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The Greatest Showman - Non è un'altra stupida recensione musical, o forse sì?

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The Greatest Showman
Regia: Michael Gracey
Cast: Hugh Jackman, Michelle Williams, Zac Efron, Zendaya, Rebecca Ferguson, Keala Settle, Paul Sparks


Hugh Jackman
Oh, no! Oggi su Pensieri Cannibali si parla del nostro film, The Greatest Showman, un musical. Questo significa che...



Michelle Williams
...proprio così: Cannibal Kid si metterà a cantare. È inevitabile. Quello è quasi più insopportabile del cantante dei Modà. E forse persino di te. Ancora mi ricordo la noia che ho provato vedendoti, e sentendoti, in Les Misérables.


Hugh Jackman
Ma quella era davvero una gran pellicola
se la critichi sei soltanto ridicola
Via dalla mia vista, Jen, tornatene da Dawson
quello sì che faceva venire due coglion...

Michelle Williams
Porca puttana, Wolverine!
Figuriamoci se non mi toccavi Dawson's Creek
e figuriamoci se non ti mettevi a cantare
sei peggio di Cannibal quando prova a rappare
Oh mio Dio, ma che sto facendo?
Pure io canto, solo che lo faccio in modo stupendo
come Patty Pravo, anzi molto meglio
se qualcuno in sala prova a dormire io lo sveglio

Cannibal Kid
Eccomi qua, credevate fossi sparito?
Con tutto questo gran vociare non mi sono assopito
il vostro musicarello ho provato a guardare
e devo ammettere che non m'ha fatto del tutto cagare
un pochino però sì
dopotutto sono più perfido di quel critico lì...


Anche se il personaggio più odioso del film è Barnum
per sopportare le sue canzoni e la sua ipocrisia fatemi mandare giù del rum

"A noi di rum ne serve un bidone..."
"...per arrivare in fondo a questa recensione."

Barnum fa tanto quello dalla parte dei freak
e poi appena può li abbandona come Gigi Hadid con Zayn Malik
Io poi continuo a non sopportarlo quell'Hugh Jackman
mi sta quasi più sulle palle di quel perfettino di Superman


Michelle Williams non è per niente a suo agio
no, non voglio sembrare troppo malvagio
persino ne Il grande e potente Oz riusciva a splendere
ma qui proprio non ci siamo, lasciamo perdere


Del tutto spaesata è pure Rebecca Ferguson
come quando non è in porta o dentro la D'Amico Gigi Buffon

"A me di alcool ne serve più di una goccia,
per sopportare Cannibal e la sua spocchia.
"

L'unico più o meno in parte sembra essere Zac Efron
si vede che ha studiato alla High School Musical nei panni di Troy Bolton


Zendaya invece per tutto il film ha l'espressione da cane bastonato
che ti sei alzata con il piede sbagliato?


Zendaya
Peccato Cannibal, m'avevi assai apprezzata in Spider-Man
e poi si può sapere che cazzo hai contro Hugh Jackman?



Cannibal Kid
Saprà anche ballare, cantare e recitare
ma per me sa fare tutto male
caro il mio Hugh Jackman
farai pure parte degli X-Men
però te manco sai cos'è l'X Factor
per me è no e del parere degli altri me ne sbatto

Oltre al cast che non è proprio in parte
la sceneggiatura non è un'opera d'arte
la vicenda è già vista e già sentita
la sensazione di finto dall'inizio alla fine non è mai sparita
sarà anche una storia vera però sembra una menzogna
e se a voi è piaciuta non mettetemi alla gogna
perché qualcosa che io salvo c'è eccome
la colonna sonora è un bel successone
le canzoni sono molto pop e un po' ruffiane
le hanno scritte quelle di La La Land e si sente che non sono male

A farsi ricordare in particolare è This Is Me
un pezzo motivazionale stile Beautiful della Aguilera o Roar della Perry



Non è bella quanto Mystery of Love di Chiamami col tuo nome
ma all'interno di questo film sa fare il suo figurone
sul serio l'Oscar l'hanno dato a Remember Me di Coco?
Si è trattato di un premio davvero loco
Una bella soundtrack per un musical non è poco
solo che come film anche se c'è un incendio alle emozioni non dà fuoco

Tutto suona bene e appare perfetto
peccato manchi solo l'affetto
e poi davvero ti credi di essere The Greatest Showman?
Ma vaffanculo va, Hugh Jackman!

Hugh Jackman
Guarda, Cannibal, sei proprio un maleducato
tu e le tue parolacce m'avete stufato
credi sul serio di potermi far piangere?
Non ci penso neanche, come questo film che non fa commuovere
d'altra parte il suo scopo è quello di rendere gli altri felici
e con altri intendo tutti tranne te, noi non siamo amici
adesso me ne torno a cantare un'altra bella canzone
e tu sei solo un povero coglione!
(voto 5,5/10)



Happy End: Totti è bene quel che finisce bene

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Happy End
Regia: Michael Haneke
Cast: Isabelle Huppert, Mathieu Kassovitz, Jean-Louis Trintignant, Fantine Harduin, Franz Rogowski, Toby Jones, Laura Verlinden, Aurélia Petit


Michael Haneke con le sue riprese fisse ha rotto il cazzo! Scusate il francese, ma ho deciso di usare la stessa lingua con cui il regista austriaco ha girato i suoi ultimi lavori. Tanto di cappello per avere un suo stile personale immediatamente riconoscibile, ma ormai sta diventando come Terrence Malick: la parodia di se stesso. E non è una parodia da ridere, bensì uno spettacolo mortalmente noioso cui assistere. Film come questo suo ultimo Happy End sono il motivo per cui la gente “normale” odia il cinema autoriale, e mica a tutti i torti.

"Beh, direi che questa recensione è cominciata bene."

L'unica cosa inaspettata, rispetto al suo solito stile, è l'uso di qualche ripresa con lo smart phone e un video YouTube style, giusto per fare il ggiovane, più l'inserimento paraculo di un paio di scene coi migranti, giusto per cercare di dare un presunto spessore socio-politico d'attualità al suo film. Un tentativo miseramente fallito, visto che Happy End resta il solito ritratto stereotipato, vuoto e ben poco interessante di una famiglia alto-borghese e null'altro.

"Immagino la gioia di Haneke quando leggerà le parole di Pensieri Cannibali."

L'unica cosa che si salva è la “simpatica” ragazzina 13enne interpretata da Fantine Harduin, la vera protagonista del film, la cui vicenda avrebbe però meritato di essere raccontata con ben altra più appassionante cornice, rispetto al soporifero stile ormai tramutatosi in maniera del grande registone austriaco. O forse dovrei dire ex grande registone?

"Ma chi cazzo è Michael Haneke?"


Michael Haneke, beccati un po' questa serie di riprese fisse e vediamo poi se ti piacciono ancora tanto!







Voto al film Happy End
🠟


Gli app-untamenti nell'epoca di Tinder

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Oggi mi sacrifico app-osta per voi. In una maniera simile a quanto sperimentato da Lisa Costa nel suo blog In Central Perk, ho deciso di avventurarmi nel mondo delle app per app-untamenti.
Ho utilizzato la più celebre, almeno negli Stati Uniti, Tinder. Un'applicazione che in un istante ti consente di decidere se una tipa te la faresti o meno, basta scorrere il dito verso destra per esprimere il tuo apprezzamento (LIKE) o verso sinistra per dire di no (NOPE). Il tutto basandosi su una singola foto. Non è che conta la personalità, o il livello culturale, o qualche affinità. Uno scatto basta per compiere la tua scelta.



Tutto chiaro?
Non mi sembra una app che richieda paricolari doti intellettive per essere utilizzata.
Va beh, vediamo allora cosa offre in giro il “mercato” quest'oggi.




Questa Angelina mi sembra un'invasata. Una di quelle sempre troppo impegnate socialmente. Meglio dire no. Anzi, nope.




Questa Jennifer in 'sta foto sembra abbia la faccia un po' gonfia, cosa che però significa che magari ha pure le tette gonfie, anche se nella foto non si vedono quindi è un'incognita. Pare poi avere uno sguardo non tanto sveglio, quindi probabilmente è ubriaca e le piace bere, cosa che gioca a suo favore. Quindi è assolutamente sì, o meglio like.




Eh no, dai, questa Meryl proprio no.
Anche in periodi di carestia, questa è un nope grande come una casa.




Arrapante, 'sta tizia, 'sta Annalisa!
Fa la Magnum da Zoolander, che per i social va sempre bene, e poi sembra essere già a letto, perciò il messaggio che vuole far trapelare è che non è una in cerca di relazioni impegnative. Bene così.




Mamma mia, questa Saoirse. Non so come si pronunci il suo nome, a me piace chiamarla come si scrive, SAOIRSE, ma comunque non è importante.
La cosa importante è che mi sono innamorato!
Spero ricambi il like.




Discreta MILF.
Però stasera non sono in vena di tardone, per quanto tirate a lucido come 'sta Tina, quindi è un no. Ma magari un'altra volta...



Tralasciando il fatto che la foto sembra l'abbia scattata al cesso, è caruccia questa tipa.

Oh, è uscita la scritta It's a Match!, ciò vuol dire che ha messo like anche lei, bene. Abbiamo un abbinamento. Speravo di averlo con Saoirse, però per stasera mi posso accontentare di questa Laia. Faccio allora che contattarla via chat.


“Ciao Laia, ti va di sco...prire se possiamo andare d'accordo? :)
In altre parole: ti va se ci incontriamo di persona?”



“Ah, così?
Proprio zero convenevoli?
Se non altro sei il primo questa sera che per comunicare ha usato delle parole, e non delle foto del suo pisello, quindi mi sembri un gentleman. Almeno per gli standard di Tinder.
Il tuo nickname Cannibal Kid fa molto psicopatico ma, se non si rischia un minimo la vita, dove sta il divertimento nell'usare una app come questa? XD ”

“Non ti posso promettere di non essere psicopatico, ma ti garantisco che non sono pericoloso. 
Non ai livelli di un Harvey Weinstein, se non altro. ;)”



“Se mi dici così, come posso non fidarmi?
Ok, allora ci becchiamo tra mezz'ora al The Place.”



“Al The Place?
Oddio, è quel posto dove hanno girato quel film che non è che mi abbia entusiasmato più di tanto...
E poi tutti i clienti di quel posto non mi sembravano tanto a posto, però va bene, dai, non facciamo troppo gli schizzinosi.
A più tardi.”


Ci troviamo al The Place, beviamo un drink insieme e poi una cosa tira l'altra e finiamo a casa di lei e succede quel che deve succedere. La cosa strana è che passiamo anche tutto il giorno seguente insieme e stiamo proprio bene e decidiamo di sentirci ancora e ancora e quella che era nata su Tinder come una storia da una botta e via di una notte si trasforma in una cosa seria. Chi l'avrebbe detto? Succede più o meno come nel film Newness.


Newness
Regia: Drake Doremus
Cast: Nicholas Hoult, Laia Costa, Courtney Eaton, Danny Huston, Matthew Gray Gubler, Pom Klementieff, Albert Hammond Jr., Daniel Zovatto


Newness è la nuova pellicola di Drake Doremus, regista molto indie che ha sempre avuto tutte le carte in regola per piacermi parecchio, ma che a sorpresa non mi ha mai convinto un granché. Like Crazy con il compianto Anton Yelchin diviso tra Felicity Jones e Jennifer Lawrence, osannato dalla critica Usa più fighetta, è un boy meets girl con tinte da drammone romantico che era scontato facesse breccia nel mio cuore, invece mi ha lasciato piuttosto indifferente e mi ha deluso. Passione innocente (Breathe In) ancora con Felicity Jones e con Guy Pearce racconta l'intrigante storia tra un uomo sposato e una fanciulla più giovane ed è discreto, ma pure questo poteva essere meglio. Il fanta-distopico Equals con Kristen Stewart e Nicholas Hoult poteva essere la versione indie e quindi più figa del classico film young adult fanta-distopico commerciale di quelli che negli scorsi anni andavano di gran moda (adesso sono già in fase calante) e invece è una noia pazzesca. E Newness?


Newness segue la stessa linea. Potenzialmente poteva essere la romcom, o se preferite il romdrama, definitivo sulla generazione di oggi. Una fotografia perfetta delle relazioni nell'epoca di Tinder. A sua modo lo è, nella prima mezz'ora, accattivante e in grado di catturare l'attenzione. Il problema è riempire il resto della pellicola. Drake Doremus esagera in lunghezza – quasi 2 ore per un film giocato sulle relazioni ai frenetici tempi dei social sono davvero troppe. Ed esagera a livello di contenuti. Una volta che la storia d'amore tra i due protagonisti perde il fascino e la magia iniziali, ci si annoia. È una cosa che succede sia nelle relazioni, che in questa pellicola. Come riuscire a rianimare la situazione?


Niente terapia di coppia, bensì qualche libertà, qualche esperimento, qualche scappatella dichiarata, giusto per cercare di rendere il tutto più piccante, arrapante e pure trasgressivo. Solo che le trovate lasciano il tempo che trovano e anch'esse cominciano ben presto a stufare. Colpa del film, o colpa delle storie d'amore di adesso in generale?


Il vissero per sempre felici e contenti oggi ha stufato. Non ci sono più le love story eterne di una volta e ci si deve accontentare di quello che passa il convento. Di quello che passano le app per app-untamenti. Certe relazioni non dovrebbero durare più di una notte. Come quelle nate su Tinder, a meno che tra le mani non ti capiti una Saoirse. E certi film non dovrebbero durare più di una mezz'oretta. Come questo Newness.
(voto 5,5/10)


Rampage - Furia cavallo del wrestling

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Pronti per i film della settimana?
Bravi. Io invece mica tanto, anche perché non mi sembrano dei più fenomenali immaginabili.
In ogni caso, mi tocca commentarli comunque e sempre insieme al mio blogger rivale, Mr. James Ford. A chi toccherà il disonore di farlo con noi?
In questa puntata della rubrica sulle uscite l'ospite è Mick, nome completo Michele Paolino, l'autore del blog Pulp Standoff. Non conoscete questo sito? Rimediate subito. D'altronde, come si fa a non essere incuriositi da un blog che si chiama Pulp Standoff e non - per dire - White Russian?


Rampage - Furia Animale
"Sì, questo film racconta davvero dell'amicizia speciale tra me e un gorilla, un certo Ford."

Mick: Mostri, distruzione e The Rock. Ispirato a un videogioco. Di solito su di me è il fattore revival che fa la differenza, ma in questo caso devo dire che già sopportavo poco il videogame e va bene per la trama semplice, però magari sarebbe stato meglio inserire qualcosa che non sembri un gioco inventato da un ragazzino con la playstation guasta.
Cannibal Kid: Mostri, distruzione, The Rock e videogame. Sembra la ricetta ideale per una cena fordiana. Si astengano i palati fini. O chiunque cerchi un film anche solo vagamente decente. Qui si preannuncia il lato peggiore di Dwayne Johnson, quello più buonista e catastrofico, già mostrato nel pessimo San Andreas. Solo che qui non c'è manco Alexandra Daddario a rendere consigliabile la visione a chiunque non sia un gorillone cinematografico come il mio blogger rivale.
Ford: da bambino adoravo giocare a Rampage, forse inconsciamente già sulla strada che mi avrebbe portato all'essere un tamarro fan del wrestling e di The Rock, dunque anche se questo film promette di essere una porcata totale ovviamente non vedo l'ora di vederlo, anche perchè so che è il tipo di prodotto che infastidisce tantissimo il mio pusillanime rivale.

Io sono Tempesta
"Ford, devo scendere per fare guidare te? Non so, vuoi anche costringermi a vedere un film di Kim Ki-duk???"

Mick: Marco Giallini ed Elio Germano per me sono tra i migliori attori italiani in circolazione. Ci sono i ricchi che sono cattivi (dal luglio del 1789 è così) e i poveri che sono….cattivi uguale o forse di più. E i buoni? Finalmente un film senza i noiosissimi buoni.
Cannibal Kid: Marco Giallini ultimamente rischia di ripetersi un po' sempre nella stessa parte, però lo si vede comunque. Se poi recita in un film ad alto tasso di cattiveria, meglio ancora. Alla faccia del buonismo imperante dei finti duri dal vero cuore tenero come The Rock e The Ford.
Ford: Giallini mi piace - anche se trovo sia "solo" un buon caratterista che ha trovato la parte della vita -, e i film cattivi pure. Che sia una proposta italiana tra le poche pronte ad essere promossa al Saloon? O mi toccherà essere cattivo neanche mi trovassi per le mani Cannibal?

The Happy Prince
"Chi stiamo aspettando?"
"Ford."
"Seh, va beh. Quello arriva dopo Godot..."

Mick: Se un giorno istituissero il reato di maltrattamento di artista e lo rendessero retroattivo nella storia allora non si potrebbe non risarcire i discendenti di Oscar Wilde (se ce ne sono) per come è stato trattato negli ultimi anni della sua vita. Per fortuna che qualcuno scrive dei film così per rendergli onore.
Cannibal Kid: Rupert Everett esordisce alla regia e recita la parte di Oscar Wilde in quello che si preannuncia come un omaggio sentitissimo. Il rischio è quello di non avere il distacco oggettivo sufficiente nei confronti del personaggio. Considerando però che a me dell'oggettività importa un fico secco, un'occhiata a questo promettente biopic penso la darò. A pensarci bene comunque qualcosa di oggettivo c'è: l'incompetenza di Ford è sotto gli occhi di tutti, uahahah.
Ford: anche Rupert Everett mi piace, così come Oscar Wilde, uno che ha lottato tutta la vita, artisticamente e socialmente parlando, per affermare la bellezza della diversità e dell'apertura mentale. Se le premesse sono quelle che sono, questa potrebbe essere un'altra bella sorpresa. Un pò come il ritiro di Cannibale dalla rete.

The Silent Man
"Vorrei dire qualcosa ma non posso. Altrimenti che Silent Man sarei?"

Mick: Si intitola The Silent Man ma è un film su Gola Profonda. No, non è quello che pensate voi! Gola Profonda è il nome in codice di Mark Felt, vicedirettore dell’FBI che all’inizio degli anni 70 rese noti i fatti dello scandalo Watergate che provocarono la fine dell’era Nixon. Ah, questi americani e la loro limpida storia….
Cannibal Kid: Ma se Mark Felt era Gola Profonda, The Silent Man chi ca**o è? E soprattutto, Liam Neeson cosa c'entra con il cinema? E Ford? Ford che c'azzecca con questa rubrica che questa settimana sfoggia non uno, bensì due grandi intenditori come me e Michele “Mick” Paolino?
Ford: sarebbe proprio bello se, accanto a me e a Michele, a condurre questa rubrica fosse The Silent Man al posto di Liam Neeson o Cannibal Kid. Così non saremmo costretti ad ascoltare un sacco di cazzate.

Il viaggio delle ragazze
"Quattro cocktail come si deve per noi ragazze. E poi preparo un White Russian per quella femminuccia di Ford."

Michele: Film su stile rimpatriata: ci sono quattro amiche che si sono allontanate a causa delle vicissitudini della vita. Per riallacciare i rapporti decidono di partecipare a un festival musicale. Ci sono black music e buoni sentimenti. Il regista è il cugino di Spike Lee. Appeal non pervenuto.
Cannibal Kid: Tra tutti i poco fenomenali film di questa settimana, questa americanata mi sa che è l'uscita che mi guarderei più volentieri. Negli Usa è uscita quasi un anno fa ed è stata un successone, ma da noi quando il protagonista non è l'uomo biango certe pellicole preferiscono non farle arrivare, se non con un ritardo clamoroso. Io sono in curioso in particolare di vedere all'opera Tiffany Haddish, che a quanto pare è la nuova fenomena della comicità d'Oltreoceano.
Ford: ai tempi non mi sarebbe affatto dispiaciuto fare un bel viaggio da solo con quattro ragazze. Purtroppo non è mai accaduto ed ora mi ritrovo vecchio e costretto a condividere una rubrica a tre con Michele e il Cucciolo Eroico. Neanche Spike Lee ci farebbe un film sopra.

Il prigioniero coreano
"Kim Ki-duk, non ti temo!
I tuoi film però un pochino sì."

Mick: Il buon Kannibal Kid non poteva saperlo ma Kim Ki-Duk è il regista che mi ha fatto innamorare della regia e del cinema fatto bene in generale. In questo film affronta il tema del regime totalitario e lo ridicolizza. Ha vinto.
Cannibal Kid: Mi spiace per Mikele, e molto meno per un altro suo fan kome Mr. Ford, ma konsidero Kim Ki-duk uno dei registi più noiosi e sopravvalutati di tutti i tempi. Se ripenso a Ferro 3 ancora kiedo Pietà! Per kostringermi a vedere questo suo nuovo Il prigioniero coreano, Mikele e Ford mi dovranno trasformare nel loro prigioniero italiano.
Ford: mi dispiace per Mikele, che skopre kosì l'ignoranza abissale di Kannibal Kid, pronto a rifiutare un regista certamente a tratti perso in se stesso come Kim Ki-Duk, ma incredibilmente talentuoso e magiko. Pekkato per lui.

La casa sul mare
"Che bella visuale! Dove siamo, a Casale?"
"Non credo proprio."

Mick: Crisi di coscienza, analisi introspettive, bilanci con il passato. La casa sul mare è uno di quei bei film francesi leggeri come il martello di Thor o la parmigiana di melenzane a ferragosto. Però il pretesto da cui la storia ha inizio sembra buono.
Cannibal Kid: Se parliamo di pesantezza, credo che questa settimana, e forse quest'anno in generale, niente possa superare Kim Kiii? Duk. Forse giusto Ford e i suoi commenti da finto esperto di Cinema, e più in generale di Vita. Io invece nel mare francese ci sguazzo leggiadro come un delfino e quindi un soggiorno in questa casa potrei anche farlo.
Ford: una casa sul mare non mi dispiacerebbe affatto, anche perchè potendo farlo, vivrei perennemente in estate come gli Ex-Presidenti. Ma la pesantezza la lascio volentieri sulle spalle di Cannibal Kid. Fino all'ultimo grammo.

Transfert
"Ford si crede sul serio di essere un grande Critico Cinematografico?
Ho bisogno di vedere il mio psicoterapeuta. Subito. E pure lui ne ha bisogno."

Mick: Se devi lanciare la tua carriera da regista scegli un tema facile e scorrevole: la psicoterapia. Ecco, come non detto. Massimiliano Bruno ci fa confrontare con un tema delicato come quello del rapporto terapeuta – paziente. Anzi terapeuta – paziente saccente. Ne vedremo delle belle.
Cannibal Kid: Già solo il trailer mi ha fatto venire un attacco epilettico. Se devo pensare di vedermi tutto il film, quasi quasi preferisco fare una sessione con il Dr. Ford come psicoterapeuta. Tanto la follia in entrambi i casi è garantita.
Ford: probabilmente si rischia di finire in terapia dopo aver visto questo film. Passo, e piuttosto vado a farmi un filetto dal vero Cannibal del Cinema, il Dottor Lecter.

Sherlock Gnomes
"Dov'è finito Michele Paolino?"
"Credo che, dopo aver sentito le cacchiate di Cannibal e Ford, abbia deciso di prendere un'altra lunga pausa dal mondo dei blog."
"Come dargli torto?"

Mick: Ma si, non bastasse la marea di film tratti da romanzi classici, perché non ne facciamo anche delle versioni animate? Ecco fatto. Prendiamo quello che è forse il lavoro più conosciuto di zio Bill da Straford-upon-avon e lo facciamo diventare un cartone animato dal nome ridicolo. Che dite? Esistono pure i sequel? Ecco l’idea: facciamo un secondo episodio con Sherlock Holmes, però cambiamogli il nome che questo è troppo serio. Mr. Ford ci salvi lei.
Cannibal Kid: Dopo Gnomeo & Giulietta, ecco Sherlock Gnomes. Manca solo Mr. James Gnomes, e poi la trilogia più assurda e inutile nella storia degli uomini, e pure degli gnomi, e bell'e che servita.
Ford: caro Michele, io ti salverei anche, ma considerato che hai deciso di condividere questo magico appuntamento con me e soprattutto con Cannibal, direi che hai propositi suicidi almeno quanto chiunque decida di vedere Sherlock Gnomes spontaneamente.



The Big Sick - Il mio grosso malato matrimonio pakistano

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The Bick Sick - Il matrimonio si può evitare... l'amore no
Regia: Michael Showalter
Cast: Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly, Hunter, Ray Romano, Zenobia Shroff, Anupam Kher, Adeel Akhtar, Aidy Bryant, Bo Burnham, Kurt Braunohler, Vella Lovell


“Sapete dov'è il Pakistan?”







“Come? Nessuno sa dov'è il Pakistan? Ma in che razza di classe di somari mi trovo?
Facciamo allora un passo indietro: cos'è il Pakistan?”



“Ehm, signor maestro...
è uno stato?”



“Esatto. Non è uno stato di Facebook o di WhatsApp, bensì è uno stato dell'Asia meridionale. Per la precisione si chiama Repubblica islamica del Pakistan, giusto per mettere subito in chiaro che c'è assoluta libertà di religione, e inoltre il territorio che costituisce il Pakistan è considerato la Culla della Civiltà, giusto per mettere in chiaro quanto sono modesti. Nel 1947 il Pakistan si è staccato dall'India ed è diventato uno stato indipendente, per dare una nazione ai musulmani in nome dell'Islam. Come faccio a sapere questo?”

“Ehm, signor maestro...
Gliel'hanno insegnato a scuola?”



“Naaah, sbagliato!
Non dovrei dirlo, ma a scuola non si impara un bel niente. O comunque quasi niente che poi sia effettivamente utile. Ti insegnano un sacco di cose, però ciò che ti servirà nella vita è... quanto? Diciamo l'1%, giusto per essere generosi.
Queste cose le ho imparate da Wikipedia, la vera Culla della Civiltà odierna, e poi da un film. Si imparano di certo più cose dai film che dalla scuola. La Storia ad esempio può essere una gigantesca palla, se spiegata da un professore, mentre diventa parecchio più interessante sul grande schermo. Se fossi un insegnate di Storia, io non spiegherei nulla, farei vedere una pellicola dietro l'altra. Tanto ormai è stato fatto un film, o in alternativa una serie TV, in pratica su qualsiasi argomento, quindi le pagine fondamentali della Storia sono state pressappoco narrate tutte dal mondo della fiction.”

“Ehm, signor maestro...
lei non insegna Storia, ma allora cosa insegna di preciso, che io non l'ho ancora capito, e credo nemmeno i miei compagni?”



“Ho per caso detto che questo era il momento di fare domande? Non mi pare. Io comunque odio le classificazioni. Cioè, adoro le classifiche, come quelle che faccio sul mio blog che vi consiglio di visitare il più spesso possibile, lo trovate all'indirizzo https://www.pensiericannibali.com. Se volete essere promossi vi consiglio di non perdervi nemmeno un post, visto che interrogo su quelli. Dicevo: odio le classificazioni, però se proprio devo darmi una definizione, non insegno Storia, non insegno Geografia, di certo non insegno Matematica, Scienze, Chimica o Fisica. Direi piuttosto che sono un Maestro di Vita. Ecco sì, mi piace questa definizione.”

“Quindi il Pakistan che c'entra con tutto questo?”




“C'entra, c'entra, ci stavo giusto arrivando. Allora, il Pakistan...
Boh!
Ah sì, prima delle vostre continue interruzioni che mi hanno fatto perdere il filo, stavo spiegando che ho imparato un sacco di cose sul Pakistan grazie a un film, un film che mi è garbato parecchio e che vi consiglio di guardare. Consiglio... anzi, vi obbligo, perché poi interrogo pure su quello. Oppure potrei fare un test a sorpresa. Solo che ve l'ho già anticipato, quindi mi sa che non sarà più tanto a sorpresa. Il film si chiama The Big Sick, in Italia hanno anche aggiunto il solito sottotitolo da romcom scema che se no non erano contenti, Il matrimonio si può evitare... l'amore no, una roba che è peggio persino di certi titoli dei post di Pensieri Cannibali. All'inizio sembra il più classico dei boy meets girl movies. Un ragazzo incontra una ragazza e la particolarità che salta all'occhio è che si tratta di una variante etnica del genere, un po' come Il mio grosso grasso matrimonio greco, soltanto con un ragazzo pakistano comico cabarettista al posto di una tipa greca. Il ragazzo pakistano è Kumail Nanjiani, attore lanciato dalle serie Portlandia e Silicon Valley, in un ruolo altamente autobiografico. Non a caso è anche il co-autore della sceneggiatura insieme alla moglie Emily V. Gordon, che qui è interpretata da Zoe Kazan.”

“Zoe Kazan è proprio una bella fregna!
Posso dire fregna, signor maestro?”





“In genere no, ma in questo caso te lo concedo. Zoe Kazan non è esattamente la classica figona stellare della Madonna, però è comunque una gran bella fregna. Ha un fascino particolare. Un fascino indie. Non indiano, che poi con i pakistani ci sarebbe un ulteriore conflitto. È una ragazza indie, statunitense, bianca, e quindi non è la tipa con cui i genitori, e in particolare la madre di Kumail, vorrebbero vedere il figlio insieme. Loro lo vorrebbero “accoppiare” con una ragazza pakistana, ovviamente.

"Scusa, di dove sei?"
"Del Pakistan."
"Ah, ok. È stato un piacere conoscerti, ma ora s'è fatta una certa..."

Lo so che raccontata così potrebbe sembrare la solita commedia giocata sui contrasti razziali e invece lo è, ma solo fino a un certo punto. Il film poi si trasforma in qualcos'altro, in qualcosa di differente e non sto a svelarvi tutto visto che vi ho consigliato... vi ho imposto di guardarlo e non voglio rivelarvi più di quanto già non abbia fatto. Vi dico solo che, pur non essendo niente di rivoluzionario e a livello di colonna sonora e di regia ci si poteva sforzare maggiormente, è qualcosa di più della solita romcom. È più drammatico rispetto alla solita romcom e allo stesso tempo è più comico rispetto al solito dramma romantico ed è un film molto ben scritto che sa coinvolgere e sa come farsi volere bene, e poi...”

“E poi basta, signor maestro.
Ci sta dicendo tutto!”



“Avete ragione, ragazzi. La chiudo qui, anche perché la campanella dovrebbe salvarvi da qui a pochi istanti. La scuola ha l'abitudine di rovinare tutto ciò che spiega, dalle pagine più intriganti della Storia alle poesie, dai grandi romanzi fino al fascino segreto dei numeri... okay no, i numeri non hanno alcun fascino. Io non voglio fare lo stesso. Non voglio rovinarvi questo film, andate a vederlo e studiatevelo per bene, che la settimana prossima vi faccio un test non più a sorpresa.”


DRIIIIIIIIIN


“Un'ultima cosa: ragazzi, non drogatevi.
O, se proprio dovete farlo, drogatevi responsabilmente.”




“Ooh, che parole sagge!
Lei sì che è un vero Maestro di Vita.”




(voto 7+/10)


Contest e sondaggio per i 10 anni di Pensieri Cannibali: chi ha vinto?

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Pensieri Cannibali ha compiuto 10 anni!

Ancora?
Lo so, ve l'ho già detto e sarà anche un traguardo importante e tutto, però adesso è ora di voltare pagina e di guardare al futuro, ai prossimi 10 anni. Prima di farlo, chiudiamo il capitolo bloggheanno una volta per tutte. Innanzitutto è ora di proclamare i tre vincitori del contest, che si aggiudicheranno i 3 bellissimi poster cinematografici Minimal Cult messi in palio da Giancarlo Pasquali, il mio grafico di fiducia geniale e in questo caso pure molto generoso. È lui che, oltre ad averli creati, si occuperà della spedizione dei vostri regali, quindi io non dovrò spendere manco una lira. Genovese?
No, non sono genovese. Sono scozzese ahahah

Adesso vi comunico i risultati dell'estrazione.



I tre fortunelli che verranno presto contattati personalmente e riceveranno i Minimal Cult di Birdman, Django Unchained e Little Miss Sunshine sono...





Anzi no, non ve li annuncio io.
Ve li annuncia Matteo Salvini featuring Silvio Berlusconi.





Più nello specifico si tratta di:


- Alfonso del blog Non c'è paragone

- Michele del blog Diario di una dipendenza


Mi spiace per gli altri partecipanti, sarà per la prossima volta.
Quando capiterà un nuovo contest su Pensieri “braccine corte” Cannibali?
Tranquilli. Sarà tra un dieci anni, o qualcosa del genere. E comunque se non avete vinto non prendetevela con me, prendetevela con il culo sfacciato dei tre estratti.


È arrivato inoltre il momento di annunciare la classifica delle immagini header di apertura del blog più apprezzate nel corso di questi 10 anni, se non altro tra quelle realizzate da Giancarlo Pasquali, che colgo l'occasione di ringraziare sia perché le realizza, sia per aver messo in palio i Minimal Cult del contest.

Nel sondaggio organizzato tra i lettori del blog, fino all'ultimo c'è stato un testa a testa tra Emma Watson e Jennifer Lawrence. Scopriamo chi è riuscita a spuntarla, andando a vedere la top 10.


9. ex aequo Ragazza morta ma non troppo (8 voti, 4% sul totale dei votanti)
Lana Dell'Header(8 voti, 4%)



7. ex aequo Cheerl-header (13 voti, 7%)
e Header Queens (13 voti, 7%)



6. La La Lapertura di Pensieri Cannibali (14 voti, 8%)


4. ex aequo Testa di uccello (18 voti, 10%)
e Don Header (18 voti, 10%)



3. Header Things (19 voti, 11%)


2. Lingua di Emma (30 voti, 17%)


1. Madre di tutti gli headers! (38 voti, 21%)


Alla fine ha vinto Jennifer Lawrence, protagonista della header dedicata al controverso e criticatissimo lavoro di Darren Aronofsky Madre!. Credo che questo sia l'unico riconoscimento che il film ha ottenuto, visto che non è manco riuscito a portarsi a casa un Razzie Award, quindi onore ai lettori di Pensieri Cannibali!


Per il momento è tutto. Ci vediamo tra 10 anni.
O più probabilmente già domani, con un nuovo post.


Ci vediamo da The Place prima o poi

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The Place
Regia: Paolo Genovese
Cast: Valerio Mastandrea, Sabrina Ferilli, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D'Amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Giulia Lazzarini


C'è una tavola calda che si chiama The Place in cui è possibile trovare qualcosa che non si trova in qualunque bar, o ristorante, o locale. Il gelato Winner Taco della Algida?
No, intendo qualcosa di più raro ancora. Un uomo misterioso che realizza i desideri delle persone. Una specie di genio della lampada, solo senza lampada, con un colorito meno Avatar e in grado di realizzare un solo desiderio alla volta, non tre. Inoltre, lui ti chiede qualcosa in cambio. È come una specie di patto col diavolo. Quid pro quo, Clarice. Spinto dalla curiosità e dal mio spirito da reporter, ho trovato questo locale e ho incontrato questo fantomatico uomo. Ecco cos'è successo.



“Buongiorno, è un vero onore incontrarla.
Ho sentito molto parlare di lei.”



“E dove?”





“Sia sul piccolo che sul grande schermo.
Le hanno dedicato una serie TV e poi anche un film.
Lo sapeva?”



“Io so tutto.”





“E allora, scusi, ma che cazzo me lo chiede a fare?”





“Così.
È più divertente sentire le cose direttamente da voi umani.”




“Perché?
Lei non è umano?”




“Non confermo, né smentisco.
Comunque, lei è qui per un patetico desiderio, vero?
Cosa vuole?”



“Sì, sono qui per esprimere un desiderio, ma non è che ci volesse il mago Silvan per saperlo.
È il suo lavoro, per forza che sono qui per quello. Come quando uno va da una prostituta, non è che ci va per fare una partita a scacchi. Anche se potrebbe essere interessante. Non è che solo perché una è una prostituta, non deve saper giocare a scacchi. Magari è bravissima.
Il mio desiderio comunque è: vorrei vedere un altro film italiano capace di piacermi quanto Perfetti sconosciuti.”


“Mi hanno chiesto tante cose sciocche, però questo vince il premio di desiderio più stupido di sempre, senza ombra di dubbio.
In ogni caso, se è proprio ciò che vuole, la accontento.
Vediamo sull'agenda cosa deve fare in cambio...
Uh, interessante!
Allora, in cambio deve scrivere sul suo blog Pensieri Cannibali una recensione positiva di Dunkirk.”

Dunkirk???
Oddio, no!
Non c'è davvero nient'altro che posso fare, tipo uccidere o rapire qualcuno, o anche compiere una rapina, o qualcosa del genere?”


“No.
Deve scrivere una recensione più positiva possibile dell'ultimo film di Christopher Nolan.”



“Non so se ce la posso fare.”





“Nessuno la obbliga.
In tal caso però non vedrà più un altro film italiano capace di entusiasmarla quanto Perfetti sconosciuti.”



“Va beh.
Allora proverò a fare un tentativo.”




Due giorni dopo


“L'ho fatta.
L'ho scritta!”




“Bene, buon per lei.
Quindi poi ha anche visto un film italiano che le è piaciuto quanto Perfetti sconosciuti?”



“Ehm, veramente no.
Ho visto il nuovo film del regista di Perfetti sconosciuti, Paolo Genovese, con un cast così pieno di stelle che sembra la versione degli Avengers con gli attori più lanciati del cinema italiano al posto dei supereroi e una storia molto intrigante da raccontare. Insomma, le premesse erano ottime. E la pellicola funziona anche. Più o meno. L'intreccio è ben orchestrato e, nonostante i numerosi personaggi e le numerose sottotrame, tutto si interseca alla perfezione. Solo che non c'è mai un vero crescendo emotivo. È tutto frammentato e non parte un coinvolgimento diretto nei confronti di nessuno dei personaggi in particolare. L'unico protagonista fisso è un tipo come lei, uno strambo che realizza desideri, ma non è che sia proprio il massimo della simpatia, nonostante a interpretarlo c'è un attore come Valerio Mastandrea che in genere apprezzo sempre parecchio, fin dai tempi di Tutti giù per terra, per arrivare alla recente serie La linea verticale, passando per Tutta la vita davanti, La prima cosa bella, Non pensarci, La felicità è un sistema complesso e appunto Perfetti sconosciuti."

“Certo che lei è proprio fissato, con quel film.
È vero che c'era un grande Mastandrea, però lei è ossessionato!”



“Sì, perché era molto originale. Partiva da un'idea nuova, fresca, in grado di parlare di relazioni in generale e allo stesso tempo di fotografarle alla perfezione nell'epoca presente in cui viviamo, tra telefonini e social network. Il problema di The Place invece è che non è una storia originale. È ispirato in maniera evidente alla serie The Booth at the End, di cui pare una versione bignami, compressa in 100 minuti, laddove quella durava 2 stagioni da 10 episodi da 25 minuti ciascuno, per un totale di 500 minuti. Quindi in pratica è 1/5 di quella. Solo che già quella, al di là dello spunto di partenza geniale, dopo un po' cominciava a stufare e anche in quel caso c'erano così tanti personaggi e mini-storie che era difficile prendersi bene per qualcuno in particolare. Nel caso di The Place viene invece già a mancare l'effetto sorpresa di base, almeno per chi conosce la serie. Chi non l'ha vista potrebbe invece considerare questo film sorprendente, anche perché astutamente nei titoli di testa non viene nemmeno indicata la fonte d'ispirazione, almeno non mi pare, e quindi qualcuno potrà credere sia tutta farina del sacco di Genovese. Chi l'ha vista invece se la ricorderà bene e non potrà considerare la pellicola una sorpresa, bensì solo un esercizio di stile. Un esercizio di stile abbastanza ben scritto e abbastanza ben recitato (tranne che da un Rocco Papaleo macchiettistico e da un Silvio Muccino troppo sopra le righe che pare uscito da un film del fratello, mentre la Ferillona se la cava bene), ma comunque piuttosto inutile. Anzi, del tutto inutile. Come una cover ben suonata e interpretata, però pur sempre una cover incapace di aggiungere alcunché al materiale di partenza.”

"Io desidero che compriate tutti poltrone e sofà."

"Dai, dai, lo volete un bel sofà?"


“Strano.
Se lei avesse scritto una recensione positiva di Dunkirk, a questo punto dovrebbe aver già visto un film italiano bello quanto Perfetti sconosciuti.
Se non è ancora successo, significa che non l'ha scritta per davvero.”


“Sì che l'ho scritta!
È stata dura, ma ce l'ho fatta.
Le leggo il file Word che ho qui sul mio portatile:

Dunkirk è proprio una bomba di film! Non annoia manco un istante no no no, ed è una rappresentazione perfetta della guerra. La guerra fa schifo e questo film facendo schifo riesce a rendere al meglio tale aspetto. Quella di Christopher Nolan può quindi essere considerata la pellicola bellica più veritiera di sempre e allo stesso tempo non è solo una pellicola bellica. È una storia universale in cui tutti possiamo riconoscerci e di cui tutti dobbiamo avere una gran paura.

Ecco, questo è ciò che ho scritto. È tutto qui, sul mio computer!”

“Ok.
Tralasciando il fatto che ho qualche dubbio sul fatto che questa sia una recensione proprio positiva al 100% di Dunkirk, c'è qualcosa che non mi ha detto: dopo averla scritta, l'ha anche pubblicata sul suo blog Pensieri Cannibali?”


“Ehm... no.”




“La cosa faceva parte dei patti.
Doveva scriverla per il suo blog, non solo per sé stesso e per il suo computer, e quindi doveva pure postarla online, ovviamente.”




“Ok, adesso la metto in rete...

Ora lo faccio...

 sì, certo, lo faccio...

Clicco su "Pubblica"...

No, non ci riesco!
Non posso parlare bene pubblicamente di Dunkirk.
Mi rifiuto.
Mi spiace, mi arrendo.”

“Se questa è la sua decisione definitiva, non vedrà mai più un altro film italiano in grado di piacerle quanto Perfetti sconosciuti, ne è consapevole?”




“Sì, è un vero peccato, ma almeno ho ancora la mia dignità intatta.
Per quanto possa esserlo la dignità di una persona che ha parlato bene della saga di Cinquanta sfumature.”




(voto 5,5/10)


Downsizing - Una gran cagata anche rimpicciolita resta sempre una gran cagata

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Downsizing - Vivere alla grande
Regia: Alexander Payne
Cast: Matt Damon, Kristen Wiig, Christoph Waltz, Hong Chau, Jason Sudeikis, James Van Der Beek, Udo Kier, Rolf Lassgård


Alexander Payne ha firmato una pellicola fantascientifica?
Ma che sta succedendo nel mondo?
Il regista di lavori dal sapore folk-country come Nebraska e A proposito di Schmidt, o dal sapore alcolico come Sideways – In viaggio con Jack, o dal sapore di teen spirit come quel gioiellino di Election con una scatenata Reese Witherspoon, si è dato alla sci-fi?
Quando un regista, quando un artista in generale rischia e si mette in gioco in un campo differente rispetto a quello rassicurante dietro casa, c'è sempre da ammirarlo. A vedere il risultato finale poi magari non sempre apprezzarlo, ma se non altro ammirarlo. Sarà così anche in questo caso?




Sì e no, perché Alexander Payne ha sì fatto una pellicola che parte come un oggetto alieno, lontano anni luce dal suo tipico cinema. La prima parte sembra una versione più rassicurante di un episodio di Black Mirror. Lo spunto iniziale è quello di un futuro prossimo distopico in cui, per far fronte al crescente problema della sovrappopolazione mondiale, uno scienziato norvegese ha una brillante (oddio, a seconda dei punti di vista) idea: rimpicciolire le persone. In questo modo occupano meno spazio, consumano meno materie prime e inquinano anche meno. Sì, va beh, hanno delle ridicole dimensioni da Puffi, ma di questo allo scienziatone norvegese che gliene frega?
Tra le persone affascinate dalla possibilità di contribuire alla salvezza del genere umano con questo stile di vita alternativo c'è anche Matt Damon in versione Medioman: è un americano medio-borghese, con un impiego medio, uno stipendio medio, una moglie medio-affascinante interpretata da Kristen Wiig e una vita in generale media. Una vita a cui dare una bella sterzata. Basta essere un uomo medio, meglio essere un uomo mini! Nel “mondo dei Puffi” una persona medio-benestante come lui diventa improvvisamente ricca, visto che lì le ville da nababbi costano all'incirca quanto una casa di Barbie nel mondo normale. Le dimensioni sono più o meno le stesse. Lui e la moglie decidono quindi di rimpicciolirsi.


"Diventeremo più piccoli di Brunetta?"
"Temo proprio di sì."

Cosa succede a questo punto?
C'è un colpo di scena. Una svolta che rende il tutto più imprevedibile, ma non aspettatevi qualcosa di particolarmente inquietante come in una puntata di Black Mirror. Grazie a questa svolta, che tranquilli non vi svelo, il film prende finalmente una piega un minimo interessante e il protagonista si lascia un po' andare a uno stile di vita in stile BoJack Horseman. Peccato sia solo una parentesi momentanea, mini, che dura appena una manciata di minuti, di gran lunga i migliori dell'intera pellicola. E poi, poi che altro succede?



Adesso non vi racconto troppo, nel caso vogliate proprio vederlo a tutti i costi. Dico solo che il film nella seconda parte prende una piega molto buonista. Roba che al cinema hanno visto persino Fabio Fazio alzarsi dalla poltrona e correre in bagno per andare a vomitare. Downsizing inoltre si prende troppo sul serio (a parte una scena con il Piccolo Ronni), precipita in riflessioni moraleggianti e assume toni apocalittici e biblici, tra Arca di Noè e parabola del buon samaritano che manco Darren Aronofsky arriverebbe a tanto e che cazzo!



Paradossalmente, in questa seconda parte diventa un tipico film di Alexander Payne. O più che altro la versione brutta di un film di Alexander Payne. Alla fine si tratta anche questa volta di un lavoro molto on the road, incentrato sul viaggio, come A proposito di Schmidt, Sideways e Nebraska. La storia di un uomo che deve affrontare una svolta cruciale nella sua vita, proprio come nei titoli appena citati e anche in Paradiso amaro, oltre alla tematica dell'aiutare gli altri, anch'essa altra costante del suo cinema. A ben vedere, di fantascientifico qui dentro c'è ben poco, così come di rischioso o di nuovo. È giusto un Payne che prova una variante lievemente sci-fi delle sue classiche storie, solo che questa volta non sembra avere più niente da dire, se non un'accozzaglia di stronzate pseudo esistenzialiste. Soprattutto, non ha più da offrire nuovi personaggi eccentrici ma tutto sommato simpatici come quelli presenti nei suoi altri lavori. Matt Damon è davvero insipido alle prese con un personaggio insipido – e quindi forse la sua interpretazione da attore medio che ha la parte di un uomo medio si può anche definire azzeccata –, la sua moglie è 'na stronza assoluta e il suo vicino di casa è ancora più insopportabile. A interpretarlo non a caso c'è Christoph Waltz, attore che quando non lavora con Quentin Tarantino fa proprio pena. Cosa che fa apprezzare ancora di più il regista di Pulp Fiction, capace di trasformare interpreti tutt'altro che fenomenali in attoroni da Oscar, ma solo quando sono al suo servizio.



Inoltre in una piccola parte c'è pure James Van Der Beek, l'ex Dawson Leery di Dawson's Creek. E con piccola parte non intendo che interpreta una mini-persona, ma semplicemente che compare per pochi secondi. Meglio specificare, con un film come questo.


Altro problema del film è poi la sua eccessiva, logorroica lunghezza. Ironico che una pellicola che parla di persone rimpicciolite, ma purtroppo senza la leggerezza anni '80 di piccoli cult come Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi con Rick Moranis e Salto nel buio di Joe Dante, sia così grande. Per ambizioni e pesantezza, mica per la sua riuscita.
(voto 4,5/10)



Il fascino del male e dei malefici film della settimana

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I film migliori in uscita nei cinema italiani li trovate tutti in questa rubrica. E anche quelli peggiori, tranquilli.
Quali sono le pellicole, a sorpresa piuttosto promettenti, in arrivo nelle nostre sale in questo fine settimana?
Scopriamolo insieme ai commenti miei, del mio collega-rivale-co-conduttore della rubrica Mr. James Ford e di una nuova ospite, che in questa puntata è...

Maria Elisabetta Alberti Casellati?!?

No, dai. Almeno qua no!
Visto che Maria Elisabetta Alberti Casellati Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare è già troppo impegnata, per fortuna ospitiamo al suo posto Sabina alias Fragola, la creatrice di Una fragola al giorno, il blog più fragoloso in circolazione sul web. Anche perché onestamente di blog fragolosi non è che ce ne siano molti altri in giro... 


Molly's Game
"Meno male che questa settimana nella rubrica c'è Fragola, se no avrei già abbandonato la lettura del pezzo da un pezzo."


Fragola: Prima di tutto ringrazio il Cannibale e Ford per avermi invitata a prendere parte come guest della loro mitica rubrica. Quando il Cannibale mi ha proposto la cosa, ero agitata quasi come se mi avessero chiesto di partecipare al tavolo verde di Molly Bloom. E a tal proposito, questo film dedicato alla “Principessa del Poker” mi pare decisamente interessante, sarà che a me quest’anno le storie di sportive “alternative” alla canonica immagine proposta dalla società (vedi “Tonya”) mi garbano parecchio, ma la pellicola sembra avere del gran potenziale, se si aggiunge che il film è scritto e diretto da Aaron Sorkin, che di biographical drama ne sa qualcosa, e la presenza di una fichissima Jessica Chastain, la quale probabilmente agiterà i fervori post adolescenziali del Cannibale. Peccato Kevin Costner che ha la stessa verve del mio comodino al mattino, ma per il resto direi che è il mio film prefe della settimana!
Cannibal Kid: Quando ho iniziato a vedere Molly's Game ero agitato quasi come se Fragola mi avesse chiesto di contribuire al suo blog Una fragola al giorno, che io avrei trasformato per l'occasione in Un cannibale al giorno toglie il Ford di torno. Quando Jessica Chastain fa un nuovo film per me è sempre un evento e vado in agitazione. Nemmeno questa volta la rossa più fragolosa di Hollywood comunque ha deluso le aspettative e ci ha regalato una pellicola recitata alla grande, of course, e ottimamente scritta e diretta da Aaron Sorkin, che io ho già recensito e che consiglio di vedere a Sabina e persino al mio blogger rivale.

"Buono questo drink, Cannibal. Molto meglio del White Russian!
Hey, un momento: c'hai mica messo dentro del Roipnol?"

Ford: questo dev'essere l'anno dei biopic sportivi alternativi. Dopo Tonya, infatti, giunge finalmente in Italia Molly's game, scritto ed interpretato ottimamente - Fragola, inizi male con quelle sparate su Kevin Costner -, che ho già visto e ho atteso a pubblicare in vista proprio di questo approdo nelle nostrane sale. Unica nota dolente, il fatto di essere d'accordo con Cannibal.

"Guarda, Michael Cera sta facendo il culo a Ford e Cannibal a rubamazzetto."
"Che due sfigati!"


Escobar - Il fascino del male
"Pablo, ora so cosa deve provare Julez ad amare un pedazo de mierda come te."

Fragola: L’interesse per la figura di Pablo Escobar sembra non accennare a diminuire o perlomeno ne sono convinti i realizzatori di questo film, il terzo dedicato al Patrón dopo “Escobar” con Benicio del Toro e la stupenda serie “Narcos” di Netflix, che chevelodicoafare ho amato alla follia.
La domanda che sorge spontanea è cosa può dirci di più sulla figura di Pablito il film di Fernando León de Aranoa con Javier Bardem e Penélope Cruz e pare che la risposta sia tutta nel racconto della relazione extraconiugale tra Escobar e Virginia Vallejo, giornalista di quei turbolenti anni in Colombia e autrice del libro da cui è tratto il film. Sinceramente non sentivo la necessità di un altro film sul narcotrafficante e, forse, l’aspetto più interessante (probabilmente l’unico) sarà vedere Bardem alle prese con una figura imponente come quella di Escobar e se l’attore sarà in grado di eguagliare la grandissima interpretazione di Wagner Moura. Per il resto, lascio il giudizio ai due caballeros.
Cannibal Kid: Io mi sono appassionato a Narcos fintanto che c'era lui, Pablo, poi quando è sparito è sparita anche la mia attenzione. Per quanto non sentissi particolarmente il bisogno di un altro film su di lui, dopo il già poco fenomenale Escobar con Guillermo... excusa, con Benicio del Toro, questa pellicola incentrata sul rapporto tra il narcotrafficante e la giornalista Virginia Vallejo potrebbe comunque rivelarsi se non muy guapa, se non altro mucho mejor di un WrestleMania.
Ford: chevelodicoafare su Narcos, un pò meno su Escobar, decisamente meno rispetto a questo ennesimo film dedicato alla figura del trafficante colombiano, che pare realizzato giusto per mettere in vetrina due divi che sopporto meno di Cannibal nelle sue giornate peggiori. Per quanto mi riguarda, Pablito resterà per sempre quello portato sullo schermo da Wagner Moura.


Ghost Stories
"Oggi mi sono vestito come Ford."
"Sarà per questo che tutti dicono che il film fa davvero cagare sotto?"

Fragola: Questo film deve fare una paura da matti, ma deve essere una figata. E questo è quasi tutto quello che so su “Ghost Stories”, visto che sono talmente fifona che gli horror non li guardo, e infatti non sono riuscita a guardare neanche il trailer e a leggere per intero le notizie a riguardo, saltando i pezzi che mi parevano più spaventosi (mi basta poco, anche solo le parole “strani fenomeni sovrannaturali” ricreano nella mia mente scenari di puro terrore, più spaventosi dell’immaginare Cannibale e Ford andare d’accordo su tutto!) Ma non volevo fare brutta figura con i miei ospiti, quindi ho cercato di informarmi al meglio e devo dire che “Ghost Stories” ha un background niente male, che lo rende una delle uscite più interessanti della settimana: il film, infatti, oltre a rifarsi a una lunga tradizione di horror d’oltremanica, è l’adattamento di una pièce teatrale dallo stesso nome molto nota per essere terrificante (nel senso che fa paura, non brutta che “nun se po’ guardà”). Pare che lo spettacolo fosse vivamente sconsigliato ai minori di 15 anni, che per pubblicizzarlo venissero utilizzare le immagini del pubblico terrorizzato e che, alla fine dello spettacolo, un messaggio registrato invitasse gli spettatori a mantenere il segreto sulla rappresentazione. Insomma, ci sono tutti i presupposti per un film in grado di spaventare persino un “duro” come Ford.
Cannibal Kid: Da quando conosco Ford, faccio fatica a trovare spaventosa qualsiasi altra cosa all'infuori di lui e dei suoi gusti. Figuriamoci un film che riesca a farmi paura. Visto che io e Ford gli horror li guardiamo, e in genere li critichiamo pure parecchio, a tremare possono essere gli autori di questa pellicola già pronta a far gridare dall'entusiasmo, oltre che dal terrore, molti blogger, ma che con noi due avrà vita parecchio più dura.
Ford: la cosa che mi fa più paura di questo film è che potrei essere clamorosamente d'accordo con l'analisi "pre partita" del mio rivale, che giustamente afferma quanto l'horror abbia vita difficile quando incontra i nostri due pareri. Lieto di essere smentito, ma ho come l'impressione che questo Ghost stories finirà per essere l'ennesimo fenomeno mediatico e pubblicitario pronto ad essere stroncato in stereo dai due bloggers più cattivi della blogosfera. E spaventosi, ovviamente.


Doppio amore
"Hai preparato la torta di compleanno per Ford, che tenera! Mi sa che però hai dimenticato qualche candelina..."
"Sono una per decennio."
"Ah, allora forse ci siamo."

Fragola: Quando sento odore di cinema francese divento sempre diffidente e circospetta. Non so perché, ma ho sempre il timore che dietro tutta l’eleganza, la sofisticatezza e le rifiniture di pregio del cinema d’oltralpe, voilà le truc: un vuoto esistenziale e non, in cui morire di noia al suon di “Meh!”. Certo non è sempre così, ma capita, e questo film di François Ozon, un thriller psicologico tutto giocato sul tema del doppio, dell’ambiguità e del sesso come mezzo per dipanare la matassa, mi sembra possa appartenere alla categoria. Sicuramente Cannibale non sarà d’accordo, ma lui ha il debole per i film francesi e quindi lo lascerò parlare.
Cannibal Kid: Siamo sicuri che il commento qui sopra l'abbia scritto tu, Sabina?
Ford, esci subito da questa Fragola!
Io quando sento odore di cinema francese, sento profumo di Chanel Nº 5 e vado subito in estasi. Con un thrillerino psicologico soft-erotico come questo poi, non potevo che cadere nella trappola di Ozon con tutti e due i piedi. Anche questo film come Molly's Game l'ho già visto e già recensito. Più che doppio amore, una doppia recensione. Alla faccia di Ford che probabilmente non ha ancora visto nessuno dei due.
Ford: Ozon, nonostante il Cinema francese e il radicalchicchismo, mi piace, e ho apprezzato in passato molti dei suoi lavori. Questo Doppio amore non è ancora transitato dal Saloon, ma potrebbe perfino stupirmi e consegnare ai lettori una settimana miracolosa all'interno della quale mi trovo più d'accordo con il mio nemico giurato che con la nostra ospite fruttata. Una cosa davvero al limite della fantascienza.


L'amore secondo Isabelle
Gli effetti dei film divertenti secondo White Russian sulla gente.

Fragola: Potrei copiare e incollare la prima parte del mio commento sopra. E aggiungo che personalmente non amo molto i film in cui le donne si parlano addosso delle proprie pene d’amore e dell’incapacità di comunicare tra uomo e donna e sentimento e ragione. Abbiamo già avuto sei stagioni di Sex and the City per dilungarci meravigliosamente sul tema, va bene così grazie, e nel caso servisse una rinfrescata, mi metto a leggere Pensieri Cannibali che va bene uguale.
Cannibal Kid: Ahahah, colpito e affondato!
Giusto per rimanere in tema francese: chapeau, Fragola, chapeau.
Riguardo alla pellicola, è diretta da Claire Denis (da non confondere con l'attrice Claire Danes), regista nota per il film Cannibal Love, che colpevolmente e clamorosamente non ho mai visto, così come nessuno dei suoi altri lavori. Questo film con la sempre brava Juliette Binoche potrebbe rappresentare l'occasione per rimediare e potrebbe piacere pure a Ford, che di recente ha esaltato molto più di me una pellicola in apparenza simile come quella radical-chiccata de L'avenir.
Ford: Finalmente qualcuno che riesce a vedere Cannibal ed il suo blog come lo vedo io! Brava Fragola, ti sei riscattata di quanto scritto fino ad ora! E per il resto, appurato questo, poco importa del film!


Wajib - Invito al matrimonio
"Ci credi che Ford voleva mettersi al volante al posto mio?"
"AHAHAH, che ridere! Ma comunque, chi cazzo è Ford?"

Fragola: Qui invece sento odore di “cannibalata” e devo dire che non mi dispiace affatto. Film premiato in diverse manifestazioni, selezionato per rappresentare la Palestina agli Oscar 2018 per poi non entrare nella lista finale, si tratta di una pellicola impegnata, che cerca di raccontare un tema piuttosto complesso come quello della condizione palestinese nei territori israeliani in modo leggero ed emozionale. A questo tipo di proiezioni solitamente siamo più o meno in 10 in sala, ma sono una persona positiva e spero sempre nell’arrivo dell’undicesimo. Sarà questa la volta buona?
Cannibal Kid: Mi sa che l'undicesimo non sarà io, ma potrebbe essere Ford. Sempre che nel frattempo non esca qualche altro film con The Rock...
Ford: se questa settimana non dovesse esserci nulla in programma con The Rock, Fragola, contami pure come l'undicesimo!


Il tuttofare
"Ford, ti pago profumatamente, ma non farmi mai più vedere un WrestleMania, ti prego!"

Fragola: Io non sono una di quelli che demonizza il cinema italiano tutto, ci sono casi in cui riconosco il valore della produzione e pellicole che salvo volentieri. Ecco, il film con Castellitto non è uno di quei casi.
Cannibal Kid: Sergio Castellitto non mi è mai stato particolarmente simpatico, ma i suoi film devo dire che non mi dispiacciono. Quelli da regista, almeno. Ricordo ad esempio ancora con piacere quel sottovalutato gioiellino de La bellezza del somaro. E se lo ricordo io che ho una pessima memoria, un motivo ci sarà. In questo caso il tuttofare Castellitto si limita al solo ruolo da attore e, se ha deciso di partecipare a un progetto non suo o dell'onnipresente moglie Margaret Mazzantini, un motivo ci sarà. Anche se non ho tutta 'sta voglia di scoprire quale sia.
Ford: io, in questo momento, ho voglia di fare una cosa sola. Evitare film italiani inutili neanche fossero commenti di Cannibal.


Parlami di Lucy

Fragola: Per riallacciarmi al discorso di sopra, questo è proprio quel genere di film italiano che invece potrei salvare volentieri. Con un film così, possono parlarmi di chiunque, persino di Cannibale e Ford!
Cannibal Kid: Non capisco da dove arrivi tutto questo entusiasmo da parte di Fragola nei confronti di un film che, almeno dal trailer, sa di tipico mattonazzo finto autoriale e vero amatoriale italiano, oltre che di notevole pesantezza. Altroché il leggero cinema francese. Credo, anzi temo, che Ford in questo caso possa essere d'accordo con me.
Ford: temi bene, Peppa. Non so cosa possa essersi bevuta Fragola per diventare una versione ancora più radical di te.

"Fragola sta sul serio parlando bene di questo film?
Ho a malapena 8 mesi, ma sono già grande abbastanza per capire che quella sta delirando."


Il mio nome è Thomas
"Il mio nome è Thomas."
"Certo, come no? Adesso però metti in moto, Don Matteo!"

Fragola: Raga ma questa è la ciliegina sulla torta! A parte che sono devastata dall’aver appreso che “Don Matteo” è arrivato al season finale che ciao proprio, un crollo delle certezze di queste dimensioni che Ford, che c’ha persino la serie salvata su Netflix come qualsiasi agée che si rispetti, ancora non si è ripreso. Ma poi scopri che in realtà Don Matteo si è solo trasformato in uno che se fa chiamare Thomas e tutto ciò è stupendo! Mi rimangio quello che ho detto all’inizio, il mio film prefe della settimana è questo!
Cannibal Kid: Oh, finalmente Fragola prende un po' di mira anche Ford e fa un centro pieno!
Io la popolarità di Terence Hill non l'ho mai capita già ai tempi degli speghetti western, figuriamoci poi con Don Matteo e ora con questo suo ritorno cinematografico da attore e pure da regista e pure da sceneggiatore. Se questo è il meglio che il “nuovo” cinema italiano oggi può offrire, il mio nome è James Ford.
Ford: io voglio bene a Terence Hill. Ma solo rispetto ai film con Bud Spencer. Don Matteo, Thomas e chiunque altro, li lascio volentieri al grande bacino del trash che di tanto in tanto Cannibal celebra ignorando le critiche che spesso e volentieri riserva alle tamarrate adorate dal sottoscritto.


Serie TV primavera 2018: cosa vedere, e cosa vedere solo per farsi del male

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Sbaglio, o questo 2018 al momento non si sta rivelando un anno poi così fenomenale per le serie TV?
Considerando che delle due che ho preferito finora una tecnicamente è stata trasmessa in Spagna nel 2017 (La casa de papel) e l'altra è già stata perfidamente cancellata da Netflix (Everything Sucks!), almeno per quanto mi riguarda le cose potrebbero andare meglio...
Qualcosa di buono da vedere comunque anche in questo primo scorcio di primavera sono riuscito a trovarlo, insieme ad altre cose un po' meno convincenti. Quali sono le serie del momento che vi consiglio di seguire e quali meno?
Andiamo a scoprirlo!



Serie TV da vedere

Trust.
(stagione 1, primi 4 episodi)

Non sapevo proprio che fare. Avete presente quando nella vostra vita vi trovate a un bivio e non sapete quale direzione prendere? Ecco io mi trovavo in quella situazione. Di cosa sto parlando?
Delle opere di fiction ispirate al caso Getty. Non sapevo se guardare prima il film Tutti i soldi del mondo o la serie Trust. Sono così rimasto per qualche tempo fermo, senza vedere nessuno dei due. Poi ho cercato di prendere una decisione. Di solito non mi fido troppo delle impressioni che sento in giro, però in questo caso ho dato loro ascolto. Visto che la pellicola di Ridley Scott non ha creato grossi entusiasmi, per non parlare della controversa questione della "sparizione" di Kevin Spacey, mentre la serie diretta da Danny Boyle ha ricevuto pareri più che positivi, sono partito da quest'ultima. Credo di aver fatto bene. Il pilot è girato alla grandissima dal regista di Trainspotting e The Millionaire e sono costruiti molto bene i due personaggi principali della vicenda. Da una parte il miliardario senza scrupoli J. Paul Getty, che può essere visto come un incrocio tra Silvio Berlusconi per la fissa con la figa e Paperon de' Paperoni per la tirchieria, ed è interpretato così così da un Donald Sutherland che continua a non convincermi al 100%. Preferisco il figlio Kiefer.

"Kiefer è meglio di me? E io allora lo diseredo!"

Dall'altra parte c'è suo nipote John Paul Getty III, un giovane capellone che sembra una versione al maschile, hippy e ante litteram delle odierne ereditiere stile Paris Hilton, Kim Kardashian e Kendall Jenner. Nei panni dell'ereditiere rock'n'roll vediamo all'opera Harris Dickinson, affascinante attore che credo spezzerà molti cuori.


La prima puntata è parecchio accattivante e sa come “rapire” l'attenzione. In quelle successive le cose cambiano. La situazione si sposta in Italia, nel secondo episodio c'è un Brendan Fraser sorprendente che per la prima volta nella sua e nella mia vita sono riuscito a considerare un vero attore, mentre nel terzo e quarto entra in scena un Luca Marinelli da Emmy subito. Ogni puntata sembra quasi una pellicola diversa, un pezzo a sé stante di un puzzle unico, e nelle prossime le cose potrebbero avviarsi in direzioni differenti ancora.
Se c'è una serie al momento che merita di essere vista è questa. Trust me.


UnREAL
(stagione 3)


Il 2017 si era rivelato un anno difficile. Perché?
Perché la serie UnREAL aveva deciso di prendersi un anno sabbatico e non era andata in onda, lasciando un vuoto enorme in tutti i fan dei guilty pleasure televisivi più ironicamente kitsch come me. Quest'anno è finalmente tornata con una terza stagione che non sposta granché il discorso rispetto a quanto visto in passato, se non per il fatto che la protagonista di Everlasting, il reality-show in stile The Bachelor su cui è incentrata la serie, questa volta è una bachelorette, o una tronista se preferite, interpretata dall'algida bionda Caitlin FitzGerald, già vista in Masters of Sex e Rectify.


Per il resto è il solito mix di cattiveria, trash TV e risvolti psicologico-psichiatrici, con una Quinn (Constance Zimmer) sempre idolesca. Cosa chiedere di meglio?
In fondo, per farmi contento non ci va poi molto.



Imposters
(stagione 2)

Non so bene perché Imposters non sia una delle serie più popolari in circolazione e non venga seguita da milioni di miliardi di spettatori. È accattivante, sexy, divertente, ha una trama e dei risvolti thriller, ma si segue in maniera leggera come una comedy. È la storia di una stragnocca trasformista (la meravigliosa Inbar Lavi) che fa innamorare di se stessa (e non le ci va molto) dei poveri polli ricchi da spennare, che lascia dopo aver portato via tutti i loro averi, per poi passare alla “vittima” successiva. Questo almeno nella prima stagione. Nella seconda la situazione si evolve con un'attenzione ulteriore rivolta ai 3 polli che ha spennato, che fanno fronte comune e diventano a loro volta degli imposters.


La stagione 2 è partita bene e, se ancora non la conoscete solo perché non è una delle serie più discusse del periodo, cominciate a recuperarvi la prima che sono appena 10 episodi che filano che è un piacere, e poi via con la seconda!

"Anche se è scritta un po' maluccio, pollici in su per questa recensione!"


On My Block
(stagione 1)

Che rubrica cannibale sarebbe senza (almeno) una serie adolescenziale consigliata?
Non so bene perché, ma negli anni '90 le serie teen partivano quasi tutte con i protagonisti alle prese con il secondo anno di liceo, anziché il primo. Se non ricordo male, è così che andava in Beverly Hills 90210, Dawson's Creek, Buffy l'ammazzavampiri e Roswell. On My Block decide invece di raccontare la fase di passaggio dalle scuole medie al primo anno di superiori, presentandoci un gruppo di ragazzini che hanno anche un'altra caratteristica a differenziarli dalle solite altre teen series del passato. Questa volta non si parla di ragazzi bianchi benestanti. I protagonisti sono due afro-americani e due latino-americani e On My Block illustra la vita nel ghetto, o se preferite nel barrio, con toni comedy. La tematica razziale è quindi presentata in maniera molto leggera, ma è comunque presente. Per il resto la serie non si discosta poi molto da altri prodotti adolescenziali di ieri e di oggi, però funziona soprattutto per i personaggi, non tutti simpaticissimi, ma a cui puntata dopo puntata ci si affeziona. E alla fine questi ragazzini ti fanno vedere che non è poi così male, la vita giù nel barrio.

"Evvai, siamo stati promossi!"
"Dove, a scuola?"
"No, su Pensieri Cannibali."
"Va beh, meglio di niente."


Serie TV da vedere, ma con cautela

The Terror
(stagione 1, primi 2 episodi)

Con un titolo del genere, non poteva essere altrimenti. In molti hanno definito The Terror una serie davvero tesa e inquietante, qualcuno perfino spaventosa. Preciso che ho visto solo i primi due episodi e mi sono sembrati costruiti con una certe dose di tensione, però adesso non è che me l'abbiano fatta fare addosso.
Al di là del fatto che possa essere considerata horror o meno, thriller o meno, The Terror è una serie che si sta rivelando capace di andare oltre le mie aspettative. Perché allora non l'ho inserita tra le serie da vedere a tutti i costi?
Perché si tratta pur sempre di una vicenda ambientata quasi esclusivamente su due navi da esplorazione artica nel 1845, occupate da soli marinai uomini e quindi non si vede una figa manco a migliaia di chilometri di distanza. Ciò significa che non ci sono nemmeno dei risvolti sentimentali, sempre che non salti fuori qualche relazione omosessuale nei prossimi episodi (e infatti già nel secondo salta fuori). Se solo mi piacessero ambientazione, personaggi e attori e non trovassi dialoghi e situazioni così soporiferi, potrei quasi dire che ci troviamo di fronte a un'ottima serie.
Per essere la vicenda di un gruppo di uomini che – non si sa perché – quasi 200 anni fa sono volontariamente andati a rovinarsi la vita al polo Nord, è comunque più interessante di quanto si potrebbe immaginare e, anche se non so quanti episodi potrò reggere senza addormentarmi, la mia missione è quella di fare come i protagonisti della serie: resistere e andare avanti.

"Una serie senza figa quasi consigliata da Pensieri Cannibali?
Ora so cos'è il terrore. Quello vero."


Tabula rasa
(stagione 1, episodio 1)

Tabula rasa è la prima produzione belga di Netflix.
Wow!


Tabula rasa vede come protagonista, e anche come co-creatrice, Veerle Baetens, la protagonista del bellissimo Alabama Monroe – Una storia d'amore (The Broken Circle Breakdown), anche noto come l'unico film belga noto all'infuori del Belgio.
Doppio wow!!


Tabula rasa è un thiller psicologico che racconta la vicenda in stile Memento di una donna smemorata. E io nei personaggi smemorati mi ci ritrovo parecchio, anche se in questo momento non ricordo bene il perché.
Triplo wow!!!


Tabula rasa è (parzialmente) ambientata in un ospedale psichiatrico e si preannuncia come una serie letteralmente pazzesca.
Quadruplo wow!!!!


Nonostante tutto questo, dopo aver guardato l'episodio pilota di Tabula rasa non mi è ancora venuta voglia di proseguire con la visione. Sarà perché di storie di amnesia simili se ne sono già viste e questa, ironia della sorte, non sembra essere niente di troppo... memorabile.


Legion
(stagione 2)

Solo perché un film o una serie TV non ha senso, non significa che sia una merdata colossale. Allo stesso tempo, non significa nemmeno che sia una genialata totale. La verità a volte sta nel mezzo e credo che questo non sia il caso di Legion, perché Legion è sia una merdata che una genialata allo stesso tempo.


Per essere una serie tratta dai fumetti Marvel è qualcosa di sorprendentemente sorprendente. A livello visivo è un gioiellino che contiene alcune singole scene, e alcune singole trovate, davvero spettacolari. A livello di trama nel complesso è però un pastrocchio che sembra non avere capo né coda, che si trascina di episodio in episodio un po' a tentoni. A ciò aggiungiamo un protagonista abbastanza anonimo come Dan Stevens, attore che nel film cult The Guest sembrava un idolo assoluto mentre nel blockbuster La bella e la bestia appariva ridicolo, e un cattivone che non si capisce se ci è o ci fa interpretato da Jemaine Clement, ma anche una bionda di cui innamorarsi ogni volta come se fosse la prima come Syd interpretata da Rachel Keller.


Anche in questa seconda stagione appena iniziata ci sono cose buone e cose meno buone, cose con un senso (poche) e cose senza senso (molte), sequenze da restare a bocca aperta per lo splendore e altre da restare a occhi chiusi per la noia. Legion è una serie buona, anzi no è cattiva, anzi no è una figata, anzi no è una pagliacciata, anzi sapete che non l'ho ancora capito?


The Looming Tower
(stagione 1)

Il giorno che ha cambiato l'epoca moderna?
No, non è tanto il 4 aprile 2008, la data in cui è stato postato il primo articolo di Pensieri Cannibali. Mi riferisco all'11 settembre 2001. Piaccia o meno, da allora molte cose sono cambiate. Il mondo è cambiato. Finalmente è arrivata una serie che parla di come si è arrivati a quel giorno. In pratica, The Looming Tower è la serie prequel dell'11 settembre. Tema interessantissimo, almeno per chi ha interesse nel cercare di capire il presente in cui viviamo, svolgimento così così. La serie, ben interpretata e ben realizzata, manca di una sua vera identità. L'ambientazione è quella degli anni '90, ma è un decennio che non viene fatto rivivere per bene, non come capita ad esempio nella sottovalutatissima e purtroppo già cancellatissima Everything Sucks!. Le sceneggiature procedono inoltre con passo incerto tra il dare un maggiore spessore umano e pure sentimentale ai protagonisti, in particolare Tahar Rahim e Jeff Daniels, per poi concentrarsi in altri momenti esclusivamente su questioni più terroristiche. È una serie pur sempre più convincente rispetto all'Homeland ormai scaduto degli ultimi tempi, ma che non riesce a sfruttare al meglio l'enorme potenziale della storia, anzi della Storia che ha disposizione. The Looming Tower, sebbene tra gli sbadigli, si fa quindi guardare per interesse culturale, ma non si fa amare e non riesce ad appassionare come – tanto per restare in zona Bin Laden – il film Zero Dark Thirty.

"Stai solo dicendo un mucchio di stronzate, Cannibal, e lo sai bene!"


Killing Eve
(stagione 1, primi 2 episodi)

Killing Eve è la nuova serie creata da Phoebe Waller-Bridge, l'autrice della notevole sitcom britannica Fleabag che presto vedremo anche in un blockbuster come Solo: A Star Wars Story. Una stella in ascesa il cui zampino si fa sentire qua e là, con qualche momento di cattiveria e alcune battute ironiche che sdrammatizzano la trama spionistica/criminale su cui è incentrata la sua nuova “creatura”, ma che allo stesso tempo non riescono a prendere del tutto il sopravvento. Almeno con i primi due episodi, Phoebe Waller-Bridge sembra aver realizzato una spy-story piuttosto tradizionale, la cui particolarità è quella di avere due protagoniste femminili. Da una parte un'assassina a pagamento spietata interpretata da una Jodie Comer meno in parte rispetto ai precedenti ruoli con cui si era segnalata, la serie My Mad Fat Diary e la miniserie Thirteen.


Dall'altra parte un'intraprendente impiegata d'ufficio dell'MI5 che si mette sulle sue tracce ed è interpretata da Sandra Oh, di ritorno sul piccolo schermo dopo essere stata Cristina Yang, la "persona" di Meredith Grey. Che culo!

"Meglio avere a che fare con una killer a pagamento che con Meredith Grey!"

Una caccia all'uomo, o meglio una caccia alla donna, che in futuro potrebbe regalare soddisfazioni, anche se per il momento non sa stupire.


Alex, Inc.
(stagione 1, episodio 1)

È tornato, è tornato! Zach Braff, alias il mitico J.D. di Scrubs, è tornato sul piccolo schermo dopo averci regalato come regista per il grande schermo dei bei lavori di cinema indie come La mia vita a Garden State e Wish I Was Here. Oltre che - va beh - anche il dimenticabile Insospettabili sospetti che infatti è meglio dimenticare. Va aggiunto che l'entusiasmo iniziale di rivederlo in una nuova serie tv comedy presto comincia a svanire. Alex, Inc. racconta sotto forma di sitcom la vera vicenda di Alex Blumberg, un uomo che praticamente dal nulla ha inventato una trasmissione di podcast online di grande successo chiamata StartUp. Uno che ha sfruttato le nuove possibilità offerte dalla rete per creare qualcosa di personale, un po' come ho fatto io con Pensieri Cannibali, tralasciando il fatto che il mio blog ha riscosso giusto un filo meno di successo e, almeno per il momento, non ha ispirato alcuna serie TV con Zach Braff.
Se il pilot di Alex, Inc. diverte, già il secondo episodio fa però finire la serie nel limbo di quelle classiche comedy carine, senza essere nulla di che. Di quelle che se passano in TV all'ora di cena te le puoi gustare con piacere insieme a una pizza, ma che se ti devi mettere volontariamente a vedere la sera, tra tutte le centinaia di quelle tra cui scegliere, non è né la prima, né la seconda, né forse nemmeno la decima scelta. Insomma, Zach Braff a questo giro bene, ma non benissimo.

"Non so se ringraziare Pensieri Cannibali per la mezza promozione, o se insultarlo per la mezza stroncatura."


Serie TV da vedere, ma solo per farsi del male

Lost in Space
(stagione 1, episodio 1)
"Oddio, moriremo!"
"Io sarei più preoccupato del fatto che ci salveremo e daremo vita a una serie davvero di merda."

Quello di Lost in Space è uno dei pilot più irritanti visti negli ultimi anni. Non necessariamente uno dei peggiori. A livello tecnico e di recitazione, ci sono state serie sci-fi soprattutto di Syfy (la rete di Sharknado e Krypton, vedi sotto) ben peggiori. Di Lost in Space infastidisce il buonismo di fondo. Le dinamiche da famiglia del Mulino Bianco persa nello spazio. Le vicende survival che già dopo 10 minuti stufano, figuriamoci se hanno intenzione di andare avanti così per tutti i 10 episodi della prima stagione. Gli alieni che non si capisce se sono buoni o cattivi, ma di certo sono insopportabili. Così come lo sono tutti e dico tutti i membri della famiglia protagonista, i Robinson. No, non hanno niente a che fare con I Robinson della sitcom anni '80, se non il fatto che sono ancora più detestabili di Bill Cosby. Soprattutto il bimbetto di 11 anni, che ricorda Anakin Skywalker in Star Wars: La minaccia fantasma. E non è un complimento.


Era dai tempi dei Camden di Settimo cielo, o forse della Manson Family, che non si vedeva una famiglia così odiosa. Lasciamoli pure vagare nello spazio, e che non osino mai più avvicinarsi alla Terra. In caso contrario, la Corea del Nord è pronta per dargli un caloroso bentornato.


Siren
(stagione 1, episodio 1)

Prima di dire che le serie americane sono meglio delle fiction italiane, è meglio fare dei distinguo. Sulle sirene negli ultimi mesi sono usciti due prodotti: una serie TV made in Usa e una fiction Rai. Provate un po' a indovinare quale delle due è meglio, e pure di brutto?
La fiction Rai Sirene creata da Ivan Cotroneo è leggera, divertente, persino spumeggiante, riesce a rinnovare il mito delle sirene senza mai prendersi troppo sul serio e le inserisce in maniera simpatica in un contesto partenopeo e contemporaneo. In altre parole: è un tuffo rinfrescante e originale nel mare delle serie fantasy che ci sommergono con frequenza quasi quotidiana.
La serie tv statunitense Siren in patria è trasmessa da Freeform, ma non riesce nemmeno a essere un (più o meno) sano intrattenimento trash come altri prodotti del canale come Pretty Little Liars e Famous in Love. È una porcata che affonda miseramente nel suo prendersi troppo sul serio e nel raccontare l'arrivo di una sirena in una cittadina esattamente nel modo in cui lo si può immaginare. Cosa c'è di peggio di una serie fantasy senza fantasia?

Italia – Usa 1 – 0


E poi, cosa di non secondaria importanza, le sirene nostrane Valentina Bellè e Denise Tantucci sono molto più bone dell'androgina (e inespressiva) attrice belga Eline Powell.

Italia – Belgio 2 – 0


Krypton
(stagione 1, episodio 1)

Io in genere non sopporto i supereroi. Tra tutti i supereroi, quello che più mi sta sulle super palle è Superman. La buona notizia è che in Krypton non si parla di Superman. La serie è ambientata 200 anni prima della nascita di Kal-El. La notizia meno lieta è che i suoi avi non è che fossero tanto più simpatici di lui e la serie Krypton in generale è la solita invedibile poracciata Syfy, che su di me ha l'effetto della kryptonite su Superman. Si finisce a rimpiangere, e pure di brutto, Smallville. Somebody saaaaaaaaave me!



Avengers VS Berlusconi

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Questa settimana nei cinema assisteremo a uno scontro tra il gruppo di supereroi più numeroso nella storia del cinema e il personaggio più perfido nella storia dell'umanità.
Avengers VS Thanos?
No, Avengers VS Berlusconi. Non è detto comunque che alla fine, anziché scontrarsi, non decidano di formare un governo insieme.

Per commentare questa super sfida tra il cinema più commerciale e quello più autoriale, oltre a una serie di altre uscite minori però alcune sulla carta intriganti, insieme a me e al mio nemico (ma mai quanto il Berlusca) Mr. James Ford, l'ospite della puntata è...

Poison, l'autrice di Viaggiando (meno), un blog che, come si può evincere dal titolo, si occupa principalmente di viaggi, ma non solo. Si parla pure spesso e volentieri di cinema. Roba che la accuserei di voler fare concorrenza a tutti i costi al mio blog, non fosse che il suo è nato qualche mese prima di Pensieri Cannibali. Ora lascio a lei la parola, prima che la faccia incazzare ancora di più di quanto non lo sia già.


Intro di Poison: Dopo aver invitato praticamente chiunque a partecipare alla loro rubrica settimanale, fosse anche gente che ha un blog che parla di petanque e briscola coperta, finalmente Cannibal Kid e Ford si sono ricordati di me.
Quando Marco mi ha scritto avrei voluto dirgli "cazzo, era ora!", ma mi sono ricordata che sono pur sempre una vecchia signora, e ho accettato ringraziando educatamente. Poi ho visto i film in uscita e mi è sorto il dubbio che abbiano voluto farmi un dispetto. Questa settimana i distributori italiani si sono superati: hanno riesumato ben due film del 2015, roba che manco la settimana di ferragosto.
Comunque, squilli di trombe e rullo di tamburi, adesso la smetto di fare la polemica e provo a parlarvi, in compagnia di questi due baldi giuovini, di quello che ci aspetta in sala.

Loro 1
"Veronica, loro non mi vogliono. Non mi vogliono proprio."
"Ma di chi stai parlando? Dei 5 stelle?"
"No, di Ford e Cannibal. Sono l'unico al mondo che ancora non è stato invitato a partecipare alla loro rubrica."

Poison: Stiamo parlando dell'attesissimo (?) film di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo nel ruolo di Berlusconi. Non credo serva aggiungere altro, anche perché del film si sa poco, se non che Sorrentino ha incontrato praticamente tutta la famiglia, Dudù compreso, tranne Silvione. Che dire? Che, siccome non guardo horror e non sopporto i clown, probabilmente questo film non fa per me.
Cannibal Kid: Poison crede che le abbia fatto un dispetto ad averla invitata in questa puntata, ma in realtà io credo sinceramente che questa sia una delle settimane più ricche di uscite di richiamo, sia a livello autoriale che commerciale, di questo 2018. Però che devo dirle? Questa se si chiama Poison un motivo ci sarà...
A proposito di gente avvelenata, ecco l'attesissimo (per quanto mi riguarda per davvero) film su Silvio Berlusconi, l'unico uomo al mondo che può essere considerato mio nemico ancor più di Ford. Una figura detestabile, ma comunque molto interessante. Paolo Sorrentino inoltre è uno dei pochi registi al mondo di cui ho apprezzato tutti i film (e pure serie TV) da lui diretti, anche se aspetto ancora il suo capolavoro totale. Potrebbe esserlo questo doppio lavoro berlusconiano?
Ford: Sorrentino è uno dei pochissimi registi al mondo in grado di mettere (quasi) sempre d'accordo perfino me e Cannibal. Berlusconi è uno dei pochissimi uomini al mondo in grado di mettere totalmente d'accordo perfino me e Cannibal. Da quest'unione non può che essere generata una delle pellicole più attese del duemiladiciotto.


Avengers: Infinity War
"Quella Poison sembra proprio sul piede di guerra. Altroché un tenerone come me."

Poison: L'unica cosa che a me pare infinita, a parte la mia ignoranza cinematografica, è la saga degli Avengers. Quanti ne hanno fatti? Ventordici? Non lo so, ma non avendone mai visto mezzo non credo inizierò proprio adesso. Però voi non datemi retta e andate a vederlo, che la Marvel ha bisogno di voi, in quanto questo è l’unico film extracomunitario della settimana.
Cannibal Kid: Di film sugli Avengers per ora ne esistono due e io purtroppo li ho visti e detestati entrambi. Di film su tutti i vari personaggi Marvel poi ne esistono davvero ventordici e quasi nessuno mi è piaciuto. Non credo che questo film, che pare rubare il titolo a una Blog War tra me e il mio rivale, possa fare di meglio. Anzi, dai trailer rilasciati finora mi sembra possa essere una delle più grandi vaccate nella storia dell'umanità. Quindi Ford probabilmente lo amerà.
Ford: io amo le baracconate Marvel e supereroiche, nonostante ora si rischi la sovraesposizione delle stesse, adoro il Cinematic Universe e spero che questo Infinity War sia divertente ed esatante come il primo Avengers o come i due film sui Guardiani della Galassia, piuttosto che come lo spento Age of Ultron. Di certo, non me lo perdo alla facciazza del mio rivale, di Poison e di tutti i ventordici radical chic che lo criticheranno.


I fantasmi d'Ismael
"Charlotte, sul serio sei riuscita a lavorare più di una volta con Lars von Trier?"
"Beh, se Cannibal tutte le settimane riesce a lavorare con Ford..."

Poison: Film francese di Arnaud Desplechin (Jimmy P.) con Mathieu Amalric, Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel, Alba Rohrwacher, Hippolyte Girardot e sicuramente qualcun altro, che parla di un regista la cui vita viene sconvolta dalla ricomparsa di una sua amante mentre sta iniziando a dirigere un nuovo film.
Potrebbe essere la sorpresa della settimana.
O un mattone sulle palle, l'ennesima commedia francese di cui si può fare tranquillamente a meno. Ma, considerato il cast di tutto rispetto, credo che gli darò una chance. Cosa che probabilmente faranno anche loro due, data la presenza della Cotillard.
Cannibal Kid: C'è sempre bisogno di film e di commedie francesi, che personalmente non trovo quasi mai noiose. I veri mattoni sulle palle invece in genere sono quelli russi che arrivano da White Russian.
Arnaud Desplechin è un regista che finora non ho mai frequentato e che, se non ricordo male, potrebbe essere piuttosto fordiano, considerando che mi pare che il mio blogger nemico avesse apprezzato Jimmy P.. Spero comunque che si riveli uno radical-chic e poco pane e salame con questo nuovo film, che difficilmente perderò. Anche perché c'è Marion Cotillard, ça va sans dire.
Ford: Desplechin è un regista che corre sul filo del rasoio. Da una parte, infatti, ha un'anima che cela un certo panesalamismo, dall'altra è uno dei beniamini dei dei radical chic che si fingono espertoni di Cinema e di Cinema francese e finiscono per essere perfino più detestabili di Cannibal. Speriamo dunque per Poison e per tutti i veri amanti del Cinema che non si riveli un mattone sulle palle.


Youtopia

Poison: Film italiano che parla dell'infelicità della gente che desidera quello che non può avere, ma che per ottenerlo farebbe qualsiasi cosa, tipo mettere la propria verginità all'asta.
Ad averci pensato all'epoca, magari a quest'ora non sarei qua a scrivere cazzate su un blog.
Cannibal Kid: Matilda De Angelis nei panni della youtopa che mette la verginità all'asta sul dark web?
Se vuole può metterla all'asta anche su Pensieri Cannibali e se vuole può pure venire ospite in questa rubrica. Con una premessa del genere, Sorrentino permettendo, questo si preannuncia il film della settimana, e forse dell'anno.
Ford: Matilda De Angelis è un altro di quei miracoli che riesce a mettere d'accordo me e Cannibal. Che sia la settimana delle meraviglie?

"Matilda, ti rendi conto di ciò che hai fatto mettendo la tua verginità all'asta su internet?"
"Che cosa ho mai fatto?"
"Hai scatenato una nuova guerra tra Cannibal e Ford e messo fine a ogni possibilità di pace tra loro!"


Tu mi nascondi qualcosa
"Recito meglio del mio Raoul Bova."
"E va beh, mamma, grazie al cazzo. Anche Tommy Wiseau recita meglio di quello."

Poison:È un film di Giuseppe Loconsole. Quello che dovrebbe nascondere Loconsole, dalla sua pagina Wikipedia, è di aver recitato in Dracula 3D di Dario Argento. Ma, a parte questo, l’unica cosa buona del film è la presenza di Giuseppe Battiston. Ma, siccome io non vi nascondo nulla, devo dirvi che nel film c’è anche Rocco Papaleo. Di cosa parla il film? Non ne ho la più pallida idea, in ogni caso io passo.
Cannibal Kid: L'unica cosa buona di Rocco Papaleo è che Ford lo sopporta ancora meno di me. Per il resto, se dico che questo film mi attira ben poco, credo di non nascondere nulla.
Ford: non ho mai nascosto di detestare Papaleo. Dunque neanche per il cazzo mi avvicinerò a questo film.

"Poison, perdonami per non averti invitato prima in questa rubrica!"


Nato a Casal di Principe

Poison: Cosa c’è di peggio che nascere a Casal di Principe? Nascere in Molise, che notoriamente non esiste, e poi emigrare a Casale Monferrato, o a Lodi. Il protagonista del film invece si trasferisce a Roma per fare l’attore, dove si atteggia a duro, ma poi gli rapiscono il fratello, e deve tornare a casa. Siamo negli anni 80, quindi né Ford né il Cannibale sanno di cosa stiamo parlando. E forse è meglio così.
Cannibal Kid: Io che sono nato nella splendida (più o meno) Casal di Monferrato nel 1982 non so bene di cosa stiamo parlando. Ford che è nato nei lontani anni '70 nell'orribile Lodi forse sì. E questa specie di Gomorra di serie B credo possa pure piacergli. A me invece già ha stufato la serie.
Ford: degli anni ottanta ricordo i cartoni animati e i film di botte, quando Lodi era l'ultima uscita dell'autostrada prima di arrivare a Milano al ritorno delle vacanze. La materia di questo Casale alternativo a quello di Cannibal potrebbe anche interessarmi, peccato non sia lo stesso per le proposte italiane "alternative".

"Dobbiamo fermare Cannibal prima che riesca a realizzare il suo film spin-off Nato a Casale Monferrato!"


Io sono nulla
Ford qualche anno fa, quando ancora era giovane e arzillo.

Poison: È il film del 2015 di cui vi parlavo. Tre anni per distribuirlo. Esattamente come gli anni che il protagonista, un palazzinaro carogna ferito in un attentato, passa in coma. Quando si risveglia non ricorda nulla, è più buono di Candy Candy e inizia a parlare con gli alberi. Siccome io, oltre che nulla, sono stronza, lascio che lo vedano prima loro. Poi, se piace al Cannibale non lo guardo, mentre se piace a Ford non lo guardo comunque.
Cannibal Kid: Se il ritardo di 3 anni nella distribuzione l'hanno volutamente fatto per seguire il periodo di coma del protagonista, è un'operazione di marketing geniale! Considerando che non credo sia così, dopo aver visto il trailer ultra-amatoriale credo che gli autori debbano solo essere contenti che prima o poi la loro opera arrivi nei cinema. Anche se, invece che di cinema al plurale, forse dovrei dire cinema al singolare.
Ford: io direi che questo tipo di Cinema è nulla. E dunque non solo non concederò la visione nonostante il tentativo di Poison, ma appoggerò anche l'opinione di Cannibal rispetto alla finta genialata di marketing. Il mondo sta proprio per collassare su se stesso.

Gli indesiderati d’Europa
"Hanno finalmente invitato Poison nella rubrica cannibal-fordiana?
Domani nevica."

Poison: Un altro film italiano, direi che questa settimana abbiamo fatto il pieno.
Ammetto che quando ho letto il titolo pensavo ad un documentario sulla situazione degli immigrati alla frontiera Francia-Italia o Iraq-Turchia, invece è un film ambientato sui sentieri dei Pirenei nel secolo scorso, a conferma che la storia – purtroppo – si ripete.
Cannibal Kid: Quando ho letto il titolo pensavo a un documentario sulla situazione dei Ford appena passati da Copenaghen, invece non è così, quindi non lo guardo. A pensarci bene, non l'avrei visto nemmeno in quel caso.
Ford: continua la consueta trafila di film italiani pescati chissà dove che hanno il potere neanche fossero una specie di Avengers malefici di rendere poco interessanti anche materie interessanti. Passo.

Interruption
"Avete domande?"
"Lei è Spock?"
"Per la centesima volta: no. Altre domande?"
"No, nessuna. Ma è sicuro di non esserlo?"

Poison:È un film greco, del 2015. La peculiarità dei film greci degli ultimi anni è di essere distribuiti ad mentula canis, e di essere disturbanti, ma, a leggere la sinossi del film di Yorgos Zois, che parla di un’esplorazione della funzione dell’arte all’interno della contemporaneità, e delle potenzialità del cinema e della sua capacità di fondersi con la vita di chi sta davanti allo schermo e fruisce del film, sinceramente non so se ho voglia di affrontare una visione che, sulla carta, ha la pesantezza del cappuccino dopo un piatto di lasagne, nonostante si ispiri all’attentato al teatro Dubrovka del 2002.
Cannibal Kid: L'unico greco di cui mi fido di nome fa sì Yorgos, ma di cognome Lanthimos. Anzi, considerando che i suoi film sono più bastardi di un mix tra Ford e Poison, non mi fido manco di lui.
Ford: questo è il tipico film che una quindicina d'anni fa sarei corso a vedere come il peggiore degli stronzi radical chic. Fortunatamente sono un uomo nuovo.

La mélodie
"Anziché fare musica rap ed essere circondato dalle bitches, sto su un tetto a suonare il violino con un vecchio pelato e probabilmente pedofilo...
mmm, forse cercare di sfuggire agli stereotipi questa volta non è stata una grande idea."

Poison: Potevamo farci mancare un altro film francese? No. Questo viene spacciato come film di riscatto, dove a riscattarsi è un ragazzino che suona il violino. O forse il suo insegnante disilluso. O tutti e due, non mi è chiaro.
Cannibal Kid: Non arrivasse dalla Francia, si potrebbe trattare della solita bambinata americana buonista. E invece arriva dalla Francia, e quindi ci potrebbero aspettare delle melodiose sorprese. Questo insomma è l'ennesimo film sulla carta interessante, di una delle settimane di uscite più promettenti del 2018. Checché ne dica l'avvelenata, ma spero non velenosa altrimenti son cazzi, Poison.
Ford: come se non bastasero tutti i film italiani, questa settimana ci si mettono pure i francesi. Saranno pure uscite potenzialmente interessanti, ma il rischio di cannibalate resta enorme, quindi forse è quasi preferibile un velenoso drink poisoniano.


Chiusura di Poison: Vorrei concludere ringraziando il Cannibale e Ford per avermi dato l’occasione di esprimermi nella settimana con le uscite più scamuffe della stagione. Grazie ragazzi, grazie davvero. (se ne va sbattendo la porta).


Jennifer Lawrence sexy spia passera rossa russa nuda, ma questo film non è un invito alla masturbazione

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Red Sparrow
Regia: Francis Lawrence
Cast: Jennifer Lawrence e altri


Red Sparrow è il nuovo film diretto da Francis Lawrence. Un regista che, nonostante abbia esordito con una pellicola fumettistica dai toni fighetti come Constantine con Keanu Reeves, fondamentalmente ha uno stile molto classico, si veda un suo lavoro successivo come Come l'acqua per gli elefanti, drammone romantico di ambientazione circense con Robert Pattinson e Reese Witherspoon. O si veda anche Io sono leggenda, pellicola con Will Smith che, così come 28 giorni dopo, anticipava quello stile post-apocalittico rarefatto e lento, mooolto lento, che avrebbe a lungo fatto la fortuna di una serie come The Fucking Walking Dead. Francis Lawrence ha poi raccolto il testimone da Gary Ross, che ne aveva girato il primo episodio, nella direzione della saga di Hunger Games. Una serie young adult rivolta a un pubblico prevalentemente adolescenziale e post-adolescenziale e anche, come nel mio caso, post-post-adolescenziale, eppure lontana dalle tipiche pellicole action rivolte a un pubblico di brufolosi fissati con i videogame abituati a ritmi veloci e tutta azione. Hunger Games si segnalava invece come una pellicola dai toni riflessivi – che qualcuno definirà deprimenti – e dall'andatura calma – che qualcuno definirà soporifera.

"Ma il costumista di Hunger Games eravamo proprio costretti a tenercelo?"


Definizioni che possiamo usare anche per il suo ultimo Red Sparrow. Una pellicola spionistica dai tempi lunghi vicini alla serie The Americans che racconta di Dominika, una ballerina russa fika interpretata da Jennifer Lawrence.

"Con il balletto classico mi sento a mio agio quanto Cannibal Kid con il latino-americano."

In seguito a un brutto incidente, Dominika è costretta a dire addio alla sua carriera e a reinventarsi in qualche modo. Per mantenere la madre fannullona nullafacente, dice di sì alla proposta indecente dello zio maniaco di arruolarsi in un gruppo di agenti sotto copertura specializzati nella seduzione come arma di distrazione/distruzione di massa. Non a caso si chiamano Red Sparrow, “Passere Rosse”. Uno spunto intrigante e anche piuttosto vicino proprio al citato Hunger Games, con una ragazza povera che ha una madre scansafatiche che si trova a dover affrontare addestramenti e prove in una situazione cui non era abituata, ma per cui ha un talento naturale. Diventare una Passera Rossa sembra essere un'evoluzione naturale nel percorso di vita dell'ex Ghiandaia Imitatrice alias Katniss Everdeen.

Spunto intrigante, svolgimento parecchio banale e senza sorprese. Il suo problema principale è proprio questo. Si può perdonare, e anzi comprendere, una certa freddezza e mancanza di emozioni dell'insieme, dopotutto si parla pur sempre di spie russe. È giusto così, nonostante si provi a inserire una mezza storiella d'amore con il solito inespressivo Joel Edgerton, tanto per cercare di dare un po' di calore a una vicenda più fredda della Guerra Fredda.


Ciò che non si può perdonare, in quel che in teoria dovrebbe essere un thriller spionistico, è la sua totale mancanza di tensione, o anche soltanto di un minimo di coinvolgimento. Colpa di una vicenda già vista, già sentita, in cui ogni singolo presunto colpo di scena sarebbe ampiamente prevedibile anche da Meteo.it, che di solito non riesce ad azzeccare manco che tempo sta facendo nel presente.

La storia e i personaggi sono inoltre pieni zeppi di stereotipi e di situazioni ai limiti dell'involontariamente ridicolo. Si può apprezzare se non altro, almeno nella versione doppiata in italiano, la mancanza del solito accento russo rimarcato in stile Danko "nato stanco" o Ivan “ti spiezzo in due” Drago. Anche se sinceramente non si capisce bene perché dei personaggi russi parlino tra loro in italiano (quindi in inglese in originale) e poi concludano il discorso dicendo “spasibo”. O l'uno, o l'altro.
Così come mi lasciano sempre basito le scelte di casting fatte dalle grandi produzioni hollywoodiane. Nella parte dei russi in questo film troviamo attori statunitensi (la Lawrence), tedeschi (Matthias Schoenaerts), britannici (Charlotte Rampling, Jeremy Irons, Joely Richardson), irlandesi (Ciarán Hinds) e olandesi (Thekla Reuten). Gli unici interpreti effettivamente russi sono relegati non a parti secondarie, bensì terziarie a dir tanto. Ironico poi il fatto che per la parte del personaggio statunitense principale sia stato preso un attore australiano (Joel Edgerton).

Dicevamo comunque degli stereotipi. L'immagine dei russi qui proposta da questa pellicola made in USA! USA! USA! è molto antiquata e si sperava che ormai fosse lasciata al passato. Film come John Wick o come questo ci suggeriscono invece che non è così. Per gli americani, i russi nel 2018 sono sempre gli stessi dei tempi della Guerra Fredda. Ormai però la rivalità tra Stati Uniti e Russia dovrebbe essere storia passata...


O comunque non è che adesso le spie russe vengano ancora uccise come un tempo...


Oookay, come non detto. Forse i russi per come sono rappresentati nel film non è che siano poi così distanti dalla realtà del presente, però si poteva fare un approfondimento maggiore sui personaggi, o anche solo raccontare una vicenda che si differenziasse con un minimo di personalità da quelle già narrate in passato.


Fan di Jennifer Lawrence
Sì, va bene.
Ci hai parlato del regista, del film, persino dei russi.
Ma ci vuoi finalmente parlare dell'unica cosa che conta per davvero di questa pellicola, ovvero Jennifer Lawrence?!?
La sua passera si vede, sì o no?

Cannibal Kid
No, non si vede.




Fan di Jennifer Lawrence
NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!




Non si vede la sua passera, visto che appena si sta per intravedere viene subito coperta da qualche altro personaggio, però JLaw ha se non altro modo di mostrare tette & culo, ed è un bel vedere.
Nonostante questo, c'è però da dire che le scene di sesso e di nudo che la vedono coinvolta non è che siano il massimo del sexy.


Fan di Jennifer Lawrence
COOOOOOOSA???





Cannibal Kid
È una cosa che non avrei mai pensato di dire nella mia vita, però è così. La rappresentazione del sesso data da questa pellicola è negativa, è malata, è spietata, in una maniera non troppo distante da quella della serie The Handmaid's Tale, quindi persino la visione di Jennifer Lawrence senza veli non è eccitante quanto si potrebbe immaginare.

Fan di Jennifer Lawrence
Cioè, hai trovato eccitante un film come Chiamami col tuo nome e non Red Sparrow con Jennifer Lawrence?



Cannibal Kid
Proprio così.
Lo so, ciò fa di me una di quelle persone...



Fan di Jennifer Lawrence
Quali persone?




Cannibal Kid
Ma sì, dai.
Hai capito cosa intendo.
Non farmelo dire.
Quelle persone che una volta si nascondevano e che invece negli ultimi tempi stanno venendo sempre più allo scoperto, alla luce del sole.

Fan di Jennifer Lawrence
Ti riferisci agli omosessuali?




Cannibal Kid
No. Assolutamente no. Come hai fatto a capire una cosa del genere?
Sto parlando degli haters di Jennifer Lawrence. Ho paura che mi stiano contagiando. I primi tempi tutti amavano Jennifer Lawrence. Era la giovane attrice fenomeno di un film indie cult come Un gelido inverno ed era cool parlarne bene. Poi è arrivata la popolarità di massa con la saga di Hunger Games, è arrivato l'Oscar, sono arrivate le gaffe agli Oscar e il nuovo trend è improvvisamente diventato quello di parlarne male. Dopodiché si è pure messa a girare una delle pellicole più controverse e criticate degli ultimi anni come Madre! e ora nessuno le vuole più bene. Non pubblicamente. Io ho apprezzato quasi tutti i suoi lavori (a parte Mr. Beaver e le robe degli X-Men in cui comunque non è la protagonista principale). Ho parlato bene persino di Joy, di Passengers e del citato Madre!, ma in questo Red Sparrow non mi ha proprio convinto. Va bene che la parte della spia russa richiede una notevole dose di freddezza, però apparire inespressiva dall'inizio alla fine mi sembra una caratterizzazione persino troppo estrema. A differenza di Hunger Games, in cui pure interpretava una ragazza molto fredda, qui non è riuscita a dare manco un minimo di umanità al suo personaggio. E non è riuscita nemmeno a rendere la sua Dominika in maniera sexy come si sarebbe potuto pensare.

Fan di Jennifer Lawrence
Oh mio Dio, allora mi sa che è proprio vero.
Sei stato contagiato, ti stai trasformando anche tu in un hater di Jennifer Lawrence.
A questo punto c'è un solo modo per poterti recuperare: spedirti dritto in un Gulag!



Cannibal Kid
Ma i Gulag, così come il KGB e le spie russe in stile Red Sparrow, oggi non esistono più, lo sanno tutti.



Fan di Jennifer Lawrence
Ne sei proprio sicuro?




(voto 5/10)

Musica di aprile 2018 - Cose da ascoltare e cose che anche no

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Avete presente quelle rubriche mensili che uno attende tutto un intero mese di poter leggere?
Ecco, la rubrica musicale di Pensieri Cannibali non è una di quelle. Non lo è, perché uno attende di ascoltarla, più che leggerla. Se però la leggete anche mi fate un piacere, altrimenti cosa mi sbatto tanto a scrivere, quando potrei proporre le canzoni e basta senza manco due parole di commento?
Hey, questa potrebbe essere un'ottima idea per il prossimo mese!


Flop

Thirty Seconds to Mars

Ho sempre adorato tutto ciò che Jared Leto ha fatto, come attore sul piccolo schermo (My So-Called Life) e sul grande (da Requiem for a Dream a Dallas Buyers Club e sono perfino tra i pochi al mondo a non aver schifato Suicide Squad), e come cantante con i suoi Thirty Seconds to Mars.
Negli ultimi tempi però la mia Leto-mania sta un po' scemando. In Blade Runner 2049 il suo personaggio non è che sia una delle cose migliori della pellicola e il film Netflix The Outsider è talmente noioso che ho abbandonato la visione dopo manco mezz'ora. Il nuovo album dei Thirty Seconds to Mars “America” è poi un discreto diludendo. Il lavoro segue la scia dell'ultimo dei Linkin Park, abbandonando il rock e le chitarre in favore di un suono electro-pop. Se i primi due singoli “Walk on Water” e “Dangerous Night” con la loro tamarraggine guascona funzionano piuttosto bene, nel resto del programma Jared Leto con la sua voce rockettara tendente all'epico sembra a suo agio con le sonorità elettroniche “commerciali” quanto Tommy Wiseau lo è con la recitazione.
Un passo falso per la sua band, o è solo colpa mia e della fine, se non altro momentanea, della mia Leto-mania?




4. Mihail

“Who You Are” del cantautore rumeno Mihail è un pezzo radiofonico di quelli mediamente fastidiosi, e anche di quelli che rischiano di diventare pesantemente fastidiosi nel caso si trasformino in tormentoni. La cosa che meno mi convince di questo Mihail comunque è il modo in cui balla. Se lo fa in maniera ironica, non è che sia molto divertente. Se invece fa sul serio, la cosa è parecchio preoccupante.




3. Kylie Minogue

Il country non è un genere che fa per tutti. Non fa molto per me, ad esempio, se si esclude la Kacey Musgraves di cui vi parlo più sotto. E di certo non fa nemmeno per Kylie Minogue, che con il suo nuovo album “Golden” cerca di reinventarsi come interprete country-pop, finendo per suonare più come la copia di “Don't Tell Me” di Madonna e dell'ultima Miley Cyrus che non una nuova Johnny Cash al femminile.




2. Alvaro Soler

Una mano en la cintura
una mano en la cintura
un movimiento sexy
un movimiento sexy

No, il nuovo singolo di Alvaro Soler "La cintura" non è una cover de La bomba, pezzaccio brutto da balli di gruppo. È però qualcosa di altrettanto temibile, che minaccia di farci ballare (o meglio far bailar quelli che sono capaci di bailar 'ste latinate) per tutta l'estate. Paura, eh?




1. Mario Biondi

Qualcuno dica a Mario Biondi che nessuno può riportare in vita la musica Disco anni '70, a meno che non si chiami Daft Punk.
E qualcuno spieghi ai temerari che lo ascoltano che, ogni volta che suonano una sua canzone, da qualche parte c'è un Barry White che si rivolta nella tomba.





Top

9. Calvin Harris & Dua Lipa

Calvin Harris e Dua Lipa hanno fatto una canzone insieme e poteva forse uscirne qualcosa di meno del primo potenziale tormentone figo della futura estate 2018?
Certo che no!




8. Ariana Grande

Grande curiosità per il primo singolo di Ariana dopo l'attentato di Manchester dello scorso anno e la piccola (solo a livello di statura) popstar non delude, con un pezzo contagioso di quelli che viene voglia di riascoltare al più presto. Per parafrasare Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti, la Corea del Nord e soprattutto i terroristi non potranno fermare tutto questo.




7. Barbarossa

Si fa chiamare Barbarossa, ma non ha nulla a che fare con il “nostro” Luca Barbarossa, grazie a Dio. Chi è allora questo Barbarossa ebbasta?
È un cantautore nato a Londra che di vero nome fa James Mathe e che nel suo album “Lier” propone sonorità vagamente alla Radiohead periodo tra Ok Computer e Kid A. Non ho mica detto Eros Ramazzotti periodo tra Michelle Hunziker e Marica Pellegrinelli.
Ho scoperto Barbarossa grazie alla segnalazione di Lucien del blog La teiera volante tra i commenti alla rubrica dello scorso mese. Perché anche se non rispondo spesso e può sembrare che non vi caghi, in realtà tengo a mente con grande importanza ciò che mi scrivete. Sul serio.




6. Kacey Musgraves

La mia cantante country preferita è tornata. Ebbene sì, avete capito bene. La gente che ha del tempo da perdere come me ha tempo persino di avere una cantante country preferita e no, non si tratta di Taylor Swift, che non è più country da una decina di anni se mai lo è stata, bensì di Kacey Musgraves. Voi non avete una cantante country preferita e no, non intendo dell'altro secolo come Dolly Parton o June Carter, ma di questo?
Forse è perché ancora non conoscete Kacey Musgraves. Tranquilli, potete rimediare recuperando il suo nuovo album “Golden Hour”, pieno di ottime canzoni, di quelle che quegli sfigati di protagonisti della serie Nashville si possono solo sognare di scrivere.




5. The Shacks

Capita di innamorarsi a prima vista, e a volte anche di innamorarsi al primo ascolto. A me di recente è successo con i The Shacks, gruppo indie-pop di quelli dal suono così incantato e sussurrato che sembrano usciti da un mio sogno a occhi aperti. O meglio a orecchie aperte. Recuperatevi il loro album d'esordio “Haze”, che è un vero gioiellino.




4. Cardi B

Cardi B ha tirato fuori il disco hip hop dell'anno?
È un po' presto per dirlo, però il suo “Invasion of Privacy” può già essere senza troppi dubbi considerato tra i migliori album di debutto sulla scena rap commerciale dai tempi di 50 Cent e The Game. Un disco che va oltre la moda trap del momento, di cui comunque è la Regina, e può essere considerato un lavoro hip hop a tutto tondo, dai toni parecchio variegati e che comprende anche uno dei potenziali tormentoni cool dell'estate 2018, "I Like It".
Nonostante sia una ex spogliarellista dall'immagine molto appariscente e trasgressiva, non a caso è considerata la nuova Nicki Minaj, a sorpresa il suo lato che preferisco è quello più dolce. Ci vogliono le palle per fare le rapper dure e pure e allo stesso tempo mettersi a nudo come fa lei in “Be Careful”, in cui dice: “Stai attento con me. Non è una minaccia, è un avvertimento. Il mio cuore è come un pacco con la scritta fragile sopra”. Che tenerona!




3. Caroline Rose

Pensavate che questo mese non vi proponessi una nuova cantante indie rivelazione?
Giammai! In questo caldo aprile è il turno di Caroline Rose, che con il suo secondo album “LONER” ha realizzato un disco super esaltante, con dentro un paio di canzoni bomba come le fighissime “Money” e “Soul No. 5”, quest'ultima anche mia attuale suoneria del cellulare. Scusate se è poco.






2. Maria Antonietta

Io non ho intenzione di deluderti”. Inizia con queste parole il nuovo album di Maria Antonietta, alias di Letizia Cesarini, cantautrice italica classe 1987 che mi aveva folgorato con i suoi lavori precedenti. Avrà mantenuto fede alla sua promessa?
Direi di sì. Se io fossi una cantante donna, credo che scriverei delle canzoni simili a quelle di Maria Antonietta. Visto che non sono né cantante né donna, penso per il bene del mondo che mi limiterò ad ascoltare la sua musica e in particolare il suo ultimo “Deluderti”, il lavoro più completo ed efficace della sua carriera finora.




1. Motta

Dopo un esordio generazionale come “La fine dei vent'anni”, che aveva trovato posto nella Top 20 dei migliori album 2016 di Pensieri Cannibali, Motta conferma l'ottimo momento sia suo che della nuova musica indie italiana in generale tirando fuori un secondo album esistenziale, “Vivere o morire”. Bello?
No, bellissimo!





Guilty Pleasure del mese
Shawn Mendes

Con i teen idols va quasi sempre così. All'inizio le boy band e i cantanti che fanno gridare le ragazzine dall'eccitazione a me fanno gridare allo schifo. Più che per snobismo, credo sia perché le loro canzoni all'inizio fanno proprio pena. Con il passare del tempo però maturano, nel caso delle boy band in particolare quando cominciano a venire fuori le voci di un loro scioglimento, e la qualità della loro musica cresce. È successo in passato con Take That, *NSYNC e One Direction, ed è ora il caso di Shawn Mendes. Le sue prime canzoncine le ho ascoltate con scetticismo, poi la scorsa estate ho iniziato a canticchiare “There's Nothing Holdin' Me Back”. Adesso con il nuovo singolo “In My Blood”, un pop-rock leggero tra Ed Sheeran e i Coldplay, per la prima volta mi sta convincendo in pieno. Di certo più degli ultimi Thirty Seconds to Mars, per dire, ed è una cosa che mai avrei pensato di dire.




Sgnacchera del mese
Natalia Dyer

La sgnacchera del mese questo mese non è una cantante, bensì un'attrice, una delle star di Stranger Things.
No, non quella che ha Eleven anni o qualcosa del genere. Mi riferisco a quella maggiorenne, Natalia Dyer, che in versione bionda illumina letteralmente il nuovo video del cantautore inglese James Bay.
E se proprio non vi piace Natalia, consolatevi con James, che pure lui è uno sgnacchero.




Movie Soundtrack
The Big Sick

The Big Sickè una commedia-drammatica-indie che mi è garbata parecchio. A livello di colonna sonora però è un film che avrebbe potuto regalare di più, specie considerando che nella prima scena comincia con una libidine sonora come “Devil's Haircut” di Beck. Un pezzo che fa pregustare una soundtrack da sballo e invece purtroppo non sarà così. La pellicola resta comunque più che consigliata, solo che certe volte partire con una grande canzone può rivelarsi controproducente.




Serial Music
Trust

La serie TV del mese, almeno qui su Pensieri Cannibali, è Trust, quella sul caso Getty diretta da Danny Boyle, che si da il caso sia anche la serie con la colonna sonora migliore oggi in circolazione. Essendo ambientata negli anni '70, è ricca di perle musicali di quel decennio. Tralasciando l'uso stereotipato di “Tu vuò fa' l'americano” in una scena ambientata in Italia, ci sono varie chicche. Insieme agli ultra famosi David Bowie, Pink Floyd, Rolling Stones e a sorpresa pure uno dei migliori Adriano Celentano di sempre (“Prisencolinensinainciusol”), c'è anche qualche pezzo di band meno conosciute. O almeno che io non conoscevo. Come gli Hawkwind con la loro “Silver Machine”, un brano di space-rock psichedelico da trip totale che sembra anticipare di oltre 20 anni certe bombe elettroniche dei Chemical Brothers.
La soundtrack di Trust, una figata nella figata.




Spot Music
H&M

Avete presente la nuova pubblicità di H&M con Winona Ryder che balla insieme a Elizabeth Olsen?
L'esaltante canzone che fa da sfondo alle loro danze è Know How, pezzone old-school fine anni '80 del rapper Young MC. Check it out!




Video del mese
Lil Dicky feat. Chris Brown

Brano e video del tutto idioti, ma che qualche sana e scema risata la garantiscono. “Freaky Friday” è il remake in versione canzone di Quel pazzo venerdì, che a sua volta era il remake di Tutto accadde un venerdì, con il rapper e comico emergente Lil Dicky che si scambia di corpo con Chris Brown, controverso cantante e attore anche noto per essere l'ex boyfriend violento di Rihanna. A livello musicale non è certo un capolavoro, però i risultati di questo nuovo scambio corporale sono tutti da ridere.




Revival moment
Avicii

Lo scorso 20 aprile è morto il DJ e produttore elettronico svedese Avicii. Aveva 28 anni. Nel 2016 si era misteriosamente ritirato dalle scene all'apice del successo, quando era il DJ più pagato al mondo, pare per ragioni di salute. Alcune delle sue hit più famose non è che mi abbiano mai fatto impazzire, però ho adorato uno dei suoi primi successi, “Seek Bromance”, pubblicato nel 2010 sotto il nome di Tim Berg, che poi è l'abbreviazione del suo nome di battesimo Tim Bergling. È con questa sublime tamarrata pop-dance che voglio ricordarlo.




La dura legge del gol... ah no, del mercato

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“Buongiorno.
Prego, prego, entri.
Si accomodi.”


“Buongiorno. Grazie per avermi ospitato nella vostra trasmission...
ehm, volevo dire: grazie per avermi concesso questo colloquio.”




“Grazie a lei di essere qui.
Il suo curriculum ci ha colpiti davvero parecchio.”




“Ottimo, ottimo.
In effetti collaboro e scrivo per alcune testate prestigiose...”



“Testate?
Di cosa sta parlando?
Di Zinédine Zidane?”


“Non mi avete contattato per il mio lavoro su altri siti?
Immagino allora che vi abbia impressionati il mio blog che ormai posso definire storico: Pensieri Cannibali.”




“Pensieri cosa???
No, veramente a noi ha colpito la sua esperienza nel campo dei centri commerciali.”




“Ah, quella?
Veramente era solo una cosa che avevo aggiunto giusto per rimpolpare un po' il Curriculum Vitae e per mostrare che sono in grado di sapermi adattare a più situazioni e ambiti lavorativi differenti. Comunque mi è capitato di lavorare presso una società di finanziamenti all'interno di un ipermercato e facevo il promotore finanziario.”

“Mi dica, quali erano le sue mansioni?”





“In pratica la gente veniva da me per ottenere un finanziamento, in modo da potersi comprare il maxischermo in HD o il cellulare di ultima generazione che non potevano permettersi ma che desideravano. La decisione se concedere un finanziamento o meno non spettava a me. Figuriamoci, io l'avrei dato a tutti, per quel che me ne fregava. A decidere era invece l'azienda. Peccato che i clienti, se il finanziamento veniva rifiutato ad esempio perché erano cattivi creditori o non avevano un posto di lavoro fisso, se la prendevano con me, mica con la nota azienda. Un tizio è arrivato persino a minacciarmi di morte.”

“Interessante!
Un'esperienza molto formativa.
Così si tempra il carattere degli schiav... volevo dire dei lavoratori.
Come valuta quindi il suo livello di soddisfazione durante il periodo di quel lavoro?”


“Pensavo al suicidio quasi tutti i giorni, però non sempre.
Nelle giornate più positive, ad esempio, sognavo semplicemente di starmene su una spiaggia, o in qualunque altro posto, a chilometri di distanza dal centro commerciale.”



“Bene: allora segno la casella di un livello di soddisfazione medio-alto.
Mi sembra quindi ben disposto a lavorare di nuovo in un centro commerciale, giusto?”



“Ehm, non so da cosa l'ha dedotto, però non rientrerebbe proprio tra le mie massime aspirazioni professionali, almeno al momento. Soprattutto dopo che ho visto La legge del mercato, pellicola francese con protagonista Vincent Lindon che si confronta con il complesso mercato del lavoro di oggi. Lo vediamo alle prese con i colloqui, con l'agenzia interinale, con i colleghi del sindacato, con i problemi della vita di tutti i giorni, con gli svaghi (a dire il vero pochi) che si concede. Fino a che un lavoro non lo trova e proprio in un centro commerciale.”


Le legge del mercato
Titolo originale: La loi du marché 
Regia: Stéphane Brizé
Cast: Vincent Lindon, Karine De Mirbeck, Matthieu Schaller, Xavier Mathieu, Yves Ory



“E come si trova, questo Vincent Lindon?”





“Diciamo che stava meglio quando stava peggio, cioé quando era disoccupato. E anche per me è così.”




“Peccato, perché il lavoro che volevamo offrirle era proprio all'interno di un centro commerciale.”




“Avevo capito fosse qualcosa di differente.
Tipo un impiego redazionale, o comunque che avesse a che fare con la scrittura.
Non mi andrebbe di tornare in un centro commerciale.
Sarebbe come fare un passo indietro.
Come Giusy Ferreri se tornasse a fare la cassiera.”

“Giusy Ferreri???
E chi è?
Una sua ex collega?”



“No, è una cantante, anche piuttosto famosa.
Non l'ha mai sentita “Roma-Bangkok”?”




“Non ho idea di cosa stia parlando, comunque niente del genere.
Volevamo offrirle il ruolo di vice-megadirettore galattico del nostro nuovo centro di prossima apertura e non a Roma o a Bangkok, bensì a Los Angeles.”



“Davvero?!?
Posso ancora ripensarci?”




“No, mi spiace, ormai ha rifiutato e all'interno della nostra compagnia non crediamo nei ripensamenti.
Questa è la nostra legge.
Questa è la dura legge del mercato.”


“Ok, in tal caso vado subito a darmi una martellata fortissima sulle balle.
Grazie comunque per l'opportunità.
Buona giornata, e buon lavoro.”




(voto 6/10)



Il giovane Salinger

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Rebel in the Rye
Regia: Danny Strong
Cast: Nicholas Hoult, Kevin Spacey, Zooey Deutch, Sarah Paulson, Victor Garber, Hope Davis, Bryan d'Arcy James, Lucy Boynton, Adam Busch


Ora sta a Hollywood, D. B., a sputtanarsi. Se c'è una cosa che odio sono i film. Non me li nominate nemmeno.

Subito nella prima parte del suo primo e unico romanzo, Il giovane Holden, J. D. Salinger mette le cose in chiaro. Il suo punto di vista sul cinema e su Hollywood in particolare non è dei più lusinghieri. Ora che è morto, a dire il vero è morto nel 2010, e non può più opporsi, hanno girato un film sulla sua vita. Non su Holden Caulfield.


È da quando il libro è stato pubblicato che vogliono fare una trasposizione per il grande schermo de Il giovane Holden, ma l'autore si è sempre opposto. Dopo il suo decesso si è tornato a parlarne e probabilmente qualcuno prima o poi la realizzerà. Per il momento comunque quei vecchi volponi del mondo del cinema sono riusciti a girare se non altro un film su Jerome David Salinger. Sì, l'uomo che odiava Hollywood. Sì, quello che ha scritto uno dei romanzi più importanti del XX secolo, Il grande romanzo americano che tutti si sognano di pubblicare, autori affermati così come aspiranti scrittori che tengono i loro potenziali capolavori nascosti nel comodino. Sì, quello che con il suo esordio letterario ha strabiliato prima gli Stati Uniti nel 1951 e poi il resto del mondo, seppure in ritardo, basti pensare che la prima edizione italiana è arrivata soltanto dieci anni dopo, nel 1961. Sì, quello che dopo quel pazzesco debutto ha lasciato tutti i lettori con il fiato sospeso in attesa di un'opera numero 2, pubblicando appena una manciata di racconti e mai più alcun altro romanzo. Perché?


È una domanda che mi sono sempre posto. Una domanda a cui non mi sono mai impegnato di dare una risposta, preferendo vivere nel mistero. Una domanda a cui alcuni film, sì proprio quelli tanto odiati dal Salinger, hanno provato a immaginare di dare una risposta, attraverso alcuni alter-ego dello scrittore, come il William Forrester (Sean Connery) di Scoprendo Forrester, o il Grady Tripp (Michael Douglas) di Wonder Boys.


Trovo che il modo di affrontare un successo, un enorme successo mondiale, sia uno dei temi più affascinanti in assoluto. È una cosa che molti sognano, il grande successo, ma è una cosa da cui è arduo non essere travolti. È difficile sopravvivere, basti pensare a Kurt Cobain e al periodo post-Nevermind, o a Amy Winehouse e al post-Back to Black. Per fortuna c'è anche chi riesce a farcela, sebbene con risultati differenti, che possono andare dal Macaulay Culkin che fondamentalmente non è mai uscito dal periodo post-Mamma ho perso l'aereo, fino al Leonardo DiCaprio post-Titanic, che in un primo tempo i suoi haters hanno cercato a tutti i costi di affondare, si pensi al massacro ricevuto al di la dei propri reali demeriti dal sottovalutato The Beach, ma che, grazie alla legittimazione cinematografica di un autore come Martin Scorsese e a una serie di interpretazioni una più convincente dell'altra, è riuscito a scrollarsi di dosso la nomea di teen idol anni '90 e costruirsi una delle carriera più invidiabili di Hollywood.


Chi non l'avrebbe invidiato comunque era Salinger. E pensare che da ragazzo, come confessa in una scena del film, sognava di fare proprio l'attore. Prima di decidere che lui Hollywood l'odiava. Che c'entri qualcosa il fatto che il suo primo grande amore, Oona O'Neill, l'abbia mollato per sposare un certo Charlie Chaplin?
Sì, Oona O'Neill è stata sia con J. D. Salinger che con Charlot, due dei più grandi geni del Novecento. Minimo ce l'aveva d'oro. O fatata come Sookie Stackhouse.

"Evvai, sono la nuova Sookie Stackhouse!"

"Hey, un momento... forse non è un complimento."


Chissà cosa direbbe Salinger di un film su di lui. Un film sulla sua vita. Un biopic tradizionale, ma decisamente ben fatto. Con un ottimo protagonista, Nicholas Hoult. Con degli ottimi comprimari, tipo Zooey Deutch, Sarah Paulson, Lucy Boynton e Kevin Spacey. Sì, quel Kevin Spacey. Quello che probabilmente non vedremo mai più sul grande o sul piccolo schermo.

"Pensa se non ti fanno più recitare, Kevin..."
"Ahahah, ma perché stiamo ridendo?"

Quello che hanno cancellato da Tutti i soldi del mondo, e mi sa quindi che Salinger non aveva poi tutti i torti del mondo a odiare Hollywood. Quello che per fortuna non hanno cancellato da questo film, dove ricopre un ruolo centrale nella vita e nella carriera del protagonista. Spacey ha infatti la parte del professore di letteratura che ha incoraggiato il giovane Salinger. Quello che gli ha dato l'idea di trasformare un racconto breve su Holden Caulfield in un romanzo vero e proprio. Quello che ha contribuito in maniera determinante alla realizzazione di uno dei libri che più hanno avuto un'influenza sulla società occidentale degli ultimi decenni. Nel male, si pensi a Mark David Chapman, lo psicopatico che ha fatto fuori John Lennon e che era del tutto ossessionato dal giovane Holden, di cui si credeva una reincarnazione. E soprattutto nel bene. È difficile immaginare la letteratura di oggi, senza il romanzo d'esordio di Salinger. Senza è difficile immaginare anche il cinema di oggi, soprattutto il cinema indie di oggi. Ironico che l'autore che tanto detestava i film, giudicandoli “phony”, ipocriti, falsi e inautentici, ne abbia ispirati parecchi. E alla fine pure la sua vita ne ha ispirato uno. Un buon film. Rebel in the Rye riesce a raccontare la vita di J. D. in maniera efficace, dando spazio alle relazioni sentimentali, ai rapporti differenti con i genitori, alla parentesi della guerra (forse la parte più debole della pellicola) e soprattutto riuscendo a dare un'ampio spazio al processo creativo, al suo amore per la scrittura. E che alla fine una spiegazione al fatto che lo scrittore non abbia mai pubblicato un tanto atteso e sognato secondo romanzo la dà anche.

"Niente male questo racconto... per forza, l'ho scritto io."

Il lavoro scritto e diretto in modo non folgorante ma comunque diligente da Danny Strong (noto come attore al pubblico seriale per le parti Jonathan Levinson in Buffy l'ammazzavampiri e di Doyle McMasters in Una mamma per amica) probabilmente sarebbe stato odiato da Salinger. Lui i film li odiava. Non glieli dovevate nominare nemmeno. Questo però forse l'avrebbe odiato un po' meno degli altri.
(voto 7/10)




Indovina quale film guardare stasera?

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Dopo le uscite forti della scorsa settimana, tra supereroi e supercattivi, i cinema italiani sono già pronti ad andare in vacanza?
No no, perché anche in questa qualche roba interessante sembra esserci. Andiamo a scoprire che roba, con i commenti miei, del mio rivale Mr. James Ford e di un nuovo interessante ospite, che questa volta è...
Caden Cotard, l'autore de Il buio in sala, un blog cinematografico molto ben scritto e parecchio competente. La domanda quindi è: cosa ci fa in una rubrica insieme a noi due, che siamo quelli che i francesi chiaman les incompétents?


GAME NIGHT - INDOVINA CHI MUORE STASERA?
"Ford, vieni a giocare con me, Cannibal e Caden Cotard a commentare le uscite cinematografiche settimanali?"

"Devi già partecipare a un incontro di wrestling???"

Caden: Lo spettatore, verrebbe voglia di rispondere al titolo.
In realtà vedendo il trailer sembra di trovarsi davanti ad una cosa carina, un mix di generi probabilmente riuscito, talmente riuscito che ha portato le possibilità che io lo veda dallo 0% allo 0,734%
Cannibal Kid: C'è Jason Bateman, attore che non mi sta particolarmente simpatico, quindi anche per me le possibilità di concedergli una visione sono le stesse del “matematico” Caden Cotard, ovvero dello 0,734%.
Hey, un momento. C'è anche Rachel McAdams?
Allora le possibilità salgono improvvisamente al 100%!
Quanto a chi vorrei morisse stasera, un'idea ce l'avrei...
Ford: credo ci siano le probabilità dello 0,734% che possa piacermi questo film. Dello 0%, invece, che possa piacermi Cannibal.

A BEAUTIFUL DAY - YOU WERE NEVER REALLY HERE
"Non sparate alla Fordina! Solo perché suo padre non capisce niente di cinema, non deve per forza pagarla lei."

Caden: Dopo 6 lunghissimi anni torna finalmente alla regia la Ramsey, regista, tra l'altro, di quel grandissimo film che fu "E ora parliamo di Kevin".
Come se non bastasse prende come attore principale Dio Phoenix.
E niente, bastano sti due elementi (più un paio di immagini) a darmi la quasi certezza di fiondarmi in sala.
Cannibal Kid: Film già visto e presto arriverà il mio post in proposito. Sarà una beautiful recensione come quelle di Caden, o una schifezza come quelle di Ford? uahahah
Ford: questo film pare uno di quei titoli in grado di promettere tutto, e non portare a casa nulla. Le premesse perchè si possa far bene ci sono, ma l'eventuale cannibalata incombe. In quel caso, cercherò di non essere lì.

CI VUOLE UN FISICO
"M'hai invitata a uscire e poi passi tutto il tempo a leggere Pensieri Cannibali sul tablet?"
"Non è che tu non mi interessi. E' Pensieri Cannibali che è troppo interessante!"

Caden: Il trailer mostra un film abbastanza innocuo ma anche abbastanza piccolo e dolce per farsi voler bene. Sapete quanto stia lontano dalle commedie, non parliamo di quelle italiane. Ma qui c'è la sensazione, almeno, di aver voluto raccontare una piccola storia senza tante ambizioni. E i due volti mi pare funzionino.
Cannibal Kid: Caden si dichiara lontano dalle commedie italiane, qualche tempo fa pure io avrei detto lo stesso, e Ford ancora di più. Negli ultimi tempi però il vento sta girando e tutti e tre sembriamo meglio disposti nei confronti del genere. Soprattutto quel finto musone di Ford. Qui non c'è la sua nuova eroina Ambra, però a sorpresa si potrebbe trattare di una piccola gradevole visione per tutti e tre.
Ford: tra Caden e Cannibal mi pare si sia esaurita la dose massima di melassa per questa rubrica, quindi direi che continuerò a rimanere nella mia posizione di pseudo duro ed ignorerò questa proposta.

MANUEL
"Sono scappato da Lodi sperando di trovare di meglio, ma mi sa che Casale Monferrato non è stata una scelta saggia..."

Caden: Sembra quasi (ma davvero, ho letto solo una riga) una specie di Mommy italiano. In ogni caso un film impegnato, difficile, probabilmente molto sentito da chi l'ha girato.
Sono sempre affascinato dai film con queste tematiche, i giovani e le loro difficoltà. Non ho visto il trailer proprio perchè non escludo a priori la visione.
Cannibal Kid: Il Mommy italiano?
Caden, avevi la mia curiosità, ora hai la mia attenzione. E speriamo non si riveli una di quelle sparate assurde e senza fondamento di cui siamo capaci giusto io e Ford.
Ford: dopo la melassa, le sparate. Questa settimana Caden e Cannibal, i nuovi M&M'S, vogliono davvero farmi riconsiderare la presenza in questa rubrica!

ARRIVANO I PROF
"Anche questa puntata della rubrica Ford la pubblicherà con un giorno di ritardo?
Evvai! Più visite e commenti per Pensieri Cannibali!"

Caden: Ho visto due cose di Silvestrini, e mi sono entrambe piaciute un sacco (Stuck e Monolith).
Stavolta però non ce la faccio...
Soggetto respingente, Bisio vestito in quella maniera, la stangona di colore che dovrebbe esse una prof.
Ci andrei solo per Nichetti.
Anzi, manco per lui.
Cannibal Kid: Monolith l'ho trovato guardabile più che altro per l'affascinante protagonista Katrina Bowden, ma a livello di regia e sceneggiatura mi è sembrato giusto la copia scialba di una produzione a stelle e strisce già di livello medio-bassa. Questo Arrivano i prof se non altro mi sa di tipica minchiatona italiana al 100%, che non cerca di scimmiottare gli ammeregani come fa il (finto) cowboy from Lodi alias Mr. James Ford. Del cast non reggo Bisio e non ho mai filato il redivivo Nichetti, che manco sapevo fosse ancora vivo, in compenso mi sta simpatico Lino Guanciale. Tutto sommato, considerata l'ambientazione liceale, potrei persino osare una visione.
Ford: filmetto italiano inutile tipico della nostrana tradizione, firmato dal Silvestrini di Monolith, che ho visto e recensirò a breve. Sinceramente, ne faccio a meno.

DOPO LA GUERRA
"Mi insegni a guidare?"

"Certo. La prima regola che devi conoscere è: mai guidare come Mr. Ford. Mai."

Caden: Ah, politica, guerre armate, ex terroristi, riforme del lavoro, cronaca sociale.
Un bel mix di cose che rendono Dopo la guerra una specie di kryptonite per il buon Giuseppe.
Di sicuro, però, è un bel film, visto che l'ha preso il Postmodernissimo de Perugia (che è come dire un tempo "l'ha detto la tv" per confermare che una cosa fosse vera).
Cannibal Kid: Le commedie all'italiana questa settimana ci possono stare. La pellicola pseudo impegnata italiana anche no.
Ford: i film italiani, per questa settimana, farò finta non siano usciti.

L'ISOLA DEI CANI
"Certo che il cast di questo film è pieno di cani."
"Proprio come tutti i film che di solito piacciono a Ford, bau bau!"

Caden: Ho sempre sperato di amare Wes Anderson ma niente, ancora mai scoccata del tutto la scintilla.
Magari succederà con questa stop motion.
Le sensazioni sono buonissime, il soggetto intrigante, i cani fantastici.
Lo vedrò al 100%.
Cannibal Kid: Wes Anderson l'ho amato per davvero soltanto per Moonrise Kingdom, ma apprezzato comunque decisamente anche per quasi tutti i suoi altri lavori. Eccetto quella palla di Steve Zissou, più noioso di un entusiasmante action a caso sponsorizzato da White Russian. Questo si preannuncia come un gioiellino carino, ma scatterà l'amore?
Considerando che io e i cani abbiamo un rapporto come io e Ford, la vedo difficile...
Ford: Wes Anderson mi è sempre piaciuto, nonostante non lo ritenga una sorta di guru come tanti radical chic. Questo L'isola dei cani potrebbe rivelarsi un piccolo cult, e in un periodo smorto come questo, ce ne sarebbe davvero bisogno. D'altro canto, sono anni che si sarebbe bisogno del ritiro del Cannibale, eppure è ancora qui.

COSA DIRA' LA GENTE
"Scrivo una lettera di protesta a Cannibal e Ford perché non hanno ancora invitato nella loro rubrica il più grande esperto di cinema al mondo: Vincenzo Mollica."

Caden: Argomento straordinariamente attuale, anche in Italia. Penso al caso della povera ragazza bresciana di pochi giorni fa del quale, vedendo il trailer, sono incredibili le somiglianze. Ragazze che vorrebbero vivere normalmente nel paese che l'ha viste nascere e crescere ma devono fare il conto con il mondo dal quale viene la loro famiglia, un mondo di tradizione e cultura completamente diverso dal nostro.
Non mi era ancora mai capitato di vedere al cinema questo argomento, almeno con queste dinamiche. Insieme al film della Ramsey questo è per me il più interessante di tutti.
Bellissima lei.
Cannibal Kid: Argomenti d'attualità e cinema non sempre vanno d'accordo. Anzi, spesso si rischia di cadere nella trappola del film necessariamente con un messaggio morale. E l'unico messaggio che interessa a me è: “distruggere Mr. Ford!”.
Ford: la linea di demarcazione tra sensazionalismo e voglia di raccontare una storia è sempre molto labile. Sinceramente, non ho voglia di scoprire da che parte sta questo film.

EVA
"Punto tutto sulla vittoria di Cannibal contro Ford."

"Ma guarda che si scontreranno su un ring di wrestling."

"In tal caso punto tutto sull'arbitro: Caden Cotard."

Caden: Avevo già preso una grossa fregatura con Elle, film amatissimo da tutti e che io trovai davvero sconclusionato, malgrado la grandissima Huppert.
E ancora una volta, a leggere due righe di trama, pare che la grande attrice francese interpreti un ruolo sessualmente travagliato.
Sento puzza di seconda fregatura, parecchia puzza di seconda fregatura.
Cannibal Kid: T'è piaciuto Monolith e non Elle?
Caden, stai per caso cercando di rubare a Ford il posto di blogger cinematografico più incompetente della rete? Guarda che c'ho già provato io, ma ancora non ci sono riuscito.
Quanto al film, spero che si riveli una gran bella francesata radical-chic di quelle che piacciono a me, pu**ana Eva!
Ford: a me non è piaciuto Elle, e neppure Monolith. Direi, dunque, che posso saltare questo.


150 sfumature di marrone

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Cinquanta sfumature di rosso
Titolo originale: Fifty Shades Freed
Regia: James Foley
Cast: Dakota Johnson, Jamie Dornan, Eric Johnson, Rita Ora, Eloiuse Mumford, Luke Grimes, Brant Daugherty, Arielle Kebbel, Marcia Gay Harden


“Cari studenti della scuola di Pensieri Cannibali, oggi parliamo di Cinquanta sfumature di rosso.”




“Quindi questa sarà una lezione di educazione sessuale?”




“No.
Anche perché non credo ci sia molto da imparare da questa pellicola, se non come rimanere incinta facendo sesso più o meno bondage.
Sarà invece una lezione di matematica.”


“NOOO, ma che noia!”





“Tranquilli, bimbi.
Il quesito che vi pongo non è poi troppo noioso.
Allora, quanto fa:



+
+
50 sfumature di rosso?”



“Facile: 150 sfumature!”




“Sì, certo,  grazie ar cazzo. Ma di cosa?
Provate a pensare al colore che esce dalla combinazione di grigio, nero e rosso.”



“Ci sarebbe da chiedere alla maestra di disegno.”




“Sì, va beh.
Quella al massimo sa disegnare dei piselli.
Come Anastasia Steele.
O come il tipo della serie American Vandal.”

"Uff, ma io non ne ho proprio idea."





“Vi arrendete?
Ve lo dico io: fa 150 sfumature di...
marrone."


“Ma è sicuro che venga fuori il colore della merda?”




“Ho visto tutti e tre i film e vi assicuro che è proprio quello!”




“Ma signora maestro, lei non aveva sempre difeso questa saga, dicendo che era a suo modo divertente?”




“Sì, certo, era quello che pensavo dopo aver visto i primi due episodi.
Dopo il terzo, che in pratica non è né meglio né peggio dei precedenti, comincio però a credere anche che si tratti di una delle più grandi puttanate che la pop culture ci abbia regalato negli ultimi anni.
C'è da riconoscere che pure questo terzo film fa spanzare dalle risate, in maniera più o meno volontaria.
In tal senso ci sono un sacco di scene epiche.”





“E allora che c'è che non va, questa volta?”




“C'è che mi sono reso conto che questa pellicola non ha proprio un'idea nemmeno vaga di sceneggiatura. Il primo se non altro scopiazzava Twilight, che già di suo era una cagata pazzesca, sostituendo il vampiro vegano con un playboy ricco da far schifo e con la fissa per il sadomaso. Mossa di per sé geniale. L'autrice dei romanzi E.L. James, non sapendo cosa scrivere di originale, ha deciso di prendere uno dei libri più inutili ma di successo della storia recente, togliere la tematica vampiresca che fa troppo teen-fantasy e aggiungere al suo posto del sesso S&M. La ricetta perfetta per un bestseller pseudo-erotico da consegnare alle casalinghe disperate di tutto il mondo ormai stufe dei soliti Harmony, oltre che dei loro mariti, è bell'e che servita. E.L. magari non è una grande scrittrice, ma è un fottuto fenomeno del marketing.
Il secondo episodio provava a replicare la stessa formula, continuando nel tira e molla tra i due infoiati protagonisti, e ancora riusciva a sfangarla. La terza puntata fa invece emergere in pieno tutta la finta trasgressione della saga. Christian Grey e Anastasia Steele, quelli che lo facevano strano se no non erano contenti, si trasformano nella più tradizionale delle coppie tradizionali e si sposano. Non è uno spoiler. Non voglio mica rovinarvi la visione di un capolavoro del genere. Di solito un matrimonio è piazzato alla fine di una romcom, ma questa non è una romcom, forse non può manco essere considerata una pellicola. Questa è una sexcom e quindi il matrimonio hanno deciso di piazzarlo all'inizio. Dopodiché lui si conferma essere il classico maschio alfa possessivo, che impedisce alla moglie di dare spettacolo in spiaggia in Costa Azzurra mostrando quelle due tettine che si ritrova, e la fa persino scortare da una guardia del corpo personale che ne controlla ogni singolo movimento, manco ci fosse un maniaco che la stalkera...


Ok, il maniaco che la stalkera in effetti c'è, e questa è l'unica idea di trama presente nel film, per il resto più esile di quella di un porno, e con scene di sesso peggiori e molto più castigate di quelle di un porno. In pratica, Cinquanta sfumature di rosso è un soft-porno scadente e dal dubbio messaggio morale. Essendo una saga tratta da romanzi scritti da una donna ci si aspetterebbe un tocco maggiormente femminista. Invece Christian Grey è il simbolo del patriarcato, cui Anastasia Steele giusto timidamente prova qua e là a opporsi. Quando però c'è da infilarsi delle palline nella vagina non fa così tanto la timida.”

“Signora maestro, finalmente ha realizzato ciò di cui il resto del mondo si era reso conto già da anni, cioè che questa è davvero una saga di merda?”




“Mi sa di sì, però qualcosa da salvare anche questa volta sono riuscito a trovarla. Ad esempio la colonna sonora pop si fa ascoltare con piacere. E poi, sempre per rimanere in tema musicale, c'è Rita Ora che oltre a svettare nella soundtrack ha una presenza non solo scenica ma anche recitativa maggiore rispetto ai due precedenti capitoli. Io ora voglio, anzi pretendo lo spin-off su di lei: Cinquanta sfumature di Rita. Se si toglie il costume (rigorosamente Tezenis) lei, viene giù la Costa Azzurra. E non solo quella.”




“E poi?”





“Poi basta. In effetti nemmeno con tutto l'impegno del mondo c'è altro da salvare. Ah sì, la scena finale. ATTENZIONE SPOILER: il ribaltamento dei ruoli, con Anastasia che diventa la dominatrice e Christian il sottomesso, è la chiusura perfetta di una saga per il resto scritta a caso e col buco del culo. Peccato che poi siano riusciti a rovinare tutto comunque, inserendo prima dei titoli di coda un'ultimissima sequenza in cui Anastasia e Christian giocano a fare la famiglia del Mulino Bianco insieme al figlio e con lei che è di nuovo in dolce attesa. Non oso nemmeno immaginare che razza di pervertiti possano venire su i figli di due tizi così. Aspetto che E.L. James scriva uno spin-off su di loro. Dopo quello sacrosanto su Rita Ora, naturalmente. FINE SPOILER”

“Signora maestro, ma perché adesso sta piangendo?”




“Sono triste perché, ora che la saga è finita, quei due maniaci sessuali un pochino mi mancheranno.
E comunque io non piango.
Io eiaculo dagli occhi. Forte.”



(voto 4+/10)


Se questo è A Beautiful Day, figuriamoci gli altri giorni...

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A Beautiful Day - You Were Never Really Here
Regia: Lynne Ramsay
Cast: Joaquin Phoenix, Ekaterina Samsonov, Judith Roberts, Alessandro Nivola, Alex Manette


Quando è stata l'ultima volta che siete andati a letto e, nel momento prima di chiudere gli occhi, avete pensato: “Oh, questa sì che è stata davvero una bella giornata”?
Non ve lo ricordate?
Siamo così impegnati a compiangerci, al celebrare sempre l'eterno #mainagioia, io per primo, che non riusciamo a goderci una fottuta bella giornata. Una giornata semplice, in cui raggiungere l'euforia per le piccole cose che non hai, ancora, perché a volte puoi spingerti oltre ogni confine, arricchire e svuotare un'esistenza intera, e sentirsi felice anche solo ad immaginare, quelle piccole cose che non hai ancora.

Sto davvero citando Alessandra Amoroso in un pezzo realizzato con J-Ax e Fedez?


Sì, sta proprio succedendo. Questa allora mi sa tanto che per me non è una bella giornata. A Beautiful Day. Come il titolo che hanno dato in Italia al nuovo film della regista di ...e ora parliamo di Kevin, Lynne Ramsay (credo non parente di Gordon Ramsay né di Ramsay Bolton), che ha per protagonista Joaquin Phoenix, l'attore di Quando l'amore brucia l'anima, Il gladiatore, Lei, The Master, Vizio di forma e... sul serio devo stare a spiegarvi chi è Joaquin Phoenix?


Come si è arrivati a chiamare A Beautiful Day un film che in originale si intitola You Were Never Really Here?
E perché distribuire in Italia una pellicola con un altro titolo in inglese e non in italiano?
A vedere il film, più passano i minuti, e meno si capisce il perché di una simile decisione. Cos'è, una presa per il culo nei confronti del povero sfigato protagonista?

La pellicola mette in scena quella che non sembra certo essere una bella giornata per Joaquin Phoenix, un veterano di guerra di mezza età con seri istinti suicidi che si prende cura della madre anziana e malata e che di professione fa il killer a pagamento. O comunque il brutto ceffo che si occupa di questioni oltre i limiti della legalità. Un uomo che è traumatizzato dal suo passato, sia nell'esercito che a livello famigliare e personale. Uno tormentato da vari demoni interiori, che si trova per lavoro a dover affrontare dei demoni veri e propri. L'ultimo lavoro che gli viene affidato ad esempio è quello di andare a salvare una ragazzina da un gruppo di trafficanti sessuali. Una situazione delicata, in cui per altro ovviamente non tutto filerà liscio e quindi le cose si complicheranno ulteriormente.

"Sto vivendo proprio una bella giornata, non si vede?"
"E le cose vanno di bene in meglio!"

Per il protagonista non sarà una bella giornata, ma almeno per noi spettatori questa è una bella pellicola?
La regia raffinata c'è. Un grande attore come Joaquin Phoenix alle prese con un'ottima interpretazione anche. Come bonus c'è pure una valida, seppure non memorabile, colonna sonora composta da Jonny “nominato agli Oscar” Greenwood dei Radiohead.

"La colonna sonora l'ha composta Jonny Greenwood, ma per il look mi sono ispirato a Thom Yorke, lo confesso."


Qua e là emergono persino echi di alcuni cult assoluti come Ghost Dog, Drive e Taxi Driver. Eppure...

“Il Taxi Driver del 21° secolo” #credici


A Beautiful Day, o se preferite You Were Never Really Here, ha un difetto non da poco, che prende il sopravvento su quanto di buono c'è: è noiosissimo. Proprio tanto. Colpa di una totale mancanza di ritmo, di una "lentezzitudine" assoluta, e anche di un vero coinvolgimento emotivo nei confronti del protagonista. E colpa soprattutto di una sceneggiatura in pratica quasi inesistente, roba che per scriverla se c'hanno messo più di 10 minuti, come diavolo l'hanno passato il resto del tempo?


Ci sono film che sono capaci di svoltare una pessima giornata e rendertela all'improvviso splendida. A Beautiful Day non è uno di quelli, per quanto non sia brutto. È solo tremendamente soporifero, oltre che maledettamente deprimente. Ed è semmai uno di quei film che trasformano una giornata che fino a quel momento poteva anche essere piacevole, in una giornata triste. Per chi come me sperava di trovarsi di fronte a un nuovo cult personale e invece si è trovato di fronte a una visione cui non so nemmeno come sono riuscito ad arrivare fino alla fine con gli occhi aperti, è una delusione mica da poco. Quindi anche oggi #mainagioia. E nemmeno stasera potrò andare a letto pensando: “Oh, questa sì che è stata davvero una bella giornata”.
(voto 5/10)

ATTENZIONE SPOILER
P.S. Se vi state chiedendo se il titolo A Beautiful Day un senso ce l'ha, alla fine sì, ce l'ha. Alla fine fine del film. In pratica, più che un titolo, è uno spoiler gigante.
FINE SPOILER, E PER FORZA È FINITO PURE IL POST


Fino all'ultimo Godard

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Il mio Godard
Titolo originale: Le redoutable
Regia: Michel Hazanavicius
Cast: Louis Garrel, Stacy Martin, Bérénice Bejo, Micha Lescot, Félix Kysyl, Grégory Gadebois, Guido Caprino, Emmanuele Aita, Matteo Martari


Certo che doveva essere proprio difficile avere a che fare con Jean-Luc Godard. Detto in altre parole: era davvero uno stronzo, Jean-Luc Godard. Era?
È uno stronzo, perché Godard è ancora vivo, ha 87 anni e continua ancora a fare film. Il suo nuovo Le livre d'image ad esempio è in Concorso al Festival di Cannes di quest'anno.


Fa impressione pensare che dai fatti narrati nel film Il mio Godard, ambientato nel periodo a cavallo tra il 1967 e il 1970, sono passati una cinquantina d'anni e lui è ancora qui a girare pellicole che rappresentano una sfida per lo spettatore. Perché oltre che uno stronzo, ciò che emerge dal ritratto che ne fa la pellicola è un uomo dalle mille facce e dalle mille sfaccettature. Un uomo che è il primo critico di se stesso, del se stesso del passato. Un uomo che cerca sempre di reinventarsi. Non contento di aver inventato, insieme a François Truffaut e pochi altri, un movimento cinematografico come la Nouvelle Vague, un nuovo modo di intendere il cinema e la narrazione, una vera rivoluzione per la settima arte, lui la rivoluzione la cerca in continuazione. È il suo modo di intendere la vita. Guardare sempre al futuro. Cercare di andare ogni volta oltre, un passo più avanti degli altri. Un passo differente rispetto agli altri.


Una filosofia esistenziale che lui stesso ha sempre seguito, sia nella sua vita che nella sua arte. Fin dal primo film, Fino all'ultimo respiro del 1960, forse il film d'esordio più folgorante nella storia del Cinema. Una vera rivoluzione. Per quanto mi riguarda la più importante, quella che più ha segnato il cinema che mi piace. Certo, ci sono stati altri grandi innovatori del mezzo cinematografico. Ad esempio Georges Méliès, l'illusionista che ha inventato dal nulla il cinema fantastico e fantascientifico, così come gli effetti speciali.


Oppure Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, che ha trasformato per sempre il concetto di montaggio, rendendolo un'arma espressiva e soprattutto emotiva fondamentale.


Il cinema che più amo è però quello che nasce e si sviluppa con Fino all'ultimo respiro, quello che può essere considerato il primo indie movie moderno, decenni prima che il termine indie assumesse un significato (se mai ne ha avuto uno), il primo “boy meets girl movie” per come lo concepiamo ora. Fino all'ultimo respiro di altro non parla che dell'incontro tra un ragazzo (Jean-Paul Belmondo) e una ragazza (Jean Seberg) e lo fa in una maniera talmente fresca, originale e innovativa che, nonostante sia uscito 58 anni fa, resta tutt'oggi un film assolutamente nuovo. Un film giovane. Il concetto di gioventù, non tanto fisica quanto mentale, è importante in maniera particolare per Godard, che nella pellicola afferma: “Mozart è morto a 35 anni. E ha fatto bene. Tutti gli artisti dovrebbero morire a 35 anni, prima di rincoglionirsi”.
Sempre nel film, a proposito di uno studente che lo ha contestato pesantemente, dice inoltre: “Lui è giovane e parla con il cuore e perciò ha ragione. Anche se si sbaglia, non ha importanza. Non mi piacciono i vecchi, quindi succede che, quando il vecchio sono io, nemmeno io mi piaccio”. Solo che lui vecchio non lo è mai stato, così come il suo cinema. Nemmeno ora che di anni ne ha 87 e chissà cosa pensa oggi di se stesso.

"Godard fai schifo! Hey, un momento... ma sono io!"

Fino all'ultimo respiro è un film fondamentale per la storia del cinema, per me e per molte altre persone, eppure Jean-Luc Godard nella pellicola lo ripudia, così come i suoi altri lavori. Lui nel 1967 è già oltre il fenomeno della Nouvelle Vague. Lui guarda al presente e al futuro, imprimendo una svolta politicizzata alla sua arte, in linea con i movimenti studenteschi che di lì a breve avrebbero portato al '68, cui lui stesso ha partecipato in prima fila. Perché lui la rivoluzione la voleva fare non solo sul grande schermo, ma anche nel mondo, a partire da dentro di sé. Ogni giorno è come se lui volesse uccidere se stesso, sia metaforicamente che letteralmente, per rinascere nuovo. A un certo punto si inventa con un amico il Gruppo Dziga Vertov, un collettivo di cineasti che realizza pellicole d'avanguardia estrema che in qualche modo ha anticipato il Dogma 95 creato dai danesi Thomas Vinterberg e Lars von Trier.


Lars von Trier. Ecco, se Godard ha un erede, è proprio lui. A livello cinematografico, visto che entrambi hanno la continua voglia di spiazzare e persino innervosire lo spettatore, piuttosto che compiacerlo e dargli ciò che si aspetta. Così come anche a livello personale. Entrambi sono volutamente irritanti e se ne possono uscire con delle frasi magari non condivisibili, ma mai banali. Vi ricordate dell'affermazione di von Trier su Hitler al Festival di Cannes 2011? Aveva dichiarato: “Cosa posso dire? Capisco Hitler. Ha fatto molte cose sbagliate, assolutamente, ma posso immaginarmelo seduto nel suo bunker, alla fine... mi immedesimo, sì, un po'”.
Godard, che pure è o almeno era convinto comunista e persino maoista, quindi con idee politiche del tutto opposte rispetto a von Trier, nel film a un certo punto se ne esce con una sparata provocatoria simile: “Gli ebrei sono diventati i nazisti di oggi”, che scatena un putiferio nell'università in cui la pronuncia.


Godard è uno stronzo, un provocatore, un rivoluzionario, ma nel film Il mio Godard, dov'è interpretato da un ottimo mimetico Louis Garrel (uno dei 3 Dreamers di Bertolucci), è anche altro. È un uomo di cui ci si può persino innamorare. La pellicola si concentra sul periodo tra il 1967 e il 1970 perché è basata sulla biografia Un an après scritta da Anne Wiazemsky, attrice di 17 anni più giovane di lui purtroppo scomparsa lo scorso ottobre, la protagonista del suo film La cinese che è stata sposata con il regista francese in quegli anni, benché il loro divorzio sia stato ufficializzato poi solamente nel 1979.


Nei suoi panni troviamo Stacy Martin, la protagonista di Nymphomaniac di Lars von Trier (sarà un caso?) che pure qui appare spesso e volentieri senza abiti addosso, così come anche ne Il racconto dei racconti - Tale of Tales. È il suo marchio di fabbrica.


"Stacy, perché ti stai coprendo le tette con un cuscino? Per caso ti senti poco bene?"

È attraverso lo sguardo di Anne Wiazemsky/Stacy Martin che scopriamo un Godard contraddittorio quanto affascinante. Un uomo molto ironico e divertente, quando non si prende troppo sul serio. Un uomo che non si accontenta mai. Un'anima in pena che può irritare fin che si vuole, ma in cui io mi sono ritrovato parecchio. Sarà che pure io, se mi impegno, posso risultare altrettanto fastidioso?


Il mio Godard riesce a rendere le varie sfumature di Godard, cinquanta e forse più, e allo stesso tempo è un gran bel tributo, a tratti pure un'amichevole presa in giro, di un'intera epoca e di uno stile cinematografico. Con questo lavoro il regista Michel Hazanavicius riesce a omaggiare la Nouvelle Vague degli anni '60 come era riuscito a fare con il cinema muto degli anni '20 nello splendido The Artist. Non ho bene capito perché quello sia stato (giustamente) tanto osannato, quanto questo sia stato (ingiustamente) tanto snobbato o persino criticato, ma tant'è. Mica ci si può fidare troppo dei critici cinematografici. Lo stesso Godard ha iniziato come critico sulle pagine dei Cahiers du cinéma e infatti di lui mica ci si può fidare troppo.


Così come sarò sempre grato a Fino all'ultimo respiro, seppure in misura minore sarò sempre grato anche a questo piccolo grande gioiellino che risponde al nome de Il mio Godard. Questo è infatti il primo film da parecchio tempo a questa parte che mi ha fatto venire davvero voglia di scrivere. Anche Cinquanta sfumature di rosso mi aveva fatto venire voglia di scrivere, certo. Questo film però mi ha fatto venire voglia di scrivere non cazzate, o comunque non solo cazzate. Scrivere di cinema. Questo film mi ha inoltre ricordato perché amo così tanto i film francesi e i francesi in generale. Perché?
Perché il resto del mondo generalmente li odia, li trova spocchiosi, e io preferisco pensarla come Godard: “Mi va di camminare all'indietro, e cammino all'indietro. Ecco, questo mi piace fare: quello che gli altri non fanno. È quello che non si fa che mi interessa, quello che è vietato, che non bisogna fare, e mi interessa proprio perché gli altri non lo fanno”.
(voto 8/10)


Loro 2 più una guest-star

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Io e il mio miglior nemico Mr. James Ford vi presentiamo una nuova puntata della rubrica dedicata alle uscite nei cinema italiani della settimana.
Meno male che Silvio c'è. Per una volta è proprio il caso di dirlo visto che, a parte Loro 2, la seconda parte del film di Paolo Sorrentino sul leader di Forza Italia, non è che siano esattamente le uscite più entusiasmanti del mondo e dell'anno. Per commentarle questa volta, insieme a noi due, come ospite c'è Franco Battaglia, anche noto come Lampur del sempre interessante e originale Posto di bloggo, a cui faccio che cedere subito la parola.

Intro di Franco: E così, in una mattina di uggiosa pigrizia in riva al Trasimeno, vengo contattato dai maghi del dileggio, gli acrobati dello sberleffo, i Signori del sarcasmo e della tritatura cinematografica ad ampio spettro: nientepopodimeno che Cannibal Kid e Mr.Ford, per una estemporanea collaborazione.. avvampo e fibrillo che mia moglie mi fa:

“Ao.. ma chi t’ha scritto?! Margot Robbie?!?” No, Cannibal Kid…
(velo pietoso sulla replica...)

Ma eccomi qua, a sbrindellare il prossimo giovedi intasato di uscite che probabilmente non farebbero sold out neanche proiettate tutte insieme al pidocchietto sotto casa mia.


LORO 2
"E così lei Ford beve solo White Russian? Mi consenta, ma lei è peggio di un grillino!"


Franco: Dove Loro due sta proprio per “loro due”, ebbene si: RubynipotediMubarak, e Berlusca.
Il film è l’intensa rievocazione della votazione in aula, che accertò l’esatto grado di parentela della gnocchetta minorenne con un certo Presidente egiziano.
Si attende già il seguito, Loro “Tre”, dove verrà rivelato il nome del gestore telefonico che curava le comunicazioni tra Ruby e l’ex Premier (certo qualcuno sveglio e perspicace, potrebbe averlo già intuito dal didascalico titolo...).
Ford: secondo capitolo del film evento targato Sorrentino costruito attorno a una delle figure più grottesche nonchè in grado di mettere d'accordo questo vecchio cowboy e Peppa Kid, Berlusconi.
Non ho ancora visto il primo, ma come sempre quando c'è di mezzo Sorrentino le aspettative sono alte. Speriamo non vengano deluse come quando Cannibal ti invia il post delle uscite cinque minuti prima della pubblicazione per sabotarti.
Cannibal Kid: Siamo sicuri che Loro 2 sia un film su Ruby e Berlusca, e non su me e Mr. Ford?
Sorrentino è sempre imprevedibile e quindi, finché non avrò visto entrambe le parti spero una dietro l'altra come fatto con Kill Bill e Nymphomaniac, non posso giurare che non sia davvero così. In ogni caso, credo ne vedremo delle belle. O delle brutte, a seconda dei punti di vista.


SI MUORE TUTTI DEMOCRISTIANI
"Io e Franco ci facciamo una bella birra. Tu Ford beviti pure i tuoi cocktail da bimbominkia."

Franco: Praticamente la telecronaca di una seduta a Botteghe Oscure.
Volti noti in “piano piano” sequenza, e tanti altri in slow motion, tanto per far capire quali sono le bradipesche tendenze politiche nazionalpopuliste..
Io proporrei Cannibal Presidente del Consiglio… ma avrebbe la fiducia di Mr. Ford?!?
Ford: direi che sono anch'io favorevole a Cannibal Presidente. A patto che mi nomini portaborse o guardia del corpo o accompagnatore delle sue accompagnatrici.
Cannibal Kid: Mattarella mi ha appena assegnato un mandato esplorativo. Anche se credo sia più per la Siberia che per l'Italia. In ogni caso accetto l'appoggio dell'alleato Franco, e pure quello esterno a sorpresa del solitamente oppositore Ford, e sono pronto a fare il Premier. Io se non altro in 60 giorni non solo farei un Governo, ma sarei pure in grado di distruggerlo.


LA BANALITA’ DEL CRIMINE
"Come siamo passati dall'essere web celebrities di media fama al finire in mezzo a una strada, Ford?"
"E' tutto cominciato quando abbiamo ospitato Franco Battaglia sui nostri blog, ricordi Cannibal?"

Franco: ...riprende suo malgrado, la banalità del soggetto, di spazzini del crimine esistono svariatissimi esempi, ma il deja vu non sembra spaventare le brillanti e volenterose regie di casa nostra.
Voglio fare a meno di questa ennesima banalità che cerca addirittura di somatizzarsi nel titolo, voglio criminalizzarle le banalità fatte film, voglio che alla porta di Maltagliati suonino alla porta domani mattina:
“Chi è?” “Sono Wolf, risolvo problemi (ed elimino registi, su richiesta dei miei amici bloggers)”.
Ford: a questo giro la distribuzione si deve essere dimenticata che esistono anche film non prodotti in Italia. O forse, su suggerimento di Cannibal, ha deciso di farmi girare le palle.
Cannibal Kid: Caro Mr. Wolf, non è che oltre ai registi elimini anche i bloggers? Ce ne sarebbe uno che si chiama quasi come te di cui mi disferei volentieri...


TONNO SPIAGGIATO
"Dedicato a Ford."

"Tranquillo, Cannibal Kid. Ce n'è anche per te."

Franco: Speravo che il protagonista fosse Alessandro Gasmann sotterrato dalle sue famigerate scatolette tracimanti olio motore… invece pare che sia ancora Matano (orfano di Bisio) a sperperare sovvenzioni statali… un Matano va preso a piccolissime dosi (un po’ come Cannibal e Mr. Ford) fino a poterne fare serenamente a meno. Specie al cinema (..ma pure a Italia’s Got Talent… sia chiaro..).
Ford: altro giro, altra italianata, questa volta con protagonista Matano, che non mi da fastidio o mi sta sulle palle, ma è l'emblema dell'inutilità totale. Come sia possibile che abbia fatto questa carriera è una domanda che è meglio non porsi.
Cannibal Kid: Matano è uno dei comici meno comici oggi in circolazione, fatta eccezione per gli insuperabili (tanto per rimanere in tema di tonno) Ruffini e Brignano. Se però vorrò vedermi un film che mette un sacco di tristezza, potrei farci un pensierino (cannibalino).


IL DUBBIO - UN CASO DI COSCIENZA
"Ero preso dal dubbio se leggere White Russian o fare questo, e ho deciso di fare questo."

Franco: Medico legale specialista in autopsie, causa incidente stradale a bimbo che morirà qualche giorno dopo: per colpa della botta o per l’assunzione di pollo avariato acquistato dal papà indigente?
Ecco la delicata metafora di noi che subiamo mattonate al cinema per colpa di una produzione indecente (o perché non capiamo un tubo di cinema e ci fidiamo delle recensioni di Cannibal e Ford?)
Un caso di incoscienza cinematografica dove l’unico dubbio che monta davvero è sapere se il regista sia in analisi da più o meno di due anni.
Ford: il Cinema iraniano è da sempre tra i miei preferiti, eppure c'è qualcosa, in questo film gettato allo sbaraglio nella settimana dell'italianità, che non mi convince. Che abbiano scelto una sòla per far fare bella figura ai nostri? O per dirla in un altro modo: che abbiano scelto un Cannibal per far far bella figura agli altri bloggers?
Cannibal Kid: Il dubbio sul vedere o meno questo probabile mattonazzo iraniano, non firmato da Asghar Farhadi quindi quasi di certo una sòla fordiana, non si pone nemmeno. Quello sul preferire Posto di bloggo o White Russian nemmeno. Franco Battaglia vince la battaglia alla grande!


SHOW DOGS - Entriamo in scena
Presto saranno svelati anche i personaggi doppiati da Cannibal Kid, Mr. James Ford e Franco Battaglia.

Franco: E io sicuro che finalmente Pannofino, Accorsi, Degan e la Golino, girassero una pellicola tutti insieme… invece no, dopo Quel pomeriggio d’un giorno da cani (dove neanche Accorsi riuscì a strappare un guaito), questi di Show dogs, sono davvero cani, e recitano - giustamente - da cani. Ecco l’equivoco.
Ma attrarre pubblico in sala con questo stratagemma non è corretto, proprio no, un po’ come attrarre pubblico su Pensieri Cannibali spacciando Lampur di Postodibloggo come guest star...ahah
Ford: diciamo pure che il mio desiderio di vedere un film con una schiera di cani protagonisti doppiati a caso da personaggi più o meno noti del panorama italiano è lo stesso che ho di visitare Casale Monferrato. Prossimo al sotto zero.
Cannibal Kid: Non vado d'accordo con i cani, né tantomeno con gli attori cani. E nemmeno con i bloggers cani. Sorry, Ford. ;)


BENVENUTO IN GERMANIA!
"Benvenuto in Germania...
Oh mio Dio, ma tu sei Ford. Allora tornatene subito a Lodi!"

Franco: Senta, Berger, come mai si è imbarcata in questa sorta di francesata?!?
Non lo sa che gli immigrati in Germania hanno un futuro solo se stanno al Bayern?
In Italia, Albanese, li riporta a casa e lei ci gioca al familienfreund?
Se certo cinema continua così.. la Merkel rimette su il muro...
Ford: film tedesco che sa di francese che puzza di cannibalata lontano un chilometro, una di quelle produzioni che fossero girate negli USA Cannibal massacrerebbe volentieri, e invece quando fingono di far parte del radicalchicchismo europeo esalta. Altro titolo che rimbalzo ai miei due colleghi.
Cannibal Kid: Benvenuto su Pensieri Cannibali, caro Franco! E Malvenuto a te, caro Ford!
Questa è una cruccata che sa di francesata che parla di immigrati? Meno male che l'hanno fatta uscire prima che Salvini salga al Governo, altrimenti quello era capace di bloccarne l'uscita. E io 'sta simpatica cacchiata dell'eurozona me la voglio vedere.


LE GRIDA DEL SILENZIO
"Siamo vestiti così perché il film è ambientato negli anni '80?"
"No, è solo che Ford è il costumista, e quindi ci ha passato i suoi vestiti più recenti."

Franco: Un gruppetto di Amici (ma senza la De Filippi) si addentra in un bosco dove alterchi psicologici e scontri generazionali si alternano fino a che i malcapitati si imbatteranno nella casa dalle finestre ridacchianti del Grande Fratello, alcuni riusciranno ad evitarla e si imbarcheranno alla volta della Shutter Island dei Famosi.
L’Ardua sentenza al Televoto finale.
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Ford: credo che il commento di Franco sia più bello di quanto possa sperare di essere il film.
Cannibal Kid: Il film girato da Franco nella sua testa me lo voglio vedere. Quello girato per davvero anche no, grazie.



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