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L'isola dei cani è bella, ma non ci vivrei

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L'isola dei cani
Titolo originale: Isle of Dogs
Regia: Wes Anderson


Bau bau bauuu, au auuuuu...

Traduzione: L'isola dei cani è un bel film, ma...

Il resto della recensione l'ho pensato nel linguaggio dei cani, ma preferisco scriverlo in italiano, o se non altro nella mia personale versione della lingua italiana, seguendo la linea scelta dal regista della pellicola Wes Anderson con l'inglese. Altrimenti risulterebbe troppo un casino. Bau bau bauuu!

Stavo dicendo che L'isola dei cani è un bel film. A tratti delizioso. Soprattutto nella prima parte si ha la sensazione di potersi trovare di fronte a qualcosa di speciale. La vicenda raccontata ha dei contorni orwelliani quasi in stile La fattoria degli animali. La storia è ambientata in Giappone in un futuro distopico dove Kobayashi, il mega sindaco galattico della città di Megasaki, ha deciso di esiliare tutti i cani colpiti da una misteriosa influenza canina su un'isola di rifiuti. Una specie di ghetto o di campo di concentramento che fa subito venire alla mente vari risvolti politici. Per fortuna o purtroppo, a seconda dei punti di vista, tali risvolti politici per quanto presenti non prendono mai il sopravvento. Per fortuna, perché la visione preferisce tenere dei toni più emotivi, sentimentaleggianti, anche ingenui in senso buono, se vogliamo. Purtroppo, perché Wes Anderson aveva la possibilità di lanciare qualche messaggio importante che oggi più che mai sarebbe risultato utile e di fare una pellicola socialmente e politicamente più dura, spietata e cinica. E invece non l'ha fatto.


L'isola dei cani parte bene. Fa sorridere, fa tenerezza, coinvolge ed emoziona. Nella seconda parte non ha però un crescendo e anzi finisce per ammosciarsi, visto che esaurisce le sue trovate migliori all'inizio e poi non riesce più a sorprendere. Lo stile di Wes Anderson è il solito, quello che conosciamo bene per tutte le sue pellicole, sia quelle più belle come Moonrise Kingdom, Rushmore, I Tenenbaum e Grand Budapest Hotel, che quelle meno riuscite e più soporifere come Le avventure acquatiche di Steve Zissou, solo che questa volta è meno stralunato del solito. È più ordinario. È più disneyano. L'isola dei cani in pratica è la versione Pixar di un film di Wes Anderson. Cosa che manderà in brodo di giuggiole i fan di entrambi, mentre farà storcere il naso a chi non sempre si innamora del loro stile. Proprio come molte pellicole Pixar, L'isola dei cani dimostra di avere il fiato corto. Up ad esempio se fosse stato un cortometraggio sarebbe stato un capolavoro. Peccato che, dopo i primi 20 minuti, il resto del programma non sia certo allo stesso livello. Un po' quanto accade in questo caso, dopo i primi 40/50 minuti. Inoltre non è ruffiano quanto un lavoro Disney-Pixar, però è comunque un lavoro ruffianotto e buonista. In particolare nel finale.


ATTENZIONE SPOILER
Se per gran parte del film uno dei difetti principali è quello di avere un villain persino troppo esagerato e stereotipato nella sua cattiveria come Kobayashi, a un certo punto questi cambia del tutto il suo atteggiamento e si immola per il nipote donandogli un rene. Qualcuno ha considerato eccessivamente repentino il cambio di Genny Savastano da figlio di papà a boss della mala in Gomorra - La serie, ma che dire allora della svolta inspiegabile di Kobayashi da merda totale a eroe totale?

Un limite del film che riguarda la costruzione anche degli altri personaggi. L'unico davvero degno di nota è Chief, il randagio destinato a essere addomesticato. Il suo percorso esistenziale è ampiamente prevedibile, però riesce comunque a essere se stesso e a mantere la sua cattiveria dall'inizio alla fine. Dagli altri cani era invece lecito attendersi di più. All'inizio regalano qualche momento simpatico, ma ben presto si defilano. Uno spazio maggiore lo avrebbe meritato anche Nutmeg, l'unica cagna presente sull'isola, doppiata in originale da Scarlett Johansson. Delusione pure per Atari Kobayashi, il ragazzino che va alla ricerca del suo cane sull'isola dei cani, un tipo che è rimasto a lungo in coma e che viene descritto come strambo, solo che alla fine dei conti risulta meno strambo rispetto alle solite figure wesandersoniane. Paradossalmente, il punto debole di questa pellicola sono i personaggi. Quei personaggi che invece nei suoi altri film di solito erano la cosa migliore. Sotto questo aspetto il film perde inoltre il confronto con la Disney-Pixar che, soprattutto sui comprimari in grado spesso e volentieri di rubare la scena ai protagonisti, è una vera forza della natura, bisogna riconoscerlo.
FINE SPOILER


Giusto per fare ancora di più le pulci a questo film, un altro aspetto che non mi ha convinto troppo sono le animazioni. Splendida la regia e la scelta delle inquadrature di Wes Anderson, però il fatto che, se non sbaglio, i personaggi sia umani che canini siano senza ciglia e di conseguenza non sbattano mai gli occhi li rende parecchio inespressivi, e li fa sembrare quasi imbalsamati.


Qualche riserva – e non guardatemi in cagnesco perché sto facendo troppo il cattivo – pure sulla colonna sonora. Il fenomeno Alexandre Desplat questa volta ha confezionato un lavoro molto percussivo e parecchio originale, solo che io da buon incontentabile quale sono ho rimpianto la presenza molto ridotta dei soliti pezzi pop soprattutto anni '60 che impreziosivano gli altri films di W. Anderson. E adesso con le critiche penso di aver finito. Mi hanno appena somministrato il vaccino antirabbico e ora mi sono calmato. Dico solo un'ultima cosa.

Bau bau bauuu
Au auu auuuuu auuuuuuuuuuuuuaaaaaaaaaaaaa!

Traduzione: L'isola dei cani è un bel film, ma non mi ha convinto del tutto. Sarà che io e i cani non andiamo molto d'accordo, al punto che posso essere considerato un incrocio tra Crudelia De Mon e Kobayashi. Mi spiace, cari nemiciamici cani, io continuo a far parte del #teamgatti forever!
(voto 7-/10)

#teamgatti



Suggerimento last minute per le vacanze: Il viaggio delle ragazze

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Il viaggio delle ragazze
Titolo originale: Girls Trip
Regia: Malcolm D. Lee
Cast: Regina Hall, Queen Latifah, Jada Pinkett Smith, Tiffany Haddish, Mike Colter, Larenz Tate, Kate Walsh


Ci sono personaggi che si “mangiano” il film in cui compaiono. Personaggi in teoria minori, o comunque non i protagonisti principali, che si conquistano il titolo di idoli della pellicola. È il caso ad esempio di Stifler/Seann William Scott nella saga di American Pie.


O quello di Alan/Zach Galifianakis in Una notte da leoni.


O prima ancora era stato il caso di Bluto/John Belushi in Animal House.


Non è necessariamente una prerogativa esclusiva delle commedie goliardiche. Si veda Bill Murray ne I Ghostbusters, che però in fondo un po' commedia goliardica lo era.


O se no si vedano per esempio quei cinecomics in cui si finisce a tifare per il cattivone mattatore piuttosto che per il buono di turno, come per Joker/Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro.


E non è nemmeno una prerogativa esclusiva delle commedie goliardiche al maschile. Pure le fanciulle negli ultimi tempi si stanno facendo valere alla grande in questo campo. Come Melissa McCarthy ne Le amiche della sposa.


C'è poi da menzionare pure Rebel Wilson in Pitch Perfect, sebbene non mi faccia impazzire.


Ne Il viaggio delle ragazze a guadagnarsi la ribalta è invece Tiffany Haddish. Idola totale.


Nel film Tiffany non è che si mette in mostra in una scena madre, o con una sola battuta, o una singola scena. In pratica, ogni volta che apre bocca per parlare (e non solo per parlare) è esilarante e ogni momento in cui compare e/o fa qualcosa domina. Non ha una scena madre, è lei la scena madre. Qualcuno potrà dire che il suo tipo di umorismo non è poi così distante da quello di Rebel Wilson. Entrambe esagerate, assurde, volgari. Solo che quella di Rebel Wilson è una comicità troppo forzatatamente volgare, e finisce per non essere divertente manco un po', mentre quella di Tiffany Haddish è una comicità genialmente volgare. Una differenza sottile, ma fondamentale.

Il viaggio delle ragazze è un viaggio all'interno della comicità esplosiva di Tiffany Haddish, ma non solo. Anche per il resto è un film che funziona alla grande, pur non presentando una trama particolarmente originale. La storia è quella di un gruppo di amiche che si ritrovano in occasione del weekend dell'Essence Music Festival di New Orleans dopo essersi perse di vista per un bel po' di tempo. È la reunion delle “Flossy Posse”, 4 BFF che ai tempi dell'università erano inseparabili e poi... beh, come spesso capita in questi casi si sono separate. Colpa del tempo che passa. Colpa della vita. È successo anche al mio gruppo di amici. Per quanto non ci si veda per un sacco, quando ci si ritrova però è quasi come se il tempo si fosse fermato. Tu li conosci sempre come nessun altro e loro conoscono te come nessun altro.


Le Flossy Posse sono:

1) Ryan (Regina Hall), diventata una celebrità televisiva, al punto che viene chiamata la “nuova Oprah” ed è famosa in coppia con il marito (Luke Cage in persona), che però ha qualche problemino di fedeltà.


2) Lisa (Jada Pinkett Smith), la tipa seriosa del gruppo, quella che da quando è diventata mamma è diventata solo quello e non sa più come divertirsi. Quasi inutile aggiungere che le amiche nel corso del weekend cercheranno a tutti i costi di farla... scopare.

"Dovevate farmi scopare, non morire!"

3) Sasha (Queen Latifah), un tempo giornalista seria del Time e ora diventata una blogger di gossip. Una parabola che qualcuno potrà considerare discendente, ma c'è di peggio. Poteva sempre finire a scrivere su un blogghino di cinema come Pensieri Cannibali.


4) Dina (Tiffany Haddish), la simpaticona clown della posse, l'eterna Peter Pan che nella vita non ha combinato un granché, ma è sempre pronta a fare baldoria e a fare la scema.


Più che un semplice gruppo di amiche, un all-star team che metterà sottosopra New Orleans manco fosse un uragano...

Ehm, scusate. È ancora troppo presto per scherzarci sopra?


Il viaggio delle ragazze funziona per Tiffany Haddish e per le altre protagoniste, tanto diverse quanto affiatate, per la bella colonna sonora anche questa total black, per una Kate Walsh che pur in un piccolo ruolo continua a dimostrare di essere una delle attrici più versatili oggi in circolazione (e chi l'avrebbe detto ai tempi di Grey's Anatomy e Private Practice?), perché riesce a rendere in chiave femminile l'umorismo sguaiato delle comedy goliardiche solitamente maschili sopramenzionate come Una notte da leoni e American Pie, perché è una bella storia di girl power e di amicizia, senza comunque scadere troppo nello zuccheroso, e soprattutto perché fa ridere dall'inizio alla fine. Cosa che per una commedia dovrebbe essere scontata, ma che invece capita di rado trovare.


Se quest'estate non avete ancora deciso dove andare in vacanza, o se vi è avanzato qualche giorno di pausa, che siate ragazze o meno io vi consiglio di intraprendere Il viaggio delle ragazze a New Orleans. Il divertimento è assicurato.
(voto 7/10)



Un ponte per le vacanze

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Il ponte Morandi per me era il simbolo dell'inizio delle vacanze. Una volta passato, tiravo un sospiro di sollievo e sapevo di essere in ferie. Un sospiro di sollievo perché un po' avevo finito per temerlo, quel tratto. Colpa di mia sorella, che lo considerava a rischio già da tempo, e colpa del mio migliore amico, che ne era letteralmente terrorizzato. Una volta mentre lo passavamo era stato quasi colpito da un attacco di tachicardia e io lo prendevo in giro per questo. Alla fine però ha avuto ragione lui, purtroppo.


Non ho idea del perché i ponti crollino, o di chi siano le responsabilità, né tantomeno ho intenzione di cercarle. Non è certo compito dei processi mediatici stabilirle. So solo che il Morandi era il ponte di Brooklyn de' noantri e ora è il nostro Ground Zero. Uno spazio vuoto che lascia un vuoto all'interno di una città, così come delle nostre vite. Adesso – e con adesso intendo da qui a chissà quanti anni a questa parte – sarà costruito un altro ponte, ci saranno altri ricordi da costruire, altre direzioni da percorrere, altre strade, magari la fastidiosa Serravalle, che considero molto meno poetica e affascinante. Di sicuro senza di lui il viaggio non sarà più lo stesso.

L'ultima volta che ho passato l'amatodiato Morandi è stato giusto pochi giorni fa. Come al solito ho trovato traffico. Quelle code infinite di macchine che si vedono al telegiornale, che ho affrontato suonando “Felicità puttana” dei Thegiornalisti a palla sull'autoradio. Ero tranquillo. Mi godevo quei minuti di pre-vacanza, quegli ultimi minuti di pre-vacanza, tanto sapevo che di lì a poco il traffico sarebbe terminato, il ponte sarebbe finito e sarebbero iniziate le ferie vere e proprie a Rapallo.


Una volta non amavo particolarmente Rapallo. La giudicavo una cittadina noiosa. Di recente ho imparato ad apprezzarla. La considero la mia seconda casa. Una specie di porto tranquillo dove rilassarmi, raccogliere i pensieri e ricaricare le pile in vista della stagione successiva. Tutte le volte che ci vado, il Morandi rappresenta – o meglio ahimè rappresentava – l'ultimo ostacolo. La tana del Bianconiglio che conduce dalla routine quotidiana al paese delle meraviglie vacanziere. Un ponte per Terabithia. Una volta passato quel tratto, in genere la coda sparisce per magia e da lì all'arrivo alla meta del casello rapallino è questione giusto di pochi minuti. Le vacanze possono ufficialmente iniziare e così è stato anche quest'anno. Per me. Per qualcuno meno fortunato che nella tarda mattinata del 14 agosto passava di lì, le vacanze non sono mai cominciate.

Il primo pensiero naturalmente va alle vittime di questa tragedia. A chi abitava lì sotto e a chi si trovava a transitare per quel tratto, tra cui ci sarei potuto essere anche io, se solo fosse stato un altro giorno, se solo fosse stato un altro momento, il mio momento. Il secondo pensiero va a lui, a quel viadotto imponente e minaccioso che fin da bambino ha rappresentato un punto fisso della mia vita, in particolare della mia estate, e che immaginavo ci sarebbe stato per sempre. Eterno come il sole. Eterno come il mare (sporco) di Rapallo. E invece anche i ponti possono morire. Rest in peace, Morandi, senza di te le vacanze non saranno mai più le stesse.


60 anni della Madonna: le mie sue 10 canzoni preferite

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Oggi 16 agosto 2018, Madonna compie 60 anni. No, non la madre di Gesù. Lei credo possa avere “qualche” anno in più. Mi riferisco a Madonna Louise Veronica Ciccone, la Regina del Pop. La madre di tutte le dive e divette puttanpop che sono venute dopo, da Britney Spears a Miley Cyrus. Una delle artiste che più hanno saputo cambiare pelle nel corso della sua carriera, adattandosi ai tempi che cambiano e anticipando le mode. Una capacità camaleontica che a questi livelli soltanto David Bowie possedeva. Potevo forse dimenticarmi di una ricorrenza del genere?

Certo che sì. A causa della mia pessima memoria, qui su Pensieri Cannibali compleanni e anniversari vari non è che siano celebrati più di tanto. In questo caso però per caso mi sono ricordato e quindi, in omaggio della Madonna, recitiamo insieme 10 Ave Maria e vediamoci i video delle sue 10 canzoni che personalmente preferisco.


Top 10 Madonna


10. Human Nature




9. Beautiful Stranger




8. You'll See




7. Material Girl




6. Secret




5. Like a Virgin




4. Into the Groove




3. La Isla Bonita




2. Hung Up




1. Crazy for You





Zoe, il Trainspotting dell'amore

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Zoe
Regia: Drake Doremus
Cast: Ewan McGregor, Léa Seydoux, Theo James, Rashida Jones, Christina Aguilera, Miranda Otto


C'è una nuova droga in giro. Si chiama Benysol. A dirla tutta è un farmaco. Una medicinale legale. Come il Viagra. Se però il Viagra è un medicinale per il sesso, il Benysol è un medicinale per l'amore. È una pillola che, quando la prendi, ti fa provare le sensazioni del primo amore. Chi ha inventato una cosa del genere? E chi volete che l'abbia ideata, se non la compagnia in cui lavora Mark Renton di Trainspotting?


Nel film Zoe, Ewan McGregor è una specie di... boh? Genio. Uno Steve Jobs delle intelligenze artificiali. O una versione buona del Jared Leto di Blade Runner 2049. Non si capisce bene fino in fondo quale sia il suo lavoro, comunque è un tipo che è riuscito a creare un robot umanoide che prova dei sentimenti, delle emozioni, che sembra in tutto e per tutto una persona vera. Poteva per caso dargli le sembianze di un cesso?

Ovviamente no. Poteva avere l'aspetto di Alicia Vikander, solo che quel film era già stato fatto, ed era splendido e si chiamava Ex Machina.


La sua creatura artificiale, Zoe, ha invece l'aspetto di Léa Seydoux. E mica la buttiamo.


Léa Seydoux è un'attrice bravissima, ma è così seducente che spesso uno non se ne rende neanche bene conto. Non è la prima cosa di lei che si nota, ed è un peccato. Il fatto che sia così figa per lei a livello recitativo è quasi un handicap, poverina.

"Mon Dieu!"
"Che c'è, Léa?"
"C'è che sono troppo figa. E' una cosa spaventosa."

Nel film invece l'handicap che ha il suo personaggio, o che almeno percepisce come tale, è quello di essere consapevole di essere un'intelligenza artificiale. Può qualcuno consapevole di essere finto, condurre una vita serena e felice?

Un altro quesito che si pone il film è: può qualcuno innamorarsi di una creatura artificiale, sapendo che è una creatura artificiale?
Beh, se ha le sembianze di Léa Seydoux io direi di sì. Ewan McGregor invece non ne è così convinto. Ewan McGregor in questo film riesce a innamorarsi soltanto se prende il Benysol. È dipendente dal Benysol come Mark Renton era dipendente dall'eroina. In pratica, questa è la versione sci-fi di Trainspotting, o almeno il suo personaggio lo è. Per il resto la pellicola sembra un incrocio tra Lei di Spike Jonze e Se mi lasci ti cancello diretto da Michel Gondry e sceneggiato da Charlie Kaufman. A questo punto uno può pensare che Zoe sia il film più figo che si possa vedere in questo momento nel mondo e la verità è che non è proprio così. Perché?

Perché la pellicola è sceneggiata da tale Richard Greenberg, uno che nel suo script ha messo dentro un casino di idee, alcune buone e altre meno, ma non ne ha sviluppata nessuna in maniera particolarmente brillante o originale. E soprattutto non è Charlie Kaufman.

L'altro problema è che il regista non è né Spike Jonze, né Michel Gondry, bensì Drake Doremus. ⇩


Drake Doremus è un po' come questo film: sulla carta potrebbe essere uno dei migliori registi del mondo, o se non altro uno dei miei preferiti. È un regista classe 1983, quindi della mia generazione, che gira pellicole indie giocate principalmente su due personaggi: è il principino dei “boy meets girl movies”, in pratica. Un sottogenere che io adoro. A livello visivo inoltre ha un buon occhio e le sue pellicole in genere partono da spunti intriganti. Peccato che tutte le volte non riesca a convincermi fino in fondo. Like Crazy con Anton Yelchin, Felicity Jones e Jennifer Lawrence aveva un cast enorme ma non mi aveva fatto impazzire; Passione innocente - Breathe In con Felicity Jones e Guy Pearce era sì caruccio però pure troppo innocente e non m'aveva fatto appassionare; Equals con Kristen Stewart e Nicholas Hoult, che rappresentava la sua prima incursione nel genere sci-fi romance, era una palla assurda e mi aveva fatto andare giù le mutande; Newness con Laia Costa e Nicholas Hoult infine era potenzialmente il film perfetto per parlare delle relazioni nell'epoca di Tinder e invece si perdeva per strada e ancora una volta mi aveva fatto provare delusione.

Con Zoe le cose non cambiano molto. Il lavoro contiene tanti motivi d'interesse al suo interno, a partire da una nuova coppia di protagonisti belli belli in modo assurdo come Ewan McGregor e Léa Seydoux, per passare poi a una Christina Aguilera in versione robot-escort gnoccolona.


C'è poi anche il bell'addormentato Theo James, ma il suo personaggio, che in teoria dovrebbe/potrebbe giocare un ruolo centrale, in realtà risulta parecchio anonimo e inutile.


Zoe propone in più tanti spunti sci-fi che sarebbero notevoli, non fosse che danno la costante sensazione di déjà vu nei confronti di altri titoli sopracitati come Lei, Se mi lasci ti cancello, Ex Machina, Blade Runner e Blade Runner 2049, più un pizzico di Westworld. Il film inoltre sembra sempre essere lì lì sul punto di esplodere, e invece rimane costantemente con il colpo in canna, finendo per apparire come una versione meno cattiva di un episodio di medio livello di Black Mirror. Drake Doremus è come una persona che sa cucinare, che sa cucinare decisamente bene, che prende tutti gli ingredienti migliori nei negozi migliori e li prepara seguendo la ricetta da manuale. È uno che sa cucinare bene, ma non è un vero chef. Gli manca il guizzo del fuoriclasse. Il lampo di genio. Non è uno Spike Jonze o un Michel Gondry e, dopo aver visto 5 suoi film, devo dire che probabilmente non lo sarà mai.

Una volta dette tutte queste cose, aggiungo però che a questo Zoe non sono riuscito a volere male, anzi. Al suo interno c'è una certa disperazione di fondo, un male di vivere così profondo, così sentito, da apparire vero. Come Léa Seydoux nel film. È un'intelligenza artificiale. È finta. In teoria non potrebbe provare emozioni vere. Invece le prova e le fa provare.
(voto 6+/10)


On Chesil Beach, sposare Saoirse Ronan non è bello come può sembrare

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On Chesil Beach
Regia: Dominic Cooke
Cast: Saoirse Ronan, Billy Howle, Emily Watson, Anne-Marie Duff, Samuel West


On Chesil Beach racconta di un tizio, in apparenza piuttosto anonimo. Un certo Billy Howle. Voi l'avete mai sentito?

"Billy Howle? Mai sentito nominare!
Come? Ha girato un film con me? Sul serio?"

Billy Howle è un attore classe 1989 che ricordavo di aver visto in Glue, singolare serie teen country britannica cancellata dopo appena una stagione, ma che aveva messo in mostra diversi giovani interpreti di talento, tra cui Callum Turner, che poi ha fatto Tramps, Green Room e The Only Living Boy in New York e presto sarà in Animali fantastici: I crimini di Grindelwald, e Faye Marsay, che in seguito ha recitato in My Mad Fat Diary e Game of Thrones. In una piccola parte compariva pure Phoebe Waller-Bridge, futura creatrice delle serie Fleabag e Killing Eve.


Glue insomma serie sottovalutata e autentica fucina di talenti, tra cui questo Billy Howle che però qui in On Chesil Beach sembra un tizio mediocre. Uno senza palle. Nonostante ciò, Billy Howle riesce a conquistare e addirittura a sposare... Saoirse Ronan.

"Sul serio? Io comunque questo Billy Howle non ho ancora capito chi sia."

Non ho detto una tipa qualunque. Ho detto Saoirse Ronan. La splendida, deliziosa, magnifica Saoirse Ronan. Una delle attrici migliori del mondo. Forse oggi l'attrice migliore del mondo in assoluto. E questo qua come niente fosse se la sposa. Brutto figlio di puttana!

Tutto bene quindi per lui?
No no no. Saoirse Ronan in On Chesil Beach ha un problemino. Per lei, un problemino. Per chi se la sposa un problemone. Di cosa sto parlando?

ATTENZIONE SPOILER
Saoirse Ronan in On Chesil Beach è... frigida. In altre parole, non le piace fare sesso. Non vuole proprio fare sesso. Questo però lo rivela soltanto dopo che Billy Howle l'ha sposata. Glielo rivela durante la luna di miele, quando i due avrebbero dovuto consumare per la prima volta il loro amore. Una cosa strana che non avessero fatto sesso prima? Neanche troppo, visto che il film tratto dal romanzo omonimo di Ian McEwan, che firma anche la sceneggiatura, è ambientato nel 1962, nel periodo appena precedente alla rivoluzione sessuale, agli hippie, all'amore libero. Questo forse avrei dovuto dirvelo prima, ma ho preferito fare le cose come Saoirse e svelarvelo solo dopo. Come risolvere questo “problemino”?
Saoirse propone a Billy di restare sposati comunque, come una specie di coppia da figura, una coppia finta, o meglio una coppia platonica. O anche una coppia di scopamici, solo senza la parte delle scopate.
Esiste qualcosa peggio del non sposare Saoirse Ronan?
Sì: sposarla e non poterla ciulare. Capite bene quindi che per il povero Billy che credeva di vivere una luna di miele da sogno in stile romcom smielata si ritrova così catapultato all'improvviso nel peggiore degli incubi horror.
FINE SPOILER

"Che sfigato il protagonista di questo romanzo scritto da Ian McEwan...
Oops, sono io!"

On Chesil Beach parte come il classico film retrò anni '60 innocente, da qualche parte tra An Education con Carey Mulligan e Brooklyn con la stessa Ronan, e poi riesce a sorprendere. Per la sua rappresentazione del sesso del tutto distante da quella a cui siamo abituati di solito negli espliciti film nymphomaniac di oggi. E per il suo cambio di registro improvviso. Per un'ora abbondante la pellicola ha dei toni parecchio leggeri e brillanti. In alcuni punti riesce a far ridere o se non altro a far sorridere. All'improvviso cambia poi tutto. Il film assume toni molto più seri, drammatici, intensi. Una svolta brusca, ma che riesce a far fare il salto di qualità a una visione che fino a quel momento era scivolata tanto tranquilla e leggera, quanto allo stesso tempo poco fenomenale, e regala al tutto un sapore dolceamaro, più amaro che dolce. Inoltre, quel Billy Howle che all'inizio appariva piuttosto anonimo e insignificante, mano a mano che il lavoro procede diventa sempre più convincente e riesce – cosa pure questa assolutamente non prevedibile – a tenere testa alla grande alla piccola grande Saoirse.

"Billy, chiunque tu sia, guarda che io voglio l'Oscar, mica un fiorellino del cavolo."

Non sarà un capolavoro, non sarà qualcosa di indimenticabile, non sarà la cosa migliore che vi possa capitare nella vita, però On Chesil Beach possiede una dote assai rara nella cinematografia odierna: la capacità di spiazzare. Chi l'avrebbe mai detto d'altra parte che sposare Saoirse Ronan sarebbe potuta trasformarsi in un'esperienza tanto traumatica?
(voto 6,5/10)


Col gattone in tangenziale, andiamo a comandare

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Lassate ogni speranza o voi k'entrate...


...perché oggi su Pensieri Cannibali si parla di un film italiano...


...per la precisione, di una commedia italiana.


In genere su Pensieri Cannibali il livello di sopportazione nei confronti di una commedia italiana dura...

Come un gatto in tangenziale
Regia: Riccardo Milani
Cast: Antonio Albanese, Paola Cortellesi, Alice Maselli, Simone de Bianchi, Sonia Bergamasco, Luca Angeletti, Claudio Amendola, Franca Leosini, Alessandra e Valentina Giudicessa


Tutto ha inizio quando Agnese, la figlia 13enne di Antonio Albanese, radical-chic della Roma progressista bene, si mette a uscire con Alessio, un giovane burino di Bastogi.


Bastogi è una zona malfamata di Roma, che qualcuno uscendo dal cinema crederà fittizia e invece no, esiste davero.


Nonostante Antonio Albanese faccia tanto quello impegnato per la riqualificazione delle periferie, non vede di buon occhio la relazione tra la figlioletta fighetta e il pischelletto tamarretto. Soprattutto dopo aver conosciuto la madre di lui, la regina delle burine interpretata da Paola Cortellesi.


Va da sé che l'incontro/scontro tra due personaggi così differenti appartenenti a due zone così differenti della Capitale e dagli stili di vità così differenti porterà a una serie di situazioni tutte da ridere. E c'è da dire che, giocando per una volta bene con gli stereotipi, fanno ridere per davero.


Avete capito bene: Come un gatto in tangenziale è una di quelle commedie che fanno proprio ridere. Cosa non così scontata all'interno del panorama odierno delle commedie, nazionali e non. Oltre a far ridere, fa pure riflettere. Come un gatto in tangenziale è un film dai forti risvolti socio-politici, con uno scontro tra classi che va oltre la solita dicotomia tra Sinistra e Destra, per cercare di parlare della vita delle persone vere, piuttosto che di rigide ideologie ormai relegate al passato. Una pellicola perfettamente attuale, quindi, ma che anche nei suoi momenti più profondi non dimentica mai il suo Scopo Principe: divertire.

"Ao', qua l'unico Principe so' io!"

Al di là della vicenda intrigante e dei personaggi principali riusciti, la pellicola ci regala un paio di piccoli grandi personaggi cult come le gemelle cleptomani interpretate da Alessandra e Valentina Giudicessa.


La loro performance è talmente neorealista che le due, come ampiamente riportato da giornali e telegiornali, sono state di recente denunciate di furto per davero.


Difetti? La regia di Riccardo Milani non è che sia poi fenomenale e non è al livello della valida sceneggiatura, e a tratti si esagera con gli stereotipi, finendo nel macchiettistico. In particolare con il personaggio super radical di Sonia Bergamasco, che carica troppo la sua interpretazione da nevrotica che manco la migliore/peggiore Margherita Buy ha mai osato tanto.


Pur essendo inserita in un contesto molto romano – e a me le burinate romane fanno ridere in automatico – il film ha un respiro internazionale che potrebbe essere adattabile ed esportabile anche in altri ambienti. Io ad esempio vedrei bene un remake americano: Like a Cat on the Tangential.


Vi sfido insomma a trovare una commedia più spassosa, e pure più profonda, di questa tra quelle uscite nell'ultima stagione cinematografica. Al confronto, tutte le altre sono destinate a durare...


(voto 7/10)



Serie d'estate 2018: promosse, bocciate e rimandate

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Piccola (ma nemmeno troppo piccola) rassegna dedicata alle serie TV passate sugli schermi di Pensieri Cannibali nelle ultime settimane. Quali sono quelle che mi sono piaciute? Quali quelle che mi hanno fatto addormentare? E quali quelle che non ho ancora capito bene se mi hanno convinto o meno?
Ulteriore premessa: non sono presenti particolari spoiler.

Promosse

Sharp Objects
(stagione 1)

Una ragazzina viene trovata morta in una cittadina americana. Vi vengono subito in mente Laura Palmer e Twin Peaks? O forse, se siete un pochino più giovani (e stupidi LOL), Alison DiLaurentis e le Pretty Little Liars?
Certo, lo spunto di partenza è un topos tipico della serialità degli ultimi decenni, eppure Sharp Objects riesce a distinguersi dalla “concorrenza”, facendo entrare in gioco un altro topos classico della narrativa contemporanea: quello del ritorno a casa. Amy Adams è una giornalista incaricata di raccontare un macabro caso di cronaca nera avvenuto a Wind Gap, nel Missouri, cittadina senza tre manifesti in cui è cresciuta e dove ha avuto un'infanzia/adolescenza alquanto travagliata. L'attrice cinque volte quasi premio Oscar dà vita a un personaggio estremamente sfaccettato, in cui tutti i giornalisti o aspiranti tali (ma non solo loro) possono ritrovarsi con una notevole facilità.


Per quanto siano presenti i personaggi strambi da provincia americana alla Twin Peaks, qui ritratti con una patina più glamour stile Desperate Housewives/Big Little Lies, le indagini e il caso giallo restano quasi sullo sfondo. Le luci (soffuse) della ribalta sono catturate dal personaggio di Amy Adams, dal suo rapporto con la madre (la rediviva Patricia Clarkson), con il detective incaricato delle indagini (il piacione Chris Messina) e con la sorellina (l'attrice rivelazione Eliza Scanlen, di cui sentiremo ancora mooolto parlare).


Fenomenale, e molto variegata, la colonna sonora, che viaggia dai Led Zeppelin a Perry Como e dal country all'elettronica passando per l'hip-hop. Nonostante l'uso spesso diegetico, non funziona come un semplice sottofondo, bensì è un elemento che caratterizza i personaggi. Splendida anche la regia di Jean-Marc Vallée, sempre più tra i miei preferiti, e da applausi il poetico montaggio, che riecheggia i migliori lavori di Terrence Malick.

Sharp Objects non è il solito thriller. Non è un thriller, punto. O meglio, l'indagine c'è sì, ed è piuttosto in stile True Detective stagione 1, ma è soprattutto all'interno della vita del personaggio di Amy Adams che si contentrano le attenzioni. La curiosità di scoprire chi è l'assassino che si aggira per Wind Gap è notevole, of course, però i misteri più grandi sono quelli legati al passato di una giornalista piena di ferite. Visibili e non.
A parte la tipa col bikini rosso sulla spiaggia Lido & Flora di Rapallo, Sharp Objects è la cosa più bella vista quest'estate.


Succession
(stagione 1)

Nonostante il rinnovo per una seconda stagione sia arrivato, si parla troppo poco di Succession. Sarà perché non è una serie fantasy, con supereroi, zombie, vampiri, gente mutaforme o con stronzate paranormali? O sarà perché è “solo” una serie HBO che parla di una famiglia qualunque?
In realtà non è una famiglia qualunque. Sono i Roy, che possono quasi essere considerati i Berlusconi d'Oltreoceano. Il patriarca Logan Roy è infatti a capo di uno dei gruppi mediatici e d'intrattenimento più potenti d'America ed è un capitalista parecchio odiato dalla Sinistra, in particolare dal candidato liberale alla presidenza, e pure i suoi figli hanno degli incarichi a vario titolo nella sua azienda. La differenza fondamentale con i Berlusconi è che i figli di Roy cercano in tutti i modi di prendere il suo posto, una volta che il padre dà segnali di demenza senile. Cosa che i figli di Berlusconi non mi pare abbiano messo in atto. Non ancora, almeno. A cercare di fargli le scarpe è soprattutto Kendall (l'ottimo Jeremy Strong), una specie di versione antipaterna e cocainomane di Pier Silvio, che trama insieme al fratello cazzaro Roman (uno spassoso Kieran Culkin), per cercare di modernizzare la compagnia.


Senza dimenticare Shiv (la fenomena Sarah Snook già vista in Predestination), che diventa consulente del candidato liberale alla presidenza e si sta per sposare con un tizio che non si capisce se sia un pirla o un genio (intepretato da un grandioso Matthew Macfadyen, mio nuovo idolo).


Niente effetti speciali, niente buoni sentimenti. Solo la storia di una famiglia non proprio normale, per una delle serie più appassionanti e bastarde in cui possiate imbattervi quest'anno. Ancora meglio di un Bunga Bunga Party. Forse.


Pose
(stagione 1)

Oops, he did it again. Ryan Murphy l'ha fatto ancora. Ha tirato fuori dal cilindro una nuova serie capace di sorprendere. Pose ci scaraventa negli anni '80 tra situazioni che sembrano uscite un po' da Flashdance (il ragazzo che sogna di diventare un grande ballerino)...


...e un po' da American Psycho (James Van Der Beek che dopo essere stato Sean Bateman ne Le regole dell'attrazione qui si trasforma in un novello Patrick Bateman, ma senza gli stessi istinti omicidi).


Tutto già visto, quindi?
No. A fare la differenza è il fatto che gli anni '80 yuppie di Reagan e Trump questa volta ci vengono mostrati da una prospettiva differente, da un ambiente del tutto inedito, almeno per quanto mi riguarda: quello dei transessuali che, come passione principale nella vita, hanno quella della “ball culture”. Cos'è la “ball culture”?
Spiegarlo a parole non è semplice. Non hanno nemmeno fatto la pagina italiana di Wikipedia sul tema e dovete accontentarvi di quella in inglese. Il modo migliore per comprenderlo comunque è quello di guardare Pose. Non si tratta di ballo, e non si tratta nemmeno di sfilare semplicemente. In questa comunità le persone sono divise in case, che possono essere viste come le scuderie della Formula 1, tanto per fare un paragone noto ai più, e i membri di ogni casa camminano in queste ballroom, sfidandosi a chi ha più stile. A chi posa meglio.

La riuscita di una serie come Pose sta anche nella scelta azzeccatissima di far interpretare le donne transgender a... donne transgender, come ben spiega il blog Zucchero sintattico. Ad emergere tra loro sono soprattutto tre personaggi, interpretati da tre strepitose attrici trans rivelazione. La prima è Blanca Rodriguez-Evangelista (Mj Rodriguez), la vera protagonista della serie. Una delle figure femminili più forti e allo stesso tempo tenere mai portate sullo schermo. Impossibile non volerle bene, a meno che non abbiate un cuore.


C'è poi Elektra Abundance (Dominique Jackson), il personaggio cult della serie. Una trans che si atteggia da diva a metà strada tra Valeria Marini e Cristiano Malgioglio ma che, col passare degli episodi, rivela anche un'insospettabile profondità.


Da menzionare poi Angel Evangelista (Indya Moore), una giovane trans così bella da mettere in difficoltà l'orientamento sessuale persino del più etero tra gli uomini.


Vittima del suo fascino è nella serie Evan Peters, uno degli attori feticcio di Ryan Murphy, che per lei medita di lasciare la moglie (Kate Mara), i figli e pure il suo rassicurante stile di vita da yuppie ricco da far schifo.


Una volta raccontato questo, va anche detto che pure tutto il resto nella serie funziona alla perfezione e, in mezzo agli alti e bassi dei vari American Sticazzi Story, la noia di Feud e il divertissement di breve durata di Scream Queens, Pose rischia di essere la serie migliore di Ryan Murphy dai tempi di Nip/Tuck.


Insatiable
(stagione 1)

Siete insaziabili? Una sola puntata a settimana di una serie TV non vi basta?
Ecco il prodotto da binge watching perfetto. Si chiama Insatiable, naturalmente è offerto da Netflix, ed è una di quelle serie che un episodio tira l'altro. Perché è leggera e trash, ma non scema. Non del tutto, almeno. Fa ridere, eppure anche riflettere. Ricorda certi film degli anni '90 come Kiss Me e dei primi anni zero come Mean Girls, e allo stesso tempo è del tutto attuale, come un 13 Reasons Why comedy. Fa amare/odiare i suoi personaggi e rende difficile immaginare la nostra vita senza di loro. Quando ancora non si sa quale sarà il destino di questa serie, se verrà rinnovata per una stagione 2 o meno, io non posso pensare di non vedere più Patty, l'ex cicciona diventata una sventolona da togliere il fiato interpretata da Debby Ryan, magnifica simil-Selena Gomez.


Oppure Bob, l'avvocato appassionato di concorsi di bellezza e dalla sessualità ambigua, interpretato dal brillante Dallas Roberts, uno che per quel suo sorrisino malefico mi ricorda un po' Ricky Gervais.


Anche i personaggi minori, che inizialmente appaiono piuttosto macchiettistici, nel corso degli episodi riescono a ritagliarsi un loro spazio e a diventare irresistibili, da una Alyssa Milano versione MILF alla migliore amica di Patty, “presunta” lesbica, interpretata da Kimmy Shields, la nuova Alyson Hannigan.


Io preferisco gustarmela con calma per non bruciarmela tutta, un episodio e non più di uno al giorno, ma se siete insaziabili vi posso capire. Da una serie come questa, capace di ironizzare in maniera efficace e ben poco politically correct su argomenti delicati come obesità, body shaming, confusione sessuale, bullismo e pedofilia, è davvero difficile staccarsi.


Cobra Kai
(stagione 1)

Avevo bollato Cobra Kai come la tipica “fordianata”, ovvero la visione perfetta per il mio blogger nemico, Mr. James Ford, patito di azione e anni '80 com'è. Questa serie è il sequel formato piccolo schermo di Karate Kid e ci racconta cosa combinano oggi, a 34 anni di distanza dal primo film cult, il “buono” Daniel LaRusso (Ralph Macchio) e il “cattivo” Johnny Lawrence (William Zabka). Mi aspettavo un'operazione nostalgia, e in effetti lo è. Pur essendo ambientata nel presente, questa serie grida “ANNI OTTANTA!” a gran voce quasi in ogni istante. Quello che non mi aspettavo era il ribaltamento dei ruoli. In questa serie il vero protagonista è Johnny, che è stronzo quanto e pure più di una volta, però questa volta è uno stronzo simpatico. Si fa il tifo per lui.


Daniel LaRusso invece ora è davvero insopportabile. O forse lo è sempre stato, però quando si guardava Karate Kid da ragazzini non ce ne rendevamo conto e parteggiavamo per lui. È un po' come rivedere oggi Holly e Benji, ritrasmesso quest'estate a ora di colazione da Italia 1. Da bimbetto tenevo per la New Team di Oliver Hutton, adesso non possono fare a meno di stare dalla parta della Muppet di Mark Lenders. Perché?


Perché sono cambiato io e perché è cambiata pure la raffigurazione dei villain nella narrazione contemporanea. Quel bastardo di Johnny Lawrence nella sua sfiga esistenziale, per quanto più che meritata, fa stringere il cuore. Tutto il tifo questa volta è per lui e per il rinnovato dojo Cobra Kai, e che si fotta l'odioso Daniel San!


Inoltre, oltre a essere una “fordianata”, a tratti è pure una “cannibalata”, considerata la folta presenza teen. E poi a me la saga di Kannibal Karate Kid ha sempre gasato. Mi è piaciuto persino il remake con Jaden Smith, lo ammetto. Va comunque aggiunto che c'è qualcuno che sta ancora più in fissa con Karate Kid: Will Smith che, dopo aver prodotto il film col figlio, figura pure tra gli executive producer di Cobra Kai. Al suo confronto, io e Ford siamo solo delle Karate Groupie alle prime armi.


Killing Eve
(stagione 1)

Per una volta mi sono sbagliato, lo ammetto. Non capita spesso, eh, non fateci l'abitudine, però quando prendo una cantonata lo riconosco. Dopo aver visto i primi due episodi, avevo abbandonato Killing Eve, considerandola la versione light non troppo divertente di una storia dai contorni spionistici. Dopo aver sentito vari pareri positivi e/o entusiastici, ho deciso di spendere bene il mio tempo estivo. Non solo prendendomi un'abbronzatura da far invidia a Carlo Conti, ma anche per recuperare il resto della prima stagione di Killing Eve. Con la terza puntata è arrivato il colpo di fulmine. La serie non è solo comedy. È anche cattiva. Cattivissima. La villain di turno si chiama Villanelle, da me ribattezzata Puttanelle, e all'inizio pare una cattivona persino troppo esagerata e caricaturesca. Episodio dopo episodio Jodie Comer (già vista in My Mad Fat Diary e nella miniserie british Thirteen) riesce però a regalare un sempre maggior spessore a questo personaggio, una specie di Joker al femminile, quindi una specie di Harley Quinn del piccolo schermo, solo senza le stronzate tipiche dei cinecomics. Villanelle risulta esilarante e inquietante allo stesso tempo ed entro la fine della stagione, con mia somma sorpresa, è diventata la mia nuova idola.


Se Jodie Comer nei panni di Villanelle dopo l'iniziale scetticismo è riuscita a esaltarmi, c'è da dire che anche il resto della serie non è da meno. I dialoghi quando meno te lo aspetti riescono a tirare fuori un'umorismo impressionante, merito dello zampino di Phoebe Waller-Bridge, autrice pure di Fleabag, altra serie che ci aveva impiegato un pochino a conquistarmi.

Sorprende pure Sandra Oh, la Cristina Yang di Grey's Anatomy che avevo sempre trovato piuttosto fastidiosa (anche se mai quanto quel dito nel culo di Meredith Grey), qui davvero convincente nella parte della tipa che, suo malgrado, si trova a dare la caccia alla psicopatica Villanelle.


Killing Eve è una caccia all'uomo – o meglio una caccia alla donna – che affascina poco a poco e che sa come diventare letale. Adesso non resta che aspettare la già confermata seconda stagione. I margini per un ulteriore miglioramento ci sono tutti.


The Affair
(stagione 4)

La terza stagione di The Affair era stata tragica. Tragica nel senso di pessima. Dopo le due prime stagioni che erano state un'autentica lezione di bella scrittura televisiva, con il terzo ciclo di episodi la serie si perdeva clamorosamente tra svolte carcerarie e sottotrame francesi che volevano risultare chic e invece finivano per essere solo penose. E così con sommo stupore che posso esclamare: “Ma che bella, la quarta stagione di The Affair!” e senza manco un filo d'ironia.


La quarta stagione di The Affair è tragica. Tragica per gli eventi che narra, questa volta ancora più drammatici e scuri che in passato. Di più non vi dico, per evitarvi spoiler. Vi anticipo solo che anche nei nuovi episodi non mancano delle soluzioni narrative piuttosto abusate (il prof che incoraggia lo studente talentuoso ma ribelle, il tema della malattia, la vicina di casa bella e misteriosa), scritte però in maniera di nuovo brillante, com'era stato per le prime due stagioni, con un picco nell'ottavo episodio. Così come non mancano le scenone di sesso, uno dei tratti distintivi della serie. I protagonisti scopano sempre, in qualunque circostanza. È anche per questo che a The Affair si vuole bene e a questo quarto giro, più intenso e sofferto che mai, ancora di più. Dimenticate la tragica, anzi tragicomica terza stagione. In attesa della quinta e ultima, la season number 4 ha ritrovato lo smalto dei tempi migliori.

"Scusi, secondo lei finiremo a letto insieme?"
"Siamo in The Affair, veda un po' lei."


GLOW
(stagione 2)

E a proposito di serie che migliorano... ecco a voi GLOW. La stagione 1 delle vicende delle wrestler televisive mi era piaciucchiata abbastanza. C'era però qualcosa che mancava. Alison Brie nei panni di Zoya the Destroya era strepitosa, eppure la serie non riusciva ad assestare il colpo del KO. Quello che questa volta si è fatto attendere parecchio, ma a un certo punto è arrivato. I primi 7 episodi proseguono sulla falsariga dei precedenti e si segnalano giusto per la crescita del personaggio di Debbie "Liberty Belle" Eagan (Betty Gilpin), poi con l'ottavo arriva il gioiellino cult. Una puntata particolare e fighissima, che riesce finalmente a far compiere il salto di qualità tanto atteso a GLOW. Pure gli ultimi due episodi poi, per quanto meno originali, volano su livelli molto alti, con un alone di nostalgia 80s alla Stranger Things capace di regalare insospettabili momenti di poesia. E chi se lo aspettava da delle wrestler improvvisate?



Rimandate

Il miracolo
(stagione 1)

Il miracolo, di nome e di fatto. Quella creata da Niccolò Ammaniti è una serie miracolosa?
No, non particolarmente, visto che la serialità italiana negli ultimi anni ha saputo tirare fuori prodotti ben più convincenti, da Gomorra a The Young Pope. Per quanto ambiziosa e con dentro qualche idea interessante, Il miracolo invece è ben lontana dall'essere riuscita in pieno, a tratti scade nel ridicolo, e le interpretazioni di molti membri del cast passano dall'esagerato al sospirato da soap-opera. Tremendi in particolare Tommaso Ragno, nei panni del prete meno prete nella storia della religione...


...ed Elena Lietti, nei panni della first lady più zoccola e nevrastenica nella storia d'Italia.


Ma pure Lorenza Indovina non scherza.


Le parti più visionarie, che vorrebbero far fare il salto di qualità al prodotto, finiscono inoltre per far affondare il tutto. Ammaniti, sarai bravo a scrivere, o almeno un tempo lo eri, ma certe cose lasciamole a David Lynch, ok?


Qual è allora questo miracolo a cui mi riferivo sopra?
Il miracolo più clamoroso e inaspettato nell'intera Storia di Pensieri Cannibali: ho trovato sexy Alba Rohrwacher!
Non in tutti gli 8 episodi di cui è composta la prima stagione della serie, né tantomeno per una puntata intera, bensì per una sola sequenza, quella in cui va in un bar a sedurre un tizio simil-Gesù Cristo. Lì Alba è davvero affascinante. Merito dell'eyeliner, o delle sue doti recitative?
Di fronte a un autentico miracolo come questo, meglio non porsi domande.

"Davvero Cannibal Kid mi ha trovata sexy?
Ma che droga ha preso, quest'estate? Il Viagra?"


Picnic at Hanging Rock
(stagione 1, primi 2 episodi)

Non ho mai visto il film Picnic ad Hanging Rock diretto da Peter Weir nel 1975, nonostante sia universalmente considerato il “padrino” di una delle mie pellicole preferite di sempre, Il giardino delle vergini suicide. Non so bene perché. Forse perché in giro ho trovato solo delle copie in bassa qualità video. O forse, a un livello più inconscio, era perché temevo che un lavoro con tutte le carte in regola per diventare un mio cult personale del genere potesse deludermi. In attesa di recuperarlo – prima o poi – ho cominciato a vedere la nuova miniserie TV ispirata al film e pure al romanzo omonimo di Joan Lindsay da cui era tratto. E guarda caso la delusione puntuale è arrivata.
Peccato, perché c'è un intrigante spunto di partenza, la misteriosa scomparsa nel nulla di un gruppo di ragazze di un college privato nel 1900, e c'è un cast femminile davvero notevole, capitanato dalle già note e amate Natalie Dormer e Samara Weaving, e dalla rivelazione Lily Sullivan, nome nuovo di cui penso sentiremo ancora parlare.


Il ritmo però latita, la vicenda stenta a decollare e gli sbadigli presto prendono il sopravvento. Mi è spiaciuto abbandonarla e un giorno – prima o poi – le cose con il film potrebbero andare in maniera differente. Per adesso invece questo picnic ad Hanging Rock si è rivelato come tutti i picnic in generale: una palla.
Che ci volete fare? A me i picnic non piacciono proprio.


Take Two
(stagione 1, primi 3 episodi)

Ci sono serie di quelle che non si può perdere manco un istante, altrimenti non si capisce più nulla. Serie in cui a dominare è la linea narrativa orizzontale, giusto per usare un termine tecnico. Ci sono poi telefilm che preferiscono una linea narrativa verticale, con episodi autoconclusivi, come spesso è il caso di molti polizieschi. Quasi inutile aggiungere che io preferisco nettamente le prime. Ogni tanto però ci si può rilassare con la visione disimpegnata di una serie “verticale”, come ad esempio Take Two. Un poliziesco-comedy che ho iniziato a guardare unicamente per Rachel Bilson, la mitica splendida Summer di The O.C. nonché Zoe di Hart of Dixie, e che continuo a guardare per... Rachel Bilson. 💖


A funzionare è soprattutto il suo personaggio, quello di un'ex star televisiva caduta in disgrazia e finita in rehab, che mentre prepara un nuovo ruolo da attrice diventa il braccio destro di un investigatore privato (il bellone Eddie Cibrian).


Tra i due si instaura il solito rapporto di amoreodio e i casi autoconclusivi delle varie puntate non entusiasmano più di tanto. La serie riesce comunque a risultare simpatica al punto giusto e come guilty pleasure si fa guardare. Per i fan di Rachel Bilson e delle serie verticali, due piccioni con una fava. Per me, un piccione, anzi una picciona con una fava.



Bocciate

Westworld
(stagione 2)

Che pasticcio, la seconda stagione di Westworld! A livello teorico poteva essere la più ambiziosa e clamorosa figata dell'anno, su piccolo schermo e non solo. A livello pratico resta solo una serie molto ambiziosa, quanto non riuscita. Già la stagione 1 mi era parsa molto sopravvalutata, ma se non altro era ricca di spunti notevoli e di fascino. Nei nuovi episodi il fascino rimane, soprattutto all'inizio, solo che via via si perde per strada e resta spazio giusto per la noia e per la confusione. Westworld sembra l'erede di Lost. Peccato che sembri il Lost della sesta stagione. Quello che buttava via i suoi notevoli personaggi dietro a trame e sottotrame sempre più assurde e inutili.

Vogliamo poi dirlo?
E diciamolo: uno dei grandi problemi di questa seconda stagione è che c'è troppo poca Angela Sarafyan.


In compenso ci sono più Tessa Thompson...


…e più Talulah Riley per tutti!


I personaggi chiave restano comunque quelli di Evan Rachel Wood e Thandie Newton, che dominano i momenti migliori anche di questi nuovi episodi, senza però riuscire a toccare i vertici di quelli vecchi.


Se i personaggi femminili, oltre che molto gradevoli alla vista, sono ben costruiti e sfaccettati, pur essendo fondamentalmente dei robot umanoidi, a non convincere sono quelli maschili. Su tutti il misterioso Man in Black interpretato da Ed Harris, per cui io non riesco proprio a provare alcun interesse. In questa stagione hanno approfondito, e parecchio, la sua vicenda personale e c'hanno buttato dentro all'improvviso pure la figlia (interpretata dalla novità Katja Herbers), come facevano ogni tanto in Lost dove, quando non sapevano più che pesci pigliare, s'inventavano qualche nuovo personaggio comparso dal nulla da mettere in scena (ricordate Nikki e Paulo?). Altrettanto all'improvviso la figlia viene buttata via, probabilmente quando gli autori si sono resi conto che di lei non gliene fregava niente a nessuno, padre compreso.


E chissenefrega inoltre dei samurai?


Un altro problema di questa serie, almeno a livello personale, è questo. Alcuni personaggi non sono niente male, però non me frega un granché di loro. Paiono tutti finti, robot o meno che siano. In Westworld è tutto troppo costruito e la verità è che, dietro a discorsoni finto profondi e a trame finto elaborate, non si trova un granché e, dietro la sua patinata e scintillante superficie, non c'è spazio per alcuna emoziona vera.
Sotto il westito niente.


Castle Rock
(stagione 1, primi 2 episodi)

Castle Rock è come il mondo di Stephen King che incontra lo stile narrativo di Lost. Questo almeno è ciò che deve aver raccontato l'autore Sam Shaw a Hulu, il servizio di video on demand che distribuisce anche The Handmaid's Tale e che a un prodotto del genere non poteva certo dire di no. Peccato solo che il risultato sia un “filino” meno entusiasmante rispetto alla premesse. Può darsi che i fan del re dell'horror si divertano un sacco a trovare all'interno della serie tutti i vari easter egg e riferimenti ai suoi libri. Io che ho letto giusto una manciata di suoi romanzi e conosco più che altro le trasposizioni cinematografiche e televisive dei suoi lavori (alcune davvero pessime), ho trovato solamente... un sacco di noia. Castle Rock non è nemmeno una serie brutta, solo che è drammaticamente lenta e noiosa. I personaggi vorrebbero essere misteriosi e affascinanti e invece sono la quintessenza del chissenefrega. Le situazioni danno tutte l'impressione di un déjà vu, e probabilmente non è solo un'impressione. Il risultato è una specie di Once Upon a Time con i personaggi di King al posto di quelli delle fiabe, e anche in questo caso mi rendo conto che detta così la cosa possa suonare parecchio curiosa. Invece, non si sa come, Castle Rock è una delle serie più soporifere in cui potete imbattervi quest'anno. Dico solo che si finisce per rimpiangere Under the Dome. E ho detto tutto.



Ritorno al bosco dei 100 film

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Tristi per il rientro in città e la fine delle vacanze?
Ecco allora per voi una notizia che vi peggiorerà ulteriormente l'umore: è tornata la rubrica sulle uscite cinematografiche settimanali condotta da me, e ce n'è già per mettersi a piangere, e pure dal mio blogger rivale Mr. James Ford, e qui la tragedia è completa.
Per cercare di migliorare la qualità di questa rubrica, ma non è assolutamente detto che ci riesca, l'ospite che abbiamo invitato questa settimana a banchettare insieme a noi, e soprattutto a disquisire sui film in arrivo nelle sale italiane, è Luca “Karda” Cardarelli, l'autore del sempre valido (anche se mai quanto Pensieri Cannibali LOL) blog Cuore di celluloide.
Via ai commenti!


Mission: Impossible – Fallout
"Realizzare una rubrica più scema di questa? Sarebbe una Mission: Impossible persino per me."

Il Karda: Essendo un amante dell’action più pura, nuda e cruda dovrei impazzire per un film come Mission: Impossible – Fallout, e invece no: non mi sono mai appassionato a Missione Impossibile, Serie Tv o saga cinematografica poco importa. Se devo essere onesto, ad un Tom Cruise che si lancia da moto in corsa verso aeroplani decollanti ho sempre preferito un Vin Diesel che vola da un grattacielo di Dubai ad un altro a bordo di una fuoriserie rossa fiammante come in Fast 7. Ecco, ora Cannibal e Ford faranno finta di non avermi mai conosciuto. È stato bello comunque. Addio.
Cannibal Kid: Per me posizione del tutto opposta a quella del Karda. Non amo per niente il genere action, ma la saga di Mission: Impossible mi ha (quasi) sempre gasato parecchio. Non raggiungo i livelli di esaltazione di Ford che appena vede Stallone emette gridolini e lancia orsetti di peluche come una teenager in love che si trova davanti Irama, però Tom Cruise insieme a Bruce Willis è il mio action hero prediletto. Per porgere un ramoscello d'ulivo al Karda, aggiungo che comunque non disdegno nemmeno Vin Diesel, soprattutto da quando ha iniziato una faida tra primedonne con The Rock che manco io e Ford dei tempi migliori.
Ford: stranamente mi ritrovo nella stessa posizione di Cannibal, perdono a Karda le affermazioni solo grazie a Vin Diesel e confermo il mio sostegno incondizionato non solo a Stallone, ma anche a Tom Cruise, che ho sempre adorato in qualsiasi ruolo, compreso ovviamente quello di Ethan Hunt. L'hype è alle stelle, e spero che questo nuovo capitolo sia all'altezza degli ultimi.

Resta con me
"Che bella, questa nave! Sembra la cameretta del mio stalker Cannibal Kid dove mi ha tenuta sequestrata per tutta l'estate."

Il Karda: Eccolo, il film romantico di fine estate. Dopo aver duettato con Jennifer Lawrence ed Emilia Clarke, ora Sam Claflin si prende anche Shailene Woodley (tutte lui eh...) in questa trasposizione cinematografica di una storia realmente accaduta dove la Tempesta perfetta si congiunge a Laguna blu (stando al trailer, che comunque mi è parso già fin troppo melenso per i miei gusti, figuriamoci il film intero). Aborro. Intanto chiamo il 118 per l’attacco di cuore che starà colpendo, lo so, Cannibal. Resisti, resisti!!! E so che anche Ford, che fa tanto il duro, non si starà sentendo troppo bene.
Cannibal Kid: Da buon fan dei film strappalacrime quale sono, ho già visto Resta con me e ne parlerò prossimamente. Come anticipazione dico solo: “capezzoli di Shailene Woodley”. E credo che questo basti per far prendere la sua barca a quel vecchio lupo di mare di Ford e navigare fino al cinema più vicino. Il Karda invece so che è immune al fascino di Shailene, ma solo per questo non va discriminato. Se però non verrà mai più ospitato su Pensieri Cannibali, sapete perché.
Ford: del film mi frega poco o niente. Di Shailene Woodley e dei suoi capezzoli un po' di più. Potrei fare dunque uno strappo alla regola e guardarlo.

Lucky
"I commenti di quei tre sono ancora più assurdi delle nostre conversazioni!"

Il Karda: L’ultima fatica di Harry Dean Stanton, il Brett di Alien, nonché il Carl Rodd di Twin Peaks. Ebbene sì, questo è un film da vedere. Non solo per le ambientazioni che rimandano al capolavoro Paris, Texas di Wenders e ad un certo tipo di cinema molto caro al sottoscritto, ma anche perché il cast, in cui compaiono David Lynch e, udite udite, il redivivo Tom Skerritt (ma quanto Alien c’è in questo film?) potrebbe rivelarsi la vera forza del film stesso. Insomma, abbuffiamoci di Lucky. Forse con queste righe mi sono guadagnato la riabilitazione del dinamico duo, eh? Che dite?
Cannibal Kid: Film che potenzialmente potrebbe essere molto interessante, dalle parti del capolavoro Una storia vera del copracitato David Lynch, ma che a scatola chiusa mi sa anche di potenziale notevole noia. Con le pellicole sui vecchini, e con i vecchini come Ford in generale, non vado molto d'accordo e quest'anno ho già patito parecchio il pessimo Ella & John - The Leisure Seeker. Questo Lucky avrà maggiore fortuna?
Ford: il cast di questo titolo promette scintille, e sulla carta potrebbe perfino rivelarsi la sorpresa della settimana in grado perfino di mettere d'accordo il vecchio Ford ed il finto giovane Cannibal. Ma si rivelerà una cosa totale e stupenda come Una storia vera di Lynch o la classica roba da casa di riposo che cavalca la moda degli ultimi anni?

Mary Shelley – Un amore immortale
"Ho preferito venire qui, piuttosto che andare in vacanza insieme a Ford. Mi sembrava una scelta più felice."

Il Karda: Salvo rarissime eccezioni, i film in costume ambientati nei secoli precedenti al ventesimo, non mi vanno esattamente a genio. Quali eccezioni? Beh, Marie Antoinette di Sofia Coppola, Barry Lyndon del Maestro, Dracula di Bram Stoker di Paparino Coppola e Intervista col Vampiro di Neil Jordan, per citarne solo alcuni. L’unico motivo che mi spingerebbe a guardare questo Mary Shelley è la presenza della divina Elle Fanning, ma probabilmente preferirò qualche altro titolo cazzone, magari anche uno tra quelli che seguiranno in questa lista. Tutto Ok, Ford? Ci sei Cannibal? Posso andare avanti?
Cannibal Kid: Io ci sono, Karda, e questa volta sono del tutto in sintonia con te. Pure io non sono certo un patito di film in costume ambientati ai tempi in cui Ford era un giovanotto alternativo di belle speranze, ma ogni tanto qualche eccezione piacevole capita, Marie Antoinette su tutte. Anche io inoltre adoro Elle Fanning e per lei potrei sforzarmi di vedere questo lavoro, prima o poi, dopo aver finito tutti gli altri film scemi che lo precedono nel mio elenco dei recuperi.
Ford: nei secoli precedenti al ventesimo, quando ero giovane, un film di questo genere non me lo sarei perso non fosse altro che per darmi un tono da poeta romantico. Fortunatamente con gli anni ho abbandonato le pippe mentali e mi sono trasformato nel tamarro di oggi, dunque penso proprio che mi dedicherò ad una lunga lista di titoli cazzoni prima di anche solo immaginare di vedere questa roba.

Ritorno al Bosco dei 100 acri
"Cazzo, Winnie, insieme sembriamo Ford e il Cucciolo Eroico!"

Il Karda: Ah, bene, Mark Renton reincontra Winnie dei Pooh. Che coppia lisergica. Ma Francis Begbie non c’è? Colonna sonora di Dj Francesco? Ok, la smetto. Avrete capito quanto possa interessarmi questa roba.
Cannibal Kid: Un film su Winnie the Pooh potrei guardarlo giusto se c'è Margot Robbie... cosa che è già capitata con Vi presento Christopher Robin e che puntualmente si è rivelata una discreta cagata buonista. Questa produzione disneyana fordianissima promette di essere ancora peggio. Molto peggio. Da vedere solo nelle condizioni di Mark Renton: sotto eroina.
Ford: ho visto il trailer e mi è venuta una gran voglia di vomitare. E purtroppo non avevo neanche bevuto.

Don’t Worry
"Non te lo porto, il tuo maledetto White Russian! Vuoi mica fare la fine di Ford?"

Il Karda: Gus Van Sant dirige Joaquin Phoenix, Jonah Hill, Rooney Mara e Jack Black. Titolo da Sundance. Roba da Cannibali. Da fiondarsi al cinema a vederlo. Andiamo tutti insieme? Che ne dite?
Cannibal Kid: Don't Worry, Ford. Questo è un film da Cannibale, come dice il Karda, e quindi super radical-chic, ma scommetto che piacerà anche a te, e magari pure più che a me. Il motivo? Anche se fingi il contrario, il vero re dei radical-chic sei tu. ;)
Ford: nonostante l'aura Sundance radical questo film mi ispira parecchio, quasi potesse rievocare l'atmosfera di passati lavori di Van Sant cui voglio tanto bene come Will Hunting. Speriamo non sia una delusione da bottigliate.

Un marito a metà
"Il Karda non sarà mai piu ospite su Pensieri Cannibali solo perché non gli piace Shailene Woodley?"
"Certo che se l'è proprio andata a cercare..."

Il Karda: Le commedie semi-demenziali francesi come questa catturano sempre il mio interesse. Anche se non so i nomi degli attori e del regista e non ho voglia nemmeno di cercarli su Wikipedia. Ma so che riderò come un ebete alle battute sceme inserite in situazioni paradossali che solo queste commediole francesi sanno offrire. Avete presente Il piccolo Nicolas, Tutta colpa del Vulcano, Giù al nord, Supercondriaco e Un piano perfetto? Li ho visti tutti e non ce n’é uno che non mi sia piaciuto! (eccolo il titolo cazzone al quale mi riferivo qualche riga più su).
Cannibal Kid: A sorpresa, pure in questo caso io e il Karda siamo d'accordo. Adoro le commedie francesi e più sceme sono, meglio è. Qui su Pensieri Cannibali sono tutti i benvenuti, persino il Karda, e i francesi campioni del mondo ancora di più. Alla facciazza di Ford!
Ford: il mio rapporto con la Francia è piuttosto complesso, neanche fosse un'emanazione dell'ego di Cannibal, eppure le commedie sceme d'oltralpe di norma mi divertono molto. Potrei dare una possibilità anche a questo, che mi è capitato di sbirciare in trailer qualche tempo fa con discreta curiosità. Dovesse mettere d'accordo tutti, rischierebbe di diventare il titolo della rubrica e della settimana.

La musica di agosto 2018: top, flop e altre robe

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La musica più bella?
La trovate qui su Pensieri Cannibali. E pure quella più brutta, che qua non ci facciamo mancare niente. Anche se c'è da dire che nell'ultimo mese si sono sentite soprattutto cose valide. Sarà perché dei tormentoni estivi ho già parlato in un post a parte.
Via allora a Top, Flop e a qualche rubrica assortita dell'appuntamento musicale mensile di questo blog.



Top

7. Emily Kinney

Emily Kinney rischia di essere la cosa migliore mai uscita (anche se non proprio viva) da The Walking Dead, una delle serie più noiose e inspiegabilmente di successo degli ultimi anni. L'interprete di Beth Greene ci aveva già fatto sentire la sua gradevole vocina in una manciata di episodi dello show e ora ha pubblicato il suo nuovo album da cantante, “Oh Jonathan”. A tratti suona stucchevole e persino troppo innocente, ma alla fine nella sua semplicità riesce a convincere. Più di The Walking Dead, se non altro.




6. The Dose

Vi manca il grunge rock degli anni '90?
In tal caso date un ascolto ai The Dose, duo formato dal batterista Ralph Alexander e dal cantante/chitarrista Indio Downey, che è il figlio di Robert Downey Jr., ma che stranamente non si chiama Robert Downey Jr. Jr..




5. Rudimental & Major Lazer ft. Anne-Marie & Mr. Eazi

Può una hit estiva (apparentemente) disimpegnata contenere un messaggio profondo quasi quanto quello della poesia Invictus di William Ernest Henley?
Nel caso del brano realizzato dai Rudimental con i Major Lazer interpretato da Anne-Marie & Mr. Eazi sì: “'Cause I am the one, I rule my world, nobody rule my destiny/'Cause you are the one, you rule your world, no bad man own your destiny”.




4. Lola Kirke

Nella serie TV Mozart in the Jungle Lola Kirke ha la parte di Hailey, una ragazza che suona l'oboe.
Che ci volete fare? In un'orchestra serve anche qualcuno che suoni l'oboe, nonostante nella vita di tutti i giorni se ne possa fare tranquillamente a meno. Nella vita vera infatti Lola Kirke non suona l'oboe, ma canta. E se la cava pure bene. Il suo album d'esordio “Heart Head West” è un piacevole gioiellino di languido pop in stile Lana del Rey. Brava Hailey!




3. Mitski

Mitski è una cantante giapponese-americana di genere indie-rock dallo stile piuttosto eccentrico che sembra sempre lì lì sul punto di esplodere, di diventare la nuova St. Vincent, o la nuova Björk. Ce la farà con il suo nuovo splendido consigliatissimo album “Be the Cowboy”, o è destinata a rimanere nel limbo delle cantanti strambe di nicchia?




2. Tash Sultana

Il tuo timbro vocale ricorda quello di Erykah Badu. Suona la chitarra come John Frusciante e Carlos Santana e il piano come Alicia Keys e Norah Jones. La sua musica possiede la bellezza senza tempo di blues e jazz, accompagnata dai ritmi attuali dell'hip-hop. I suoi brani hanno ritornelli pop, ma possiedono anche un retrogusto rock. La 23enne cantautrice e polistrumentista australiana Tash Sultana potrebbe essere soltanto un fuoco di paglia. Oppure, con tutti questi talenti e sapori a sua disposizione, potrebbe essere il presente e il futuro della musica.




1. Interpol

I newyorkesi Interpol non sono mai scaduti troppo e bene o male tutti i loro lavori possiedono una propria dignità. Era però da un bel po' di tempo – ammettiamolo – che non esaltavano più come ai tempi dei loro primi splendidi lavori, “Turn On the Bright Lights” e “Antics”. Con il loro sesto album “Marauder” finalmente sono tornati a convincere in pieno. E, giusto per dimostrare che il caro vecchio rock nell'anno 2018 può ancora essere cool, per il loro nuovo stilosissimo video hanno convocato Kristen Stewart e Finn Wittrock.





Flop

2. Cat Power e Lana Del Rey

Cat Power e Lana Del Rey, ovvero due delle più belle voci femminili degli ultimi anni, e forse di sempre, hanno unito le forze per realizzare un brano insieme. Era quindi lecito attendersi da loro come minimo un capolavoro assoluto, e invece è solo un pezzo di medio livello. Non è certo brutto, non poteva esserlo, però è piuttosto deludente.




1. Io Spio

Il peggio del mese non è proprio strettamente musicale. Anzi, con la musica ha a che fare giusto in maniera marginale. Mi riferisco alla copertina della rivista di gossip Io Spio dedicata alla cantante Emma Marrone. Si parla di lei per la sua musica?
No. La rivistona scandalistica propone una “inchiesta” sulla sessualità di Emma. Il giornalismo spazzatura, se giornalismo può essere considerato, ha toccato un nuovo apice. Complimentoni!

“Emma lesbica? tutta la verità!” Adesso ve la dico io la verità. La verità è che fate schifo,molto schifo! La verità è che questo paese sta tornando nel Medioevo e l’omosessualità sta diventando un problema da “combattere”. Con questo titolo da quattro soldi frutto di un “giornalismo” alla deriva non state ferendo me,che ho le spalle larghe e le vostre cazzate me le metto in tasca da 10 anni. Con questo titolo avete offeso la vostra dignità in primis e poi quella degli altri. Con questo titolo avete evidenziato il marciume di questa società ipocrita e razzista. Non aggiungo altro perché vi commentate da soli. Un bacio a tutti gli amici “omosessuali”. Sentitevi liberi sempre e senza nessuna riserva di vivere la vostra vita,i vostri sentimenti e la vostra libertà. Viva l’amore senza pregiudizio. Con i vostri giornali accendiamo il fuoco dell’amore. E adesso andate a guardarvi allo specchio e vergognatevi.
Un post condiviso da Emma Marrone (@real_brown) in data:



Sgnacchera del mese
Camila Mendes

La sgnacchera del mese è l'attrice Camila Mendes, una delle star della serie mystery-teen Riverdale, che nel nuovo video dei Chainsmokers è un'inserviente di un motel che all'improvviso viene colpita dalla sindrome di La La Land e si mette a danzare come se fosse in un musical. Figo il video, figa la canzone, figa lei.




Guilty Pleasure del mese
Jax Jones & Mabel ft. Rich the Kid

In Italia non si sta rivelando un successone, ma tra i miei tormentoni estivi personali c'è questo pezzo britannico contagioso come il morbillo tra i No Vax.




Movie Soundtrack
Ibiza

Ibiza è un gradevole filmino estivo, perfetto anche per una visione di fine estate, con Gillian Jacobs delle serie Community e Love nella parte della precaria hipster di New York che viene mandata per lavoro in Spagna dove, più che lavorare, finirà per... devastarsi. E inoltre si innamorerà pure di Richard Madden, qui per una volta lontano dalle atmosfere retrò/fantasy di Game of Thrones, I Medici e Cenerentola e in versione DJ superstar. La variegata colonna sonora del film propone sì delle tamarrate di musica dance e delle latinate assortite, eppure riesce pure a tirare fuori un momento più riflessivo, sulle note di “Life on Mars?” di David Bowie. Con tutto il rispetto per Calvin Harris, David Guetta, Martin Garrix e Luis Fonsi, ma il momento musicale migliore del film lo regala lui.




Serial Music
GLOW

La seconda stagione di GLOW si chiude sulle note dell'epicità 80s – un filo trash – della canzone degli Starship “Nothing's Gonna Stop Us Now”. Dopo la crescita che si è assistita nelle ultime puntate della stagione, chi le ferma più queste wrestler appena confermate per una season number 3?




Revival Moment
Aretha Franklin

Il momento revival questo mese naturalmente è tutto per Aretha. Respect.




Resta con me: una storia di sopravvivenza, d'amore e di... capezzoli

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Resta con me
Titolo originale: Adrift
Regia: Baltasar Kormákur
Cast: Shailene Woodley, Sam Claflin


Resta con me. No, non è il titolo di una canzone neo-melodica. In quel caso il titolo probabilmente sarebbe stato “Resta cu mme”. Si tratta invece di un film che appartiene a due generi in genere piuttosto distanti tra loro: il survival movie e la storia d'amore strappalacrime.

Per quanto riguarda il primo, è uno dei sottogeneri cinematografici che meno sopporto. È vero, si possono imparare lezioni importanti per la vita di tutti i giorni, da questi film. Ad esempio 127 ore con James Franco mostra come si fa a sopravvivere in un canyon. Oppure Gravity può essere visto come un manuale di sopravvivenza nel caso ci si ritrovi da soli in una navicella in mezzo allo spazio. Se invece capitate soli soletti dalle parti di Marte, ecco che in vostro soccorso arriva Sopravvissuto - The Martian. Cose che possono capitare, perlomeno se siete come i protagonisti del film Resta con me, due tipi decisamente impavidi che partecipano a una traversata dell'Oceano Pacifico. Da una parte invidio la gente così. Quelli coraggiosi. Quelli che non hanno paura di buttarsi da una scogliera. Quelli che non hanno paura di niente. Dall'altra parte a volte penso che siano degli emeriti coglioni che poi non possono lamentarsi se finiscono in qualche situazione tragica. Un conto è sapersi godere la vita, un altro è buttarla via in maniera stupida. Piuttosto che ritrovarmi in situazioni del genere, preferisco essere un considerato un fifone. Che poi non sono un fifone. Mi piace di più definirmi prudente. Se proprio voglio correre un rischio, poi, viaggio su Autostrade per l'Italia.

Il mio film survival preferito non è proprio un film survival completo, bensì è il capitolo 8 di Kill Bill: I crudeli insegnamenti di Pai Mei, quello con la Sposa Beatrix Kiddo che viene seppellita viva dentro una bara. In pochi minuti, Quentin Tarantino dice tutto quello che c'è da dire su questo sottogenere cinematografico e lo fa un espediente che riesce a rendere il tutto più avvincente: i flashback. Un'idea utilizzata anche da Resta con me. La pellicola per fortuna non è ambientata tutta su una barca con a bordo soltanto un personaggio, come ad esempio era l'inguardabile All Is Lost - Tutto è perduto. È vero che qui c'è Shailene Woodley nel fiore degli anni tutto il tempo in bikini o canotta e non un Robert Redford decrepito, però un'ora a mezza in solitaria su una barca sarebbe stato troppo da sopportare anche con lei e i suoi capezzoli turgidi, i due veri grandi protagonisti del film...

Oddio, a pensarci meglio, in questo caso mi sa che sarebbe potuto venire fuori un capolavoro assoluto.


Resta con me invece non è solo un survival. Grazie al menzionato uso dei flashback, è anche una specie di boy meets girl movie, che racconta di come nasce l'amore tra Shailene Woodley e il bel lupetto di mare Sam Claflin. Decisamente migliore è il mio rapporto sia con i boy meets movie che con i film sentimentali strappalacrime, che per quanto tristi per me rappresentano di solito un notevole divertimento. Un guilty pleasure. Non che ci goda a vedere delle persone innamorate che soffrono... mmm, a dirla tutta un po' sì, però a parte questo sono storie che difficilmente mi lasciano indifferente. Di recente mi è piaciuto persino un filmetto come Il sole a mezzanotte, con Bella Thorne nella parte della tipa con una malattia che colpisce tipo una persona su un miliardo e non può uscire alla luce del sole, pena la morte immediata. Cioè, dai, come si fa a non stare dalla parte di una ragazzina così sfigata che ha contro un destino tanto infame?

Gli interpreti di Resta con me sono due “campioni” di questo tipo di film: Shailene Woodley direttamente da Colpa delle stelle (ho ancora le lacrime al solo pensarci) e Sam Claflin dritto da Io prima di te (film stupendo e chi afferma il contrario è una brutta persona e meriterebbe di naufragare in mezzo al Pacifico). Loro due, insieme ad Ansel Elgort, Nat Wolff, Miles Teller e Bella Thorne, potrebbero formare gli Avengers dei film strappalacrime. Ho detto strappalacrime, non stracciapalle. Basta con il solito stereotipo che questo tipo di pellicole sono solo da femmine e noi maschietti non dobbiamo vederli. Se insistete a sostenere delle cose del genere mi fate piangere, ecco, brutti cattivoni!


Resta con me è ben bilanciato tra le due parti, che però non è che convincano fino in fondo. Per quanto riguarda la parte survival, ci sono un paio di scene, quella iniziale e quella del naufragio, che sono piuttosto impressionanti, anche se mai quanto i capezzoli di Shailene, mentre per il resto la regia di Baltasar Kormákur, già esperto del genere grazie all'arrampicata di Everest, è parecchio anonima.

Riguardo invece alla parte sentimentale, c'è giusto una frase sdolcinata di quelle da appuntare sulla Smemoranda, se solo fossi una ragazzina di 14 anni: “Ho navigato mezzo mondo per trovarti, non ho intenzione di lasciarti ora”. Per il resto, per essere un drammone romantico, non è nemmeno così romantico. Mi aspettavo di piangere come una fontanella, e invece no. Sarà che il personaggio di Shailene Woodley non è che possieda un animo così sentimentale ed è anzi un maschiaccio ribelle e anticonformista. Un personaggio che all'attrice non dev'essere costato nemmeno un eccessivo sforzo di immedesimazione, visto che probabilmente lei nella vita vera è più o meno così. A quanto pare infatti Shailene è una specie di hippy figlia dei fiori che vive senza cellulare, si lava i capelli una volta al mese e non esita a combattere in prima linea per le battaglie sociali, come dimostra il suo arresto mentre partecipava a una protesta pacifica contro la costruzione di un oleodotto in North Dakota.


Il film, tratto da una storia vera, è ambientato negli anni '80, ma il contesto temporale è ben poco importante, come se si fosse preferito cercare di raccontare la vicenda nella maniera più universale possibile. Certo che una canzoncina tipicamente 80s dentro potevano anche mettercela. “Rio” dei Duran Duran ad esempio sarebbe stata perfetta nelle scene dei flashback più spensierati.



Terminata la visione un po' deludente di Resta con me, sto pensando di scrivere la sceneggiatura di una versione remake italiana più intensa e drammatica, ambientata ai giorni nostri e con un finale più tragico. Cosa succede? I due fidanzati protagonisti sopravvivono a un naufragio nel Mediterraneo e contenti arrivano al porto di Catania, esultando per avercela fatta. Quand'ecco che Salvini impedisce loro di sbarcare. Vengono trattenuti a bordo della loro nave in condizioni igieniche pietose per giorni e muoiono di stenti. Fine del remake.
(voto 6/10)


Le recensioni social – Estate 2018 e The Ferragnez special edition

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È estate, anche se sta finendo. Lo scazzo regna sovrano e la voglia di scrivere recensioni complete, per quanto il più delle volte sceme come le mie, è piuttosto bassino. È il momento ideale allora per proporre delle veloci (pseudo)rece in stile social di alcuni film passati su questi schermi negli ultimi tempi.

Per la gioia di grandi e piccini, c'è anche un mini speciale dedicato al matrimonio super social dei #TheFerragnez.

"Guarda, possiamo leggere le recensioni di Pensieri Cannibali anche sullo smart phone."
"Che culo!"


Una donna fantastica
Voto: 7+/10



Speciale sul matrimonio The Ferragnez

Ibiza
Voto: 6+/10

Un post condiviso da Chiara Ferragni (@chiaraferragni) in data:


Ti presento i miei
Voto: 6-/10



Mi presenti i tuoi?
Voto: 2/10

Un post condiviso da Fedez (@fedez) in data:


2 single a nozze - Wedding Crashers
Voto: 6,5/10


Fine dello speciale sul matrimonio The Ferragnez


Loving Vincent
Voto: 8/10



L'insulto
Voto: 6,5/10



Un sogno chiamato Florida
Voto: 5/10



La stanza delle meraviglie
Voto: 4,5/10

Un post condiviso da Kendall (@kendalljenner) in data:


Addio fottuti musi verdi
Voto: 4/10

Marco Goi@cannibal_kid
Non posso dire che #AddioFottutiMusiVerdi è una fottuta schifezza galattica, perché se no i numerosissimi fan dei @_the_jackal in rete mi massacrano.



The JackaL@_the_jackal
Ehm... fottuto genio @cannibal_kid, ormai l'hai detto!
Fan, scatenate l'Inferno!



Marco Goi@cannibal_kid_account_non_più_esistente_manco_nello_spazio





The JackaL @_the_jackal
Addio fottuto muso cannibale! #byebye




Billionaire Boys Club
Voto: 5/10



Dear Dictator
Voto: 6+/10



Benedetta follia
Voto: 5,5/10

Un post condiviso da Benedetta Parodi (@ziabene) in data:


Brad's Status
Voto: 5,5/10






Giù le mani dalle nostre figlie
Voto: 4,5/10

Un post condiviso da Sylvester Stallone (@theslystallone) in data:


Unsane
Voto: 6/10



Mamma Mia che filmacci! Ci risiamo

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Mamma Mia! Che film che escono questa settimana! E non lo dico in senso positivo.
Mamma Mia! Che ospite che abbiamo questa settimana nella rubrica sulle uscite cinematografiche! E questa volta lo dico in senso positivo, sia chiaro.
La super ospite di oggi è Valentina Ariete, autrice dell'ormai storico blog Eyes Wide Ciak, che negli ultimi anni purtroppo ha trascurato parecchio, ma anche uno dei volti giovani più celebri e autorevoli nell'ambito del giornalismo cinematografico odierno. Sia su web, che su stampa che pure in televisione. Lo dico?
Valentina Ariete è la nuova Anna Praderio.
Ok, l'ho detto!

Riusciremo a tenerle testa?
A voi il giudizio. Qui di seguito trovate i commenti ai film in arrivo nelle sale italiane questo weekend, forniti da Valentina direttamente dalla sala stampa della Mostra del Cinema di Venezia. E quelli miei e del mio blogger rivale co-conduttore di questa rubrica Mr. James Ford di WhiteRussian, direttamente ahinoi dalle nostre casette rispettivamente di Casale Monferrato e di Lodi.

"Hey Ford, you are my dancing queen!"


Dark Crimes
"Devo proprio investigare sull'omicidio di Mr. Ford?
Tanto si sa già che è stato Cannibal Kid."

Valentina: Un detective che indaga su un omicidio oscuro, uno scrittore dal sorriso sinistro, Charlotte Gainsbourg piena di cicatrici sulla schiena (evidentemente non si è ancora ripresa dalle frustate di Nymphomaniac): tutto molto bello, l’atmosfera, guardando il trailer, c’è, se non fosse che non si può non pensare alla sanità mentale di Jim Carrey, che interpreta il protagonista. Se avete visto il documentario Jim & Andy: The Great Beyond. The Story of Jim Carrey, Andy Kaufman and Tony Clifton (ma anche solo il primo episodio dello show Comedians in Cars Getting Coffee, dove ammutolisce perfino Jerry Seinfeld) sarete certamente preoccupati anche voi, visto il suo problema a immedesimarsi troppo nei ruoli: è un attimo che ce lo ritroviamo a farneticare sui vaccini nemmeno fosse un esponente dell’attuale governo italiano.
Cannibal Kid: Io sono preoccupato per la sanità mentale di Charlotte Gainsbourg. Se è l'unica attrice ad aver accettato di sua spontanea volontà di recitare per Lars von Trier più di una volta, ci dev'essere qualcosa in lei che non va. E sono preoccupato pure per quella di Mr. Ford... perché? Devo anche stare ancora a spiegarvi perché? Poi sono preoccupato per la mia, visto che sono stato contagiato dalla continua presenza in questa rubrica del mio blogger nemico. Sono inoltre preoccupato per la sanità mentale di Valentina, che ha ahilei accettato di partecipare a questa rubricaccia, mettendo a serio repentaglio la sua autorevolezza come giornalista cinematografica. Sono preoccupato pure per quella degli esponenti dell'attuale governo e di chi li ha votati. Insomma, la sanità mentale di Jim Carrey è l'ultimo dei miei pensieri. Così come questo thriller ad elevato rischio scult.
Ford: avevo una mezza idea di tentare la visione non fosse altro che per Carrey, ma il trailer e più di un paio di recensioni mi hanno fatto venire i brividi non in senso positivo, neanche stessi per iniziare la visione di uno dei soliti filmacci finto provocatori di Von Trier.
Se non altro, la presenza di Valentina aumenta a dismisura lo star power di questa rubrica affossata da me e dal Cannibale nel corso degli anni.


La ragazza dei tulipani
"Ford, ma come diavolo ti sei vestito?"
"Oggi c'è ospite Valentina Ariete. Ci tenevo a fare una bella impressione."

Valentina: Dopo La ragazza con l’orecchino di perla, La ragazza dei tulipani: ancora un dipinto al centro del racconto, un’ammucchiata di premi Oscar, Alicia Vikander, Christoph Waltz e Judi Dench, che nemmeno al Dolby Theatre, un amore tormentato, una passione irrefrenabile, Waltz che fa i suoi sorrisetti satanici a tavola (non può mancare, ce l’avrà scritto nel contratto, ormai è chiaro). Quando il trailer ci ha quasi convinto, spunta Cara Delevingne con il consueto sguardo spiritato: no grazie. Ormai non ci caschiamo più. Cara come L’uomo del monte al contrario: garanzia di sola.
Valentina Cannibal Kid: Su questo film arrivo preparato perché l'ho già visto. D'altra parte, posso mica perdermi con un lavoro della mia beniamina Alicia Vikander?
Fatto sta che, pur non essendo certo un fan dei lavori in costume classicheggianti come questo, l'ho trovato una visione più leggera e gradevole di quanto mi aspettassi. In cui pure la mia cara Cara Delevingne riesce a fare la sua porca figura. Anche se Valentina non ci crederà mai.
Ford: film che non avevo alcuna intenzione di vedere a prescindere da Cara Delevingne, e che eviterò di bullarmi affermando sia meglio del previsto come il mio rivale che, travolto dal suo ego e dalla smania di potere, si è addirittura finto Valentina pur di apparire in tv.


Slender Man
"Ma perché Valentina ha accettato di partecipare a questa rubrica?"
"Deve proprio essere un'amante delle atmosfere horror..."

Valentina: Slender Man, fenomeno nato su internet a seguito di un concorso fotografico lanciato nel 2009 (giuro!), ha ora un film tutto suo. Ombra affusolata e secca come nemmeno Jack Skeletron, vediamo “L’uomo snello” aggirarsi per i boschi mentre diverse ragazzine storcono le facce e si mettono in bocca soltanto larve. Se è una nuova dieta per dimagrire non ci ha molto convinto.
Cannibal Kid: Hanno realizzato un film su un mostro del web, e non è dedicato a Mr. James Ford?
Ma questo è un sacrilegio. Detto ciò, io questo horrorino teen mezzo scemo, o più probabilmente tutto scemo, non me lo lascio di certo sfuggire. Daje uomo snello, facce sognà, anzi facce avè incubi!
Ford: avrei bisogno davvero di horror veri, piuttosto che di ometti snelli che potrei lanciare da una parte all'altra della blogosfera neanche fossi The Rock o John Cena. Un po' come avrei bisogno del piglio dell'Ariete come co-conduttrice piuttosto che del finto teen Peppa Kid.


Mamma mia! Ci risiamo

Valentina: Un film sul niente, senza storia, senza Meryl Streep, senza praticamente filo logico. Ma c’è Cher: basta solo la vista di un suo piede (traballante) per farci gridare. Lily James, bella e brava, ce la mette tutta e ci fa innamorare, ma Cher è tutto. Cher è Dio.

"Ciao Valentina, grazie per le belle parole. Certo che sei più fissata con me di quanto Ford lo è con Stallone.
O Cannibal con una giovane attrice sciacquetta a caso."

Cannibal Kid: Non ho mai visto il primo Mamma Mia!, nonostante gli ABBA non mi dispiacciano. Sarà forse per la mia congenita repulsione verso tutto ciò che ha a che fare con Meryl Streep. Adesso che dopo La La Land sono diventato un fan dei musical, o quasi, con l'arrivo del sequel/prequel sono tentato di fare un doppio recupero. Se poi Valentina dice che nel seguito la Streep praticamente non c'è, un motivo in più!

Io dopo aver scoperto dell'assenza di Meryl Streep

Ford: gli Abba non mi hanno mai fatto impazzire, il primo Mamma Mia! l'ho evitato come la peste, o come un film consigliato da Cannibal. Non penso certo di tornare sui miei passi con l'inutile sequel.

Ford quando in gran segreto ascolta la musica degli ABBA


Le fidèle
"La smetta subito di leggere Pensieri Cannibali, che se no le va in pappa il cervello!"

Valentina: Matthias Schoenaerts e Adèle Exarchopoulos che ammiccano vogliosi e copulano selvaggiamente tra corse di automobili e sparatorie: VENDUTO! Certo nel film si chiamano Gigi e Bibi… vabbé, venduto comunque.
Cannibal Kid: Volevo scrivere esattamente la stessa cosa, ma Valentina mi ha anticipato. :)
Ford: Per me era venduto prima che lo acquistassero Val e Katniss Kid. Potenziale sorpresa della settimana.

"Riusciremo a restare per più di due minuti senza copulare selvaggiamente?"
"Attenzione spoiler: NO!"


Revenge

Valentina: Bionda mozzafiato (Matilda Lutz è stupenda), circondata da tre loschi figuri che la guardano sbavando. Dal guardare si passa alla violenza, dalla violenza al (tentato) omicidio. Poi lei diventa un angelo sterminatore. Un po’ Buffy l’ammazzavampiri, un po’ Mad Max: Fury Road, il trailer più fomentante della settimana. Ah, voglio quell’orecchino a stella.
Cannibal Kid: Una pellicola decisamente consigliata, per quanto io in genere non sia un grande fan dei troppo fordiani thriller survival, di cui avevo già parlato qui...
Ok, più che della pellicola avevo parlato di Matilda Lutz che sì, confermo, è davvero stupenda. E non a caso ora svetta nel nuovo header di Pensieri Cannibali.
Ford: film che ho visto qualche tempo fa e che ho trovato tamarro quanto funzionale, esagerato quanto interessante nello stimolare riflessioni, pop nel look e fighissimo e quasi tarantiniano nella resa. Insomma, direi che il suo l'ha fatto anche dalle mie parti, nonostante attendessi la sua uscita per pubblicare il post che arriverà a breve. E se io e il Cucciolo Eroico siamo d'accordo, cosa aspettate a correre a recuperarlo!?

"Se vuoi il mio orecchino, Valentina, dovrai prima passare sul mio cadavere."


Teen Titans Go! Il film
"Hey Cannibal, come sei riuscito ad avere un'ospite prestigiosa come Valentina Ariete questa settimana?"
"L'ho pagata con tutti i soldi delle mie paghette messi da parte nell'ultimo anno, thank you very much."

Valentina: Film d’animazione sui supereroi sfigati dell’universo DC che si prende in giro a suon di puzzette e battute di pancia: non si sa come, è già meglio di Justice League.
Cannibal Kid: Ahahah, mi sa che ho trovato qualcuno che ha sopportato Justice League ancora meno di me. E io non sono manco riuscito a superare lo scoglio della prima mezz'ora di film...
Ford: era facile fare meglio di Justice League. Mi sa che è ora che i Teen Titans soppiantino i più blasonati eroi "di serie A" della DC Comics.


Ride
"Non si è mai troppo prudenti quando si va in giro in bici dalle parti di Lodi."

Valentina: Una gara, un bosco, tre ragazzi che sfrecciano in bici, schermi che ricordano il monolite di 2001: Odissea nello spazio, tutto girato con GoPro, con millemila inquadrature e stacchi di montaggio. La cosa più vicina a un trip da MDMA vista al cinema da un po’ di tempo a questa parte.
Cannibal Kid: La trama del film sembra scritta in cinque minuti da Mr. Ford sotto effetto di MDMA. Se però Valentina, che per me è una delle massime autorità cinematografiche nazionali ormai anche al di sopra di Anna Praderio e Piera Detassis, dice queste cose, sono curiosissimo di mettermi in sella alla bici e partire per questo trip visivo. Sperando sia una versione action di Into the Void di Gaspar Noé, o qualcosa del genere.
Ford: Cannibal, è meglio se non esci dalla tua cameretta da Donnie Darko se non vuoi rischiare di sbucciarti le ginocchiette in bici. Questa mi pare più roba da trip fordiano. Almeno spero. Perchè se non sarà così, a Val toccherà una bella scarica di bottigliate.

"FOOORD!!! Tu questo lo chiami un computer portatile?!?"


Amore e Galbusera

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Ecco a voi la cover di Pensieri Cannibali di uno dei più famosi (e fastidiosi) tormentoni dell'estate 2018.

Amore e Galbusera
testo: Takagi & Kannibal
canta: Giusy Ferrero Rocher


Avevo solo voglia di magnare, riempirmi come un bove
non importa dove, solo quanto, non importa come
avevo solamente voglia di un tiramisù
per non pensare alla dieta e al grasso che non va giù
e allora andiamo a ristorare, a mangiare stile maiale
quando il peso cala, sulla bilancia non ci stai tu

Cercavo il latte caldo, non volevo il tè
con la fame così forte, mi ingozzo tutta la notte
soltanto per stasera
amore e Galbusera
Nesquik e pancia piena
come una balena
come una balena

Nessuno dorme
per forza rutto anche la notte
l'ho detto mille volte
che il peso può eccedere
arrivi tu
che in cambio mi chiedi
un biscotto speciale

Cercavo il latte caldo, non volevo il tè
con la fame così forte, mi ingozzo tutta la notte
soltanto per stasera
amore e Galbusera
Nesquik e pancia piena
come una balena
come una balena
amore e Galbusera




Venezia 75: maggica Roma e i miei Leoni d'oro

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Anche quest'anno non sono stato a Venezia. Non è una novità, ma lo preciso subito, per essere chiaro con chi magari passa di qui e si attende dei giudizi sui film da chi li ha visti, o da chi ha partecipato alle conferenze stampa e fatto interviste. In tal caso, avete sbagliato posto. Se invece cercate un commento veloce, cazzaro e del tutto inutile sulla 75ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, benvenuti! Questo è il posto giusto.
Anche perché poi, a dirla tutta, sebbene da lontano, questo Festival l'ho seguito da vicino.



Partiamo con un dato incontrovertibile: i premi assegnati dalla giuria di Venezia 75 presieduta dal premio Oscar Guillermo del Toro. E poi vi beccate pure l'elenco dei premi di tutte le altre sezioni e sottocategorie e riconoscimenti vari.
Come forse già saprete, il ruggente Leone d'oro al miglior film è andato a Roma, un film ambientato a Città del Messico che è stato premiato a Venezia. Confusi?
È una cosa normale, ma sappiate che la pellicola diretta da Alfonso Cuarón più nello specifico è ambientata in un quartiere di Città del Messico che si chiama appunto Roma e quindi, li mortacci sua, la cosa ha un senso.
C'è stata poi gloria per La favorita, che vabbé già dal titolo partiva avvantaggiata, e decisamente più a sorpresa pure per The Nightingale, unico film in gara diretto da una donna, Jennifer Kent, che dalla stampa era stata parecchio criticata e pure (vergognosamente) insultata.
Quanto al cinema italiano, dico solo una cosa: #mainagioia.

Premi giusti, premi meritati?
Non avendo visto manco un film tra quelli in Concorso, e pure tra quelli fuori Concorso, chi può dirlo?
Chi i film li ha visti, ecco chi può dirlo!


Concorso ufficiale
Leone d'oro al miglior film: Roma di Alfonso Cuarón
Leone d'argento per la miglior regia: Jacques Audiard per The Sisters Brothers
Leone d'argento - Gran premio della giuria: La favorita (The Favourite) di Yorgos Lanthimos
Premio speciale della giuria: The Nightingale di Jennifer Kent
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Willem Dafoe per At Eternity's Gate
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Olivia Colman per La favorita (The Favourite)
Premio Osella per la migliore sceneggiatura: La ballata di Buster Scruggs (The Ballad of Buster Scruggs) di Joel ed Ethan Coen
Premio Marcello Mastroianni ad un attore o attrice emergente: Baykali Ganambarr per The Nightingale

Orizzonti
Premio Orizzonti per il miglior film: Kraben Rahu di Phuttiphong Aroonpheng
Premio Orizzonti per la miglior regia: Emir Baigazin per Ozen (The River)
Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura: Jinpa di Pema Tseden
Premio speciale della giuria di Orizzonti: Anons di Mahmut Fazil Coşkun
Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio: Kado di Aditya Ahmad
Premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile: Kais Nashif per Tel Aviv on Fire
Premio Orizzonti per la miglior interpretazione femminile: Natalya Kudryashowa per Tchelovek kotorij udivil vseht
Leone del futuro - Premio opera prima "Luigi De Laurentiis"
Yom adaatou zouli di Soudade Kaadan

Premi alla carriera
Leone d'oro alla carriera: David Cronenberg e Vanessa Redgrave
Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker: a Zhang Yimou

Venezia Classici
Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema: The Great Buster: A Celebration di Peter Bogdanovich
Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato: La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani

Venice Virtual Reality
Premio miglior VR: Spheres di Eliza McNitt
Premio migliore esperienza VR (per contenuto interattivo): Buddy VR di Chuck Chae
Premio migliore storia VR (per contenuto lineare): L'Ile Des Morts di Benjamin Nuel

Premi collaterali
HFPA Prize (Hollywood Foreing Press Association):
Casa Wabi - Mantarraya Award (Fundación Casa Wabi – Mantarraya Group):
Premio FIPRESCI:
Concorso: Napszállta di László Nemes
Settimana Internazionale della Critica: Lissa ammetsajjel di Saaed Al Batal e Ghiath Ayoub
Premio SIGNIS: Roma di Alfonso Cuarón
Menzione speciale : 22 luglio (22 July) di Paul Greengrass
Leoncino d'oro Agiscuola: Opera senza autore (Werk ohne Autor) di Florian Henckel von Donnersmarck
Segnalazione Cinema for UNICEF 2018: What You Gonna Do When the World's on Fire? di Roberto Minervini
Premio Francesco Pasinetti: Capri-Revolution di Mario Martone
Premio Pasinetti speciale al film e ai migliori attori: Sulla mia pelle di Alessio Cremonini con Alessandro Borghi e Jasmine Trinca
Premio Brian: Sulla mia pelle di Alessio Cremonini
Premio Queer Lion: José di Li Cheng
Arca Cinemagiovani:
Miglior Film: Opera senza autore (Werk ohne Autor) di Florian Henckel von Donnersmarck
Miglior Film Italiano a Venezia: Capri-Revolution di Mario Martone
Premio CICT - UNESCO "Enrico Fulchignoni": El Pepe, una vida suprema di Emir Kusturica
Premio FEDIC: Sulla mia pelle di Alessio Cremonini
Menzione speciale: Ricordi? di Valerio Mieli e I villani di Daniele De Michele
Premio Fondazione Mimmo Rotella: Julian Schnabel e Willem Dafoe per At Eternity's Gate
Premio Lanterna Magica: Amanda di Mikhaël Hers
Premio Gillo Pontecorvo Award: The Road Not Taken di Tang Gaopeng
Premio Smithers Foundation Award: A Star Is Born di Bradley Cooper
Menzione speciale: The Mountain di Rick Alverson
Interfilm Award for Promoting Interreligious Dialogue: Tel Aviv on Fire di Sameh Zoabi
Premio Green Drop Award: At Eternity's Gate di Julian Schnabel
Premio Soundtrack Stars: Capri-Revolution di Mario Martone
Miglior brano originale 2018: Suspirium di Thom Yorke, da Suspiria di Luca Guadagnino
Menzione speciale: Judy Hill per What You Gonna Do When the World's on Fire? di Roberto Minervini
Premio SIAE: Mario Martone per Capri-Revolution e per la sua carriera artistica [13]
Premio del Pubblico Sun Film Group: Lissa ammetsajjel di Saaed Al Batal e Ghiath Ayoub
Premio Circolo del Cinema - 33. Settimana Internazionale della Critica: Bêtes blondes di Alexia Walther e Maxime Matray
Premio Mario Serandrei - Hotel Saturnia: Lissa ammetsajjel di Saaed Al Batal e Ghiath Ayoub
Premio al miglior cortometraggio SIC@SIC 2018: Malo tempo di Tommaso Perfetti
Premio alla miglior regia SIC@SIC 2018: Gagarin, mi mancherai di Domenico De Orsi
Premio al miglior contributo artistico SIC@SIC 2018: Quelle brutte cose di Loris Giuseppe Nese
Premio Label Europa Cinema: Joy, regia di Sudabeh Mortezai
Premio del Pubblico BNL: Ricordi? di Valerio Mieli
Premio GdA Director's Award (Giornate degli Autori): C'est ça l'amour di Claire Burger
Premio Human Rights Nights: A Letter to a Friend in Gaza di Amos Gitai
Menzione speciale: Peterloo di Mike Leigh
Menzione speciale: 1938 Diversi di Giorgio Treves
Premio di critica sociale "Sorriso diverso Venezia 2018": Un giorno all'improvviso di Ciro D'Emilio
Premio NuovoImaie Talent Award: Linda Caridi per Ricordi? e Giampiero De Concilio per Un giorno all'improvviso
Premio Sfera 1932: Capri-Revolution di Mario Martone
Premio UNIMED: A Tramway in Jerusalem di Amos Gitai
Premio La Pellicola d'Oro:
Migliori effetti speciali: Franco Ragusa per Suspiria
Miglior sarta di scena: Katia Schweiggl per Capri-Revolution
Premio alla carriera: Atelier Nicolao di Stefano Nicolao
Premio Lizzani: Capri-Revolution di Mario Martone
Premio Vivere da Sportivi il Fair-play al cinema: What You Gonna Do When the World's on Fire? di Roberto Minervini
Menzione speciale: Zen sul ghiaccio sottile di Margherita Ferri e Lissa ammetsajjel di Saaed Al Batal e Ghiath Ayoub
Premio Edipo Re: Lissa ammetsajjel di Saaed Al Batal e Ghiath Ayoub
Leone di caffè del sito In Central Perk: The Nightingale


Adesso passiamo a dei verdetti un po' meno incontrovertibili, e anche un filo meno autorevoli: i premi assegnati dalla giuria di Pensieri Cannibali presieduta dal non premio Oscar Cannibal Kid.


Coppa Volpi per le più fighe in Laguna

10. Lady Gaga


9. Yû Aoi (Killing) 


8. Cristiana Capotondi


7. Aisling Franciosi (The Nightingale)


6. Dakota Johnson


5. Yuval Scharf (A Tramway in Jerusalem)


4. Lily James


3. Matilda De Angelis


2. Emma Stone


1. Natalie Portman



Coppa Volpi per i più fighi in Laguna

5. Thom Yorke


4. Joe Alwyn e Nicholas Hoult


3. Sam Claflin


2. Alessandro Borghi


1. Ryan Gosling



Premio speciale della giuria: “Ma che diavolo c'entra quella con la Mostra internazionale d'arte cinematografica?”

Elisa Isoardi


Leone d'oro ai film (e serie) di Venezia 75 che attendo di più

10. L'amica geniale




9. Ricordi?




8. Sulla mia pelle




7. The Nightingale




6. A Star Is Born




5. La favorita




4. Il primo uomo




3. Roma




2. Vox Lux




1. Suspiria





Hereditary - Le sedute spiritiche fanno male

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Hereditary - Le radici del male
Regia: Ari Aster
Cast: Toni Collette, Gabriel Byrne, Alex Wolff, Milly Shapiro, Ann Dowd, Mallory Bechtel


Wes Craven, Dio del cinema horror, io ti invoco. Aiutami a recensire il film Hereditary - Le radici del male, ti prego.
Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Aiutami a recensire il film Hereditary – Le radici del male, che da solo non ne sono in grado, ti prego.

Wes Craven?
Wes Craven, e che cazzo, mi senti?
Se ci sei, batti un colpo.

BOOOOOOOM

Ok, sei stato chiaro. Direi che ci sei. Oppure sta solo arrivando un altro temporale dei tanti che stanno funestando quest'estate.

BOOOOOOOOOOOOOOM

Ok, Wes. Ci sei. Sei proprio tu. Ti è piaciuta la mia invocazione liberamente ispirata al film Giovani streghe, un super cult degli anni '90 quasi ai livelli del tuo Scream? Un colpo al tavolo per il sì. Due per il no.

BOOM... BOOM

Non ti piace Giovani streghe?

BOOM... BOOM

Ma dai, Wes, mi deludi. Parliamo allora di un altro film: Hereditary - Le radici del male. In attesa dell'arrivo del remake di Suspiria firmato da Luca Guadagnino, si tratta dell'horror più esaltato dell'anno, insieme a A Quiet Place - Un posto tranquillo. Quest'ultimo ti è piaciuto?

BOOM

Ci avrei scommesso. Voi dell'Aldilà adorate stare in silenzio, quindi cosa c'è di meglio di una pellicola giocata proprio sul silenzio?
Di meglio c'è Hereditary, una pellicola giocata sul tema della... morte. Contento, Wes?

BOOM

La prima parte di Hereditary è inquietantissima. L'ho proprio adorata. È scura, deprimente, angosciante, senza speranza. Come piace a me. È un lento sprofondare giù nelle tenebre più assolute, nemmeno troppo lento. C'è una scena in particolare, quella della festa teen che si trasforma in tragedia, che è una delle cose più impressionanti viste di recente. Complimenti al regista esordiente Ari Aster per aver girato la sequenza forse più inquietante dai tempi di quella di un'altra festa, quella in Strade perdute di David Lynch.



Nella prima ora di film, tutto funziona al meglio. L'ombra della morte è presente ovunque e si ha una sensazione di pericolo costante. Succedono delle cose brutte, ma si ha l'impressione che il peggio debba ancora venire. A inquietare sono anche gli attori, a partire dall'esordiente totale Milly Shapiro.


Non delude poi Toni Collette, esperta sia in thriller-horror con ragazzini inquietanti come Il sesto senso, che in ruoli al limite, anzi oltre il limite della follia, come la serie United States of Tara dimostra abbondantemente.


Anche il teenager di turno, Alex Wolff fratello del più noto Nat Wolff (quello di Città di carta, Death Note e Colpa delle stelle), è più strambo del solito teenager di turno. È una specie di Donnie Darko con un neo enorme sopra le labbra. È un incrocio tra Donnie Darko e Cindy Crawford, in pratica.


E poi c'è anche Ann Dowd, quella di The Handmaid's Tale e The Leftovers, una che quando c'è di mezzo l'angoscia, risponde sempre: “Presente!


BOOOOOOOOOOOOOOOOM

Ah sì, ciao Wes. Non mi sono dimenticato di te. Adesso ti chiedo qualcosa: ti piace il cast di Hereditary?

BOOM

Va bene, andiamo avanti. Hereditary parte alla grande ed è quindi davvero il capolavoro horror che stavamo aspettando?

BOOM BOOM

Esatto, Wes. Non lo è. Purtroppo non lo è. Il primo tempo è fenomenale per tensione, ammirevole per regia e anche parecchio originale a livello di sceneggiatura. Se tu Wes con la saga di Scream ti sei preso gioco di tutti i cliché classici degli horror, il debuttante Ari Aster i cliché li evita proprio. Sì, c'è qualche atmosfera alla Shyamalan, il tanto criticato Shyamalan che intanto oggi è preso come esempio da quasi tutte le pellicole di paura migliori in circolazione, però questo fondamentalmente non sembra neanche un horror. È più un dramma esistenziale e psicologico devastante. Fino a un certo punto. A un certo punto entrano in gioco le sedute spiritiche. Che cacchiata che sono le sedute spiritiche e le invocazioni, vero Wes?

BOOM


Ci sono le sedute spiritiche in stile Insidious, possessioni demoniache come in L'esorcista e in decine/centinaia di altri film de paura, misteriose sette sataniche cospirazioniste alla Rosemary's Baby, gente inspiegabilmente nuda forse per richiamare Shining o se no non ho proprio idea del perché, e gente che cammina sulle pareti come in The Ring, The Grudge e qualunque altro film dell'orrore degli ultimi 20 anni. Pur mantenendo una sua identità e un suo stile specifici, Hereditary diventa così nella seconda parte un altro horror che sa di già visto, ed è un vero peccato perché durante la prima parte ero pronto a gridare anche io al “CAPOLAVORO!”, oltre che a gridare di paura. O, più che di paura, che non è che ne provochi molta, di angoscia. E invece nella parte conclusiva Hereditary perde la bussola, o se non altro la fa perdere allo spettatore, diventa eccessivamente contorto, si dilunga troppo e sembra non sapere proprio dove parare.

ATTENZIONE SPOILER
Che dire poi del finale?
Si può dire che è complicato e aperto a più interpretazioni ma, dando anche un'occhiata ad alcune spiegazioni e teorie trovate in rete, mi pare che nemmeno lo stesso regista e sceneggiatore abbia ben chiaro il suo senso.
La mia teoria è che le cose brutte che succedono alla famiglia protagonista non siano dovute tanto alla setta satanica che li ha presi di mira, quanto alla... figa. Non ho detto sfiga, ho detto proprio figa. C'è poco da fare, ruota sempre tutto intorno alla figa. Il teenager Nat Wolff per conquistare la bella della sua classe va a una festa, le offre da fumare, perde di vista sua sorella e da qui hanno inizio le tragedie (greche) che coinvolgono lui e la sua famiglia. La precedente morte della nonna con cui inizia il film invece non è considerabile come una tragedia, visto che tanto era una vecchia stronza che non piaceva a nessuno.
FINE SPOILER

Si può allora guardare il bicchiere mezzo pieno, e lasciarsi travolgere da un'opera prima che mostra il taneto di Ari Aster ancora acerbo ma dal notevole potenziale. Oppure si può guardare il bicchiere mezzo vuoto, e rammaricarsi perché è stata mancata l'occasione di realizzare un vero e proprio nuovo cult del cinema horror, e del cinema in generale. Hereditary poteva essere un buonissimo film, invece è “solo” un buon film. Tu che dici, Wes? Un colpo per il bicchiere mezzo pieno, due per il bicchiere mezzo vuoto.

BOOM BOOM

Sei il solito incontentabile, Wes, e lo sono pure io, infatti sono d'accordo con te. Adesso però scusami, è stato bello “parlare” con te, ma ho una bella pollastrella da contattare.

Ciao, Marilyn. Un colpo se posso darti un colpo, due se posso dartene due...
(voto 7+/10)

"Tesoro, ma perché continui a strillare e a fare delle facce da pazza?"
"Non lo so, ma non riesco più a smettereeeeeee!!!"


Empire Records: il film più anni '90 degli anni '90, e forse di sempre

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Empire Records
Regia: Allan Moyle
Cast: Anthony LaPaglia, Liv Tyler, Renée Zellweger, Rory Cochrane, Johnny Whitworth, Ethan Embry, Robin Tunney, Brendan Sexton III, Maxwell Caulfield, Coyote Shivers, James 'Kimo' Wills, Debi Mazar, Gwar


Non avevo mai visto Empire Records. Perché?
Non so perché. Davvero non lo so. Strano, perché aveva tutte le carte in regola per piacermi. È un film del 1995 ed è proprio in quel periodo che la mia passione sia per il cinema che per la musica stava crescendo e sviluppandosi. Per di più è un film ambientato in un negozio di dischi e il mio lavoro da sogno da ragazzino indovinate qual era? Non diventare un attore, un regista o una rockstar, né tantomeno un astronauta o un pilota di formula 1. Mi accontentavo di lavorare in un negozio di dischi. Magari un giorno persino di possederne uno. Quel sogno non si è mai realizzato, naturalmente. Come sapete i negozi di dischi ormai sono una rarità, anche se nella mia cittadina non si sa bene come ce n'è ancora uno che sopravvive. Più vendendo i biglietti dei concerti a chi non è in grado di comprarseli su Internet che non i dischi, ma sopravvive. Quando, dopo aver frequentato qualunque università specialistica e master possibile pur di rimandare l'inevitabile, ho cominciato a lavorare, quello dei dischi era ormai un business defunto. Colpa del web.


Il mio sogno comunque, più che quello di lavorare in un negozio di dischi, era poter ascoltare tutti i dischi che volevo. Da ragazzino con la mia paghetta potevo comprarmi tipo 2 o 3 CD al mese, quando andava bene, e dovevo scegliere con grande attenzione su quali gruppi puntare. Il mio sogno di avere qualsiasi tipo di musica a disposizione si è poi realizzato. Grazie al web. Grazie a Napster – sempre sia lodato – prima, e ai vari Morpheus, Audiogalaxy, WinMX, Soulseek, eMule, BitTorrent e Spotify poi. Pazienza se non posso lavorare in un negozio di dischi. Ora il computer è il mio negozio di dischi.

Negli anni '90 sarebbe però stata una vera figata, lavorare in un negozio di dischi. Come lo so? Basta guardare Empire Records, pellicola a metà strada tra Clerks - Commessi e Alta fedeltà. A differenza di questi due è uscito più in sordina ed è passato piuttosto inosservato. Sarà per questo che non sono mai riuscito a vederlo. Al Blockbuster non so manco se l'ho mai trovato e su Italia 1 non mi è mai capitato di beccarlo. Nemmeno a orari assurdi, quando l'unica possibilità di recuperare certe pellicole più o meno di nicchia era videoregistrarle. Quanto mi sento vecchio a parlare di queste cose.

Con gli anni comunque i suoi estimatori sono venuti fuori ed Empire Records si è trasformato in un cult minore dei 90s. Negli ultimi mesi è uscita la notizia che a Broadway è persino in lavorazione un musical basato sulla pellicola diretta da Allan Moyle, regista che poi non avrebbe più combinato granché e in effetti c'è da dire che la regia non è che spicchi in maniera particolare.


Cosa rende allora Empire Records così irresistibile?
Perché sì, è irresistibile e da una parte sono dispiaciuto di non averlo visto prima, visto che mi avrebbe cambiato la vita o quasi. Dall'altra sono contento di aver scoperto ora questa chicca ed essermi così reso conto che esistono ancora delle perle nascoste persino in un periodo che credevo di conoscere meglio di me stesso come gli anni '90, e in particolare il cinema anni '90 dai toni adolescenziali e dai ritmi musicali.


A rendere irresistibile questo film è innanzitutto la sua atmosfera 90s. Questo film è così anni '90 da far schifo (a chi odia gli anni '90) e da risultare spettacolare (a chi ama gli anni '90). Fondamentalmente è costruito sul nulla. La trama è davvero esile. Lo spunto di partenza è la storia di un negozio di dischi, Empire Records appunto, che rischia di essere comprato da una grossa compagnia e di trasformarsi in uno dei tanti punti vendita anonimi di una catena in franchise. In quei tempi ingenui, quello appariva come il più grosso incubo per chi gestiva un negozio di dischi con un'attitudine punk e indipendente: svendersi al capitalismo. Vaglielo a spiegare che, dopo l'avvento di Napster, tenere in piedi un negozio di dischi anche solo di una grossa catena potrà essere considerato un autentico miracolo. D'altra parte all'epoca i film ce li affittavamo al Blockbuster. Altro posto in cui avrei sempre sognato di lavorare e che ormai è diventata una possibilità più remota di quella di diventare un astronauta o un pilota di formula 1.

Una cosa splendida di Empire Records è che rappresenta una fotografia perfetta di un'epoca che da lì a poco sarebbe sparita. È quasi come guardare un film muto degli anni '20. Nel giro di poco tempo sarebbero cambiate così tante cose che l'effetto è simile. Altro fatto da rilevare è che Empire Records visto oggi regala un effetto malinconia notevole, che visto in “diretta” nei 90s sicuramente non possedeva. Un valore aggiunto che lo rende ancora più cult.


Sono cult già di loro pure i personaggi del film, come solo i personaggi dei lavori anni '90 sapevano essere, così forti, eccessivi e caricati com'erano. Adesso il più delle volte la situazione è differente. I personaggi ora in genere sono più realistici, persino nei cinecomics, ed è giusto che sia così. Allo stesso tempo, si perde un po' in divertimento, e in epicità. Difficile trovare nelle pellicole di oggi personaggi come Mark Renton, Begbie, Sick Boy e Spud di Trainspotting, o come Tyler Durden di Fight Club. O anche come Stifler di American Pie. O come quelli di Pulp Fiction, tutti quelli di Pulp Fiction. Forse giusto nel cinema di Tarantino è ancora possibile trovarli.
I personaggi di Empire Records non saranno altrettanto leggendari come quelli sopracitati, però non se la cavano male. Chi sono? Eccoli!

Ethan Embry ha la parte del classico (almeno nella pop culture anni '90) tipo alternativo e stralunato che vive in una dimensione tutta sua.


Come Beavis and Butt-head fusi in una persona sola, o come i protagonisti di Fatti, strafatti e strafighe, sempre fusi in un corpo unico.


Brendan Sexton III è un ragazzino sboccato e scatenato che ruba i CD nel negozio, ma solo perché in realtà lì dentro ci vuole lavorare. A quanto pare non ero l'unico ad avere quel sogno.


Robin Tunney è la tipica ragazza 90s rock depressa, una rebel girl con istinti suicidi alla Kurt Cobain e un look rasato alla Sinead O'Connor. Ragazze così oggi non le fanno più. Purtroppo.


Le altre due girls del film sono invece più estroverse e allegre, soprattutto Renée Zellweger, che qui è davvero parecchio sexy. Sì, Bridget Jones sexy, avete capito bene.


E poi c'è Liv Tyler, la figlia di Steven Tyler fresca reduce dal video di “Crazy” degli Aerosmith in coppia con Alicia Silverstone (mio Dio, che video!) e pronta a trasformarsi in un'icona del decennio con il successivo Io ballo da sola, che qui tocca nuovi vertici mondiali di figosità.


Peccato che il boss del negozio di dischi, Joe interpretato dal come sempre poco fenomenale Anthony LaPaglia, sia un tipo piuttosto anonimo, che non riesce a essere cool come vorrebbe essere ed è forse per questo che il film non ha sfondato, anzi ha floppato con un incasso negli Usa di appena $ 300 mila dollari. E ho detto mila, non milioni. Un risultato che risulterebbe magro persino al botteghino nostrano, figuriamoci Oltreoceano. Con un protagonista più carismatico magari le cose sarebbero andate diversamente, chissà?


Chiudendo un occhio su un Anthony LaPaglia poco memorabile e su una trama che più striminzita non si potrebbe, Empire Records compensa in cultaggine grazie a un elemento che per una pellicola ambientata quasi interamente tra le mura di un negozio di dischi è fondamentale: la colonna sonora. Una soundtrack spettacolare e niente affatto scontata. Non ci sono i big del periodo che ci si aspetterebbe, come Nirvana, Pearl Jam, Oasis, Blur e Radiohead, magari per una questione di soldi e di diritti, però qualche nome celebre c'è, ad esempio ci sono i Cranberries ed Evan Dando dei Lemonheads, insieme a qualche ripescaggio dagli anni '80 come Dire Straits, The The (con la splendida “This Is the Day” quest'anno riscoperta anche dai film Ogni giorno e Come ti divento bella!) e “Video Killed the Radio Star” dei Buggles. Senza dimenticare una delle canzoni più belle del decennio, “A Girl Like You” del one-hit wonder Edwyn Collins.



Oltre a loro, sono presenti più che altro gruppi oggi del tutto sconosciuti che già all'epoca non erano poi così famosi come Gin Blossoms, Dishwalla, Toad the Wet Sprocket, Better Than Ezra, Throwing Muses e così via. Canzoni che nemmeno io avevo sentito prima e sì che di musica anni '90 di ultra nicchia me ne intendo, o pensavo di intendermene. C'è una canzone in particolare che mi ha conquistato, “Seems” dei Queen Sarah Saturday, che in una splendida scena viene cantata dagli impiegati dell'Empire Records.



È tutto in questa sequenza molto da videoclip dell'epoca d'oro di MTV che sta il fascino di un film che sembra fatto di niente, e invece riesce a mettere in scena alla perfezione un intero decennio.

Non avevo mai visto Empire Records. Perché?
Perché... sono fatti miei. E quindi tutto questo post non avrei manco dovuto scriverlo.
(voto 8/10)


La profezia del cannibale

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L'ospite di questa settimana della rubrica sui film in arrivo nelle sale è Patalice, autrice di Te lo dice Patalice, un blog personale molto simpatico e divertente che ti consiglio di seguire, te lo dice Cannibale. Per sapere qualcosa in più su di lei e sulla sua partecipazione, ti lascio con la sua scatenata intro e poi con i suoi commenti, accompagnati come al solito anche dai miei (bellissimi) e da quelli (bruttissimi) del mio nemico, collega e co-conduttore della rubrica Mr. James Ford.

Il Cucciolo Eroico in versione Zerocalcare

Intro di Patalice: C'era una volta una giovan(issim)a blogger rossa, fica, e con luuuuunghe ciglia (finte) che davano spessore ai suoi occhioni da principessa.
C'erano una volta due blogger buongustai come pochi, che in un caldo pomeriggio di fine estate le chiesero di partecipare alla loro rubrica di "Ultime Uscite al Cinema".
La giovan(issim)a blogger se l'era dovuta tirare un po', simulando una serie di impegni degli della Ferragnez, per confermare il suo status di fichissima, ma in realtà non vedeva l'ora arrivasse questo momento, che attendeva da tempi immemori.
...peccato che i film in uscita questa settimana siano...
discretamente BLEAH!

Okay, premessa fatta, continuiamo dicendo che io, al pari se non di più dei due facinorosi amici Fritz detentori e possessori della rubrica, A D O R O il cinema, ma raramente ne parlo, perché sono di un'acidità pazzesca!
Ergo, analizzando un film dopo l'altro sarò dissacrante a dire poco...
sapevatelo!

SULLA MIA PELLE
"Non è stato Ford a ridurmi così perché ho detto che il wrestling è una cagata pazzesca. Sono caduto dalle scale."


Patalice: Filmone italiano degno del cinema più intellettual chic che si possa annoverare, è pressoché certo che la mia profondità figlia degli anni 90, in un mix perfetto tra Material e Barbie Girl, si troverebbe a farsi un selfie dopo 8 minuti e mezzo dall'inizio... Non vorrei risultare (ancor più) superficiale, ma il racconto delle ultime ore di Stefano Cucchi, francamente non mi elettrizza più di tanto. La presenza di quella mono-espressione/pessima dialettica della Trinca, fa si che le chance che io veda questo dramma italico si riducano sotto lo zero. Però, se siete quel tipo di persona che va al cinema da sola con un taccuino in mano, ed un finto paio di occhialetti tondi, probabilmente questa è manna dal cielo per voi... che Dio non voglia che il cowboy ed il ragazzino siano adepti...
Cannibal Kid: Mi immagino Patalice di fronte a questo film un po' come io di fronte a un film action consigliato da Ford, con lo sguardo del tutto smarrito. Io che di solito guardo le pellicole pronto ad annotarmi le cavolate da scrivere sul blog che se no poi me le dimentico, e con tanto di occhialetti rettangolari da hipster, che quelli tondi fanno troppo nerd, questo Sulla mia pelle lo guarderò sicuramente. Chiaro che non è una di quelle visioni ideali per svagare la mente, ma una visione è doverosa. Per rivivere sulla nostra pelle una delle pagine più nere della cronaca italica degli ultimi anni e per ammirare le prove attoriali di due ottimi interpreti come Alessandro Borghi e Jasmine Trinca. Al termine della visione però tutti a cantare: “Life in plastic, it's fantastic” insieme a Patalice, che ci avrà aspettati dall'estetista, o al nuovo Starbucks di Milano.
Ford: sinceramente la mia voglia di tornare all'autunno e alle visioni più impegnate dei miei adorati action estivi e più o meno la stessa di rientrare al lavoro dopo le ferie, ma mi tocca concordare con Cannibal sia rispetto alla questione dell'importanza del ricordo di una vicenda nerissima sia rispetto al non dimenticare la nostra parte leggera, dimenticando ogni pesantezza con una bella sbronza. Detto questo, io non prendo appunti durante i film e non porto occhiali se non quelli da sole in stile Top Gun.

LA PROFEZIA DELL'ARMADILLO
"Scusi, lei gioca a tennis?"
"Ho sconfitto Borg, veda un po' lei..."

Patalice: Io sono di Brescia.
...e se qualcuno, a partire dai 2 maschioni che mi affiancano nel post, si azzarda ad esclamare E CHI SE NE FREGA, dico a Smithers di liberare i cani...
Comunque, dicevamo che sono di Brescia, e chi conosce Brescia sa che le sale che vanno oltre le mega multi-sala, non arrivano nemmeno al medio tra le dita di una mano, ergo vedo dura durissima durissimissima che questa commedia tratta dalle storie urbane di quel genio meraviglioso di ZeroCalcare, possa essere distribuito... e la cosa mi addolora alquanto, perché i fumetti di quel ragazzaccio sono occhi a cuore che, Sailor Moon spostati proprio!
Secondo me sarà più materiale da Goi, perché il Ford è anagraficamente vetusto... ma essere stupita è il mio gioco prediletto... ergo sto tuned!
Cannibal Kid: Echisssssssss...
Ok, non lo dico, ma lo penso. Comunque io sono di Casale Monferrato, e quindi sono messo ancora peggio. Fortuna che, laddove non arrivano le sale, arriva il web e quindi questa profezia dell'armadillo prima o poi la si gusterà. Devo comunque ammettere di non aver letto la graphic novel da cui il film è tratto, però conosco e apprezzo Zerocalcare per le sue vignette, a volte su film e serie TV, che circolano in rete e quindi sono incuriosito da questa trasposizione. Ford invece è rimasto ancora a Tex e a Dylan Dog... anzi no, Dylan Dog è troppo nuovo.
Ford: Zerocalcare è diventato negli ultimi anni un fenomeno da cultura di nicchia e finto alternativa pazzesco, seguitissimo ed amatissimo. Io ho letto la graphic novel, molto carina, ma sinceramente trovo si stia sopravvalutando molto un autore che, rispetto ad alcuni vetusti mostri sacri come Pazienza, è un pò come un qualsiasi action hero di oggi paragonato a Sly e Schwarzy. Detto questo, dovesse capitare, uno sguardo a questo La profezia dell'armadillo potrei darlo, se non altro per il divertimento nello stroncarlo. Cosa che, facilmente, accadrà.

DOG DAYS
"Cannibal, che ci fai qua? Solo perché ci sono io, ti è improvvisamente passata la paura dei cani?"

Patalice: Ci fu un tempo in cui la Patalice era una vera dura, roba da Christina Yong e Blair Waldorf style, poi successero la vecchitudine ed un ribaltamento ormonale, e qualsiasi cosa iniziò a farmi piagnucolare come una perfetta mammola!
Premessa per dire che, mentre l'altro giorno aspettavo che Tom Cruise mi ispirasse pensieri osceni calandosi dalle finestre nell'ultimo "Mission Impossible", è uscito questo trailer di commediola tenerina tenerella con protagonisti cucciolotti pelosotti a 4 zampe, ed io mi sono detta NO, questo film non lo vedo perché piango di fisso.
...dai tempi di "Pets" mi sono resa conto che per me i film con protagonisti che abbaiano, sono da lacrima; fatto certo, come che Ford porterà la prole a vedere stà commediola da zero a zero, per slinguazzare con la Jules nel buio della sala...
Cannibal Kid: Ci fu un tempo in cui Cannibal Kid era un vero duro...
ok, non è vero e tanto non ci credeva nessuno.
Ci fu un tempo in cui Ford era un vero duro, e questo è davvero successo, ma ormai parliamo di un trilione di anni fa. Bisogna risalire fino al Mesozoico o giù di lì per averne traccia. Ford ormai è il più tenero dei papà cucciolosi e ormai – ahimé – anche il suo odio nei miei confronti è quasi del tutto svanito.
Riguardo al filmetto, come ho già detto in più di un'occasione io e i cani non andiamo certo d'accordo. Se però tutte le settimane tengo una rubrica con il mio nemico Ford, qualche quattrozampe sullo schermo potrei anche sforzarmi di sopportarlo. Perché il film promette di essere anche solo minimamente decente?
Assolutamente no. Solo per quelle due belle pollastrelle di Vanessa Hudgens e Nina Dobrev.
Ford: questa roba mi pare la tipica trappola da pusillanimi come Peppa Kid o famiglie allo sbando nel multisala, dunque attenderò ancora poco per portare i Fordini a godersi l'ultimo Pixar, piuttosto che una cosa che, probabilmente, non arriverebbero a guardare fino alla fine. Neanche l'avesse consigliata Cannibal.

THE EQUALIZER 2
"Ecco il mio distintivo. L'ho trovato nel Dixan."

Patalice: Il Denzel è sempre il Denzel. Okay non avrà i fasti figosi di Will Smith, che più invecchia più da soddisfazione al sudombelicale degli amatori del color ebano (IO IO IO), però ha sempre quel suo fascino dannato, che nei film d'azione esplode senza ritegno!
Il primo capitolo partiva bene, ma un po' si arenava nella noia e nel banalotto, ma vista la moria di titoli in uscita questa settimana, l'americanata d'azione potrebbe salvare i mediocri spettatori alla ricerca del brivido facile, come la sottoscritta...
Certo, Tip e Tap qui intorno probabilmente non faranno salti di gioia, e recupereranno il film per altre vie...
...e poi la snob sarebbi io...
Cannibal Kid: Ford immagino che avrà già prenotato il suo biglietto al cinema. Quanto a me, ancora non ho visto il primo The Equalizer e il pensiero di recuperarmi quello per poi guardare pure questo non mi sfiora nemmeno da lontano. Il trono di snob radical-chic è di nuovo mio, sì!!!
Ford: fordianata e figata della settimana e forse del mese! Nonostante quello che dicono gli ormoni di Patalice Denzellone si mangia un paio di Will Smith a colazione ogni giorno, e considerato quanto esaltate fu il primo The Equalizer, sono già in prima linea in qualsiasi modo per gustarmi il numero due, sperando che possa essere anche meglio.
Alla facciazza del re dei Cannibal Chic.

GOTTI - IL PRIMO PADRINO
"Voglio Patalice in questa rubrica tutte le settimane al posto di Ford. Altrimenti qualcuno la pagherà molto cara."

Patalice: Dopo la nomination agli Emmy, per il ruolo di Robert Shapiro, nella serie su O.J. Simpson, John Travolta ha ripreso credito ad Hollywood, che gli ha affidato un ruolo di primissimo piano nel film biografico sul criminale John Gotti, capo della famiglia Gambino, famigerata organizzazione criminosa che portò orrore e scompiglio negli Stati Uniti. Io amo le storie biografiche, e per il faccione di Travolta ho un tenero debito di riconoscenza, perché "Grease" e "Pulp Fiction" sono 2 tra i miei film del cuore; tuttavia 9,20 euro sono forse un tantinello troppi perché io li spenda per lui... il vecchio mandriano mi da dello spettatore tipo, Kid invece lo vedo poco sul pezzo... ma anche qui chissà se c'ho ragione o se no... vedremo che ci diranno i post che verranno!
Cannibal Kid: Questo film negli Usa ha fatto parlare di sé unicamente per un motivo. Il suo successo?
Tutt'altro. Ha ricevuto le peggiori critiche piovute addosso a un film negli ultimi anni e su Rotten Tomatoes, l'aggregatore delle recensioni dei siti più importanti del mondo che però sorprendentemente non tiene conto degli autorevoli giudizi di Pensieri Cannibali e di White Russian, ha ottenuto l'invidiabile punteggio dello 0%. In pratica, a nessuno, almeno tra giornalisti e recensori, è piaciuto anche solo minimamente. Sarà davvero la più grande merdaccia nella storia del cinema dai tempi di... [aggiungere un film con Stallone a caso]?
Ford: Travolta mi è sempre stato simpatico, i mafia movie mi sono sempre piaciuti, eppure, sarà per le terrificanti recensioni ricevute oltreoceano, la mia voglia di imbarcarmi in questa visione è più o meno la stessa che avrei di passare un pomeriggio a fare shopping con Patalice o a stare seduto in silenzio in cameretta con una maschera da coniglio con Cannibal.

SEPARATI MA NON TROPPO
"Guarda che camminata."
"Siamo troppo fighi!"
"Più dei Ford?"
"Beh, non è che ci vada molto AHAHAH!"

Patalice: Cazzarola... i film francesi sono un bel terno al lotto... 50% cacate pazzesche, 50% piccole perle.
La commedia ultimamente non ha dato ai cugino oltralpe particolare credito, ed i registi tendono ad essere di un banale che la presenza delle Donatella in qualunque reality di qualsiasi canale pare una sorpresona pazzesca, però c'è anche da dire che la trama pare smentire questo trend...
marito e moglie si separano, ma la situazione economica avversa li costringe a convivere ancora,
e sarà proprio nella folle situazione di obbligato quieto vivere che i due si renderanno conto della bellezza delle piccole cose...
...SPOILER: era una battutaccia il fatto che ci fosse originalità...
Cannibal Kid: Allora, non attaccatemi i francesi che se no mi incazzo. Intanto siamo campioni del mondo... Volevo dire sono campioni del mondo. E poi il cinema l'abbiamo inventato noi... volevo dire che l'hanno inventato loro.
La mia percentuale di apprezzamento nei confronti dei prodotti transalpini direi che è di un buon 80% e so che le commedie francesi di recente non sono schifate nemmeno da quel diffidente di Ford. Quindi, in questo caso, au revoir Patalice!
Ford: i francesi non mi sono mai stati simpatici, un pò come il loro calcio, una bella fetta del loro Cinema o come Cannibal Kid. Eppure, di tanto in tanto azzeccano cose decisamente interessanti. Sarà questo il caso? Se ne avrò l'occasione, darò volentieri l'opinione fordiana in merito.

UN AFFARE DI FAMIGLIA
"Nonna, ma è vero che tu e Ford facevate l'asilo insieme?"
"Non lo facevamo insieme. Lui era il mio maestro."

Patalice: Oh cavolo... mi tocca nuovamente fare la parte della cretina... e non sono manco bionda!
...che scusa posso inventarmi?
Fooooordinoooooo, Goieeeeeetto, venitemi in soccorso!
Va beh, trattasi di un film giappo, diretto da un maestrone della cinematografia, che tocca il tema delle diseguaglianze sociali, con un linguaggio amarissimo, dove c'è una piccola comunità che non è imparentata ma è unitissima, una bimba apparentemente abbandonata accolta da una coppia ed una saggia nonna che incarna uno spirito orientale tipicissimo. Ne parlano come di potenziale capolavoro, ed io vorrei fortissimamente vorrei dirmi interessata partecipe e qualsiasi altra cosa, ma non è così...
No proprio non me ne potrebbe fregare meno dei giapponesi... a meno che non mi si prometta una cena sushi all you can eat post.
...in quel caso potrei fare un'eccezione...
Cannibal Kid: Io non mangio pesce, quindi il sushi figuriamoci, ma un chinese all you can eat posso accettarlo. Meglio se accompagnato dalla visione del film vincitore della Palma d'oro all'ultimo Festival di Cannes che ok, così sulla carta non è che sembri proprio entusiasmante, ma so già che se lo vedo potrebbe emozionarmi quanto Ford di fronte a un nuovo WrestleMania. O Patalice di fronte alla nuova collezione di Louboutin.
Ford: non ho mai visto, per quanto ami il Cinema jappo, un film di Koreda, ma considerate le premesse questo potrebbe essere non sono un buon modo per iniziare a recuperare il suo lavoro, ma anche per poter trovare uno dei titoli più interessanti di un anno certo non indimenticabile per il Cinema. Se poi si considerano tematiche che ricordano la parte sociale del lavoro di Kurosawa, il gioco è fatto. Poi, certo, lo spazio per un all you can eat sia cinese che giapponese ed un bel pay per view di wrestling si trova sempre!

NEW YORK ACADEMY FREEDANCE
"Dai, balliamo 'sto reggaeton!"
"Ma che è il reggaeton? Io voglio soltanto infilarmi nelle tue mutandine."

Patalice: Accompagnata dai miei due Roberto Bolle, eccomi indossare il tutù e le scarpette a punta, e lanciarmi in un twerk di quelli scatenati!
L'ennesima commedia a passo di danza ha possibilità pari a zero che io vada al cinema a vedermi un polpettone tra sfide di crew ammattite, storie d'amore scontate come i colori fluo ai saldi, ed un finale prevedibile dalla prima scena.
...a meno che il Kid non venga con me, perché siamo appena diventati amici su facebook, e con la calzamaglia, outfit necessario alla visione del suddetto film, deve stare dadddddio!
Cannibal Kid: Saremo anche diventati amici su Facebook però ouh, cos'è tutta questa confidenza? In genere non mi mostro in calzamaglia prima del terzo appuntamento.
Quanto al filmaccio, ammetto di avere un debole per Save the Last Dance, uno dei miei sommi guilty pleasure, ma tutti i lavori che in seguito hanno cercato di scopiazzarlo mi hanno fatto pena e questo New York Academy Freedance rischia di far passare persino Step Up per il Quarto potere dei film sulla danza. Pazienza, una scusa buona per evitare di andare al cinema in calzamaglia. Che comunque mi starebbe DI-VI-NA-MEN-TE! Altroché Roberto Bolle, il secondo casalese più famoso nel mondo.
Ford: la calzamaglia io la indosso solo per un incontro di wrestling, e certo non per partecipare alla visione di qualcosa che mi pare lontano da questo vecchio cowboy almeno quanto una serata fuori solo ad acqua naturale. Dunque, lascio lo spero ingrato compito a Calzamaglia Kid.

Outro di Patalice: ...cioè tutto questo è già finito?
I film sono già finiti?
Io ho già finito?
I need Nutella, botox ed un limone di un Hemswoth qualsiasi...
Chris sarebbe preferibile!

Emmy Awards 2018: chi merita di vincere e chi merita di perdere

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Anche quest'anno ci sono gli Emmy Awards, gli Oscar della televisione. O se preferite i Telegatti statunitensi. O ancora, la versione poraccia dei Cannibal TV Awards. In ogni caso si tratta dei premi alle serie TV assegnati dalla Academy of Television Arts & Sciences, che vanta 15.000 membri appartenenti a 28 diverse categorie professionali, tra cui artisti, registi, produttori, direttori artistici, tecnici e dirigenti [fonte: Wikipedia].

La novità principale dell'edizione 2018 è che la cerimonia di premiazione si terrà lunedì sera, il 17 settembre, anziché di domenica come avviene di solito negli eventi di questo tipo negli Usa. Dopo 70 anni, si sono forse resi conto che la domenica non è la serata più adatta per fare grandi ascolti, o forse temavano troppo la concorrenza del Wind Summer Festival su Canale 5?

In ogni caso, dopo queste intelligentissime e utilissime osservazioni, passiamo a vedere chi sono i nominati, e soprattutto quali sono le preferenze, le spreferenze e le previsioni di Pensieri Cannibali.



Miglior serie drammatica
The Americans, distribuita da FX
The Crown, distribuita da Netflix
The Handmaid's Tale, distribuita da Hulu
Stranger Things, distribuita da Netflix
This Is Us, distribuita da NBC
Il Trono di Spade (Game of Thrones), distribuita da HBO
Westworld - Dove tutto è concesso (Westworld), distribuita da HBO

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Stranger Things
Basta che non vinca: Westworld
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: The Handmaid's Tale

Miglior serie commedia
Atlanta, distribuita da FX
Barry, distribuita da HBO
Black-ish, distribuita da ABC
Curb Your Enthusiasm, distribuita da HBO
La fantastica signora Maisel (The Marvelous Mrs. Maisel), distribuita da Amazon Video
GLOW, distribuita da Netflix
Silicon Valley, distribuita da HBO
Unbreakable Kimmy Schmidt, distribuita da Netflix

Pensieri Cannibali fa il tifo per: The Marvelous Mrs. Maisel
Basta che non vinca: Curb Your Enthusiasm
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Atlanta

Miglior miniserie
L'alienista (The Alienist), distribuita da TNT
American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace, distribuita da FX
Genius: Picasso, distribuita da Nat Geo
Godless, distribuita da Netflix
Patrick Melrose, distribuita da Showtime

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Patrick Melrose
Basta che non vinca: Godless
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace

Miglior attore protagonista in una serie drammatica
Jason Bateman, per aver interpretato Marty Byrde in Ozark
Sterling K. Brown, per aver interpretato Randall Pearson in This Is Us
Ed Harris, per aver interpretato L'Uomo in Nero in Westworld
Matthew Rhys, per aver interpretato Philip Jennings in The Americans
Milo Ventimiglia, per aver interpretato Jack Pearson in This Is Us
Jeffrey Wright, per aver interpretato Bernard Lowe in Westworld

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Sterling K. Brown
Basta che non vinca: Ed Harris
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Sterling K. Brown

Miglior attrice protagonista in una serie drammatica
Claire Foy, per aver interpretato la regina Elisabetta II in The Crown
Tatiana Maslany, per aver interpretato Sarah Manning, Helena, Alison Hendrix, Cosima Niehaus, Rachel Duncan, Krystal Goderitch, Elizabeth (Beth) Childs, Jennifer Fitzsimmons, Katja Obinger, Tony Sawicki, Veera Suominen (M.K.), Camilla Torres e un clone senza nome in Orphan Black
Elisabeth Moss, per aver interpretato Difred / June Osborne in The Handmaid's Tale
Sandra Oh, per aver interpretato Eve Polastri in Killing Eve
Keri Russell, per aver interpretato Elizabeth Jennings in The Americans
Evan Rachel Wood, per aver interpretato Dolores Abernathy in Westworld

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Claire Foy
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Elisabeth Moss

Miglior attore protagonista in una serie commedia
Anthony Anderson, per aver interpretato Andre "Dre" Johnson Sr. in Black-ish
Ted Danson, per aver interpretato Michael in The Good Place
Larry David, per aver interpretato Larry David in Curb Your Enthusiasm
Donald Glover, per aver interpretato Earnest "Earn" Marks in Atlanta
Bill Hader, per aver interpretato Barry Berkman / Barry Block in Barry
William H. Macy, per aver interpretato Frank Gallagher in Shameless

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Donald Glover
Basta che non vinca: Larry David
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Donald Glover

Miglior attrice protagonista in una serie commedia
Pamela Adlon, per aver interpretato Sam Fox in Better Things
Rachel Brosnahan, per aver interpretato Miriam "Midge" Maisel in La fantastica signora Maisel
Allison Janney, per aver interpretato Bonnie Plunkett in Mom
Issa Rae, per aver interpretato Issa Dee in Insecure
Tracee Ellis Ross, per aver interpretato Rainbow "Bow" Johnson in Black-ish
Lily Tomlin, per aver interpretato Frankie Bergstein in Grace and Frankie

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Rachel Brosnahan
Basta che non vinca: Lily Tomlin
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Rachel Brosnahan

Miglior attore protagonista in una miniserie o film TV
Antonio Banderas, per aver interpretato Pablo Picasso in Genius: Picasso
Darren Criss, per aver interpretato Andrew Cunanan in American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace
Benedict Cumberbatch, per aver interpretato Patrick Melrose in Patrick Melrose
Jeff Daniels, per aver interpretato John O. Neill in The Looming Tower
John Legend, per aver interpretato Gesù in Jesus Christ Superstar Live in Concert
Jesse Plemons, per aver interpretato Robert Daly in Black Mirror - USS Callister

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Darren Criss
Basta che non vinca: Antonio Banderas
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Darren Criss

Miglior attrice protagonista in una miniserie o film TV
Jessica Biel, per aver interpretato Cora Tannetti in The Sinner
Laura Dern, per aver interpretato Jennifer Fox in The Tale
Michelle Dockery, per aver interpretato Alice Fletcher in Godless
Edie Falco, per aver interpretato Leslie Abramson in Law & Order True Crime: The Menendez Murders
Regina King, per aver interpretato Latrice Butler in Seven Seconds
Sarah Paulson, per aver interpretato Ally Mayfair-Richards in American Horror Story: Cult

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Regina King
Basta che non vinca: Jessica Biel
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Jessica Biel

Miglior attore non protagonista in una serie drammatica
Nikolaj Coster-Waldau, per aver interpretato Jaime Lannister ne Il Trono di Spade
Peter Dinklage, per aver interpretato Tyrion Lannister ne Il Trono di Spade
Joseph Fiennes, per aver interpretato Fred Waterford in The Handmaid's Tale
David Harbour, per aver interpretato Jim Hopper in Stranger Things
Mandy Patinkin, per aver interpretato Saul Berenson in Homeland
Matt Smith, per aver interpretato il Principe Filippo, duca di Edimburgo in The Crown

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Matt Smith
Basta che non vinca: Joseph Fiennes
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Peter Dinklage

Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica
Alexis Bledel, per aver interpretato Emily / Diglen in The Handmaid's Tale
Millie Bobby Brown, per aver interpretato Undici (Eleven) in Stranger Things
Ann Dowd, per aver interpretato Zia Lydia in The Handmaid's Tale
Lena Headey, per aver interpretato Cersei Lannister ne Il Trono di Spade
Vanessa Kirby, per aver interpretato la principessa Margarett in The Crown
Thandie Newton, per aver interpretato Maeve Millay in Westworld
Yvonne Strahovski, per aver interpretato Serena Joy Waterford in The Handmaid's Tale

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Vanessa Kirby
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Yvonne Strahovski

Miglior attore non protagonista in una serie commedia
Louie Anderson, per aver interpretato Christine Baskets in Baskets
Alec Baldwin, per aver interpretato Donald Trump al Saturday Night Live
Tituss Burgess, per aver interpretato Titus Andromedon in Unbreakable Kimmy Schmidt
Brian Tyree Henry, per aver interpretato Alfred "Paper Boi" Miles in Atlanta
Tony Shalhoub, per aver interpretato Abraham "Abe" Weissman in La fantastica signora Maisel
Kenan Thompson, per aver interpretato vari personaggi al Saturday Night Live
Henry Winkler, per aver interpretato Gene Cousineau in Barry

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Brian Tyree Henry
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Henry Winkler

Miglior attrice non protagonista in una serie commedia
Zazie Beetz, per aver interpretato Vanessa "Van" Keefer in Atlanta
Alex Borstein, per aver interpretato Susie Myerson in La fantastica signora Maisel
Aidy Bryant, per aver interpretato vari personaggi al Saturday Night Live
Betty Gilpin, per aver interpretato Debbie "Liberty Belle" Eagan in GLOW
Leslie Jones, per aver interpretato vari personaggi al Saturday Night Live
Kate McKinnon, per aver interpretato vari personaggi al Saturday Night Live
Laurie Metcalf, per aver interpretato Jackie Harris in Roseanne
Megan Mullally, per aver interpretato Karen Walker in Will & Grace

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Betty Gilpin
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Betty Gilpin

Miglior attore non protagonista in una miniserie o film TV
Jeff Daniels, per aver interpretato Frank Griffin in Godless
Brandon Victor Dixon, per aver interpretato Giuda Iscariota in Jesus Christ Superstar Live in Concert
John Leguizamo, per aver interpretato Jacob Vazquez in Waco
Ricky Martin, per aver interpretato Antonio D'Amico in American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace
Édgar Ramírez, per aver interpretato Gianni Versace in American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace
Michael Stuhlbarg, per aver interpretato Richard Clarke in The Looming Tower
Finn Wittrock, per aver interpretato Jeffrey Trail in American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Finn Wittrock
Basta che non vinca: Ricky Martin
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Jeff Daniels

Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film TV
Sara Bareilles, per aver interpretato Maria Maddalena in Jesus Christ Superstar Live in Concert
Penélope Cruz, per aver interpretato Donatella Versace in American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace
Judith Light, per aver interpretato Marilyn Miglin in American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace
Adina Porter, per aver interpretato Beverly Hope in American Horror Story: Cult
Merritt Wever, per aver interpretato Mary Agnes McNue in Godless
Letitia Wright, per aver interpretato Nish in Black Mirror - Black Museum

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Letitia Wright
Basta che non vinca: Penélope Cruz
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Penélope Cruz

Miglior regia per una serie drammatica
Jason Bateman, per l'episodio I rintocchi della campana di Ozark
Stephen Daldry, per l'episodio Pater familias di The Crown
The Duffer Brothers, per l'episodio Capitolo nove - La porta di Stranger Things
Jeremy Podeswa, per l'episodio Il drago e il lupo de Il Trono di Spade
Daniel Sackheim, per l'episodio Stanotte improvvisiamo di Ozark
Kari Skogland, per l'episodio Dopo di The Handmaid's Tale
Alan Taylor, per l'episodio Oltre la Barriera de Il Trono di Spade

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Stranger Things
Basta che non vinca: Ozark
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: The Handmaid's Tale

Miglior regia per una serie commedia
Mark Cendrowski, per l'episodio L'asimmetria della farfalla di The Big Bang Theory
Donald Glover, per l'episodio FUBU di Atlanta
Bill Hader, per l'episodio Chapter One: Make Your Mark di Barry
Mike Judge, per l'episodio Initial Coin Offering di Silicon Valley
Hiro Murai, per l'episodio Teddy Perkins di Atlanta
Jesse Peretz, per l'episodio Pilot di GLOW
Amy Sherman-Palladino, per l'episodio Pilot di The Marvelous Mrs. Maisel

Pensieri Cannibali fa il tifo per: The Marvelous Mrs. Maisel
Basta che non vinca: The Big Bang Theory
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: The Marvelous Mrs. Maisel

Miglior regia per un film TV, miniserie o speciale drammatico
Edward Berger, per Patrick Melrose
Scott Frank, per Godless
David Leveaux e Alex Rudzinski, per Jesus Christ Superstar Live in Concert
Barry Levinson, per Paterno
David Lynch, per Twin Peaks
Ryan Murphy, per l'episodio L'uomo da copertina di American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace
Craig Zisk, per la puntata 9/11 di The Looming Tower

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Twin Peaks
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Twin Peaks

Miglior sceneggiatura per una serie drammatica
Joel Fields e Joe Weisberg, per l'episodio Inizio di The Americans
Peter Morgan, per l'episodio L'uomo del mistero di The Crown
David Benioff e D. B. Weiss, per l'episodio Il drago e il lupo de Il Trono di Spade
Bruce Miller, per l'episodio June di The Handmaid's Tale
Phoebe Waller-Bridge, per l'episodio Nice Face di Killing Eve
The Duffer Brothers, per l'episodio Capitolo nove - La porta di Stranger Things

Pensieri Cannibali fa il tifo per: Killing Eve
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: The Handmaid's Tale

Miglior sceneggiatura per una serie commedia
Alec Berg, per l'episodio Fifty-One Percent di Silicon Valley
Alec Berg e Bill Hader, per l'episodio Chapter One: Make Your Mark di Barry
Donald Glover, per l'episodio L'uomo alligatore di Atlanta
Stefani Robinson, per l'episodio Il Barbiere di Atlanta
Liz Sarnoff, per l'episodio Chapter Seven: Loud, Fast, and Keep Going di Barry
Amy Sherman-Palladino, per l'episodio Pilot di The Marvelous Mrs. Maisel

Pensieri Cannibali fa il tifo per: The Marvelous Mrs. Maisel
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Atlanta

Miglior sceneggiatura per un film, miniserie o speciale drammatico
William Bridges e Charlie Brooker, per Black Mirror - USS Callister
Scott Frank, per Godless
Mark Frost e David Lynch, per Twin Peaks
Kevin McManus e Matthew McManus, per l'episodio Pulizia di American Vandal
David Nicholls, per Patrick Melrose
Tom Rob Smith, per l'episodio La casa sul lago di American Crime Story - L'assassinio di Gianni Versace

Pensieri Cannibali fa il tifo per: American Vandal
Basta che non vinca: Godless
Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Black Mirror


Per quanto riguarda le nomination, questo è tutto. Per scoprire chi si porterà a casa i premi per davvero, l'appuntamento è fissato a lunedì notte. O, per chi saggiamente deciderà di dormirsela, a martedì mattina.


Il survival horror fantascientifico più assurdo dell'anno

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Oh, ragazzi. Vi devo dire una cosa. Una confidenza che riservo soltanto ai miei lettori più fidati. Ho visto un film survival horror fantascientifico che è una bomba! A parte i primi quieti minuti introduttivi, che ci propongono la vita ordinaria del protagonista, un giovane uomo di 30 anni come tanti, il resto è un'angoscia unica che ti fa rimanere in uno stato d'ansia fino all'ultimo istante. Raccontata così può non sembrare una visione così allettante, però non è forse questo l'effetto che i migliori survival horror fanno?


In più è qui presente una componente fantascientifica. La pellicola è infatti ambientata in Italia in un imprecisato futuro distopico in cui le forze dell'ordine sono il male assoluto. In cui non ci si può minimamente fidare di loro. In cui lasciate ogni speranza voi ch'entrate, se per caso finite fermati da una pattuglia dei carabinieri. Caramba, che sorpresa!

Lo spunto di partenza della vicenda è davvero sci-fi e assurdo. Il protagonista è tranquillo nella sua auto a fumarsi una sigaretta in compagnia di un amico, quand'ecco che dei carabinieri gli vanno a bussare al finestrino, li costringono a scendere e gli fanno una perquisa, a loro e all'auto. Capisco che possano fermarti mentre stai guidando, ma in quale paese civile succede una cosa del genere mentre te ne stai parcheggiato a farti i fatti tuoi?

Chiudendo un occhio su quella che sembra una forzatura della sceneggiatura per farci entrare nell'incubo che da lì in poi inizia per lo sfortunato protagonista, viene qui sviluppata una parte che sembra più da commedia degli equivoci che da dramma. Questo povero ragazzo che si stava fumando una siga tranquillo nella sua macchina viene trattato come il peggior criminale che si sia mai visto sulla Terra. Manco fosse Totò Riina. Manco fosse Freddy Krueger.

"Ma io sono del tutto innocente, fino a prova contraria."

Una volta portato in commissariato, il protagonista viene interrogato senza il suo avvocato. Chiamare il proprio avvocato è la prima cosa da fare, in situazioni come questa, lo sanno tutti, anche un bambino di 5 anni, come poi dice la sorella del ragazzo. A un certo punto gli viene pure in mente, solo che, non si sa perché, finisce per non chiamarlo. Ecco, questo sarà anche un film assurdo e inverosimile, ma può pure essere preso come un manuale prezioso di cose da NON fare se ci si ritrova in una situazione del genere. Come il non fare battutine ironiche ai carabinieri che ti stanno perquisendo, in particolare se sei effettivamente in possesso di sostanze illegali, che quelli non aspettano altro che un pretesto per far valere il loro potere da Walker Lazio Ranger. Ma soprattutto, la regola numero uno è: chiama immediatamente il tuo avvocato!


Arriviamo qua al punto più dolente dell'intera vicenda. Quello che fa più male e anche quello più tragicamente assurdo: i genitori del protagonista. Io sono sicuro, o se non altro me lo auguro, che se mi trovassi in una situazione del genere i miei genitori smuoverebbero mari e monti pur di tirarmi fuori da quel casino subito. SUBITO. Nel film viene spiegato che il protagonista aveva già avuto in precedenza dei problemi con la giustizia e con le droghe, però niente giustifica un genitore che lascia passare al figlio una notte in galera pur di dargli una lezione. Inoltre, entrano i carabinieri e ti perquisiscono la casa e tu li lasci fare?!? Che non avete mai visto un film o una serie TV? Ok che qui non siamo negli Usa ma in Italia, per quanto sia un'Italia fittizia, però ci vuole un mandato per fare queste cose. Mi stupisce che quello che viene ritratto come un geometra noto e stimato in tutta Roma, o se non altro nella Roma distopica che sembra la nazione di Panem di Hunger Games in cui è ambientato il film, permetta che succeda tutto questo. Ma soprattutto, nemmeno loro chiamano l'avvocato. La regola numero uno è: chiama immediatamente il tuo cazzo di avvocato. Possibile che nemmeno loro conoscano le basi per sopravvivere in questo mondo distopico?
Mi spiace dover parlare male di due personaggi che per carità fanno una gran pena, però certe cose sono difficili da accettare. Gli eventi terribili che sarebbero successi di lì a poco si sarebbero potuti evitare con una semplice telefonata all'avvocato. Possibile che non la facciano? Che nervoso! Chi l'ha scritta la sceneggiatura di questa pellicola? Marlene King di Pretty Little Liars?

"Shhh! L'ho scritta io, ma non ditelo a nessuno."

Le responsabilità penali e criminali di ciò che succede dopo mi sembra siano chiare ed evidenti sotto gli occhi di tutti, benché il film eviti di mostrare la scena delle violenze inflitte al protagonista. Non sto a specificare chi siano i criminali in questione non tanto per non fare spoiler ma perché, anche se questa è tutta una fiction, non si sa mai che escano dallo schermo e me menino pure a me. Oltre alle loro, sono però purtroppo presenti anche delle responsabilità morali da parte di altri, che hanno contribuito a rendere questa vicenda mostruosa ancora più incredibile e pazzesca. Sarebbe bastato così poco per evitare che accadesse. Certo, delle persone ingenue, o anche solo delle persone normali, non si possono immaginare che affidare il proprio figlio alle forze dell'ordine rappresenti una condanna a morte ma, almeno nell'Italia distopica qui messa in scena, tutti dovrebbero essere diffidenti abbastanza da non fidarsi di loro.

Non fidarsi di nessuno è ciò che fa il protagonista dopo il pestaggio... pardon, dopo “essere caduto dalle scale”. Altro errore che commette. Va bene che a questo punto ha perso ogni speranza nelle forze dell'ordine, però il personale medico è un'altra cosa. Lascia che ti curino. Certo poi c'è da aggiungere che pure loro non mi sembra che facciano tutto ciò che è in loro potere per curarlo.

L'infame numero uno comunque è un altro: l'amico, o presunto tale, del protagonista. Quello con cui stava fumando la sigaretta mentre sono stati fermati. Pur di pararsi il culo, l'amicone tradisce il protagonista e lo accusa di essere il suo spacciatore, segnando così la sua condanna al carcere. A questo punto uno si può chiedere che leggi siano in vigore in questa distopica Italia orwelliana in cui un ragazzo fermato con un po' di droga, ma non parliamo di quantità ingenti, debba passare (almeno) un mese in prigione in attesa del processo, però queste sono cose che dovreste andare a chiedere ai molto fantasiosi sceneggiatori del film.

Sono insomma tanti gli aspetti che lasciano senza parole di fronte a questa pellicola, che mette addosso un senso di impotenza e frustrazione che raramente mi era capitato di provare. Soprattutto di fronte a una vicenda così fantascientifica e completamente di fiction come questa. Tutti i personaggi sembrano fare esattamente il contrario di ciò che dovrebbero fare: carabinieri che sono i peggio criminali, genitori che si comportano da bambini ingenui, medici che non salvano la vita alle persone. Pure il protagonista, una specie di versione de' noantri di Spud di Trainspotting, fa sempre il contrario di ciò che dovrebbe fare e sotto questo aspetto è il tipico personaggio degli horror che tu gridi: “Non scappate su dalle scale!”, oppure “Non dividetevi!” e loro niente, non ti danno retta. Nei suoi martoriati panni troviamo un attore bravissimo come Alessandro Borghi, che avevo già visto in numerosi altri film, come Non essere cattivo, Suburra, Fortunata, The Place e Napoli velata, e ogni volta sembra una persona del tutto diversa. È questa una dote rara che molti big di Hollywood non si sognano nemmeno di possedere e che invece soltanto gli interpreti più efficaci hanno: annullarsi del tutto e diventare un tutt'uno con il proprio personaggio. E non parlo solo di un cambiamento a livello fisico.

Tutti i personaggi di questo assurdo film sembrano fare esattamente il contrario di ciò che dovrebbero fare e anche io mi rendo conto soltanto adesso di aver commesso un grave errore per un buon recensore. Sto continuando a parlarvi di un film di cui non ho nemmeno specificato il titolo. Il film, del tutto inverosimile e che è impossibile sia tratto da un fatto di cronaca davvero successo, si chiama...

Sulla mia pelle
Regia: Alessio Cremonini
Cast: Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora, Milvia Marigliano
(voto 7-/10)


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