabilmente rivedremo ancora spesso, almeno nel miglior nuovo cinema francese. È una sinfonia dance che fa muovere la testa, nel senso sia che fa pensare, sia che la fa agitare al ritmo dei 120 battiti al minuto della sua colonna sonora. Piuttosto inspiegabile il fatto che non sia finito nella cinquina dei nominati come miglior film in lingua straniera agli Oscar 2018... anzi no, è facilmente spiegabile: non siamo più negli anni '90 di Philadelphia e oggi per l'Academy l'AIDS non è più un argomento cool.
(voto 8-/10)


Tomb Raider, sfida tra Lara Croft: meglio Alicia Vikander o Angelina Jolie?

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In occasione dell'uscita del nuovo film, Pensieri Cannibali ha deciso di sottoporre al suo del tutto imparziale giudizio le protagoniste cinematografiche del franchise di Tomb Raider: Alicia Vikander VS Angelina Jolie. Chissà chi avrà la meglio?



Bellezza

Alicia Vikander voto: 9/10
Angelina Jolie voto: 5/10

Alicia Vikander non è certo la classica bellezza svedese alta, bionda e con gli occhi azzurri. È praticamente l'opposto: una mora minuta che sembra una guagliona terruncella. Eppure non ha origini mediterranee, visto che è per un quarto finlandese e per il resto svedese-svedese. Il suo fascino è quello. È esotica nel suo non essere esotica. È appariscente nel suo non essere appariscente. E, tanto per giocare il jolly del luogo comune: nella botte piccola c'è il vino buono.
Angelina Jolie, da molti inspiegabilmente considerata un sex symbol, soprattutto nella saga di Tomb Raider si sforza di fare la figona della Madonna che se la tira in ogni singolo istante del film, o meglio dei due film. Non c'è un solo momento in cui non se la tira. I suoi tentativi di essere seducente per quanto mi riguarda falliscono miseramente e il suo livello di sensualità è pari a un film della Disney o di Steven Spielberg, ovvero pari a zero. Laddove quelle però sono pellicole volontariamente desessualizzate, qui gli ammiccamenti della Jolie sono talmente esagerati da finire per essere ridicoli. Per non parlare degli imbarazzanti reggiseni triangolari che ricalcano l'abbondante seno pixelloso della Lara Croft anni '90 made in Playstation.



Simpatia

Alicia Vikander voto: 6/10
Angelina Jolie voto: 0/10

Qui siamo al punto debole di entrambe.
Alicia sui red carpet non si sforza mai di essere quella simpatica in stile Jennifer Lawrence, o quella tutta sorridente. Dopo tutto, anche se non sembra, è pur sempre una tipa svedese glaciale. Ad aiutarla non sono poi nemmeno i ruoli interpretati al cinema, spesso drammatici o, in alternativa, mooolto drammatici. Di recente ha però avuto anche qualche parte più brillante, come in Operazione U.N.C.L.E., e pure all'inizio del nuovo Tomb Raider, con la sua Lara un po' sfigatella, ha dimostrato di poter tirare fuori una certa simpatia, almeno sullo schermo. Spero a questo punto che qualcuno la ingaggi per una commedia vera e propria. Potrebbe stupirci.
Ci sono persone che ispirano un'immediata simpatia, e altre che invece no. Angelina Jolie è una delle donne più naturalmente antipatiche sulla faccia della Terra. Punto.


Impegno umanitario

Alicia Vikander voto: non pervenuto
Angelina Jolie voto: 10/10

L'unico impegno umanitario riguardante la Vikander di cui sono a conoscenza è che si è sacrificata per il genere femminile e ha sposato Michael Fassbender. Altro non so.
Diamo invece ad Angelina ciò che è di Angelina. Quando c'è da fare del bene, fa le cose in grande. La Jolie non si è limitata ad adottare un bimbo bisognoso, ne ha adottati tre: uno dalla Cambogia, una dall'Etiopia e uno dal Vietnam, che si vanno ad aggiungere ai suoi tre figli biologici. Santa Jolie poi non si limita a fare un po' di beneficenza o un po' di attivismo part-time quando le capita, ma è ambasciatrice di buona volontà per l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in pratica a tempo pieno. Di sicuro è più portata per questo che per la recitazione o per la regia.


Relazioni

Alicia Vikander voto: 8/10
Angelina Jolie voto: 4/10

La Vikander ha cominciato a uscire con Michael Fassbender nel 2014, galeotto il set del drammone romantico La luce sugli oceani, e nell'ottobre del 2017 se l'è sposato in quel di Ibiza. Le cose tra loro pare procedano a gonfie vele.
Angelina Jolie all'età di 42 anni può vantare già 3 divorzi, tutti con attori: Jonny Lee Miller alias Sick Boy, Billy Bob Thornton alias Babbo bastardo e Brad Pitt alias Tyler Durden. Ce la farà a raggiungere Elizabeth Taylor, che è stata sposata 8 volte con 7 mariti?


Recitazione

Alicia Vikander voto: 9+/10
Angelina Jolie voto: 4-/10

Alicia Vikander è un fenomeno della recitazione. Può starvi sulle palle perché ha sposato il vostro adorato Fassbenderone, o per altro, però è difficile non riconoscere il suo talento naturale. In un film come The Danish Girlè riuscita a rubare la scena a un Eddie Redmayne fresco di Oscar alle prese con il ruolo di una trans e ha portato a casa una meritata statuetta dorata. In un film come Ex Machina è riuscita a rendere in maniera molto umana un robot. In un altro film a caso in cui compare, dal misconosciuto Hotell a Royal Affair, da Generazione perduta - Testament of Youth a Tulip Fever, illumina sempre ogni singola scena. Persino in un film “commerciale” come Tomb Raider, dove in genere non è che si punti sulla buona recitazione, riesce a regalare una notevole personalità e un carisma naturale alla sua Lara Croft.
Cosa che non si può certo dire della Jolie che, per quanto si sforzi di essere cool, finisce solo per trasformare la sua Lara in un personaggio del tutto superficiale. Una bellona tettona cartoonesca in stile Pamela Anderson meets Jessica Rabbit, che però allo stesso tempo è anche un'archeologa guerriera avventuriera cazzuta in stile Rambo meets Indiana Jones. Va bene che è un personaggio dei videogame, solo che così è davvero troppo inverosimile. Molto meglio il tocco più realistico dato dalla seconda incarnazione della Croft, sia su console che al cinema.
Al di là delle pellicole di Tomb Raider, le capacità recitative della Jolie sono molto limitate. Basti dire che ai provini per Jolly Blu, il film degli 883, fu scartata in favore di Alessia Merz. Mica di Meryl Streep. L'Oscar assegnatole nel 2000 per Ragazze interrotte resta inoltre a tutt'oggi uno dei più grandi misteri nella Storia dell'Academy e per altro da quella sopravvalutata interpretazione in poi non ha fatto altro che peggiorare.


Film di Tomb Raider

Tomb Raider
(2018)
Regia: Roar Uthaug
Cast: Alicia Vikander, Dominic West, Daniel Wu, Walton Goggins, Kristin Scott Thomas, Hannah John-Kamen
voto 6,5/10

Lara Croft: Tomb Raider
(2001)
Regia: Simon West
Cast: Angelina Jolie, Jon Voight, Noah Taylor, Daniel Craig, Iain Glen
voto: 3,5/10


Tomb Raider - La culla della vita
(2003)
Regia: Jan de Bont
Cast: Angelina Jolie, Gerard Butler, Ciarán Hinds, Til Schweiger, Noah Taylor, Djimon Hounsou
voto: 3/10

Non credo di aver mai visto un film tratto da un videogame decente. La saga di Resident Evil è terribile. Silent Hill applaudito dalla critica mi ha fatto addormentare. Qualcuno si è esaltato con Mortal Kombat, ma a me è sembrata 'na pagliacciata. Prince of Persia è uno dei rarissimi lavori con Jake Gyllenhaal a non avermi convinto. Per non parlare di cose orribili come Super Mario Bros. o Street Fighter - Sfida finale. Ho trovato passabile Need for Speed, che però è giusto una brutta copia del primo Fast and Furious.
Posso allora considerare ad oggi questo Tomb Raider versione 2018 il mio film videogammaro preferito. Merito di una regia con cui il norvegese Roar Uthaug dimostra una discreta personalità e di un ritmo incalzante, che parte subito a mille tra le strade di Londra e rappresenta il lato action del cinema veloce & frenetico che preferisco, con uno stile più vicino all'adrenalinico Crank, piuttosto che alle pellicole di botte & spari con Stallone, Schwarzenegger e Van Damme. La vicenda si sposta poi a Hong Kong e mantiene ancora un ottimo livello d'intrattenimento, persino per i meno appassionati del genere action-adventure come me. L'attenzione comincia a calare un pochino giusto nella seconda lunga parte, ambientata sull'isola di Yamatai, troppo avventurosa per i miei gusti.
A rendere il tutto più intrigante, anziché la trascurabile vicenda della tomba di Himiko che per un film che si chiama Tomb Raider sarà fondamentale mentre per me lo è un po' meno, è la storia personale di Lara Croft. Il suo rapporto con il padre, interpretato dal sempre ottimo Dominic West noto al pubblico telefilmico per The Wire, The Affair e The Hour, è il vero cuore pulsante della pellicola.


L'altro pregio, nel caso ci fossero dubbi, è l'ottima interpretazione di Alicia Vikander, capace di rivoltare il personaggio di Lara come un calzino, trasformandola da tettona ultra sicura di sé monodimensionale (alla faccia della tridimensionalità dei videogame in cui sono ambientate le sue avventure) in una donna sfaccettata, complessa, tormentata e pure un po' sfigata. Un po' tanto. In questo film le capita una disgrazia dietro l'altra.
Non tutto funziona al meglio. Alcuni personaggi minori ad esempio avrebbero meritato un maggiore risalto, come quello di Kristin Scott Thomas o l'amichetta di Lara che si intravede all'inizio interpretata da Hannah John-Kamen, attrice emergente di cui sentiremo parlare parecchio in futuro.


Tutto sommato però Tomb Raider è un (video)giocattolone che fa il suo porco dovere d'intrattenimento, lasciandosi alle spalle la stupidità dei precedenti adattamenti fracassoni per il grande schermo e regalando finalmente al personaggio un'umanità e un minimo di spessore. Lara Croft, oltre le tette triangolari c'è di più.


Lara Croft: Tomb Raider del 2001 è invece un filmaccio action-adventure della peggior specie. Un lavoro che cerca di sfruttare l'onda lunga della coolness di Matrix, tra combattimenti e sparatorie a ritmo di musica techno che già all'epoca dovevano sembrare mediocri e che oggi fanno passare questo film di appena 17 anni più sorpassato di molte pellicole ad esempio degli anni '80. O anche degli anni '50. L'unico elemento in teoria più azzeccato della vecchia pellicola sarebbe la presenza dell'aiutante nerd-tecnologico di Lara. Peccato che il nerd-tecnologico interpretato da Noah Taylor non sia così simpa come vorrebbe essere e quindi finisce per essere un'altra occasione sprecata dal film.

Della pessima performance della Jolie e della sua resa del personaggio già si è detto, e allora non resta che aggiungere che pure la vicenda più personale, quella del rapporto con il padre, curiosamente interpretato proprio dal vero papà della Jolie ovvero Jon Voight, è condotta in maniera molto meno sentita. Perché se il Tomb Raider del 2001, e l'ancora peggiore sequel del 2003 in cui si cerca di inserire una pseudo storiella romantica con Gerard Butler giusto per cercare di sollevare l'attenzione, sono solo delle porcatone che non ce la fanno a raggiungere nemmeno un livello minimo da “popcorn movies” passabili, oltre a intrattenere come si deve, il Tomb Raider del 2018 a momenti riesce a essere persino emozionante e quasi commovente. Miracoli del cinema, o forse dovrei dire miracoli di Alicia Vikander?


Risultato finale


Star Wars: Gli ultimi Jedi colpiscono ancora

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Star Wars: Gli ultimi Jedi
Regia: Rian Johnson
Cast: Daisy Ridley, Mark Hamill, Adam Driver, Carrie Fisher, John Boyega, Oscar Isaac, Laura Dern, Domhnall Gleeson, Lupita Nyong'o, Andy Serkis, Benicio del Toro


Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, ma neanche tanto...

STAR WARS
EPISODIO VIII
GLI ULTIMI JEDI COLPISCONO ANCORA


Kylo Ren e il Leader Supremo Snoke hanno vinto le elezioni più o meno democraticamente e ora stanno cercando un accordo per poter governare in tutta la galassia. Gli unici rimasti a opporsi a loro sono i membri della Resistenza Comunistoide capitanata da Leia Organa. Nel frattempo la giovane Rey, anziché andare a smignotteggiare a Ibiza con le amiche che non ha o spupazzarsi Finn, sta cercando di convincere il vecchio maestro rimba Jedi Luke Skywalker a tornare a giocare con loro a Star Wars. Ce la farà la nostra eroina a convincerlo? Ma soprattutto, dopo così tante pellicole e spin-off vari, ce ne frega ancora qualcosa della saga di Guerre stellari?

































Benvenuti nel Jumanji

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Jumanji - Benvenuti nella giungla
Regia: Jake Kasdan
Cast: Dwayne Johnson, Jack Black, Kevin Hart, Karen Gillan, Nick Jonas, Bobby Cannavale, Alex Wolff, Madison Iseman, Ser'Darius Blain, Morgan Turner




SELECT PLAYER

The Rock

Punti di forza: forza, muscoli, steroidi
Debolezze:è un wrestler e ha solo due espressioni: una col sopracciglio sollevato e una col sopracciglio più o meno normale


Karen Gillan

Punti di forza: sgnacchera dai capelli rossi, sgnacchera dai capelli rossi
Debolezze: poche tette


Kevin Hart

Punti di forza:è simpatico, almeno secondo alcuni
Debolezze: non è che faccia proprio morire dal ridere, secondo altri


Jack Black

Punti di forza: era un idolo rockettaro, per alcuni poteva addirittura diventare il nuovo John Belushi
Debolezze: non azzecca più un film davvero interessante da tipo 15 anni, rischia di diventare il nuovo Jim Belushi


Nick Jonas

Punti di forza: è un ex Jonas Brothers, e i Jonas Brothers come boy band non erano poi nemmeno così male
Debolezze:è un ex Jonas Brothers, e i Jonas Brothers come tutte le boy band facevano comunque abbastanza cagare


Robin Williams

Personaggio non più disponibile



Avrei voluto scegliere Robin Williams, ma mi toccherà prendere, boh... Jack Black.


PLAY


Livello 1
Missione: racconta cosa ricordi del primo Jumanji


Io adoro il primo Jumanji. È uno dei film infantili a cui sono legato di più. Fin dalla scena iniziale con quel rullo di tamburi tipicamente jumanjano e con il ritrovamento del misterioso gioco in scatola, ogni volta che lo vedo torno bambino. Anche se sono anni che non lo riguardo più, quindi non so se adesso è ancora così. Ricordo poi l'ironia di una giovane e già bellissima Kirsten Dunst e posso dire che era bellissima anche se all'epoca aveva appena 13 anni perché all'epoca avevo 13 anni pure io, visto che siamo entrambi del 1982, quindi non mi rompete il cazzo!


Ricordo poi il suo fratellino abbastanza odiosetto che poco a poco si trasformava in una scimmietta e ben gli stava!

Adesso invece si è trasformato così...


Ricordo che se anche a me i film avventurosi non sono mai piaciuti un granché, questo con tutte le varie prove e sfide e giochini e trabocchetti mi gasava come un bambino... forse perché allora ero un bambino.
E ricordo Robin Williams... ah, Robin, quanto mi/ci manchi. Questo tra l'altro è il tuo film che preferisco, insieme a L'attimo fuggente, Will Hunting - Genio ribelle e a quell'altra perla della mia infanzia di Hook – Capitan Uncino.



LEVEL COMPLETE


Livello 2
Missione: parla bene di Dwayne "The Rock" Johnson


Cosa posso dire di bello su Dwayne Johnson?


Potrei dire che è un grandissimo attore, ma sarebbe una balla così colossale che mi sa che il gioco non se la beve. Devo quindi trovare qualcos'altro. È un grande wrestler?
Boh, e chi lo sa? Non ho mai visto un incontro di wrestling, se non ai tempi di Hulk Hogan e già allora questo “sport” mi faceva cagare, e quando è arrivato sulla scena The Rock non mi capitava più di vedere il wrestling nemmeno per sbaglio o sotto tortura, quindi non saprei come se la cavava. Immagino meglio che a recitare.
Potrei allora parlare bene di qualche suo film...
Quelli action in cui era presente che ho visto mi hanno fatto abbastanza pena, a parte Hercules: Il guerriero che a sorpresa ho trovato piuttosto intrattenente. Nelle commedie devo ammettere che l'ho gradito già di più, però anche in quel caso non è che sia un fenomeno. Salvo Baywatch, ma se mi è piaciuto non è certo per merito suo... E quindi non mi viene in mente niente.

-1 UP

NOOO! Ho perso una vita. Ora me ne rimangono soltanto due. Che comunque non è male, considerando che è pur sempre una vita in più rispetto a tutti i comuni mortali. Vedrò in ogni caso di non sprecarla e di impegnarmi di più. Un motivo per parlare bene di Dwayne “The Rock” Johnson?
Ma certo! Perché non c'ho pensato prima?
Southland Tales – Così finisce il mondo, sottovalutato mancato capolavoro di Richard Kelly, il regista di Donnie Darko alla sua opera seconda. Un lavoro incasinato e non del tutto riuscito, certo, ma anche ricco di spunti geniali o quasi in cui persino Dwayne Johnson se la cavava in maniera decente.


LEVEL COMPLETE


Livello 3
Missione: recensisci Jumanji - Benvenuti nella giungla senza rimpiangere troppo il Jumanji originale


Nella giungla dovrai stare finché un cinque o un otto non compare”... Certo che era proprio bello, il primo Jumanji del 1995!

-2 UP

Oh NOOO! Ho perso un'altra vita. Adesso ne ho più solo una. Devo assolutamente stare attento a non buttarla via. Non credo però che sarà troppo un problema. È vero che Jumanji 1 è una figata irripetibile, però anche il nuovo Jumanji - Benvenuti nella giungla ha il suo perché. È un film che riesce a rendere bene lo spirito avventuroso e fanciullesco della pellicola originale, fin dalla scena in flashback d'apertura. Dopodiché aggiorna in maniera ottima l'idea del precedente, sostituendo il gioco da tavola, che negli anni '90 poteva apparire come un passatempo superato, con un videogame anni '90, che i ggiovani d'oggi a loro volta ritengono un passatempo superato, ma comunque con un suo certo fascino vintage che li porta a sperimentarlo. E così i quattro ragazzetti liceali protagonisti di Jumanji 2 si trovano catapultati dentro al (video)gioco, nei panni degli avatar che si sono scelti. E James Cameron per fortuna non c'entra niente.


C'è così il nerd che diventa il muscoloso The Rock, la fighetta bionda superficiale che si trova nei panni “dell'uomo di mezza età sovrappeso” Jack Black, l'aitante sportivo di colore che si ritrova a essere un tappetto di colore con le sembianze del più o meno simpatico Kevin Hart e la tipa alternativa dai capelli rossi che si trasforma in una gnocca dai capelli rossi alias Karen Gillan. Una serie di scelte che porteranno a galla la vera personalità dei protagonisti, oltre a una immancabile storiella d'amore. Tutto è architettato alla perfezione. Ci sono battute divertenti, per fortuna un sacco d'ironia, qualche scena più toccante e riflessiva, c'è anche un piccolo omaggio al personaggio interpretato da Robin Williams, e poi ci sono pure un cattivone ridicolo e un po' troppi inseguimenti, combattimenti e momenti action, che io francamente avrai tagliato, per non dire cancellato del tutto, ma si tratta pur sempre di una pellicola adventure con un target di riferimento tra i 10 e i 15 anni e quindi bisogna accettare anche questo.


Un altro punto di forza è la componente “videogammara” presente. Come molti appassionati hanno sottolineato, questo è uno dei pochi film in cui c'è una certa fedeltà nei confronti del mondo dei videogame, in particolare quelli anni '90, con la perdita delle vite, i personaggi di contorno che ripetono sempre le stesse frasi messe loro in bocca dai programmatori e altre trovate simpatiche.


Quindi l'originale lo si rimpiange giusto un pochino, ma questo Benvenuti nella giungla come (video)giocattolone d'intrattenimento funziona così bene, che alla fine non si fa nemmeno in tempo a pensare troppo al predecessore che la partita... pardon, la visione, scivola che è un piacere. JUMANJIIIIIIIIIIII!

LEVEL COMPLETE


(voto 6+/10)


Ehm...

Tutto qua?

Ho finito il gioco e non c'è nemmeno una scena bonus finale di premio?

Niente?

Proprio niente di niente?




Ready players for the movies?

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Are you ready, players?
Nella settimana che ci conduce alla Pasqua, qualche film che promette bene c'è. E anche Io c'è.
Oltre a me, e al mio solito perfido blogger nemico Mr. James Ford, a fare da arbitro tra noi due c'è... Marco Grande Arbitro, chi meglio di lui?
Per chi non lo conoscesse, si tratta dell'autore del blog Gioco magazzino, un sito contenitore di vari argomenti, per lo più geek e di pop culture, dai fumetti ai cartoni animati, tra cui "giocano" un ruolo di rilievo anche film, giochi e videogiochi. Ovvero i temi principali dell'uscita forte settimanale...


Ready Player One
"Vuoi provare questo gioco?"
"Sì, ma solo se l'ha consigliato Gioco magazzino. Non mi fido di Pensieri Cannibali e White Russian."

Marco Grande Arbitro: Ringrazio il duo Cannibal & Ford per questa ospitata, ma devo mettere le cose in chiaro: oggi non mi metterò a fare il nerd del cinema. Toh, ma guarda un po'; iniziamo con il film più nerd e citazionistico degli ultimi 8 anni! Bravo Spielberg e complimenti a Ernest Cline, ma diciamolo: questo revival nostalgico degli anni '80 e '90 ha rotto i coglio... NO! OK... LA SMETTO DI FARE IL FINTO RADICAL CHIC: QUESTO È IL FILM CHE TUTTI I NERD VOGLIONO VEDERE! È uscito quasi in sordina, ma già dal trailer si vede che trasuda di tutte quelle cose che piacciono a noi amanti della cultura pop. Sono sicuro che ci sarà almeno una scena/situazione/personaggio che toccherà la sfera geek dello spettatore. Sarà il film manifesto della retronostalgia? Staremo a vedere... Intanto, possiamo dire senza problemi che questo è il blockbuster perfetto per questa Pasqua 2018!
Cannibal Kid: Steven Spielberg è uno dei registi più massacrati da Pensieri Cannibali degli ultimi anni, si vedano gli spernacchiati War Horse, The Post, Il ponte delle spie e Il GGG. Quello che molti non sanno è che c'è anche uno Spielberg che amo, o meglio ho amato. Quello più fantascientifico, quello più 80s, quello di E.T.. Il suo nuovo Ready Player One sembra quindi avere tutte le carte in regole per tornare a conquistare il mio cuore, soprattutto per quella patina da revival di 80s e 90s che a me personalmente non ha ancora stufato. Figuriamoci a quel vecchio nostalgico di Ford e a quel geek di Marco 2...
Ford: Spielberg negli ultimi anni ha infilato una serie di pacchi davvero niente male, ma l'hype per Ready Player One è altissimo. Il romanzo di Cline è una bomba, e se Spielberg fosse riuscito a mantenerne lo spirito buttandoci dentro effettoni e visionarietà - oltre alle citazioni a pacchi - potrebbe rivelarsi uno dei cult dell'anno. O almeno, lo spero: anche perchè se il vecchio Steven fallisce su questo, per me può essere considerato bollito senza ritorno.


Tonya

Marco Grande Arbitro: Gli americani sono bravi a raccontare le vite bizzarre di gente eccentrica. Tonya Harding è stata una pattinatrice incazzosa, circondata da gente altrettanto teste di ca...spita! Solo Margot Robbie e Allison Janney valgono la visione del film. Da vedere!
Cannibal Kid: E che aspetti ancora a vederlo, Grande Arbitro chiamato quest'oggi al difficile per non dire impossibile compito di arbitrare l'ennesimo scontro dell'eterna sfida tra me e Ford? Io l'ho già guardato, recensito (http://www.pensiericannibali.com/2018/02/i-tonya-and-you-you-suck.html) e adorato. Perché ai film con gente incazzosa e teste di ca... è difficile che non voglia bene. A Ford però, che pure risponde alla descrizione, col ca... che gli voglio bene.
Ford: anche io l'ho già visto, e purtroppo per tutti noi l'ho trovato decisamente valido, proprio come Cannibal. Niente match, dunque, almeno per ora: aspetto però di pubblicare il post la settimana prossima in modo che Peppa Kid trovi comunque qualcosa da criticare del mio punto di vista.

"Il mio film ha messo d'accordo Ford e Cannibal, non ci posso credere!"


Nelle pieghe del tempo

Marco Grande Arbitro: Film Disney tratto da un libro che non conosco. Mi hanno detto che è davvero un bel romanzo per ragazzi! Nonostante parli di distorsioni spazio-temporali, la pellicola mi interessa davvero poco... Ma dico: avete visto come hanno truccato Oprah Winfrey? Sembra un lampadario! Dopo la visione esclameremo il classico: "Era meglio libro"? Staremo a vedere...
Cannibal Kid: L'unico motivo per cui potrei vedere 'sta disneyata clamorosa persino per gli standard Disney è la mia adorata Reese Witherspoon. Per il resto è una di quelle bambinate che Ford fingerà di schifare per darsi un contegno, ma poi in gran segreto amerà. Come tutto ciò che proviene dalla casa di Topolino.
Ford: nonostante Cannibal continui a pensare che io sia un fan sfegatato di tutto ciò che è Disney, sarà lui il primo a correre a vedere questa roba, perchè quando qualche suo protetto dirige o recita in qualche nuovo titolo diventa più groupie di me rispetto a Clint e Sly.

"Evvai! Cannibal guarderà il film soltanto per me."
"Non dirlo tanto forte. Dopo che ti avrà vista conciata così, mi sa che quello cambia idea..."
"Oprah, tu hai sempre ragione, ma in questo caso spero che ti sbagli."


Contromano
"Chi ti ha insegnato a guidare, Ford?"
"Sì, da cosa l'hai capito?"
"Vai più piano di mia nonna. E quella non ha manco la patente."

Marco Grande Arbitro: Ma quanti film di Antonio Albanese stanno uscendo negli ultimi mesi? Almeno è una comicità intelligente, non volgare da cinepanettone, che ti lascia anche da pensare. Il tema dell'immigrazione è molto serio, spero solo che non la butti in buonismo.
Cannibal Kid: Io sento la puzza di buonismo lontano un miglio. Anche se Albanese un tempo era uno imprevedibile e fuori dagli schemi. Un tempo però... Adesso è solo uno qualunque, anzi qualunquemente.
Ford: ancora una volta, purtroppo, mi trovo dalla parte del Cannibale. Marco, ma che combini!? Vuoi proprio fare il ruolo dell'arbitro osteggiato da tutti i giocatori in campo!?


Io c'è
"Da chi l'hai presa l'idea di fondare una tua religione?"
"Dal blog di quell'esaltato di Cannibal Kid."
"Ah, pensavo da quello di Beppe Grillo."

Marco Grande Arbitro: Una commedia che fa ironia sul concetto di religione. Dopo questo film l'Ionismo diventerà culto professato in Italia? Oppure se non se lo filerà nessuno? Staremo a vedere... In ogni caso, complimenti per la scelta d'uscita: farlo uscire qualche giorno prima di Pasqua è una bella sfida!
Cannibal Kid: Un film che sembra più antireligioso che religioso a Pasqua ci sta. Il protagonista poi è Edoardo Leo, attore che a me sta simpatico e che Ford invece considera sopravvalutato, quindi mi sembra una doppia ragione per accettare la sfida!
Ford: l'idea di ironizzare sulla religione per Pasqua è assolutamente valida, peccato che questa robetta si rivelerà la classica commediola italiana inutile portata alla ribalta dall'altrettanto inutile Edoardo Leo.


Era giovane e aveva gli occhi chiari
"Scusa, ma non mi sembri tanto giovane, né con gli occhi chiari. A dirla tutta, non mi sembri manco umano."

Marco Grande Arbitro: Non sono un'amante del cinema romantico, specialmente se è indipendente come questo. Non capisco se sia un drammone o una commediona... Questo è un film che lascio volentieri Cannibal Kid!
Cannibal Kid: Grande incognita della settimana. Potrebbe essere una cannibalata teen made in Italy coi fiocchi, di quelle che fanno rivoltare lo stomaco a Ford, e di cui quindi c'è sempre un gran bisogno. Potrebbe però essere anche una robina semi-amatoriale di quelle inguardabili persino per me. E ho detto tutto.
Ford: sugli occhi chiari ci siamo - almeno per quanto mi riguarda - ma giovane, di noi tre, non è rimasto nessuno. Dunque meglio saltare a piè pari l'ennesima robetta italiana senza senso.


L'ultimo viaggio
"Hey, ma tu sei James Ford, l'autore del blog White Russian?"
"No, quello è mio padre. Io sono suo figlio, il Fordino."
"Oddio, ma allora lui quanti cazzo di anni ha?"

Marco Grande Arbitro: Un film tedesco che rievoca emozioni passate, incentrate nel tema del viaggio. Ma è Il Posto delle Fragole? Lo lascio a Ford, che saprà parlarne meglio di me :P!
Cannibal Kid: Tipica pellicola finto autoriale di quelle che una volta Ford si sparava giusto per darsi un tono da intellettuale. Adesso che nemmeno lui, resosi conto che tanto 'sta cosa tanto non se la beveva nessuno, li guarda più, ma chi diavolo se li fila 'sti film? Chi?
Ford: effettivamente, come giustamente dice Marco, pare quasi una versione in minore de Il posto delle fragole, Capolavorone di Bergman che non credo proprio verrà eguagliato da questo film da pomeriana per vecchie signore radical in stile Cannibal Kid. Direi che viaggerò molto volentieri verso altri lidi.




Top of the pops e flop of the flops musicali di marzo 2018

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Qui di seguito trovate le robe musicali che mi hanno fatto star bene, e quelle che mi hanno fatto star male, di quest'ultimo mese.



Flop

6. Editors

Lo sapevo che sarebbe andata a finire così. Di solito gli Editors all'inizio mi lasciano un po' perplesso, per poi conquistarmi con calma, questa volta invece è andata al contrario. Il primo singolo “Magazine” prometteva buone cose, peccato che il resto del nuovo album “Violence” sia invece un diludendo notevole, poco ispirato e a tratti esagerato come gli ultimi Muse. Quanto talento sprecato!




5. Jack White

Che pasticcio, il nuovo disco di Jack White, “Boarding House Reach”!
Peccato, perché il singolo “Over and Over and Over” sembrava riportarlo al rock'n'roll dei tempi dei White Stripes migliori e non a caso è stato scritto nel 2005, mentre il resto del programma prevede numeri decisamente improbabili tra funk e R&B che suonano come un Beck di serie B. O anche di serie C. Va bene, va benissimo provare a sperimentare. Saperlo fare però è un'altra storia.




4. Negrita

Ecco la mia recensione del nuovo disco dei Negrita, in esclusiva mondiale solo su Pensieri Cannibali.

I Negrita sono ancora qui. Che palle!

Fine recensione.




3. Mina

Mina è stata la più grande cantante della musica italiana. Pochi dubbi su questo. È stata, però al passato. Diciamo anche che fu la più grande cantante della musica italiana. Chi si ricorda invece di una sua canzone dopo gli anni '70?

TIM! TIM! TIM! Non vale!

Il nuovo singolo “Volevo scriverti da tanto” è una ballatona sanremese che persino a Sanremo avrebbe fatto addormentare il pubblico. Il resto dell'album “Maeba”, già esaltatissimo da tutti i Vincenzo Mollica d'Italia, non è certo meglio. Anzi. Quando in un disco uscito a inizio primavera partono le note di “Last Christmas” sorge spontanea l'impressione che Mina ci stia trollando tutti. E pensare che è pure il pezzo migliore della scaletta.
Mina eri grande, grande, grande, ora sei una lagna, lagna, lagna.

P.S. Le canzoni di La La Land tu e la TIM non me le dovete più toccare, che mi incazzo!




2. X Ambassadors

L'equivalente musicale delle unghie sulla lavagna?
Per me al momento è il falsetto nel ritornello di “Don't Stay”, il nuovo terribile singolo degli X Ambassadors. Mi chiedo se cantare in questo modo sia considerata una cosa legale e, se sì, perché?




1. Sister Cristina

Sister Cristina is back, motherf***ers, con un pezzo di puttan-pop buonista!
Dio della musica, abbi pietà della sua anima. E soprattutto delle nostre orecchie.





Top

12. Chainsmokers

I Chainsmokers sono un gruppo electropop fighetto, buono per discoteche e radio?
Sì, in genere sì. Per cambiare idea su di loro ascoltate però questo esaltante remix pop-punk del loro recente singolo “You Owe Me”, che fa subito blink-182 periodo fine 90s/primi 2000.




11. Pearl Jam

Da fan dei Nirvana, con i Pearl Jam ho sempre avuto un rapporto un po' conflittuale. Dei loro album ho amato molto in particolare “Yield”, ma sono comunque rimasti in seconda fila rispetto alle mie band preferite in assoluto. Risentire Eddie Vedder e compagni è in ogni caso sempre un piacere, soprattutto ora che sono tra i pochi (letteralmente) sopravvissuti alla scena grunge anni '90. Il nuovo pezzo “Can't Deny Me”, pur non facendo gridare al miracolo, ha il tiro giusto ed è di buon auspicio per il prossimo album di prossima uscita.




10. David Byrne

David Byrne è stato il leader dei Talking Heads, “soltanto” uno dei gruppi più importanti e influenti della Storia. Tanto per dire, i Radiohead hanno preso il loro nome da una loro canzone e Paolo Sorrentino nel suo discorso ai premi Oscar li ha ringraziati come sua fonte d'ispirazione insieme a Federico Fellini, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona. Senza di loro inoltre gruppi come gli Arcade Fire suonerebbero come i Black Eyed Peas, probabilmente. Adesso David se n'è tornato con un disco solista, “American Utopia”, che non sarà ai livelli del periodo d'oro della sua band, però qua e là ricorda proprio il suo glorioso passato, rivisitato con un'energia e una vitalità notevoli. Promosso.




9. Francesco De Leo

Scoperto per caso su YouTube, tra gli artisti emergenti dell'interessante etichetta italiana Bomba Dischi, questo Francesco De Leo, leader de L'Officina della Camomilla al suo esordio solista, potrebbe essere il nuovo nome bomba della scena indie italiana. Boom!




8. Yungblud

Figo questo Yungblud, pseudonimo di Dominic Harrison, un ragazzetto classe 1998 che, pur tra influenze di Arctic Monkeys, Jamie T, Kasabian e Hard-Fi, suona fresco come poche altre cose in giro. Dategli un ascolto, credo che in futuro sentiremo parlare ancora di lui.




7. Vince Staples

Il fatto che un pezzo che si chiama “Get the Fuck Off My Dick” sia stata la mia colonna sonora più appropriata di questo marzo, rende bene l'idea di quanto sia stato bello l'ultimo mese.




6. Years & Years

La canzone che Justin Timberlake oggi si può solo sognare di notte l'hanno tirata fuori gli Years & Years, attualmente forse il gruppo pop migliore del pianeta. Complimenti alla band di Olly Alexander, cantante e attore visto in Skins, Penny Dreadful, Enter the Void e God Help the Girl. Justin, occhio che questo ti fa le scarpe sia a livello musicale che recitativo. E a vedere il video, pure come ballerino.




5. Francesca Michielin

Francesca, portaci con te in Bolivia. Dai, che il reddito di cittadinanza ce lo danno prima lì che qui!




4. Baustelle

Non so bene perché i Baustelle sono tanto odiati, per lo meno dal popolo del web. Magari la loro musica a qualcuno fa schifo per davvero. Alcuni dicono che i loro testi sono banali, e poi 5 minuti dopo vanno su Facebook a scrivere cacchiate banali che manco Cambridge Analytica si fila. Altri dicono che la voce di Francesco Bianconi non si può sentire e sono gli stessi che sostengono che Fabrizio De André aveva una voce bellissima, quando in certi pezzi le hanno mooolto simili. Forse è la solita storia che, quando un gruppo indie comincia a diventare un po' troppo famoso, ad alcuni comincia a stare sulle scatole.
Non lo so, fatto sta che a me invece continuano a garbare parecchio. “L'amore e la violenza Vol. 2” ha qualche calo a tratti, soprattutto nella parte finale, e a tratti suona come un sequel, che poi è quello che è. Pur muovendosi in un contesto pop riesce però a essere più rock e diretto rispetto al solito per gli standard della band e pure a sparare qualche bomba di notevole potenza, come l'uno-due iniziale formato da “Violenza” e “Veronica, N. 2”.
Anche a questo giro continueranno a essere odiati, ma pazienza. Haters gonna hate, I'm just gonna shake it off.




3. Zen Circus

In attesa che i Verdena si rifacciano vivi, gli Zen Circus continuano a giocarsi il titolo di mio gruppo italiano preferito oggi in circolazione insieme ai Baustelle. Il loro ultimo album “Il fuoco in una stanza” non sposta di molto le loro coordinate sonore, se non per un certo tiro più pop-punk rispetto al passato presente in qualche brano, ma anche a questo giro hanno saputo regalarmi dei nuovi pezzi cult personali: “Catene” (che ha uno dei testi più belli nella Storia della musica italiana) e le gasanti “Rosso o nero” e “Sono umano”, che mi auguro diventino dei futuri singoli e magari delle hit radiofoniche.




2. CRLN

Scoperta italiana fatta in maniera abbastanza casuale direttamente sul magico mondo del web, CRLN (si legge Caroline) è una voce classe 1993 che ha ben poco a che fare con il resto della scena nazionale, e molto con i suoni R&B/trip-hop/electropop soft e ipnotici provenienti dal Regno Unito. Il suo album di debutto “Precipitazioni” è il disco da domenica mattina perfetto.




1. Soccer Mommy

Il suo nome d'arte è parecchio da MILF. Con Soccer Mommy negli Usa si intende quella mamma che porta il figlioletto a calcio fingendo interesse per lo sport, quando in realtà manco sa chi è Messi e conosce giusto Beckham e Cristiano Ronaldo perché sono fighi. Sophie Allison alias Soccer Mommy è una giovane cantautrice indie-rock di 20 anni, che quindi al massimo potrebbe essere considerata una Teen Mom, ma non credo abbia figli. È solo un nickname ironico. Lei l'ho conosciuta grazie al sempre molto contestato e discusso Pitchfork, la Bibbia virtuale della musica alternativa, che l'ha inserita tra la sua “Best New Music” e ok, è un sito che non ci prenderà sempre sempre, ma molte volte sì. In questo caso hanno segnato uno splendido goal!





Guilty Pleasure del mese
Thegiornalisti

Dopo essere diventati definitivamente nazional-popolari con il tormentone della scorsa estate “Riccione”, i Thegiornalisti di Tommaso Paradiso sono tornati con una nuova canzone, anzi con “Questa nostra stupida canzone d'amore”. Sarà paraculo e ruffiano fin che volete, il Tommy, ma oggi a scrivere pezzi che sanno arrivare alla ggente qui in Italia è il numero 1.
Gli haters sono pregati di andare a sedersi in silenzio in un angolino insieme a quelli dei Baustelle. Che poi sospetto siano gli stessi.




Sgnacchera del mese
Camila Cabello

Non so, devo anche stare a perdere tempo a spiegare perché Camila Cabello è la sgnacchera di questo mese, o perché potrebbe esserlo di qualunque mese a caso?




Movie Soundtrack
Lady Bird

Tra i vari meriti del gioiellino indie Lady Bird c'è anche quello di aver dato una seconda vita a brani che all'epoca della loro uscita avevo piuttosto sottovalutato, come “Cry Me a River” di Justin Timberlake, o la ballatona “Crash Into Me” della Dave Matthews Band. Thank you, Greta Gerwig!




Serial Music
La casa de papel - La casa di carta

Tra le decine, forse ormai centinaia di migliaia di serie provenienti da tutte le parti del mondo di cui Netflix s'è riempito, vi consiglio di non perdervi la spagnola La casa de papel - La casa di carta. Grandiosa e iper coinvolgente. Niente male anche la sua colonna sonora, a partire dal tema della sigla, “My Life Is Going On” di Cecilia Krull, dalla languida atmosfera alla “Wicked Game” di Chris Isaak.




Revival Moment
Blur

Lo scorso 23 marzo Damon Albarn ha compiuto 50 anni. Cinquanta, ebbene sì, proprio come le sfumature di grigio/nero/rosso. Una cosa che fa sentire piuttosto vecchio chi come me è cresciuto con la sua musica, fatta sia con i Blur che con i Gorillaz che con i suoi mille altri progetti. Anche se non mi fa sentire vecchio tanto quanto lui ahahah!
Per celebrare questo compleanno importante, ecco una delle più belle canzoni di Damon, dei Blur e in generale di tutti i tempi: “Beetlebum”. Una canzone così enorme che persino l'ex rivale Noel Gallagher degli Oasis di recente ha dovuto ammettere che avrebbe voluto scriverla lui. Per la precisione, ha usato le seguenti parole: “Cazzo, vorrei averla scritta io!”.




House of cart

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La casa de papel - La casa di carta
(serie tv, stagione 1)
Network spagnolo: Antena 3
Network internazionale: Netflix
Creata da:Álex Pina
Cast:Álvaro Morte, Úrsula Corberó, Miguel Herrán, Pedro Alonso, Alba Flores, Paco Tous, Jaime Lorente, Darko Peric, Roberto García, Fernando Soto, Enrique Arce, Esther Acebo, María Pedraza 



C'è una serie spagnola che mi ha rubato il cuore. Se llama La casa de papel. Si chiama La casa di carta e parla di una rapina. O meglio, della rapina del secolo. La danno su Netflix. In realtà non è una produzione Netflix. Netflix l'ha rubata ad Antena 3, la rete che l'ha trasmessa in patria, e l'ha distribuita a livello internazionale, prendendosi qualche libertà, tipo dividere gli episodi della durata originale di 70 minuti in due parti. I ladri d'altra parte non è che si fanno troppi problemi a rielaborare ciò che rubano. Anche quella è un'arte.

Prendiamo la serie Stranger Things, ad esempio. Prende in prestito idee da tutte le pellicole più fiche degli anni '80 e le inserisce al proprio interno, ma lo fa con una rielaborazione a suo modo originale e personale. O prendiamo la musica hip hop, altro esempio. Un genere a lungo considerato di serie B anche perché spesso riutilizza e campiona brani già editi, ma che oggi è il genere musicale più popolare, venduto e scaricato legalmente e illegalmente nel mondo, persino in Italia.

Stessa cosa che si può dire dei film di Quentin Tarantino, in cui il regista si appropria di spunti e scene prese da film altrui creando delle robe nuove, tutte sue, tutte tarantiniane. A sua volta, La casa de papel ruba un'idea presente ne Le iene, o meglio la rielabora. La serie racconta di un gruppo di criminali ognuno con la sua propria specialità e “qualifica professionale” personale. Un gruppo che viene messo insieme dal Professore (Álvaro Morte), il regista del piano, quello che ruba dalla società spagnola più o meno civile tutti i suoi elementi peggiori, cioè i migliori per mettere a segno una malefatta. Per mantenere l'anonimato, in modo che anche se beccati dagli sbirri non possano rivelare l'identità dei complici, ognuno di loro sceglie come “nome d'arte” il nome di una città. Un'idea simile a quella de Le iene, solo che in quel caso venivano usati i colori (Mr. White, Mr. Brown, Mr. Orange, etc.).



Ne La casa de papel ci sono così la guapísima Tokyo (Úrsula Corberó).



C'è l'apparentemente ingenuo e pacifico hacker Rio (Miguel Herrán).


C'è quello psicopatico di Berlino (Pedro Alonso).


C'è la fascinosa e pericolosa Nairobi (Alba Flores).


C'è lo scassinatore Mosca (Paco Tous) insieme a quel degenerato casinaro di suo figlio Denver (Jaime Lorente).


E ci sono i due malviventi provenienti dall'Est ma dai nomi nordici Helsinki (Darko Peric) e Oslo (Roberto García).


Oltre a Le iene, nella serie ci sono altre idee rubate ad altri heist movie. Come Point Break, in cui i rapinatori compievano le rapine mascherati da ex presidenti degli Stati Uniti.


Spunto già rubato in Tre uomini e una gamba da Aldo, Giovanni e Giacomo, che usavano le maschere di alcuni personaggi celebri della politica di cosa nostr... volevo dire di casa nostra.


Ne La casa de papel siamo invece in Spagna, quindi è il turno di una personalità ispanica iconica: l'artista Salvador Dalí.


È poi presente anche (almeno) un'idea rubata a Inside Man, il film di Spike Lee con Denzel Washington e Clive Owen, così come sono presenti spunti rubati da pellicole con i negoziatori. In questo caso i malviventi hanno a che fare con una negoziatrice, Raquel Murillo (Itziar Ituño), altro personaggio centrale.


Perché ho scelto di guardare proprio questa serie, tra tutte le decine, centinaia, ormai migliaia di titoli proposti in streaming da Netflix?
Ho rubato l'idea a Giorgia Stargirl, esperta e appassionata telefilmica, nonché autrice del blog Giovane carina e disoccupata che ormai purtroppo non aggiorna più da tempo, ma che continuo a seguire su Facebook. In un suo post indicava La casa de papel come “La migliore serie rilasciata negli ultimi mesi da Netflix” e così, pur partendo con un certo scetticismo, l'ho iniziata e devo riconoscere che la sua non era una sparata esagerata, come invece lo sono le mie di solito. La casa de papel è davvero una visione imperdibile ed è forse “La migliore serie rilasciata negli ultimi mesi da Netflix”, per quanto mi riguarda insieme a Everything Sucks!.

Che poi, a dirla tutta, io non è che l'ho guardata su Netflix, visto che non sono abbonato. Né su Antena 3, visto che non abito in Spagna. Dove l'ho vista?
Datemi del ladro, ma l'ho recuperata da altre parti...


Sí, está bien, però di quale misterioso piano parla, questa serie criminale che sarebbe un crimine perdersi?
Questo non ve lo svelo. Sarò anche un ladro, ma sono pure un gentiluomo. Vi ho già detto fin troppo. Sebbene la cosa venga rivelata subito nei primi minuti della prima puntata, preferisco farvelo scoprire da soli. Il luogo in cui la rapina viene messa in atto è soltanto il primo spunto geniale di una serie che sì, avrà tante idee rubate in giro, ma è qualcosa di iper coinvolgente, orchestrato alla perfezione, con un ottimo approfondimento dedicato a tutti i suoi personaggi anche quelli minori, con un uso sapiente dei flashback che sarà rubato da Lost e dalle varie serie che a loro volta avevano già rubato da Lost ma che funziona sempre, e con un ritmo che non cala praticamente mai per tutti i suoi 13 episodi. E poi di heist movie, di film di rapina, ne esistono parecchi, mentre di serie TV di rapina non è che in giro ce ne siano così tante, quindi La casa de papel è a suo modo unica. Talmente unica e spettacolare che chissà se gli americani, o magari gli italiani, ruberanno la creatura di Álex Pina per realizzarne un remake?


A chi è scettico del fatto che una storia incentrata su una rapina possa tenere alta l'attenzione per una stagione intera, dico solo che una stagione sola non basta...
La seconda parte, già trasmessa in Spagna, arriverà a breve (dal 6 aprile) su Netflix, o dove altro vorrete gustarvela, e io non vedo l'ora di rubarla al più presto. O bella serie ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao.
(voto 8,5/10)


Pensieri Cannibali festeggia 10 anni, ma il regalo lo fa a voi

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Il 4 aprile 2008 è una data storica. Okay, forse non esattamente quanto il 12 ottobre 1492, o l'11 settembre 2001, però ha una sua discreta importanza. Almeno per il mondo del web. O almeno per me.
È in quel giorno che è venuto al mondo Pensieri Cannibali. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, mi riferisco al blog in cui vi trovate in questo momento, chiaro?


Quell'ormai lontano giorno mi trovavo a scrivere di South Park e di elezioni. Una decade più tardi South Park esiste ancora, le elezioni anche e questo blog pure. Chi l'avrebbe mai detto?

Dopo il momento banalità, faccio scattare il momento tristezza, che in un post autocelebrativo come si deve non può mancare. Negli ultimi 10 anni, questo blog è diventato un punto di riferimento importante nella mia vita. Quando guardo un film, invece di godermelo in pieno, mi viene subito da pensare a come potrei proporlo su Pensieri Cannibali. Il blog mi ha anche aiutato a trovare lavoro. Senza, oggi probabilmente sarei disoccupato. O magari mi occuperei di tutt'altro. Magari sarei un venditore porta a porta del Folletto. Cosa che potrebbe pure avere il suo fascino. Col tempo il blog è diventato quasi un'estensione di me. Come se fosse un terzo braccio, o una terza gamba, o un terzo occhio, o una terza palla e, insomma, ci siamo capiti.
Nonostante questo, c'è stato un momento in cui ho seriamente pensato di chiuderlo. Un anno fa ho attraversato un brutto periodo di crisi personale e creativa ed ero sul punto di dire basta. Non provavo più interesse per i film, per le serie TV, per la scrittura, manco per la figa. È una cosa terribile. C'è una cosa che è peggio del provare dolore, quello ti fa comunque sentire vivo: il non sentire niente. Vi auguro che non vi capiti mai, e mi auguro che non mi ricapiti mai.

Io sono una persona che si stufa di tutto e così dopo non molto tempo mi sono stufato pure della mia crisi esistenziale e sono tornato il pirla che ero. Anzi, sono tornato più pirla e ispirato che mai e Pensieri Cannibali è così riuscito a superare le menate del suo autore e a proseguire, fino a tagliare oggi il fatidico traguardo dei 10 anni. Come festeggiare in maniera degna un simile evento?
Ero tentato di seguire l'esempio di Matteo Salvini che, dopo il successo elettorale, è partito con il suo personale Resto Umile World Tour direttamente da Portofino, per arrivare poi a Ischia. Alla fine però invece di andare in villeggiatura ho preferito pensare a voi, miei cari lettori, e a chi se no?

Se il blog continua ad avere un senso di esistere, oltre a permettere di poter esprimere il mio enorme ego, è perché voi là fuori lo leggete, lo commentate, lo gustate. C'è ad esempio chi mi dice che è passato da Pensieri Cannibali, si è fatto una risata con qualche post pubblicato, questa è una cosa che gli ha migliorato almeno un pochino la giornata, e saperlo è una cosa che a mia volta migliora la mia, di giornata. È questa la ragione principale per cui questo sitarello va avanti.

Per premiere i lettori, una volta tanto Pensieri Cannibali ha deciso di organizzare un piccolo contest, mettendo in palio 3 Minimal Cult, ovvero tre poster cinematografici realizzati da Giancarlo Pasquali, il mio grafico personale, il fenomeno che dal 2012 realizza tutte le header che vedete come apertura del sito, e pure la fighissima beatlesiana immagine che trovate qui sopra. Se volete ricevere un Minimal Cult gratis a casa vostra, basta che lasciate un indirizzo mail con cui contattarvi in caso di vittoria tra i commenti a questo post. Oppure, se non volete diffondere la vostra e-mail qui, potete scrivermi in privato via mail (marcogoi82@gmail.com), oppure su Facebook sulla mia pagina personale Marco Goi o su quella del blog Pensieri Cannibali, o persino con un messaggio su Twitter, se siete più comodi. Avete una settimana di tempo.
Tra tutti i partecipanti, stabilirò i tre fortunati che riceveranno i Minimal Cult gratuiti, scrivendo a mano su dei foglietti i vari indirizzi mail arrivati e procedendo poi all'estrazione rigorosamente bendato. O qualcosa del genere.

I Minimal Cult in palio sono quelli dei film Birdman, Django Unchained e Little Miss Sunshine, quindi ce n'è un po' per tutti i gusti. Qui sotto potete ammirare le anteprime.





Insieme al contest, vi propongo anche un sondaggio: votate la migliore header di questi primi (e si spera non ultimi) 10 anni di Pensieri Cannibali, tra quelle realizzate da Giancarlo Pasquali. Tra le molte che si sono alternate nel corso del tempo, ho selezionato una top 10 delle più belle e rappresentative. Qual è la vostra preferita?
Votate nel sondaggio a fondo post! Anche in questo caso c'è una settimana di tempo per partecipare, c'è la possibilità di effettuare una scelta multipla (fino a un massimo di 3 selezioni) e si può votare una volta al giorno.


Lana Dell'Header


Lingua di Emma


Don Header


Testa di uccello


Header Queens


Ragazza morta ma non troppo


La La Lapertura di Pensieri Cannibali


Header Things


Cheerl-header


Madre di tutti gli headers!


Vota la tua header di Pensieri Cannibali preferita

Lana Dell'Header
Lingua di Emma
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Ragazza morta ma non troppo
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I segreti dei film di questa settimana

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Questa settimana arrivano tanti, tantissimi film nei cinema. Alcuni potrebbero non essere niente male, altri potrebbero essere il Male. Insomma, se decidete di entrare in una sala cinematografica, potrebbe capitarvi qualunque tipo di esperienza.
Per commentare insieme a me e al mio collega-amico-nemico Mr. James Ford tutte le (troppe) uscite, questa settimana c'è un ospite misterioso e sempre originale. Un personaggio che si fa chiamare sgrunt, ma anche il bibliofilo e nella vita privata credo Marco, ovvero l'autore del blog Un paio di uova fritte. Lo seguo da parecchio tempo, però non sono ancora riuscito a inquadrarlo del tutto e ogni volta sa ancora come stupirmi. Ce l'avrà fatta anche in questa occasione?
Io scommetto di sì...


I SEGRETI DI WIND RIVER
"Elizabeth, oggi ti porto a caccia."
"Di cosa? Di Ford come al solito?"
"No, quest'oggi cacciamo sgrunt."
"E che razza è?"
"Non lo so, ma è pericolosa."


sgrunt: I SEGRETI DI WIND RIVER piacerà sicuramente a Ford. C'è l'Eroe senzapaura nei grandi spazi delle Rocky Mountains: osa, avanza e spakka. C'è Elisabeth Olsen, apparentemente una gnappetta (traduco, una che non ci scommetteresti due soldi) ma capace di sfidare Ercole a braccio di ferro. Concludo citando il poeta che scrisse "lassù nel Wyoming tra vacche e montoni c'è sempre qualcuno che rompe i coglioni".
Cannibal Kid: Wind River è un film ormai vecchissimo per noi popolo della rete, ma finalmente viene distribuito anche in sala, con il solito titolo anticipato da “I segreti di...”, come “I segreti di Twin Peaks”, “I segreti di Wisteria Lane” o “I segreti di Brokeback Mountain”. In pratica, quando i nostri distributori non sanno che titolo mettergli, e lasciare l'originale gli sembra una cosa che non s'ha da fare, decidono così. Un po' come Ford che, quando non sa cosa dire su un film, tira fuori un aneddoto dal suo passato, in genere dal XVIII secolo, e così ha sfornato un nuovo post. Sgrunt comunque non sbaglia sul mio nemico, che ha ovviamente apprezzato questo thriller fordianissimo. La sorpresa è che questo film apparentemente gelido ma in realtà molto emozionante è piaciuto anche e forse pure più a me (http://www.pensiericannibali.com/2017/10/wind-river-il-film-che-metterebbe-i.html).
Ford: film, come scrive giustamente - assurdo che una frase del genere sia concepita dalla mia mente - il mio rivale ormai "vecchio" per il popolo della rete, ma decisamente intenso, valido e molto fordiano. Non fosse per il terribile adattamento italiano e l'uscita alle porte della primavera per un film decisamente invernale, sarebbe da correre in sala. Ad ogni modo, uno dei film migliori distribuiti nell'ultimo periodo, che trovate recensito qui: http://whiterussiancinema.blogspot.it/2017/10/wind-river-taylor-sheridan-ukcanadausa.html.

THE WICKED GIFT
"Ma ciao, sgrunt. Lo sai che sei proprio il mio tipo?"

sgrunt: THE WICKED GIFT piacerà a Cannibal Kid. Qui i cannibali ci sono davvero (non ditelo in giro). Ma io preferisco le lasagne e non lo vedrò. Quanto ad Annamaria Lorusso recita bene quando dimentica i vestiti nell'armadio. Ma stavolta li indossa.
Cannibal Kid: Ecco, stavolta sgrunt non c'ha preso. Ci saranno anche i cannibali, ma The Wicked Gift si preannuncia non solo tra i peggiori film dell'anno, ma tra i più ridicoli dell'intero decennio. Il regista, sceneggiatore e protagonista è Roberto D'Antona, anche noto come il Tommy Wiseau italiano. Uno che continua a realizzare serie e film a ripetizione e non si sa come li finanzi. Anche se sospetto che possano essere girati con un budget massimo di 10 mila lire. Basta guardare il trailer (https://youtu.be/yUmT8507a1E) per capire che ci troviamo di fronte a un nuovo scult assicurato.
Ford: nonostante la sua conclamata follia ed il pessimo gusto cinematografico, credo che neanche il Cannibale potrebbe apprezzare una roba del genere, che non augurerei neppure, per l'appunto, al mio peggior nemico. Sgrunt, secondo me qui c'è da stare più lontani che dai cannibali!

QUANTO BASTA
"Che ci beviamo stasera?"
"Piuttosto anche dell'olio. Basta che non mi dai del White Russian."

sgrunt: QUANTO BASTA parla di cuochi e credo che nessun argomento sia inflazionato più di questo, a parte la fregna. Valeria Solarino me la farei volent... ehm, è una brava attrice (ve la ricordate in SMETTO QUANDO VOGLIO?). Però non basta da sola a reggere la baracca.
Cannibal Kid: Più che il buon cibo, il junk food dalle mie parti è sempre gradito, così come la fregna. Valeria Solarino però non è che mi faccia particolarmente sangue e i film sui cuochi sono proprio un sottogenere che non sopporto. Come Ford tra i fornelli, o con una penna in mano. Quanto basta per renderla una pellicola che non guarderò mai.
Ford: i film italiani a caso e la Solarino mi sono sempre stati sul cazzo. Preferisco scrivere o mettermi ai fornelli, alla facciazza di Cannibal Kid.

IL MISTERO DI DONALD C.
"Fordini, guardate quanto è lontano vostro padre."
"E speriamo che si allontani ancora di più!"

sgrunt: Ci sono 2 categorie di persone a cui può piacere IL MISTERO DI DONALD DUCK (in realtà si chiamava Donald Crowhurst, ma era sponsorizzato dalla Disney). La prima comprende i fanatici della vela, la seconda quelli che ci godono a vedere Colin Firth nei guai. Credo che il Cannibale appartenga alla seconda.
Cannibal Kid: Chissà come ha fatto sgrunt a indovinare?
Firth è un attore che sopporto ben poco, quindi vederlo nei guai è un guilty pleasure a cui potrei abbandonarmi. Considerando però che si tratta della storia di un uomo che vuole compiere una regata in solitaria intorno al mondo senza scalo, questo si preannuncia come il più noioso tra i film della sua noiosa carriera. Lascio quindi il “piacere” a Ford che lui con 'sti inguardabili storie in stile All Is Lost ci sguazza alla grande.
Ford: Firth non è tra i miei preferiti, e nonostante avesse qualcosa di buono, non ho amato particolarmente neppure All is lost. Dunque, preferisco in solitaria guardarmi uno di quei film fordiani autoriali che fanno impazzire Peppa Kid piuttosto che tentare un'impresa come questa.

IL GIOVANE KARL MARX
"Se siamo comunisti, perché siamo vestiti come Paperon de' Paperoni?"
"Io veramente cercavo di imitare l'ultimo look trendy di Mr. Ford."

sgrunt: E' nato 200 anni fa, ha scritto Das Kapital e gli piaceva la topa (il film illustra questa ultima affermazione). Vogliamo dargliela un po' di popolarità al povero Karl? Dico "povero" perché è nato in un secolo pieno di star più brillanti: Lincoln, Garibaldi, Nietzsche, Oscar Wilde ecc. Ve l'ho già detto che gli piaceva la topa?
Cannibal Kid: Berlusconi lo sa che a Karl Marx piaceva la topa? È un fattore che potrebbe farlo convertire al comunismo, anche perché ormai a destra tutti i voti glieli sta rubando Salvini e quindi mi sa che gli conviene cambiare barricata.
A vedere il trailer del film comunque non mi sembra ci sia tutta 'sta topa. L'unica tipa è Vicky Krieps, quella odiosa de Il filo nascosto, non esattamente un'olgettina... La pellicola è da vedere per farsi una cultura, ma per vedere della topa mi sa che è meglio aspettare Loro 1 e Loro 2 di Sorrentino.
Ford: per la cultura e per le donne si fa di tutto, ma onestamente non penso di dare una possibilità a questo film. A meno che non si tratti di una di quelle visioni che si interrompono sul divano per finire a letto in altro e più piacevole modo. Mi consulterò con Julez.

NELLA TANA DEI LUPI
"Lo vedi questo distintivo? L'ho vinto alle giostre."

sgrunt: Con NELLA TERRA DEI LUPI messer Geraldo Butler può guadagnare un Razzie Award (l'ha sfiorato con l'inguardabile GOD OF EGYPT e stavolta può centrare il bersaglio).
Ormai siamo nella stagione semiestiva in cui le fetecchie americane sbarcano sulla spiaggia di Anzio e non trovano ostacoli. Giudizio sintetico: CKCLV (Col Kazzo Che Lo Vedo)
Cannibal Kid: Generalmente scanserei un film con Gerard Butler quasi quanto uno con Stallone/Van Damme/Schwarzenegger/Lundgren e qualsiasi altro action hero amato dal mio blogger nemico. Dopo aver visto quella figata di serie spagnola La casa de papel, devo però dire che le storie di ladri e rapine mi intrigano come non mai e quindi potrei persino avventurarmi nella tana dei lupi fordiani.
Ford: ovviamente questa tamarrata fordiana è la mia scelta della settimana avendo già visto Wind River. Rapine in banca, Gerardone Butler, approccio sopra le righe rendono Nella tana dei lupi un titolo fondamentale per iniziare bene la bella stagione.

A QUIET PLACE – UN POSTO TRANQUILLO
"Ford è il mio blogger preferito, visto che parla sempre bene dei film animati che piacciono tanto a noi bambini."
"Ma stai zitta, prima che ti diseredi."

sgrunt: A QUIET PLACE non me lo perdo. Dicono che sia un horror di quelli tosti. E c'è Emily Blunt che, dopo SICARIO, rischia di diventare l'attrice più migliore dell'ultima generazione (almeno nei ruoli drammatici).
Cannibal Kid: Dissento fortemente da sgrunt. Questo film mi sembra la solita porcheruola horror-survival con tanti finti brividi e manco mezza idea originale, e la novella Mary Poppins Emily Blunt rischia di essere una delle attrici meno interessanti e più sopravvalutate dell'ultima generazione. Meglio se me ne vado a cercare un posto tranquillo, lontano da Ford, da sgrunt, dalla Blunt e da film come questo.
Ford: film horror che pare essere il tipico fenomeno da distribuzione tutto pubblicità e niente arrosto. Potrei vedero giusto per stroncarlo o tenerlo buono per la decina del peggio dell'anno, ma sinceramente non ne ho tutta questa voglia. Dunque cercherò un posto tranquillo anch'io, spero non vicino a quello scelto da Cannibal.

SUCCEDE
"Dici che così sembro una Cucciola Eroica?"
"A me sembri solo una scema."

sgrunt: Volete farvi del male? Volete soffrire tanto ma davvero tanto? SUCCEDE è il vostro film. Ho cercato notizie della regista Francesca Mazzoleni: tutto quello che se ne sa è che ha diretto SUCCEDE. Quanto all'attrice Matilde Passera ho trovato solo battute abbastanza prevedibili. Bah, magari è la reincarnazione di Greta Garbo. Nel dubbio, evitate con cura questo teen filmazzo.
Cannibal Kid: sgrunt credo che faccia parte di una generazione antecedente persino a quella di Ford, quindi non può sapere che questo film è tratto dal libro omonimo best seller da oltre 100 mila copie vendute scritto da Sofia Viscardi, una giovane web star diventata famosa su YouTube. Predersela contro di lei è facile quanto sparare sulla Croce Rossa o su Mr. Ford, io invece preferisco prenderla come esempio da seguire. Non sarebbe male espandersi dal web al mondo dell'editoria e pure a quello del cinema come sta facendo lei. Il risultato poi è tutto da verificare, si veda il ridicolo Addio fottuti musi verdi dei The Jackal, ma io un'occhiata curiosa gliela darò volentieri. È pure una roba teen, quindi cosa posso chiedere di più?
Ford: roba italiana, roba teen, roba da giovani. Direi che se ne può occupare tranquillamente Cannibal, anche se giovane non è più da un bel pezzo.

LOVERS
"Allora, sei riuscito ad hackerare Pensieri Cannibali come ti avevo chiesto di fare?"
"Ehm, veramente avrei una domanda: come si accende il computer?"
"Oddio, a questo punto era meglio se chiamavo Ford!"

sgrunt: L'altra notte ho sognato che nell'appartamento accanto al mio stavano girando dei video pornazzi, tipo stepmother seduces daughter, stepdaughter seduces dad e via così. Nel sogno ho sentito i gemiti di Ivano Marescotti, Margherita Mannino e Antonietta Bello impegnati in un threesome: il pornazzo era intitolato LOVERS... Beh, era solo un sogno. LOVERS è molto molto casto. Dopo non dite che non vi avevo avvertito.
Cannibal Kid: La versione sognata da sgrunt potrebbe essere interessante. Quella in arrivo nei 2 o 3 cinema che avranno il coraggio di trasmettere Lovers sembra invece esserlo molto meno.
Ford: considerata la qualità di certe proposte, forse un paio di serate trascorse dedicandosi al porno non sono poi una brutta idea.

CHARLEY THOMPSON
"Sai che il tuo amico War Horse mi era piaciuto? Ben cotto aveva proprio un buon sapore."

sgrunt: CHARLEY THOMPSON è un ragazzo che vaga nella solitudine americana con un cavallo destinato a diventare un hamburger. Può piacervi se vi piacciono i cavalli, se vi piacciono i ragazzi che amano i cavalli e se siete un cavallo. Se vi piacciono gli hamburger di vero manzo non vi piacerà questo film (oltretutto è interminabile).
Cannibal Kid: Ragazzini & animali sono un'accoppiata micidiale. Se poi penso ai film con i cavalli mi viene in mente War Horse e sto male. Questo però si preannuncia come un lavoro indie Cannibal style, e anche molto on the road e retrò Ford style, quindi credo che per noi due potrebbe essere la piccola grande sorpresa della settimana. E niente impedisce la visione accompagnata da un buon hamburger, a parte qualche senso di colpa, perciò pure sgrunt potrebbe trovare il modo di assaporarsi a modo suo questo Charley Thompson.
Ford: io adoro la carne di cavallo, e la carne in generale. E tendenzialmente non provo alcun senso di colpa per questo, pur rispettando chi, la contrario, sceglie l'opposto. Forse proprio per questo quasi varrebbe una scommessa su Charley Thompson, sperando che non si riveli il classico film radical chic finto indie che tanto fa impazzire Cannibal.
Quello che è certo, è che in caso mi gusterò la visione con birra e hamburger.

BOB & MARYS – CRIMINALI A DOMICILIO
"Dici che, conciati così, Ford & Cannibal non ci riconosceranno?"
"Speriamo, altrimenti quelli ci insultano più di quanto fanno fra di loro."

sgrunt: Laura Morante di professione fa la moglie. E' stata la moglie di Verdone, Castellitto, Marcorè, Giallini ecc. Stavolta si ritrova Papaleo come marito. Potrebbe, ripeto potrebbe, essere la bella sorpresa della settimana. Perché allora una voce risuona nella mia testa: "non ci andare, non ci andare..."?
Cannibal Kid: Laura Morante e Rocco Papaleo insieme nello stesso film?
Ma che mi volete vedere morto stecchito subito?
Ford, lo so che la tua risposta è sì.
Non dico che Bob & Marys potrebbe essere la brutta sorpresa della settimana solo perché è una schifezza garantita, quindi non ci sarà alcuna sorpresa.
Ford: Sgrunt, non so cosa ti sei sparato per avere anche un solo dubbio, ma qui siamo di fronte ad una delle potenziali schifezze dell'anno, con protagonisti due degli attori che meno sopporto del mondo. E se perfino Cannibal concorda, non si scappa.

THE CONSTITUTION – DUE STORIE D'AMORE
"Strana la vita: un minuto inizi a vedere un film caldamente consigliato da White Russian, e quello dopo stai per morire."

sgrunt: THE CONSTITUTION. Quando sento "è una storia d'amore" mi tocco gli zebedei. Le storie d'amore in genere finiscono in tragedia (Giulietta e Romeo, Cime tempestose, Love story, Titanic e via tragediando). In più qui siamo in area balcanica, dove piangono anche quando vincono alla lotteria.
Magari è bellissimo. Ma io torno a toccarmeli.
Cannibal Kid: Ahahah, sgrunt ha ragione. E, considerando che qui si parla di due storie d'amore, gli zebedei tocca toccarseli doppiamente!
Ford: io, dato che non c'è due senza tre, mi accodo e giro al largo. Non si sa mai cosa possa riservare ancora la distribuzione.


Primavera horror

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Torna per la terza volta (se non ho contato male) l'appuntamento ormai fisso con le uscite cinematografiche da brividi, in cui due blogger da brividi come me e il mio rivale Mr. Ford commentano i film horror in arrivo da qui alle prossime settimane/mesi. Il tutto in compagnia di due esperte del genere, Ilaria & Federica, le due Guardiane del blog Il labirinto del diavolo. Un sito dal nome poco minaccioso, c'è da dire. E lo dice uno che si fa chiamare Cannibal Kid.

Quali sono le uscite thriller/horror (teoricamente) più tese della primavera?
Scopriamolo subito con questa orgia di commenti.


A QUIET PLACE - 5 aprile
"Tra uno che si fa chiamare Ragazzo Cannibale e le Guardiane di Satana, mi sa che la preghiera prima di cena tocca a Ford."


Le Guardiane: Trailer decisamente molto interessante, siamo davvero curiose di vedere un film in cui pare siano praticamente assenti i dialoghi.. lasciando così più spazio ad atmosfere e situazioni inquietanti! Chissà come se la saranno giocata.. speriamo bene, noi una possibilità vogliamo dargliela!
Cannibal Kid: Assenza di dialoghi = voglia di scrivere una sceneggiatura saltami addosso!
Il film si preannuncia come la solita, ennesima storia survival di una famiglia alle prese con una minaccia misteriosa e a nessuno frega nulla di scoprire di cosa si tratti. Forse giusto a quelle fissate con il genere horror delle due Guardiane. Il film è diretto da John Krasinski, attore parecchio anonimo, che è anche il co-protagonista insieme alla moglie, Emily Blunt, attrice che in genere non mi convince troppo e che mi fa più paura nel futuro Mary Poppins che in un horror. Sembra insomma una roba un po' troppo a gestione famigliare per i miei gusti, e che invece potrebbe fare la gioia del Family Man della blogosfera. Non parlo di Nicolas Cage, ma di un uomo forse ancora più parrucchinato e fuori di testa: James Ford.
Ford: di norma diffido a priori dei film horror presentati nei trailer come chissà quale manna dal cielo per il genere, e questo non fa differenza, purtroppo. Non amo particolarmente i protagonisti, la scelta di azzerare i dialoghi mi pare più frutto di mancanza di idee che altro, non penso mi farà lontanamente paura. Insomma, tutte le carte in regola per rivelarsi una cannibalata!

GHOST STORIES - 19 aprile
"Stai zitto, Ford, altrimenti libero il diavolo dal labirinto."

Le Guardiane: Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un trailer che ci suscita un discreto interesse! Sarà la faccia pacioccona del protagonista o la tematica scetticismo vs paranormale che ci riporta alla mente pellicole simpatiche come Red Lights o 1408, fatto sta che anche questo non vogliamo perdercelo!
Cannibal Kid: Altro film che farà anche andare al manicomio quelle invasate delle Guardiane, mentre a me lascia parecchio più indifferente. Martin Freeman è molto amato dalle fans di Sherlock, Ford compreso, ma come attore non mi è mai sembrato un fenomeno. Qui si trova alle prese con delle storie di fantasmi, oddio che novità! La britannicità del tutto riuscirà a rendere la visione un minimo più interessante rispetto ai lavori a stelle e strisce?
Ford: altro film per il quale mi tocca schierarmi dalla parte del Cannibale rispetto a queste Guardiane versione "ci facciamo andare bene tutto" che mi convince decisamente poco. Freeman mi sta simpatico, la questione scetticismo contro paranormale è interessante, eppure non sono convinto per niente. E il fatto che al mio fianco ci sia il mio rivale fa più paura dell'idea di qualsiasi horror.

THE STRANGERS – PREY AT NIGHT - 31 maggio
Scusa, mi dai un passaggio? ...Oh, cazzo! Ma c'è Ford al volante... come non detto."

Le Guardiane: Sequel, a distanza di ben 10 anni, di The STRANGERS con protagonista Liv Tyler.. la prima pellicola la ricordiamo con piacere, questa almeno dal trailer non sembra niente che non sappia di “già visto”... ci proveremo ma in sincerità non ci attira molto.
Cannibal Kid: Il primo The Strangers mi pare non mi fosse dispiaciuto troppo, ma non era certo nemmeno niente di memorabile, visto che l'ho rimosso del tutto dalla memoria. In questo sequel, a parte le tettone di Christina Hendricks, mi sembra che di interessante non ci sia nulla. In pratica, l'inutilità al potere. E a proposito di inutilità, lascio la parola al mio collega.
Ford: il primo The Strangers mi era sembrato una vera merdata priva di logica, dunque non penso che a distanza di dieci anni possa essere stato fatto qualcosa di meglio con un sequel del quale non si sentiva certo la necessità. Neanche fosse una sparata del Cannibale.

OBBLIGO O VERITÀ - 21 giugno
"Ford ci ha legati, pur di farci guardare uno di quei film action che gli piacciono tanto."
"Beh, è un'ottima idea. Dovrebbe usarla anche Cannibal, altrimenti i suoi adorati filmetti teen chi se li vede?"

Le Guardiane: Per prima cosa vi consigliamo di vedere solo metà trailer perché altrimenti è come se aveste visto tutto il film, praticamente!! Detto questo non sembra comunque una pellicola particolarmente innovativa ne che abbia grandi carte da giocare a parte qualche brivido facile per adolescenti. Le facce spasmodicamente sorridenti dei vari protagonisti però sono un vero sogno, perciò chissà magari daremo anche a questo una possibilità XD
Cannibal Kid: Qualche brivido facile per adolescenti? Eccomi pronto al sacrificio! Come posso rinunciare a una stronzatina teen del genere? C'è pure un cast telefilmico capitanato da Lucy Hale di Pretty Little Liars e Life Sentence e sono curioso di scoprire se porterà il suo solito agghiacciante gusto nel vestire anche qui dentro. In quel caso preparatevi, perché i brividi sono garantiti! Ne approfitto anche per giocare a Obbligo o verità con Ford, obbligandolo a guardare questo film, o in alternativa ad ammettere che le pellicole teen in realtà negli ultimi tempi gli piacciono un casino, visto che si è sparato la doppietta Lady Bird + 17 anni (e come uscirne vivi). E ne è uscito vivo!
Ford: filmetto teen che va giusto bene per i finti giovani come Cannibal e le vere giovani come le Guardiane. Io, dal canto mio, preferisco ricordarmi i limoni duri nati da Obbligo e verità nei lontani anni novanta.

UNSANE - 14 giugno
"NOOO, non rinchiudetemi! Non sono pazza solo perché mi sono divertita con la saga di 50 sfumature.
Anche Pensieri Cannibali ne ha parlato più o meno bene."
"Appunto, signora. Venga con noi."

Le Guardiane: Steven Soderbergh, regista del film, non è certo l’ultimo arrivato sul grande schermo.. perciò speriamo che ci regali una bella pellicola! Il trailer ci incuriosisce e vogliamo proprio vedere come si sviluppa! Incrociamo le dita!
Cannibal Kid: Punto molto su questo film interpretato dalla bravissima Claire Foy della serie The Crown, qui in versione letteralmente pazzesca, e diretto da Steven Soderbergh, regista discontinuo ma se non altro mai noioso o banale. In questo caso ha girato un thriller-horror interamente con l'iPhone. Un vero incubo a occhi aperti per un anti-tecnologico come Ford, che ancora sogna il ritorno del vecchio Nokia 3310 con tanto di Snake.
Ford: non so come se la caverà Soderbergh alle prese con un horror, ma questo potrebbe essere senza dubbio il titolo di genere su cui puntare nei prossimi mesi: l'hype è alto, speriamo solo di non rimanere delusi come dalla più classica delle sparate cannibali.


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