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A Classic Calabrian Horror Story

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A Classic Horror Story

Dopo l’Eurovision, gli Europei di calcio, le numerose medaglie alle Olimpiadi, l'Oscar a Laura Pausini (ah, quello non è arrivato?), l’Italia vince a sorpresa anche in campo horror.

"Marcell, ti piacciono i film dell'orrore?"
"Draghi, è lei?"

I registi di A Classic Horror Story Roberto De Feo e Paolo Strippoli sotto la doccia evidentemente non hanno smesso di canticchiare le parole di Renato Carosone, “Tu vuo' fa' l'americano, 'mericano, mericano, ma si' nato in Italy”, e le hanno prese come lezione. Il loro film ha infatti un respiro molto internazionale, ma non si limita a scimmiottare il cinema ‘mericano, ‘mericano. Il suo punto di forza principale sta nell'affondare le radici nel folklore italiano. Senza spoilerare troppo, A Classic Horror Story a tratti può essere considerato come un Midsommar - Il villaggio dei dannati alla calabrese.


"Non vedo assolutamente punti di contatto tra i due film"

Un altro motto da cui i due registi sembrano aver preso ispirazione è quindi: “Think globally, act locally”.

"Ma stai zitto, Cannibal, che non si capisce quello che dici."

Questo è il primo goal messo a segno dalla pellicola, che poi fa doppietta grazie al suo giocare in maniera sapiente e ironica con i cliché della “classica storia dell’orrore”.


La terza rete che chiude definitivamente la partita la sigla infine la sempre ottima Matilda Lutz, che con questo film si conferma la Scream Queen, o meglio ancora la Final Girl italiana suprema, dopo averla vista in The Ring 3, Revenge e L’estate addosso. Ah, perché, quello di Gabriele Muccino non era un horror?
(voto 6,5/10)






The Suicide Squad - (Fare un cinecomic del tutto riuscito è una) Missione suicida

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The Suicide Squad - Missione suicida

Appurato il fatto che i supereroi mi stanno sulle superpalle, non sorprende che abbia una passione per i supercattivi. Nonostante fosse una porcheria ben poco riuscita, la prima criticata pellicola sulla Suicide Squad diretta da David Ayer mi era piaciucchiata abbastanza.

"Ma come ti era piaciucchiata? Aveva fatto schifo persino a me."

Impressione discutibile e sostanzialmente confermata ora dal secondo capitolo, questa volta firmato da James Gunn, quello di Guardiani della Galassia, e si vede.

Fun Fact: sapevate che James Gunn è il fratello di Sean Gunn, l'interprete di Kirk in Una mamma per amica?

Il film diverte, soprattutto nella prima spumeggiante parte, poi si perde un po' per strada dietro a una trama sconclusionata e di scarso interesse, con qualche pretesa di discorso politico che non riesce a trasformare questa simpatica pagliacciata in un lavoro serio. E meno male.

"Questa volta è stata davvero una missione sudicia."

The Suicide Squad - Missione suicida è una parata di personaggi idoleschi, dalla solita Harley Quinn al favoloso Nanaue/King Shark passando per la rivelazione Cleo Cazo/Ratcatcher II, che danno del loro meglio, ma avrebbero meritato una storia migliore in cui sguazzare.


In confronto agli altri cinecomics recenti sia della DC che della Marvel, comunque, non c'è da lamentarsi troppo. Io ora sogno uno spin-off solista sulla donnola Weasel girato da Quentin Dupieux/Mr. Oizo.
(voto 6+/10)





CODA, un film che va scritto in MAIUSCOLO, SE NO NON SENTITE

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CODA

CODA è il remake americano del delizioso film francese La famiglia Bélier e racconta la storia di Ruby, interpretata dalla rivelazione Emilia Jones, una ragazza che è l’unica che ci sente in una famiglia di non udenti. Non avete capito? HO DETTO CHE È L’UNICA CHE CI SENTE IN UNA FAMIGLIA DI NON UDENTI. MA CHE SIETE SORDI PURE VOI?



Ironia della sorte, Ruby è una cantante promettente con una voce splendida, che i suoi famigliari non potranno sentire mai. Per loro quindi è difficile comprendere la sua passione per la musica, che la allontana dalla loro attività di pescatori. La pellicola viaggia in bilico tra commedia e dramma, prediligendo un tocco leggero che la rende una visione a tratti parecchio divertente.


Ci si può interrogare sulla reale necessità di fare il remake di un film in cui i dialoghi dei non udenti erano comunque già sottotitolati, e chi ha visto La famiglia Bélier sarà accompagnato da un certo senso di déjà vu, ma CODA sa conquistare con una sua personalità e un suo suono. Oltre ad aver conquistato il gran premio della giuria e il premio del pubblico all’ultimo Sundance Film Festival. In Italia lo trovate su Apple TV+. HO DETTO APPLE TV+. UNA VISITA DA AMPLIFON PERÒ FATELA!
(voto 7+/10)




Army of the Dead - L'esercito della morte (del cinema)

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Army of the Dead


Questo post è proposto in due versioni: la Snyder Cut e la Cannibal Cut.


Snyder Cut

Io non capisco una cosa, anzi due:

1) Perché Zack Snyder fa film così lunghi?
2) Perché Zack Snyder fa film?


Army of the Dead in quanto esperienza survival è anche perfetta. Arrivare a fine visione vivi, o persino in modalità zombie, è tutt'altro che semplice. Come survival horror invece è già meno perfetto. Molto meno. Anche se devo ammettere che mi immaginavo ancora di peggio. Tutta questione di aspettative. Dopo Zack Snyder's Justice League, le mie pretese nei confronti di un lavoro del regista erano scese così in basso, che più sotto ci stanno solo le fogne.

Con Army of the Dead, Zack Snyder torna alle origini. Il suo film d'esordio è stato infatti L'alba dei morti viventi, remake di Zombi di George Romero.


Altri tempi, allora. Nel lontano 2004 uno scenario post-apocalittico era del tutto fantascientifico e impensabile, i film sugli zombie, dopo il successo a sorpresa di 28 giorni dopo di Danny Boyle, erano uno dei trend cool del periodo, e Zack Snyder sembrava un regista parecchio promettente. 17 anni dopo le cose sono diverse. Molto diverse. A vivere in un mondo post-apocalittico ormai ci abbiamo fatto l'abitudine, di pellicole e serie TV sugli zombie ne abbiamo piene le palpebre, e Zack Snyder è uno dei registi più ridicoli e spernacchiati sulla faccia della Terra. Persino i non-morti lo deridono. Come ha fatto a fare questa fine?


Dopo l'interessante L'alba dei morti viventi, Zack Snyder entrava nel mondo dei blockbuster e dei cinecomics con 300, adattamento cinematografico molto sborone e sopra le righe della graphic novel omonima di Frank Miller. Una pellicola discutibile dal punto di vista di trama, dialoghi e contenuti, ma che su un piano puramente visivo era un lavoro parecchio affascinante e originale.


Il problema è che da lì in poi Zack Snyder dal tunnel dei cinecomics non ne è uscito più, con risultati via via sempre peggiori. Prima ha adattato Watchmen (che non ho visto) e quindi ha girato Sucker Punch, che non è tratto da alcun fumetto, ma a tutti gli effetti è un cinecomics all'ennesima potenza. È anche il suo film che preferisco. È lì che Zack Snyder ha cominciato a essere massacrato dalla critica, mentre io sono stato tra i pochi a salvarlo. Per l'ultima volta.

"Chissà perché il film di Zack Snyder preferito da Pensieri Cannibali è proprio il nostro?"

In seguito è passato al DC Extended Universe e ha realizzato tre dei film peggiori, più noiosi e più interminabili che io abbia mai visto: L'uomo d'acciaio (143 minuti), Batman v Superman: Dawn of Justice (151 minuti nella versione cinematografica e 182 minuti nella Ultimate Edition) e Zack Snyder's Justice League (242 fottuti minuti).


L'eccessiva lunghezza è uno dei difetti principali, e più letali, anche del suo nuovo Army of the Dead. Come horror vale poco o nulla, e forse manco può essere considerato un horror vero e proprio, nonostante la tematica zombie. Come action apocalittico, invece, sarebbe persino potuto risultare un godibile popcorn movie da sabato pomeriggio su Italia 1. Per lo meno se fosse durato un'oretta e mezza. Con i suoi 148 minuti di durata, pure questa volta Zack Snyder finisce per sfornare una visione che è una mazzata nelle palle. Il film ha una trama esile e dei personaggi banalotti. Quand'è così, l'unica arma è giocare a ritmo alto, per risultare un prodotto veloce e divertente. Peccato che Zack Snyder dimentichi l'ironia a casa. A parte una manciata di scene, con ad esempio l'uso di “Do You Really Want to Hurt Me” dei Culture Club su un'ascensore nel mezzo di un'apocalisse zombie che risulta il massimo dell'umorismo da lui concepito.


Dopo un inizio oserei dire quasi scoppiettante, quasi, il ritmo poi si dilata sempre di più, e nella seconda parte la visione si fa sempre più pesante. Un altro problema del film è la qualità estetica. Se i suoi lavori precedenti almeno esteticamente avevano un loro perché, qua pure sotto questo piano c'è da discutere. In Army of the Dead, che “vanta” Zack Snyder anche come direttore della fotografia, c'è un enorme uso dello sfocato. Cosa che all'inizio può affascinare, poi dopo un po' fa venire il nervoso. Io a un certo punto stavo persino per prenotare una visita oculistica, pensando che il problema fossi io. Il problema invece non sono io e, tranquilli, non siete voi. Il problema è solo Zack Snyder.


Verso la fine ho pure pensato che potesse essere una scelta narrativa. Il protagonista interpretato da Dave Bautista nelle prime scene indossa degli occhiali da vista e, dato che poi per gran parte della pellicola non li porta più, immaginavo che la scelta dello sfocato in gran parte delle riprese riflettesse il suo sguardo. Così non è. Anche io, cosa vado a pensare?


La scelta di Zack Snyder è puramente estetica e inoltre economica, perché così facendo si può dare minore importanza ai dettagli sullo sfondo e risparmiare soldi sugli effetti visivi.


Ulteriore nota di demerito, e qui per una volta Zack Snyder non ha colpe se non quella di averlo ingaggiato, è il protagonista principale. Vedere Dave Bautista recitare scene drammatiche è come osservare un elefante con indosso delle scarpe coi tacchi muoversi in una cristalleria.

"E io che sentivo già odore di Oscar!
Un momento, mi sa che non è odore di Oscar... meglio se mi faccio una doccia."

Dette tutte queste cose, io mi aspettavo ancora di peggio. Il cinema di Zack Snyder sta al cinema vero come uno zombie sta a un essere vivente, ma se non altro qua dentro qualche segno di speranza, per quanto lieve, è presente. Se solo i suoi film durassero la metà, lui si occupasse unicamente della regia e non anche di fotografia e sceneggiatura, e la smettesse una volta per tutte con l'uso dello sfocato e del rallenty. Ecco, se tenesse presente giusto queste cose, potrebbe anche tornare a realizzare dei B-movies quasi decenti.
(voto 5-/10)


Cannibal Cut

Io non capisco una cosa, anzi due:

1) Perché Zack Snyder fa film così lunghi?
2) Perché Zack Snyder fa film?
(voto 5-/10)

"Zack, sei il regista che preferisco..."
"Dici sul serio?"
"Sì, il regista che preferisco prendere per il culo."


Con questo post proposto in due versioni, Pensieri Cannibali partecipa insieme ad altri illustri blog all'ottava edizione della Notte Horror. Ecco il programma completo.





Serial Killer: le serie dell'Agosto 2021 da iniziare o da lasciar perdere

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Un mese caldissimo. Non sto cercando di rubare il mestiere ai meteorologi, anche se potrebbe essere un'idea. Sto parlando delle proposte televisive di queste settimane estive che, tra novità assolute e serie che amavo giunte al termine, hanno regalato varie cose interessanti da vedere.




Serie Top 👍

Al nuovo gusto di ciliegia (Brand New Cherry Flavor)
(stagione 1)

Da piccolo, ebbi un brutto incidente che mi confinò a letto per quasi un anno. La cosa peggiore fu non poter andare al cinema. Il cinema era la mia religione, era tutto per me. Quindi, mi immaginavo i film che volevo vedere dall'inizio alla fine”.

È questo ciò che dice uno dei personaggi nell'episodio pilota di questa nuova serie Netflix. Brand New Cherry Flavor è proprio il film, o meglio la serie TV, che io mi immaginavo nella mia testa, anche senza essere confinato a letto, e che ora è diventata realtà.


Dentro ci sono tutte cose che mi piacciono: è ambientata negli anni '90 a Los Angeles più per la precisione nel mondo del cinema, ha un'ottima e non scontata colonna sonora con pezzi non troppo noti del decennio, sembra scritta da Bret Easton Ellis e diretta da David Lynch, è onirica e visionaria ma allo stesso tempo ha una trama che si riesce a seguire senza che il cervello esploda, c'ha un pizzico di cattiveria vendicativa stile Una donna promettente, e ci sono pure un sacco di gattini miii che dolci. Per quanto tutt'altro che perfetta, Brand New Cherry Flavor è una visione nuova di zecca davvero gustosa. Se dovessi pensare a una serie che vorrei vedere, francamente non riuscirei a immaginare di meglio.

"Adoro questa serie... intendevo dire: miao."


Heels
(stagione 1, episodi 1-2)

Friday Night Lights con il wrestling al posto del football. Se devo “vendervi” Heels in pochi secondi, me la gioco così. Il ring in cui si disputa questa nuova serie non è quello milionario della WWE, bensì quello più poraccio del wrestling di provincia. La vita della “white trash” americana che sogna una via di fuga attraverso i combattimenti di due fratelli lottatori (Stephen Amell di Arrow e Alexander Ludwig di Vikings): uno è il buono, quello per cui tutti fanno il tifo, l'altro è il cattivo, quello che la gente ama veder perdere. Nella realtà, invece, le cose sono diverse e una volta scesi dal palcoscenico... pardon dal ring, forse il fratello cattivo è quello buono, e viceversa.


Lontano dalle atmosfere più ironiche di GLOW, recente serie sul mondo del wrestling femminile anni '80, Heels ci scaraventa dalle parti di un dramma umano che ricorda Sons of Anarchy e per il rapporto di rivalità sportiva e non solo tra due fratelli One Tree Hill, oltre al già citato Friday Night Lights e ai film The Wrestler con Mickey Rourke e Una famiglia al tappeto con Florence Pugh. Uno spettacolo avvincente e vero anche per chi, come me, non è certo un fan di quella pagliacciat... ehm, di quell'inno alla finzione che è il wrestling.


Mr. Corman
(stagione 1, episodi 1-4)

Joseph Gordon-Levitt è uno dei nomi più imprevedibili in circolazione a Hollywood. Ha iniziato a farsi conoscere come attore bambino nella sitcom Una famiglia del terzo tipo, è diventato una star del cinema indie con film come (500) giorni insieme, Mysterious Skin, Hesher è stato qui e 50 e 50, ha preso parte a titoli celebri come Inception, Il cavaliere oscuro - Il ritorno e Looper, ha esordito alla regia con un'anti-romcom originale come Don Jon, è diventato uno specialilsta nei biopic con The Walk su Philippe Petit (l'uomo che ha camminato su un cavo d'acciaio fra le Torri Gemelle) e con Snowden su Edward Snowden (l'ex dipendente della CIA che ha rivelato diverse informazioni governative segrete), ha la faccia da bravo ragazzo, ma anche uno sguardo triste che sembra aver ereditato da Heath Ledger, con cui aveva recitato in 10 cose che odio di te, ed è pure un musicista e cantante di talento. Poi, proprio quando sembrava sul punto di raggiungere la fama interplanetaria e fare incetta di Oscar, è sparito nel nulla, o quasi.


Adesso scopriamo che non è che se ne sia stato a girarsi i pollici. Stava preparando Mr. Corman, una nuova serie TV da lui creata, scritta, diretta, prodotta e interpretata. La storia di un insegnante delle elementari in crisi esistenziale. Non un lavoro autobiografico, ma si sente che Mr. Gordon-Levitt dentro a Mr. Corman ha messo tutto se stesso. Proprio come il suo creatore e protagonista, è imprevedibile, con un notevole potenziale e dopo i primi episodi non si sa dove andrà a parare. Credo però che sarà bello scoprirlo.


Pose
(stagione 3)

Se c'è una serie TV che in questi anni mi ha fatto capire il vero concetto di famiglia, è Pose. Alla faccia di tutti i Pillon e Adinolfi di questo mondo, il gruppo formato da vari personaggi trans e gay afro-americani e latini nella New York a cavallo tra gli anni '80 e '90 è riuscito a dare vita a una delle famiglie più belle e unite, malgrado divisioni e contrasti non siano certo mancati, mai viste sul piccolo schermo. Altroché i Camden di Settimo cielo.


Pose si è chiusa con una terza stagione ricca di emozioni forti, episodi e scene memorabili. Tra le varie creature seriali di Ryan Murphy, forse quella complessivamente più riuscita dai tempi di Nip/Tuck. Dall'adorabile Blanca (credo il personaggio più buono non in maniera stucchevole che abbia mai visto) allo stiloso Pray Tell, passando per la scatenata Elektra Evangelista, ci ha regalato numerosi personaggi da portare nel cuore anche ora che il viaggio si è concluso. Con un sacco di lacrime, ma pure con un sorriso di speranza nell'umanità. Grazzie.




Serie Flop 👎

Nove perfetti sconosciuti (Nine Perfect Strangers)
(stagione 1, episodi 1-4)

Nine Perfect Strangers. Titolo alternativo: Nine Perfect Assholes. Tratta da un romanzo di Liane Moriarty, l'autrice di Big Little Lies, questa nuova serie racconta di un gruppo di persone che partecipa a un ritiro spirituale di 10 giorni in una Spa di lusso, che si chiama Tranquillum House, ma in cui potrebbero accadere delle cose non proprio tranquille, gestita da una ridicola misteriosa guru russa.

Chi più chi meno, i protagonisti di questa nuova serie sono tutti incasinati, quindi in teoria si potrebbe anche entrare in connessione con loro. Solo che sono anche quasi tutti piuttosto o parecchio irritanti, quindi amarli e provare compassione per loro e per i loro problemi è dura. A loro 9 si aggiunge poi Nicole Kidman in versione santona new-age che appare in scena circondata da una luce che manco Barbara D'Urso.

"Col cuore!"

Se da una parte Nine Perfect Strangers intriga e fa venire curiosità di vedere cosa succederà ai partecipanti di questa specie di Grande Fratello psicologico, dall'altra è troppo patinato e glaciale per emozionare e convincere in pieno, o solo vagamente. Per il momento, il mio giudizio è un grosso MAH. L'impressione è quella di assistere a TV spazzatura mascherata da prodotto di qualità con grandi attori e una confezione impeccabile, ma magari mi sbaglio. Magari è solo TV spazzatura e basta.


Invincible
"Tu meriti di avere una serie supereroistica tutta per te."
"Ma vai a quel paese tu e le serie supereroistiche."

Io e i supereroi non ci prendiamo proprio. Pure con questa serie animata da altre parti tanto celebrata non è scattato l'amore. Anzi, non ho proprio capito cosa c'abbiano visto di così originale o interessante. Dopo aver guardato il primo episodio, non ho trovato manco mezzo motivo per proseguire nella visione. WandaVision a parte, l'unica cosa che per quanto mi riguarda resta Invincible è il mio odio verso i supereroi e tutto ciò che li riguarda.


Turner e il casinaro - La serie

Il film con Tom Hanks non era abbastanza?
Cosa abbiamo fatto di male per meritarci pure questo?

P.S. Viva le serie con i gatti, abbasso quelle con i cani!

Ecco un'altra celebre serie con protagonisti cani

 

Guilty Pleasures del mese😎
Non ho mai... (Never Have I Ever)
(stagione 2)

Love, Victor
(stagione 2)

Piacevoli, divertenti, ispirate, profonde (a modo loro). Never Have I Ever e Love, Victor non saranno due serie fondamentali o fenomenali, ma continuano a fare il loro dovere di intrattenimento non scemo a dovere. Avanti così.



Cotta del mese 😍
Leila Farzad (I Hate Suzie)

I Hate Suzie è una serie britannica con protagonista una grandiosa Billie Piper. Ne avevo parlato lo scorso mese dopo aver visto i primi 4 episodi e il consiglio di recuperarla è ancora più forte dopo aver guardato anche i 4 successivi (il sesto in particolare è eccezzziunale veramente). Se la protagonista Suzie nonostante il titolo sa farsi apprezzare, l'idola totale della serie è però la sua migliore amica Naomi. A interpretarla è Leila Farzad, attrice inglese di origini iraniane molto affascinante e talentuosa, oltre che con una naturale propensione per l'ironia, di cui credo sentiremo parlare ancora. Inseritela in ogni serie di prossima produzione e nessuno si farà male.




Episodio del mese 👌
"L'uccello magico n.2 - Magical Bird #2", S04E08 (Atypical)

Cos’è successo a Simone Biles alle Olimpiadi di Tokyo? Un buon modo per capirlo è guardare l’ottavo episodio della quarta e ultima stagione di Atypical. Una serie che ha come protagonista Sam, un ragazzo con la Sindrome di Asperger. Oltre a trattare il tema dell’autismo in maniera sensibile, ma pure con una buona dose d’ironia, la serie ha il pregio di regalare dei bei ritratti anche di tutte le persone che ruotano intorno alla sua vita. La mia preferita è Casey, la sorella di Sam, una giovane promessa dell’atletica.


ATTENZIONE SPOILER
Nell’ottavo episodio della stagione 4, Casey ha una “crisi di coscienza”. Come Papa Ratzinger, solo che la sua religione è la corsa. O come Simone Biles in queste Olimpiadi. Quando la reclutatrice di un’università prestigiosa viene a vederla, lei resta ferma sui blocchi di partenza e decide di lasciare l’atletica. Troppa pressione. Ha cominciato a odiare ciò che più amava fare ed è corsa via, letteralmente. Per una persona che ha vissuto all’ombra del fratello, che ha sempre ricevuto tutte le attenzioni in famiglia, stare sotto i riflettori non è naturale. C’è chi sogna di diventare una star, e chi vuole solo una vita da mediano, a recuperar palloni. Sto davvero citando il Liga??? 😱
FINE SPOILER

Questa è una piccola grande lezione di vita, una delle tante insegnate da Atypical. Ora che è finita, mi mancherà un sacco. Mi mancherà Sam, mi mancherà soprattutto Casey, mi mancherà persino Paige, l’irritante fidanzata del protagonista. Insomma, mi mancheranno tutti. Trovare delle buone serie oggigiorno non è una cosa così atipica. Trovarne una cui affezionarsi così tanto lo è.




La musica di Agosto 2021: quella bella e quella cioè insomma, dai, no, non ci siamo

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Tra vecchie glorie e bimbiminkia, polemiche, collaborazioni e ritorni in grado di sorprendere, ecco alcune cose successe nel mondo della musica durante l'ultimo mese. Buona lettura, e buon ascolto.



Per me è no👎

#3 Måneskin e Iggy Pop

La tanto sbandierata e discussa collaborazione tra Måneskin e Iggy Pop si è risolta con un... mah clamoroso. La partecipazione dell'Iguana a "I Wanna Be Your Slave"è decisamente svogliata e inutile. Sarebbe stato più interessante ad esempio un mash-up con "I Wanna Be Your Dog" degli Stooges, o comunque qualcosa di più particolare. Resta il fatto che un pezzo insieme a Iggy Pop per un gruppo italiano sarebbe stato impensabile fino a un anno fa, quindi tanto di cappello ai Naziskin.



#2 Ed Sheeran

Dopo i suoi ultimi lavori che flirtavano con l'hip-hop e il singolo electro-dance "Bad Habits", a chi era preoccupato che Ed Sheeran avesse perso la capacità di scrivere ballatone lagnose posso dire che no, non l'ha persa. Il nuovo pezzo "Visiting Hours" ne è la più limpida dimostrazione. A questo punto, meglio l'Ed Sheeran iper-commerciale di "Bad Habits".

 


 #1 Sangiovanni

Grazie a Maria, i bimbiminkia hanno trovato il loro Santo protettore: Sangiovanni.

 



Per me è sì👍

#9 Salmo

Si è parlato tanto del concerto a sorpresa a Olbia di Salmo. Persino i TG nazionali! Si è pure scatenata una guerra tra il rapper sardo e Fedez che ha rischiato di oscurare quanto successo in Afghanistan. Personalmente, se a qualcuno può fregare qualcosa, io sto dalla parte di Salmo. Il modo in cui ha organizzato l'evento è parecchio discutibile, così come le sue parole da rapper sbruffone, che d'altra parte fanno parte del suo personaggio. Le sue intenzioni però sono onorevoli e coraggiose. In questo momento stiamo vivendo una fase della pandemia molto diversa rispetto all'estate scorsa. La campagna di vaccinazione ha raggiunto una buona copertura e a disposizione c'è l'uso del Green Pass, quindi non ha più senso tenere le stesse regole che Salmo giustamente definisce "patetiche" degli scorsi mesi. Soprattutto considerando che queste regole valgono per gli eventi musicali all'aperto, in posti dove gli ammassamenti come a Olbia ci sarebbero lo stesso, e non per il calcio. In questa lotta, Salmo e Fedez forse senza manco rendersene conto combattono la stessa battaglia. Con la differenza che Fedez lo fa da dentro il sistema e Salmo dal di fuori.


#8 The Weeknd

A The Weeknd piace vincere facile. Dopo il successo di singoloni come “Blinding Lights” e “Save Your Tears”, gioca ancora la carta di un suono anni '80 aggiornato al presente e realizza un'altra hit, “Take My Breath”. Una di quelle canzoni perfette tanto per una stazione radiofonica contemporanea, che per la colonna sonora di Stranger Things. A The Weeknd piace vincere facile e con questo pezzo, pur carente in quanto a effetto sorpresa, vince ancora. Una buona notizia per il mondo intero, visto che quando The Weeknd perde, o viene del tutto ignorato come successo alle nomination dei Grammy Awards 2020, sono cazzi amari per tutti.

  


#7 Kanye West

Miii, non ci posso credere. Dopo vari ritardi, il più volte annunciato nuovo disco di Kanye West è finalmente arrivato. Ma che davero?
Sì, davero vero. E non è neanche niente male. L'epoca in cui sfornava solo capolavori, durata dall'esordio "The College Dropout" del 2004 fino a "Yeezus" del 2013, è ormai purtoppo finita, e chissà se tornerà mai più. Il rapper-profeta sa però ancora il fatto suo in fatto di rime & basi e, per quanto troooppo pieno di religiosità e soprattutto troooppo lungo, "Donda"è un ricco & affascinante disco rap. Rap, non gospel come il precedente, grazie a Dio. Con la sua durata monster di quasi 2 ore, inoltre, gli vale di diritto il soprannome Iosonounkanye.
   


#6 CHVRCHES

L'unica Chiesa in cui mi vedrete pregare è quella di Federico. E in quella degli scozzesi CHVRCHES. Il loro nuovo album "Screen Violence"è appena uscito ed è la più bella colonna sonora per un film horror immaginario che non è mai stato girato, ma che avrei una gran voglia di guardare.

 


#5 Turnstile

Il rock è vivo e vegeto e lotta e urla con noi. La prova è contenuta in "Glow On", il nuovo album dei Turnstile, gruppo hardcore punk di Baltimora, nel Maryland, USA. Dall'inizio alla fine, esaltante a dir poco.



#4 Jungle

Quale sarà la prima cosa che farai, quando sarai libera?
Ballare.

Che sia la liberazione dal nazismo, dal Covid, o dalla tutela di un padre-padrone, c'è sempre un buon motivo per ballare. A tale scopo il duo inglese Jungle ha appena pubblicato, nel weekend di Ferragosto, il terzo album “Loving in Stereo”. Pensate un po' ai poveri inglesi: hanno perso la finale degli Europei ai rigori, alle Olimpiadi sono stati battuti nella finale della staffetta 4x100 per un millesimo di secondo e non c'hanno manco il Ferragosto. Che vita di merda!

Nonostante tutto ciò, i due Jungle non si sono scoraggiati e hanno tirato fuori un disco tranqi funky ricco di buone vibrazioni. Un lavoro favoloso dal primo all'ultimo suono, che può essere considerato il top di gamma nell'ambito della musica dance dell'anno, quest'anno. Un ascolto consigliato in particolare a chi cerca i nuovi Bee Gees – ho detto Bee Gees, non Bee Hive –, a chi si sente ancora orfano, o più che altro figlio di separati, dopo il divorzio dei Daft Punk, e anche a chi di solito fa tappezzeria e cerca qualcosa che gli faccia semplicemente muovere la testa in segno di apprezzamento. Insomma, fate girare questo disco e state a sentire il consiglio dei Boomdabash: “Stanotte se balla”. Solo con delle musica decisamente migliore di quella dei Boomdabash.

 


#3 The Killers

I Killers questa volta si sono davvero superati. No, non chiamate la polizia. Non hanno ucciso nessuno. Hanno “solo” fatto un Signor Disco. Nel mezzo della pandemia di nostra vita, privi della pressione di dover realizzare un lavoro che suonasse poi bene per un tour negli stadi, spogliati della loro solita grandeur, Brandon Flowers e soci hanno realizzato un'intima e desolata riflessione sull'America profonda. Sulla vita nelle cittadine in mezzo al nulla e con nessuna prospettiva o quasi davanti.

Qua e là in "Pressure Machine" si incontrano sonorità country-folk, ma non è un lavoro unicamente country-folk. È più che altro un disco rock dalle atmosfere cinematografiche, che ci mostra un gruppo ancora più ispirato rispetto al già valido “Imploding the Mirage” dell'anno scorso. Mancano forse i singoloni che li hanno resi una potenza mondiale, ma probabilmente è il loro album più compatto e coerente dall'inizio alla fine. Oltre che uno dei dischi più “americani”, nel senso buono del termine, che sentirete quest'anno.

 


#2 Halsey

Il pop è il nuovo indie. A fare i lavori più imprevedibili e coraggiosi in circolazione quest'estate non sono tanto gli artisti alternativi, quanto le popstar. Come Halsey, diventata in questi giorni una neo-mamma ma soprattutto una neo-MILF, che ha registrato quello che lei stessa ha definito un concept album "sulle gioie e gli orrori della gravidanza e del parto" intitolato "If I Can't Have Love, I Want Power", interamente prodotto dai premi Oscar Trent Reznor e Atticus Ross dei Nine Inch Nails. Il risultato?
Praticamente è un nuovo disco dei NIN, solo con la voce di Halsey al posto di quella di Trent Reznor e un forte tocco femminile in più. Detto in altro modo: accattatevillo!

  


#1 Lorde

Il nuovo album di Lorde ha un solo difetto. Sarebbe stato meglio se fosse uscito all'inizio della stagione più calda. Arriva invece adesso, meglio tardi che mai comunque, quando l'estate sta finendo e un anno se ne va, Lorde sta diventando grande, lo sai che ad alcuni fan non va. “Solar Power” non è un semplice disco. È un mood esistenziale. “It's a new state of mind”. È godersi il lato estivo della vita. È come un Calippo in una giornata con 40° gradi all'ombra. È anche qualcosa di parecchio differente rispetto ai precedenti lavori della cantante neozelandese, “Pure Heroine” e “Melodrama”, quest'ultimo eletto mio album dell'anno nel 2017, e che lascerà quindi perplesso e deluso qualche suo estimatore della prima ora.

Una volta superato lo “shock because” della title track, tra atmosfere hippie e richiami a Primal Scream e George Michael, sono entrato in connessione con questa nuova Lorde, con la sua nuova filosofia, con la sua nuova religione. L'ascolto di questo album è qualcosa di trascendentale, che scivola via incantevole tra armonie vocali paradisiache, momenti di fattanza pura (“Stoned at the Nail Salon”), ballatine folk e melodie pop che sembrano uscite dall'MTV degli anni '90 (“Secrets from a Girl (Who's Seen It All)” e “Mood Ring” personalmente mi ricordano "No Scrubs" e “Unpretty” delle TLC). Più delle varie “Mille” e “Mi fai impazzire”, è questo il vero suono dell'estate 2021. Bless the Lorde.

 



Guilty Pleasure del mese😎
Elton John e Dua Lipa

Dua Lipa > Madonna (intendo proprio la Madonna)

La striscia positiva continua. C'è poco da fare, questa ragazza non ne sbaglia una e a guadagnarci è pure Elton John, reduce da un'altra riuscita collaborazione sull'ultimo album di Lady Gaga.

  



Cotta del mese 😍
Joy Crookes

Gran voce, un fascino notevole, un sound che ricorda la mai dimenticata Amy Winehouse. Il 15 ottobre arriva "Skin", l'album d'esordio di Joy Crookes, e ha tutte le carte in regola per conquistare il mondo. O se non altro per conquistare me. Io già la amo.

 




Annette, anone, che fresca bontà

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Annette

Sto cantando, come un usignolo
sempre meglio dei tre tenorini de Il Volo
Sto cantando, oh mio Dio di nuovo
so che non dovrei farlo, ma nemmeno la Amoroso

Questa è una di quelle recensioni cantate
lo so già che poi ve ne lamentate
il motivo è perché ho appena visto Annette
un musical che vince gioco, partita e set

è diretto dal regista francese Leos Carax
uno che ha delle idee assurde come un No Vax
sta più fuori di chi non ha il Green Pass
e fa cantare i suoi attori troppo, che stress

di talento però ne ha come Jonze che incontra Gondry
farebbe sussultare pure David Lynch e Spike Lee
roba da non credere a quello che stai guardando
questa è una visione, oppure sto sognando?

un film così io lo stavo stavo aspettando
con due occhi più grandi del mondo
e mi fa impazziiiiiire
mi fa impazziiiiiiire


Adam Driver c'ha preso gusto a cantare
già in Storia di un matrimonio mostrava di saperci fare
Marion Cotillard qua ha la parte di un soprano
la sua voce urta quasi quanto quella di Al Bano

pure la piccola Annette si mette a fare la cantante
non è la classica commedia, ma è un film a tratti esilarante
il suo umorismo è molto particolare
e la colonna sonora degli Sparks è spettacolare

Annette a me ha fatto venire una gran voglia di cantare
se lo fa Vasco, pure a me lasciatelo fare
La visione di Annette quindi a tutti la voglio consigliare
magari non proprio a tutti, perché a qualcuno farà cagare
(voto 8/10)



I tormentoni dell'estate 2021 in foto

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Mi fai impazzire



Mille



Toy Boy



Un bacio all'improvviso



Movimento lento



Malibu



Makumba



Ma stasera



Marea



I Wanna Be Your Slave



Pistolero



Mohicani



Never Going Home



L'allegria



Scrivile scemo





Venezia 78: Leoni, ma anche Cani, Bradipi, Pavoni, Galli, Aragoste, Pappagalli e Leonesse d'oro

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E anche quest'anno a Venezia ci vado un altro anno.
Nonostante non sia riuscito a essere presente in Laguna, non mi posso comunque esimere dal postare le mie classifiche. In teoria potrei, ma non voglio. Anche perché quest'edizione, sebbene da distante, l'ho seguita parecchio. Partiamo allora con i premi ufficiali della 78ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, e poi vediamo anche i personali e animaleschi riconoscimenti di Pensieri Cannibali.




I premi di Venezia 78 🎥

Leone d'oro al miglior film: L'Événement, regia di Audrey Diwan
Leone d'argento - Gran premio della giuria:È stata la mano di Dio, regia di Paolo Sorrentino
Leone d'argento per la miglior regia: Jane Campion per Il potere del cane (The Power of the Dog)
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Penélope Cruz per Madres paralelas
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: John Arcilla per On the Job 2: The Missing 8
Premio Osella per la migliore sceneggiatura: Maggie Gyllenhaal per The Lost Daughter
Premio speciale della giuria: Il buco, regia di Michelangelo Frammartino
Premio Marcello Mastroianni ad un attore o attrice emergente: Filippo Scotti per È stata la mano di Dio

Leone d'oro alla carriera: Roberto Benigni e Jamie Lee Curtis
Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker: Ridley Scott

Leone di caffè del sito In Central Perk: È stata la mano di Dio



Bradipo d'oro 🦥
ai film che attendo di più

#12 The Blind Man Who Did Not Want to See Titanic


#11 Mona Lisa and the Blood Moon


#10 Madres paralelas
e Competencia oficial



#9 The Lost Daughter


#8 America latina


#7 Dune


#6 Il collezionista di carte


#5 Spencer


#4 Freaks Out


#3 L'Événement


#2 È stata la mano di Dio


#1 Ultima notte a Soho


Bonus
Scene da un matrimonio (miniserie TV)



Aragosta d'oro 🦞
alla coppia più eternamente innamorata

Ben Affleck e Jennifer Lopez



Pappagallo d'oro 🦜
al discorso più bello, ma anche più copiato

Roberto Benigni



Gallo cedrone d'oro 🐓
al più cascamorto

Oscar Isaac



Can d'oro 🐶
ai migliori cani

#2 Can Yaman


#1 Benny, il cane della regista Ana Lily Amirpour



Pavone d'oro 🦚
ai più fighi

#5 Khaby Lame


#4 Antonio Banderas


#3 Benedict Cumberbatch


#2 Timothée Chalamet


#1 Jake Gyllenhaal



Leonessa d'oro 🦁
alle più fighe

#10 Charlotte Gainsbourg


#9 Kristen Stewart


#8 Penélope Cruz


#7 Kate Hudson


#6 Jodie Comer


#5 Anya Taylor-Joy


#4 Hailee Steinfeld


#3 Jessica Chastain


#2 Serena Rossi


#1 Zendaya




I love it when you call me Cinderella

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Cinderella

I love it when you call me Cinderella
è una versione nuova, ma la storia è sempre quella
questa volta han fatto un musical post-moderno ooh, la-la-la
sul serio, la-la-la



Faccio tutto la recensione cantata? No, dai, non di nuovo. Gna posso fà. Ho già dato la settimana scorsa con quella di Annette, e comunque dovrei smetterla di guardare musical, anche perché non è che sono così appassionato del genere. A parte qualche splendida eccezione come La La Land. Nonostante ciò e nonostante la mia avversione per le storie fiabesche, devo ammettere che Cinderella a sorpresa non mi è dispiaciuto.

"Ma che davero?"

La protagonista Camila Cabello, popstar cubana al suo esordio come attrice, ha una faccia cartoonesca perfetta per il genere comedy e nei panni della principessa Disney in carne e ossa se la cava meglio, per esempio, di Emma Watson in La bella e la bestia. Scusa Emmina, ti voglio bene, ma sia come attrice che come cantante non sei proprio un fenomeno. Lo so io e lo sai tu.


Il film inoltre non è solo un one woman show architettato per mettere in mostra le doti della Cinderella Cabello, viene dato spazio pure agli altri personaggi. Su tutti la sorella del principe, interpretata dalla promettente emergente Tallulah Greive, che meriterebbe uno spin-off solista tutto suo.


E occhio anche a Billy Porter della serie Pose nei panni della Favolosa Madrina. C’era stata qualche polemica per la scelta di un uomo gay di colore per questo ruolo, ma dopo averlo visto all’opera è difficile immaginare qualcun* più Favolosa di lui.


Caruccia pure la colonna sonora, per cui è stata fatta una scelta simile a quella di Moulin Rouge!: al di là di una manciata di pezzi originali, per lo più sono cantati brani della pop culture degli ultimi decenni, da Madonna ai Queen, da Ed Sheeran a Jennifer Lopez, e c’è pure “Poo-Po-Po-Po-Po-Poooo-Poo”, anche nota come “Seven Nation Army” dei White Stripes.

In altre parole: questa è la versione Glee della fiaba di Cenerentola e, pur con i suoi limiti, è molto più godibile e contemporanea della versione del 2015 con Lily James.
(voto 6/10)




Old: Shyamalamalamalan vecchio fa buon brodo

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Old

Old è uno di quei film di cui è meglio non sapere nulla prima della visione. Allora cosa sto scrivendo questo post a fare? A questo punto potremmo occuparci d’altro, ad esempio di Barbara Palombelli…
No, troppo horror. E poi non c’ho voglia di parlare di una donna esasperante.

"Qualcuno ha detto Barbara Palombelli?"

Facciamo che della trama non dico nulla. Vi dico solo che, anche se il film si chiama Old, il cinema di M. Night Shyamalamalamalan è tutt’altro che vecchio e sa ancora stupire, con una pellicola che riesce a tenere incollati allo schermo dall’inizio alla fine e ci regala uno spunto geniale, sebbene il modo in cui viene sviluppato a tratti è discutibile e diverse cose lasciano un po’ perplessi.

"Non male questo episodio inedito di Lost."

Non si tratta quindi di uno dei suoi lavori migliori in assoluto. The Village, Unbreakable e Il sesto senso restano di un altro livello. C’è però da aggiungere che anche questa volta il regista indiano si conferma il maestro delle sorprese e dei colpi di scena. E questo non è un colpo di scena. Un discorso furbo della Palombelli, quello sì che lo sarebbe.
(voto 7-/10)

Scatto di una giovane donna che ha appena sentito un discorso di Barbara Palombelli





Free Guy - Eroe per videogioco

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Free Guy - Eroe per gioco

Cinema e mondo dei videogame di solito non vanno granché d'accordo. Così come cinema e calcio. Quando un film viene paragonato a un videogioco in genere non è un gran complimento. Non per me, perlomeno. Non è questo il caso di Free Guy - Eroe per gioco. Un film che riesce letteralmente a parlare il linguaggio dei gamers e che io sono riuscito abbastanza a comprendere, grazie all'influenza dei miei nipoti, altrimenti avrei avuto bisogno dei sottotitoli per capire metà dei dialoghi. Tutto questo senza comunque dimenticare di essere cinema. Free Guy è ricco di riferimenti a giochi popolari come GTA e Fortnite, ma pure a film come Ricomincio da capo e The Truman Show, oltre a Lola corre. Non solo.


La trama è incentrata su un personaggio che riesce a conquistare il mondo in cui vive in maniera del tutto inaspettata. Qualcosa del genere succede anche all'interno del film. Free Guy è un lavoro che nasce essenzialmente come ryanreynoldscentrico, con il suo umorismo da Deadpool più edulcorato, dopotutto siamo pur sempre dentro una pellicola per famiglie. A “mangiarsi” il film è invece Jodie Comer. Sono orgoglioso di seguire questa giovane fenomena della recitazione fin dai suoi primi passi, nella bellissima serie My Mad Fat Diary e nella notevole miniserie Thirteen. Con il successo e i premi per la sua interpretazione di Villanelle in Killing Eve il rischio per lei è però quello di cristallizzarsi a fare la villain simpatica e nei primi minuti di Free Guy sembra quello il suo destino pure qui. Solo che poi il suo personaggio cambia e lei risulta perfetta sia nei panni della nerd che in quelli dell'eroina action.


Free Guy poteva essere uno di quei film che partono da uno spunto carino e poi rischiano di spegnersi in fretta, ma per fortuna il pericolo è scongiurato. Merito di una sceneggiatura intelligente e ironica, ma anche di quell'altro fuoriclasse di Taika Waititi, e soprattutto di Jodie Comer. Una che quando compare sullo schermo rischia di far passare tutti gli altri per nabbi e di farli finire game over.
(voto 6,5/10)

"Hello, Cannibal. Esisterei anch'io."




Serial Killer: le serie che han fatto le brave e quelle che son state cattive nel Settembre 2021

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Tanta carne al fuoco seriale nel mese di settembre. Alcune serie devo ancora recuperarle, altre devo vederle per bene prima di giudicarle, ecco intanto quello che ho già guardato e che sto seguendo in questi giorni.



Serie Top del mese

Clickbait
(stagione 1)

Chiara Ferragni e Fedez si sono lasciati...


Chiara Ferragni e Fedez si sono lasciati... scappare una parolaccia contro il Codacons.

Questo è un esempio di clickbait. Un modo sensazionalista di attirare l’attenzione che mira a ottenere il maggior numero di interazioni possibile, a volte anche in maniera un po’ ingannevole. La serie TV Clickbait parte da un video acchiappaclic. Su un sito simil-YouTube viene caricato un filmato dove, attraverso alcuni cartelli, si spiega che, al raggiungimento di quota 5 milioni di visualizzazioni, un uomo accusato di aver abusato di alcune donne verrà ucciso. Così, senza processo o modo di difendersi. Cosa succede poi?


Volete saperlo. So che volete saperlo, ma non ve lo dico. L’unica cosa che vi dico è che ogni episodio è incentrato su un personaggio differente. Un espediente già usato da altre serie, come Lost e Skins, ma che non mi pare fosse stato ancora applicato a un thriller puro. E per una serie thriller è davvero azzeccato, visto che a ogni episodio la prospettiva cambia e tutto quello che pensavamo di sapere si ribalta. Si può pensare che Clickbait parta da uno spunto curioso e dopo si perda per strada, ma grazie a questa scelta narrativa così non è. Clickbait tiene incollati allo schermo e con il fiato sospeso dall’inizio alla fine e finisce per essere una delle serie meglio scritte oggi in circolazione, oltre a essere diabolicamente accattivante e a costringere a cliccare play episodio dopo episodio. E comunque, Chiara Ferragni e Fedez NON si sono lasciati. Che io sappia.


The White Lotus
(stagione 1)

The White Lotus può essere considerata una versione HBO di film estivi italiani come Panarea o Vita smeralda. Non scappate! Non è per forza una cosa negativa. Dopotutto, a guardarlo bene, Lost è pur sempre una versione più fantascientifica e incasinata di Selvaggi dei fratelli Vanzina. Tornando a The White Lotus, è una commedia satirica su un gruppo di ricchi privilegiati viziati in vacanza in un resort hawaiano di lusso. Propone una galleria di personaggi tutt'altro che facili da amare, a parte l'idolesco direttore del resort, che pure non è proprio la persona migliore del mondo. Perché guardarlo, allora?

"Non ne ho idea!"

Perché è una visione che a tratti fa ridere, ma regala anche qualche boccone amaro e soprattutto fa riflettere sulla società e la vita di oggi. Ha la spietatezza animalesca di Mean Girls. È un Nine Perfect Strangers che ce l'ha fatta. È una delle cose più originali e imprevedibili che potete trovare in giro. Ha una colonna sonora ipnotica. E poi ci sono Alexandra Daddario e Sydney Sweeney. Mi sa che questa era la prima cosa che dovevo dire per convincervi a guardare la serie, lasciate perdere il resto che ho scritto.

"Ma dirlo prima?"


Only Murders in the Building
(stagione 1, episodi 1-5)

Brutti fanatici di true crime del ca**o. È così che potrebbero essere definiti i protagonisti di Only Murders in the Building. Anzi, è proprio così che vengono definiti da una poliziotta. L'ho scritto censurato, perché stiamo pur sempre parlando di una serie che in Italia va su Disney+. E in casa di Topolino va bene non dare i compensi per lo streaming a topolone come Scarlett Johansson, ma guai se si dice una parolaccia. Anche se qui a dirla tutta un po’ di parolacce sono presenti. Che le cose alla Disney stiano cambiando, o è solo perché in realtà negli USA questa serie va su Hulu? Ma soprattutto, chi sono i protagonisti di Only Murders in the Building, oltre a tre brutti fantatici di true crime del ca**o?

Sono Selena Gomez, giusto per rimanere in tema di topolone, Martin Short, che è un piacere rivedere dopo un periodo di assenza dalla scene, e Steve Martin, che mi sta moderatamente simpatico. Nel senso, non mi mi fa ammazzare dalle risate, ma nemmeno mi fa venire voglia di ammazzarlo. E a proposito di morti ammazzati, in questa serie non mancano di certo. Quindi questa è una serie per brutti fanatici di true crime del ca**o?

No, Only Murders in the Building è una serie per brutti fanatici di commedie crime del ca**o.



Serie Flop del mese

La casa di carta
(stagione 3 - prima parte)

Ora capisco quelli che la chiamano La casa di cacca. Ho sempre amato e difeso questa serie, ma arrivato alla prima parte della - a questo punto posso dire gracias a Dios - stagione conclusiva, ne vedo tutti i difetti. La stagione 1 per me resta una bomba, una delle cose action più adrenaliniche capitate sul piccolo schermo dai tempi di 24. I nuovi episodi invece, tra continue sparatorie, esplosioni e colpi di scena telefonati, regalano solo un sacco di sbadigli, o al massimo qualche risata involontaria. E poi, avendo subito negli scorsi giorni un furto, in questo momento non me la sento di simpatizzare così tanto per una banda di ladrones de mierda.



Guilty Pleasure del mese
Sex Education
(stagione 3)

Sex Education è sempre un piacere. In tutti i sensi.

P.S. Ruby (interpretata da Mimi Keene) personaggio top della terza stagione.




Cotta del mese
Zoe Kazan (Clickbait)

Un motivo in più per vedere Clickbait?
C'è Zoe Kazan!






Wake Me Up When September Ends, cioè ora: la musica di Settembre 2021

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L'estate è alle spalle oramai, e la buona notizia è che anche i tormentoni estivi lo sono. Tempo quindi di scoprire nuova musica, possibilmente meno tormentosa, ed ecco alcune cose buone e meno buone uscite negli ultimi giorni.



Per me è no

#4 Coldplay e BTS

Ai tempi di "Parachutes", i Coldplay mi sembravano un gruppo davvero ma davvero molto promettente. Credo di non essermi mai sbagliato così tanto in vita mia. Per vendere qualche disco in più ormai si venderebbero anche un braccio. O collaborererebbero persino con i BTS. Anzi, l'hanno fatto davvero. Collaborare con i BTS, dico, non vendersi un braccio. Per ora.

   


#3 Alessandra Amoroso

Sempre una garanzia, Alessandra Amoroso. Come fa scoreggiare le orecchie lei, pochi altri.
E dopo aver visto il suo per fortuna breve cameo nel film Morrison di Federico Zampaglione, posso dire che no, a recitare non è meglio che a cantare. Pensavo fosse impossibile.

 


#2 Francesco Gabbani

Se volete ascoltare una canzone brutta forte, con un testo pieno zeppo di stereotipi e un ritornello che più fastidioso non riesco a immaginarlo nemmeno con un'enorme sforzo di fantasia, ecco a voi il nuovo singolo di Francesco Gabbani, "La rete". Roba da rimpiangere "Occidentali's Karma" e persino "Amen".



#1 Negramaro

Ma che è 'sta cafonata?

 



Per me è sì

#6 ABBA

Da ragazzo cresciuto con il rock alternativo di Nirvana e Sonic Youth, c'è stato un periodo in cui gli ABBA per me erano il male assoluto. Quanto di più lontano dalla mia idea di musica. Crescendo ho poi imparato ad apprezzarli, seppure a piccole dosi, e considero "Dancing Queen" una delle più belle canzoni mai scritte. Dopo 40 anni di assenza dalle scene, gli ABBA sono ora tornati e a sentire i loro due nuovi brani, le lancette per loro sembrano essersi fermate. Questi pezzi paiono composti e suonati negli anni '70 e - chissà - magari è davvero così e si sono limitati a rispolverarli da qualche archivio nascosto. Fatto sta che ad ascoltarli mi hanno fatto venire una lacrimuccia nostalgica, e pensare che un tempo io li odiavo. Solo che col tempo alcune cose cambiano. La musica degli ABBA no, decidete voi se questo è un bene o un male.

  


#5 Amyl and the Sniffers

Rock and roll!



#4 Placebo

I Placebo sono tornati dopo un bel periodo di tempo con una nuova canzone, "Beautiful James". Niente di nuovo sotto il sole, anche perché sono gente che immagino di sole ne prendano pochino, ma è un classico ottimo pezzo ipnotico in stile Placebo e per quanto mi riguarda va benissimo così.

 


#3 Carmen Consoli

Se solo ci fermassimo ad ascoltare col cuore, scopriremmo che il nuovo disco di Carmen Consoli è davvero bello. Il singolo “Una domenica al mare” in particolare, ma l'intero album “Volevo fare la rockstar” nel complesso propone tracce ispirate e ricche di fascino. È un lavoro poco confuso e molto felice, con una serie di testi che sono delle mini sceneggiature cinematografiche. Un punto in più per la copertina, mizzega che tenerezza.


 


#2 BLANCO

BLANCO è un giovane Vasco, ancora meno sobrio. È un nuovo Achille Lauro, è un nuovo Fedez, o è un nuovo Madame? È uno spirito punk che ha preso possesso del corpo di un trapper. È tutte queste cose insieme e allo stesso tempo è solo e soltanto BLANCO.

Il 18enne Riccardo Fabbriconi in arte BLANCO, sbucato fuori dalla provincia di Brescia, è il presente e forse anche il futuro della musica italiana, se solo non fosse così fuori e imprevedibile che è davvero difficile immaginare cosa possa combinare in futuro. Magari farà la fine di Gianluca Grignani, o di Morgan, o se possibile persino peggio. Nel frattempo, speriamo che ci regali almeno qualche buon disco. Il primo, "Blu celeste", il suo album d'esordio, è appena arrivato ed è un debutto tipicamente adolescenziale, con tutti i pregi e i difetti del caso. È il manifesto perfetto di una generazione che non sembra avere niente da dire, ma lo dice con stile. Il suo.



#1 Julia Bardo

Il mio giorno della settimana preferito è il venerdì. Perché inizia il weekend e ci si può dare alla pazza gioia? No. Cioè, non solo. Il motivo principale è che venerdì è il “New Music Friday”, il giorno in cui escono la maggior parte delle novità musicali. Una volta dovevo risparmiare i soldi della paghetta per potermi comprare al prezzo di 36mila lire al massimo un CD a settimana o ogni due settimane, mentre adesso grazie a Spotify mi posso ascoltare aggratis decine di dischi nuovi ogni venerdì. Per me è come un sogno a occhi e orecchie aperte, come Pinocchio nel Paese dei Balocchi, o Neo che entra in Matrix.

Tra le varie novità di uno dei venerdì di questo settembre, mi sono imbattuto un po’ per caso nell’album d’esordio di Julia Bardo, una cantautrice italiana, di Brescia, che canta in inglese, da qualche anno ha base a Manchester, in Inghilterra, e ha fatto parte per qualche tempo dei Working Men’s Club. Ho cominciato a sentire la prima canzone, notevole, e ho pensato che magari era un colpo di fortuna, il brano migliore sparato subito all’inizio, e invece no. “Bauhaus, L’Appartamento” è una raccolta di intimi pezzi indie-pop-rock uno più bello dell’altro. Pescare un tesoro nascosto in mezzo al mare di uscite settimanali è sempre una mia grande gioia, quindi viva Julia Bardo, e viva i venerdì.

 



Guilty Pleasure del mese
Tommaso Paradiso

È l'ultima volta che ascolto una canzone di Tommaso Paradiso e poi magari smetto. O magari no.

 



Cotta del mese
Maisie Peters

Quanto è adorabile 'sta tipa qua?




Video del mese
Radiohead "If You Say the Word"

Gran video, anche se non c'ho capito niente.
E gran canzone, anche se è solo uno "scarto" dalle registrazioni di "Kid A" e "Amnesiac".





Mainstream lo dici à soreta

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Mainstream

Filmalmente ho visto un bel film. Non che di recente abbia visto dei film dimmerda. È che mi sono concentrato più su altre cose. Tipo vivere? No, tipo Squid Game, che non è una serie è una droga.

Io dopo essermi fatto una dose di er... ehm, di Squid Game

Il bel film che ho visto si chiama Mainstream, ma non è che sia proprio un lavoro mainstream. È più una cosa indie, di nicchia, in altre parole: per noi che ci sentiamo speciali. Il protagonista maschile della pellicola non è invece nessuno di speciale, nel senso che il suo nome d'arte è proprio Noone Special.


'Sto tizio, interpretato da un Andrew Garfield in gran forma, è uno che non ha manco un cellulare e all'improvviso si trova ironia della sorte a essere una star di YouTube. Come Me contro te. Avete sentito che si sposano? Non ho ancora capito chi siano, ma questa sì che è una notiziona!

"Chi ca**o sono i Me contro te???"

A farlo diventare una YouTube star ci pensa una tizia aspirante filmmaker o qualcosa del genere, interpretata da Maya Hawke che si è già vista in Stranger Things, Fear Street e C'era una volta a... Hollywood e ha pure inciso un disco come cantautrice che è davvero bello e praticamente tutto quello che fa è stupendo e uno si chiede com'è possibile?
È la figlia di Uma Thurman e Ethan Hawke, che l'hanno concepita sul set di Gattaca, un film che parlava di genitori che creano figli dal corredo genetico perfetto, quindi è effettivamente possibile.


Mainstream è un po' una love story ambientata a Los Angeles, alla La La Land ma senza gente che si mette a cantare a caso in mezzo alla strada. E soprattutto è una riflessione sul mondo della comunicazione di oggi, sul successo, su ciò che è commerciale, quindi mainstream, quindi ecco spiegato il titolo. Poi basta, perché vi ho già spoilerato fin troppo e fate meglio a vederlo coi vostri occhi, anche se non so di preciso dove. Io me lo sono procurato per vie traverse in rete in lingua originale con i sottotitoli italiani, quindi buona caccia.
(voto 7,5/10)





Lovely Boy: in trip per la trap ma non trop

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Lovely Boy

Bella fra, gang gang, oggi ve parlo de un film troppo bling bling. Ma che sto a dì?


Non lo so manco io. Fatto sta che ho visto Lovely Boy, un film che racconta la storia di un trapper coi capelli colorati che si chiama appunto Lovely Boy. Se lo incontrate per strada non vi potete sbagliare, visto che il nome ce l’ha scritto sulla faccia.


La vicenda è raccontata attraverso due diversi piani: uno dedicato alla sua ascesa al successo e l’altra al suo ricovero in rehab sulle Dolomiti. Da una parte quindi è una pellicola ambientata all’interno della scena trap romana, non particolarmente esaltata, ma nemmeno si fa la sua parodia, cosa che probabilmente sarebbe stata la strada più semplice. O cosa che probabilmente avrei fatto io, eskere!


Dall’altra è una pellicola sulla drogah e sulla dipendenzah. Il tutto è trattato da Francesco Lettieri, il regista di Ultras e dei video di Liberato, con uno stile crudo e a tratti visionario.


Più che 8 Mile, Lovely Boy mi ha ricordato Sound of Metal. Lo potete quindi benissimo guardare anche se non siete amanti di gruppi come la Dark Polo Gang e della scena trap, d’altra parte ormai già in declino, forse morta. Così come lo potete vedere anche se non siete dei fattoni. Il protagonista interpretato da Andrea Carpenzano non è che sia proprio il massimo dell’empatia, ma Ludovica Martino della serie Skam che dice “bitch” vale da sola il prezzo del biglietto, o meglio dello streaming.


Tanto se c’avete Sky sku sku ve lo potete guardare aggratis e risparmiare il cash per prendervi degli occhiali di Gucci e una collanazza d'oro.
(voto 6/10)




Dune: la storia di un tipo che sogna Zendaya, come tipo altri milioni di tipi nell'Universo

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Dune

Timothée Chalamet in Dune sogna Zendaya e crede di essere l'Eletto. Anche io la sogno tipo tutte le notti o quasi, però mica significa che sono l'Eletto, caro Timothée. In pratica, il personaggio interpretato da Chalamet nel film Dune ha un paio di grandi poteri. Il primo è che fa sogni premonitori. Solo che non si sa bene se quello che sogna si avvera. Per il momento non gli sono serviti manco per azzeccare un ambo sulla ruota di Napoli, quindi in pratica non è che sia tutto questo superpoterone. E comunque, i sogni con Zendaya non si chiamano sogni premonitori, ma sogni bagnati.

"Stanotte t'ho sognata."
"Benvenuto nel club!"

Il suo secondo potere è quello di poter controllare le altre persone con la voce. Per esempio, quando chiede a sua mamma di passargli l'acqua, questa dovrebbe passargliela, e invece no. Quindi pure 'sto potere del kaiser è alquanto fallato. E comunque, basterebbe dire: “Per favore, mamma, mi potresti gentilmente passare l'acqua?”, che lei te la passa subito. Non so, Timothée, c'è bisogno che Khaby Lame ti faccia un video tutorial per comprenderlo meglio?


Dune è l'unico film di David Lynch che non mi è piaciuto. Dune è anche l'unico film di Denis Villeneuve che non mi è piaciuto. Una maledizione, o semplicemente il libro da cui sono tratti è una me**a?


Fatto sta che il Dune di Villeneuve sembra uno spin-off della saga di Star Wars, con dentro un pizzico di intrighi di potere alla Game of Thrones, ambientazioni alla Mad Max e volendo pure una strizzatina d'occhio a Tremors, con 'sti ca**o di vermoni sotterranei. E comunque quelli di Tremors erano parecchio più spaventosi.


Nei momenti migliori, appare come un trailer di una seconda parte che – si spera – si riveli più interessante, e non è che ci vada molto. Nei momenti peggiori, è noia allo stato puro. Più che noia, disinteresse assoluto.

Il cast se la cava pure bene, Rebecca Ferguson in particolare, e a livello puramente estetico è un lavoro di altissimo livello, ma un niente esteticamente bello resta pur sempre un bel niente.


La storia, per quanto mi riguarda, è una delle meno avvincenti mai raccontate nella Storia dell'Universo. Sarò strano io, ma personalmente non me ne frega una beneamata mazza degli scontri su un pianeta sconosciuto tra la crudele casata Harkonnen e la nobile casata Atreides nell'anno 10mila e passa per il controllo della spezia. Non la città ligure La Spezia, proprio la “spezia”, una polverina che rende possibile il viaggio interstellare. Che comunque bastava chiederla a Lapo o a Pollon, non era il caso di farci su un interminabile film in due parti.

"Oddio, c'è pure una seconda parte?!?"

Denis Villeneuve ha annunciato che nella seconda parte il personaggio di Zendaya avrà uno spazio parecchio maggiore. E così sarò costretto a guardarmi pure quella. Oppure me la posso anche risparmiare, tanto Zendaya la vedo già nei miei sogni. Cosa che non significa che sono l'Eletto. O forse sì?
(voto 5/10)




Sì, bellino Titanic, ma volete mettere Titane?

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Titane

Pensate di essere dei pervertiti?
Credete di avere delle fantasie, sessuali e non, malate?
Siete sicuri che in voi ci sia qualcosa che non va?
Guardate Titane e vi sentirete improvvisamente normali. Pure troppo.


Titane è cinema next level. Prende il body horror di David Cronenberg e lo porta su un altro piano. Più potente, più profondo, più completo, senza nulla togliere al caro David. La regista e sceneggiatrice francese Julia Ducournau, già autrice dell'ottimo e cannibalesco esordio Raw - Una cruda verità, racconta una storia delirante e assurda, ma lo fa in una maniera tutto sommato comprensibile, senza cadere nell'incomunicabilità, e con una vicenda del genere non è una cosa così scontata.


Titane è autentico cinema in 4D. Non come le esperienze nei parchi di divertimento o in alcune giostre, dove ti spruzzano dell'acqua addosso e muovono un po' le poltrone. Questo film ti fa sentire dolore fisico vero. Cosa che magari non tutti gradiranno.


L'altro problema è che, dopo aver visto Titane, tutto il resto vi sembrerà più banale e noioso. Sia le altre pellicole, che la vostra vita.


Pensate di aver già visto tutto?
Beh, dopo Titane, realizzerete che non avevate ancora visto niente.
(voto 8/10)

"Posso dirlo adesso che Titane ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes 2021,
o è ancora da considerarsi uno spoiler?"




Serial Killer di ottobre 2021: le serie top e flop del mese

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Non è che siano successe poi così tante cose nell'ultimo mese, a livello televisivo.
È solo arrivata la serie di maggior successo nel mondo degli ultimi anni, o qualcosa del genere, sono usciti una manciata di altri show davvero notevoli, è arrivata pure un'inaspettata e clamorosa delusione, ma a parte questo direi niente di che.



Serie Top del mese

Squid Game
(stagione 1)

Qualche giorno fa Netflix ha fatto sapere quali sono le sue serie più seguite di sempre. Sì, l’ha comunicato il Sig. Netflix in persona. Al primo posto c’è Bridgerton e lascio a voi ogni commento al riguardo. Poco dopo, è uscita la notizia che una nuova serie sudcoreana ha superato, e pure in maniera netta, i numeri di Bridgerton. Va così. Un giorno sei la serie più seguita del mondo, il giorno dopo c’è già qualcuno che ti ha fatto le scarpe.


Non c’è niente da fare. Viviamo in un mondo spietato e competitivo e a ricordarcelo è proprio la serie sudcoreana fenomeno del momento in questione. Si chiama Squid Game e con Bridgerton non ha niente a che fare. Per farla breve, può essere definita come un incrocio tra Parasite e Battle Royale. Fondamentalmente tratta il dramma della povertà come se fossimo in un thriller di David Fincher alla The Game o Fight Club. Di più non vi dico, aggiungo solo che l’hype che circonda Squid Game è giustificato. Senza manco che ve ne accorgete, ne diventate dipendenti. Su di me almeno ha avuto tale effetto. E se le prime cinque puntate non sono niente male, dalla sesta diventa qualcosa di devastante. Se non avete ancora iniziato questo gioco, pardon questa serie, cosa diavolo state aspettando?

"Oh mio Dio, mi sono dimenticata di guardare Squid Game!"


Maid
(miniserie)

Dietro al fenomeno Squid Game, nella classifica delle più viste su Netflix c’è una serie su una ragazza povera in canna che lascia il compagno insieme alla figlia di due anni e trova lavora come domestica. Ma cosa mi dici Maid?
Sì, si chiama Maid e può apparire come una piccola serie neorealista e triste, invece è una serie grandiosa, brillante e ricca di trovate a livello di sceneggiatura e regia.

"Lavorare come domestica non è brutto come può sembrare da questa foto... forse."

Ok, ogni tanto è un po’ triste, ma senza crogiolarsi nel pietismo. Con in più una protagonista allucinata e allucinante, Margaret Qualley, che qua ha l’occasione di recitare insieme a sua madre anche nella realtà, una sorprendente Andie MacDowell in versione pazza.

"Mamma, sembri Crudelia De Mon."
"Ma grazie tante!"
"Veramente non era un complimento."

Ispirata alla storia vera raccontata da Stephanie Land nel suo libro best seller, è realizzata dai produttori di Shameless e Una donna promettente (cioé anche Margot Robbie sempre sia lodata), e in effetti prende qualcosa da entrambi i titoli. Si piange, si ride, si rimane sorpresi perché ogni episodio è diverso dal precedente e coinvolge sempre di più. Cominciate a guardarla e spargete la voce. Difficile riesca a superare Squid Game in classifica, ma mai dire Maid.


Midnight Mass
(miniserie)

Una serie religiosa molto bella che evita di essere bigotta ed è pure un po’ horror?
No, non è un miracolo. Prendete Settimo cielo e mettetelo da parte, meglio se con un bestemmione. Midnight Mass è la nuova creatura seriale di Mike Flanagan, già autore delle splendide The Haunting of Hill House e The Haunting of Bly Manor. Questa volta non si parla di case infestate, bensì di un'isoletta sperduta in culo ai lupi abitata da poco più di 100 anime, Crockett Island, dove tutto cambia all'arrivo di un nuovo prete. Presente le Hawaii?


Ecco, questa non c'entra niente. Non è un'isola di quelle fighe, col sole, la gente sempre in costume da bagno. È un posto tristissimo dove l'unico divertimento è... la Chiesa. In effetti a Crockett Island durante la messa ne succedono delle belle e non ci si annoia di certo. Grazie al giovane prete, la religione cristiana torna così a essere di moda, un po' come il rock dopo l'avvento dei Måneskin. Midnight Mass non sarà una serie miracolosa, ma ci va vicino. Un gruppo italiano che, piaccia o meno, risuscita il rock, quello sì che è un vero miracolo.

"Mmm... la prossima volta mi sa che è meglio se me ne vado a Ibiza, va."


Kevin Can F**k Himself
(stagione 1)

Kevin deve andarsene a f*****o!

AHAHAHAHAHAH

No, non sto scherzando. È davvero un c******e. E come i c******i della peggior specie, non si rende manco conto di esserlo.

AHAHAHAHAHAH

Cosa ridete? Sono serio. Roba da ammazzarlo.

AHAHAHAHAHAH

Se persino sua moglie, una fenomenale Annie Murphy, vuole farlo fuori, chi sono io per fermarla?

AHAHAHAHAHAH

No, davvero. Guardate che quella non sta bene. Se continuate a ridere così come degli idioti nel pubblico delle sitcom, quella è capace di far fuori pure voi.

AHAHAHAHAHAH

Nemmeno questa era una battuta. Comunque, lo sapete che Matteo Salvini è un politico rispettabile e un uomo meraviglioso?

Ecco, questa era una battuta, e proprio adesso voi non ridete?
Ma allora siete più c******i di quel c******e di Kevin!

AHAHAHAHAHAH




Serie Flop del mese

Scene da un matrimonio
(miniserie)

Ci va coraggio a rifare Davide Mengacci, figuriamoci Ingmar Bergman. In pratica, nel giro di pochi giorni sono arrivate due nuove versioni di Scene da un matrimonio. Una è la riproposizione dello storico programma condotto da Davide Mengacci con cui qualcuno come me è cresciuto negli anni '90. E guarda caso non mi sono ancora mai sposato. Il nuovo show è condotto da Anna Tatangelo e non l'ho ancora mai visto, anche perché una che per anni è stata insieme a Gigi D'Alessio, cosa può saperne di matrimonio?


L'altra è il remake dell'omonima miniserie scritta e diretta da Ingmar Bergman nel 1973. A cimentarsi nell'impresa ci ha provato Hagai Levi, il co-creatore di The Affair. Qualcuno doveva però avvisarlo che confrontarsi con un maestro come Bergman è un'impresa persa in partenza. Tecnicamente, il nuovo Scene da un matrimonio è anche girato in maniera impeccabile e interpretato alla grande da Oscar Isaac e Jessica Chastain (per altro fisicamente molto simile a Liv Ullman, protagonista dell'originale), al punto che si fa fatica a credere non siano sposati tra loro anche nella realtà.

Madre e figlia... Ah no.

Il problema è: dove sono le emozioni? Come provare anche solo un briciolo di empatia o simpatia per i due protagonisti chiacchieroni?

Lei è la regina di ghiaccio. Roba che al confronto Elsa di Frozen è una chica muy caliente. Lui è un insopportabile uomo zerbino. Uno di quelli, come i protagonisti degli horror, cui vorresti solo gridare: "Esci subito da questa casa, mettiti in salvo!", ma loro non ti ascoltano mica. Inoltre, io in genere amo i film e le serie ricchi di dialoghi, solo che qui si esagera. Mio Dio, tacete un secondo, almeno per prendere fiato!

Guardare Scene da un matrimonio è come sbirciare a casa di una coppia di cui non te ne fregava niente, e di cui al termine della visione te ne frega ancora di meno. Come scrive Zerocalcare nella sua stupenda recensione a fumetti: "Li volevo schiaffeggià in ogni singolo fotogramma. Gli vorrei far levare la figlia e affidarla a una comunità che campa di scommesse sui combattimenti tra galli. Crescerebbe meglio".
Come direbbe invece Greta Thunberg, connazionale di Bergman: "Sono solo bla bla bla".
O come diceva Sandra Mondaini, una che di scene da un matrimonio insieme a Raimondo ne ha vissute parecchie: "Che noia, che barba. Che barba, che noia!".

"Sandra Mondaini mi ha levato le parole di bocca."



Guilty Pleasure del mese
You
(stagione 3)
"Qualcuno ci sta osservando. Maledetti stalker!"
"Da che pulpito..."

Dopo la seconda criticata stagione, è arrivata la terza criticatissima stagione di You. Personalmente a me continua a divertire un sacco. Divertire?
Sì, lo so che è una serie in cui ci sono un sacco di morti. Non come in Squid Game o in Grey's Anatomy, ma si difende bene. Se alla prima stagione poteva essere considerata più che altro una serie thriller, adesso è diventata soprattutto una black comedy, che nei nuovi episodi massacra la "perfetta" vita nei sobborghi di provincia americani. You insomma è un guilty pleasure che con Me funziona ancora alla grande.



Cotta del mese
Madison Iseman (I Know What You Did Last Summer)
"Oh no, hanno scoperto che ho ascoltato Sangiovanni come una bimbaminkia per tutta l'estate!"

Confrontarsi con So cosa hai fattoè un'impresa davvero ardua. Non tanto perché fosse un capolavoro irreplicabile. Io lo considero un classico dei 90s con cui sono cresciuto, però obiettivamente si tratta di un'opera minore di Kevin Williamson, il "papà" di Scream e Dawson's Creek.

L'impresa ardua è reggere il confronto con le protagoniste di quella pellicola, Sarah Michelle Gellar e Jennifer Love Hewitt. Da sole erano notevoli, insieme erano devastanti. Roba da sanguinamento dal naso costante. Come fare a sostituirle?


La protagonista della serie I Know What You Did Last Summer, libero adattamento televisivo del film anni '90 So cosa hai fatto e pure dell'omonimo romanzo anni '70, è Madison Iseman, già vista in un altro reboot, quello di Jumanji. Non sarà Sarah Michelle Gellar, non sarà Jennifer Love Hewitt, però è pur sempre un bel vedere. Soprattutto considerando che si sdoppia nella parte di due sorelle, una zoccola e l'altra seriosa, ed è questa finora la carta vincente di una serie reboot più convincente di quanto si potrebbe immaginare.




Episodio del mese
Il ragazzo della 6B - The Boy from 6B, S01E07
(Only Murders in the Building)

Dopo il devastante sesto episodio di Squid Game, volevo rilassarmi con qualcosa di leggero e disimpegnato. Ho così optato per proseguire nella visione della serie comedy-gialla Only Murders in the Building. Non sapendo che questi al settimo episodio hanno tirato fuori una genialata, con una puntata "sordomuta" che è un autentico gioiellino. Non siamo ai livelli de "L'urlo che uccide (Hush)" nella quarta stagione di Buffy l'ammazzavampiri, ma "Il ragazzo della 6B (The Boy from 6B)"è comunque una chicca da gustare in religioso silenzio.




La musica di ottobre 2021: quella che fa bene alle orecchie, e quella che le fa sanguinare

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L'autunno musicale entra nel vivo, con il ritorno di molti pezzi grossi, e pure anche di qualche pezzo di M. Senza offesa, eh.
Ce n'è insomma per tutti i gusti, in un ottobre ricco di proposte. Tra nomi molto noti e altri meno, ma che meritano un ascolto. O anche più di uno.



Per me è no

#4 Fedez

Giuro, la tua canzone mi fa venire voglia di sbattere la testa contro il muro.
E litigare con te, Fedez, è meglio del cinema.
Sì, di un cinepanettone o al massimo di un cinecomic.

 


#3 Vasco Rossi

Vasco Rossi mi piacerebbe anche. Quando leggo le sue interviste, ad esempio spesso mi ritrovo nelle sue parole. Le nostre visioni dalla vita e della politica sono vicine. Condivido decisamente ciò che ha detto di recente su Salvini, Meloni, no vax e sui nuovi artisti della scena italiana. Peccato solo che di professione faccia il cantante. E io trovo più gradevole ascoltare un ubriaco stonato con il mal di gola. Ho forse appena dato la definizione più azzeccata di Vasco Rossi di sempre?
La conferma arriva dall'attacco del suo nuovo singolo "Siamo qui" (ma non l'aveva già fatto un pezzo intitolato così?), dove ormai non si preoccupano più manco in fase di produzione di nascondere le sue stonature. Per aver pubblicato la sua nuova canzone lo stesso giorno di Adele, provo imbarazzo e pure un po' di pena per lui.

 


#2 Coldplay

Il nuovo disco dei Coldplay sta alla musica come Avatar sta al cinema. Detto da me, non è un certo un complimento.
“Music of the Spheres”, o meglio Saturn.svg (non prendetevela con me, l’hanno davvero chiamato così), è un concept album sullo spazio e in tal senso è anche riuscito, visto che suona come il vuoto cosmico. I fastidiosi singoli “Higher Power” e “My Universe” non sono nemmeno tra le cose peggiori, fate voi. Fa venire una gran tristezza, e pure una certa rabbia, pensare che Chris Martin e compagni un tempo ci regalavano pezzi da brividi come “Yellow” e “Fix You”, e ora producono monnezza come Infinite.svg. Più che una canzone, un inno da stadio. Roba che al confronto “Ollellè, ollallà, faccela vedè, faccela toccà” passa per un capolavoro intellettuale.

I Coldplay ormai sono come Striscia la notizia. Ogni volta che pensi non possano cadere più in basso, loro puntualmente ti smentiscono. La buona notizia è che Chris Martin ha annunciato che i Coldplay si fermeranno al dodicesimo album. Quella cattiva è che sono ancora al nono.

 


#1 Alessandra Amoroso
e Ultimo

Se faranno una seconda stagione di Squid Game, e probabilmente la faranno, tra le nuove sfide potrebbe esserci l'ascolto integrale dei nuovi album di Alessandra Amoroso e Ultimo. Per completezza di giudizio e d'informazione, io c'ho anche provato a sentirli, ma non ce l'ho proprio fatta fisicamente. Le mie orecchie hanno detto: "No, no, no".
Le loro voci sono la mia kryptonite e questi due hanno deciso bene di pubblicare i loro nuovi nella stessa data, il 22 ottobre 2021. Sono stupito di essere riuscito a sopravvivere a quel giorno.

 




Per me è boh

Salmo

Il nuovo album di Salmo si chiama "FLOP", ma non è un flop. Su Spotify è un prevedibile successone. Quello che lo stesso rapper sardo ha ironicamente definito "il suo disco peggiore", rischia però di esserlo veramente. Non che sia un lavoro brutto. Dentro ci sono anche un paio di bombe ("Criminale" e "Fuori di testa"), e contiene qualche verso da appuntare (ad esempio "Ho messo la testa a posto, non ricordo dove"), solo che sembra ricalcare il sentiero già tracciato dal precedente più convincente "Playlist" e non aggiunge niente rispetto a quanto fatto in passato. Non per fare per forza i ca*aca**i a tutti i costi, però da lui era lecito aspettarsi di più. Il nuovo album di Salmo non è un flop. È un meh.




Per me è sì

#9 Måneskin

Godo al pensiero di qualche rockettaro DOC che ascoltando alla radio "MAMMAMIA" si domanderà: "Mamma mia, ma cos'è 'sta figata?!?", poi dopo, scoprendo che sono i vincitori del Festival di Sanremo e dell'Eurovision Song Contest 2021, ritratterà dicendo: "Mamma mia, ma cos'è 'sto schifo?".
Ciò che non cambia è che il loro nuovo pezzo c'ha un tiro pazzesco, il video è fichissimo e i Måneskin oggi possiedono una carica, musicale e sessuale, come poche altre band in circolazione nel mondo. E presto apriranno pure per i Rolling Stones. Ma tranquilli che siete sempre più rock'n'roll voi di loro. #statece

 


#8 Duran Duran
e Tears for Fears

Non si esce vivi dagli anni '80?
A quanto pare, qualcuno invece c'è uscito vivo, e pure con stile. I Duran Duran hanno appena pubblicato il valido album "Future Past" che, come ben sintetizzato nel titolo, riesce a gettare un'occhiata nostalgica al loro sound del passato, offrendo allo stesso tempo uno sguardo a quello che potrebbe essere il loro futuro.

Intanto stanno tornando sulle scene pure delle altre leggende degli 80s, i sempre troppo sottovalutati Tears for Fears. In attesa del loro nuovo album "The Tipping Point", in arrivo nel febbraio del 2022, hanno anticipato il lavoro con la title track, un pezzo di gran classe che lascia decisamente ben sperare. Quindi sì, si può uscire vivi dagli anni '80, caro Manuel Agnelli.

 



#7 The War on Drugs

The War on Drugs. La guerra alle droghe. Un nome ironico? Considerando che la musica di questa band ha un che di psichedelico che farebbe venire voglia di strafarsi pure a Giovanardi, sospetto di sì. Il loro nuovo “I Don’t Live Here Anymore” è un perfetto “road album”, cioè il corrispettivo musicale di un “road movie”. Un disco pieno di canzoni notevoli che è pure un trip, in tutti i sensi, quindi buon viaggio a tutti. Anche a Giovanardi.

P.S. Solo io ho l’impressione che “I Don’t Wanna Wait” sia un omaggio alla sigla di Dawson’s Creek?!?

 


#6 Jarvis Cocker

Il cantante dei Pulp che reinterpreta vecchie canzoni francesi come accompagnamento musicale del nuovo film di Wes Anderson, The French Dispatch. Non riesco a immaginare niente di più hipster di così, forse perché probabilmente non esiste. Se poi vi acquistate la versione in vinile, venite proclamati re degli hipster con effetto immediato. Nonostante questo, o probabilmente proprio per questo, “Chansons d'Ennui Tip-Top” è una delle esperienze d'ascolto più raffinate e cool che potete fare in questo periodo. L'antidoto perfetto a un mese funestato dagli ultimi orrori discografici di Ultimo e Alessandra Amoroso, che hanno per altro deciso di pubblicare i loro nuovi album lo stesso giorno. Non so, già che ci siete volete anche sferrarci un pugno alla Conor McGregor?

 


#5 Lana Del Rey

Io mi stufo rapidamente di tutto. Tanto per dire, devo confessare che negli ultimi tempi mi stanno stufando persino Jessica Chastain e Denis Villeneuve, e non credevo fosse possibile. Lana Del Rey invece no. Appena lo scorso marzo aveva pubblicato un valido album, "Chemtrails Over the Country Club", e adesso se n'è uscita con un altro, "Blue Banisters", che non è da meno. Nonostante sia passato così poco tempo e la formula sia sempre la stessa, a questo giro come varianti ci sono giusto un interludio da western morriconiano e un duetto con Miles Kane dei The Last Shadow Puppets, ascoltare la sua voce per me resta sempre un piacere. Mi provoca la pace dei sensi. Prima o poi mi stuferò anche di lei, ne sono convinto ogni volta che sta per arrivare un suo nuovo disco, ma ancora non siamo arrivati a quel punto.

 


#4 Poppy

Moriah Rose Pereira in arte si fa chiamare Poppy, eppure la sua musica non è che sia particolarmente pop. Ha iniziato con un suono electro parecchio artificiale, quindi si è data all’heavy metal industrial e ora con il suo nuovo fighissimo album “Flux” è passata a un alternative rock grunge dalle forti influenze anni ’90. Per farvi un’idea, provate a immaginare una creatura aliena come Grimes che canta i pezzi di Garbage e Nirvana. Una roba poco pop, ma molto Poppy. E a chi non piacciono le Poppy?

 


#3 Adele

Sono una persona semplice. Datemi una nuova canzone di Adele, e mi metto a piangere.
Che poi non è che sto piangendo. Mi è solo entrata una bruschetta nell'occhio.
La sua nuova "Easy on Me" comunque può anche non piacere. Se non avete delle orecchie e un cuore correttamente funzionanti, può benissimo non piacervi.

 


#2 Joy Crookes

Ci sono voci che mi fanno stare immediatamente male. Come quella di Alessandra Amoroso. Quella di Kekko dei Modà. Quella di Mario Giordano. E poi per fortuna ci sono anche delle voci che mi fanno sentire subito bene. Come quella di Adele. Quella di Amy Winehouse. Quella di Joy Crookes. Chi è Joy Crookes?
È una giovane cantautrice britannica-irlandese-bengalese che ha appena pubblicato il suo album d’esordio “Skin”. Valido?
No, deppiù. Contiene tipo la canzone più bella del mondo, “When You Were Mine”, e altre prelibatezze pop-soul fuori dal tempo che fanno bene alle orecchie e sono cibo per l’anima. Se la vita non vi dà #mainagioia, fatevi un regalo. Ascoltate Joy Crookes, una gioia di nome e di fatto.



#1 Sam Fender

Sam Fender aveva una gran voce, che a tratti ricordava quella di Jeff Buckley e di Hozier. Il suo album d'esordio “Hypersonic Missiles”, per quanto contenesse spunti non male, era però ancora acerbo. Non aveva ancora trovato la sua strada. Non aveva trovato la sua “Voce”, intesa come nel pezzo sanremese di Madame.
Con il suo secondo disco “Seventeen Going Under”, Sam ha aggiustato il tiro. Non ha messo insieme una semplice collezione di canzoni. Ha realizzato un album vero e proprio, quasi un concept sul passaggio dall'adolescenza alla fase adulta della vita, che ha composto durante il lockdown, ma che non suona chiuso in se stesso. Un lavoro pieno di verità, pieno di bellezza, con cui a 27 anni dimostra una notevole maturità compositiva. Sam Fender aveva una gran voce, adesso ha anche una gran “Voce”.




Guilty Pleasure del mese
Shawn Mendes, Tainy

"Summer of Love"è un pezzo che sarebbe stato un tormentone estivo perfetto. Invece no. Il brano interpretato dal canadese Shawn Mendes con il suo inconfondibile cantato orgasmico e realizzato in collaborazione con il produttore portoricano Tainy è uscito proprio sul finire della stagione più calda. Il risultato?
Un tormentone autunnale e un guilty pleasure coi fiocchi. Una di quelle canzoni che so che non dovrebbero piacermi, specie ora che l'inverno bussa alla porta, eppure si vanno a ficcare dritte nella mia testa.

 



Cotta del mese
Natalie Imbruglia

Natalie Imbruglia è tornata! Chi è alla ricerca della nuova “Torn” potrebbe però restare deluso. Nel suo nuovo album “Firebird”, il suo primo con canzoni inedite da 12 anni a questa parte, non c’è la hit capace di conquistare le radio mondiali. Non ci sono ammiccamenti alle sonorità che vanno oggi. Nessuna collaborazione con il trapper o il gruppo di K-pop del momento. C’è solo Natalie con la sua voce, la sua classe e la sua eterna bellezza. Se ciò non vi sembra poco, potete godervi un onesto lavoro di cantautorato pop, con dentro almeno un paio di gioiellini (“Human Touch” e “When You Love Too Much”) e almeno una preziosa lezione di vita: “I need to find myself, to lose myself again”, “Ho bisogno di ritrovarmi, per potermi perdere di nuovo”.

 




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