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Nomadland: Io, vagabondo che non son io

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Nomadland
 
Io, vagabondo che non son io. Posso dire di essere tante cose, molte magari negative, ma di sicuro non sono uno spirito nomade. Sono un pantofolaio da casa dolce casa. Se c'è una canzone in cui non mi riconosco, è “Io vagabondo” dei Nomadi. Che poi qualcuno, a parte i fan hardcore della band, ha mai sentito un'altra canzone dei Nomadi che non sia “Io vagabondo”?
 
"In questo momento non mi viene in mente, ma sono sicura di conoscere un'altra canzone dei Nomadi."
 

Sono così lontano da questo stile di vita che non sopporto nemmeno il campeggio e non mi piacciono manco le giostre. Anche se, adesso che le giostre non esistono più, un po' mi mancano. Come sarebbe bello sentire la nuova canzone di Irama sparata a tutto volume girando sugli autoscontri. Questo per dire che entrare nel mondo di Nomadland per me non è stata proprio una passeggiata. L'acclamato film ben girato da Chloé Zhao con una Frances McDormand calata (persino troppo) nei panni di una donna che vive sul suo furgone in giro per gli Stati Uniti ha rappresentato per me un viaggio molto tortuoso.
 
"Tu la conosci una canzone dei Nomadi che non sia Io vagabondo?
"Io non so manco chi sono, 'sti Zingari."
"Nomadi. Si chiamano Nomadi."
"Cos'è, hanno cambiato nome per via del politically correct?"
 

Cosa c'è che non mi ha convinto?
Al di là dello stile vita della protagonista di per sé, ma va beh, so' scelte, la sceneggiatura di Nomadland mi sembra un pochetto esile, per non dire quasi inesistente. Ecco, l'ho detto. Il fatto che sia stato nominato agli Oscar anche per la miglior sceneggiatura non originale, a discapito di una cosa scritta in tutti i sensi in maniera pazzesca come Sto pensando di finirla qui, mi lascia alquanto perplesso. Per non dire incazzato. Le altre candidature ci possono stare, ma questa non ha senso.
 
Inoltre, rispetto a film che raccontano delle storie on the road vagamente simili come Into the Wild - Nelle terre selvagge e Una storia vera, questo mi ha travolto e stravolto parecchio meno. Il fatto che sia premiato e nominato ovunque mi sembra quindi un tantino esagerato. Con tutti questi riconoscimenti stanno rischiando di trasformare un lavoro valido, nella pellicola più sopravvalutata dai tempi di Roma. Ecco, ho detto anche questo. Tra l'altro, ma ve lo ricordate Roma?
No?
Ecco, nel 2018 era stato salutato come il più grande film di tutti i tempi e adesso non se lo ricorda più manco Alfonso Cuarón. 

"Ma tu l'hai mai sentita una canzone dei Nomadi?"
"Sì, certo: Io vagabondo.
"Ok, e un'altra?"
"Ehm... Voglio andare a vivere in campagna?"


Altra piccola considerazione personale: mi viene da ridere al pensiero che chi decide gli Academy Awards all'interno delle proprie lussuose ville di Hollywood possa davvero immedesimarsi nella protagonista di una pellicola come questa, mentre la guarda comodamente sdraiata su poltrone in pelle umana.
 
"Ci sto pensando. Datemi ancora un minuto e mi viene in mente."

 
Per quanto non sia certo il mio film ideale e non rientrerà mai tra i miei cult personali o tra i miei modelli esistenziali, devo comunque riconoscere che alla fine Nomadland mi è arrivato. È arrivato il brivido. E con alla fine, intendo proprio alla fine fine. Meglio tardi, che mai.
 
"Tranquilli, ci sto ancora pensando."

 
Consigliato: a chi è in cerca di spunti originali per le prossime vacanze
Sconsigliato: a chi è ancora più casalingo e meno nomade di me
 
(voto 7-/10)
 
"No, basta, mi arrendo. Non esistono altre canzoni dei Nomadi all'infuori di Io vagabondo."

 
 
 

Zack Snyder's Justice League e i modi alternativi per sprecare 4 ore di vita

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Lo Snyder Cut può anche essere mille volte meglio del Justice League uscito nei cinema nel 2017, ma mille x zero fa sempre zero. I giudizi su un film sono opinioni, la matematica non lo è.
 
Se proprio volete buttare via 4 preziose ore della vostra vita, comunque, ecco alcuni modi alternativi per farlo che sono pur sempre più utili e divertenti che guardare la versione estesa di uno dei peggiori film nella storia del cinema.
 
"Guardate lassù!"
"Cosa c'è, Zack? Il Bat-segnale?"
"No, la vastità del mio film."
"Io veramente vedo solo la vastità del cazzo che me ne frega del tuo film."

 
 
🦸 Osservare i cantieri con le mani incrociate dietro la schiena.
 
🦸 Ripassare mentalmente la tabellina del 2.
 
🦸 Guardare fisso nel vuoto.
 
🦸 Ascoltare un monologo sanremese di Barbara Palombelli. Durata reale: 10 minuti. Durata percepita: 4 ore, quindi vale lo stesso.
 
🦸 Vedere La corazzata Potëmkin. Che poi in realtà dura solo 1 ora e 22 minuti, quindi al confronto dello Snyder Cut è una passeggiata.
 
🦸 Recuperare tutte le vecchie Instagram Stories di Chiara Ferragni. Anche se mi sa che 4 ore non bastano.
 
🦸 Leggere il libro “Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza!” scritto da Giulia De Lellis.
 
🦸 Sentire la raccolta "77 singoli + 7" di Ligabue. La sua durata totale è di 6 ore, ma se arrivate a 4 potete già essere considerati dei supereroi.

🦸 Ascoltare dall'inizio alla fine un elenco fatto da Matteo Salvini.
 
🦸 Seguire i commenti sui social di chi definisce lo Snyder Cut “bellissimo”, "un capolavoro", "il Via col vento dei cinecomics". Quelli fanno davvero pisciare sotto dal ridere.
 



Quello che tu non vedi è il film che tu, sì proprio tu, dovresti vedere

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Quello che tu non vedi
Titolo originale: Words on Bathroom Walls

Cercano di venderlo come un film romantico, e per carità un pochino lo è anche, ma è soprattutto una pellicola sulla malattia mentale. Adam è un ragazzo cui viene diagnosticata la schizofrenia e come volete che reagisca, se non in maniera schizofrenica?
 
 
"Sicuro non sia un film romantico?"
"Assolutamente sì."
 
Quello che tu non vedi, titolo italiano brutto per un film bello, è un “malattia movie” che offre una rapprentazione ricca d'ironia e visivamente efficace, con tanto di visioni e amichetti immaginari, di questo disturbo. Non che io ne sappia qualcosa. Qualcuno mi sta dando del pazzo, eh, eh, eh? Non sono pazzo, sono solo pazzo di questa pellicola con protagonista l'ormai garanzia Charlie Plummer, quello di Cercando Alaska e Spontaneous, nei panni di una specie di versione un po' meno inquietante di Donnie Darko. Se non è il mio film ideale 'sta roba qua, cosa lo è?
 
"Sei proprio sicuro sicuro che non sia un film romantico?"
"Un film romantico questo? Mai sei pazza?"
"Ha parlato..."

 
Genere: schizzato
Consigliato: a chi è malato di “malattia movies” come me.
Sconsigliato: a chi preferisce spararsi 4 ore di Zack Snyder's Justice League, e poi chi è lo schizofrenico?
 
(voto 7+/10)
 
 

Girl Power - La rivoluzione comincia a scuola e no, non è un film sulle Spice Girls ai tempi del liceo

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Girl Power – La rivoluzione comincia a scuola
Titolo originale: Moxie

Il titolo originale del film è Moxie, il nome del movimento femminista cui la protagonista dà il via. Il titolo italiano è invece Girl Power – La rivoluzione comincia a scuola, cosa che fa pensare a una pellicola sulle Spice Girls ai tempi del liceo, mentre in questo caso ad accendere il fuoco della rivoluzione è la musica delle Bikini Kill. Non proprio la stessa cosa.



Si può pensare a Moxie come a una pellicola adolescenziale innocua. In realtà, dietro alla sua facciata patinata e teen, il lavoro diretto dall’attrice e comica Amy Poehler nasconde un messaggio potente, d’ispirazione. In un mondo che non ce la fa proprio a non essere maschilista, anche quando si sforza di non esserlo e m’assumo pure io la mia parte di colpe, una rivoluzione è davvero necessaria.
 

Come farla? Un punto di partenza, piccolo ma nemmeno così tanto, può essere quello di sparare “Rebel Girl” delle Bikini Kill a tutto volume e dare un’occhiata a questo film. Empieza el matriarcado!

 
 
(voto 6,5/10)
 

La musica di Marzo 2021: tanto Sanremo, ma non solo

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Sanremo. Ancora Sanremo? Whaaat?
Il Festival della musica leggerissima italiana ha segnato l'ultimo mese musicale, e devo dire che anche quest'anno, ancor più dell'anno scorso, in maniera più positiva che negativa. Sorpresa! Che ormai non è più nemmeno un'enorme sorpresa.

Tanto Sanremo, allora, ma non solo. Ecco gruppi e artisti top e flop del mese, secondo Pensieri Cannibalissimi.



Per me è no

#3 Justin Bieber

Il nuovo album di Justin Bieber “Justice” è una scureggia. Manco di quelle profumate, solo una di quelle loffie. Il Bieberon serioso e religioso ha stufato! Justin, torna a ubriacarti e a farti arrestare, please. La tua musica spesso faceva pena anche prima, ma almeno era divertente seguire le tue disavventure sui siti di spetteguless.

 


#2 Ermal Meta

Ha ragione Willie Peyote: Ermal Meta è un ruffiano. Perché a Sanremo durante la serata delle cover ha cantato “Caruso” guarda caso proprio nel giorno del compleanno di Lucio Dalla, ma non solo. Il suo nuovo album “Tribù urbana” più che “un milione di cose da dirti” sembra avere un milione di modi per arruffianarsi il pubblico, tra sanremate, pezzi radiofonici, cantautorato generico e pure una canzone dedicata agli “invisibili”. Anziché un disco, sembra una puntata di Che tempo che fa.

 


#1 Max Gazzè

A parte Gio Evan, che va beh mi rifiuto di considerare musica, la canzone che più mi irrita di Sanremo 2021, quella che quando la sento in radio sento il bisogno insopprimibile di cambiare stazione e piuttosto sentire Radio Maria è “Il farmacista” di Max Gazzè. Non dico sia la peggiore, è solo quella che, non so bene perché, mi provoca il maggiore fastidio. Ancor più di quella di Renga. Sarà che quella di Renga non la sento proprio passare per radio manco per sbaglio, e per fortuna.

 



Per me è sì

#9 Achille Lauro

Dopo la poco convincente “Solo noi”, con la nuova “Marilù” il pollice per Achille Lauro torna all'insù.

 


#8 Jessie Ware

Barack Obama è un grande selezionatore musicale. In collaborazione con la figlia Sasha lo scorso dicembre ha pubblicato la playlist dei suoi pezzi preferiti del 2020 e tra questi c'era anche “Remember Where You Are”, il pezzo conclusivo dell'ultimo disco di Jessie Ware (per la cronaca sorella minore dell'attrice Hannah Ware, la protagonista della nuova serie Netflix La coppia quasi perfetta). Anche grazie all'endorsement dell'ex presidente degli Stati Uniti, la canzone è ora diventata un singolo accompagnato da un video con Gemma Arterton. Un pezzo che suona come un classico immediato e che senza Obama rischiava ingiustamente di passare inosservato. Lui sì che è un politico utile.



#7 Måneskin

Si è parlato tanto di loro dopo la vittoria di Sanremo. Vittoria secondo me meritata, perché dal vivo sono quelli che spaccano di più. Su disco, invece, c'è ancora da lavorare. Il loro album “Teatro d'ira Vol. 1” suona fin dal titolo come un lavoro incompleto. Più un EP che un LP. Appena 8 canzoni, due già conosciute, un paio di riempitivi, quindi potevano anche sforzarsi un po' di più. Il suono inoltre è troppo pulito e parte della carica che viene fuori dalle loro esibizioni live si perde in studio. Il potenziale comunque c'è e le critiche che arrivano nei loro confronti mi sembrano eccessive. Qualche boomer è per caso invidioso del successo di questi ragazzi?

 


#6 Jorja Smith

“Addicted” di nome e di fatto. La nuova canzone della nuova star dell'R&B britannico Jorja Smith crea davvero dipendenza.

 


#5 beabadoobee

Parte la nuova canzone di beabadoobee ed è subito anni '90, chitarre da primi Cranberries, colonna sonora di Dawson's Creek. Ah, i bei tempi in cui non sapevamo di essere fortunati e invece lo eravamo.

 


#4 La Rappresentante di Lista

Una delle rivelazioni di Sanremo 2021. I più “first reaction: shock”. I La Rappresentante di Lista sfuggono alle categorie principali rappresentate dall’edizione di quest’anno: non fanno parte dei cantanti melodici, di certo non sono trapper con l’autotune e non rientrano nemmeno tra gli artisti indie ma non troppo. Il loro stile è diverso. Fanno un electropop “Alieno” (come il titolo di una delle canzoni più irresistibili del nuovo album), hanno un look “Splendido splendente” (come la cover che hanno portato nella quarta serata del Festival) ed è difficile paragonarli a qualcuno. Cosa che è solo un pregio. Giusto il pezzo “Oh Ma Oh Pa” mi ha fatto venire in mente “Elastic Heart” di Sia ed è forse lei l’artista che più si avvicina al particolare mondo dei LRDL. Anche se dopo Music, il primo allucinante film da regista della cantante australiana, potrebbe non sembrare un gran complimento. Diciamo allora che i La Rappresentante di Lista a tratti ricordano la migliore Sia e nella maggior parte dei casi non ricordano nessun altro. Suonano solo come i rappresentanti della loro lista.



#3 Colapesce e Dimartino

“Musica leggerissima” è la canzone pop più clamorosa dai tempi di “Get Lucky” e “Happy”. In pratica, è la canzone pop più clamorosa degli ultimi 10 anni tra quelle non cantate da Pharrell Williams. C'è comunque da dire che Colapesce e Dimartino hanno anche altro da offrire. La riedizione sanremese del loro album, “I Mortali²”, è una raccolta di grandi pezzi e tra le tante belle cose contiene pure un altro potenziale tormentone: “Cicale”, che ha un ritornello simpatico che fa: “Paese che vai / Stronzi che trovi / Non si può fare il conto / Sono a milioni”.

 


#2 Lana Del Rey

C'è chi a proposito del nuovo “Chemtrails Over the Country Club” parla di lavoro minore. Ok che Lana Del Rey nel corso della sua carriera ha tirato fuori solo dei dischi favolosi, ma lavoro minore 'sta cippa. È una meraviglia intimista che va ascoltata con attenzione, come e ancor di più dei suoi predecessori. La doppietta iniziale è fenomenale. “White Dress” ci mostra una Lana inedita, mai così vicina alle nostre orecchie. Nel testo racconta di quando non era famosa e faceva la cameriera, regalandoci l'illusione che c'è stato un tempo in cui era solo una comune mortale come noi, solo che io non le credo: è sempre stata una Dea. La title track poi ha una di quelle melodie eterne che, se io fossi uno Stato, la adotterei come inno. Il resto del menù servito al country club dalla cameriera Lana rivela la sua poetica bellezza ascolto dopo ascolto. Un giorno, forse, mi stuferò della sua musica ma quel giorno, per fortuna, non è ancora giunto. Questo è un lavoro maggiore, altroché.



#1 Madame

Madame ha fatto un disco della Madonna. Lo zeitgeist della musica italiana contemporanea, in bilico tra pop e hip-hop, tra cantato e (t)rappato, tra voce vera e voce autotunizzata. Il suo album d'esordio può rappresentare per i bimbettiminkia di oggi quello che “Così com'è” degli Articolo 31 è stato per la generazione di bimbettiminkia di ieri, ovvero la mia generazione. Un manifesto esistenziale. Laddove però in quel caso si raccontava della vita di periferia in una maniera tutto sommato semplice e anche ingenua, Madame scava nella complessità del mondo (di merda) di oggi con lo sguardo di chi se ne sbatte di tutto e di tutti tipico dei suoi 19 anni, con in più una maturità e una profondità rari. Francesca Calearo alias Madame fa musica figa, con un orecchio ai suoni urban che vanno oggi, le produzioni da paura di Dardust e Crookers, e le guest star giuste, dai Pinguini Tattici Nucleari a Gaia, BLANCO, Ernia, Fabri Fibra e Guè Pequeno, ma la vera chicca sono i suoi testi. Nudi, crudi, veri. Spesso e volentieri non proprio da Madama, e menomale.




Guilty Pleasure del mese
Irama

“La genesi del tuo colore” è una nuova droga distribuita da un pusher cui mai avrei pensato di rivolgermi: Irama. Gli effetti dell'ennesimo lockdown si stanno forse facendo sentire?

 


Cotta del mese
Billie Eilish

Tra il film documentario Billie Eilish: The World's a Little Blurry e il suo nuovo look biondo platino, mi sono definitivamente innamorato di lei. Adesso vado a risentire la sua canzone “i love you” e aspetto il momento in cui ritorneranno i concerti dal vivo per poterle lanciare un orsetto del cuore sul palco.



Video del mese
Maisie Peters "John Hughes Movie"

Dalla città più bella del mondo, Brighton in Inghilterra, ecco a voi la giovane aspirante popstar Maisie Peters. E come poteva essere il video di una canzone intitolata “John Hughes Movie”, se non un gioiellino di cinematografica bellezza?






Serial Killer di Marzo 2021: le serie del mese, nel bene e nel male

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Mese partito un po' in sardina, per quanto riguarda la serie TV, ma che ha poi saputo tirare fuori qualche sorpresa più o meno bella. Ecco un po' di serie in cui ho avuto la fortuna, o in alcuni casi la sfortuna, di imbattermi.



Serie Top

Speravo de morì prima
(stagione 1, episodi 1-4)

Come sarebbe una serie su Francesco Totti, scusate su Francesco Totti VIII re di Roma, girata da Paolo Sorrentino? Probabilmente non lo sapremo mai, visto che al limite preferirebbe realizzarne una su Diego Armando Maradona. Speravo de morì prima comunque ci va vicino, sfiora il palo, soprattutto nei primi minuti. Dopodiché disputa la sua gara, in bilico tra battute (favoloso in particolare il padre der Pupone interpretato da Giorgio Colangeli) e momenti più riflessivi. Come se fosse una partita appassionante, una finale di coppa, offre inoltre uno scontro epico: Totti vs Spalletti, con Pietro Castellitto e Gianmarco Tognazzi che riescono a far loro i personaggi, smarcandosi dalla semplice imitazione. Pure Greta Scarano va a segno con un'interpretazione di Ilary Blasi da top player. La partita non è ancora conclusa, siamo a 4 episodi su 6 e ognuno è migliore del precedente, ma le premesse per portare a casa la vittoria ci sono tutte. Daje!

"Ma manco mezza parola sulla mia splendida conduzione de L'isola dei famosi? Eddaje!"


Calls
(stagione 1, episodi 1-4)

Pronto?
Sì, salve, vorrei segnalare una serie. È pericolosa... cioè, è bella, ma è pericolosa. Non credo che la gente sia pronta per qualcosa del genere. È una serie TV, però è come un podcast, è fatta di sole voci. Ci sono anche delle immagini, tipo il testo delle parole, il nome di chi parla, e qualche effetto grafico. Il grosso comunque lo fa l'audio. Quindi io consiglio di vederla in lingua originale, con le voci di attori come Lily Collins, Pedro Pascal, Rosario Dawson, e c'è pure il controverso “cannibale” Armie Hammer.
Ah, lui l'avete già in custodia?
Ok, io vi consiglio di tenere d'occhio e soprattutto d'orecchio anche questa serie.
Calls. Si chiama Calls.
No, non so se è armata. Non con pistole, almeno, ma le sue parole sono proiettili. Colpiscono duro. Fanno venire una tensione che, uh, era dai tempi di Scream che non sentivo delle telefonate del genere, perciò fate attenzione. È diversa dalle altre serie in circolazione. È sperimentale. È innovativa. È scritta da dio. È spaventosa. C'è il rischio che crei numerosi cloni e la cosa potrebbe sfuggire di mano, quindi agenti tenetela sotto controllo, per favore.
Come?
Non siete la polizia?
E chi cavolo ho chiamato, allora?
E perché avete in custodia Armie Hammer?

"Pronto?
Ciao Cannibal Kid, posso venire sul tuo sito?
Non so perché, ma in questo periodo Pensieri Cannibali è l'unico posto che riflette i miei pensieri."


Foodie Love
(stagione 1, episodi 1-3)

I protagonisti della serie sono una tipa e un tipo che si conoscono tramite una app fittizia, che io sappia, chiamata Foodie Love. Dedicata appunto agli amanti del cibo. Quanto di più lontano ci sia da me. A me infatti non frega niente di cucina, pietanze raffinate, ricette ricercate. Non guardo Masterchef, né alcun altro programma del genere. Sono uno zozzone del cibo. Datemi una pizza, un kebab o un cheeseburger del fast food e sono contento così. Sono l'equivalente culinario dei patiti dei cinepanettoni per i cinefili. Eppure in qualche modo mi ritrovo in questi due personaggi, sebbene la mia ossessione sia più per la musica, i film e le serie TV. Foodie Love è una serie spagnola muy gustosa e per palati fini. Ha pochi ingredienti, di grande qualità.


I due protagonisti si amalgamano in maniera efficace: Laia Costa di solito è buona, qui invece è proprio prelibata, e l'argentino Guillermo Pfening non l'avevo mai assaggiato prima, ma da qui in poi spero di ritrovarmelo anche usato in altri piatti, pardon film o serie. L'ambientazione ogni volta è in un locale differente (se non altro nei primi episodi che ho visto), dove si crea un'atmosfera speciale. Il tutto cucinato da una chef d'eccezione, Isabel Coixet, creatrice della serie, nonché sceneggiatrice e regista di tutti gli episodi. Mettetevi a tavola, servitevi da bere e fate una bella scorpacciata con una delle serie più saporite in circolazione. E se piace a me, buon appetito a tutti.


Genera+ion
(stagione 1, episodi 1-7)

La serie sulla Generazione Z rischia di essere un vero incubo per i boomer. Fin da subito Genera+ion spinge il fino in fondo il pedale sulla trasgressione, sull'eccesso, sull'apertura sessuale. I personaggi sono quasi tutti gay, o bisessuali, di colore o appartenenti a minoranze. È bello vederli diventare protagonisti assoluti, anziché figurare come un contorno etnico o come gli amici simpa e strani di turno. C'è da dire che la serie, almeno per il momento, non fa gridare al capolavoro come Euphoria, d'altra parte serie come quella ne vengono fuori una per generazione, ma ogni episodio è quasi un film a parte dotato del suo fascino non da poco. Per ora il migliore è quello sceneggiato da Lena Dunham, l'autrice di Girls che qua figura come produttrice. Chi ama lo stile di Bret Easton Ellis, Gregg Araki, Larry Clark e Harmony Korine, troverà pane per i suoi den+i.




Serie Flop

The Falcon and the Winter Soldier
(stagione 1, episodio 1)

WandaVision mi aveva illuso che se la Marvel può cambiare, e voi potete cambiare... tutto il mondo può cambiare. Invece no. Dopo quel sorprendente gioiellino, i Marvel Studios come se niente fosse hanno ricominciato a produrre spazzatura. Il mondo adesso è pronto per tornare alla normalità. I primi 10 minuti di The Falcon and the Winter Soldier farebbero venire il mal di testa e la nausea persino a Michael Bay. Non oso immaginare a Martin Scorsese. E il resto non è che sia molto meglio.


Tutta colpa di Freud
(stagione 1, episodi 1-2)

La chiamano serie, ma il termine più esatto in questo caso sarebbe fiction. Sì, nel senso dispregiativo del termine. Tutta colpa di Freud è tratta dall'omonimo film di Paolo Genovese, che non ho visto e che questo adattamento TV non mi ha certo fatto venire voglia di recuperare. I livelli di recitazione sono imbarazzanti. Claudio Bisio ha quei modi gigioni che sul palco dello Zelig possono funzionare, in una serie no. Direi che la sua interpretazione è da mettersi le mani tra i capelli, se solo ne avesse.
Uh, che battuta da Zelig dei tempi migliori!

Il resto del cast non è che se la cavi meglio, salvo giusto un irresistibile Max Tortora. Tra sceneggiature che non decollano, una regia televisiva pure in questo caso nel senso dispregiativo del termine, e tanti troppi stereotipi, non c'è bisogno di andare da uno psicoanalista per capire che questa serie non se la passa tanto bene.



Guilty pleasure del mese
PEN15
(stagione 1 e stagione 2, episodi 1-4)

PEN15 su Wikipedia viene definita come una “cringe comedy”. Si tratta in pratica di quel tipo di umorismo che scherza sull’imbarazzo sociale, anche come un modo per esorcizzarlo. PEN15 mette in scena uno dei periodi più imbarazzanti nella vita di tutti noi: i tempi delle medie. Quando certi comportamenti da bimbetto non ti sono più consentiti, perché sei troppo grande, ma non ti è ancora permesso di fare le cose da adulto, perché sei troppo piccolo. Un limbo raccontato in PEN15 in maniera molto particolare. Le due fenomenali protagoniste e autrici della serie, Maya Erskine e Anna Konkle, sono delle 30enni che interpretano delle 13enni in mezzo a dei giovani attori che hanno veramente 13 anni. Il risultato è straniante, ma allo stesso tempo anche esilarante e a tratti profondo, poetico e riflessivo. Alla fine di ogni episodio viene infatti in mente una domanda: come diavolo abbiamo fatto a sopravvivere alle scuole medie?



Cotta del mese
Matilda De Angelis (Leonardo)

Matilda De Angelis vuole farselo e Leonardo la respinge. Questo sarebbe il più grande genio nella storia dell'umanità?
Certo, poco dopo si scopre che Leonardo è gay, però, qualunque sia il proprio orientamento sessuale, a Matilda De Angelis non si può comunque dire di no. Pure Nicole Kidman credo che ci abbia fatto un pensierino, sulla nostra Matildona nazionale.

Aidan Turner comunque non se la cava male nella parte di Sacha Baron Cohen. Due gocce d'acqua. Nella parte di Leonardo da Vinci invece mi sembrava più somigliante Max Gazzè a Sanremo. Rimanendo in tema di Sanremo, torniamo a Matilda da Bologna, che dopo aver illuminato il palco senza pubblico dell'Ariston, nei panni di Caterina da Cremona illumina d'immenso anche questa fiction che non mi sta annoiando, ed è già qualcosa, ma non ho ancora capito se mi piace o meno. Quanto a Matilda sono piuttosto sicuro che sì, mi piaciucchia abbastanza. Di certo non la definirei logora come ha fatto quel “genio” di Leonardo da Vinci.

"Come?
Questa serie non è su Leonardo DiCaprio?
Ma allora me ne vado!"


Episodio del mese
The Worst Betrayal Since Jordyn and Kylie, S01E10 (Ginny & Georgia)

Ancora non avete visto Ginny & Georgia? E cosa aspettate? Un giorno la scoprirete per caso e come dei babbi direte: "Ma perché Pensieri Cannibali non ce l'ha consigliata prima"? E io invece è già da un mese che vi dico di non perderla, perché non potrete più farne a meno.

Se già la serie parte bene, il finale di stagione è un'autentica bomba, in cui esplodono tutte le tensioni, i conflitti e i segreti spalmati nel corso dei precedenti episodi. C'è pure la battuta che tanto ha fatto incazzare Taylor Swift. Io la venero. Per me sta un gradino sopra Gesù, la Madonna e Madonna la cantante, però una risata se la potrebbe anche fare, invece di accusare di sessismo una battuta detta per altro all'interno di una scena di litigio pesante da una donna a un'altra donna in un episodio diretto da una donna e scritto da due donne di una serie ideata da una donna. Taylor, are you serious? And why so serious?

In ogni caso, pure per merito dell'involontaria “pubblicità” della Swift, la serie ha superato il record precedentemente detenuto da Tiger King di serie per più giorni al primo posto degli show Netflix più visti negli Stati Uniti, quindi il rinnovo per una seconda stagione a questo punto è ineluttabile. Altrimenti la sede di Netflix rischia di essere invasa da tipi vestiti da Jamiroquai. Non so perché, ma agli americani piace protestare così.




Sulla stessa onda, la variante italiana del malattia movie

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Sulla stessa onda

Un film adolescenziale romantico estivo italiano. Vedo già la gente scappare a frotte dal terrore dopo queste poche parole.


Per quei due o tre, o anche zero rimasti, aggiungo che questo in realtà non è il nuovo Sotto il sole di Riccione come si potrebbe pensare dai primi minuti. Innanzitutto perché è ambientato sotto il sole della Sicilia, tra Palermo e Isola della Fagiana... volevo dire Isola di Favignana.


Poi perché non ci sono le canzoni di Tommaso Paradiso, bensì una colonna sonora international capitanata dal folk di Ben Howard (che per altro ha appena pubblicato un nuovo album perfetto per lo sciallo da Pasquetta).


Inoltre questa non è una commedia vanziniana, bensì un “malattia movie”, che comunque possiede un certo grado d'ironia e non è pesante come si potrebbe immaginare. Il suo pregio è proprio quello di superare le aspettative e andare oltre gli stereotipi. Credo sia la prima opera ambientata in Sicilia in cui mi imbatto che non tratta in alcun modo il tema della mafia. Già solo per questo merita una visione e, forse, pure uno spazio nel Guinness dei primati. Ciliegina sulla torta, anzi sul cannolo siciliano: i due protagonisti della love story presente, romantica ma non stucchevole, sono adorabili. Lei, Elvira Camarrone, sembra un incrocio tra Francesca Michielin e la Shailene Woodley di Colpa delle stelle, con un pizzico di Selena Gomez, quindi 😍.


Lui, Christian Roberto, può essere inserito nella categoria “giovani Pacey Witter crescono” e guardando la pellicola scoprirete perché. Tranquilli, non sono presenti anche dei giovani Dawson Leery.


Consigliato: a chi cerca un film young adult made in italy ben fatto.

Sconsigliato: a quelli che pensano che le storie ambientate in Sicilia debbano per forza parlare di mafia. Ma nun c'ha scassari a mìnkia!

(voto 6,5/10)




Stroncature

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È da un po' che non mi cimento in uno dei miei sport preferiti: la stroncatura. Non è per una questione di buonismo. Semplicemente per mancanza di tempo e di voglia. In un periodo storicamente brutto, ho preferito concentrarmi sulle cose belle. Adesso però, in attesa che venga riconosciuta come una disciplina olimpica vera e propria, è arrivato il momento di riprendere con l'allenamento. Ecco alcuni film che mi sono piaciuti pochino, e altri che mi hanno fatto proprio schifo.



Cherry - Innocenza perduta

Cherry ha una partenza bomba. È brillante, ironico, veloce, superfigo e scatenato. Tom Holland è perfetto per questo coming of age adolescenziale e di Ciara Bravo ci si innamora facile.


Ho appena trovato un mio nuovo cult personale?
Sì, credo di si. Peccato solo, che dopo una prima parte esplosiva, il film imploda e ironia della sorte proprio a cominciare dalla parte bellica. Da lì Cherry si trasforma prima in una specie di Full Metal Jacket for dummies, quindi diventa un film sulla droga che fa venire l'astinenza da Trainspotting e poi finisce per essere un improbabile heist movie che ruba idee agli altri heist movies. Inoltre, Tom Holland ha la faccia troppo da bravo ragazzo per risultare credibile nella parte dell'ex militare con disturbo post-traumatico tossicodipendente e criminale (e poi???).


I fratelli Anthony e Joe Russo vorrebbero ricordare Stanley Kubrick e Quentin Tarantino, ma finiscono al massimo per assomigliare ai nuovi Michael Bay e Zack Snyder.

"Grazie del complimento. Michael Bay e Zack Snyder sono proprio i nostri punti di riferimento."

Il film nel complesso è composto da 6 capitoli che sembrano 6 pellicole una scollegata dall'altra. La prossima volta ne basta anche solo una fatta bene, grazie. Ricordate: less is more.
(voto 5,5/10)


Judas and the Black Messiah

Negli ultimi mesi sono usciti un sacco di film con protagonisti attori black potenti, coraggiosi, divisivi, d'impatto come Malcolm & Marie, One Night in Miami..., Queen & Slim, Ma Rainey's Black Bottom, Da 5 Bloods e Waves – Le onde della vita. Molti di questi ignorati, o quasi, dagli Oscar, che invece sono riusciti nell'impresa di riempire di nomination, compresa quella per la migliore pellicola dell'anno, il più debole, innocuo e già visto del lotto. Judas and the Black Messiah non è affatto terribile ma, a parte l'ottima interpretazione di Daniel Kaluuya, non riesce a lasciare il segno. Sembra sempre lì lì sul punto di ingranare, solo che non ci riesce. È un BlacKkKlansman che non ce l'ha fatta.
(voto 5,5/10)

"Vabbé, chissene. Almeno io mi son salvato."


Music

Il tema dell'autismo è parecchio delicato, però a volte è stato affrontato in maniera azzeccata, soprattutto sul piccolo schermo. Si veda l'ottima Atypical con Keir Gilchrist, che riesce a parlarne con ironia.

"Quella lì non è autistica, è un fake."

O anche Parenthood e la versione italiana di Parenthood, Tutto può succedere, la serie che ha lanciato la carriera di Matilda De Angelis, Benedetta Porcaroli e Ludovico Tersigni, che vede Roberto Nocchi nella parte di un ragazzino con la Sindrome di Asperger.

"L'hai visto Music?"
"Lasciamo perdere, che è meglio."

Il film Music ha fatto discutere ancor prima della sua uscita perché è stata scelta Maddie Ziegler, una ragazza non autistica, nella parte di una ragazza autistica. Ci si può chiedere perché tali polemiche non ci siano state riguardo alle sopracitate serie, dove pure non erano stati scelti attori con autismo. Lasciando da parte tali discussioni, io mi limito a giudicare il risultato finale e la scelta di Maddie Ziegler diciamo che non si è certo rivelata azzeccata, per essere ancora gentili e non infierire.


Il problema non è il fatto che non è autistica. Il problema è che Maddie Ziegler è un'ottima ballerina, mentre come attrice deve ancora crescere. Di certo non è Dustin Hoffman, la sua interpretazione finisce per risultare involontariamente ridicola, questo film non è Rain Man e Sia è una cantante originale e di talento, ma non è una regista. Non ancora. A livello visivo Music non è nemmeno malvagio, solo che un videoclip della durata di 2 ore con una trama che sembra la versione indie di un altro più riuscito film con Kate Hudson, Quando meno te lo aspetti, ecco, rompe un po' le palle. Rischia di essere il peggiore “malattia movie” che abbia mai visto. E sì che, da malato del genere, me ne sono somministrati parecchi.
(voto 4/10)


Fino all'ultimo indizio

Datemi qualcosa che ricordi gli anni '90 e io ve ne sarò grato. È questo ciò che pensavo, almeno fino a Fino all'ultimo indizio. Il regista del lavoro John Lee Hancock prova, senza successo, a fare il David Fincher della situazione e il suo thriller, più che un omaggio a quel decennio, sembra la brutta copia di Seven, arrivata giusto con quei 26 anni di ritardo, ma chi li conta?

"Cannibal, prima vinci un Oscar, o magari anche due, e poi puoi venire a parlare a me di cinema."

Nel tris di attori premio Oscar che guidano il cast, tra Denzel Washington nella parte di un detective prossimo alla pensione (nel 2021 ancora questo stereotipo???) e Rami Malek in quella del giovane detective rampante (nel 2021 ancora quest'altro stereotipo???), alla fine la spunta il solito cameleontico Jared Leto. Non dico che da solo vale la visione dell'intero film, ma sì, lo dico: “Jared Leto da solo vale la visione dell'intero film”.
(voto 5,5/10)

"Pensieri Cannibali ha apprezzato la mia interpretazione?
Mizzega, che onore!"


Bliss
"Owen, perché sei vestito così?"
"Sto cercando di sembrare un finto giovane più di quello lì, Cannibal Kid."

E dopo il Seven arrivato fuori tempo massimo, ecco a voi Bliss, il Matrix arrivato fuori tempo massimo. In questo caso, nonostante siano passati “appena” 22 anni dal film diretto dalle sorelle Wachowski ai tempi ancora fratelli Wachowski, il passare del tempo si sente ancora di più. Sarà perché Matrix è stato in assoluto uno dei film più scopiazzati degli ultimi 2 decenni, e quindi un altro clone anche basta.

"Fatti avanti, Bliss."

Fatto sta che Bliss nel 2021 è un lavoro che non sembra avere senso di esistere, sorpassato a destra e a sinistra dai vari distopici in stile Black Mirror. Inoltre Owen Wilson, con tutto il rispetto per lui e per il suo naso di tutto rispetto (oh no, sto facendo bodyshaming, shame on me!), non possiede il carisma di Keanu Reeves e con Salma Hayek forma una delle coppie meno affiatate nella storia del cinema recente. Nel suo essere così fuori dal tempo e fuori dalle mode attuali, non sono riuscito a volergli troppo male, a questo Bliss. Certo però che fa tristezza vedere dietro a un lavoro nato così vecchio la firma di Mike Cahill, uno che 10 anni fa con il sorprendente Another Earth realizzato in collaborazione con Brit Marling si inventava in pratica il filone della fantascienza umanistica che parecchio ha tirato nell'ultimo decennio. Tanto avanti era allora, tanto indietro appare oggi.
(voto 5/10)

"Geniale questa sceneggiatura!"
"Sì, se solo fossimo ancora nel 1999."


Willy's Wonderland

Nicolas Cage che combatte contro delle creature animatroniche!?!
Idea di partenza entusiasmante, peccato che sia anche l'unica idea di un film molto meno divertente di quanto si potrebbe immaginare. Ben vengano i B-movie. Uno Z-movie come questo invece se ne può tornare da dov'è arrivato: l'inferno.

P.S. Le creature animatroniche recitano meglio di Nicolas Cage.
Scusa Nicolas, ma sai benissimo anche tu che è vero.
(voto 5-/10)


The Nest

Le premesse erano ottime. The Nest è un film ambientato negli anni '80 su uno yuppie inglese che, dopo aver visto fallire il suo American Dream, convince, o meglio costringe la famiglia a tornare in Inghilterra. Sento già odore di Bret Easton Ellis, di British Psycho, e in più il cast è capitanato da due miei preferiti come Jude Law e Carrie Coon, la sempre troppo sottovalutata Carrie Coon. Non solo. La pellicola segna il ritorno alla regia di Sean Durkin, al suo secondo lavoro dopo il folgorante esordio La fuga di Martha, che tra le altre cose aveva avuto il merito di lanciare la carriera di Elizabeth Olsen, e già solo per questo il mondo dovrebbe essergli eternamente grato. Bene, quindi com'è questo suo nuovo The Nest?


Avete presente quei film in cui non succede niente? Ecco, questo ne è l'apoteosi. Per un'ora e un quarto non capita davvero nulla, poi per qualche minuto sembra succedere qualcosa, e invece... niente. Era solo un'illusione. Se volete vedere qualcosa di noioso, ma davvero noioso, prego, accomodatevi.
(voto 4/10)


Wonder Woman 1984

Gal Gadot, con tutto il bene che ti voglio, ma che film fai?
Se già il primo Wonder Woman era scarso, il sequel Wonder Woman 1984 è qualcosa di penoso forte. L'ambientazione anni '80 poteva regalare parecchie gioie, come ad esempio i 90s erano riusciti a fare con Captain Marvel. E non pensate adesso che io nella sfida Marvel vs DC mi schieri per forza dalla parte della prima. Io sto dalla parte di Martin Scorsese. C'è però da riconoscere che se non altro la Marvel ci ha regalato quel gioiellino di WandaVision, mentre dalla DC almeno personalmente non mi risulta sia arrivato manco mezzo segnale incoraggiante. Che poi questi film della DC sono infiniti. Altroché Infinity War. Wonder Woman 1984 dura due ore e mezza e passa, quando già solo 10 minuti per la trama banale, previdibile e stra-vista che si ritrova sarebbero risultati comunque troppi. Vogliamo parlare poi del “minaccioso” villain Maxwell Lord interpretato da Pedro Pascal?
No, dai. Va bene essere cattivi, solo che così sarebbe come sparare sulla Croce Rossa in tempi di pandemia.
(voto 3/10)



Zack Snyder's Justice League
"Zack, secondo me non hai messo abbastanza slow motion."
"Sei sicuro, Batman? Se non l'avessi usato il film sarebbe durato 4 minuti, anziché 4 ore."

Lo Snyder Cut di Justice League mi ha fatto la stessa impressione che Favolacce ha fatto a Gabriele Muccino. Per parafrasarlo: “Sto provando a guardare da stamattina Zack Snyder's Justice League. Non lo sono ancora riuscito a finire. Sarò poco intelligente o cinefilo per comprenderne la grandezza? (Eppur sono di quelli che quando vedono WandaVision, chiamano il regista per ricoprirlo di complimenti).” [semicit.]

Aggiungo inoltre che io personalmente non ho nulla contro Zack Snyder. Sono stato anzi uno dei pochi al mondo ad aver difeso Sucker Punch, 10 anni fa, quando parlare bene del regista non era per nulla cool. Cercherò comunque di terminare la visione, prima o poi.
I miei obiettivi da qui alla fine dell'anno sono due: essere vaccinato contro il Covid e riuscire a finire le 4 interminabili ore della Snyder Cut.
(per ora senza voto, ma dopo la prima ora siamo vicini allo zero assoluto)





Cosa ne penso di LOL - Chi ride è fuori, a parte che sono cazzi miei

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Sui social non lascia spazio ad altro. Propone artisti di talento insieme a gente che non sai come possa fare quel mestiere per vivere. Ci sono volti molto noti e altri che non hai la più pallida idea di chi siano. Succedono cose senza senso a ripetizione. Fa ridere quando non dovrebbe e non fa ridere quando dovrebbe.

No, non è la descrizione del Festival di Sanremo, bensì di LOL – Chi ride è fuori, il nuovo comedy show di Amazon Prime Video che tutti hanno visto, anche quelli che non hanno Amazon Prime Video. Ne parla pure chi non l'ha guardato, pensando che grazie ai social e a qualche filmato recuperato in rete è come se l'avesse fatto. Ma non è la stessa cosa.


LOL - Chi ride è fuori

Per quei due o tre che negli ultimi giorni hanno vissuto su Marte, cosa possibile visto che nessun decreto ha vietato i viaggi su Marte, riassumo velocemente che LOL – Chi ride è fuori è un game show dove 10 comici, o presunti tali, sono rinchiusi in un teatro per 6 ore. La sfida del gioco è quella di non ridere. Chi ride una volta viene ammonito, la seconda volta viene espulso.

I concorrenti sono: Angelo Pintus, Caterina Guzzanti, Ciro Priello e Gianluca Fru dei The Jackal, Elio degli Elio e le Storie Tese, Frank Matano, Katia Follesa, Lillo di Lillo & Greg, Luca Ravenna e Michela Giraud. Il conduttore, a dire il vero piuttosto inutile, è Fedez, e la sua spalla, ancora più inutile, è Mara Maionchi. Il programma prende ispirazione da un format giapponese, che a sua volta si ispira a un gioco che si fa tra bambini credo da sempre: scemo chi ride per primo.


Tutto l'hype presente intorno a questo programma è giustificato?
A parte che saranno anche cazzi di LOL, però, volendo cercare una ragione profonda per spiegare il suo clamoroso successo, si può dire che LOL è una metafora perfetta del periodo storico che stiamo vivendo nell'ultimo anno e passa. Mette in scena bene quel senso di reclusione forzata in un ambiente limitato, dove è vietato fare qualsiasi cosa. In questo caso persino ridere.

C'è poi da chiedersi, ma LOL è così divertente?
Chi dice di non aver mai riso così tanto in vita sua, o ha avuto finora una vita piuttosto triste, o sta leggermente esagerando. C'è inoltre da notare che la risata è qualcosa di estremamente soggettivo, come i gusti sessuali. Non c'è un motivo razionale per cui una persona ti eccita o una cosa ti fa ridere. È qualcosa che sfugge al controllo. D'altra parte il programma è proprio incentrato su questo.


C'è allora chi l'ha trovato esilarante e chi ha commentato: “Dovevate mettere me nel gioco, che non ridevo manco per sbaglio e vincevo facile”. Ed essendo la risata una cosa soggettiva, hanno ragione entrambi. Come sempre l'Italia, ma in generale il mondo, si è così divisa in due fazioni estreme: chi ama LOL e chi LOL odia. Io ho iniziato a guardarlo quasi da hater, in modalità Aldo Grasso, con una notevole diffidenza e le prime due puntate non mi sono sembrate nulla di che. Alla terza però è scattato il delirio. Una cosa tipica di queste situazioni in cui costringi delle persone molto diverse tra loro a stare nello stesso ambiente. All'inizio si studiano a vicenda, poi a un certo punto ogni tattica salta e la gente va fuori di testa. Ed è qui che sono riuscito a entrare nello spirito del programma e da hater mi sono trasformato in un fan, o quasi.

Più dei tentativi dei comici di far ridere, ho trovato divertente la situazione paradossale di per sé, che sembra uno spunto ideale per un survival horror splatter. Non a caso quando ho visto comparire in scena Caterina Guzzanti su una bici da bimbo mi è venuto in mente Saw – L'enigmista.


L'hOL trovato interessante anche come esperimento sociale. È come il Grande Fratello, solo limitato a una categoria professionale specifica. In questo caso i comici ma, considerato il successo, non escludo possa dare in vita in futuro anche a delle varianti con altre categorie umane. Ad esempio i veneti.

 

Per quanto riguarda il mio gusto personale, e soprattutto il mio personale senso dell'umorismo, questa è la classifica dei 10 comici presenti in LOL, in base alla mia resistenza se dovessi trovarmi insieme a loro e fossi costretto a non ridere.


Elio: 5 secondi

Vabbè, genio. Un comico con un percorso artistico come il suo alle spalle poteva pensare di non aver bisogno di un programma del genere, e invece ha accettato di mettersi in discussione, confermando di essere un fenomeno da chi già lo amava e facendosi conoscere anche da chi non aveva ancora avuto la fortuna di vederlo all'opera. È l'unico con la capacità di far ridere chiunque, da Caterina Guzzanti con una battuta un po' ricercata, a Frank Matano con la scemata più clamorosa.


Lillo: 30 secondi

L'ho sempre sottovalutato, o più che altro ignorato. Mi sa che ho fatto molto male. Non è un genio della comicità ai livelli di Elio, però si è dimostrato una piacevole sorpresa e il suo Posaman è diventato un cult. Chissà se diventa anche un film. Marvel, io fossi in voi ci farei un pensierino.



Frank Matano: 2 minuti

Frank Matano mi fa morire dal ridere. Non per le battute che fa o per le scenette in cui si cimenta. Mi fa spanzare per come cerca di non ridere, per come cammina per il teatro senza mai fermarsi, per quanto è pezzato sotto le ascelle, per le sue trovate senza senso come il supereroe Formica che di per sé non sono manco divertenti, ma sono delle tali idiozie che se ci pensi un attimo ti sganasci dal ridere. Come dice Elio: “Questo è proprio scemo”. E cosa c'è di più spassoso?

L'ho sempre sottovalutato, o più che altro ignorato. Mi sa che ho fatto molto male. Non è un genio della comicità ai livelli di Elio, però si è dimostrato una piacevole sorpresa e il suo Posaman è diventato un cult. Chissà se diventa anche un film. Marvel, io fossi in voi ci farei un pensierino.


Caterina Guzzanti: 30 minuti

All'interno di questo format non è che sia proprio a suo agio, e si vede. È stata lei stessa la prima a riconoscerlo. Però mi fa troppo scompisciare, soltanto a guardarla. Anche quando è seria, cioè sempre.


Michela Giraud: 1 ora

La sua “Mignottone pazzo” si candida a tormentone pazzo dell'estate 2021. Se non altro, è la nuova “Gatto rognoso”.


Ciro Priello: 2 ore
Gianluca Fru: 3 ore

I The Jackal funzionano su YouTube con i loro video. Al cinema con il loro film hanno dimostrato di voler fare il passo più lungo della gamba e il risultato è stato quello che è stato. Così, lasciati allo stato brado liberi d'improvvisare non mi sono sembrati particolarmente esilaranti. Comunque, già solo per le loro facce, a me fanno ridere. Il classico caso di: “facce ride”.
Battuta tremenda. Degna di Pintus, LOL.


Luca Ravenna: 5 ore

Luca Ravenna è uno di quelli che li vedi e pensi: “Questo non sembra per niente un comico”. E infatti. 


Angelo Pintus: 6 ore

Angelo Pintus ha un ego smisurato. È il Matteo Renzi dei comici, anche se spesso e volentieri fa più ridere Renzi di Pintus. Le battute degli altri non lo scalfiscono, lui muore dal ridere solo per le sue. Almeno uno al mondo che le trova divertenti c'è. Non a caso è stato eliminato proprio per aver riso a due sue cagate. Fenomeno! Per il resto, a me fa ridere il suo sforzarsi così tanto di risultare comico in ogni momento. Come se fosse Robin Williams, solo senza un briciolo di talento. L'unica imitazione che gli riesce, e che ripete in continuazione, è quella di Cannavacciuolo che, ok, una volta gliela passi, la seconda va ancora bene, alla terza ha rotto il cazzo e dalla quarta in poi ti fa solo una gran pena. Il solo comico meno divertente che mi viene in mente è Enrico Brignano. Capisco il ridere DI Pintus, meno il ridere PER Pintus. Alla fine comunque in qualche modo mi farebbe ridere. Come comico non so, ma per lui vedo un grande futuro come animatore turistico odioso.


Katia Follesa: un tempo infinito

Interessante la sua tecnica di cercare di non far ridere in alcun modo, in modo da non ridere lei stessa. O forse c'ha provato e io non me ne sono accorto?


Ship dell'anno: Elio + Frank Matano


Fantacast della seconda stagione

Ecco le mie richieste e i miei suggerimenti come comici per la prossima stagione che, considerato il riscontro ottenuto dalla prima, è inevitabile.

Maccio Capatonda
Virginia Raffaele
Daniele Luttazzi
Rocco Tanica
Nino Frassica
Aldo Baglio
Herbert Ballerina
Paola Cortellesi
Checco Zalone
Jerry Calà

Con commento della Gialappa's Band

Comunque, non so se si era capito: sò Lillo.
(voto 7/10)




The Father: un film che non dimenticherete, anche se avete la demenza senile

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The Father - Nulla è come sembra

Ancora una volta vi consiglio un “malattia movie”. No! Basta! Non ne potete più delle pellicole young adult romantiche con (almeno) uno dei protagonisti malato, vero?

Questa però è tutta un'altra storia, ve l'assicuro. The Father parla di una donna di mezza età alle prese con l'anziano padre, affetto da demenza senile. Niente stupidi teenager in calore, ordunque.

"Ma come ti permetti, Cannibal?
Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro."

Mi aspettavo un film classico, tradizionale, prevedibile e invece si è rivelato uno shock, tipo Shyamalan dei bei tempi. Non solo per un'interpretazione enorme di Anthony Hopkins, che mi ha ricordato perché avevo tanto amato il suo Hannibal the Cannibal ne Il silenzio degli innocenti. Per quanto si possa amare un cannibale.

"Cosa c'è per pranzo?"
"Il tuo preferito: fegato di Cannibal Kid con un bel piatto di fave e un buon Chianti."

L'impianto è molto teatrale, non a caso è l'esordio alla regia di Florian Zeller, qui alle prese con l'adattamento della sua stessa pièce Il padre, ma il modo di raccontare la malattia è pazzesco, in tutti i sensi. Avere la demenza senile in pratica è come guardare un episodio di Dark: non capisci cosa succede, la maggior parte delle cose non ti sembra aver senso e ogni tanto compaiono personaggi che non sai chi sono o da dove provengono.
 
 
Sarebbe interessante vedere cosa potrebbero tirar fuori David Lynch o Charlie Kaufman da un soggetto del genere, ma per il bene della nostra salute mentale mi sa che è meglio di no.

"Ma io che c'entro?"


Consigliato: a chi vuole vedere un film da Oscar. Promising Young Woman resta il mio preferito, però The Father supera gli altri titoli in corsa quest'anno.

Sconsigliato: agli smemorati come me, che guardando questa pellicola potrebbero cominciare a preoccuparsi seriamente.

(voto 8/10)




Locked Down NON è il remake britannico di Lockdown all'italiana, thank God!

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Locked Down

Una coppia si è appena lasciata, ma è costretta a continuare a vivere insieme perché è appena scoppiata la pandemia ed è scattato il lockdown. Non è un disaster movie fantascientifico di Roland Emmerich con Gerard Butler, come si sarebbe potuto pensare fino a poco più di un anno fa.
 
"Com'è possibile che Roland Emmerich non mi abbia ancora mai chiamato per un suo film?
E soprattuttto, perché non mi hanno preso per interpretare Totti in Speravo de morì prima?"

 
Non è nemmeno l'attacco di un articolo di cronaca nera di questo periodo e non è manco l'inizio di un survival horror, ma di una commedia. No, non mi sono sacrificato per l’umanità a vedere Lockdown all'italiana e raccontare quanto è brutto.
 
"Il nostro film non è così male."
"AHAHAH, buona questa battuta!"

 
Ho invece guardato Locked Down e vi racconto perché è bello. Ha due protagonisti strepitosi: Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor, il protagonista di 12 anni schiavo.
 
 
Più una serie di comprimari di lusso in videochiamata come Ben Stiller, Mindy Kaling e Ben Kingsley.
 
 
Ha una sceneggiatura folgorante scritta da Steven Knight, quello di Locke e Peaky Blinders, nonché uno degli ideatori di Chi vuol essere milionario?. Perché no, non l'ha inventato Gerry Scotty.
 
 
Ha dei momenti esilaranti e una delle battute più divertenti di tutti i tempi. Roba che se la fanno a LOL - Chi ride è fuori c'è una strage di concorrenti. Potrebbe riuscire a far ridere persino Caterina Guzzanti.
 
"No."

 
Ha persino una svolta vagamente thriller, giusto per non farsi mancarsi nulla.
 
 
Ha come location una Londra che così vuota non s'era mai vista. Manco in 28 giorni dopo.

"Qua almeno ogni tanto c'è qualche zombie che passa."


Ha soprattutto quello spirito anarchico che fa saltare ogni schema tipico di questo momento storico. Non tutti i mali vengono per nuocere e pellicole come Malcolm & Marie e questa dimostrano che dalla crisi possono venire fuori delle idee, delle soluzioni creative e pure dei film che mai avremmo immaginato. Fino a poco più di un anno fa.
(voto 7,5/10)
 
 


Santo Dio, questa Saint Maud fa proprio paura

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Saint Maud


Caro Dio, certo che alcuni dei tuoi fan più accaniti sono davvero spaventosi. Quasi peggio dei fan di Vasco.
A una delle tue fan, o devote, o groupie, non so come preferisci vengano chiamate, è dedicato un film preoccupante, anche se mi rendo conto che non è la realtà, è un'opera di fiction horror. Proprio come La Bibbia, insomma.

"Bella la Bibbia, però personalmente continuo a preferire i libri della saga di Harry Potter. Oh, so' gusti."

Maud è una giovane donna molto religiosa, che di professione fa la badante. Incredibile ma vero, non è russa e non sta sempre a parlare al telefonino con non si sa chi. Ci va un grande atto di Fede per crederci, ma ti assicuro che è così.

"Cara, fai la badante, ma non ti ho mai vista al telefono. Sicura di non aver sbagliato lavoro?"

Maud vicino a sé sente una presenza. La Tua presenza. L'aspetto più originale di questo film è che, una volta tanto, la protagonista non è posseduta da una forza demoniaca, bensì da una forza divina. Le cose stanno cambiando. Il cinema va nella direzione di una maggiore inclusività. I satanisti di oggi si sentono discriminati a essere associati a figure discutibili come Marilyn Manson e a passare sempre come i cattivoni di turno.

"Chi l'avrebbe mai detto negli anni '90 che sono davvero un pazzo maniaco anche una volta sceso dal palco?"

Per par condicio è allora arrivato questo film, Saint Maud, che mette in mostra il lato oscuro della fede cristiana. Anche quelli posseduti dalla tua forza possono essere dei mostri. Pure loro avrebbero bisogno di un esorcista. La cosa potrebbe non essere molto di tuo gradimento, però ti prego Dio, non incazzarti troppo, anche perché questo è solo un film. Un film non perfetto, discontinuo, ma abbastanza valido. Un horror angosciante, con una protagonista fuori come un balcone. Non bisogna generalizzare, non tutti i tuoi fan sono così, certo, e questa pellicola non vuole rappresentarli tutti. Ne rappresenta una: Santa Maud. Santa mica tanto.
Amen.
(voto 6+/10)




Oscar 2021: chi vincerà, chi merita di vincere e chi no perché è cattivo

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Chi vincerà i premi Oscar 2021?
A parte che saranno cazzi loro e a parte che non ho la palla di cristallo e di nome non faccio Nostradamus né Divino Otelma, ma come al solito mi cimento nelle previsioni sui vincitori degli Academy Awards 2021. Ecco chi secondo me potrebbe vincere, e chi sempre secondo me dovrebbe vincere, in un mondo ideale.
 
"Beppe Grillo, hai bisogno di un'infermiera?"


Miglior film

Una donna promettente (Promising Young Woman), regia di Emerald Fennel
The Father - Nulla è come sembra (The Father), regia di Florian Zeller
Judas and the Black Messiah, regia di Shaka King
Mank, regia di David Fincher
Minari, regia di Lee Isaac Chung
Nomadland, regia di Chloé Zhao
Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7), regia di Aaron Sorkin
Sound of Metal, regia di Darius Marder

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Nomadland
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Una donna promettente
Basta che non vincano: Il processo ai Chicago 7 o Judas and the Black Messiah

Nomadland è il vincitore scontato, anche se io non ho capito tutti questi premi e questa esaltazione nei suoi confronti. Lo scorso anno Parasite era vistosamente il film migliore in circolazione, mentre Nomadland con tutto il rispetto mi sembra un lavoro di livello medio, non malvagio ma tutto fuorché fenomenale. Attenzione però a The Father, che potrebbe essere la grande sorpresa della serata. Poche invece le possibilità per il mio preferito, anzi la mia preferita, Una donna promettente. Questa sì la pellicola nettamente più coraggiosa, originale e potente di tutte le altre in corsa quest'anno.


Miglior regista

Lee Isaac Chung - Minari
Emerald Fennell - Una donna promettente (Promising Young Woman)
David Fincher - Mank
Thomas Vinterberg - Un altro giro (Druk)
Chloé Zhao - Nomadland

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Chloé Zhao
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Thomas Vinterberg

Sono contento che quest'anno vincerà quasi sicuramente una regista donna. Per la seconda volta nella storia degli Oscar, dopo la memorabile impresa di Kathryn Bigelow che nel 2010 riuscì a sconfiggere il suo ex marito, il favorito James Cameron dell'orrido Avatar. Anche se sarei più contento che vincesse Emerald Fennell, piuttosto che Chloé Zhao. Il mio preferito della cinquina comunque è un uomo, Thomas Vinterberg, che meriterebbe un Oscar alla carriera soltanto per la scena finale di Un altro giro.


Miglior attore protagonista

Riz Ahmed - Sound of Metal
Chadwick Boseman - Ma Rainey's Black Bottom
Anthony Hopkins - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Gary Oldman - Mank
Steven Yeun - Minari

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Chadwick Boseman
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Chadwick Boseman
Basta che non vinca: Steven Yeun

Pazzesche le interpretazioni di Anthony Hopkins e Riz Ahmed, però per me quella di Chadwick Boseman ha ancora qualcosa in più. Un attore in autentico stato di grazia come non gli era mai successo prima e come, purtroppo, non succederà più.


Miglior attrice protagonista

Viola Davis - Ma Rainey's Black Bottom
Andra Day - The United States vs. Billie Holiday
Vanessa Kirby - Pieces of a Woman
Frances McDormand - Nomadland
Carey Mulligan - Una donna promettente (Promising Young Woman)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Viola Davis
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Carey Mulligan
Basta che non vinca: Frances McDormand

Forse la categoria più combattuta e imprevedibile. Chiunque tra loro 5 potrebbe vincere. Dopo il Festival di Venezia, Vanessa Kirby sembrava già avere la statuetta dorata in mano, e invece oggi è quella che ha le probabilità minori. Io faccio il tifo per la mia amata promettente Carey Mulligan, ma la concorrenza è parecchio agguerrita.


Miglior attore non protagonista

Sacha Baron Cohen - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)
Daniel Kaluuya - Judas and the Black Messiah
Leslie Odom Jr. - Quella notte a Miami... (One Night in Miami...)
Paul Raci - Sound of Metal
Lakeith Stanfield - Judas and the Black Messiah

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Daniel Kaluuya
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Daniel Kaluuya
Basta che non vinca: Lakeith Stanfield

Il film Judas and the Black Messiah non mi è piaciuto particolarmente, ma Daniel Kaluuya offre una prova davvero notevole e l'Oscar se lo merita. Insensata invece la nomination di Lakeith Stanfield tra i non protagonisti, visto che è il protagonista della pellicola.


Miglior attrice non protagonista

Maria Bakalova - Borat - Seguito di film cinema (Borat Subsequent Moviefilm: Delivery of Prodigious Bribe to American Regime for Make Benefit Once Glorious Nation of Kazakhstan)
Glenn Close - Elegia americana (Hillbilly Elegy)
Olivia Colman - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Amanda Seyfried - Mank
Yoon Yeo-jeong - Minari

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Yoon Yeo-jeong
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Maria Bakalova
Basta che non vinca: Glenn Close


Migliore sceneggiatura originale

Will Berson e Shaka King, soggetto di Will Berson, Shaka King, Kenny Lucas e Keith Lucas - Judas and the Black Messiah
Lee Isaac Chung - Minari
Emerald Fennell - Una donna promettente (Promising Young Woman)
Darius Marder e Abraham Marder, soggetto di Darius Marder e Derek Cianfrance - Sound of Metal
Aaron Sorkin - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Una donna promettente
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Una donna promettente


Migliore sceneggiatura non originale

Ramin Bahrani - La tigre bianca (The White Tiger)
Sacha Baron Cohen, Anthony Hines, Dan Swimer, Peter Baynham, Erica Rivinoja, Dan Mazer, Jena Friedman e Lee Kern, soggetto di Sacha Baron Cohen, Anthony Hines, Dan Swimer e Nina Pedrad - Borat - Seguito di film cinema (Borat Subsequent Moviefilm: Delivery of Prodigious Bribe to American Regime for Make Benefit Once Glorious Nation of Kazakhstan)
Christopher Hampton e Florian Zeller - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Kemp Powers - Quella notte a Miami... (One Night in Miami...)
Chloé Zhao - Nomadland

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: The Father
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: The Father
Basta che non vincano: Borat 2 o Nomadland

Nelle categorie delle migliori sceneggiature l'Academy ha dato del suo peggio, proponendo candidature immotivate a un film basato per lo più sull'improvvisazione come Borat 2, o a lavori quasi documentaristici che certo non fanno gridare al miracolo per la scrittura, come Sound of Metal, Minari e Nomadland. Mentre sceneggiature enormi come quella di Sto pensando di finirla qui non sono manco state prese in considerazione... Bah!


Miglior film internazionale

Un altro giro (Druk), regia di Thomas Vinterberg (Danimarca)
Collective (Colectiv), regia di Alexander Nanau (Romania)
The Man Who Sold His Skin, regia di Kaouther Ben Hania (Tunisia)
Quo vadis, Aida?, regia di Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina)
Shàonián de nǐ, regia di Derek Tsang (Hong Kong)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Un altro giro
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Un altro giro


Miglior film d'animazione

Onward - Oltre la magia (Onward), regia di Dan Scanlon
Over the Moon - Il fantastico mondo di Lunaria (Over the Moon), regia di Glen Keane
Shaun, vita da pecora: Farmageddon - Il film (A Shaun the Sheep Movie: Farmageddon), regia di Will Becher e Richard Phelan
Soul, regia di Pete Docter
Wolfwalkers - Il popolo dei lupi (Wolfwalkers), regia di Tomm Moore e Ross Stewart

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Soul
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Wolfwalkers - Il popolo dei lupi


Migliore fotografia

Sean Bobbitt - Judas and the Black Messiah
Erik Messerschmidt - Mank
Phedon Papamichael - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)
Joshua James Richards - Nomadland
Dariusz Wolski - Notizie dal mondo (News of the World)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Nomadland
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Mank
Basta che non vinca: Notizie dal mondo


Miglior montaggio

Alan Baumgarten - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)
Giōrgos Lamprinos - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Mikkel E. G. Nielsen - Sound of Metal
Frédéric Thoraval - Una donna promettente (Promising Young Woman)
Chloé Zhao - Nomadland

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Nomadland
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Una donna promettente
Basta che non vinca: Il processo ai Chicago 7


Migliore scenografia

Donald Graham Burt e Jan Pascale - Mank
David Crank ed Elizabeth Keenan - Notizie dal mondo (News of the World)
Nathan Crowley e Kathy Lucas - Tenet
Peter Francis e Cathy Featherstone - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Mark Ricker, Karen O'Hara e Diana Stoughton - Ma Rainey's Black Bottom

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Mank
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Ma Rainey's Black Bottom
Basta che non vinca: Notizie dal mondo


Migliori costumi

Alexandra Byrne - Emma.
Massimo Cantini Parrini - Pinocchio
Bina Daigeler - Mulan
Ann Roth - Ma Rainey's Black Bottom
Trish Summerville - Mank

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Ma Rainey's Black Bottom
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Ma Rainey's Black Bottom
Basta che non vinca: Mulan


Miglior trucco e acconciatura

Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti - Pinocchio
Eryn Krueger Mekash, Matthew Mungle e Patricia Dehaney - Elegia americana (Hillbilly Elegy)
Marese Langan, Laura Allen e Claudia Stolze - Emma.
Sergio Lopez-Rivera, Mia Neal e Jamika Wilson - Ma Rainey's Black Bottom
Gigi Williams, Kimberley Spiteri e Colleen LaBaff - Mank

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Pinocchio
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Mank
Basta che non vinca: Elegia americana


Migliori effetti speciali

Nick Davis, Greg Fisher, Ben Jones e Santiago Colomo Martinez - L'unico e insuperabile Ivan (The One and Only Ivan)
Sean Faden, Anders Langlands, Seth Maury e Steve Ingram - Mulan
Andrew Jackson, David Lee, Andrew Lockley e Scott Fisher - Tenet
Matthew Kasmir, Christopher Lawrence, Max Solomon e David Watkins - The Midnight Sky
Matt Sloan, Genevieve Camilleri, Matt Everitt e Brian Cox - Love and Monsters

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Tenet
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Tenet
Basta che non vinca: Mulan


Migliore colonna sonora

Terence Blanchard - Da 5 Bloods - Come fratelli (Da 5 Bloods)
Emile Mosseri - Minari
James Newton Howard - Notizie dal mondo (News of the World)
Trent Reznor e Atticus Ross - Mank
Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste - Soul

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Soul
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Minari
Basta che non vinca: Notizie dal mondo


Migliore canzone originale

Fight For You (musiche di H.E.R. e Dernst Emile II, testo di H.E.R. e Tiara Thomas) - Judas and the Black Messiah
Hear My Voice (musiche di Daniel Pemberton, testo di Daniel Pemberton e Celeste Waite) - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)
Husavik (musiche e testo di Savan Kotecha, Fat Max Gsus e Rickard Göransson) - Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga (Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga)
Io sì (Seen) (musiche di Diane Warren, testo di Diane Warren e Laura Pausini) - La vita davanti a sé
Speak Now (musiche e testo di Leslie Odom Jr. e Sam Ashworth) - Quella notte a Miami... (One Night in Miami...)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: La vita davanti a sé
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga
Basta che non vinca: La vita davanti a sé

Vi prego, membri dell'Academy, non fate vincere Laura Pausini, vi scongiuro.
Ci tengo a precisare che il mio non è anti-campanilismo. Non tifo contro l'Italia. Sono stato ad esempio parecchio contento quando Paolo Sorrentino ha vinto l'Oscar per La grande bellezza. Tifo solo contro Laura Pausini. E poi le altre quattro canzoni in nomination sono nettamente più belle della sua. A parte il fatto che anche un rutto lo è.


Miglior sonoro

Nicolas Becker, Jaime Baksht, Michelle Couttolenc, Carlos Cortés e Phillip Bladh - Sound of Metal
Ren Klyce, Coya Elliott e David Parker - Soul
Ren Klyce, Jeremy Molod, David Parker, Nathan Nance e Drew Kunin - Mank
Warren Shaw, Michael Minkler, Beau Borders e David Wyman - Greyhound - Il nemico invisibile (Greyhound)
Oliver Tarney, Mike Prestwood Smith, William Miller e John Pritchett - Notizie dal mondo (News of the World)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Sound of Metal
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Sound of Metal
Basta che non vinca: Greyhound - Il nemico invisibile


Miglior documentario

El agente topo, regia di Maite Alberdi
Collective (Colectiv), regia di Alexander Nanau
Crip Camp: disabilità rivoluzionarie (Crip Camp), regia di Nicole Newnham e Jim LeBrecht
Il mio amico in fondo al mare (My Octopus Teacher), regia di Pippa Ehrlich e James Reed
Time, regia di Garrett Bradley

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Collective
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: non ne ho visto nessuno, sorry


Miglior cortometraggio

Feeling Through, regia di Doug Roland
The Letter Room, regia di Elvira Lind
The Present, regia di Farah Nabulsi
Due estranei (Two Distant Strangers), regia di Travon Free e Martin Desmond
Roe White Eye, regia di Tomer Shushan

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: non so
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: non so


Miglior cortometraggio documentario

Colette, regia di Anthony Giacchino
A Concerto Is a Conversation, regia di Kris Bowers e Ben Proudfoot
Do Not Split, regia di Anders Hammer
Hunger Ward, regia di Skye Fitzgerald
A Love Song for Latasha, regia di Sophia Nahli Allison

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: di sicuro non io
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: boh


Miglior cortometraggio d'animazione

Genius loci, regia di Adrien Mérigeau
Já-Fólkið, regia di Gísli Darri Halldórsson
Opera, regia di Erick Oh
Se succede qualcosa, vi voglio bene (If Anything Happens I Love You), regia di Michael Govier e Will McCormack
La tana (Burrow), regia di Madeline Sharafian

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: non ne ho idea
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: ma che ne so?!?





Oscar 2021: la sconfitta di Laura Pausini e altre cose meno importanti

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L'Oscar se n'è andato e non ritorna più.
Ho sempre pensato che fosse sbagliato esultare per le sconfitte altrui, e invece mi sbagliavo a pensarlo. È una figata. Molto meglio di una vittoria!

Laura Pausini con la sua statuetta... come non detto

Laura Pausini NON ha vinto l'Oscar per la miglior canzone agli Academy Awards 2021, come previsto da tutta Italia, e da un po' tutto il mondo, Pensieri Cannibali compreso. La sorpresa più bella di questi Oscar 2021 per quanto mi riguarda è stata la sua sconfitta. Pardon, a voler fare quelli politically correct, si può definire la sua mancata vittoria. Io comunque preferisco chiamarla con il suo vero nome: una disfatta.

L'Oscar per la migliore canzone è andato a “Fight for You” dal film Judas and the Black Messiah, pezzo cantato da H.E.R., cui sarò eternamente grato. Se già prima mi piaceva, adesso la amo proprio. Per chi non lo sapesse, H.E.R. è una stella della musica R&B parecchio popolare negli Stati Uniti e che d'ora in poi spero possa diventare più conosciuta anche da noi. Ci ha salvati dagli osanna di televisioni, radio e giornali nazionali nei confronti della Pausini, quindi merita di essere considerata un'autentica salvatrice della patria.



Per il resto, è stata una delle edizioni degli Oscar degli ultimi anni che mi hanno entusiasmato di meno. Non sono un fan di Nomadland, che considero un film mediamente buono, ma niente di epocale. Riguardo alla vittoria di Frances McDormand dico solo che ormai entra in competizione con Meryl Streep per il titolo di attrice più sopravvalutata di tutti i tempi. Brava e tutto, ma non è che bisogna premiarla ogni volta che fa un film. O una scoreggia.



Sono invece contento per la vittoria di Emerald Fennell per la folgorante sceneggiatura di Una donna promettente, che però ahimé è anche l'unica statuetta vinta da una pellicola che avrebbe meritato di più. Molto di più.



Mi spiace poi per Chadwick Boseman, che in Ma Rainey's Black Bottom aveva offerto la prova della vita. Un applauso sentito va comunque al “cannibale” Anthony Hopkins, pazzesco in The Father. Uno a cui gliene fregava così tanto di vincere un altro Oscar che ieri sera se n'è andato tranquillamente a nanna e il discorso di ringraziamento l'ha spedito soltanto in mattinata, bello fresco e riposato.

"Mi sono appisolato un secondo. Ho perso qualcosa di importante?"


La terza gioia personale della cerimonia, dopo il premio a Emerald Fennell e il mancato premio a Laura Pausini, è arrivata con il meritatissimo Oscar per il miglior film straniero a Un altro giro del danese Thomas Vinterberg. Il regista ha dedicato la statuetta alla figlia, morta in un incidente stradale all'età di 19 anni pochi giorni prima dell'inizio delle riprese della pellicola, cui avrebbe dovuto prendere parte. Il brindisi più sentito della nottata va a lei.



Per quanto riguarda le mie previsioni della vigilia, se a qualcuno frega qualcosa, c'ho azzeccato abbastanza: ne ho prese 13 su 20.


I vincitori degli Oscar 2021

Miglior film

Una donna promettente (Promising Young Woman), regia di Emerald Fennel
The Father - Nulla è come sembra (The Father), regia di Florian Zeller
Judas and the Black Messiah, regia di Shaka King
Mank, regia di David Fincher
Minari, regia di Lee Isaac Chung
Nomadland, regia di Chloé Zhao
Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7), regia di Aaron Sorkin
Sound of Metal, regia di Darius Marder

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Nomadland
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Una donna promettente
Basta che non vincano: Il processo ai Chicago 7 o Judas and the Black Messiah
Alla fine ha vinto: Nomadland


Miglior regista

Lee Isaac Chung - Minari
Emerald Fennell - Una donna promettente (Promising Young Woman)
David Fincher - Mank
Thomas Vinterberg - Un altro giro (Druk)
Chloé Zhao - Nomadland

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Chloé Zhao
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Thomas Vinterberg
Alla fine ha vinto: Chloé Zhago


Miglior attore protagonista

Riz Ahmed - Sound of Metal
Chadwick Boseman - Ma Rainey's Black Bottom
Anthony Hopkins - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Gary Oldman - Mank
Steven Yeun - Minari

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Chadwick Boseman
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Chadwick Boseman
Basta che non vinca: Steven Yeun
Alla fine ha vinto: Anthony Hopkins


Miglior attrice protagonista

Viola Davis - Ma Rainey's Black Bottom
Andra Day - The United States vs. Billie Holiday
Vanessa Kirby - Pieces of a Woman
Frances McDormand - Nomadland
Carey Mulligan - Una donna promettente (Promising Young Woman)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Viola Davis
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Carey Mulligan
Basta che non vinca: Frances McDormand
Alla fine ha vinto: Frances McDormand


Miglior attore non protagonista

Sacha Baron Cohen - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)
Daniel Kaluuya - Judas and the Black Messiah
Leslie Odom Jr. - Quella notte a Miami... (One Night in Miami...)
Paul Raci - Sound of Metal
Lakeith Stanfield - Judas and the Black Messiah

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Daniel Kaluuya
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Daniel Kaluuya
Basta che non vinca: Lakeith Stanfield
Alla fine ha vinto: Daniel Kaluuya


Miglior attrice non protagonista

Maria Bakalova - Borat - Seguito di film cinema (Borat Subsequent Moviefilm: Delivery of Prodigious Bribe to American Regime for Make Benefit Once Glorious Nation of Kazakhstan)
Glenn Close - Elegia americana (Hillbilly Elegy)
Olivia Colman - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Amanda Seyfried - Mank
Yoon Yeo-jeong - Minari

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Yoon Yeo-jeong
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Maria Bakalova
Basta che non vinca: Glenn Close
Alla fine ha vinto: Yoon Yeo-jeong


Migliore sceneggiatura originale

Will Berson e Shaka King, soggetto di Will Berson, Shaka King, Kenny Lucas e Keith Lucas - Judas and the Black Messiah
Lee Isaac Chung - Minari
Emerald Fennell - Una donna promettente (Promising Young Woman)
Darius Marder e Abraham Marder, soggetto di Darius Marder e Derek Cianfrance - Sound of Metal
Aaron Sorkin - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Una donna promettente
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Una donna promettente
Alla fine ha vinto: Una donna promettente


Migliore sceneggiatura non originale

Ramin Bahrani - La tigre bianca (The White Tiger)
Sacha Baron Cohen, Anthony Hines, Dan Swimer, Peter Baynham, Erica Rivinoja, Dan Mazer, Jena Friedman e Lee Kern, soggetto di Sacha Baron Cohen, Anthony Hines, Dan Swimer e Nina Pedrad - Borat - Seguito di film cinema (Borat Subsequent Moviefilm: Delivery of Prodigious Bribe to American Regime for Make Benefit Once Glorious Nation of Kazakhstan)
Christopher Hampton e Florian Zeller - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Kemp Powers - Quella notte a Miami... (One Night in Miami...)
Chloé Zhao - Nomadland

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: The Father
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: The Father
Basta che non vincano: Borat 2 o Nomadland
Alla fine ha vinto: The Father


Miglior film internazionale

Un altro giro (Druk), regia di Thomas Vinterberg (Danimarca)
Collective (Colectiv), regia di Alexander Nanau (Romania)
The Man Who Sold His Skin, regia di Kaouther Ben Hania (Tunisia)
Quo vadis, Aida?, regia di Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina)
Shàonián de nǐ, regia di Derek Tsang (Hong Kong)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Un altro giro
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Un altro giro
Alla fine ha vinto: Un altro giro


Miglior film d'animazione

Onward - Oltre la magia (Onward), regia di Dan Scanlon
Over the Moon - Il fantastico mondo di Lunaria (Over the Moon), regia di Glen Keane
Shaun, vita da pecora: Farmageddon - Il film (A Shaun the Sheep Movie: Farmageddon), regia di Will Becher e Richard Phelan
Soul, regia di Pete Docter
Wolfwalkers - Il popolo dei lupi (Wolfwalkers), regia di Tomm Moore e Ross Stewart

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Soul
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Wolfwalker - Il popolo dei lupi
Alla fine ha vinto: Soul


Migliore fotografia

Sean Bobbitt - Judas and the Black Messiah
Erik Messerschmidt - Mank
Phedon Papamichael - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)
Joshua James Richards - Nomadland
Dariusz Wolski - Notizie dal mondo (News of the World)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Nomadland
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Mank
Basta che non vinca: Notizie dal mondo
Alla fine ha vinto: Mank


Miglior montaggio

Alan Baumgarten - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)
Giōrgos Lamprinos - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Mikkel E. G. Nielsen - Sound of Metal
Frédéric Thoraval - Una donna promettente (Promising Young Woman)
Chloé Zhao - Nomadland

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Nomadland
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Una donna promettente
Basta che non vinca: Il processo ai Chicago 7
Alla fine ha vinto: Sound of Metal


Migliore scenografia

Donald Graham Burt e Jan Pascale - Mank
David Crank ed Elizabeth Keenan - Notizie dal mondo (News of the World)
Nathan Crowley e Kathy Lucas - Tenet
Peter Francis e Cathy Featherstone - The Father - Nulla è come sembra (The Father)
Mark Ricker, Karen O'Hara e Diana Stoughton - Ma Rainey's Black Bottom

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Mank
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Ma Rainey's Black Bottom
Basta che non vinca: Notizie dal mondo
Alla fine ha vinto: Mank


Migliori costumi

Alexandra Byrne - Emma.
Massimo Cantini Parrini - Pinocchio
Bina Daigeler - Mulan
Ann Roth - Ma Rainey's Black Bottom
Trish Summerville - Mank

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Ma Rainey's Black Bottom
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Ma Rainey's Black Bottom
Basta che non vinca: Mulan
Alla fine ha vinto: Ma Rainey's Black Bottom


Miglior trucco e acconciatura

Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti - Pinocchio
Eryn Krueger Mekash, Matthew Mungle e Patricia Dehaney - Elegia americana (Hillbilly Elegy)
Marese Langan, Laura Allen e Claudia Stolze - Emma.
Sergio Lopez-Rivera, Mia Neal e Jamika Wilson - Ma Rainey's Black Bottom
Gigi Williams, Kimberley Spiteri e Colleen LaBaff - Mank

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Pinocchio
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Mank
Basta che non vinca: Elegia americana
Alla fine ha vinto: Ma Rainey's Black Bottom


Migliori effetti speciali

Nick Davis, Greg Fisher, Ben Jones e Santiago Colomo Martinez - L'unico e insuperabile Ivan (The One and Only Ivan)
Sean Faden, Anders Langlands, Seth Maury e Steve Ingram - Mulan
Andrew Jackson, David Lee, Andrew Lockley e Scott Fisher - Tenet
Matthew Kasmir, Christopher Lawrence, Max Solomon e David Watkins - The Midnight Sky
Matt Sloan, Genevieve Camilleri, Matt Everitt e Brian Cox - Love and Monsters

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Tenet
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Tenet
Basta che non vinca: Mulan
Alla fine ha vinto: Tenet


Migliore colonna sonora

Terence Blanchard - Da 5 Bloods - Come fratelli (Da 5 Bloods)
Emile Mosseri - Minari
James Newton Howard - Notizie dal mondo (News of the World)
Trent Reznor e Atticus Ross - Mank
Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste - Soul

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Soul
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Minari
Basta che non vinca: Notizie dal mondo
Alla fine ha vinto: Soul


Migliore canzone originale

Fight For You (musiche di H.E.R. e Dernst Emile II, testo di H.E.R. e Tiara Thomas) - Judas and the Black Messiah
Hear My Voice (musiche di Daniel Pemberton, testo di Daniel Pemberton e Celeste Waite) - Il processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7)
Husavik (musiche e testo di Savan Kotecha, Fat Max Gsus e Rickard Göransson) - Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga (Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga)
Io sì (Seen) (musiche di Diane Warren, testo di Diane Warren e Laura Pausini) - La vita davanti a sé
Speak Now (musiche e testo di Leslie Odom Jr. e Sam Ashworth) - Quella notte a Miami... (One Night in Miami...)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: La vita davanti a sé
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Eurovision Song Contest - La storia dei Fire Saga
Basta che non vinca: La vita davanti a sé
Alla fine ha vinto: Judas and the Black Messiah


Miglior sonoro

Nicolas Becker, Jaime Baksht, Michelle Couttolenc, Carlos Cortés e Phillip Bladh - Sound of Metal
Ren Klyce, Coya Elliott e David Parker - Soul
Ren Klyce, Jeremy Molod, David Parker, Nathan Nance e Drew Kunin - Mank
Warren Shaw, Michael Minkler, Beau Borders e David Wyman - Greyhound - Il nemico invisibile (Greyhound)
Oliver Tarney, Mike Prestwood Smith, William Miller e John Pritchett - Notizie dal mondo (News of the World)

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Sound of Metal
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: Sound of Metal
Basta che non vinca: Greyhound - Il nemico invisibile
Alla fine ha vinto: Sound of Metal


Miglior documentario

El agente topo, regia di Maite Alberdi
Collective (Colectiv), regia di Alexander Nanau
Crip Camp: disabilità rivoluzionarie (Crip Camp), regia di Nicole Newnham e Jim LeBrecht
Il mio amico in fondo al mare (My Octopus Teacher), regia di Pippa Ehrlich e James Reed
Time, regia di Garrett Bradley

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: Collective
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: a parte che sono cazzi miei, comunque non ne ho visto nessuno, sorry
Alla fine ha vinto: Il mio amico in fondo al mare


Miglior cortometraggio

Feeling Through, regia di Doug Roland
The Letter Room, regia di Elvira Lind
The Present, regia di Farah Nabulsi
Due estranei (Two Distant Strangers), regia di Travon Free e Martin Desmond
Roe White Eye, regia di Tomer Shushan

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: non so
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: non so
Alla fine ha vinto: Due estranei


Miglior cortometraggio documentario

Colette, regia di Anthony Giacchino
A Concerto Is a Conversation, regia di Kris Bowers e Ben Proudfoot
Do Not Split, regia di Anders Hammer
Hunger Ward, regia di Skye Fitzgerald
A Love Song for Latasha, regia di Sophia Nahli Allison

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: di sicuro non io
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: boh
Alla fine ha vinto: Colette


Miglior cortometraggio d'animazione

Genius loci, regia di Adrien Mérigeau
Já-Fólkið, regia di Gísli Darri Halldórsson
Opera, regia di Erick Oh
Se succede qualcosa, vi voglio bene (If Anything Happens I Love You), regia di Michael Govier e Will McCormack
La tana (Burrow), regia di Madeline Sharafian

Secondo Pensieri Cannibali vincerà: non ne ho idea
Secondo Pensieri Cannibali merita di vincere: ma che ne so?!?
Alla fine ha vinto: Se succede qualcosa, vi voglio bene


Il Red Porchet degli Oscar 2021

I più fighi

3. Lakeith Stanfield


2. Brad Pitt


1. Riz Ahmed



Le più fighe

9. Amanda Seyfried


8. Vanessa Kirby


7. Andra Day


6. Maria Bakalova


5. H.E.R.


4. Reese Witherspoon


3. Carey Mulligan


2. Zendaya


1. Margot Robbie
"Ciaone proprio!"




La colonna sonora di Aprile 2021: artisti, canzoni e album top e flop del mese

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La musica del mese giudicata come se fossi il giudice di un talent show.
Uno di quelli imperturbabili che non si commuovono manco davanti a un bimbo che piange con in mano un gattino.

Ehm... forse. 😭😭😭



Per me è no

4. Offspring

Gli Offspring sono tornati!
Una buona notizia, in teoria.
In pratica, purtroppo, una triste notizia. Con "Let the Bad Times Roll" il gruppo punk californiano ha tirato fuori l'album forse più stanco e privo d'ispirazione della sua intera carriera. I bei tempi sono lontani e anche la voce di Dexter Holland suona spenta. Che abbia urlato troppo da giovane?

 


3. Greta Van Fleet

Arrivato a fatica alla fine dell'ascolto del nuovo album dei Greta Van Fleet, la variante scema dei Led Zeppelin, ho solo una domanda per il loro cantante.


 


2. Alessandra Amoroso

Alessandra Amoroso è tornata con due singoli. Non uno. Due. E' proprio vero che le disgrazie non arrivano mai da sole.

Ve ne propongo soltanto uno, ché oggi mi sento buono.

 


1. Ultimo

Ultimo, avrai sempre un posto da primo nelle mie classifiche. Del peggio. E per fare peggio di Alessandra "Voce Urticante" Amoroso bisogna essere dei veri fenomeni, complimenti.

 



Per me è boh

Caparezza

Il 7 maggio esce il nuovo album del Capa: "Exuvia". Ad anticiparlo sono arrivate 2 canzoni. La prima, la title track, è piuttosto fastidiosa. Si sente la voglia di proporre qualcosa di diverso dal passato e le intenzioni sono buone, mentre il risultato non è proprio esaltante.

Le cose vanno decisamente meglio con il secondo singolo, "La scelta", un brano [ATTENZIONE SPOILER!] che, come ha rivelato lo stesso Caparezza, parla di Ludwig van Beethoven e di Mark Hollis dei Talk Talk. E io che in un primo tempo avevo pensato che con Marco si riferisse a me. Che delusione.

Come sarà l'album completo?
Se devo fare La scelta, spero suoni più dalle parti del secondo singolo.

   

 



Per me è sì


10. Sottotono

A distanza di 20 anni, sono tornati i Sottotono. E la loro nuova canzone è tutt'altro che sottotono.
Certo che con dei giochi di parole del genere, potrei diventare un rapper di successo pure io.

 


9. Mara Sattei

La sorellona del rapper tha Supreme spacca troppo.
Tempo un anno e Mara Sattei ce la troviamo al Festival di Sanremo e al primo posto in classifica come Madame quest'anno, scommettiamo?

 


8. Chemical Brothers

Ci sono gruppi storici che invecchiano male, gruppi storici che si separano, gruppi storici che farebbero meglio a separarsi e poi ci sono loro, i Chemical Brothers. Ogni volta è sempre un piacere.

 


7. Bluem

"E io vorrei farti tutto, tranne che pena" dalla canzone "Martedì" si candida a essere una delle frasi dell'anno.
A parte "A parte che sono cazzi miei" di Elio.
E la cantante italiana emergente Bluem si candida a essere una delle rivelazioni musicali del 2021.

 


6. Jungle

Orfani dei Daft Punk?
Io personalmente sono ancora nella fase di negazione. I Daft Punk si sono sciolti?
Non è vero!

Comunque sia la realtà, a provare a colmare il vuoto lasciato dalla loro assenza ci pensano i Jungle, un duo di musica elettronica con un occhio e soprattutto un orecchio rivolto alla Disco anni '70 che con "Keep Moving", ha fatto esplodere la bomba danzereccia del momento. Altroché Purple Disco Machine.



5. Nick Waterhouse

Anno più, anno meno, era da circa 60 anni che non sentivo un disco del genere. Scherzo. Non sono così vecchio, a parte che sono cazzi miei quanti anni ho. “Promenade Blue” è puro revivalismo. È crogiolarsi nella nostalgia di un'epoca che non abbiamo mai vissuto. Nemmeno Nick Waterhouse, che è nato nel 1986, giusto per farsi i cazzi suoi, ma suona musica doo-wop e rockabilly con un tocco di soul come se fosse un cantante che cerca di farsi strada a cavallo tra gli anni '50 e '60. Se facessero un revival di Happy Days o un remake di American Graffiti, lui c'ha già la colonna sonora bell'e pronta.

 


4. London Grammar

La musica dei London Grammar è la colonna sonora perfetta per la domenica. Per lo sciallo. Per il relax. Forse pure troppo. In bilico tra Florence and the Machine e The xx, avrebbero le potenzialità per essere tipo il più grande gruppo del mondo, o qualcosa del genere. Per ora si accontentano di essere un ottimo gruppo. Il loro terzo album "Californian Soil" alterna momenti di bellezza assoluti, ad altri di leggera noia. A tratti fa innamorare, a tratti non convince. Ha alcune canzoni stupende, e alcuni riempitivi.
Insomma, per riassumere e non annoiare pure io a mia volta: i London Grammar fanno bene, ma potrebbero fare meglio.

 


3. Achille Lauro

Ci sono buone notizie per tutti. Per i suoi hater, perché il pelide Achille Lauro ha svelato l’intenzione di prendersi una pausa dalla musica e la voglia di “sparire come Mina”. E per i suoi fan, perché il suo nuovo e forse ultimo album “LAURO” è la degna chiusura di un cerchio. Della prima fase della sua carriera. Non sarà il disco destinato a “cambiare la musica italiana”, come aveva preannunciato qualche tempo fa, ma è un buon disco di musica italiana, che non suona poi così italiana. Dalla Disco anni ‘70 di “Latte+”, che penso sarebbe più gradita a Tony Manero che al drugo Alex DeLarge, alla ballatona da accendini al cielo con echi di Smashing Pumpkins “Marilù”, dall’auto inno “LAURO” al tentativo di scrivere un inno generazionale “Generazione X”, Achille Idol conferma il suo eclettismo e il suo citazionismo. O quella che i detrattori descrivono come la sua capacità di rubare idee altrui. Ce n’è insomma abbastanza per far discutere e per far contenti tutti, l’ho detto.

 


2. CHVRCHES

Gli scozzesi CHVRCHES sono una delle mie band preferite tra quelle uscite fuori nell'ultimo decennio. Agli occhi e alle orecchie del resto del mondo invece sono sempre lì lì sul punto di esplodere, ma ancora non ce l'hanno fatta. Che sia la volta buona con la nuova "He Said She Said", un pezzone electropop con un forte sapore da inno?

 


1. Little Simz

Non per fare il solito esagerato, ma qua ci troviamo di fronte a una canzone epocale. La cantante, rapper e pure attrice (vista nella serie Toy Boy) britannica Little Simz con "Introvert"è pronta a spaccare tutto, vincere Grammy, Mercury Prize, MTV Awards e qualsiasi altro premio, conquistare il mondo e diventare la voce della nuova generazione. Niente male, per un'introversa.




Guilty Pleasure del mese
Michela Giraud

"Mignottone pazzo" di Michela Giraud ce la farà a diventare il tormentone dell'estate 2021?
In attesa di scoprirlo, ecco intanto che è arrivato il video ufficiale.




Cotta del mese
Rosé

Le BLACKPINK sono il mio gruppo K-pop preferito. Diciamo anche che sono un po' l'unico gruppo K-pop che riesco a sentire. Vade retro, BTS!
Adesso le magnifiche 4 sono pronte per lanciare le loro carriere soliste, a partire da Rosé, che è un gran bel sentire e anche un gran bel vedere.

 


Video del mese
Olivia Rodrigo

Il 21 maggio arriva "Sour", l'album d'esordio più atteso dai tempi del debutto di Billie Eilish. Dopo il singolo spacca-classifiche "drivers license", la 18enne Olivia Rodrigo se n'è uscita con un altro gioiellino, "deja vu", che io considero la sua personale "No Surprises". A impreziosirlo ulteriormente ci pensa un video che vede la partecipazione di Talia Ryder, una delle due protagoniste dello splendido film Mai raramente a volte sempre, e che a me ricorda quasi una versione adolescenziale di La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock e di Persona di Ingmar Bergman. Starò come al solito esagerando?






Serial Killer di Aprile 2021: le serie che dovete guardare e quelle che potete continuare a ignorare

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Anche questo mese, come lo scorso, ho iniziato facendo il musone iper-critico di turno. Pensando: "Questo mese le serie le metto tutte tra i flop!". E poi all'improvviso sono uscite delle cose davvero niente male. In questo appuntamento mensile della rubrica di Pensieri Cannibali dedicata alla serie TV c'è quindi una sezione dei flop bella corposa, ma quella dei top per fortuna alla fine non è da meno.



Serie Top del mese

Anna
(miniserie)

Nel 2015 Nostradamus Ammaniti ha pubblicato Anna, un romanzo in cui parla di una pandemia che nel 2020 colpisce l'intera popolazione mondiale, risparmiando però i bambini. Le conseguenze nel suo caso sono un po' più estreme, visto che gli adulti spariscono quasi del tutto dalla faccia della Terra, però le similitudini con l'attuale pandemia da Covid-19 sono impressionanti. E inquietanti.

Io a uno come Ammaniti capace di prevedere come andranno le cose nel futuro un posto nel comitato tecnico-scientifico o nel governo lo darei. Magari anche il posto di un primo ministro che si è laureato con una tesi in cui sosteneva che non ci fossero le condizioni per una moneta unica europea, per dire.

"Ma di chi starà parlando?"

Dal suo stesso libro Ammaniti ha ora tratto una serie TV, girata 6 mesi prima che in Italia arrivasse il Coronavirus, che un tempo si sarebbe definita fantascientifico-distopica, mentre oggi appare quasi neorealista. Devo dire che, a parte lo spunto tristemente profetico, all'inizio non mi ha convinto un granché. Mi è sembrata un The Walking Dead con i bimbi famelici al posto degli zombie famelici.


Poco a poco però questa serie ambientata in una Sicilia post-apocalittica diventa sempre più personale, originale e devastante. Il terzo episodio è una mazzata come contenuti e uno splendore a livello visivo. Riesce persino a rendere poetica una canzone di Andrea Bocelli.


Oltre che come scrittore e come chiaroveggente, Nostradamus Ammaniti sta diventando sempre più bravo anche come regista e showrunner televisivo. Anna rischia di essere la serie dell'anno? A voler fare proprio i critici a tutti i costi, si può dire che, come in molte altre produzioni TV italiane, il livello di recitazione degli attori più grandi non è altezza di quello dei più piccoli, meno impostati e maggiormente istintivi, come la fenomenale protagonista Giulia Dragotto, ma, come si può intuire dall'idea iniziale della trama, tanto non è che qui di adulti ce ne siano tanti.

Unica avvertenza: dopo Anna, potreste non vedere più i bambini allo stesso modo.



Cruel Summer
(stagione 1, episodi 1-2)

Cruel Summer mi ha ricordato perché amo così tanto le serie TV. Non saremo a livelli eccelsi e non è uno show destinato a cambiare la storia del piccolo schermo, ma sa coinvolgere e far venire voglia che venga rinnovata per 10 stagioni. Anche se magari tra 2 o 3 episodi mi sarò già stufato e sarò passato ad appassionarmi a un'altra serie.

Cruel Summer parte da uno spunto narrativo forte: racconta la storia attraverso 3 anni, 3 estati differenti: quella del 1993, quella del 1994 e quella del 1995. Le tematiche sono tipicamente anni '90. Ci sono le tipiche dinamiche da teen drama di quel decennio, c'è la ragazza “sfigata” che poi diventa popolare, c'è la ragazza scomparsa misteriosamente, e la cosa figa è che il mistero da risolvere è diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Per non parlare di una colonna sonora che, tra Cranberries e Garbage, è così spettacolare che c'è da sborrarsi nelle mutande.


Poteva una serie adolescenziale ambientata negli anni '90 non piacermi?
Sì. C'è all'incirca la stessa probabilità che da un dialogo tra Matteo Salvini e Beppe Grillo esca una frase che non sia un'offesa per l'intelligenza e la dignità umana, ma c'è. O no?

Al di là del piccolo dettaglio che questa serie sembra scritta apposta per me, tanto che mi domando perché non ho avuto io l'idea di scriverla, il continuo saltare tra 3 piani narrativi differenti rende la visione di una serie altrimenti piuttosto semplice come un'esperienza oserei dire quasi impegnativa. Sai che stai vedendo un guilty pleasure, ma allo stesso tempo hai l'illusione di guardare qualcosa di complicato. E dopo un solo episodio, non puoi già più farne a meno.


The Nevers
(stagione 1, episodi 1-3)

Joss Whedon è una persona di merda? Non lo so, può darsi. Da quel che si dice in giro, non dev’essere proprio un’esperienza piacevole lavorare con lui.

"Adesso che abbiamo fatto lo scatto in cui sembriamo felici insieme, tornate subito al lavoro, sfaticate!"


Joss Whedon sa come si crea una serie? Questo lo so: di sicuro sì. Il “papà” di Buffy l’ammazzavampiri, ma anche di Angel, Dollhouse, Firefly, Agents of S.H.I.E.L.D. e della webserie sperimentale Dr. Horrible’s Sing-Along Blog, l’ha fatto di nuovo. A parte infastidire qualcuno dei suoi attori sul set, intendo. Ha ideato una nuova serie, The Nevers, ambientata nella Londra vittoriana e che racconta le vicende di gruppo di metaumani, per lo più donne, chiamati “i Toccati”, dotati di abilità speciali.


Il risultato? Sembra un assurdo incrocio tra Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali e Bridgerton, ma soprattutto ricorda Buffy. Per l’ironia, perché ha una protagonista badass, per la capacità di inventarsi un universo narrativo tutto suo più che una semplice serie, per i lampi di poesia che arrivano inaspettati tra una scena action e una battuta. Nel bene e nel male, Joss Whedon sa sempre come spiazzarti, come lasciarti lì come se fossi Morgan mollato sul palco da Bugo. 



Made for Love
(stagione 1)

Avete presente i profili di coppia? Sono una delle più grandi aberrazioni della società contemporanea, l'equivalente social di un Human Centipede, ma c'è di peggio. Made for Love porta il concetto di profilo di coppia a un livello superiore: la connessione totale di due persone. Due cervelli al posto di uno. Due cuori e una capanna, anzi un corpo solo. Pur partendo da uno spunto horror agghiacciante venuto all'Elon Musk di turno, questa è una serie comedy. Una dark comedy che all'inizio può ricordare alcuni episodi di Black Mirror, o le recenti Soulmates e La coppia quasi perfetta, ma ben presto sa trovare la sua strada. Protagonista è la nuova regina del distopico, Cristin Milioti, già vista nell'episodio in stile Star Trek del citato Black Mirror e nel film sui loop temporali Palm Springs.


Con questa serie non è scoppiato l'amore assoluto, quello che ti fa venire voglia di mettere su un profilo di coppia per dire, ma un'infatuazione è comunque scattata.



Serie Flop del mese

Clarice
(stagione 1, episodi 1-2)

Avete presente Il silenzio degli innocenti?

"Sì, credo di averlo sentito nominare una o due volte."

Ecco, Clarice non c'entra niente. Cioé sì, Clarice è proprio quella Clarice, Clarice Starling, ma le analogie si fermano qui. Il confronto con Jodie Foster e l'interpretazione più grandiosa della sua carriera, giustamente premiata con l'Oscar, sarebbe impetuoso per chiunque. La protagonista della serie Rebecca Breeds quindi ha deciso di non provare manco a sforzarsi di essere anche solo lontanamente alla sua altezza. C'ha proprio rinunciato, e almeno di questo le va dato atto.


Al di là dei suoi tentativi di connettersi al film del 1991 di Jonathan Demme è una serie procedural crime piuttosto nella norma, senza infamia e senza lode. Chi spera di trovarci qualcosa di più però resterà parecchio deluso.


Shameless
(stagione 11, episodio 12 - series finale)

Shameless è una delle serie che ho seguito più a lungo nella mia vita. Se non ricordo male, sono arrivato fino all'ottava stagione. L'unica altra serie cui sono arrivato fino all'ottava stagione credo sia 24. Le altre o sono finite prima, o sono finito io prima.

Anche se non la guardavo più da qualche anno, mi sono comunque visto l'ultimissimo episodio della serie, arrivata all'undicesima stagione, e mi sono ritrovato come se non me fossi mai andato di casa. I Gallagher sono sempre gli stessi di come li ricordavo ed è stato un piacere rivederli. L'episodio però si trascina stancamente, ricordandomi perché a un certo punto avevo abbandonato la visione: le idee ormai erano finite e non c'era più niente da dire. Inoltre senza Fiona, interpretata dalla grandiosa Emmy Rossum, la serie non aveva davvero più senso di esistere e la sua mancata partecipazione all'ultimo episodio, manco per un cameo, è una grande delusione.


La buona notizia è che la scena conclusiva fa onore allo show ed è assolutamente in linea con lo spirito della famiglia Gallagher. Per il resto non si può certo dire sia stato un season finale particolarmente fenomenale.


Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
(stagione 1, episodi 1-3)

Titolo alternativo: Noia, i ragazzi dello zoo di Berlino.

Nonostante qualche raro momento ispirato, in cui la serie lascia intravedere delle cose abbastanza buone, i primi due episodi mi sono sembrati parecchio confusi e pasticciati. La serie vorrebbe essere uno sguardo nostalgico e moderno allo stesso tempo della Berlino degli anni '70. Vuole farci avvicinare ai suoi personaggi, e contemporaneamente ci tiene a una distanza di sicurezza.

Magari con gli episodi successivi le cose si fanno più interessanti, e ho intenzione di proseguire nella visione, ma per adesso queste prima tre dosi non m'hanno dato la botta e la dipendenza che speravo.


Nudes
(stagione 1, episodi 1-2)

La serie di RaiPlay sul "revenge porn" parte in maniera banalotta e poco interessante. Proprio come questa mini-recensione. Se non ho capito male, la prima stagione è composta da 3 storie differenti. La prima non è un granché. Sembra una lunga pubblicita progresso sull'argomento. Le altre due mi auguro che la vendichino.

Che poi di 'sti nudi tanto sbandierati nel titolo della serie, per il momento manco l'ombra.


The Falcon and the Winter Soldier
(miniserie)

Che porcheria!
La mia reazione alla fine della visione di The Falcon and the Winter Soldier è stata questa. Che poi non so bene come ce l'ho fatta ad arrivare fino all'ultimo episodio. Sarà che è composta da appena 6 episodi, o sarà che speravo che prima o poi arrivasse quel lampo di genio che ha illuminato WandaVision. Invece niente, manco per sbaglio, manco quando sbuca fuori un personaggio che sembra più Patriota che il nuovo Captain America.

"Non sono il nuovo Captain America. So' Lillo."

Pure il discorso socio-politico, che sembrava essere la cosa più interessante, naufraga miseramente tra banalità, battutine da buddy movie già strasentite e americanate varie, più un monologo finale del protagonista così populista che sembra gliel'abbia scritto Beppe Grillo.
E poi 'sto scudo: ma ficcatevelo su per il...

"Mi sa che Pensieri Cannibali non intendeva di ficcarlo in un albero."


Unica cosa degna di nota della miniserie: Erin Kellyman, attrice molto promettente che credo rivedremo ancora. Spero lontana dalle grinfie malefiche delle produzioni Marvel.




Guilty Pleasure del mese
Zero
(stagione 1)

Ancora supereroi?
In Zero, o se non altro nei primi episodi, la componente supereroica non dico stia a zero, ma è per fortuna limitata, e comunque è trattata in una maniera che ricorda più Misfits e Lo chiamavano Jeeg Robot, piuttosto che i prodotti Marvel e DC da me ben poco amati. WandaVision e soprattutto Elizabeth Olsen a parte.

La storia di un ragazzo italiano di seconda generazione di origini senegalesi che scopre di possedere un superpotere non raggiunge i livelli di sopracitati titoli. Né di Misfits, né di Lo chiamavano Jeeg Robot, né di WandaVision. Zero ha un sacco di difetti, i giovani protagonisti devono ancora crescere parecchio come attori, gli effetti speciali sono ben poco speciali, la sua trama è ben poco originale e alcune svolte narrative arrivano così, de botto, senza senso. Eppure, come intrattenimento leggero, dal sapore fumettistico e adolescenziale, fa il suo dovere e non sono riuscito a volerle male. Non varrà un granché, ma più di zero sì.



Cotta del mese
Katheryn Winnick (Big Sky)

Big Sky è una serie parecchio pasticciata. A tratti vedi che vorrebbe essere un nuovo Twin Peaks, ma per lo più si limita a essere un crime con dentro diversi personaggi strambi e vagamente lynchiani. Uno dei suoi due pregi è proprio quello di non sapere che direzione voglia prendere e ti fa venire voglia di continuare a seguirla soltanto per vedere dove andrà a parare.

Il secondo pregio è la bellezza impressionante del cast, in cui svetta Katheryn Winnick, che già svettava in Vikings. Sempre un piacere rivederla e sarebbe ora che anche al cinema le dessero più spazio.



Episodio del mese
Foodie Love, S01E08, "Una ofrenda de tabaco, cerveza y chocolate" 


Il finale di Foodie Love, che roba magnifica!
Giusto per non fare quello che esagera - io? quando mai? - è una delle cose più belle che io abbia mai visto. Mi ha fatto ridere e piangere e sorprendere, tutto nello stesso istante. La serie nel complesso è notevole e l'ho amata più di quanto avrei mai potuto immaginare di amare una serie sul cibo, che poi non è che sia proprio una serie sul cibo. Il finale poi è la classica ciliegina su una torta davvero squisita.




Datemi la mia dose di Dawson quotidiana e nessuno si farà male

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Da qualche giorno su Netflix Italia è arrivato Dawson's Creek. Quando una cosa arriva su Netflix, diventa disponibile per un pubblico che altrimenti non l'avrebbe mai vista. Che probabilmente non ne avrebbe mai nemmeno conosciuto l'esistenza. Sono curioso di scoprire come verrà recepita dalle nuove generazioni quella che più di ogni altro ha rappresentato la serie della mia adolescenza. Se Beverly Hills 90210 è stato il primo telefilm che ho seguito da malato seriale, ai tempi ero però ancora un bambinetto. I miei anni da teen hanno più che altro coinciso con quelli di Dawson e compagni. Non di James Van Der Beek nella vita reale, che è mooolto più vecchio di me, oltre che del personaggio di Dawson Leery.
 
"Sarò anche diventato vecchio, ma resto sempre un gran tenerone."
 
C'è una cosa che sta facendo discutere e per una volta giustamente, perché è davvero scandalosa. Dawson's Creek su Netflix è proposto senza la sua storica sigla, “I Don't Want to Wait” di Paula Cole, meglio conosciuta come ANOUONAUEI.
 
 
Per una questione di diritti, tale canzone non può essere usata. Per sbloccare la situazione, date a Paula Cole qualsiasi cosa voglia. Riempitela di soldi. O proponetele un'uscita con Joshua Jackson. Anche se potrebbe essere immune al fascino di Pacey, visto che, a quanto pare, Paula Cole in tutti questi anni non ha mai visto manco un episodio di Dawson's Creek. Una cosa shockante. Come se l'inventore della pizza non avesse mai mangiato una pizza in vita sua.
 
 
 
Qua sopra non ho usato la celebre GIF “First reaction: shock” di Matteo Renzi per una questione di diritti d'autore. Per lo stesso motivo, questo sarà anche il primo post su Dawson's Creek nella storia dell'umanità a non contenere la famosa GIF di Dawson che piange. Al suo posto vi dovete accontentare di questa versione tarocca.
 
 
La sigla utilizzata da Netflix è così Run Like Mad di Jann Arden, brano composto apposta per la serie, che in realtà era la sigla originaria della prima stagione.
 
 
 
Lo so, è una merda. Infatti poi è stata soppiantata da ANOUONAUEI, che è diventata il tratto distintivo della serie. Vederla senza è come mangiare i Fonzies senza leccarsi le dita: godi solo a metà. Le nuove generazioni quindi già solo per questo non potranno mai comprendere davvero cos'è stato Dawson's Creek. Anche a livello di contenuti rischia di essere parecchio ridimensionato. Già all'epoca appariva come una serie piuttosto innocente e naive, eppure proponeva alcune scelte narrative tutt'altro che scontate per i tempi. Come il coming out di un personaggio. No, non Dawson. Solo perché è tanto sensibile e piange come una femminuccia, non significa mica che sia gay. Mi riferisco invece a Jack McPhee. Nelle serie di oggi, persino in molte fiction italiane, è presente almeno un personaggio gay. Allora, nei lontani 90s, non era così.
 
"Sono invecchiato giusto leggermente."
 
Con sua sorella, Andie McPhee, veniva invece affrontato il tema delle malattie mentali. Pure questo un argomento negli ultimi tempi sdoganato, ma oltre due decenni fa c'era ancora un notevole stigma sociale nell'affrontarlo.
 
"Da Dawson's Creek a 13 Reasons Why. Come dire: dalla padella alla brace."
 
Potrebbe non sembrare e invece Dawson's Creek per certi versi era molto avanti. Dawson's Creek ha rappresentato una tappa fondamentale della mia crescita, come spettatore TV e in generale come persona. Credo di avere un pizzico di ognuno dei suoi personaggi in me. Diciamo che credo di aver preso il peggio da ognuno di loro.
 
La mania ossessiva di Dawson per il cinema (ma io se non altro non sono un fan di Steven Spielberg).
 


L'atteggiamento da scontrosa misantropa, oltre che da persona “sotuttoio”, tipica di Joey.
 
"Tunonsaiuncazzo, Cannibal. Sotuttoio."

 
La sindrome da pecora nera e da perseguito da un destino avverso di Pacey. 
 


L'atteggiamento da ribelle senza motivo di Jen.
 
"Io una ragione per ribellarmi ce l'avevo: una vecchia bigotta come nonna".
"Oh, andiamo Jen. Lo sanno tutti che prima della fine della serie ho visto più peni io di te."

 
L'insicurezza e la fragilità di Jack.
 

 
La follia di Andie.
 
"Io non sono PAZZA!"
 
 
Il peggio da tutti loro. È questo che mi ha lasciato in eredità questa serie. Una vera e propria lezione di vita. Forse più negativa che positiva, ma non stiamo a guardare il pelo nel Dawson. 
 
 
 

Serial Killer di Aprile 2021: le serie che dovete guardare e quelle che potete continuare a ignorare

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Anche questo mese, come lo scorso, ho iniziato facendo il musone iper-critico di turno. Pensando: "Questo mese le serie le metto tutte tra i flop!". E poi all'improvviso sono uscite delle cose davvero niente male. In questo appuntamento mensile della rubrica di Pensieri Cannibali dedicata alla serie TV c'è quindi una sezione dei flop bella corposa, ma quella dei top per fortuna alla fine non è da meno.



Serie Top del mese

Anna
(miniserie)

Nel 2015 Nostradamus Ammaniti ha pubblicato Anna, un romanzo in cui parla di una pandemia che nel 2020 colpisce l'intera popolazione mondiale, risparmiando però i bambini. Le conseguenze nel suo caso sono un po' più estreme, visto che gli adulti spariscono quasi del tutto dalla faccia della Terra, però le similitudini con l'attuale pandemia da Covid-19 sono impressionanti. E inquietanti.

Io a uno come Ammaniti capace di prevedere come andranno le cose nel futuro un posto nel comitato tecnico-scientifico o nel governo lo darei. Magari anche il posto di un primo ministro che si è laureato con una tesi in cui sosteneva che non ci fossero le condizioni per una moneta unica europea, per dire.

"Ma di chi starà parlando?"

Dal suo stesso libro Ammaniti ha ora tratto una serie TV, girata 6 mesi prima che in Italia arrivasse il Coronavirus, che un tempo si sarebbe definita fantascientifico-distopica, mentre oggi appare quasi neorealista. Devo dire che, a parte lo spunto tristemente profetico, all'inizio non mi ha convinto un granché. Mi è sembrata un The Walking Dead con i bimbi famelici al posto degli zombie famelici.


Poco a poco però questa serie ambientata in una Sicilia post-apocalittica diventa sempre più personale, originale e devastante. Il terzo episodio è una mazzata come contenuti e uno splendore a livello visivo. Riesce persino a rendere poetica una canzone di Andrea Bocelli.


Oltre che come scrittore e come chiaroveggente, Nostradamus Ammaniti sta diventando sempre più bravo anche come regista e showrunner televisivo. Anna rischia di essere la serie dell'anno? A voler fare proprio i critici a tutti i costi, si può dire che, come in molte altre produzioni TV italiane, il livello di recitazione degli attori più grandi non è altezza di quello dei più piccoli, meno impostati e maggiormente istintivi, come la fenomenale protagonista Giulia Dragotto, ma, come si può intuire dall'idea iniziale della trama, tanto non è che qui di adulti ce ne siano tanti.

Unica avvertenza: dopo Anna, potreste non vedere più i bambini allo stesso modo.



Cruel Summer
(stagione 1, episodi 1-2)

Cruel Summer mi ha ricordato perché amo così tanto le serie TV. Non saremo a livelli eccelsi e non è uno show destinato a cambiare la storia del piccolo schermo, ma sa coinvolgere e far venire voglia che venga rinnovata per 10 stagioni. Anche se magari tra 2 o 3 episodi mi sarò già stufato e sarò passato ad appassionarmi a un'altra serie.

Cruel Summer parte da uno spunto narrativo forte: racconta la storia di due ragazze attraverso 3 anni, 3 estati differenti: quella del 1993, quella del 1994 e quella del 1995. Le tematiche sono tipicamente anni '90. Ci sono le tipiche dinamiche da teen drama di quel decennio, c'è la ragazza “sfigata” che poi diventa popolare, e c'è la ragazza scomparsa misteriosamente, e la cosa figa è che il mistero da risolvere è diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Per non parlare di una colonna sonora che, tra Cranberries e Garbage, è così spettacolare che c'è da sborrarsi nelle mutande.


Poteva una serie adolescenziale ambientata negli anni '90 del genere non piacermi?
Sì. C'è all'incirca la stessa probabilità che da un dialogo tra Matteo Salvini e Beppe Grillo esca una frase che non sia un'offesa per l'intelligenza e la dignità umana, ma c'è. O no?

Al di là del piccolo dettaglio che questa serie sembra scritta apposta per me, tanto che mi domando perché non ho avuto io l'idea di scriverla, il continuo saltare tra 3 piani narrativi differenti rende la visione di una serie altrimenti piuttosto semplice come un'esperienza oserei dire quasi impegnativa. Sai che stai vedendo un guilty pleasure, tra Pretty Little Liars e Mean Girls, ma allo stesso tempo hai l'illusione di guardare qualcosa di complicato. E, dopo appena un paio di episodi, non puoi già più farne a meno.


The Nevers
(stagione 1, episodi 1-3)

Joss Whedon è una persona di merda? Non lo so, può darsi. Da quel che si dice in giro, non dev’essere proprio un’esperienza piacevole lavorare con lui.

"Adesso che abbiamo fatto lo scatto in cui sembriamo felici insieme, tornate subito al lavoro, sfaticate!"


Joss Whedon sa come si crea una serie? Questo lo so: di sicuro sì. Il “papà” di Buffy l’ammazzavampiri, ma anche di Angel, Dollhouse, Firefly, Agents of S.H.I.E.L.D. e della webserie sperimentale Dr. Horrible’s Sing-Along Blog, l’ha fatto di nuovo. A parte infastidire qualcuno dei suoi attori sul set, intendo. Ha ideato una nuova serie, The Nevers, ambientata nella Londra vittoriana e che racconta le vicende di gruppo di metaumani, per lo più donne, chiamati “i Toccati”, dotati di abilità speciali.


Il risultato? Sembra un assurdo incrocio tra Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali e Bridgerton, ma soprattutto ricorda Buffy. Per l’ironia, perché ha una protagonista badass, per la capacità di inventarsi un universo narrativo tutto suo più che una semplice serie, per i lampi di poesia che arrivano inaspettati tra una scena action e una battuta. Nel bene e nel male, Joss Whedon sa sempre come spiazzarti, come lasciarti lì come se fossi Morgan mollato sul palco da Bugo. 



Made for Love
(stagione 1)

Avete presente i profili di coppia? Sono una delle più grandi aberrazioni della società contemporanea, l'equivalente social di un Human Centipede, ma c'è di peggio. Made for Love porta il concetto di profilo di coppia a un livello superiore: la connessione totale di due persone. Due cervelli al posto di uno. Due cuori e una capanna, anzi un corpo solo. Pur partendo da uno spunto horror agghiacciante venuto all'Elon Musk di turno, questa è una serie comedy. Una dark comedy che all'inizio può ricordare alcuni episodi di Black Mirror, o le recenti Soulmates e La coppia quasi perfetta, ma ben presto sa trovare la sua strada. Protagonista è la nuova regina del distopico, Cristin Milioti, già vista nell'episodio in stile Star Trek del citato Black Mirror e nel film sui loop temporali Palm Springs.


Con questa serie non è scoppiato l'amore assoluto, quello che ti fa venire voglia di mettere su un profilo di coppia per dire, ma un'infatuazione è comunque scattata.



Serie Flop del mese

Clarice
(stagione 1, episodi 1-2)

Avete presente Il silenzio degli innocenti?

"Sì, credo di averlo sentito nominare una o due volte."

Ecco, Clarice non c'entra niente. Cioé sì, Clarice è proprio quella Clarice, Clarice Starling, ma le analogie si fermano qui. Il confronto con Jodie Foster e l'interpretazione più grandiosa della sua carriera, giustamente premiata con l'Oscar, sarebbe impetuoso per chiunque. La protagonista della serie Rebecca Breeds quindi ha deciso di non provare manco a sforzarsi di essere anche solo lontanamente alla sua altezza. C'ha proprio rinunciato, e almeno di questo le va dato atto.


Al di là dei suoi tentativi di connettersi al film del 1991 di Jonathan Demme, Clarice è una serie procedural crime piuttosto nella norma, senza infamia e senza lode. Chi spera di trovarci qualcosa di più però resterà parecchio deluso.


Shameless
(stagione 11, episodio 12 - series finale)

Shameless è una delle serie che ho seguito più a lungo nella mia vita. Se non ricordo male, sono arrivato fino all'ottava stagione. L'unica altra serie di cui sono arrivato fino all'ottava stagione credo sia 24. Le altre o sono finite prima, o sono finito io prima.

Anche se non la guardavo più da qualche anno, mi sono comunque visto l'ultimissimo episodio della serie, arrivata all'undicesima stagione, e mi sono ritrovato come se non me fossi mai andato via di casa. I Gallagher sono sempre gli stessi, uguali a come li ricordavo, ed è stato un piacere rivederli. L'episodio però si trascina stancamente, ricordandomi perché a un certo punto avevo abbandonato la visione: le idee ormai erano finite e non c'era più niente da dire. Inoltre senza Fiona, interpretata dalla grandiosa Emmy Rossum, la serie non aveva davvero più senso di esistere e la sua mancata partecipazione all'ultimo episodio, manco per un cameo, è una grande delusione.


La buona notizia è che la scena conclusiva fa onore allo show ed è assolutamente in linea con lo spirito della famiglia Gallagher. Per il resto non si può certo dire sia stato un season finale particolarmente fenomenale.


Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
(stagione 1, episodi 1-3)

Titolo alternativo: Noia, i ragazzi dello zoo di Berlino.

Nonostante qualche raro momento ispirato, in cui la serie lascia intravedere delle cose abbastanza buone, i primi tre episodi mi sono sembrati parecchio confusi e pasticciati. La serie vorrebbe dare uno sguardo nostalgico e moderno allo stesso tempo della Berlino degli anni '70. Vuole farci avvicinare ai suoi personaggi, e contemporaneamente ci tiene a una distanza di sicurezza.

Magari con gli episodi successivi le cose si fanno più interessanti, e ho intenzione di proseguire nella visione, ma per adesso queste prime tre dosi non m'hanno dato la botta e la dipendenza che speravo.


Nudes
(stagione 1, episodi 1-4)

La serie di RaiPlay sul "revenge porn" parte in maniera banalotta e poco interessante. Proprio come questa mini-recensione. Se non ho capito male, la prima stagione è composta da 3 storie differenti. La prima storia non è un granché. Sembra una lunga pubblicità progresso sull'argomento e, per carità, nel suo intento è anche riuscita: ti fa venire una gran voglia di buttare via lo smart phone. Come storia invece non è un granché, sarà che il protagonista è così odioso che è davvero difficile provare un briciolo di empatia nei suoi confronti. Le altre due storie da cui è composta la prima stagione mi auguro che vendichino la prima.

Che poi di 'sti nudi tanto sbandierati nel titolo della serie, per il momento manco l'ombra.


The Falcon and the Winter Soldier
(miniserie)

Che porcheria!
La mia reazione alla fine della visione di The Falcon and the Winter Soldier è stata questa. Non so bene nemmeno io come ce l'ho fatta ad arrivare fino alla fine. Sarà che è composta da appena 6 episodi, o sarà che speravo che prima o poi arrivasse quel lampo di genio che ha illuminato WandaVision. Invece niente, manco per sbaglio, manco quando sbuca fuori un personaggio che sembra più Patriota che il nuovo Captain America.

"Non sono il nuovo Captain America. So' Lillo."

Pure il discorso socio-politico, che sembrava essere la cosa più interessante, naufraga miseramente tra banalità già strasentite e americanate varie, più un monologo finale del protagonista così populista che sembra gliel'abbia scritto Beppe Grillo.
E poi 'sto scudo: ma ficcatevelo su per il...

"Mi sa che Pensieri Cannibali non intendeva di ficcarlo in un albero."


Unica cosa degna di nota della miniserie: Erin Kellyman, attrice molto promettente che credo rivedremo ancora. Spero lontana dalle grinfie malefiche delle produzioni Marvel.




Guilty Pleasure del mese
Zero
(stagione 1)

Ancora supereroi?
In Zero la componente supereroistica non dico stia a zero, ma è per fortuna limitata, e comunque è trattata in una maniera che ricorda più Misfits e Lo chiamavano Jeeg Robot, piuttosto che i prodotti Marvel e DC da me ben poco amati. WandaVision e soprattutto Elizabeth Olsen a parte.

La storia di un ragazzo italiano di seconda generazione di origini senegalesi che scopre di possedere un superpotere non raggiunge i livelli dei sopracitati titoli, va detto. Né di Misfits, né di Lo chiamavano Jeeg Robot, né di WandaVision. Zero ha un sacco di difetti, i giovani protagonisti devono ancora crescere parecchio come attori, gli attori adulti lasciamo perdere, gli effetti speciali sono tutto fuorché speciali, la sua trama è ben poco originale e alcune svolte narrative arrivano così, de botto, senza senso. Eppure, come intrattenimento leggero, dal sapore fumettistico e adolescenziale, fa il suo dovere e, pur con tutti i suoi limiti, non sono riuscito a voler male a questa serie. Non varrà un granché, ma più di zero sì.



Cotta del mese
Katheryn Winnick (Big Sky)

Big Sky è una serie parecchio pasticciata. A tratti vedi che vorrebbe essere un nuovo Twin Peaks, ma per lo più si limita a essere un crime con dentro diversi personaggi strambi e vagamente lynchiani. Uno dei suoi due pregi è proprio quello di non sapere che direzione voglia prendere e ti fa venire voglia di continuare a seguirla soltanto per vedere dove andrà a parare.

Il secondo pregio è la bellezza impressionante del cast, in cui svetta Katheryn Winnick, che già svettava in Vikings. Rivederla fa sempre piacere e sarebbe ora che anche al cinema le dessero più spazio.



Episodio del mese
Foodie Love, S01E08, "Una ofrenda de tabaco, cerveza y chocolate" 


Il finale di Foodie Love, che roba magnifica!
Giusto per non fare quello che esagera - io? quando mai? - è una delle cose più belle che io abbia mai visto. Mi ha fatto ridere e piangere e mi ha sorpreso, tutto nello stesso istante. La serie nel complesso è notevole e l'ho amata più di quanto avrei mai potuto immaginare di amare una serie sul cibo, che poi non è che sia proprio una serie sul cibo. Il finale poi è la classica ciliegina su una torta davvero squisita.




Mitchells Against the Machine

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I Mitchell contro le macchine
(titolo originale: The Mitchells vs. the Machines)

Faccio la sparata del giorno, sperando che nelle prossime ore Pio e Amedeo – ma chi cazzo sono? – non mi superino: I Mitchell contro le macchine è il miglior film d’animazione degli ultimi anni. Opinione discutibile?



Allora riformulo: I Mitchell contro le macchine è il film d’animazione che più mi ha entusiasmato, divertito e persino commosso dai tempi di Inside Out. E questo è indiscutibile, a meno che non viviate dentro la mia mente come le emozioni di Inside Out e sappiate meglio di me ciò che penso.

"Questi Mitchell non possono essere meglio di noi!!!"


Con questo lavoro Sony Pictures Animation ha persino messo la freccia di sorpasso sulla Pixar. Preciso che non sono stato pagato dalla Sony per scrivere questa cosa ma, se volessero farlo, mi accontento anche di un Furby omaggio.



Cos’ha di tanto bello? Innanzitutto, I Mitchell contro le macchine è esilarante. Per il cane – sicuri sia un cane? – Monchi, già favorito per il titolo di personaggio cult dell’anno, ma anche per le sue tante trovate ironiche e geniali, sia a livello di battute che d’animazione, sparse lungo tutto il viaggio. Viaggio, perché questa è una pellicola on the road, di sicuro più avvincente del premio Oscar Nomadland.

"Non è che ci vada molto, LOL."


Una commedia on the road dallo stile indie che incontra la parodia del film fantascientifico-apocalittico. In altre parole: Little Miss Sunshine che viaggia in compagnia di Io, robot e Benvenuti a Zombieland. Infine, è una splendida storia su una famiglia di eccentrici. Mai stucchevole, anche quando senti qualcosa di umido sul viso, ma non è una lacrima. È che ti è entrata una bruschetta nell'occhio. O magari c’è Monchi che ti sta leccando la faccia.
(voto 7,5/10)





Allen's Festival

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Rifkin's Festival


Il titolo è Rifkin’s Festival, ma quello più adatto sarebbe Allen’s Festival. Se il regista newyorkese organizzasse una karmesse cinematografica, e a questo punto dubito che qualcuno glielo permetta, sarebbe proprio come questo film.

"Cosa vi porto da bere?"
"Ma Woody, non fai più il regista?"
"No, adesso faccio il camerieire. Oh, devo pur pagarmi le spese legali e il cinema non rende più come una volta."

Una rassegna di classici del cinema europeo firmati da Federico Fellini e Ingmar Bergman, senza dimenticare la Nouvelle Vague di Jean-Luc Godard e François Truffaut. Capolavori omaggiati da Woody Allen a dovere, grazie anche al prezioso aiuto della sempre splendida fotografia di Vittorio Storaro, sotto forma di sogni in bianco e nero. Ma solo io sogno sempre a colori? Il mio sogno è quello di fare un sogno in B/N, prima o poi.

"Senza offesa per lei, Morte, ma avrei preferito fare una partita con Anya Taylor-Joy."

Tutte queste e altre citazioni sono inserite all’interno della classica romcom alleniana, in cui si muove un suo alter ego, Mort Rifkin interpretato da Wallace Shawn, attore caratterista qui alle prese con uno dei rari ruoli da protagonista della sua carriera.

"La docuserie Allen v. Farrow? Ok, lo ammetto, è stata una mia idea.
Così i big di Hollywood non vogliono più lavorare con Woody ed è stato costretto a ingaggiare me."

Insieme alla moglie Gina Gershon va in Spagna per partecipare al Festival internazionale del cinema di San Sebastián, dove finiscono per infatuarsi di altre due persone: una dottoressa interpretata dalla almodovariana Elena Anaya...


...e un regista iper radical-chic nei cui panni calza alla perfezione Louis Garrel.


Tutto già visto, non sarà il miglior Allen delle nostre vite, eppure il film in un colpo solo riesce a regalare una vacanza dolceamara in terra iberica, una seduta psicoanalitica e pure una lezione sulla Settima Arte. Una di quelle che negli USA non vedranno mai, visto che il regista è stato messo al bando, e che invece farebbe bene soprattutto lì, dove spesso si confonde il Cinema con i cinecomic.
(voto 6,5/10)



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