Quantcast
Channel: pensieri cannibali
Viewing all 1858 articles
Browse latest View live

Mandibules, il film su un moscone gigante che anziché Cronenberg ricorda Scemo e più scemo

$
0
0

 


Mandibules


Vi ricordate Mr. Oizo?
Se la vostra risposta è no (e sappiate che sto scuotendo la testa in segno di disapprovazione), o siete troppo giovani o siete troppo vecchi. Se la vostra riposta è sì, siete cresciuti nell’età migliore in cui crescere. Nel 1999 spopolava Flat Beat, un pezzo di musica elettronica del DJ francese Mr. Oizo appunto, accompagnato da un video con un assurdo e fantastico pupazzo giallo che muoveva la testa a tempo, Flat Eric, protagonista anche di una serie di spot Levi’s.


Dopo aver creato quel personaggio e quel brano, Quentin Dupieux in arte Mr. Oizo è diventato anche un regista cinematografico, autore ad esempio di Rubber, film con protagonista... uno pneumatico dotato di poteri paranormali e istinti omicidi.

Una grandiosa prova recitativa ingiustamente snobbata dagli Oscar,
che in maniera discriminatoria non prevedono una categoria per i migliori attori pneumatici

Adesso Quentin Dupieux è tornato con una nuova folle/geniale pellicola. Già diventato un cult all’ultima Mostra di Venezia, Mandibules racconta di due criminali che scoprono una mosca gigante nel bagagliaio di un’auto rubata.


Sembra lo spunto per una pellicola criminale di Guy Ritchie che incontra un body horror di David Cronenberg. Il risultato è invece una commedia svitata che ricorda Scemo & più scemo, con due protagonisti ancora più scemi di Jim Carrey e Jeff Daniels. Possibile? Sì, nel surreale mondo di Mr. Oizo tutto è possibile, anche che Adèle Exarchopoulos non venga usata come bomba sexy come suo solito, bensì come bomba comica. Roba che se propone il suo personaggio del film in LOL – Chi ride è fuori, tutti gli altri concorrenti sono spacciati. Persino Caterina Guzzanti.


Oltre a un sacco di risate, Mandibules regala anche un tormentone irresistibile, pronto per essere usato nella vita di tutti i giorni. Quentin Dupieux, tu es un putain de génie.
(voto 7+/10)





Volevo nascondermi, il film sul Liga

$
0
0
 



Volevo nascondermi

Hanno fatto un film su Ligabue, artista vissuto in Emilia-Romagna. Ha vinto 7 David di Donatello, quindi dev’essere bello. I David sono affidabili, no?
"Io veramente avrei qualcosa da ridire..."

Si intitola Volevo nascondermi. Sono stupito. Di solito i film sugli artisti musicali prendono il titolo da uno dei loro pezzi più celebri. Come Bohemian Rhapsody sui Queen, Quando l'amore brucia l'anima Walk the Line su Johnny Cash, Rocketman su Elton John. Non conosco tutta la carriera di Ligabue, ma non ricordo suoi brani intitolati Volevo nascondermi. Non era meglio chiamarlo Certe notti, così si capiva subito di chi parla?

Come protagonista hanno preso Elio Germano. Resto stupito di nuovo. Non me lo vedo molto nella parte di Ligabue.

"Con questa lingua posso fare Gene Simmons dei Kiss, altroché Ligabue."

Mi aspettavo più uno Stefano Accorsi, che è un po’ l’alter ego cinematografico del Liga regista. Oppure un attore capellone. Comunque Elio Germano è un attore molto versatile e sorprendente, quindi sono sicuro si sia calato nella parte alla perfezione. E poi sempre meglio lui che Beppe Fiorello. O Pierfrancesco Favino, per carità bravissimo, solo che non è che mo’ adesso tutti i film biografici li deve fare lui.

"Certo che la mia parte te la potevano anche dare, Pierfrancesco."

Il film all’inizio è ambientato in Svizzera. Non sapevo che Ligabue fosse nato da quelle parti, però è sempre bello imparare cose nuove. Della sua musica poi manco l’ombra. Mi sa che è meglio così. Qualche pezzo decente nel corso della sua carriera l’ha anche fatto, anche se in questo momento faccio fatica a ricordare quali, ma in generale non è che le sue canzoni siano proprio il massimo. Non andate a dirglielo, però, che poi si offende e per dimostrare quanto è bravo tira fuori un altro disco.

"Sono il Liga, un grande rocker. Lo volete il mio autografo?"
"No, noi ragazzini d'oggi ascoltiamo solo la trap."
"Guardate che vi meno."

A un certo punto Ligabue si trasferisce in Emilia-Romagna. Dai che finalmente ci siamo. La pellicola è pronta per entrare nel vivo. Il Liga smette di esprimersi urlando contro il cielo e soltanto a versi e grida, anche perché se no poi lo accusano di copiare Vasco Rossi, e comincia a parlare. In dialetto reggiano stretto, ma per fortuna in soccorso arrivano i sottotitoli. Certo che uno si va a vedere quello che è stato premiato come il miglior film italiano dell’anno ai David di Donatello e poi si ritrova costretto a leggere i sottotitoli manco stesse guardando un mattone russo. Non li fanno proprio più i film italiani di una volta. Quelli tipo Amarcord di Federico Fellini.

"Qua c'è bisogno di un nuovo episodio speciale de L'indignato speciale."

Dite che Amarcord è una voce dialettale romagnola che significa “mi ricordo”?
È una cosa che non ricordavo.
E dite anche che Volevo nascondermi non è un film su Luciano Ligabue, il “rocker” di Correggio, bensì sul pittore e scultore Antonio Ligabue, nato a Zurigo e poi in seguito trasferitosi in Emilia-Romagna?
A questo punto, non so, la recensione la volete scrivere voi?


Ecco comunque spiegato il motivo per cui nel film non si sente manco mezza canzone del Liga. Grande pregio. Per il resto non è che mi abbia convinto del tutto. Volevo nascondermi è una visione ostica, che nella prima ora devo ammettere ha messo a dura prova la mia pazienza. A un certo punto sono riuscito a entrare nel mondo di Ligabue, Antonio Ligabue. In quello di Luciano Ligabue non credo di esserci mai entrato. Solo che proprio quando stavo per riuscire a capire il personaggio e a trovarlo geniale, sul più bello la pellicola finisce e bom. Tutto qua.

"Ma quindi alla fine di chi parla, questo film?"

Per quanto mi riguarda, meritato il David a Elio Germano come miglior attore protagonista, molto meno quello di miglior film. Non ho guardato tutti gli altri titoli in gara e non ho visto tutti i film italiani usciti nell’ultimo anno, ma già solo Favolacce per me è mille volte meglio. Volevo nascondermi mi ha fatto un po’ lo stesso effetto del film dei fratelli D’Innocenzo a Gabriele Muccino. Ho fatto fatica all’inizio, però ho proseguito nella visione io, senza arrendermi e senza esternare il mio disappunto sui social, nei confronti dei David e del mondo intero. Adesso comunque per protesta della vittoria di Volevo nascondermi su Favolacce vado a rassegnare le mie dimissioni da membro della Giuria dei David di Donatello.
(voto 6/10)




Nuevo orden: il nuovo ordine è quello di guardare 'sto film

$
0
0
 
 
 
Nuevo orden

In molti paesi del mondo è uscito con il titolo New Order, ma non è un film sul gruppo nato dalle ceneri dei Joy Division.
 
 
È un film su ricchi e poveri. Non ho detto sui Ricchi e Poveri, la band parodia italiana degli ABBA.
 
"Che confusione, sarà perché ti odio."
 
È più che altro un film su Ricchi vs. Poveri. In un Messico distopico che sembra uscito da una puntata di Black Mirror, i poveri cercano di sovvertire lo stato delle cose, per creare un nuovo ordine. La tendenza iniziale è quella di fare il tifo per loro, perché fight the power, no? Solo che mano a mano che la situazione procede, ci si rende conto che i poveri una volta ottenuto il potere non è che si comportino meglio dei ricchi e allora, qual è la morale di questa favola ben poco favolesca?

 
Che il potere fa schifo. Oh mio Dio, Pensieri Cannibali ha appena commesso il reato di spoiler?
 
 
 
No. Non è uno spoiler. È ciò che ne ho tratto io. La pellicola propone degli interrogativi, solleva dei dubbi, più che regalare delle risposte, quindi dentro ognuno può trovarci qualcosa di diverso. Ma se il potere fa schifo e questo è un film potente, significa che questo film fa schifo? No. Sarà una contraddizione, ma questa pellicola, così come il mondo in generale, vive di contraddizioni. Perciò restando in tema posso consigliarvi di dare un’occhiata a Nuevo orden, il Leone d’argento all’ultima Mostra di Venezia, anche se non è proprio la visione più piacevole e consigliabile della Terra. La prossima volta però fatelo un film sui New Order. Sui Ricchi e Poveri anche no, grazie. 
(voto 7/10)
 
"Pensieri Cannibali, smettila di sparare inesattezze sui Ricchi e Poveri.
Sono gli ABBA che hanno copiato loro, mica il contrario."

 
 
 

Little Fish, Big Movie

$
0
0




Little Fish

Little Fish è tante cose. È un film sulla pandemia. È una riflessione sulla memoria. È un Malattia Movie. Ed è un Boy Meets Girl romantico.

È un film sulla pandemia, ma non è né un disaster movie catastrofico con Gerard Butler, né un documentario di attualità. È un lavoro girato nel 2019 tratto da un racconto scritto da Aja Gabel nel 2011 in cui si immagina un virus che si diffonde ovunque, facendo perdere la memoria alle persone. Benvenuti nel mio mondo.

Di cosa stavo parlando?


Ah sì, di Little Fish, che è un film sulla pandemia, sulla memoria o meglio sulla perdita della memoria, un po’ come The Father con il premio Oscar Anthony Hopkins, e che quindi affronta il tema della malattia.

Protagonista è Olivia Cooke, un’attrice che, fin da quando l’abbiamo vista nella serie Bates Motel, ha sempre avuto a che fare con qualche problema fisico, si vedano anche Quel fantastico peggior anno della mia vita e il recente Sound of Metal. Non avete capito? Ho detto SOUND OF METAL, SIETE DIVENTATI ANCHE VOI SORDI?

"Ma cosa ti urli?"

Olivia Cooke incontra e si innamora di Jack O’Connell, mai dimenticato anche da chi ha problemi di memoria James Cook della serie Skins, e la pellicola svela la sua vera natura, quella di delizioso Boy Meets Girl romantico come se fossimo dalle parti di Se mi lasci ti cancello, giusto più pandemico e un po’ meno incasinato, e poi...

Di cosa stavo parlando?


Boh, probabilmente dell’Eurovision come tutti.




La musica di Maggio 2021: così tanta roba da sentire che un mese solo non basta

$
0
0
 
Pronti per sentire un po' di musica?

Ma come? Voi siete venuti qui per leggere, visto che Pensieri Cannibali è notoriamente un sito noto per la bella scrittura - forse - e invece dovete mettere in moto le orecchie?

Grazie a questo post, se siete un minimo multitasking, potete fare entrambe le cose.


Per me è no


#7 Martin Garrix, Bono & The Edge

"We Are the People" non è una cover della canzone omonima degli Empire of the Sun. Sembra invece la versione dance di "Ringo Starr" dei Pinguini Tattici Nucleari. In realtà è la "nuova" canzone di Bono e The Edge insieme a Martin Garrix e suona esattamente come ci si potrebbe immaginare un pezzo degli U2 remixato da un DJ di grido di oggi. Per la serie: canzoni create dall'algoritmo. Non è nemmeno una brutta canzone, ma ho il sospetto che ci romperà letteralmente le palle alla grande quest'estate, visto che è l'inno ufficiale di Euro 2020 2021.

 


#6 George Cosby

Elvis Presley per la TikTok Generation. Che lagna.

 


#5 J-Ax

J-Ax ormai fa solo due tipi di canzoni: il pezzo pseudo riflessivo ricca di banalità da boomer, e il tormentone zarro estivo che ogni anno è sempre più spento e una copia sempre più brutta di quello precedente. Per non farci mancare niente - ma che generoso! - l'ex idolo degli Articolo 31 negli ultimi giorni ci ha regalato entrambe le sue "specialità", quest'anno in versione Covid Edition.

   

 


 #4 Diodato

Il Divin Codino meritava una canzone ben più divina di questo inno alla retorica firmato Diodato, anche noto come "Il cantante italiano più sopravvalutato e ingiustamente premiato dell'anno 2020". Un pezzo telefonato per trionfare ai David di Donatello 2022, ma chissà che a sorpresa non venga beffato pure lui dal Checco Zalone di turno.

 


#3 Baby K

Si può rimanere delusi da un tormentone estivo di Baby K???

Sì, personalmente sì. Dopo un guilty pleasure di tutto rispetto come quello fatto lo scorso anno con Chiara Ferragni, quest'anno la regina dell'estate si presenta scarica con un singolo realizzato con tale Omar Montes, un tamarro che non è manco in grado di cantare in playback, Dios mío.

L'estate comunque è ancora lunga, a giugno Baby K pubblicherà il suo nuovo album e mi auguro che prima dell'arrivo ineluttabile dell'autunno ci regalerà un tormentone spaccamaroni degno di questo nome. O forse farei meglio a non augurarmelo.

 


#2 Takagi & Ketra, Giusy Ferreri "Shimmy Shimmy"

L'estate non è ancora cominciata. La stagione dei tormentoni estivi sì. E quest'anno mi sembra che facciano ancora più pena dello scorso anno. Takagi & Ketra giocano sul sicuro convocando di nuovo Giusy Ferreri e la loro canzone più che "Shimmy Shimmy"è scema scema.

 


#1 Deddy

Tra i concorrenti di Amici di Maria de Filippi di quest'anno mi sembra che ci sia poco da salvare, e molto da mettersi le mani tra i capelli. E soprattutto sulle orecchie. Sangiovanni se si mette a lavorare con qualche produttore giusto, in futuro qualcosa di decente potrebbe anche tirarlo fuori. Aka 7even bah, potrebbe avere del potenziale, ma per adesso si vede in maniera molta sfocata. Il peggiore dei finalisti comunque mi sembra Deddy, uno che non sai manco se devi definirlo cantante o rapper, per non offendere nessuna delle due categorie.

 



Per me è boh

Coldplay

Io ci spero sempre, illuso. Nonostante anni di delusioni, con gruppi con cui sono cresciuto come i Muse, gli Smashing Pumpkins e i Coldplay ci spero sempre che ritornino ai fasti di un tempo. In attesa del nuovo album, il gruppo di Chris Martin è tornato con "Higher Power", un pezzo che sembra seguire la scia di "Blinding Lights" di The Weeknd nel revival del pop da radio commerciale anni '80. Le sonorità sono carine, peccato che come al solito eccedano con i cori da stadio. Non una delusione totale, ma nemmeno una folgorazione degna di un Potere Superiore.

 


St. Vincent

Se i Coldplay e molti altri artisti si tuffano sui suoni anni '80, St. Vincent con la sua DeLorean fa invece un salto nei 70s. "Daddy's Home"è un album con una manciata di pezzi buoni, su tutti "Down", però nel complesso non mi convince. Un disco valido, ma da lei a questo punto della carriera mi aspettavo il Capolavoro.

 



Per me è sì


#12 Duran Duran

Spiace, anche se non sorprende, vedere i telegiornali nazionali che parlano dei Duran Duran come del gruppo del film Sposerò Simon Le Bon e di The Wild Boys tormentone di Drive In, come se fossero stati dei one-hit wonder stile Tokio Hotel degli 80s e niente più. Passata da un pezzo l'epoca dei paninari, sono ormai decenni che, pur tra alti e bassi, fanno musica di tutto rispetto. Il nuovo singolo "Invisible", primo estratto dal loro nuovo album "Future Past" in arrivo a ottobre, ce li ripropone in ottima forma. I Duran sono la dimostrazione vivente di come si possa uscire vivi dagli anni '80.

 


#11 Lord Huron

Fuori dal tempo. La condizione in cui si trovano i Lord Huron è proprio fuori dal tempo. Dopo essersi fatti conoscere con "The Night We Met", pezzo cult della colonna sonora della serie Tredici - 13 Reasons Why, i Lord Huron hanno appena pubblicato un album, "Long Lost", che farà felici tutti gli amanti delle sonorità rétro che più rétro non si può, tra western rock, atmosfere da film di David Lynch e melodie dritte dal passato. Più che un gruppo, una capsula del tempo.

 


#10 Caparezza

"Io sono Caparezza / Vengo dalla monnezza", cantava un tempo. Il suo nuovo album "Exuvia" invece non proviene dalla monnezza. Pur non convincendomi nella sua interezza, dentro c'è persino troppa roba, è un lavoro che contiene alcuni pezzi notevoli, su tutti "Campione dei Novanta". Qualcuno l'ha definito il lavoro migliore della sua carriera, per me non lo è. Il suo disco cui sono più legato, e che probabilmente preferirò sempre, è "Verità supposte", che nei primi Duemila ha fatto da colonna sonora alle mattinate passate in giro saltando le lezioni universitarie insieme agli amici Carlo e Torto.

 


#9 Blind Channel

La mia personale rivelazione dell'Eurovision Song Contest 2021, che ha visto il meritato trionfo dei Måneskin. I Blind Channel sono la versione finlandese dei Linkin Park - detto da me è solo un complimento - e ascoltandoli mi sento come se avessi di nuovo 18 anni.

   


#8 Cosmo

Questione di prospettiva. Cosmo può essere visto come un Jovanotti che ce l'ha fatta, o come un Jovanotti che non ce l'ha fatta. La prima perché il suo nuovo "La terza estate dell'amore"è quel tipo di album libero, anarchico, percussivo, con testi che sembrano flussi di coscienza e incurante di ogni logica commerciale che Lorenzo avrebbe sempre sognato e invece non è mai riuscito, o non ha mai osato fare. Cosmo però può anche essere visto come un Jovanotti che non ce l'ha fatta perché non ha la sua stessa fama, e probabilmente non ce l'avrà mai. Cosa che, a sentire questo disco, non sembra importargli più di tanto. Non facile da metabolizzare, ma è il classico album che cresce con gli ascolti.

 


#7 Motta

Non mi piace il panettone Motta. A dirla tutta, non mi piacciono i panettoni in generale. Senza offesa per i panettoni che mi leggono, ma sono un'offesa per la categoria dei dolci veri. Non hanno manco un gusto dolce. Hanno un gusto strano. Pure i cinepanettoni mi fanno schifo. Tutto questo per dire che c'è invece un Motta che mi piace. Il cantautore pisano. Quello che i patiti di spetteguless conoscono come il marito di Carolina Crescentini, la “cagna maledetta” di Boris. I suoi due primi due album “La fine dei vent'anni” e “Vivere o morire” sono tra i miei dischi italiani preferiti degli ultimi anni e la curiosità per il suo nuovo lavoro era quindi alta. Insieme al timore che, dopo la sua partecipazione a Sanremo 2019 con “Dov'è l'Italia”, volesse prendere una direzione più commerciale e mainstream. Così per fortuna non è. Il suo terzo album si chiama “Semplice” ed è semplice solo nel titolo. In realtà è un giuoco di equilibri complesso tra il voler essere più comunicativo, più diretto, e allo stesso tempo mantenere il timbro dark e notturno della sua musica. Semplice? Semplice 'na sega, come si dice nella sua Toscana, e non solo lì. Alla fine non sarà un disco tanto semplice, ma bello sì.

 


#6 Girl in Red

Si fa chiamare Girl in Red, forse perché se andassi in un negozio di dischi a chiedere un disco di Marie Ulven Ringheim ti beccheresti di sicuro un “Eeeeh???”. O magari anche una denuncia per turpiloquio. Che poi esistono ancora i negozi di dischi? Fatto sta che la 22enne norvegese meglio nota come Girl in Red è appena arrivata nei negozi di dischi fisici, quelli che esistono ancora, e in quelli virtuali, con il suo album d’esordio. Il suono è un perfetto incrocio tra il rock chitarroso degli anni ’90 e il bedroom pop alla Billie Eilish che va tanto oggi tra i veri giovani d’oggi e i fintiggiovani come me. Dentro ci sono singoli bomba come “Serotonin”, “You Stupid Bitch” e l’epica “Rue”, ispirata all’omonimo personaggio interpretato da Zendaya nella serie Euphoria, insieme a chicche tutte nuove. Ne sentiremo ancora parlare, quindi cominciate a segnarvi il suo nome. Si scrive Marie Ulven Ringheim, si legge Girl in Red.



#5 Chloe Moriondo

Noi ridiamo e scherziamo e perdiamo tempo sui social e sui blog, ma nel frattempo c’è una generazione di ragazzine appena maggiorenni che ha già fatto più di quanto noi potremmo sognare di fare in tutta la nostra vita. Oltre a Greta Thunberg, Billie Eilish, Olivia Rodrigo e dalle nostre parti Madame, al loro club s'è iscritta anche Chloe Moriondo. A 18 anni è una star di YouTube con più di 3 milioni di iscritti al suo canale e ha appena pubblicato il suo secondo album, “Blood Bunny”, un gioiello insanguinato di musica pop-rock che a tratti ricorda Avril Lavigne, Paramore, beabadoobee e Soccer Mommy, e che soprattutto denota una personalità tutta sua. Tra gli highlights si segnala la cannibalesca “I Eat Boys”, ma è un ascolto fresco e scoppiettante in generale. Io a 18 anni imparavo a fatica a usare il mio primo cellulare, un Siemens C25 tanto per la cronaca, Chloe Moriondo a 18 anni rappresenta il presente e il futuro del nuovo cantautorato americano. E chissà cos’altro potrà combinare ancora.

 


#4 Billie Eilish

Incanto puro. Ogni volta che sento "Your Power" di Billie Eilish non riesco a non farmi venire gli occhi lucidi, anche se sono in giro con le cuffiette e la gente che mi vede pensa sia pazzo.

  


#3 Iosonouncane

1 ora e 50 di musica indefinibile. "IRA" di Jacopo Incani in arte Iosonouncane non è un disco. E' un'esperienza di vita. E' scritto in una lingua che mescola inglese, arabo, francese, spagnolo, tedesco e italiano. A me ricorda, più nell'attitudine che nei suoni, certe cose di Sigur Rós, Nine Inch Nails e Radiohead, ma ognuno può trovarci altro. La tentazione può essere quella di bollarlo o come un capolavoro assoluto o come una cagata pazzesca. Io non sono ancora riuscito a digerirlo del tutto, il penultimo pezzo "hajar" con i suoi 11 minuti giocati sullo stesso ripetitivo suono ad esempio saranno perfetti come colonna sonora di un horror ma a me fanno venire voglia di sbattere la testa contro il muro, eppure mi affascina sempre più. Datemi tempo, diciamo 2 o 3 anni, e potrei arrivare ad amarlo totalmente.

 


#2 Vasco Brondi

Le luci della centrale elettrica si sono spente, ma la sua musica continua a illuminare. Per la prima volta Vasco Brondi ha deciso di fare nomi e cognomi. O almeno, il suo nome e cognome. “Paesaggio dopo la battaglia” è un nuovo inizio, con cui il cantautore cresciuto a Ferrara conserva la sua capacità narrativa, la sua abilità nel disegnare paesaggi con le parole, e ritrae il nostro paese in maniera lucida e allo stesso tempo poetica. Questa volta inoltre Vasco B, il vero Vasco nazionale, ha sviluppato un più accentuato gusto per la forma canzone, per la melodia, cosa che non significa abbia venduto il culo a un brand, per citare un altro fuoriclasse delle parole come Willie Peyote. Significa solo che Vasco Brondi è diventato un pochino più accessibile e avrà anche cancellato il marchio Le luci della centrale elettrica, ma non la sua identità. “Paesaggio dopo la battaglia” è un ascolto che a tratti fa male, eppure fa sentire bene, fa sentire meno soli. È uno di quei dischi da abbracciare. È un album da amare e fare quello che volete.

 


#1 Olivia Rodrigo

È uscito il disco che tutti noi 18enni stavamo aspettando. 18enni per l'anagrafe o nell'animo, non stiamo a sindacare. L'album d'esordio di Olivia Rodrigo, anche attrice di High School Musical: The Musical: La serie che consiglio perché è uno spasso stile Glee dei primi tempi, non cambierà la storia della musica. In compenso è un disco destinato a diventare un futuro classico per le nuove leve. Tra 20 anni, i giovani d’oggi probabilmente diranno: “Ah, bei tempi quelli dell’esordio di Olivia Rodrigo e della pandemia... a parte la pandemia”. “SOUR” è un po’ il “Jagged Little Pill” o il “Let Go” della Generazione Z, ma è un lavoro in cui chiunque ricordi com’è avere 18 anni e il cuore spezzato può ritrovarsi. Ascoltare Olivia Rodrigo fa lo stesso effetto di andare a rileggersi una vecchia Smemo. Decidete voi se è una cosa positiva o meno. Non fate solo l’errore di sottovalutarla. Oltre la hit mondiale “Drivers License” c’è di più e ho l’impressione che tra 20 anni ricorderemo questo debutto come il primo passo di una carriera spettacolare, non solo da popstar.

 



Guilty Pleasure del mese
Margherita Vicario

La mia nuova cantante italiana preferita, o quasi. Margherita Vicario con il suo nuovo album ha letteralmente fatto "Bingo". Questo è il pop tricolore, fresco e frizzante ma non scemo, che ci meritiamo.

 


Cotta del mese
H.E.R.

Amo e amerò H.E.R. per sempre, anche solo perché ha soffiato l'Oscar 2021 per la miglior canzone originale in un film a Laura Pausini, impedendo così una delle peggiori vergogne nella storia degli Academy Awards. E comunque non è l'unico motivo per amarla...

 


Video del mese
Checco Zalone

Amo e amerò Checco Zalone per sempre, anche solo perché ha soffiato il David di Donatello 2021 per la miglior canzone originale in un film a Laura Pausini, impedendo così una delle peggiori vergogne nella storia dell'Accademia del Cinema Italiano. E anche perché la nuova "La Vacinada"è davvero contagiosa.

 




Serial Killer di Maggio 2021: le serie che dovevate chiudervi in casa a vedere anche se il lockdown è finito

$
0
0
 



Facile fingersi appassionati di serie TV quando c'è il lockdown. I veri maniaci seriali si vedono però quando le restrizioni finiscono. Bello uscire, ma bello anche restare in casa a gustarsi qualche serie, nuova o vecchia che sia, e nell'ultimo mese le cose da vedere non sono mancate.



Serie Top del mese

Omicidio a Easttown - Mare of Easttown
(miniserie, episodi 1-6)

Mare of Easttown non vuol dire Mare di Easttown. E questa è la prima sorpresa della miniserie. “Mare” è un “false friend” e in italiano significa “cavalla”. Cavalla di Easttown, quindi, ma che razza di titolo è?

La seconda sorpresa è che Mare è il nome della protagonista. Ma che razza di nome è?

"Sarà bello il tuo nome, Cannibal Kid."

La terza sorpresa, almeno per qualcuno, è che la protagonista è interpretata da Kate Winslet. In realtà la star di Titanic non è nuova al piccolo schermo, visto che aveva già recitato nell'ottima miniserie Mildred Pierce, con cui aveva vinto l'Emmy e il Golden Globe e 'sta volta potrebbe fare il bis. Cosa che non sarebbe una grande sorpresa.

"Qualcuno mi spiega come faccio a fare il bis, se i prossimi Golden Globe sono stati annullati?"

Per evitare confusioni, la serie arriverà in Italia a breve come “Omicidio a Easttown”. Titolo che lascia un dubbio: l'omicidio di chi? Questo non ve lo dico. Lascio a voi il (dis)piacere di scoprirlo, guardando una produzione non particolarmente innovativa, però capace di costruire bene e con i suoi tempi non solo l’avvincente caso crime al centro della storia, ma anche i suoi sfaccettati personaggi. Se vi sono piaciute The Killing, True Detective e soprattutto Sharp Objects, troverete serie per i vostri denti. Se non vi è piaciuta Sharp Objects de gustibus, ma che schifo de gustibus avete?


Chiamami ancora amore
(miniserie)


Ok tutti i tremila Oscar a Frances McDormand, ma lo vogliamo dare almeno un Telegatto a Greta Scarano? Dopo essersi trasformata in Ilary Blasi senza trasformarsi in una macchietta o in una sua parodia per Speravo de morì prima, adesso l’attrice romana de Roma illumina una nuova miniserie.


Chiamami ancora amore è una Rai Fiction di qualità, con tutti i pregi e i difetti del caso annessi. Si vede che non è la HBO, non tutti i membri del cast sono dei fuoriclasse, però i due protagonisti funzionano ed è questa la cosa più importante. Come in una Storia di un matrimonio de’ noantri, la vicenda è incentrata sulla travagliata separazione di una coppia, formata dalla Greta nazionale insieme al promettente Simone Liberati, e sulla loro battaglia per la custodia del figlio. Che poi è un ragazzino abbastanza insopportabile, quindi vale così tanto la pena scannarsi per lui? Piuttosto scannatevi per le cose importanti, tipo i soldi, LOL.

"I soldi, è vero! Perché non c'ho pensato prima?"

Tra flashback, conflitti mucciniani e le note di Jeff Buckley, questo family drama all’amatriciana risulta parecchio saporito.


The Mosquito Coast
(stagione 1, episodi 1-5)

Bella zio!” deve aver pensato Justin Theroux leggendo il romanzo di suo zio Paul Theroux, The Mosquito Coast, pubblicato nel 1981 e già diventato un film nel 1986 diretto da Peter Weir con Harrison Ford, Helen Mirren e River Phoenix. Justin Theroux ha così deciso di produrre e interpretare una serie tratta da quel libro, in cui ha la parte di un uomo disgustato dalla civiltà occidentale, che vive isolato con la famiglia e non permette ai figli di usare i cellulari, o manco guardare film e serie TV. Quindi sottrae potenziale pubblico alla sua stessa serie.


Il protagonista di The Mosquito Coast è un uomo in fuga dalla società con la polizia alle calcagna che ci tiene a mantere nascosta la sua identità. Perché? Cos’ha combinato?
Non ve lo dico:

A) Perché non mi piace fare spoiler.

B) Perché non lo so nemmeno io.

Dopo quel sempre troppo sottovalutato capolavoro di The Leftovers, l’ex Signor Aniston anche noto come Justin Theroux è il protagonista di una serie dalle atmosfere e dai toni differenti, ma comunque giocata sul mistero e sul saperti tenere incollato allo schermo nella speranza di capirci qualcosa. Arrivati alla fine ne sapremo di più? Nel frattempo è meglio allacciarsi le cinture e gustarsi il tortuoso viaggio.


Halston
(miniserie)

Dai produttori di American Horror Story e American Crime Story, ecco a voi American Fashion Story. Personalmente ne sentivo un certo bisogno. Pensavo di avere una conoscenza del mondo della moda medio-bassa. Ora che ho visto la miniserie Halston ho realizzato che invece ne avevo una conoscenza proprio bassa-bassa e per colmare le mie lacune non mi basta seguire Chiara Ferragni su Instagram. Specie da quando si è messa a indossare ciabatte con i calzini bianchi.

"Ciabatte con i calzini bianchi???
Come ho potuto?"

Prima di questa miniserie non avevo mai manco sentito nominare Halston, uno degli stilisti statunitensi più celebri di sempre. Una specie di Calvin Klein – ma non ditelo ad alta voce altrimenti si rivolta nella tomba – che si è imposto più in patria che dalle nostri parti. Per quanto non particolarmente innovativo, Halston è un biopic in 5 puntate che scorre veloce ed elegante come una top model in passerella.

"Halston, non metto in dubbio che tu sia un genio della moda, ma a me questo più che un vestito sembra una tovaglia."

È una classica storia di ascesa e declino di uno stilista che ha fatto una vita da rockstar a cavallo tra gli anni ’60 e gli ‘80 e il suo aspetto più interessante, almeno per quanto mi riguarda, sta nel conflitto tra arte e commercio, tra vendere e svendersi. Oltre a ricordarci di come Ewan McGregor sia un ottimo attore, spesso sottoutilizzato, che in versione glam, si veda anche Velvet Goldmine, ha la possibilità di scatenarsi.



Serie Flop del mese

Jupiter's Legacy
(stagione 1, episodi 1-3)

L'hanno fatta di nuovo. Un'altra serie sui supereroi, che vorrebbe raccontarli da un punto di vista differente, innovativo, rivoluzionario. Certo, certo.

Jupiter's Legacy vorrebbe essere trasgressiva come The Boys, con un tocco di family drama alla Superman & Lois, finendo per risultare solo qualcosa di già supervisto e di cui ormai non se ne può più. Voglio un supereroe che ci salvi da film e serie sui supereroi!


Domina
(stagione 1, episodio 1)

Oh, vediamoci un po' questa serie con Kasia Smutniak, che mi piace. Non solo fisicamente, dico anche come attrice. Inizia il primo episodio e di Kasia non c'è traccia. Il suo personaggio, quello di Livia Drusilla, consorte dell'imperatore romano Augusto, viene raccontato fin da quando è parecchio giovane e a vestirne i panni c'è un'altra attrice, Nadia Parkes.

"Miii, che palle. Quando arriva Kasia?"

Morale della favola: è una di quelle serie storiche che mi fanno sbadigliare, ho visto a fatica il primo episodio e non sono riuscito ad arrivare al punto in cui entra in scena Kasia Smutniak. Mi spiace, ma non ce l'ho fatta ad andare avanti. Fatemi sapere se mi sono perso qualcosa di interessante.



Guilty Pleasure del mese
La compagnia del cigno
(stagione 2)

La seconda stagione de La compagnia della sfiga del cigno è stata così assurda, esagerata e tragicomica, che me la sono goduta alla grande. Si è spinto così tanto il pedale sul drama, ci sono state così tante svolte di trama così, de botto, senza senso e la recitazione è sempre stata così sopra le righe, che alla fine ha funzionato più come comedy. E non per le non troppo riuscite battute presenti. Involontariamente divertente, ma comunque divertente.

Rispetto alla prima stagione, in cui erano state proposte cover di Radiohead e Miley Cyrus, anche la parte musicale a questo giro ha lasciato parecchio a desiderare. La chicca è però stata Rocco Tanica che al piano ha intonato "Shpalman".
 


Cotta del mese
Aleksandra Skraba, Sandra Drzymalska e Maria Sobocinska (Sexify)

Dopo il successo del film soft-porno 365 giorni, si ripete la combinazione Polonia + sesso + Netflix. Questa volta con risultati decisamente migliori. Sexify è una commedia erotica divertente e leggera. Tra American Pie e la commedia sexy all'italiana, solo in chiave moderna e virata al femminile. Tra i motivi per vederla ci sono anche le tre protagoniste, Aleksandra Skraba, Sandra Drzymalska e Maria Sobocinska (la mia preferita), molto carucce e a tratti anche sex(if)y.


Performer of the Month
Thuso Mbedu (La ferrovia sotterranea - The Underground Railroad)

La ferrovia sotterranea - The Underground Railroad non si può certo definire una visione leggera o gradevole. La serie creata e diretta da Barry Jenkins, il regista di Moonlight, sembra un incrocio tra 12 anni schiavo e The Handmaid's Tale. In taluni momenti è un pugno allo stomaco, in talaltri si dilunga ed è anche un po' noiosetta, va detto. Arrivato a metà del viaggio, a 5 episodi su 10, una certezza comunque ce l'ho già: Thuso Mbedu è protagonista di un impressionante tour de force, sia recitativo che fisico, e di lei credo sentiremo parlare ancora parecchio.


Episodio Reunion del mese
Friends: The Reunion

Era il 23 giugno 1997 e su Rai 3 veniva trasmesso per la prima volta in Italia il pilota di Friends, giusto con 3 anni di ritardo rispetto agli USA. Ho capito subito che avrei seguito quella serie per sempre. Mi sono guardato tutti e 236 gli episodi, e vi assicuro che all'epoca, tra cambi di orario e di rete, non è stato facile. Ma che ne sanno i 2000? Una volta finita la serie ho voltato pagina, da allora credo di non aver mai più rivisto manco un episodio e non sapevo bene cosa aspettarmi da questa reunion. Sarà la solita operazione nostalgia, pensavo.

E così è stato, e io in quella nostalgia ci ho sguazzato alla grande, nuotando in mezzo alle mie stesse lacrime. Dall'inizio alla fine è stato un susseguirsi di momenti toccanti, alternati a qualche risata garantita soprattutto dalla battute acide di un Matthew Perry invecchiato male, ma se non altro ancora vivo.

"Sono invecchiato male io? Ma dite sul serio?"

E dalle battute di Matt LeBlanc, quello cambiato di più. Ora ha i capelli bianchi e “qualche” chilo in più, però sembra anche quello più felice e sereno.


Al di là di qualche cambiamento esteriore, in alcuni casi dovuto più al botox che al passare inesorabile degli anni e ogni riferimento a Courteney Cox è puramente casuale, i magnifici sei sono rimasti gli stessi e si fa fatica a distinguerli dai loro personaggi.

"Chi non s'è mai fatto un ritocchino?
Andiamo Cannibal, ammettilo che pure tu sei rifatto."

David Schwimmer è ancora quello che continua a fare i discorsi noiosi che nessuno si fila.

"Spero che alla reunion non abbiano invitato anche la scimmia Marcel, altrimenti la gonfio di botte."

Lisa Kudrow resta quella stramba pure nella vita reale.


E di Jennifer Aniston è impossibile non innamorarsi di nuovo ogni volta.


Non so come possa apparire questa reunion agli occhi di quelli a cui Friends non ha cambiato la vita. Qualche guest star è azzeccata, come Lady Gaga in versione Phoebe Buffay.


Altre invece mi sono sembrate evitabili, come Justin Bieber e i BTS. Gente che al massimo è cresciuta con Hannah Montana, cosa c'azzecca con i “nostri” Friends?

"Io intanto ho fatto una foto con loro e voi no!"

Posso solo dire che per me è stato come ritrovare dei vecchi amici. Magari non ci si becca per anni, ma quando li rivedi è come se il tempo non fosse mai passato. Certo che, da una serie che mi ha regalato così tante risate, non mi aspettavo mi avrebbe fatto versare così tante lacrime.




Non c'è niente di più divino, del codino di Baggino

$
0
0




Il divin codino

Mannaggia a Baggio! Se ho iniziato a tifare Juve è tutta colpa sua. Ai tempi in cui ho cominciato a seguire il calcio lui giocava lì e quindi non ho potuto fare altro che diventare gobbo. Dopo Moggiopoli ho smesso di esserlo, anche se non ho mai cambiato squadra. In Italia credo non esista eresia più grande del cambiare squadra di calcio. Per imitarlo mi ero persino fatto crescere il codino, con un risultato tutt'altro che divino.

Vedete questo codino?
Ecco, il mio non c'entrava niente."

Non pensate però che il film Il Divin Codino sia indirizzato solo agli juventini, anzi. La parte in biancoenero della carriera di Roby Baggio è DEL TUTTO saltata. Ora potete esultare.


Il Divin Codino si concentra su altri tre periodi della sua vita: le origini in serie C al Vicenza, il maledetto Mondiale USA '94 e la “risurrezione” con la maglia del Brescia guidato da Carletto Mazzone, qui interpretato da un sorprendente Martufello, che avrebbe meritato un tempo supplementare.


Il cuore del film sta nel famigerato rigore sbagliato da Baggio che ha consegnato il Mondiale al Brasile. Un momento che ha insegnato un po' la vita non solo a Diodato, che ha scritto la canzone tema della pellicola, ma anche a me. Lì ho capito non solo che pure i miti potevano sbagliare, ma anche che il mondo può regalarti delle gioie incredibili, e subito dopo toglierti tutto senza pietà.


Un grazie per avermelo ricordato a questo film che, più che dalle parti del grande cinema di serie A, milita tra le fila delle fiction di serie B. Poco importa, però, perché le emozioni arrivano lo stesso. Tutto merito del personaggio di Baggio. Un calciatore buddhista atipico e un antidivo diventato suo malgrado un'icona pop. Si perdonano così anche le sue interpretazioni non tutte fenomenali, i suoi dialoghi banalotti e i suoi errori. Come l'uso di “1979” degli Smashing Pumpkins, pezzo pubblicato soltanto nel 1995 che fa da colonna sonora al periodo di USA '94. Il Divin Codino lo si venera comunque. Anche e soprattutto quando sbaglia.
(voto 6+/10)

"Coraggio, abbiamo preso 6+. Non è andata così male."
"Ma io veramente piango perché nel film non è presente manco una scena in cui giochi nella Juve."




Crudelia, voglio essere il tuo cane

$
0
0




Crudelia


Crudelia De Mon, Crudelia De Mon, tu puzzi come un capron...
No, scusate. Ho fatto confusione con la reunion di Friends.
Com'è che faceva la canzone de La carica dei 101?


Crudelia De Mon, Crudelia De Mon, farebbe paura persino a un leon, al sol vederla muori d'apprension. Sì, ecco come faceva. Guardando il film d'animazione Disney le persone normali facevano il tifo per quei dannati dalmata. Io invece stavo dalla parte di Crudelia. D'altra parte, come dice un personaggio che sembra Achille Lauro nel film a lei tutto dedicato: “Amo dire che 'normale'è l'insulto più crudele che esista, e non me l'hanno mai detto”.

"Io veramente pensavo di sembrare più David Bowie che Achille Lauro, ma pazienza..."

Crudelia è un film che parla di disturbo bipolare, vestito da pellicola disneyana. È come se Tim Burton avesse girato un lavoro Disney. Dite che ne ha già girati? Ok, allora diciamo che è come se Tim Burton avesse girato un film Disney riuscito.

"Mi stai dicendo che Alice in Wonderland non è un film riuscito?
Guarda che ti faccio un culo così!"

Una specie di Joker per famiglie che incontra Il diavolo veste Prada ambientato nella Londra anni '70. Con una colonna sonora fa-vo-lo-sa. C'è del genio ad accompagnare una sfilata di (finte) pellicce di dalmata con le note di “I Wanna Be Your Dog” degli Stooges.


E c'è una Emma Stone per l'ennesima volta da Oscar, che riesce nell'impresa di non trasformarsi in una macchietta cartoonesca nemmeno per un secondo, contro un'altra Emma, Thompson, non da meno.


Costumi pure da Oscar. Non che me ne intenda, ma questi sono uno spettacolo nello spettacolo.


Peccato sia pur sempre una pellicola Disney e quindi sono bandite le sigarette, un tratto distintivo del personaggio. Cosa che viene fatta notare ironicamente nella scena in cui sembra che Crudelia si stia per accendere una siga, e invece si dà fuoco all'abito. Rendiamoci conto: nei film Disney del 2021 è socialmente accettabile darsi fuoco, ma fumare no.


Chiudendo un occhio su questo particolare, la pellicola diretta con un ritmo vertiginoso da Craig Gillespie, già regista di Tonya, è la origin story che si meritava questo personaggio, forse il mio preferito in assoluto tra quelli disneyani. Io comunque attendo la versione director's cut in cui Crudelia indossa una pelliccia di dalmata vera e fuma come una ciminiera.
(voto 7,5/10)





Si vive una volta sola, ma non ditelo ai gatti

$
0
0
 


Si vive una volta sola

Carlo Verdone ha fatto una supercazzola. In tutti i sensi. Voleva girare il suo personale Amici miei, invece gli è uscito fuori un cinepanettone fuori tempo massimo. Un insieme di scenette che vorrebbero invano essere divertenti, messe insieme alla buona attraverso una storiella già vista e stravista.

Premetto che io a Carlo Verdone voglio comunque bene di default e un paio di risate ignoranti anche in questo caso me le ha fatte fare, però è davvero difficile non notare quanto sia imbarazzante il suo ultimo Si vive una volta sola. E speriamo anche che un film così brutto lo giri una volta sola.

La prima parte della pellicola scivola lenta e faticosa come una brutta puntata di Scherzi a parte. Tra l'altro come vittima degli scherzi di Verdone e compagni finisce Rocco Papaleo, uno dei comici meno simpatici nella storia di comici, e quindi non si riesce a provare manco un briciolo di compassione nei suoi confronti. Anzi, viene da gridare: "Ma bullizzatelo ancora di più!".

"Li mortacci tua!"

Viene quindi da chiedersi se non siamo noi spettatori a essere finiti vittima di un brutto scherzo da parte di Carletto, anche perché poi, dopo una prima parte che sembra troppo brutta per essere vera, il film sembra finalmente imbroccare un altro sentiero. Dai, che forse ci siamo. Nella seconda parte Si vive una volta sola diventa un classico road movie. L'entusiasmo ben presto però si spegne, così come pare essersi spenta del tutto la fiamma dell'ispirazione di Verdone. Non che i suoi ultimi lavori fossero dei capolavori, però se non altro riuscivano sempre a regalare almeno qualche riflessione amara, che qui invece affoga in un mare di comicità vecchia e stanca degna di un varietà medievale di Pulcino Pio e Amedeo Minghi.


Ho cercato una GIF divertente di Pio e Amedeo da inserire a questo punto, ma non ne ho trovate. Non capisco come sia possibile.


Una pellicola vacanziera che - ahinoi - ben presto si rivela, nei suoi momenti migliori, la versione brutta di Odio l'estate. Ecco, se con quel lavoro Aldo, Giovanni e Giacomo sono tornati finalmente ai fasti di un tempo, Verdone invece a questo punto ha raggiunto il livello de Il cosmo sul comò. La buona notizia è questa. Peggio di così, difficilmente potrà fare. Daje Carlé, che ora comincia la discesa!
(voto 4/10)

"Andrà tutto bene. Come l'uscita di questo film nelle sale."





Bo Burnham: Inside, all’improvviso il genio

$
0
0
 



Bo Burnham: Inside

Spesso si usa la parola genio a sproposito. Non è questo il caso. Bo Burnham è un maledetto genio. Comico, attore e anche cantautore, ha iniziato a farsi conoscere con dei video su YouTube.

 

Dopodiché ha fatto varie altre cose, tra cui esordire alla regia con la splendida pellicola sulla pre-adolescenza Eighth Grade - Terza media, e comparire al fianco di Carey Mulligan in alcune delle scene più memorabili di Una donna promettente.

"Ma siamo noi quelli sulla header di Pensieri Cannibali?"
"Non ho idea di cosa tu stia parlando."

Nel periodo del lockdown, mentre noi non combinavamo un bel niente, lui ha realizzato da solo in una sola stanza della sua casa un intero film. Uno speciale comico spassoso che è anche un musical con canzoni di notevole livello (da un paio di giorni ascoltabili pure su Spotify) che è anche un'acuta presa in giro dei video di YouTube con cui lui stesso ha cominciato a farsi notare che è anche una riflessione ironica sull'attuale società incentrata sui social media che è anche uno sguardo tragicomico alle nostre vite da zombie attaccati agli smart phone che è anche una seduta di autopsicoanalisi che è anche un inno alla creatività e all'arte di arrangiarsi con pochi mezzi a disposizione in mezzo a una pandemia girato recitato e cantato alla grande.

"Questo sono io che commento la recensione di Pensieri Cannibali che commenta il mio film"

A voler fare proprio i pignoli, la seconda parte del lavoro è un po’ meno efficace della prima e Bo Burnham sembra non saper bene come concludere questo suo tour de force attoriale, registico e musicale. Forse perché, come lui stesso ammette, una volta finita quest'opera, cos'altro ha da fare? E noi, dopo aver visto Bo Burham: Inside, cos'altro possiamo guardare di così geniale?
(voto 7,5/10)




Shiva Baby: i funerali sono brutti, ma gli shiva sono peggio

$
0
0



Shiva Baby

Danielle è una ragazza ebrea bisessuale che partecipa a uno shiva. Di cosa si tratta? Nella trazione ebraica, è un periodo di una settimana di dolore e lutto durante il quale i partecipanti si radunano a casa di uno di loro e ricevono visitatori. In altre parole, è una specie di rinfresco dopo un funerale. In altre parole ancora, è una di quelle occasioni in cui vedi parenti e conoscenti vari che ti chiedono a raffica: “Sei fidanzato?”, “Perché non sei fidanzato?”, “Sei dimagrito?”, “Sei ingrassato?”, “Lavori?”, “Studi?”, “Ah, non fai niente?” e altre gradevoli domande di questo tipo, per cui la risposta migliore è sempre: “A parte che sono cazzi miei”.


A questo, nel caso di Danielle si aggiunge anche la presenza della sua ex ragazza...


...e dell'uomo più grande di lei, che possiamo definire il suo “sugar daddy”, con cui si vede e che è lì con la sua moglie perfetta e la sua figlia piangente.


La regista esordiente Emma Seligman ci racconta questa vicenda da incubo con toni che mixano la commedia alla Woody Allen, il coming of age in stile Lena Dunham e l'horror più agghiacciante che possiate immaginare. Il tutto in 78 minuti appena, titoli di coda compresi, per un debutto breve ma intenso, molto intenso, che ci ricorda di come un buon film non debba per forza durare 4 ore. Zack Snyder, perché ti fischiano le orecchie?
(voto 7/10)




The Conjuring – Un esorcismo al giorno, toglie il diavolo di torno

$
0
0
 



The Conjuring – Per ordine del diavolo
(titolo originale: The Conjuring: The Devil Made Me Do It)

Il 18 luglio 1981, Ed e Lorraine Warren vennero chiamati per documentare l'esorcismo di David Glatzel. Aveva 8 anni.

Oh, ma mai nessuno che questi li invita a una semplice festa o un'apericena?

"Apericena?
Vade retro!"

Se i precedenti capitoli non erano niente male, esclusi gli orridi spin-off dedicati ad Alessandra Amoroso alias Annabelle, ormai la saga horror di The Conjuring ha fracassato i crocifissi, e non solo quelli. Il Male vero sono i franchise che si ripetono stancamente all'infinito, altroché il Diavolo.

"Ma chi ce l'ha fatto fare 'sto film?"
"Il Diavolo. O più che altro la voglia di fare il bagno nelle banconote."

Volete vedere una saga horror davvero spaventosa e sorprendente? Cominciate a seguire Salvini sui social, ogni giorno se ne inventa una nuova.
(voto 4/10)

"Modestamente anche io nel mio tempo libero, cioè sempre, mi diletto negli esorcismi a livello amatoriale."





Luca era gay, e adesso va a Genova con lei

$
0
0



 
Luca

Santa mozzarella, che film delizioso!

Quando vedo un lavoro Pixar, o Disney in generale, ho sempre l’impressione che vogliano fregarmi. C’è una voce nella mia testa che mi dice di non fidarmi. Sono furbi a inserire il personaggio puccioso che fa contenti i bambini e subito dopo un riferimento colto per il pubblico adulto, o per i bambini particolarmente secchion... ehm, studiosi. Guardandoli mi sorge però sempre un dubbio: sono solo dei prodotti assemblati in maniera perfetta per piacere a tutti, o sono mossi da una vera ispirazione?


Per una volta ho preferito non pensarci. Mi sono detto: “Silenzio Bruno!” e mi sono goduto la visione di Luca come se fossi un bimbo che vede un film per la prima volta in vita sua. Ho riso, mi sono arrabbiato, ho pianto. Ho evitato di chiedermi se quello della Vespa sia un astuto product placement, o un sincero omaggio alla cultura, all’ingegno, alla bellezza italiani.

Geniale il product placement di Maurizio Costanzo all'interno del film

Ho chiuso un occhio anche sul fatto che la trama sia persino troppo elementare. Anche perché forse lo è solo in apparenza. Guardando bene, si può intravedere un sottotesto sessuale, come evidenziato da molti sui social. Non solo per le similitudini con Chiamami col tuo nome.

"Similitudini con Chiamami col tuo nome??? Io proprio non ne vedo..."

L'intera vicenda può essere vista come la scoperta di un ragazzino della bisessualità: il mostro marino Luca Paguro viene coinvolto in un ménage à trois e iniziato da Alberto Scorfano (si chiama davvero così LOL) e Giulia Marcovaldo ai piaceri terreni, scoprendo così che du gust is megl che uan.

"Viva i ménage à trois!"
"Già!"
"Un momento, che cosa sono i ménage à trois?"

O forse, come ha detto il regista genovese del film Enrico Casarosa, il sesso non c'entra niente: "Volevo davvero parlare di amicizia prima che fidanzate e fidanzati entrassero a complicare le cose". Qualunque fossero le intenzioni iniziali, comunque, una volta che un'opera viene data in pasto al pubblico come una pasta col pesto, il pubblico può interpretarla come vuole.

"Noi l'abbiamo interpretato come un film su due simpatiche vecchiette che vengono importunate da un branco di giovinastri poliamorosi
che le vogliono coinvolgere nelle loro orge. Ma magari non è davvero così."

Al netto di qualche stereotipo sull'Italia e sugli italiani pur presente, ma sinceramente dal trailer me ne aspettavo molti di più, Luca mi è sembrato un sincero omaggio al nostro paese. O almeno al nostro paese, come (forse) era una volta. C’è voluta la Disney per ricordare al mondo chi eravamo e che potremmo ritornare.
(voto 7+/10)


Serial Killer di Giugno 2021: le serie per lo più scarse del mese

$
0
0
 

Va male, va male. Questo mese le cose vanno male.

No, tranquilli, non mandatemi l'ambulanza in casa. Sto soltanto parlando delle serie TV delle ultime settimane. Tra quelle che ho visto, c'è ben poco che mi abbia entusiasmato o convinto in pieno. In compenso è in arrivo una belle serie di stroncature. Anche di titoli che da altre parti sono stati osannati, o quasi.


Serie Top

Solos

Solos non è una serie sulla masturbazione. Al limite sulla masturbazione mentale. Solos è una serie antologica in cui ogni episodio, della durata di mezz'oretta circa, racconta una storia a sé stante. Un personaggio a sé stante. Non li ho ancora visti tutti – è appena uscita, datemi tempo – ma quelli che ho guardato sono ricchi di spunti e in particolare già solo dal primo posso consigliarne la visione.

"Leah", diretta da Zach Braff, è una storia fantascientifica scritta in maniera splendida, che ricorda vagamente la recente serie Calls. Diverte, commuove e mostra un mostro di bravura come Anne Hathaway, che fa gara con se stessa a quale versione di se stessa recita meglio. Ai prossimi Emmy, io personalmente la nominerei sia come miglior attrice protagonista che come miglior attrice non protagonista. Un paradosso? Beh, d'altra parte questa serie di paradossi è piena.

"Grande Giove!"


Physical

Benvenuti all’allenamento di oggi. Per chi non vuole saperne di muovere le chiappe DAL divano, ecco l’esercizio giusto per muovere le chiappe SUL divano. Oggi faremo un’attività di tipo cardiovascolare, quindi aerobica, almeno credo. Per prima cosa dovete procurarvi Physical. Potete guardarla in streaming su Apple TV+, oppure in VHS, che è il modo ideale per seguire questa serie ambientata negli anni ’80. Protagonista è una delle attrici più sottovalutate nella storia della sottovalutazione, Rose Byrne, che veste i panni e pure gli scaldamuscoli di una casalinga disperata, ossessionata dal peso e dalla forma fisica. La soluzione a tutti i suoi problemi?

L’aerobica. Se siete pigri e l’aerobica non fa per voi, basta guardare questa serie. Allungatevi sul telecomando. Alzate il volume per pompare la colonna sonora della serie, che spacca. Agitate le braccia per prendere un popcorn dietro l’altro. Mantenete un ritmo sostenuto. Dopodiché tirate su una bella sorsata di bibita gassata rigorosamente bandita da Cristiano Ronaldo. Ripetete a ogni episodio. Fine dell’allenamento. Non posso garantire che perderete delle calorie, ma se non altro vi sarete gustati come si deve una sana nuova serie.

"Miii, non ho perso manco mezza caloria durante questo allenamento!"



Serie Flop

La storia di Lisey (Lisey's Story)

Nella vita ci sono poche certezze. Una di queste è che gli adattamenti di Stephen King non funzionano. Il migliore è Shining di Stanley Kubrick, ma guarda caso lo scrittore l'ha detestato. Anche il primo capitolo di It diretto da Andy Muschietti faveva ben sperare, peccato che invece il secondo fosse davvero tremendo.

È come se ci fosse una maledizione. Gli adattamenti di King sono tutt'altro che regali. Soprattutto se sono da lui approvati. Se poi sono da lui personalmente curati, non c'è speranza. È il caso di La storia di Lisey (Lisey's Story), tratto dal suo romanzo omonimo del 2006 e da lui interamente sceneggiato. Una storia che fa acqua da tutte le parti, spesso involontariamente ridicola, non aiutata da una Julianne Moore troppo sopra le righe, e lo dice uno che ha pianto anche l'anima per la sua interpretazione in Still Alice.

"Non è vero che sono troppo sopra le righe, porcocazzo!"

E nemmeno da un Clive Owen che forse si è immedesimato troppo nella parte di un personaggio catatonico.

"Non è vero che... di cosa stavamo parlando?"

Si salva in parte e soltanto a livello visivo la regia di Pablo Larraín, incapace però di dare ritmo alle parole dell'ormai ex re del brivido.
 
Quando a un certo punto entra in scena pure Barbalbero, pardon l'albero gnam-gnam - Stephen King, ma fai sul serio? - il presentimento diventa certezza: questa sarà anche spazzatura d'autore, ma resta sempre spazzatura.

"Ti amo"
"Anch'io, caro."
"Io veramente dicevo all'albero."
"Anch'io."


Loki

Ridateci Wanda, porca puttena! Loki è giusto il Pio e Amedeo dei villain Marvel. Vorrebbe essere cattivo e politicamente scorretto, profondo e allo stesso tempo divertente. Non riesce a essere manco una di queste cose. Fisicamente invece è più il Marco Travaglio dei villain Marvel, ma questo già si sapeva.


E comunque il multiverso per me... è una cagata pazzesca. Per capire ciò che succede mi viene un mal di testa che non me lo fa passare manco l’Oki.


M.O.D.O.K.

E a proposito di villain Marvel che vorrebbero essere tanto cattivoni e spassosi, ecco a voi M.O.D.O.K., un diabolico incrocio tra Megamind e Gru di Cattivissimo me. Si sforza così tanto di far ridere, da ottenere l'effetto opposto e fa venire solo una gran tristezza. M.O.D.O.K. è l'Enrico Brignano dei villain Marvel.

"E questo dovrebbe essere un insulto?
Io adoro Enrico Brignano. È il più grande genio comico dei nostri tempi. "


Sweet Tooth

In seguito a una pandemia chiamata l'Afflizione, miliardi di persone muoiono e la società così come la conoscevamo cambia. Perché, ormai conosciamo una società senza pandemia?
In questo caso compaiono pure dei bambini appartenenti a una nuova razza ibrida in parte umana e in parte animale. Non si capisce se questi sono causa o conseguenza della pandemia. Sweet Tooth racconta di uno di questi bambini, Gus, metà umano e metà cervo, che vive recluso nei boschi del Nebraska insieme al padre, che tra l'altro è Will Forte, il mitico protagonista della serie The Last Man on Earth, uno che a queste situazioni post apocalittiche è abituato.

La serie all'inizio ha ritmi così lenti e soporiferi che ogni volta che la metto su mi addormento tipo istantaneamente. Magari poi diventa carina. Per ora non so dirvelo. Spero solo che prima o poi compaia in scena il miglior personaggio ibrido di Netflix: BoJack Horseman.

"Uff, perché mi danno tutti del cornuto?"
"Non ne ho idea, bambino cornuto. Non ne ho proprio idea."



Guilty Pleasure del mese
Summertime

Estate su Netflix significa Summertime. E Summertime nei paesi anglosassoni significa Estate, ma vabbè. Summertime è una serie TV adolescenziale italiana ambientata sulla riviera romagnola liberamente ispirata a Tre metri sopra il cielo e se, nonostante questo, le date un'opportunità scoprirete che – grazie al cielo e a quello che ci sta tre metri sopra – non ha quasi niente a che fare con il “capolavoro” di Federico Moccia. A parte il fatto che il protagonista maschile (Ludovico Tersigni, il prossimo conduttore di X Factor) va in moto. Allora io adesso se volessi andarmi a fare un giro in motorino devo prima chiedere i diritti d'autore a Moccia?

"Veramente sì. Fanno 5mila euro, grazie."

Dopo una prima stagione caruccia ma non del tutto convincente, alla seconda Summertime aggiusta il tiro, con un maggior approfondimento dei personaggi, anche quelli secondari, una manciata di novità niente male, e una colonna sonora che continua ad alternare con gusto pezzi vintage della tradizione italiana a cose che piacciono a noi – si fa per dire – giovani. Chicca: l'apparizione di Ariete.


Socc'mel, non stiamo parlando di un capolavoro, ma di una visione perfetta per cominciare a sentire il sapore dell'estate sì. In mezzo a tutte le serie serie in cui sguazzo – ma quando mai? – un prodotto leggero così ci sta. Un tuffo rinfrescante nel mare Adriatico, e soprattutto nel mare del guilty pleasure.


Cotta del mese
Amparo Piñero Guirao (Summertime)

Il problema di Summertime è che sono tutti così fighi e fighe che si fa fatica a immedesimarsi nei loro drammi. A meno che tu non sia un modello di Abercrombie. In mezzo a questa parata dell'orgoglio della bellezza, la mia preferita della stagione è Amparo Piñero Guirao, che quando parla in italiano con quell'accento spagnolo io divento loco.


Performer of the Month
Ray Nicholson (Panic)

Panic si è rivelato il mio altro guilty pleasure del mese. Non ai livelli di Summertime, ma quasi. Lo spunto è da thriller alla The Game - Nessuna regola di David Fincher remixato con Hunger Games. Panic è ambientata in una cittadina texana dove il passatempo e l'evento principale arriva d'estate. Alla fine dell'anno scolastico, gli studenti dell'ultimo anno di liceo, anziché andare in vacanza o prepararsi per l'università, per vincere un premio di 50mila dollari in gettoni d'oro partecipano a un gioco che consiste in delle sfide pericolose e potenzialmente mortali. Roba che chi soffre di vertigini come me è fregato già in partenza.

Più che un thriller al cardiopalma, Panic rivela ben presto la sua vera natura: quella di teen drama. Cosa che per me non è certo un male. La serie nel complesso non funziona un granché, la trama si sviluppa un po' a caso, ma comunque si lascia vedere e soprattutto propone una manciata di attori interessanti. La bionda Olivia Welch, presto nella trilogia di Fear Street su Netflix, la splendida attrice gallese Jessica Sula, già vista nelle stagioni 5 e 6 di Skins, e poi lui, Ray Nicholson.


Il suo cognome vi suona familiare?
Non è un caso. Ray Nicholson è il figlio 29enne dell'84enne Jack Nicholson. Ho detto figlio, non nipote. Che volete? Lo ha avuto a una certa. Il ragazzo non possiede il mestiere dell'illustre padre, non ancora ovviamente, ma lo sguardo da pazzo, quello è lo stesso. Così come quel magnetismo animalesco che quando entra in scena si sbrana tutto il resto. Ray sarà anche un figlio di papà raccomandato, ma andate a dirglielo in faccia a Jack, se avete il coraggio!



Episodio del mese
Master of None - Moments in Love, Chapter 4 (S03E04)

Come diceva un vecchio spot della compagnia telefonica 3: "Meglio cambiare no?". Se già la seconda stagione era parecchio differente dalla prima, la terza di Master of None è proprio tutta un'altra serie. L'ideatore dello show Aziz Ansari, da protagonista delle prime due stagioni si autorelega a ruolo di comprimario, mentre Alessandra Mastronardi che aveva illuminato la season 2 purtroppo non è più presente, e a questo giro i riflettori sono puntati sull'amica dell'ormai ex protagonista, Denise (Lena Waithe), e sul rapporto con sua moglie Alicia (la lanciatissima Naomi Ackie).


I primi tre episodi lasciano un po' perplessi e spaesati, va detto, complice anche la regia radicale di Aziz Ansari, che usa solo riprese fisse manco fosse Michael Haneke. In compenso gli ultimi due sono splendidi. Il quarto episodio in particolare è un'autentica masterclass in scrittura creativa. Ci fa immergere in maniera totale nell'esperienza di una donna single che vuole diventare madre con la fecondazione assistita. Partorendo così uno degli episodi più belli di quest'annata televisiva.




La musica non solo di merda di Giugno 2021

$
0
0
 

È iniziata l'estate, anche nota come la stagione dei tormentoni. Di quelli ci sarà modo di parlarne prossimamente con un post apposta. Nel frattempo, andiamo a scoprirne qualcuno nel pezzo sulle novità del mese, insieme anche a della musica normale e non tormentosa.


Per me è no

#3 Rocco Hunt, Ana Mena

Di loro ho paura a parlare male, perché altrimenti una me mena e l'altro me dà la caccia. Dico allora soltanto che, personalmente, la loro musica non mi fa impazzire. Ma non diventate violenti!

 


#2 Memo Remigi feat. Nartico

Esilarante questa parodia della musica reggaeton a opera di Memo Remigi.
Ah, non è una parodia? 😲

 


#1 DJ Jad & Wlady feat. Il Cile & Katia Ricciarelli

Dimmi che fai musica di merda, senza dirmi che fai musica di merda.

 



Per me è boh

Gianni Morandi

Sembra un brano della colonna sonora di Pulp Fiction remixato da Bloody Beetroots con dentro un coro alla "Song 2" dei Blur, mentre invece è Gianni Morandi che canta un brano scritto da Jovanotti. Proprio così. Per qualcuno è già il pezzo dell'estate, per me boh. Sarà che è troppo un inno all'allegria per i miei poco allegri gusti.



Natalie Imbruglia

Natalie is back e la cosa mi fa molto piacere. A settembre pubblicherà "Firebird", il suo primo album di inediti da 12 anni a questa parte. Però c'è un però. Il primo singolo che lo anticipa, "Built if Better", per quanto non malvagio, non è nemmeno entusiasmante. Rimandata letteralmente a settembre.

 


Ed Sheeran

Se vai in farmacia a chiedere il generico dei Maroon 5, degli OneRepublic o anche degli ultimi Coldplay, è probabile che ti venga somministrato il nuovo singolo di Ed Sheeran. "Bad Habits"è un pezzo così spudoratamente commerciale e radiofonico, che a breve a forza di sentirlo ovunque può darsi che lo troverò fastidioso. Al momento però non mi dispiace. Non troppo.

 

Per me è sì

#12 Mahmood

CorocoroMahmood. Il vincitore del Festival di Sanremo 2019 ha tirato fuori un album divino, in tutti i sensi: "Ghettolimpo".
Sembra Kobra ma non è, serve a darti l'allegria. Altroché Gianni Morandi.

 


#11 Garbage

Sì, i Garbage esistono ancora. I bei tempi anni '90 in cui erano popolari e tiravano fuori dei disconi sono passati, ma nel frattempo Shirley Manson e compagni hanno continuato a far musica, sebbene in pochi se ne siano resi conti. Il loro nuovo album appena uscito "No Gods No Masters", il settimo della loro carriera ormai da veterani, c'ha messo un po' a conquistarmi. Anche se i livelli dei loro primi due album restano irraggiunbili per loro, e non solo per loro, dopo diversi ascolti devo dire che è un lavoro parecchio valido, con una forza non da poco. Sì, i Garbage esistono ancora e sì, hanno ancora qualcosa da dire.



#10 H.E.R.

Alcuni motivi per amare H.E.R.:

#1 Ha sconfitto Laura Pausini all’ultima notte degli Oscar, portandosi a casa la statuetta per la miglior canzone originale in un film.

#2 È una gran bella figliuola. E non va manco in giro con la mimetica.

#3 Ha una voce pazzesca, ma non sente il bisogno di esagerare in virtuosismi, gorgheggi o urla per dimostrarlo.

#4 Il suo disco d’esordio “Back of My Mind” è un po’ troppo dispersivo e lungo, ma comunque mette in mostra un talento notevole. Ebbene sì, nonostante nella sua carriera abbia già vinto un Oscar, un paio di MTV Awards e quattro Grammy, il suo primo album vero e proprio è uscito soltanto ora, e quindi si può solo immaginare cosa possa conquistare ancora. A parte i nostri cuori.

#5 Ha sconfitto Laura Pausini all’ultima notte degli Oscar, l’ho già detto?

 


#9 CHVRCHES, Robert Smith

I The Cure stanno per tornare, forse con l'ultimo album della loro carriera. Nel frattempo il cantante e leader del gruppo Robert Smith, oltre a preparare un disco solista, ha avuto modo di blessare con la sua presenza il nuovo singolo dei sempre troppo sottovalutati CHVRCHES. Che grazie a questa illustre collaborazione possano finalmente ottenere le attenzioni che meritano?

 


#8 Lorde

Quattro anni d'attesa. Nel 2017 pubblicava il suo secondo album "Melodrama", eletto da Pensieri Cannibali album dell'anno, e poi se ne spariva nel nulla. Con appena un paio di dischi Lorde ha cambiato faccia alla musica contemporanea, aprendo la strada al successo di artiste poco più giovani di lei come Billie Eilish e Olivia Rodrigo, e diventando un cardine del bedroom pop e del pop in generale. Le aspettative nei confronti del suo ritorno sulla scena discografica erano quindi leggermente alte. Aspettative rispettate?

A un primo ascolto, il primo singolo "Solar Power"è un po' troppo freakkettone e solare per i miei gusti. Al secondo ascolto comincia a piaciucchiarmi. Al terzo diventa la mia canzone dell'estate. Al quarto sono pronto per partire in vacanza con lei.

 


#7 Kings of Convenience

It’s only acoustic music, but I like it. A 12 anni di distanza dal loro ultimo album insieme, sono tornati i due norvegesi Kings of Convenience: Erlend Øye, ormai italiano o più per la precisione siciliano d’adozione, ed Eirik Glambek Bøe. A dispetto del titolo, il loro nuovo disco “Peace or Love” non implica per forza una scelta. Al suo interno contiene un sacco d’amore, mai stucchevole o smielato comunque, e un sacco di pace. Lo metti su e sei immerso nella quiete.

Certo, se hai bisogno della botta che ti dia la sveglia o vuoi dare un party scatenato per festeggiare la zona bianca, questa NON è la musica più adatta da mettere su. Non ci sono rivoluzioni o sorprese particolari. I Kings of Convenience sono e suonano sempre come i Kings of Convenience e, anche se in questi anni non ci avevo fatto particolarmente caso, ora che sono tornati mi sono reso conto di quanto mi erano mancati.

 


#6 New Candys

Il miglior gruppo rock italiano attualmente in circolazione. No, non sto parlando dei Måneskin, che pure mi piacciono e ormai possono essere considerati patrimonio dell'umanità, bensì dei New Candys, band veneziana molto psichedelica che mi ricorda i Primal Scream. Il loro nuovo album "Vyvyd"è una bombissima. Lo consiglio a tutti al posto della droga.



#5 Damon Albarn

In attesa del secondo disco solista del leader di Blur e Gorillaz, in uscita a novembre, ad anticiparlo è arrivato il primo estratto che dà il titolo all'intero lavoro, "The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows", un brano da ascoltare a occhi chiusi e a bocca aperta.
Damon, è sempre un piacere.

       


#4 Japanese Breakfast

Mi sono innamorato della musica di Japanese Breakfast grazie a Foodie Love, una serie su una tipa e un tipo che si conoscono attraverso un'app per appassionati di cibo. Un'artista di nome Michelle Zauner che si fa chiamare Japanese Breakfast, cosa c'è di più appropriato come colonna sonora di una serie sul cibo? Che poi in cosa consiste una colazione giapponese? È a base di sushi?

Dopo aver sentito in una splendida scena in metropolitana nell'ultimo episodio di Foodie Love la sua “Boyish”, rapidamente diventata una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi, era salita l'attesa per il suo nuovo album, il terzo in carriera. Tanto per la cronaca, nonostante il suo nome d'arte sia Japanese Breakfast, lei non è nata in Giappone bensì in Corea del Sud, e nonostante questo non fa musica K-pop. Avete presente i BTS? Ecco, lei non c'entra niente. Il suo è un indie pop molto raffinato e sognante. Al di là della provenienza o dei generi, fa semplicemente delle belle canzoni e nel suo nuovo album “Jubilee” ce ne sono una manciata di davvero notevoli, a partire dall'iniziale “Paprika”, giusto per rimanere in tema culinario. E allora buona colazione giapponese a tutti, in qualsiasi cosa consista. Anche se ho il sospetto sia un'espressione con un significato sessuale nascosto...

 


 #3 Faye Webster

La amo.



#2 Wolf Alice

Col tempo tutto si addomestica, tranne i lupi e i Wolf Alice. Il gruppo britannico capitanato da Ellie Rowsell prende il nome da un racconto di Angela Carter liberamente ispirato a Cappuccetto rosso e ad Alice nel paese delle meraviglie, di cui rappresenta una variante dark. La loro musica è proprio così. Ha una componente melodica pop e atmosfere da fiaba, fatte a pezzi da un lato più oscuro, da chitarre alternative rock e lampi punk. Dolcezza e rabbia che si incontrano/scontrano. Sprazzi di luce in mezzo alle tenebre. Un sogno che si trasforma in un incubo. Un “Blue Weekend”, un fine settimana triste, reso più felice dall'ascolto del loro nuovo splendido album, intitolato appunto "Blue Weekend".

 


#1 Sharon Van Etten & Angel Olsen

Sharon e Angel sono le Rihanna e Shakira della musica indie. La loro collaborazione va però pure al di là di ogni più roseo sogno da nerd della musica e le due insieme ci hanno regalato "Like I Used To", una ballad da brividi con dentro un qualcosa di twinpeaksiano. Una canzone persino imbarazzante da quanto è bella.

 



Guilty Pleasure del mese
Fedez, Achille Lauro, Orietta Berti

Il Codacons non sarà molto d'accordo, ma Fedez quest'anno non ne sbaglia una. Dopo Sanremo, la seconda paternità, LOL - Chi ride è fuori e il Concerto del Primo Maggio, adesso si piazza al primo posto della classifica italiana con un pezzo da lui scritto e interpretato con la collaborazione di Achille Lauro e di un'Orietta Berti in gran forma. Sarà anche una canzone realizzata a tavolino, però non c'è niente da fare: è semplicemente irresistibile. Come la Coca-Cola...
Oops, non è che il Codacons adesso accusa anche me di pubblicità occulta?

 



Cotta del mese
Dua Lipa

Goddamn, Dua Lipa, you got me in love again.

 



Video del mese
Megan Thee Stallion "Thot Shit"

Dentro questo video qualcuno ci vedrà solo delle chiappe in movimento. In realtà, "Thot Shit" della rapper Megan Thee Stallion, la degna erede di Missy Elliott, è una spietata e spassosa opera politica che massacra in tutti i sensi l'ipocrisia di quelli che benpensano. E c'è anche un divertente omaggio a Nightmare. Megan Thee Stallion, oltre le chiappe c'è di più.

 





Ho ricominciato a farmi le Cannes, ma non chiamatemi fattones

$
0
0


È tornato. Dopo un anno di pausa forzata causa pandemia, il Festival di Cannes è tornato. Se in Francia fermano il Festival di Cannes è un po' come se in Italia fermano il campionato di calcio. O se gli Europei vengono rimandati di un anno. Questo per far capire quanto la situazione che abbiamo vissuto, che stiamo ancora vivendo, sia grave. Cosa di cui forse non tutti si sono resi del tutto conto. Tutti noi meriterebbero una medaglia d'onore per ciò che stiamo affrontando.

Noi che affrontiamo la pandemia

Tutti meriteremmo una Palma d'oro. Tutti, tranne no-vax, negazionisti e semplici rompicoglioni.

La Palma d'oro del Festival di Cannes 2021 è stata invece assegnatam, con tanto di gaffe, dalla giuria presieduta da Spike Lee a... "Titane" di Julia Ducournau.
Avrà fatto la cosa giusta?
Non avendo visto i film in Concorso non so dirlo. A scatola chiusa, comunque, sono contento della Palma d'oro andata a Julia Ducournau, regista francese alla sua opera seconda, che con il suo film d'esordio, l'horror cannibale Raw - Una cruda verità, mi aveva esaltato parecchio.
Anche se non ero presente a Cannes, in compenso, avendo assistito al Festival da distanza di sicurezza, pure io mi sono dilettato nell'assegnare le mie personali Palme d'oro.


I premi ufficiali del Festival di Cannes 2021



Concorso

Palma d'oro: Titane, regia di Julia Ducournau
Grand Prix Speciale della Giuria: (ex aequo) Hytti nro 6, regia di Juho Kuosmanen e Qahremān, regia di Asghar Farhadi
Prix de la mise en scène: Leos Carax per Annette
Prix du scénario: Ryūsuke Hamaguchi e Takamasa Oe per Doraibu mai kā
Prix d'interprétation féminine: Renate Reinsve per Verdens verste menneske
Prix d'interprétation masculine: Caleb Landry Jones per Nitram
Premio della giuria: (ex aequo) Hadereḵ, regia di Nadav Lapid e Memoria, regia di Apichatpong Weerasethakul
Palma d'oro onoraria: Jodie Foster e Marco Bellocchio



I premi di Pensieri Cannibali

Palma d'oro alla coppia più bella bella in modo assurdo
Laetitia Casta + Louis Garrel


Palma d'oro alla famiglia più cool
Sean Penn con i figli Hopper Jack Penn e Dylan Penn


Palma d'oro ai più fighi

#2 Tahar Rahim


#1 Timothée Chalamet


Palma d'oro alle più fighe

#8 Chiara Ferragni


#7 Lyna Khoudri


#6 Marion Cotillard


#5 Melissa George


#4 Jessica Chastain


#3 Katheryn Winnick


#2 Adèle Exarchopoulos


#1 Denise Tantucci



Palma d'oro ai film che attendo di più di vedere

#10 Red Rocket


#9 Val


#8 Les Olympiades


#7 Bergman Island






#6 Tre piani


#5 Vortex


#4 The French Dispatch


#3 Benedetta

#2 Titane


#1 Annette


Palma d'oro al più compianto
Libero De Rienzo

Nel mezzo del Festival di Cannes, ci ha lasciati uno dei miei attori italiani preferiti, nonché uno degli attori italiani più sottovalutati, Libero De Rienzo. Una bruttissima perdita da un punto di vista umano, era un uomo, un ragazzo di appena 44 anni, e anche artistico. Per la mia generazione era diventato un idolo grazie all'indimenticabile personaggio di Bart nel cult Santa Maradona. Mi pare invece che le altre generazioni lo conoscano poco, o niente. Dopo Santa Maradona sembrava destinato a diventare il più grande di tutti e invece, a parte giusto Fortapàsc, è rimasto in quel limbo di attori caratteristi che faticano a trovare parti da protagonisti. Vuoi per scelta personale, o perché non gliene hanno proposte, chissà. È un attore rimasto sempre di nicchia, di culto, che non è mai riuscito a diventare nazional-popolare. Magari lo sarebbe potuto diventare a scoppio ritardato, tipo Toni Servillo o Marco Giallini, e invece. Invece non lo sapremo mai.

...ma non mi stava sul culo lui




Tormentoni estate 2021: quelli non troppo orribili e quelli che fanno venir voglia d'inverno

$
0
0
 

Un'estate interessante, che fa riflettere. La tendenza del momento sono i vecchi... pardon, gli anziani. Le latinoamericanate invece sono in calo. I tempi cambiano, da quando c'è il Covid il mondo è uscito di testa e tutto può succedere, anche che la reginetta dell'estate 2021 sia la diversamente giovane Orietta Berti. 78 anni suonati, in tutti i sensi.

Anche quest'anno Pensieri Cannibali vi conduce per mano in un tour, non richiesto, tra i tormentoni dell'estate 2021. Hot or not?
Ecco i verdetti di questo blog.



I tormentoni peggiori dell'estate 2021
(secondo Pensieri Cannibali) 👎

#10 Gianni Morandi "L'allegria"

Ce l'ho messa tutta per farmi piacere questa canzone, visto che Gianni Morandi ormai va fortissimo tra i cinefili. Prima un suo pezzo viene usato nella colonna sonora del film premio Oscar Parasite, quindi "Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte"è suonata in Luca della Pixar, e negli giorni "L'allegria" ha fatto da colonna sonora alla trasferta a Cannes di Nanni Morandi Moretti. Nonostante il suo tiro tarantiniano, però, il pezzo continua a non convincermi e non riesce a darmi l'allegria. C'è qualcosa che non va nella canzone o, forse, c'è qualcosa che non va in me.

 


#9 Sangiovanni "Malibu"

Sangiovanni va un casino quest'anno. Sì, tra i figli bimbiminkia dei bimbiminkia di una volta.

 


#8 Rocco Hunt, Ana Mena "Un bacio all'improvviso"

La brutta copia della loro canzone dell'anno scorso. Che già non è che fosse tutto 'sto capolavoro.
Inoltre Ana è carina, ma se la Mena troppo.

 


#7 J-Ax, Jake La Furia "Salsa"

Un giorno magari tornerò ad amare J-Ax come ai tempi degli Articolo 31. Solo che quel giorno non è oggi.



#6 Fred De Palma, Anitta "Un altro ballo"

Uno dei sogni della mia vita è quello di mollare tutto - ma tutto cosa? - e aprire un chiringuito sulla spiaggia. Lo farei anche, poi mi viene in mente che sarei costretto a sentire tutto il giorno questa musica reggaeton de mierda e mi passa subito la voglia.

 


#5 Martin Garrix, Bono, The Edge "We Are the People"

Adesso che gli Europei sono finiti, piantatela di suonare questo pezzo di emme... scusate, volevo dire questo pezzo di EDM... no, veramente volevo dire un'altra cosa ancora.
Tengo inoltre già le dita incrociate per i prossimi Mondiali. Per gli azzurri?
No, nella speranza che gli U2 meno 2 non decidano di fare come inno della manifestazione la "cover" di un'altra canzone dei Pinguini Tattici Nucleari.

 


#4 Fabio Rovazzi, Eros Ramazzotti "La mia felicità"

Eros Ramazzotti ha detto no a Monica Bellucci e sì a Fabio Rovazzi.
Libero arbitrio, lo stai usando male.

 


#3 Nek "Un'estate normale"

Nek vuole un'estate normale. Io voglio un'estate senza una canzone banale. Che dite, riusciamo a trovare un compromesso per il 2022?

 


#2 Justin Wellington feat. Small Jam "Iko Iko (My Bestie)"

Questa canzone (che tra l'altro è uscita nel 2017, ma "grazie" a TikTok è diventata un tormentone quest'anno) gna posso fa'.

 


#1 Takagi & Ketra, Giusy Ferreri "Shimmy Shimmy"

"Tu non fermarmi se capita" inizia a cantare Giusy Ferreri con quella sua voce inconfondibile (non è un complimento) e a me viene voglia di fermare questa canzone scema scema. E soprattutto di fermare le persone dall'ascoltarla, perché fa male alle orecchie.

 



I tormentoni migliori meno peggio dell'estate 2021
(secondo Pensieri Cannibali) 👍


#10 Boomdabash, Baby K "Mohicani"

Boomdabash, non scegliendo Alessandra Amoroso come cantante del vostro annuale tormentone estivo avete risolto un bel problema, e va bene così, ma poi ve ne restano mille.

 


#9 Elettra Lamborghini "Pistolero"

Mi sa che qualcuno a Voghera ha preso la canzone di Elettra Lamborghini troppo alla lettera.
In ogni caso, il geniale verso "Te amo, te quiero, Tequila" Bob Dylan se lo sogna la notte.



#8 Madame "Marea"

Il naufragar m'è dolce in questa ma-ma-ma-ma-marea.

 


#7 Annalisa, Federico Rossi "Movimento lento"

Annalisa ormai può fare quel che le pare. Le è concesso persino un tormentone estivo con la parola Coca-Cola nel testo e nessuno le può rompere le palpebre, manco il Codacons.

 


#6 Colapesce, Dimartino, Ornella Vanoni "Toy Boy"

Questa verrà ricordata come l'estate degli Europei vinti dall'Italia, e come l'estate della gerontofilia. Un trend che va alla grande. Poteva forse mancare all'appello Ornellona Vanoni, risuscitata dalla musica (bossa nova) leggerissima di Colapesce e Dimartino?

 


#5 Kungs "Never Going Home"

Più che una canzone, un bell'inno da stadio bell'e pronto. Entro i Mondiali del 2022, qualche tifoseria se ne accorgerà? Anche perché ormai POOO PO PO PO PO POO PO POOO POOO un po' ha stufato.

 


#4 Noemi, Carl Brave "Makumba"

Buongiorno, vorrei ordinare una makumba con ghiaccio a chi ci vuole male, male, male. In fretta, per favore.



#3 Blanco, Sfera Ebbasta "Mi fai impazzire"

Questa canzone mi fa impazziiiiiiiiiiiiiire.
E se lo dici con una I sola, non è vero che ti fa impazziiiiiiiiiiiiiire.

 


#2 Ariete "L'ultima notte"

Canzone composta per la colonna sonora della seconda stagione della serie Summertime, che poi è diventata anche la soundtrack dello spot del Cornetto Algida 2021. Quest'anno hanno scelto - stranamente - davvero con gusto.



#1 Fedez, Achille Lauro, Orietta Berti "Mille"

Uno, cento, MILLE tormentoni come questo!

Va beh, adesso forse sto esagerando un pochino, però a me il ritornello cantato da Orietta Berti provoca una certa commozione. Non escludo cerebrale.

 




Black Widow: la chiamano Vedova Nera perché era sposata col cinema e l'ha ucciso?

$
0
0
 



Black Widow

Dover parlare male di un film con Scarlett Johansson e Florence Pugh mi fa male. Fisicamente male. È come dover parlare male di un parente. Anzi no. Chi ha mai parlato bene di un parente nella vita intera? Non è manco colpa loro. Vuoi dire no a un ruolo della Marvel che ti fa guadagnare un sacco di soldi e ti rende popolare in tutto il mondo come mai nessun lavoro indipendente ahimé potra mai fare? E poi, se già il film con loro è una ciofeca, vuoi mettere che schifo avrebbe fatto senza?


Quindi Gloria Gloria Hallelujah a Scarlet e soprattutto a Florence, che grazie alle sue faccine buffe e all'ironia del suo personaggio, che pure sembra una copia dell'ancor più idolesca Villanelle della serie Killing Eve, tiene a galla un film in cui di altro da salvare c'è poco.


Giusto i primi minuti, in cui sembra di assistere a un family drama ambientato negli anni '90, con la figlia di Milla Jovovich (di cui probabilmente sentiremo ancora parlare) nei panni di Natasha con la H alias Black Widow da ragazzetta.

"Siamo sicuri che mia madre sia Milla e non Scarlett?"

Soprattutto fanno ben sperare i titoli di testa, sulle note di una cover di Smells Like Teen Spirit a opera di tale Malia J emozionante e che riesce nell'impresa di non deturpare l'originale dei Nirvana.

 

Da lì in poi inizia tutta un'altra pellicola, che non è nemmeno la solita pagliacciata Marvel. È più un tentativo maldestro di seguire la scia delle saghe di James Bond e Mission: Impossible, con una trama banale, colpi di scena prevedibili e un cattivone che più stereotipato non si potrebbe.

"Come osate darmi del cattivone stereotipato?
Non è vero! Vi ucciderò tutti, MUAHAHAH!"

Il problema, il peccato principale è quello di nascondere dietro questa storiella i personaggi interpretati da Scarletta e Fiorenza, che avrebbero meritato un maggior approfondimento. C'è una breve scena in cui le due fanno serata fuori ed è il momento migliore.


Io avrei voluto tutto il film così, con loro che vanno in giro a rimorchiare e a sbocciare, invece subentrano due ore e passa di noiosa robaccia action, con inseguimenti, scazzottate, esplosioni e sparatorie. Dove credete di essere, a Voghera?
(voto 4,5/10)




Serial Killer di Luglio 2021: le serie più o meno mortali del mese

$
0
0
 


Vi ricordate quando d'estate le serie TV andavano in vacanza?
Se non siete dei Matusalemme come me, probabilmente no. Da quando c'è Netflix e lo streaming ha preso il sopravvento sul vecchio tubo catodico, le proposte seriali anche nei mesi più caldi non mancano. Andiamo allora a vedere cos'è successo di più o meno interessante tra le serie delle ultime settimane.



Serie Top del mese

Dr. Death
(stagione 1, episodi 1-2)

Dr. Death mi fa morire... dal ridere. Questo nonostante non sia una serie comica, né una serie involontariamente ridicola. È solo che mi diverte vedere questo tizio con un ego smisurato tipo Dr. House che fa un Resto Umile World Tour insieme a Kanye West. Uno che si crede il più grande genio nella storia della medicina, peccato solo per un piccolo particolare: tutti i suoi pazienti o muoiono, o muoiono in maniera atroce. D'altra parte, se lo chiamano Dr. Death un motivo ci sarà, e non è perché è un fan del death-metal, e non è nemmeno uno spoiler visto che è il titolo della serie.

"La laurea in medicina l'ho presa alla scuola della vita. E dove altro, se no?"

Nei panni del protagonista c'è Joshua Jackson, un attore che riesce a far apprezzare qualsiasi personaggio che interpreta. Pacey Witter ad esempio sulla carta è un tipo strafottente e sbruffoncello, pure omofobo per come tratta il fratello all'inizio, eppure grazie al suo interprete si fa voler bene ben più di Dawson Leery, che pure è un nerd del cinema cui non gliene va mai bene una simbolo supremo del mai 'na gioia, quindi in teoria ci sarebbe da empatizzare più con lui.

"Perché sto sulle balle a tutti?"

Perché allora mettere un attore così in una parte da villain? Perché l'affabilità e il volto rassicurante di Joshua Jackson rendono credibile il fatto che ci siano persone che affidano la loro vita nelle mani di un chirurgo soprannominato Dr. Death. Dopo aver visto un paio di episodi, promuovo quindi sia la serie, intrigante e inquietante al punto giusto, che il suo protagonista, a sorpresa parecchio azzeccato. Gelosone di un Dawson, adesso non metterti a piangere. Di nuovo.

"Dawson, ti opererò ai dotti lacrimali. Sei d'accordo?"


I Hate Suzie
(stagione 1, episodi 1-4)

Avete presente le Spice Girls? Se nel 1996 c'eravate, sicuramente sì. Altrimenti vi siete solo persi il più grande fenomeno pop al femminile di sempre, ma a parte questo niente di che. Il loro enorme successo ha aperto la strada ad altre girl band, come le All Saints sante subito, e a popstar come Billie Piper, anche nota semplicemente come Billie, che ad appena 15 anni conquistava la vetta della classifica britannica con il singolo “Because We Want To”, poi finiva sulle copertine dei tabloid per via della sua storia d'amore con Ritchie dei 5ive, e poco dopo la sua carriera musicale era già avviata sul viale del tramonto.

 

Quando tutti i bookmaker puntavano forte sulla sua definitiva caduta nel dimenticatoio, ecco che a sorpresa qualche anno più tardi si è reinventata come attrice, si è aggiudicata il ruolo di Rose Tyler, compagna prima di Christopher Eccleston e poi di David Tennant nella serie cult Doctor Who, ed è anche diventata la protagonista della serie Diario di una squillo per bene. Dopodiché è seguito un nuovo periodo di semi-oblio. Perché vi sto dicendo tutto questo?

#1 Perché non c'ho niente di meglio da fare.

#2 Perché sono tutti buoni a parlare di musica di qualità e mai nessuno dà al pop commerciale lo spazio che si merita. Che forse si merita.

#3 Perché Billie Piper ora è tornata come creatrice e protagonista di una nuova notevole serie, I Hate Suzie, che ha parecchio di autobiografico. Parla infatti di una star inglese un po' in declino, famosa per una serie fantasy, divisa tra famiglia e scandali sessuali. Il titolo è un avvertimento: Suzie è un personaggio facile da odiare. Preparatevi invece ad amare la serie, con il suo stile tra I May Destroy You e una versione adulta di Skins. I love to hate Suzie.



Generazione 56k
(stagione 1)

Con tutto il rispetto per le altre generazioni, però la generazione 56k è la migliore di tutte. Quella che sa usare Internet, al contrario delle generazioni più rimbamb... anziane, ma sa anche com'è la vita senza Internet, al contrario di quelle più bimbemink... giovani. Generazione 56k invece non è la serie migliore di tutte. In compenso, la creatura TV dei The Jackal è caruccia e piacevole abbastanza da rappresentare ciò che cerco in una visione estiva: leggerezza, senza scadere nelle stronzata. Che poi se una stronzata è divertente, ben venga pure quella.

Generazione 56k racconta una storia d'amore. Quella tra il simil-Luca Marinelli Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli nei panni della classica ragazza di cui è matematicamente impossibile non innamorarsi, e lo fa attraverso due piani temporali: a.S. (avanti Social) e d.S. (dopo i Social). A metà strada tra racconto pre-adolescenziale e romcom, tra nostalgia anni '90 e riflessione sul presente, Generazione 56k non è sicura di quale direzione prendere e vive in uno stato di perenne precarietà, in compenso sa muoversi in ogni contesto. Proprio come chi fa parte della Generazione 56k.

"Ma noi veramente siamo troppo giovani per far parte della Generazione 56k."
"Non dirlo troppo in giro, che se no danno la tua parte a James Van Der Beek, ahahah."


The Republic of Sarah
(stagione 1, episodi 1-6)

The Republic of Sarah è una serie strana, è una serie politica. Tranquilli, non pensate a un talk show di quelli in cui parla Salvini e poi parla Renzi, a volta parlano contemporaneamente, e sembra dicano la stessa cosa. E forse è davvero così. The Republic of Sarah è una serie drama ambientata a Greylock, una cittadina statunitense che sembra un incrocio tra Stars Hollow di Una mamma per amica ed Everwood di... Everwood. Con una “piccola” differenza. Greylock non è una cittadina statunitense, non più, da quando Sarah, un’insegnante locale che sembra Fiona Apple ma ancora più stramba, decide di proclamare la sua indipendenza dagli USA. Perché? Scopritelo guardando questa serie che non avrà una qualità clamorosa, dopo tutto negli Stati Uniti va sul network The CW, ma episodio dopo episodio sa come farsi volere bene. Inoltre, cosa non da poco, The Republic of Sarah è una serie, almeno in parte, originale, che dichiara la sua indipendenza da un panorama televisivo pieno di programmi fotocopia.



Serie Flop del mese

Gossip Girl: Reboot
(stagione 1, episodi 1-3)

Buongiorno Upper East Side e anche Vattelapesca, giusto per non fare torti a nessuno. Mi avete riconosciuto?
Sono Gossip Boy. Sono tornato, merde!
Vi avevo lasciato con il finale di Gossip Girl, la serie vera intendo, che aveva lasciato perplessi non pochi.

ATTENZIONE SPOILER SE IN 9 ANNI DI TEMPO MORTACCI VOSTRI NON AVETE ANCORA VISTO IL FINALE DI GOSSIP GIRL!
Alla fine si scopriva che Gossip Girl non era Dorota, come pronosticato o più che altro sognato da molti, bensì... Dan Humphrey, il giovane Salinger dei powery. O dei relativamente powery, visto che per gli standard dell'Upper East Side era un morte de fame, mentre per gli standard del resto del mondo poteva essere considerato Paperon de' Paperoni.


Dimenticate tutto questo. Adesso c'è una nuova versione tarocca di Gossip Girl in città. Un reboot. O meglio  un rebrut. Lo sto seguendo, perché mi piace spettegolare e parlare male, però per il momento non riesce a coinvolgermi. Sarà perché sono invecchiato io. O sarà che è tutto così patinato e superficiale, e allo stesso tempo politically correct, che anziché cuoricini su Instagram, si guadagna solo un sacco di sbadigli. I giovani attori non sono neanche male e di alcuni di loro credo sentiremo parlare ancora. I loro personaggi invece sembrano giusto una copia sbiadita di Blair, Chuck e Jenny, quando va bene, e di Serena, Nate e Dan quando va male.

"Può non sembrare, ma ci stiamo proprio divertendo un casino a guardare il reboot di Gossip Girl."

C'è inoltre un altro problema. L'identità della nuova Gossip Girl viene rivelata SUBITO. L'idea sarebbe anche interessante, soltanto che al momento è sviluppata malino, e soprattutto si perde quel senso di mistero che rendeva intrigante la serie originale. Si perde così anche la possibilità di scoprire che alla fine Gossip Girl è soltanto il Dan Humphrey di turno.
XOXO, Gossip Tarocco Boy.

"Chissenefrega di tutto questo. Quello che vogliamo sapere noi è: Dorota tornerà nei nuovi episodi?"



Loki
(stagione 1)

Dopo aver visto il finale di Loki, tra dialoghi interminabili e il protagonista che in pratica limona con se stesso, ho quasi rimpianto The Falcon and the Winter Soldier. E ho detto tutto.

"Era proprio necessario fare una serie per mostrare quanto io ami me stesso?
Sono così egocentrico che me lo chiedo da solo."



Guilty Pleasure del mese
Élite
(stagione 4)

Quel trash che cercavo nel nuovo Gossip Girl, me l'ha dato invece Élite. Non che siano mancati i momenti involontariamente ridicoli, alcune interpretazioni mooolto discutibili e diverse cose incomprensibili. Tipo: perché non costringono Omar a fare qualcosa, magari un esorcismo, per quelle sopracciglia sempre più folte che manco Elio e Bergomi messi insieme?

 

Nonostante queste cose, o probabilmente proprio grazie a queste cose, e nonostante assenze di peso come quelle di Danna Paola ed Ester "quanto soy guapa" Expósito, dopo una terza stagione che mi aveva lasciato perplesso, con la quarta Élite è tornato a essere uno dei miei guilty pleaure più goduriosi. Anche grazie a qualche nuovo ingresso niente male, che aiuta a sparpagliare un po' le carte in tavola. Su tutti, Mancia Blanco interpretata da Martina Cariddi. 


Le serie belle sono un'altra cosa, però che bello perdere tempo a guardare una porcata come questa.



Cotta del mese
I capezzoli di Sarah Shahi (Sex/Life)

Sex/Life. Sottotitolo: “Ci do, che ci do, che ci do”, detto con la voce di Andrea Roncato.
Più che una serie, Sex/Life è un porno con ogni tanto sprazzi di trama. È la fantasia erotica suprema di una giovane MILF divisa tra una vita da sogno nei sobborghi con un marito troppo buono e troppo perfetto per essere vero da una parte, e dall'altra il classico bad boy bello e dannato, il proprietario di un'etichetta discografica con problemi paterni (Dylan McKay docet), con un favoloso accento australiano, che si sposta sempre e solo in motocicletta e per di più è superdotato. Come faccio a sapere che è superdotato? C'è una scena già (s)cult che di sicuro non passa inosservata.


Così come non passano inosservati i veri protagonisti di questa serie, no scusate, volevo dire di questo porno: i capezzoli di Sarah Shahi. Che uno superficiale dice: “Che saranno mai? So' solo capezzoli”. No, non è vero. Non sono tutti uguali e questi sono un'autentica opera d'arte. Comunque ogni tanto tra un pene e una tetta in Sex/Life spunta fuori persino un accenno di storia – che vergogna! – sebbene quei timidoni degli autori facciano di tutto per cercare di censurarla e tenerla nascosta.




Episodi del mese
Rubber (Wo)man e Drive-In (American Horror Stories)

Stai a vedere che American Horror Story ha trovato la sua dimensione ideale? Il problema di diverse tra le 9 stagioni della serie, così come di varie altre "creature" di Ryan Murphy, era quello di partire alla grande, per poi spegnersi con episodi riempitivo e perdersi per strada in digressioni senza senso. La nuova serie spin-off American Horror Stories racconta invece delle storie autoconclusive della durata di un singolo episodio o massimo due, quindi non fa in tempo a rovinare tutto. Le prime Stories viste non sono niente male.

Rubber (Wo)man è una bella revenge story lesbo interpretata dalle emergenti Sierra McCormick, Kaia Gerber (figlia di Cindy Crawford) e Paris Jackson (figlia di Michael Jackson).


Drive In è invece una classica storia su un film maledetto fittizio che sa giocare bene le sue carte.


Se continua così, American Horror Stories rischia di essere la stagione migliore della serie (per quanto in realtà ne sia uno spin-off e la decima è in arrivo a fine agosto) dai tempi di Asylum.




La musica di Luglio 2021: i flop a sorpresa e i top non troppo a sorpresa del mese

$
0
0
 




Un mese in musica con qualche sorpresa. Soprattutto tra i flop, dove ci sono nomi che in genere sono abituato a mettere tra i miei preferiti. Sarà che ai tormentoni dell'estate 2021 ho già dedicato un post a parte pochi giorni fa, e allora mi son pur dovuto trovare qualcun altro da criticare. Oltre alle delusioni, ci però anche delle cose belle da ascoltare, quindi ascoltiamole.


Per me è no 👎

#3 Thom Yorke feat. Radiohead

Thom Yorke deve odiarla proprio tanto "Creep". Con la canzone forse universalmente più celebre del repertorio dei Radiohead ha sempre avuto un rapporto conflittuale. Adesso ha deciso di massacrarla, dilatandola in un'estenuante versione remix da 9 minuti. Mi spiace Thom, ma io torno ad ascoltarmi l'originale che, checché tu ne pensi, resta sempre un gran pezzo. Così com'è.

 


#2 Dee Gees / Foo Fighters

I Foo Fighters che fanno cover dei Bee Gees, dietro l'alias di Dee Gees?
Wow, potrebbe uscirne qualcosa di davvero figo!
Il risultato invece è meno esaltante del previsto. Sembra di sentire una tribute band di livello anche medio-alto, solo che io le tribute band le odio a prescindere. I Foo Fighters non apportano niente di particolare, nemmeno una punta d'ironia, ai brani originali. E poi i Bee Gees avranno fatto sì delle buone canzoni, però mi immagino Kurt Cobain scuotere la testa disperato da lassù, mentre guarda quaggiù Dave Grohl cantare musica Disco in falsetto.

 


#1 Kanye West

Kanye West ha rotto il ca**o!
Mi spiace dirlo, perché per me è uno dei più grandi geni musicali di questo secolo, ha realizzato almeno tre album che considero tra i miei preferiti in assoluto ("Graduation", "My Beautiful Dark Twisted Fantasy" e "Yeezus") e ho quasi sempre cercato di difenderlo, imbarazzante parentesi politica esclusa. Solo che non se ne può più. Non può giocare così con i sentimenti delle persone. Annuncia un disco e poi o non esce, o esce in ritardo, o si rivela una mezza delusione. Adesso l'ha fatto di nuovo: ha annunciato il suo nuovo album "Donda", dedicato alla madre scomparsa, per il 23 luglio e poi il 23 luglio è passato e di musica nuova non se n'è sentita. Se non a un'anteprima fatta il giorno prima allo stadio di Atlanta, dove non si sa bene perché in questo periodo sta vivendo come se fosse il Fantasma dell'Opera dello Stadio, fino a che non avrà portato a termine il lavoro sul disco. Adesso l'album ha una nuova data d'uscita: il 6 agosto. Quel giorno si potrà ascoltare per davvero?
Spero di sì e spero sia una bomba in grado di far ricredere chi ormai considera Kanye una barzelletta. Una di quelle che non fanno più nemmeno ridere.



Per me è sì 👍

#4 Clairo

"Sling" della giovane cantautrice Clairo è un ottimo disco di pop da cameretta, di “bedroom pop anni ‘70”. Un genere che all’epoca forse esisteva già, grazie a cantanti come Carole King e Joni Mitchell, ma che allora si chiamava semplicemente in un altro modo: grande musica. Sono stato abbastanza Clairo, o non avete capito niente di quello che ho detto?

 


#3 Bobby Gillespie, Jehnny Beth

La classe non è acqua, è un disco. Questo. Cantato da Bobby Gillespie dei Primal Scream e da Jehnny Beth delle Savages, “Utopian Ashes” si allontana dalle sonorità più aggressive dei loro gruppi d'origine, per abbracciare atmosfere più morbide e orchestrali. Un album d'altri tempi, ma più che altro fuori dal tempo, dall'approccio vicino a quello dei The Last Shadow Puppets. O anche, musica country per gente cui di solito non piace la musica country.



#2 Inhaler

Vi piacciono gli U2? Intendo quelli veri, quelli de ‘na vorta, non la brutta coppia dei Pinguini Tattici Nucleari cui si sono ridotti di recente. Bene, ecco a voi gli Inhaler, il gruppo di Elijah Hewson, il figlio di Bono Vox che ha la stessa identica vox del celebre padre. In più i suoi amichetti suonano una musica rock niente male. Il loro album d’esordio "It Won't Always Be Like This"è ancora acerbo, ma può già essere considerato il miglior disco degli U2 dai tempi di “All That You Can’t Leave Behind”. E può anche essere ascoltato come un modo gentile di un figlio per dire: “Papà, forse è ora che tu te ne vada a guardare i lavori nei cantieri. Che dici?”.

 


#1 Billie Eilish

Spero di sbagliarmi, ma me lo immagino già il plotone di esecuzione formato da pubblico e critica. Tutti i fucili puntati addosso a Billie Eilish. Bisogna ridimensionarla, come Leonardo DiCaprio dopo il successo di Titanic. La sua colpa? Quella di essere una ragazzina di 19 anni che con il suo album d'esordio ha realizzato un manifesto generazionale, è diventata imitatissima, ha raggiunto un consenso troppo enorme, troppo in fretta, ha conquistato troppi premi e ricevuto troppi apprezzamenti, anche da artisti con qualche annetto in più di lei come Dave Grohl e Thom Yorke. Per altro facendo musica non particolarmente commerciale. Si prenda il suo ultimo singolo che dà il titolo al suo secondo atteso, temuto, già pronto per essere massacrato album, “Happier Than Ever”: la prima parte sembra un pezzo registrato come se fossimo ancora negli anni '50 da un'altra celebre Billie, Billie Holiday, mentre poi si trasforma quasi in un inno grunge anni '90. Quante radio avranno il coraggio di passarlo?

L'intero album è pieno di gemme e sorprese. Ci sono ballad acustiche da brividi (“Your Power” e “Billie Bossa Nova”), echi di Amy Winehouse (“My Future” e “Lost Cause”), sonorità da Radiohead periodo “Kid A” (“Oxytocin” e “Goldwing”), tracce della “vecchia” Billie (l'epica “NDA”) e molto altro ancora. È un lavoro per niente usa e getta, che richiede attenzione per essere metabolizzato, astenersi perditempo. Uno scrigno del tesoro in cui è un piacere perdersi e ritrovarsi. La piccola Billie Eilish è tornata, con un disco della maturità che la fa sedere di diritto al tavolo dei grandi (della musica), e io sono più felice che mai.

 



Guilty Pleasure del mese 😎
J. Balvin, Skrillex

J. Balvin di solito fa musica reggaeton che non è proprio il massimo della vida. Quando però collabora con gente giusta, pure lui è in grado di fare musica giusta. Lo aveva dimostrato l'anno scorso con Dua Lipa, lo conferma quest'estate con un pezzo tamarro, estivo e pure da videogame realizzato insieme al DJ e produttore superstar Skrillex, tornato più in forma che mai. Khaby Lame sulla copertina del singolo "In Da Getto" lo guarda come a dirgli: "J. Balvin, sì fa così. Ci voleva tanto?".


 



Cotta del mese 😍
Camila Cabello

Camila Cabello ha passato il periodo del lockdown a farsi Shawn Mendes e a farsi delle gran mangiate. Il suo corpo ne ha solo guadagnato, visto che ora è più curvosa che mai. Anche la sua musica sembra averne guadagnato. "Don't Go Yet"è un pezzo che omaggia le sue radici cubane, irresistibile persino per chi come me non ama troppo la musica latinoamericana, e il coro del ritornello mi ricorda persino "Rehab" di Amy Winehouse.

 



Video del mese 👀
Måneskin "I Wanna Be Your Slave"

Se è porno, tolgo.
Anzi no.





Viewing all 1858 articles
Browse latest View live